Fuori è buio fondo, ma dentro tutte le lampade, i lampadari, le applique sono accesi, anche l’abat-jour sullo scrittoio all’ingresso. Il contrasto con la notte ferisce i suoi occhi, ma l’uomo sa di avere poco tempo e procede senza indugi. Il rumore della televisione lo guida fino alla sala, uno spazio ampio reso angusto da librerie su ogni parete. Al centro, di fronte al grande schermo piatto, sta il divano in pelle nera, e sul divano, di spalle, c'è lei...
Una stanza piena di luci, pareti piene di libri, un divano e una donna seduta, come se fosse addormentata. E, alle sue spalle un uomo che si chiede perché
Perché non mi hai ascoltato? Perché non mi hai voluto? La rabbia monta improvvisa.
Un attimo di rabbia, o di lucidità, e poi quella decisione drammatica, l'uomo afferra la donna da dietro e con un gesto deciso le spezza il collo.
Perché, no, le cose non possono andare così. Prima di andarsene, getta all'aria le cose, per dar l'idea di un ladro, di un furto finito male.
Un delitto, una donna morta nel suo trilocale e un indagato che viene individuato dalla polizia quasi subito, un ex detenuto le cui impronte sono state trovate nell'appartamento della vittima. Assassino una volta e dunque colpevole per sempre.
Se fosse così, sarebbe un giallo banalotto, scontato: ma Fabiano Massimi, che già ci ha stupito col brillante esordio l'Angelo di Monaco, ci stupisce nuovamente con un giallo dove gli investigatori sono dei criminali.
O meglio, ex carcerati che, dopo aver scontato la loro pena, ora devono cercarsi una nuova vita, un nuovo lavoro, un nuovo futuro.
E' il Club Montecristo che dà il titolo al romanzo: un'associazione che ha sede in un bar dal nome evocativo, il Caffè Dantès. Saranno loro a dover trovare la soluzione per il delitto di Viviana Ferrante, una giovane ragazza che lavorava in una galleria, uccisa in una cittadina dell'Emilia.
Ad aiutarli in questa indagine parallela Arno, hacker di notte con un lavoro da impiegato di giorno.
Due figli e una moglie danese, una vita perfetta sulla carta. Una vita senza emozione, nella realtà.
Marco Maletti aveva trentacinque anni e passava metà del suo tempo a chiedersi: “Tutto qui?”.
Una mattina Marco, o Arno (il soprannome che si porta dietro da quando era studente) si trova di fronte Lans, il suo grande amico delle superiori che non vedeva né sentiva da anni. Otto anni per la precisione:
Il primo pensiero fu: Sono otto anni che non lo vedo. Il secondo: È sempre bello in modo irreale.
Lans è un ex detenuto, finito in carcere per aver partecipato (in modo artistico, diciamo) ad una rapina: fa parte anche lui di questo club di “ammutinati” che cerca di aiutare ex carcerati a non diventare recidivi, a trovare quegli aiuti che la società fuori nega (per pregiudizio) a chi è stato dentro, una specie di società di mutuo soccorso.
Voi vi fidereste di uno che ha rubato o che, perfino, ha ucciso? Eppure la nostra Costituzione, le nostre leggi prevedono che il carcere abbia una funzione riabilitativa, non punitiva.
Arno dovrà aiutare il club e Lans a trovare un'altra pista che scagioni Danilo, il sospettato numero uno della polizia e del commissario Cassini (uno di quelli dei pregiudizi). Cercando per esempio qualcosa di utile nella posta elettronica di Viviana (il suo cellulare è stato portato via dall'assassino), nelle tracce che aveva lasciato in rete sui suoi profili social..
E qualcosa viene fuori: la donna chiusa, amante dei libri e dei quadri (lei stessa era una pittrice) è come se avesse avuto una seconda vita, da escort di lusso, con tanto di sito vetrina e recensioni dei suoi soddisfatti clienti. Non solo, il passato di Viviana era stato molto turbolento, oltre a dei problemi familiari, aveva avuto problemi con la droga.
Grazie alla rete di relazioni messa in piedi dal club, a Lans e agli altri membri, arrivano tutte le informazioni per farsi un quadro della situazione: chi era Viviana, questa donna di trent'anni che nei suoi quadri replicava lo stesso soggetto, una donna di spalle che osserva paesaggi pieni di distruzione?
E' stata uccisa da un cliente, magari proprio quello che le mandava messaggi in modo insistente?
Oppure c'entra qualcosa la persona con cui lavorava, il gallerista, visto che anche lui la chiamava spesso, di notte?
Ma ad aiutare questo gruppo “particolare” ma molto determinato di investigatori, sarà l'aiuto di un informatore, che si spaccia anche per medium, che risponde alla loro domanda di aiuto con un indovinello
Con te parlerò, anche se molto mi costa.
Lo so che sono morta: sono morta apposta.
Tu ignori totalmente quale sia la posta.
Infine, c'è anche un altro uomo, un fidanzato, con cui Viviana aveva litigato due mesi prima.
Il club Montecristo si rivelerà molto più efficiente della polizia nel risolvere questo delitto: un delitto nato da un dolore che ci si è portati dentro per troppo tempo, senza essere stati capaci di gestirlo, di dargli una ragione, un perché..
E questo dolore ci aiuterà a capire quei quadri, pieni di apocalisse, quelle poesie di Antonia Pozzi che leggeva.
Vi sorprenderà, per come è congegnato e per quanto sia toccante, il colpo di scena finale che porterà non ad una condanna ma ad una assoluzione.
Perché è giusto così, perché anche un gesto estremo può nascondere un sentimento di protezione.
“Memento Vivi” sta scritto in un dipinto a olio, in contrapposizione al motto “memento mori”. Ricordati di vivere ed è un motto che deve valere per tutti. Anche per le persone che escono da carcere e vogliono solo riscattarsi.
La scheda sul sul sito di Mondadori
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Mi raccomando, siate umani