Due servizi: l'utilizzo dei nostri dati
da parte di società private che sanno tutto di noi e la moneta
parallela usata, oltre all'euro, in Sardegna.
Una moneta per amica
In Sardegna si sono inventati una
moneta parallela, il Sardex, moneta virtuale che si basa sullo
scambio di servizi da parte di utenti e imprese del circuito.
Gli euro si usano per bollette e
affitti: le medie imprese lavorano in rete e i dati della
fatturazione, cresciuta del 15% in alcuni casi, hanno dato conferma
della bontà del progetto.
Questa rete è nata in una delle zone
con maggiore disoccupazione, il Medio Campidano: con questa rete si
sono aiutate le imprese, che vengono esaminate per poter aderire, che
vengono messe in contatto tra loro e con gli utenti.
Sardex si basa sui principi della
circolazione della moneta, sulla moderazione dell'offerta dei servizi
(non possono iscriversi troppi avvocati in una stessa zona per non
creare eccesso di offerta): in dieci anni ha contribuito allo
sviluppo di aziende sane e competitive, che ora attraggono maggiori
investimenti dalle banche.
La rete include servizi complessi: una
mensa compra il cibo per la mensa e i genitori pagano in Sardex per
la retta; si pagano in Sardex le sponsorizzazioni di una squadra di
calcio che ora è passata in Promozione.
Sardex cresce insieme alle storie delle
imprese e delle persone che la usano: “Una moneta chiamata fiducia”
è il titolo di un libro dedicato a questa moneta virtuale molto
radicata sul territorio e che oggi è studiata anche all'estero.
Tutti
spiati (?) di Danilo Procaccianti
Un'altra moneta di cui parlerà
Presadiretta sono i nostri dati: siamo spiati tutti i giorni, tutte
le ore, da tutti i device che abbiamo in casa. I nostri dati, che
arrivano gratis alle aziende, vengono comprate dai data broker per
influenza perfino la politica e non solo i nostri gusti.
Danilo Procaccianti è partito dalla
casa di Matteo, appassionato di smart-home, una casa dove i device
comandano tapparelle, antifurto, aspirapolvere.
Peccato che il tracciato della casa,
registrato dall'aspirapolvere, arrivi alla società che lo produce
che può anche usarlo: Matteo è costretto a concedere dei suoi dati
per usare un prodotto che ha pagato.
Amazon per Alexa, Samsung per la smart
TV, Google per Android: sanno tutto di Matteo e incrociando i dati,
possono fare previsioni sui suoi prossimi acquisti che gli arrivano
come suggerimenti.
LA casa di Matteo lo spia, ne prende le
parole, le usa: siamo connessi sempre a internet grazie a device che
paghiamo anche meno del prezzo di produzione, perché si ripagano coi
dati che ci catturano.
Anna Maria Mandalari è una scienziata
che lavora a Londra: ha dimostrato che molti dei dispositivi che
usiamo, anche quelli per la sicurezza, ci spiano.
Mandano pacchetti a diversi siti fuori
dall'Italia, usando anche traffico criptato: c'è una telecamera che
fa port-scanning, mentre è attiva, per capire se ci sono altri
dispositivi da cui estorcere dati.
LA telecamera di Xiaomi invia i dati
raccolti, l'ora, il video ripreso, in modo non criptato in Cina: meno
costano e più spiano di fatto.
Se non si accettano i termini di
utilizzo di questi dispositivi, non si possono usare: la smart TV per
esempio si collega a Facebook, anche se al suo interno non c'è
installato Facebook e lo stesso vale per Netflix.
Ci sono dispositivi che si indossano,
come la giacca di Levi's dove, nel suo polsino si può inserire un
device che si collega ad una app. Tocchi il polsino e puoi comandare
lo smartphone, farti un selfie e ascoltare musica.
Ci sono termometri social dove, ti
registri la temperatura e i dati finiscono online.
Ci sono sex toys che mandavano
all'azienda produttrice i dati di utilizzo del vibratore.
