25 novembre 2020

Voci nel silenzio di Bruno Morchio

 


Prologo

«April is the cruellest month.» T.S. Eliot

La telefonata è arrivata ai primi di aprile, nel mezzo del lockdown decretato dal governo per contrastare la pandemia da Covid-19.Alle dieci del mattino, dirimpetto alle finestre di casa, un sole luminoso e beffardo illuminava il prato della facoltà di architettura, bello e deserto come il giardino dell'Eden dopo il peccato originale.

Ho scoperto lo scrittore Bruno Morchio solo da poco, prima col romanzo Dove crollano i ponti, una storia di disperazione giovanile in un quartiere fuori Genova.

E ora col suo Bacci Pagano, in un giallo intenso e drammatico ambientato nei mesi del lockdown.

La consegna di non uscire di casa, contro cui qualcuno ha rivolto una discutibile indignazione, non mi è pesata. L’ho presa come un’altra prova, forse l’ultima, a cui la vita ha voluto sottopormi, quasi a testare la mia capacità di sopportazione con l’avanzare dell’età.

Si può ambientare un romanzo ai tempi del Covid: per dare azione ai personaggi, confinati in casa per le regole di contenimento della pandemia, basta aggiungere un piano temporale alla storia, come fa Bruno Morchio in questo romanzo che parla di morti e di segreti e della difficoltà nel prendere una decisione: si può raccontare una verità ad una persona sapendo che questa potrebbe non reggerne il peso?

Il tutto parte, al tempo dell'oggi, con una telefonata e una lettera che l'investigatore privato Bacci Pagano riceve da una ragazza

«Parlo con Bacci Pagano, l’investigatore?» Una voce di donna fresca e giovanile..

Si chiama Lara Tanzi ed è la figlia di un ex cliente di Bacci Pagano, Beppe Bortoli che, prima di morire per il covid, aveva scritto una lettera proprio per lui, dove si ripercorrono tutte le fasi della loro conoscenza e dove alla fine gli viene chiesto di fare una nuova indagine per lui. Nel 1998 Bortoli, ex brigatista che aveva trascorso anni di latitanza all'estero, l'aveva assunto per trovare delle prove che potevano scagionarlo dall'accusa di omicidio.

Un piccolo criminale rinchiuso in carcere lo aveva denunciato, riportando le confidenze di un altro brigatista suicida in carcere a Torino, a Le Vallette, Paluzzi.

Secondo quest'ultimo, nel 1980 aveva fatto parte di un commando di BR dove era stato ucciso un carabiniere: ma Bortoli era stato un pesce piccolo nelle BR, non aveva fatto nessuna azione e quando aveva iniziato ad avere paura di finire in trappola era scappato in Brasile, dove era tornato solo nel 1992, quando il suo avvocato (un nome importante del foro di Torino) aveva patteggiato per lui la pena.

Una ricerca dolorosa, perché lo costringe a tornare indietro con la memoria, ai cinque anni passati in carcere per un accusa falsa, negli anni migliori della propria gioventù, anni in cui per un semplice sospetto, per delle accuse solo indiziarie, potevi finire in galera per mesi, in attesa di un processo. O per colpa di una condanna sbagliata.

Dal tempo moderno ci trasferiamo al tempo passato, fine anni 90, più di un decennio dopo la fine della stagione del terrorismo rosso. Quando l'Italia passò dalla rivoluzione del proletariato a Tangentopoli per arrivare al nuovo sogno italiano:

Vorrei rispondere che la rivoluzione l’hanno fatta gli altri, visto che, dopo Tangentopoli, al potere è andata l’immaginazione delle reti Mediaset e al governo si sono insediati gli epigoni del Movimento Sociale, ..

Perché questa accusa nei confronti di Bortoli così dopo tanti anni?

Ci sono cose che non convincono Bacci Pagano in questa storia: per esempio il suicidio di Paluzzi, l'accusatore di Bortoli. Pure lui finito in cella molti anni dopo la fine della stagione del brigatismo quando si era anche rifatto una vita.

Come mai Marra, un ex brigatista pentito che oggi si è trasformato in un professionista rispettabile, lo ha accusato con tanti anni di ritardo?

