09 giugno 2021

Un requiem tedesco, di Philip Kerr

 

Di questi tempi, se sei tedesco trascorri l’esistenza in purgatorio già prima di morire, soffrendo in terra per tutti i peccati impuniti del tuo paese fino al giorno in cui, con l’aiuto delle preghiere dei Potenti – o, almeno, di tre di loro –, la Germania sarà finalmente redenta.

In questo terzo, e purtroppo ultimo capitolo della trilogia berlinese di Bernie Gunther, ci ritroviamo catapultati alla fine della seconda guerra mondiale, a Berlino nel 1947.

La seconda guerra mondiale è terminata da un pezzo, la follia nazista (e dei suoi volenterosi carnefici) ha portato morte e distruzione per l'Europa e soprattutto nella Germania del fu reich millenario.

In queste macerie si aggirano i berlinesi sopravvissuti alla guerra: persone ridotte alla fame, ad elemosinare qualsiasi forma di aiuto da parte delle potenze alleate che si sono spartite il controllo della Germania e di Berlino. E dove questo non arriva, il mercato nero, il furto, il rischio di finire arrestati o sparati dalla polizia militare. Fino alla vergogna, per le donne berlinesi, del vendersi all'occupante per una tavoletta di cioccolato, le “chocolady” come venivano chiamate dagli americani le donne che vendevano l'unico bene in loro possesso.

Fissando il soffitto della camera da letto danneggiato dalle bombe, mi sovvenne la possibilità che fosse il settore est a venire da me: questa era Berlino, una grande toppa di listelli su una superficie peraltro immacolata di intonaco, mentre in un angolo della camera da letto giaceva il sacco di gesso comprato al mercato nero con il quale avevo intenzione, un giorno o l'altro, di coprirla. Erano pochi, incluso il sottoscritto, a non credere che Stalin fosse intento a una missione simile: coprire la piccola toppa di libertà che Berlino rappresentava.

Tra queste persone ritroviamo Bernie Gunther, con una zoppia ad una gamba e una moglie che lavora in un bar aperto ai soli soldati americani. Cos'ha fatto Bernie in tutti questi anni? Cosa gli sarà successo durante la guerra? Lo avevamo lasciato mentre osservava, sgomento e spaventato le rovine lasciate dietro di sé dalla notte dei cristalli nel 1938.

Un poco alla volta, sarà lui stesso a raccontarci di questo parte della sua vita: il passaggio alla Kripo, il fronte orientale nelle SS con l'operazione Barbarossa, le operazioni di pulizia che venivano affidate alle SS contro comunisti ed ebrei .. fino alla cattura da parte dell'esercito russo. E il suo ritorno a casa (come, lo spiegherà lui), sentendosi alla fine un indesiderato. Perché adesso la gente ha solo voglia di dimenticare il passato, l'essere stati nazisti, aver indossato una divisa, aver gridato (volente o meno) Heil Hitler!

E ora Berlino. La guerra è finita ma c'è ancora del fuoco che brucia sotto la cenere. Un fuoco che nasce dalle tensioni tra le potenze vincitrici che si sono spartiti il mondo in aree di influenza (così come si spartiranno tra loro la Germania), un fuoco che porterà ad una nuova guerra senza conflitti o battaglie, ma che causerà lo stesso migliaia di morti.

Un fuoco il cui fumo inizia a rendere difficile distinguere gli amici dai nemici, i nemici di una volta che iniziano a diventare utili per la guerra di domani. E così la Berlino divisa già nei due settori, inizia a diventare terreno per prostitute, borsari e spie

Ovviamente, sappiamo entrambi che in questa città le uniche persone che oggi se la cavano sono le prostitute, i borsari neri e le spie. Le prostitute ci saranno sempre, ma i borsari neri sopravviveranno solo finché la valuta tedesca non si sarà ripresa. Restano le spie.

Ma andiamo per ordine. A Berlino, nella sua camera, Bernie riceve la visita di un colonnello russo, “Polkovnik Poroshin” (della polizia segreta russa), che gli chiede di tornare al suo lavoro di investigatore privato per aiutare un suo vecchio amico, finito nei guai a Vienna.

Emil Becker era con lui alla Kripo e anche al fronte orientale: è stato arrestato dalla polizia militare con l'accusa di aver ucciso un capitano dell'esercito americano, Edward Linden. Tramite il suo avvocato, ha contattato il russo per chiedere al suo vecchio camerata Bernie di aiutarlo ad evitare la condanna a morte.

Sebbene all'inizio sia riluttante, alla fine Bernie accetta l'incarico, perché nonostante Emil sia come tanti un mezzo furfante, uno che in guerra ha obbedito agli ordini (anche contro civili), non può essere uno che uccide un ufficiale americano così, a freddo.