A cosa servono questi dati? Per creare
un nostro profilo, che identifichi il singolo, anche non solo per
nome e cognome, ma come persona che fa delle operazioni, che ha dei
gusti e che in futuro potrebbe voler comprare o fare qualcosa.
Tracciature che avvengono tramite i
cookie: etichette che raccontano le nostre abitudini su internet,
usati anche per monitorarci in tempo reale, vedere i siti che abbiamo
visto in modo molto intrusivo.
E' come se girassimo ogni giorno con un
braccialetto elettronico, che traccia quello che facciamo: è quanto
fa oggi Google, con la sua timeline, i luoghi visitati, per quanto
tempo, i mezzi di trasporto usati per spostarci.
E sono informazioni che abbiamo dato
noi a Google.
Alcuni giornalisti del NY Times sono
entrati in possesso delle informazioni sugli spostamenti di centinaia
di persone: tra queste anche un agende dei servizi segreti americani,
uno di quelli adibiti alla sicurezza di Trump.
Nemmeno il presidente degli USA è al
sicuro, figuratevi come lo siamo noi.
Lo sa Google e lo sanno le altre App
collegate, senza che noi lo sapessimo: anni fa era emerso che delle
App raccoglievano informazioni sulle mestruazioni e sulle abitudini
sessuali delle donne che si erano registrate. Informazioni che poi
erano inviate a Facebook.
Tik tok è stata scaricata da più di 1
miliardi di persone, compreso Salvini: si creano video con della
musica in sottofondo, in modo semplice.
Dietro questa App c'è l'interesse dei
brand, dei marchi, ma c'è anche un'azienda cinese: i garanti della
privacy di tutto il mondo hanno lanciato l'allarme, contestando il
fatto che l'azienda non ha protetto minori di 13 anni dall'uso di
questa app.
Prendono i nostri dati e ci costringono
anche a fare degli spostamenti: è quello che succede ai giocatori di
Pokemon Go, una app di realtà aumentata, che indirizza i giocatori
verso certi edifici, verso certi locali che magari pagano la società
produttrice per far arrivare un certo numero di persone.
Persone che sono considerate come
marionette: si parla di capitalismo della sorveglianza, racconta la
sociologa Zuboff, perché in questo mondo l'ultimo prodotto da
sfruttare siamo noi.
Paghiamo per farci dominare, per
orientare i nostri comportamenti, siamo ad un passo dal grande
fratello: per i capitalisti della sorveglianza noi siamo solo utenti
anonimi.
La nostra democrazia è a rischio,
perché abbiamo perso la nostra sovranità e i nostri comportamenti
sono influenzati dalle società della rete: lo ha raccontato
l'inchiesta sullo scandalo Cambridge Analytica.
Attraverso gli algoritmi, che
incrociano i dati che lasciamo sui social, le società della rete
sanno tutto di noi, la nostra personalità, i nostri gusti, le nostre
scelte in campo politico.
Il referendum sulla Brexit è stato
condizionato da questi meccanismi: Cambridge Analytica ha usato i
dati 8 milioni di profili di Facebook per influenzare il voto di
milioni di elettori, non solo in Inghilterra ma anche in America,
bombardati con messaggi ad hoc personalizzati.
Presadiretta ha intervistato Brittany
Kaiser, ex dipendente di questa società fondata da Steve Bannon,
braccio destro di Trump e ideologo della destra sovranista: la
vittoria di Trump ha influenzato la vittoria di Trump, “questa è
la tragedia della nostra democrazia nel 2016”. Messaggi per
condizionare potenziali elettori di destra e per scoraggiare al voto
elettori di Hillary Clinton.
Fake news, notizie false, che hanno
perfino nascosto la realtà di tutti i giorni: il numero dei
rifugiati che sarebbero arrivati in Inghilterra, del costo del
rimanere nell'Unione, tutto grazie ad annunci che sono apparsi su
Facebook per poi sparire, annunci visibili solo dai singoli utenti.