Come ha fatto Bortoli a tornare in Italia, dopo anni di latitanza, senza finire in galera, patteggiando una pena mite? Certo, nel 1992 l'emergenza era la mafia, non le BR.

Non è un'indagine facile, c'è questa impressione che Bortoli non gli stia raccontando tutto, che ci sia dell'altro dietro il suo rientro dalla latitanza. Come non è facile avere a che fare con pentiti come Marra, nei cui occhi si vede ancora quel luccichio dell'ideologia malata.

O come l'avvocato Canessa, un avvocato importante, troppo per uno come Bortoli:

Più che uno studio legale questo austero appartamento nasconde una fabbrica che ingurgita clienti, macina diritto penale e civile e defeca soldi a palate.

La lettera di Bortoli, però, finisce con una richiesta ben precisa: l'ex brigatista vuole scoprire l'origine del rancore da parte della moglie, Marina, nei suoi confronti. Rancore, un vero e proprio odio, nato pochi mesi prima di morire per un tumore e pochi mesi dopo che il processo a suo carico nel 1998 lo avesse assolto.

Ora ti domanderai a quale scopo ho chiesto a Lara di recapitarti questa lettera. Quello che ti chiedo è semplice: scopri perché Marina ce l’aveva tanto con me. Rintraccia la sua amica, Tania Serao, e convincila a parlare.

Questa seconda parte dell'indagine sarà un viaggio indietro nel tempo ancora più doloroso.

Perché Marina e Bacci Pagano si erano incontrati nel lontano 1980 a Cuba, in una piantagione di zucchero, quando i giovani come loro coltivavano un sogno di costruire un mondo nuovo.

Erano trascorsi quasi quarant’anni da allora. E di Marina Tanzi, oltre alle tracce, avevo perso anche il ricordo. Non potevo certo immaginare che nel 1998, grazie a un personaggio come Beppe Bortoli, i nostri destini fossero sul punto di incrociarsi.

La voce di Lara, la figlia di Marina e Beppe Bortoli, ricorda quella della madre, una donna conosciuta in una piantagione di zucchero, dove tra loro era anche successo qualcosa, e poi dimenticata. Come aveva fatto a perderla?

Un'indagine che si sposta al tempo di oggi, un'indagine su fantasmi, che lo riporta a bar e locali chiusi da anni, quelli in cui incontrava vecchi “compagni” come Ardigò

.. reduci che avrei voluto interrogare non avevano niente da dire perché non c’erano più, o erano finiti in qualche discarica della storia. Fantasmi che esistevano solo nella mia mente

Quello in cui lo aveva trascinato Bortoli è un viaggio in un territorio dominato solo dal buio e dal silenzio, ma

Bacci Pagano riuscirà a fare luce su quel buio e a mettere in fila tutte le risposte alle sue domande: come mai Marina in quegli ultimi frenetici mesi della sua vita, avesse iniziato ad odiare Bortoli.

Quale fosse il segreto di questo ambiguo personaggio che, agli occhi della figlia appariva come un combattente, un rivoluzionario che voleva cambiare il mondo e che non aveva fatto nulla di male …

Una verità di un passato le cui ferite fanno ancora male e il cui peso dovrà Bacci Pagano tenersi addosso, “su questa schiena provata dagli anni, dalle ferite e dalla pioggia buscata nel corso di centinaia di appostamenti”.

Voci nel silenzio è la dimostrazione che si può ambientare un romanzo, un giallo, anche ai tempi del Covid. Facendo un'indagine senza quasi uscire di casa, telefonando a vecchie conoscenze del passato, ex poliziotti in pensione o guardie carcerarie con cui si era diventati (nonostante le sbarrre) amici.

E' un romanzo che tocca diversi temi: dal racconto della lotta armata da parte dei reduci di quegli anni (con riflessioni molto profonde su cosa sia stata quella stagione per molti reduci), al peso della memoria, di cui a volte ci si vorrebbe liberare.

Un racconto in cui il protagonista si mette a nudo mostrando tutte le sue vulnerabilità, come il rapporto difficile con la compagna, il dolore per quelle cose perse dietro di sé, le amicizie, gli amori, i ricordi e gli spettri del passato ..

La scheda sul sito di Garzanti

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