Un ministro della Repubblica che si occupa di sicurezza e che rivendica il selfie e la stretta di mano "alla pari" da indagato ad indagato. Si riferiva ad un ultras del Milan che ha patteggiato una pena per spaccio e ha alle spalle un episodio di violenza allo stadio. Il ministro che ci dice che la pacchia è finita, che ora la legge verrà fatta rispettare per tutti.
Il ministro che sconfiggerà la mafia in qualche mese o in qualche anno (speriamo non come Berlusconi, pure lui prodigo di promesse).
"Possono tener duro ancora qualche mese o qualche anno, ma mafia, camorra e ’ndrangheta saranno cancellate dalla faccia di questo splendido Paese"Ma forse abbiamo capito male noi Salvini: si riferiva all'antimafia. E' l'antimafia che ha le ore contate.
Un selfie un giorno. Una stretta di mano l'altro. Qualche candidato non proprio pulito in lista (come ha raccontato Report due settimane fa sui candidati sovranisti di Salvini al sud).
E di questo passe non riusciremo a distinguere l'antimafia di facciata da quella vera.
Quella che respinge i voti dei mafiosi, che non si piega a ricatti, che preferisce fidarsi dello Stato e non dell'antistato.
Spesso in questo paese prevale l'antimafia (e l'antifascismo) di facciata, quella dei proclami e delle frasi roboanti che però non servono a nulla.
La nuotata nella piscina dei Casamonica, il tweet sulla cattura della band di nigeriani.
E poi la legge che consente di vendere i beni confiscati alla mafia.
Il voler rivedere la legge sul caporalato, l'innalzamento della soglia del contante nei pagamenti.
Un ministro in direzione contraria.
Come gli imprenditori che oggi vogliono dare lezioni di economia al governo e al paese.
Come l'opposizione (ex governo) che oggi si ricorda degli ultimi, dei salari bassi.
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