10 maggio 2021

Anteprima inchieste di Report – il grande fratello cinese, smart working e babbi

In che modo sta avvenendo la supremazia cinese nel mondo e anche in Italia. Poi un servizio su come lo smart working potrebbe cambiare in meglio il mondo del lavoro, infine un aggiornamento sull'incontro tra Renzi e un dirigente dei servizi di cui si era occupata Report la scorsa settimana.

Il prezzo dell'egemonia cinese

In che modo la Cina intende diventare potenza egemone entro il 2035, prendendo il posto di America e Russia? Spionaggio di massa, infiltrazione negli organismi sovranazionali, creazione di lobby per avvicinare politici stranieri e utilizzo dei social. Sta avvenendo anche in Italia: “gli occhi del dragone si sono allungati anche verso il nostro paese e con il covid si sono allungati ancora di più” racconta Sigfrido Ranucci nell'anteprima, che parte con quelle telecamere di sorveglianza che ci osservano tutti i giorni.

Per la nostra sicurezza: sono le telecamere di fronte agli edifici pubblici, ad obiettivi sensibili per la sicurezza del nostro paese (di fronte alla del terrorismo), nelle stazioni dei treno e della metropolitana.

Col covid ci siamo abituati a passare diversi controlli biometrici dove telecamere intelligenti ci dicono se abbiamo la febbre o meno, se la mascherina è ben indossata, se abbiamo un cappello che copre troppo la fronte, un grande aiuto per prevenire l'infezione del virus.

Ma, come racconta nel servizio Giulio Valesini, il mercato della videosorveglianza è in mano a poche aziende: i nostri dati dove finiscono, potrebbero essere usati contro di noi?

“Bisogna tener conto del bilanciamento tra salute pubblica e la privacy” commenta un esperto di privacy e sicurezza intervistato dal giornalista che gli chiede se si sente sicuro da questo monitoraggio per il covid: “ assolutamente no, sono aumentate molto le telecamere e aumenteranno ancora.. ”

I più grandi player del mercato sono multinazionali cinesi: l'ordinamento giuridico cinese contempla quattro norme fondamentali che obbligano qualsia cittadino cinese a qualunque latitudine a fornire qualsivoglia genere di informazioni allo Stato, pena il carcere. Se la vogliamo dire in maniera più brutale, potenzialmente ogni cittadino cinese è una spia.

Sia sotto Trump che sotto Biden, gli Stati Uniti hanno messo al bando Hikvision (multinazionale cinese che lavora nel settore del bio-riconoscimento facciale), perché implicata in violazione dei diritti umani ma anche per ragioni di sicurezza nazionale: siti governativi o obiettivi sensibili sono ora preclusi a questa azienda.


In Italia la sorveglianza della Rai è affidata alle telecamere proprio della Hikvision (il cui controllo societario è in mano allo stato cinese): Report ha deciso di fare un esperimento con un consulente esperto un cybersecurity che è stato consulente di diverse procure.

Assieme al consulente Giulio Valesini è entrato nel sistema di videosorveglianza per capire cosa accade ai dati catturati dalle telecamere: analizzando il traffico dati dei server il consulente tracciava dei collegamenti con server cinesi.


Sotto l'amministrazione di Xi Jin Ping la Cina si è trasformata in un paese che fa della raccolta dati per l'intelligence un assett nazionale, mettendo assieme il settore industriale civile con quello industriale : Giulio Valesini racconterà la storia di una startup di Shenzhen, la Zhenhua, finita al centro di uno scandalo internazionale. Questa azienda aveva raccolto i dati su decine di migliaia di soggetti politicamente esposti in tutto il mondo, usando database specializzati come Dow Jones arricchiti con dettagli riservati e profili psicologici: tra gli italiani nella lista Matteo Renzi, Enrico Letta, Silvio Berlusconi e Walter Veltroni.

E poi dirigenti delle autorità portuali, boss della malavita, industriali e loro familiari.

