17 dicembre 2018

Anteprima delle inchieste di Report: la Sanità del futuro

Mentre in questo paese si discute ancora di TAV, di decimali da tagliare nella manovra, delle pensioni di oggi, la puntata di questa sera di Report ci torna utile per diversi motivi.
Racconterà di un nuovo modello di sanità, Sanità 4.0, dove i pazienti (specie quelli anziani) possono essere controllati e monitorati da remoto. Basta mettere assieme la tecnologia, l'esperienza e ottenere così un risparmio per le nostre casse che il giornalista di Report stima in 7 miliardi di euro.

Sanità 4.0 di Michele Buono
Un’inchiesta sulle nuove frontiere della sanità: l'avatar di un medico che ci risponde 24 ore su 24, sistemi per seguire da remoto l'evoluzione di ogni patologia, dalle cardiopatie all’asma, al diabete, fino alle malattie neurodegenerative; un database al servizio dei malati oncologici, che raccolga tutte le cure per scegliere la migliore, interventi a distanza con robot comandati da un chirurgo in un altro continente: non è un'utopia. Competenze e innovazioni ci sono già: e se mettessimo in rete ospedali, laboratori di analisi, studi medici, università, sviluppatori informatici? Quale sarebbe l’impatto sul benessere delle persone e sulla spesa sanitaria? Secondo uno studio del Politecnico di Milano, utilizzando il digitale in modo sistematico sarebbe possibile risparmiare ogni anno circa 7 miliardi di euro nella sanità e altri 7,6 miliardi di produttività per i cittadini, grazie a un miglior utilizzo del tempo: quasi 15 miliardi all’anno che di fatto stiamo sprecando.Il ministero della Salute investe oltre un miliardo l’anno in un piano per la digitalizzazione , ma il sistema è frammentato in 21 organizzazioni regionali. Esiste una regia per mettere insieme tutti i pezzi? Un modello di ospedale come nodo di una rete globale e un’organizzazione del lavoro che punti ad abbattere gli errori, gli sprechi e la perdita di tempo dei cittadini, potrebbe essere uno stimolo alla crescita dell’economia nazionale?
Racconterà del falso benessere che ha portato il petrolio in Basilicata: i miliardi delle Royalties sono stati usati male, dando fondi a pioggia per opere inutili.

Un tanto al barile di Luca Chianca
La Basilicata dovrebbe essere una delle regioni più ricche d'Italia. Solo l'Eni in cambio dell'estrazione del petrolio ha versato 1,6 miliardi di euro in poco meno di 20 anni. Soldi che dovrebbero essere spesi per rilanciare l'economia lucana. Abbiamo scoperto, invece, che ben 170 milioni sono stati usati per tappare i buchi di sanità e istruzione universitaria. In tutti questi anni è mancata una visione a livello nazionale di cosa si debba fare con tutti questi soldi. Per capire come altri paesi investano le risorse derivanti dai tributi che le compagnie petrolifere pagano in cambio delle concessioni siamo andati in Norvegia dove c'è il più grande dei fondi sovrani. Oggi vale oltre 850 miliardi di euro e investe in tutto il mondo. Solo in Italia ha investito 5,1 miliardi di dollari in titoli di stato e oltre 11 miliardi di dollari in azioni di 117 società tra cui anche la nostra Eni.
Racconterà del rischio delle microplastiche che vengono trovate nelle acque reflue che escono dai nostri depuratori e che, secondo un report dell'Unione Europa possono causare un inquinamento delle nostre acque molto grave.

Microplastic passion di Cecilia Andrea Bacci
Nella zuppa di plastica che invade i nostri mari ci sono anche loro: le microplastiche. Microsfere, microfibre: tutte più piccole di cinque millimetri. Ogni anno, in Europa, ne vengono rilasciate tra le 75 mila e le 300 mila tonnellate. Alcune sono frutto della degradazione dei nostri rifiuti. Altre le troviamo nei cosmetici, come gli scrub, ma la lista dei prodotti è molto più lunga. E qualche responsabile è insospettabile. Che fine fanno? Intanto l'ECHA, l'Agenzia europea per le sostanze chimiche, sta valutando se restringerne l'utilizzo.

Racconterà della truffa del finto olio extravergine italiano che non è né vergine né italiano.

Le vie dell'olio di Emanuele Bellano
La produzione annuale di olio d'oliva in Italia è circa la metà di quanto richiede ogni anno il mercato interno ed estero. Per questo una parte notevole dell'olio imbottigliato in Italia e venduto da etichette italiane in realtà proviene dall'estero: Spagna, Grecia, Portogallo e Tunisia sono i principali esportatori. In alcuni casi l'olio straniero viene spacciato per olio italiano oppure olio di bassa qualità viene imbottigliato ed etichettato come extravergine commettendo una frode verso i consumatori. Abbiamo seguito gli ispettori antifrode del ministero dell'Agricoltura nei loro controlli sul territorio per capire quanto rischiamo ogni giorno di portare in tavola un olio molto diverso da quello indicato in etichetta.
Racconterà dei rischi collegati all'uso delle batterie al Litio.

In carica di Antonella Cignarale
La diffusione dell’elettronica di massa è stata possibile grazie all’invenzione delle batterie agli ioni di litio, quelle che oggi carichiamo e scarichiamo in continuazione per venire incontro agli usi continui di cellulari, portatili, aspirapolveri senza fili, sigarette elettroniche, biciclette e auto elettriche. Le batterie servono anche per immagazzinare energia e alimentare sistemi più complessi come condomini, treni elettrici e centrali in grado di coprire il fabbisogno energetico di intere città. Quando si accumula tanta energia, però, c’è anche il rischio di malfunzionamento e nelle batterie a litio possono scattare reazioni che portano allo scoppio di un incendio. È necessario aumentarne il grado di sicurezza e sviluppare soluzioni alternative
E, infine, per i signori del Si alle grandi opere a prescindere, quelli che pensano che saranno solo le grandi opere a salvare il paese, un servizio sulla Pedemontana Veneta

La superstrada veneta di Luca Chianca
Torniamo a parlare di Pedemontana veneta. L'opera dal costo di 3 miliardi di euro doveva essere costruita con i soldi dei privati, ma ad oggi il pubblico ci ha già messo quasi un miliardo di euro. Per rilanciare i lavori, fermi fino a due anni fa, la Regione guidata da Luca Zaia ha proposto un nuovo modello di gestione: la società concessionaria vincitrice infatti, per finire e gestire l'opera, cede le entrate del pedaggio alla Regione che in cambio versa al privato un canone fisso di 12,1 miliardi per 39 anni. Un canone garantito al privato. Stando alle cifre del nuovo commissario hanno realizzato il 45 per cento dei lavori; girando per le strade lungo tutto il cantiere che si estende per oltre 90 km l'effetto è un altro: l'opera continua a rimanere un enorme groviera e mentre si scava e si costruisce sono saltate fuori nuove discariche e un centro direzionale abusivo.

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