Il fondatore Zuckerberg ha sempre
negato rapporti con Cambridge Analytica, non ha mai sospeso annunci a
pagamento anche dopo lo scandalo.
Era in piedi una vera e propria
infrastruttura per condizionare elezioni nel mondo e che coinvolgeva
governi e servizi segreti: anche partiti italiani hanno contattato
C.A., uno di questi avrebbe forse fatto un progetto pilota.
Di certo il Movimento 5 Stelle si è
mosso in anticipo: ha profilato i propri utenti su Facebook ben prima
che lo facesse C.A. E' questo quello che raccontano ex dipendenti
della Casaleggio Associati come Nicola Biondo o Marco Canestrari.
Casaleggio Associati ha avuto in mano i
dati personali di 30mila persone, che nel 2013 hanno dato consenso
positivo all'uso di una App per le primarie.
E' partita un'inchiesta del garante
della privacy sull'uso dei dati personali, alla Casaleggio Associati
e alla piattaforma Rousseau e vedremo come procederà: di certo
Casaleggio jr ha incontrato nel 2018 Steve Bannon e anche Farage.
Come funziona la piattaforma
Rousseau
“Io ho creato
degli Avatar in carne e ossa” sono le parole di Gianroberto
Casaleggio, confidate a Nicola Biondo. Gli avatar sono i profili
degli utenti profilati e ben noti da Casaleggio e che poi sono
diventati i deputati a 5 stelle.
I dati segreti
della Casaleggio sono poi finiti nella cassaforte dell'associazione
Rousseau che ha dentro Davide: un partito politico, di governo, ha di
fatto un unico fornitore per i servizi informatici, che non potrà
mai essere cambiato.
Noi eleggiamo i
deputati del movimento, ma che ruolo ha Casaleggio?
Tutta la
comunicazione del movimento passa per Casaleggio e per Rousseau, dopo
il 2016: erano i messaggi contro il PD, contro i suoi esponenti
locali, che le associazioni locali dovevano usare a scatola chiusa.
Come a scatola
chiusa è la piattaforma stessa, sviluppata a codice sorgente chiuso,
come fosse un segreto aziendale.
Quanto sono sicuri
i dati dei sostenitori e degli attivisti del M5S dentro la
piattaforma, visto che nessuno può controllarne la sicurezza?
Possono avvenire
violazione di dati privati?
Il voto sulla
piattaforma è tracciabile?
Cosa è successo
durante i tilt registrati ai tempi delle elezioni del 2018 per le
parlamentarie? Per la scelta del capo politico, Di Maio?
Gli unici che
parlano sono i fuoriusciti o persone che sono state cacciate dal
movimento.
Il movimento 5
stelle non fa congressi, non ci sono elezioni interne pubbliche, non
c'è tutta questa trasparenza di cui si parlava all'inizio.
Una sola persona,
Davide Casaleggio, ha in mano un potere enorme che ha declinato la
richiesta di intervista di Presadiretta.
Presadiretta ha raccontato dei rischi di tracciatura quando si va in palestra (le nostre informazioni fisiche, i dati del nostro corpo), quando si usano le tessere fedeltà nei supermercati (sanno quanto e quando spendiamo).
I dati oggi valgono più del petrolio - racconta il data analyst di Oracle, una dele società che oggi fanno data broker.
Prendono dati raccolti da milioni di device e che son venduti per pubblicità.
Sono dati personali che escono dai nostri device, siamo noi che li concediamo gratis a queste società e che poi vengono salvati in CED super sicuri come il SuperNap a Vicenza.
Riuscirà il regolamento GDPR a porre un freno a questa situazione?
I dati oggi valgono più del petrolio - racconta il data analyst di Oracle, una dele società che oggi fanno data broker.
Prendono dati raccolti da milioni di device e che son venduti per pubblicità.
Sono dati personali che escono dai nostri device, siamo noi che li concediamo gratis a queste società e che poi vengono salvati in CED super sicuri come il SuperNap a Vicenza.
Riuscirà il regolamento GDPR a porre un freno a questa situazione?
Nessun commento:
Posta un commento