21 febbraio 2020

Violette di marzo di Philip Kerr



Cose molto straordinarie accadono negli oscuri sogni del Grande Persuasore… 
Stamattina, all’angolo tra la Friedrichstrasse e la Jägerstrasse, ho visto due uomini, gente delle SA, che svitavano una bacheca rossa di «Der Stürmer» dal muro di un edificio. «Der Stürmer» è il giornale antisemita diretto dal più autorevole avversario degli ebrei del Reich, Julius Streicher. L’impatto visivo di queste bacheche, con i loro disegni semi-pornografici di fanciulle ariane strette in abbracci sensuali da mostri dal lungo naso, cerca di attrarre i lettori meno intelligenti, cui offre una certa superficiale solleticazione. La gente per bene non ha niente a che vedere con questa roba. Comunque, i due SA hanno sistemato la Sturmerkästen sul retro del furgone, accanto a parecchie altre. 
Non lavoravano con molta attenzione, perché ce n’erano almeno altre due con i vetri rotti. 
Un’ora più tardi ho rivisto gli stessi due uomini che rimuovevano un’altra di queste Sturmerkästen da una fermata del tram di fronte al municipio. Questa volta mi sono avvicinato e gli ho chiesto che facessero.
«È per le Olimpiadi», ha risposto uno di loro. «Ci hanno ordinato di levarle tutte per non impressionare i visitatori stranieri che verranno a Berlino a vedere i giochi»

Ci sono libri che ti prendono sin dall'inizio e questo, Violette di marzo di Philip Kerr, è uno di questi: è il primo volume della trilogia con protagonista l'investigatore privato Bernie Gunther, ambientato nella Berlino degli anni del nazismo. Siamo nel 1936, alla vigilia delle Olimpiadi che avrebbero dovuto celebrare la grandezza della Germania, risorta dalle sue ceneri dopo la disfatta della prima guerra mondiale grazie all'opera del partito nazional socialista di Hitler che aveva spazzato via la corrotta repubblica di Weimar..
Così almeno secondo la macchina della propaganda che, in quei giorni dell'estate berlinese, stava ripulendo la città da tutto ciò che poteva urtare la sensibilità dei turisti stranieri, come per esempio le prime pagine dello Sturmer, con le sue vignette contro gli ebrei.
Berlino, “la città infestata dei fantasmi” così la definisce in un quadretto impietoso Bernie stesso, l'io narrante di tutta la storia, parlando della violenza delle SS, degli ebrei perseguitati, dell'oppressione della polizia segreta, delle spie capaci di denunciarti per un Heil Hitler mancato, della tanta gente che in cambio di una finta tranquillità, girava la testa dall'altra parte, delle targhette sugli studi dove trovavi avvocato tedesco, per specificare che lì non si ricevevano ebrei....
La polizia, come la costruzione delle autostrade e il fare la spia, è una delle industrie maggiormente in espansione nella nuova Germania

Incontriamo il protagonista Bernie Gunther sin dalle prime pagine: ex poliziotto della Kripo che anni prima ha lasciato dopo che i nazisti avevano cacciato alcuni suoi colleghi colpevoli di non essere abbastanza zelanti col regime.
Come se un buon poliziotto si riconosce da come alza il braccio: non gli va male la vita oggi, un ufficio, nessuna relazione stabile ma tante amicizie ancora all'Alex, la sede della polizia criminale, a cui chiedere qualche informazioni sui casi, specie quelli sulle persone scomparse.
Specie quelli sugli ebrei scomparsi, gli U-Boot
«Di questi tempi faccio di tutto, dalle indagini per le assicurazioni alla guardia ai regali di nozze fino alla ricerca di persone scomparse – sia quelle di cui la polizia non sa niente, che quelle di cui sa già. Sì, è un campo della mia attività che ha visto un vero e proprio incremento da quando i nazionalsocialisti hanno preso il potere». Sorrisi il più affabilmente possibile, e sollevai in modo allusivo le sopracciglia. 
«Suppongo ci sia andata bene a tutti con il nazionalsocialismo, non le pare? Vere e proprie Violettine di marzo».

Non è tipo da tenersi la battuta in bocca, Bernie, specie di questi tempi dove per un nulla si rischia di finire in un campo di concentramento, KZ o, peggio, stecchito sul fondo del fiume Sprea.
Di ritorno dal matrimonio della segretaria, riceve un nuovo incarico, un caso di omicidio, anzi di un duplice omicidio: una coppia uccisa probabilmente a seguito di un furto in casa.
Sono la figlia e il genero dell'industriale dell'acciaio Hermann Six, Grete e il marito Paul Pfarr.
«Era, perché è morta». «Mi dispiace», dissi io gravemente. «Non deve», replicò. 
«Perché se fosse viva, lei non sarebbe qui con la possibilità di fare un sacco di soldi».