Qualcosa però è sfuggito di mano ed è stato analizzato da una società di cyber security australiana Internet-2.0: il CEO Robert Potter spiega al giornalista come una parte significativa dei dati tecnologici riguardava il personale militare e le navi militari, che le persone nel database raccolto venivano classificate in base a profili psicologici, categorizzati in base a cinque tipi di profilo, per esempio quanto sono disponibili, quali sono le loro vulnerabilità o come quella data persona ha ereditato una certa ideologia.

Zhenhua non può aver agito in modo indipendente dal partito comunista cinese e il governo, i loro partner avevano legami significativi col governo cinese anche perché, spiega ancora il CEO di Internet 2.0, “se in Cina qualcuno si mettese a raccogliere questi dati senza il permesso del governo finirebbe probabilmente in prigione. E la CCT Tech è fortemente coinvolta nella provincia dello Xinjiang e sviluppa molta tecnologia di riconoscimento facciale che viene poi utilizzata in quelle province”.

Utilizzata contro la minoranza degli uiguri, discriminata e sotto posta a violazione dei diritti da parte del governo di Pechino.

La scoperta di questo database potrebbe essere un avvertimento, sostiene Francesco Sisci, sinologo che lavora a Pechino: attenzione, ci stanno dicendo dalla Cina, sappiamo tante cose di voi.

Nella regione dello Xinjiang il governo cinese ha costruito diversi edifici che, visti dal satellite, hanno un aspetto simile a dei campi di concentramento: torri di avvistamento, muri attorno: secondo le autorità sarebbero istituti tecnici, ma una fuga di comunicazioni interne tra i quadri del regime ha svelato al mondo il manuale operativo per la gestione di questi campi di detenzione e il sistema di sorveglianza di massa della regione. Lo scoop è della ICIJ e rivela come i così detti centri di formazione in questa regione siano in realtà campi dove fanno il lavaggio del cervello politico:

le porte dei dormitori devono essere chiuse a doppia mandata” .. “controllare l'attività degli studenti per prevenire la fuga degli studenti durante le lezioni ” .. “risolvere i problemi ideologici e le emozioni normali degli studenti in ogni momento ” questo è scritto nei manuali operativi, frasi che hanno ben poco a vedere con l'istruzione.

Da anni il governo cinese accusa la minoranza musulmana di attentati e il programma nei centri di detenzione sarebbe il tentativo di stroncare la minaccia: “una bugia” – secondo Dolkun Isa presidente del congresso mondiale degli Uiguro - “il governo cinese sta cercando di nascondere la realtà e usano la scusa del terrorismo per la repressione degli Uiguri, il mio nome è il numero tre nella lista dei terroristi ma nella mia vita non ho mai visto una pistola vera, non ho mai visto una vera bomba, la mia bomba è solo questa penna, quella che uso per scrivere.”

Il programma di repressione nello Xinjiang ruota attorno ad un programma di riconoscimento facciale, la raccolta di dati biometrici, persino vocali che rende possibili perfino arresti preventivi come nel film Minority Report: milioni di telecamere disseminate nella regione e l'intelligenza artificiale che analizza i dati e stabilisce se sei arrabbiato, pericoloso e a quale etnia appartieni.

Cosa ne pensano di tutto questo alla Hikvsion Italia? “Noi produciamo apparati, è come se si accusasse un produttore di armi di omicidio ”

La scheda del servizio: L'OCCHIO DEL DRAGONE di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella con la collaborazione di Norma Ferrara ed Eleonora Zocca

Con la pandemia ci siamo abituati a passare numerosi controlli biometrici: le telecamere intelligenti rilevano se abbiamo la febbre, se portiamo bene la mascherina, se abbiamo un cappello che copre troppo la fronte, se siamo in gruppo o da soli davanti all’obiettivo. Si tratta di un grande aiuto a prevenire la diffusione del virus ma il mercato della videosorveglianza è in mano a poche aziende e i più grandi player del mercato sono multinazionali cinesi. Chi c'è dietro queste aziende? Dove finiscono i nostri dati? Potrebbero essere usati contro di noi? Dopo Trump e Biden una nuova guerra fredda sembra stagliarsi all'orizzonte e proprio i dati saranno il terreno di battaglia.

