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Proteggere i lavoratori
Quante belle parole nel discorso di Draghi, durato quasi un'ora.
Peccato che dietro le parole al momento ci sia poco.
Dismettiamo l'intero settore petrolifero (partendo dall'Eni)? Basta incentivi per le auto a benzina o diesel (e blocco nei prossimi anni)? Chiudiamo l'Ilva finché non smette di inquinare?
La smettiamo col consumo del territorio, col cemento che sotterra i fiumi, strozzandone gli alvei?
E sui giovani, iniziamo a chiudere col precariato, coi salari bassi? Investiamo in ricerca, pubblica, nell'università, in borse di studio?
Iniziamo ad investire nella pubblica amministrazione, con nuovo personale da formare in modo che sia pronto al cambiamento tecnologico?
Smantelliamo il sistema lombardo (altro che esempio, caro Salvini) e riformiamo la sanità pubblica (e chi lo spiega agli imprenditori provati amici dei governatori)?
E poi ci sono le parole che mancano, oltre a MES (chissà cosa hanno pensato i buffoni che dicevano mes o morte?), anche mafie, corruzione ed evasione.
Cosa intende fare per la lotta alle corruzione, specie negli appalti alle grandi opere?
Ascolterà Confindustria che vuole licenziamenti subito (che visione miope) oppure si cercherà una mediazione con i sindacati (pensando che tutte le persone senza lavoro poi rimarranno in balia della crisi)?
Continueremo con lo smart working oppure si tornerà alla transumanza casa lavoro, coi treni e mezzi dei pendolari stipati?
Si riorganizzeranno i trasporti locali, si spingerà le aziende alla digitalizzazione (con quali soldi, pubblici?)?
Il tempo delle belle parole (e degli applausi) è finito.
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