Il compito di Bernie è semplice, all'apparenza: il ladro ha rubato dei diamanti preziosi dalla cassaforte (prima di dar fuoco alla stanza) e ora tocca a lui recuperarli, in cambio di una generosa ricompensa, che gli arriverà direttamente dall'assicurazione.
Compito semplice da portare avanti con discrezione senza però voler ficcare troppo il naso nella famiglia Six.
Ma Bernie non è quel genere di investigatore (o di ex poliziotto) che si fa dire da altri come va fatto un lavoro: ci sono tante domande da cui partire nella sua indagine, cominciando da come sia stato possibile che un ladro professionista abbia aperto quella cassaforte e poi abbia ucciso quelle due persone.
C'è da approfondire il rapporto tra il magnate Six e il genero, il primo un nazista per convenienza, come tanti altri imprenditori che del nazismo avevano apprezzato soprattutto l'aver preso a bastonate i sindacalisti.
Mentre il genero era un membro del partito nonché SS convinto, convinto dell'opera moralizzatrice che si doveva porre in atto per stroncare la corruzione nel paese.
Anche all'interno del sindacato dei lavoratori, quello nazista..

Per la sua indagine Bernie Gunther inizia a muoversi nella sua rete di relazioni: dal medico legale che ha guardato i corpi, dai colleghi della Kripo. Perfino dalla seconda moglie di Herr Six, la splendida attrice Ilse Rudel, che gli confida alcuni particolari della coppia uccisa, i litigi e le tensioni degli ultimi anni, forse un amante da parte di lei.

E poi c'è il giro dei gioiellieri, un mondo di avvoltoi che approfittava del clima contro gli ebrei costretti a vendere quel poco che avevano per poter raccogliere del denaro e abbandonare la Germania.
Tutti “violette di marzo”, profittatori del regime, tutti pronti a saltare sul carro del partito per fare rapidi profitti.
Proprio una di queste piste sembra promettente, portandolo addirittura sulle tracce di un grande appassionato di gioielli (e di segreti) come il presidente del governo Goering, il numero due del partito.

L'inchiesta inizia subito a scottare: Bernie rischia subito la pelle per un fraintendimento della bella signora Six, l'attrice, ma soprattutto quando si rende conto come attorno a quei gioielli (e a qualcosa d'altro) ci sia un certo interesse da parte di persone disposte a metterci le mani sopra senza troppi scrupoli.
Persone attorno alla famiglia Six e anche persone attorno al partito, come l'ex capo della Gestapo Hermann Goering.

Non è solo un caso di furto, di gioielli rubati, quello in cui si è ficcato: l'interesse per il contenuto della cassaforte svuotata porta a pensare ad una guerra di ricatti, che porta dritta ai rapporti tra la criminalità organizzata e pezzi del partito, a ricatti che possono portare certe persone a più miti consigli, a quella corruzione che era diventata la cifra della Germania nazista.
C'era, lo sapevano tutti, tutti la sentivano, in pochi ne traevano benefici, ma nessuno lo poteva ammettere. A meno di non finire in un KZ, i campo di concentramento sorti nel paese sul modello di quello di Dachau (dentro cui l'autore ci porterà, raccontando quell'inferno dal di dentro).

Per capire meglio il guaio in cui si è cacciato, Bernie si fa aiutare da una giornalista che anni prima aveva “ficcato il naso” nel mondo degli industriali dell'acciaio, come Thyssen e Six, Inge Lorenz
«Müller mi ha detto che lei era giornalista al “DAZ”». 
«Sì, è vero. Ho perso il posto durante la campagna del partito “Fuori le donne dall’industria”. Un modo ingegnoso di risolvere il problema della disoccupazione

C'è un furto che non è solo un furto, ci sono due cadaveri che forse non sono stati uccisi solo per un furto da un ladro, pur esperto

È come mettersi a fare un puzzle con due serie di pezzi diversi. Due cose sono state rubate dalla cassaforte degli Pfarr: dei gioielli e delle carte. Ma non si incastrano l’una con l’altra.

Un puzzle che porterà Bernie, per il suo voler trovare il bandolo della matassa, dritto all'inferno nel il campo di Dachau, assieme ad altri ladri comuni, comunisti, oppositori del regime ed ebrei: qui lo stile chandleriano (che torna spesso lungo il racconto) lascia il passo alla prosa, con uno stile che ricorda quello di Primo Levi in “Se questo è un uomo”
Come si fa a descrivere l’indescrivibile? 
Come si fa a parlare di qualcosa che vi ha reso muti dall’orrore? Molti più eloquenti di me non sono riusciti a trovare le parole. È un silenzio nato dalla vergogna, perché anche gli innocenti sono colpevoli. Privato di tutti i diritti umani, l’uomo torna allo stato animale.

Ho già detto troppo, ora tocca a voi leggerlo, questo giallo in cui si usa lo stile hard boiled dei romanzi di Hammet (il cui Red Harvest viene citato perfino da Goering) e Chandler, con tanta ironia tagliente, per raccontare un mondo impazzito, in cui il male assoluto diventa qualcosa a cui ci si abitua, giorno dopo giorno ..
Ma niente mi sorprende più, adesso. Mi sono abituato a vivere in un mondo che è uscito dai cardini, come se fosse stato colpito da un tremendo terremoto, per cui le strade non sono più lisce e le case non sono più dritte.

La scheda del libro sul sito di Fazi editore e il pdf col primo capitolo
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