Intanto l'ombra di deportazioni e lavoro forzato tinge di rosso le piantagioni di cotone dello Xinjiang nell'ovest della Cina, dove decine di migliaia di uiguri, una minoranza turcofona musulmana, sono costretti da Pechino a estenuanti campagne di raccolta a mano lontano dai loro villaggi. Il Partito Comunista Cinese vuole cancellare le radici culturali delle minoranze e combattere l'estremismo e lo ha fatto imprigionando da uno a tre milioni di uiguri in campi di rieducazione che il governo definisce centri di formazione professionale. Una volta rieducati molti di questi uiguri sono spediti nelle grandi fabbriche della Cina orientale, a lavorare per i fornitori di multinazionali occidentali. Anche noi abbiamo provato a creare la nostra società di import export e ci siamo infilati nel business del cotone. Scoprendo quanto è facile camuffarne l'origine.

Un mondo del lavoro smart

Lo smart working è un'opportunità per fermare il consumo di cemento nelle grandi città, per ripopolare le cittadine della provincia, un'opportunità per i borghi turistici (è sufficiente una connessione di rete) e la possibilità per i pendolari di riconquistarsi quelle ore di tempo spese sui treni regionali (che non verranno potenziati nemmeno dal PNRR che potrebbe diventare un'occasione mancata).

La scheda del servizio: SMART WORK IN PROGRESS di Max Brod con la collaborazione di Greta Orsi

Con la pandemia tutto il mondo, Italia compresa, ha iniziato a sperimentare lo smart working. Da una parte ci sono i datori di lavoro che ci credevano ancor prima del Covid, dall'altra c'è chi, per paura dei cosiddetti "furbetti", non si fida a lasciare i lavoratori a casa. È così che cresce la richiesta, per gli investigatori privati, di spiare i dipendenti. Non tutti però sono così diffidenti. Ci sono aziende che vedono aumentare la produttività grazie allo smart working e molti dipendenti hanno iniziato a scegliere le location più disparate per la loro postazione di lavoro: addirittura le navi da crociera. Migliaia di piccoli borghi in via di spopolamento, poi, sognano di rinascere grazie al lavoro agile. Sempre che arrivi anche qui l'elemento fondamentale per lavorare da remoto: l'internet veloce.

Erano solo babbi natale..

In Italia l'informazione non è al servizio del cittadino, affinché sia informato di quanto accade nel paese e allo stesso modo non è la politica che deve essere trasparente e al servizio del paese.

No, in Italia è Report che deve spiegare come e perché è venuta in possesso del video in cui un'insegnante ha ripreso per 20 secondi l'ex presidente del consiglio Renzi assieme a Marco Mancini, dirigente del DIS (l'ente che coordina l'attività dell'Aisi e dell'Aise).

Non solo, l'atteggiamento dei partiti, con poche eccezioni, dimostra ancora una volta quale sia la loro considerazione dell'informazione: a servizio del potete, quale esso sia.

In ogni caso, questa sera i giornalisti di Report intervisteranno la signora, che darà la sua versione dei fatti. Perché dell'altra parte, siamo ancora alla storiella dei babbi di cioccolato.

Cari politici, dovete abituarvi a spiegare, a rendere conto, che siano incontri all'autogrill o voli in Arabia Saudita, tanto per parlar chiaro.

Perché questo atteggiamento, “chissà chi ha pagato Report per quel servizio” vi rende tanti simili ai grillini, quegli odiati populisti.

La scheda del servizio: Com’è andata a finire? BABBI E SPIE

Il Copasir, l’organismo bicamerale che esercita il controllo parlamentare sull'operato dei servizi segreti italiani, dopo la messa in onda di foto e video che mostravano l’incontro tra il leader di Italia Viva Matteo Renzi e lo 007 Marco Mancini, oggi dirigente del Dipartimento informazioni e sicurezza (Dis), ha deciso di approfondire. Ha convocato lo stesso direttore del Dis Gennaro Vecchione, riservandosi di procedere a ulteriori verifiche e alle audizioni degli stessi Renzi e Mancini. Report tornerà sulla vicenda con informazioni esclusive.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

Nessun commento:

Posta un commento

Mi raccomando, siate umani