Siamo ad un passo dall'avere delle auto
che si guidano da sole: sali sopra, imposti una destinazione e loro
sanno già cosa fare. Il software sceglie il percorso, fa procedere
l'auto dentro la corsia (grazie ad un sistema di sensori) e sta
attento a precedenze, incroci e alle altre auto.
Voi vi affidereste a un'auto che si
guida da sola?
Il servizio di Lucina Paternisi ha
fatto una prova sul campo: a Roma, per esempio, non essendoci strisce
sulle strade (ed essendo gli altri autisti un pelino indisciplinati)
è complicato girare con un auto del genere.
Ne ha parlato col professor Walker
Smith dell'università del South Carolina e con Alberto Broggi di
Vislab, entrambi concordi nel dire che il problema sono gli autisti
in carne ed ossa, che causano la maggior parte degli incidenti.
Togliamo gli autisti e abbiamo risolto
il problema dunque?
Elon Mask, proprietario della Tesla, si
è lanciato in questo business (oltre a Google) e la giornalista è
salita su un modello a guida automatica, che segue le curve seguendo
le strisce sulla carreggiata.
Ci sono più livelli di automazione:
dai singoli alert acustici che avvisano che si sta andando fuori
strada, su su fino ad auto senza pedali né volante.
Forse un giorno sarà addirittura
vietato guidare per una persona?
Ma fino a quel tempo dovremo aver
risolto una serie di questioni: in caso di incidente chi paga?
Ad oggi il regolamento di Vienna impone
che sulle auto ci sia sempre un guidatore, perché la responsabilità
è sua, perché ha l'obbligo di vigilare sempre.
C'è il rischio – di cui sono
consapevoli anche presso l'Ania (l'associazione delle assicurazioni)
– che si arrivi ad una discrepanza tra il livello delle tecnologie
e le normative a riguardo.
Come si comporterà l'algoritmo di
fronte ad una situazione con più scelte, dove c'è la possibilità
di ferire o uccidere una persona – è la domanda ancora senza
risposta di Mario Nobile, direttore generale dei sistemi informativi
del MIT.
La scheda del servizio:
IL PASSEGGERO di Lucina Paternesi in collaborazione di
Alessandra Borella
“L’auto fantasma girerà per la città” titolava nel 1926 un quotidiano americano.
Neanche cento anni dopo, l’auto a guida autonoma è quasi realtà. Sensori, telecamere, radar, fino alla massima automazione: un'auto senza volante né pedali. Pioniere è stato Google; nel complesso le case automobilistiche e i partner informatici hanno investito 50 miliardi di dollari dal 2014 ad oggi, entro il 2030 il mercato potrebbe valere 282 miliardi. Alcuni incidenti, anche mortali, però, hanno frenato la sperimentazione negli Stati Uniti. Anche noi italiani siamo stati pionieri in questo settore, ma poi un prototipo dell'università di Parma se l'è comprato un'azienda americana. Oggi i test continuano, ma a Torino, nei giorni scorsi, la sindaca Appendino è passata col rosso: non lei, l’auto a guida remota su cui era a bordo. Quando a guidare non è l'uomo, ma un software, chi paga in caso di incidente? E quanto possiamo davvero fidarci di questa tecnologia?
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