E poi c'è Kirsten, la moglie, e quella gelosia per quei regali che porta a casa grazie ai suoi amici americani ..

Bernie Gunther si ritrova così a Vienna che, come Berlino, è una città divisa in settori, coi russi da una parte e gli americani dall'altra. E il suo ex camerata Emil Becker in cella: per questo ufficiale americano Emil faceva dei viaggi da Vienna a Berlino, dove portava dei pacchi. E a Vienna aveva anche un socio, un certo Konig, uno che lavorava nel campo della pubblicità.

Nella versione di Emil, è stato incastrato da qualcuno che gli ha messo addosso l'arma con cui questo capitano americano è stato ucciso, una Walter P38 in dotazione alle SS.

E' veramente poco per cominciare un'indagine, specie in una città come Vienna dove devi continuamente guardarti le spalle, non solo perché potresti trovarti in una brutta situazione.

Ma perché ad un certo punto, l'ex investigatore nonché commissario della Kripo (come era chiamata la polizia criminale), si trova invischiato dentro una storia di spie e di reduci del vecchio regime, dove non sai più di chi fidarsi e di chi no. Perché questo Linden faceva parte del CIC, il controspionaggio e dava la caccia ai gerarchi nazisti e ai criminali di guerra, era “ufficiale di collegamento CROWCASS al Centro di documentazione americano di Berlino” (il CROWCASS era il Registro centrale per i criminali di guerra, gestito dagli americani a Monaco).

E molti ex pezzi grossi delle SS sono proprio latitanti qui in Austria, un paese che ha sposato la folle ideologia nazista senza nemmeno nasconderlo troppo e, come su in Germania, oggi hanno poca voglia di fare i conti con la propria coscienza.

Di chi fidarsi in questa indagine? Del colonnello russo che l'ha mandato lì col suo lasciapassare? Oppure di quell'agente del controspionaggio americano che, pure lui, sta indagando sulla morte di Linden?

«.. Ma questa volta, è come se ci fossero troppe persone attorno a me che mi dicono come devo lavorare. Come se avessi perduto la mia indipendenza. Non mi sento più un investigatore privato».

In questa indagine Bernie si troverà messo in mezzo ai giochi sporchi dei servizi, quelli di una parte e dell'altra, allo scoprire quanto sia ipocrita la caccia ai criminali fatta dalle potenze vincitrici, che un giorno impiccano un criminale di guerra e nell'altro ne reclutano un altro, per usarlo in questa nuova guerra fredda tra i due blocchi. Quello comunista e quello occidentale capitalista.

Di lì a pochi giorni, i russi bloccheranno il rifornimento per Berlino, il muro ancora non è stato costruito ma già una cortina è calata sull'Europa a dividere nazioni e popoli.

Come il popolo tedesco che, in questo romanzo, è destinato a cantare il suo requiem per espiare quei peccati che si sente rinfacciare addosso, per aver creduto ad un caporale austriaco capace di arringare le folle, di conquistarle col suo carisma. Non esiste una colpa collettiva, certo, ma quella individuale, per ogni singola persona, per “non aver detto niente, nel non aver sollevato la mano contro il nazismo.”

Come avete potuto?

«Come avete potuto permettere che accadesse? Come avete potuto permettere che una cosa simile potesse andare avanti?».

Forse, almeno per diverse generazioni, quando gli uomini di altre nazioni ci guarderanno negli occhi, lo faranno sempre con questa muta domanda nel cuore.

Questo romanzo chiude la trilogia di Philip Kerr sulla Germania nazista vista attraverso gli occhi dell'investigatore Bernie Gunther, un investigatore duro, con una buona dose di ironia (pericolosa nella Germania nazista), ma anche con un pizzico di romanticismo e soprattutto con una sua coscienza. Un racconto cominciato con i giochi di Berlino, nel 1936,che dovevano rifare la faccia alla Germania dopo la sconfitta (Violette di marzo). Paese dove in tanti salivano sul carro vincente del partito di Hitler, le “violette di marzo”.

Un viaggio proseguito poi con gli episodi di antisemitismo sfociati nella notte dei cristalli (Il criminale pallido).

Per finire con questo requiem, un requiem tedesco:

Non quello che hanno costruito. E’ quello che hanno distrutto.

Non sono le case. Sono i vuoti fra le case.

Non le strade che esistono. Sono le strade che non esistono più.

Non ti perseguitano i ricordi.

Non quello che hai annotato.

E’ ciò che hai dimenticato, che devi dimenticare.

James Fenton un Requiem Tedesco

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