24 dicembre 2018

Una giornata in giallo, raccolta di racconti di Camilleri, Savatteri, Malvaldi, Manotti, Piazzese, Recami, Costa e Giménez-Bartlett



Otto autori di giallo si sono cimentati nello scrivere un racconto breve, dalla durata di un giorno (o poco più), da cui il risultato della raccolta di Sellerio “Una giornata in giallo”.
Sono storie di delitti e di indagini, di casualità impreviste e di incontri particolari, di vendette e di amore.
Nonostante la vita metta i protagonisti di queste storie alle prese coi loro problemi, queste sono giornate che non dimenticheranno troppo facilmente.

Andrea Camilleri in “Ventiquattr'ore di ritardo” porta indietro nel tempo il suo commissario Montalbano, novello proprietario della sua casa di Marinella, il cui acquisto brinda al telefono con la sua Livia.
Ma quella bottiglia di Champagne lo metterà di fronte al dilemma di tanti siciliani, fidarsi dello Stato o chinare il capo alla mafia?

Non s'arricordava quali scrittori tanto tempo passato aviva affirmato che i siciliani si vinivano ad attrovari tral'incudini e il martello. Un'incudini legali che rapprisintava lo Stato e un martello illegali che rapprisintava la mafia

Gaetanno Svattari ne “La città perfetta” ci porta a Gibellina, la città distrutta nel terremoto del 1968 e che un gruppo di artisti pensò di ricostruire con le sue opere d'arte.
Ma una città, per vivere, ha anche bisogno di altro

«Gli artisti volevano aiutarvi, per questo sono venuti a Gibellina», accenna Suleima. 
«Lo so» fa Leone. «Lo so. E io li ringrazio. Di cuore. Ma non basta l'arte, ci vuole il pane e il companatico. E ci vuole il rispetto per le persone, per chi ha sofferto, per chi ha visto cadere il mondo … Ci hanno trattato da cavie di laboratorio. Hanno detto: sono trogloditi, sono animali, costruiamo un paese tutto nuovo così li civilizziamo»

Marco Malvaldi in “L'uomo vestito di arancione” sposta l'azione dalla sua Pineta in Olanda, ad Amsterdam, nel giorno della festività nazionale, dove la città si riempie di turisti in giro per le bancarelle.
Come Tiziana e Marchino, vittime di una storia ai limiti dell'inverosimile, per le troppe coincidenze che accadono nella stessa giornata.

Dominique Manotti costruisce il racconto breve con maggiori attinenze con quello che stiamo vivendo oggi in Italia e in Europa, in “Una giornata d'odio”: siamo a Marsiglia nel 1973 il commissario Daquin deve indagare sul delitto di un giovane immigrato algerino in cui sono invischiati anche poliziotti.
Una giornata d'odio, nata per un delitto compiuto da un immigrato con problemi mentali, per quel clima di odio contro gli immigrati su cui soffiano in tanti. L'estrema destra, finanziata dai fascisti italiani, i giornali e anche un pezzo dell'amministrazione pubblica.
Nessuna precauzione, di nessun tipo. La cultura dell'impunità, in tutto il suo splendore. Fra gli sbirri e i loro amici. Che cazzo ci faccio in questo merdaio?

Santo Piazzese in “Ballata della lucciola e di Maria Walewska” mette il suo personaggio Lorenzo La Marca di fronte alle sue paure, quelle dei serpenti: in una giornata di un luglio torrido a Palermo, la sua vita incrocia quella di uno scorsone, una biscia nera, che sembra ostinato a voler entrare dentro un negozio di pelletterie.
Scappare via o cercare di risolvere l'enigma di quello scorsone che sembrava perfino “ammaestrato”?
Però qualcosa mi frenava. La consapevolezza che la soluzione andava trovata nel quartiere. Emme Dabliu non doveva essere arrivata da molto lontano. Ma da dove?

Chi l'ha detto che le bisce non siano animali affettuosi e che le prostitute non leggano libri gialli?

Con Francesco Recami si sale su fino a Milano, la Milano delle periferie problematiche per la presenza degli immigrati, periferie che fanno notizia solo per le storie di cronaca. Quelle che legge il pensionato e vedovo signor Consonni nella sua casa di ringhiera che per un giorno deve accudire il suo nipote.
La rete nera e la rete bianca” è una storia di coincidenze fortuite che mette assieme l'imbranataggine di un uomo nei confronti dei problemi di un neonato, l'improvvisazione di un ladro di rame sfortunato e un idraulico che l'occasione trasforma in ladro.

Non conoscevo Gian Mauro Costa e nemmeno Angela Mazzola, protagonista del suo racconto “La grande rapina al furgoncino”: agente della Mobile alla sezione rapine, si imbatte in uno strano caso, un commando armato di Kalashnikov che rapina un furgoncino di “cacocciuli”, carciofi.
O forse portava qualcosa di diverso, come la droga. Ma perché quella rapina, perché in quel modo
Ammesso che i colleghi avessero trovato tracce di droga o d'altro, l'anomalia persisteva. Anzi si amplificava: perché dare così nell'occhio, con l'impiego di un intero commando, quando ai banditi sarebbe convenuto far passare l'episodio come una rapina qualsiasi, di routine, senza suscitare clamori e interrogativi?

E l'agente Mazzola, saprà trovare la pista giusta e che la porterà dentro la borgata della Guadagna, dove la mafia recluta la sua manovalanza, in mezzo a giovani dallo sguardo spento cresciuti in mezzo a soprusi, con l'illusione di una vita normale e una realtà con poche speranze.

Chiude la racconta Alicia Giménez-Bartlett con “Una strana giornata”: è la giornata che non si dimenticherà più l'ispettrice Petra Delicado. Rapita da una ragazza sotto il commissariato, come merce di scambio per un piccolo criminale appena arrestato per uno scippo finito male, in cui la vittima è finita accoltellata.
Un duro faccia a faccia tra la poliziotta e questa ragazza che, poco più di vent'anni, dopo tante amarezze, si è aggrappata a questo piccolo criminale come ciambella di salvataggio per una vita migliore.
«.. Aveva la disgrazia scritta in fronte, come un motto. Per molta gente è così, l'infelicità è un destino. Ma il peggio è che quando provano ad uscire dal copione tentano sempre soluzioni sbagliate, direi quasi opposte a quelle che potrebbero davvero aiutarle. Le loro vite sono costellate di errori».

La scheda del libro sul sito dell'editore Sellerio
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