L'olio esausto dopo la frittura e la
scomparsa delle api: questi i due argomenti della puntata di
Presadiretta.
Liscio come l'olio
Molti di noi l'olio esausto lo buttano
nel lavandino: quali sono le conseguenze?
Per legge siamo oobligati a riciclare
gli olii esausti che usiamo in cucina: manca l'informazione e molte
città non sono attrezzate per la raccolta.
A Roma tocca all'Ama raccogliere l'olio
esausto, nelle isole ecologiche e nelle scuole ma purtroppo le scuole
segnalate non fanno più la raccolta.
Così le persone lo sversano nelle
fogne, con conseguenze importanti sull'inquinamento delle acque: se
raccolti gli oli potrebbero essere usati per biodiesel, per esempio.
In assenza dello Stato e delle
amministrazioni, ci sono i privati che si organizzano per la
raccolta, come la signora Silvia: oggi recuperiamo solo il 25% degli
oli esausti, eppure è prezioso, perché per legge il diesel dovrebbe
contenerne una parte.
Il biodiesel emette meno co2:
l'industria del biodiesel in Italia compra gli oli anche dall'estero,
col rischio di qualche abuso.
Per esempio cisterne che arrivano da
paesi dell'Unione che non contengono oli di frittura, perché mancano
i controlli, nell'area di libero scambio.
Consideriamo gli insetti solo come un
fastidio eppure senza gli impollinatori non avremo il cibo che
mettiamo in tavola: il 40% di questi insetti sono a rischio per i
pesticidi, come i neonicotinoidi, che danneggiano le api.
L'EFSA ha emanato sette anni fa nuove
linee guida sui pesticidi ma l'Unione ne ha recepite solo una parte,
quelle che (forse) danno meno fastidio alle aziende della chimica.
Presadiretta lancia un allarme
sottovalutato dalla pubblica informazione ma non dagli esperti: la
scomparsa degli insetti, da cui dipende la crescita della frutta e
della verdura di cui ci cibiamo.
Niente caffé, cioccolato, niente
frutta e verdura, niente cime di rapa: senza api la natura sarebbe
sterile, da loro dipende la produzione di due patti su tre della
nostra cucina.
La metafora fatta da Lisa Iotti è
quella del panino vuoto: senza api e senza impollinatori avremo solo
pane e riso.
Il 40% delle api selvatiche sta
scomparendo, ad un ritmo otto volte più veloce di altre specie, in
un fenomeno simile a quello dei dinosauri del Cretaceo.
Gli apicoltori per mettere in salvo le
api devono spostare le arnie, in luoghi lontani dai pesticidi: i
primi allarmi risalgono al 2007-2008 e il problema riguarda tutta
l'Europa.
LE api sono intossicate dai pesticidi,
perdono il loro orientamento – è il grido d'allarme di un
apicoltore bretone, in un video visualizzato da 10ml di persone.
E dopo gli insetti, gli uccelli stanno
sparendo: l'ambiente sta diventando tossico per gli animali.
Sono stati analizzati i campioni presi
nei terreni dove si è registrata la moria di api? Residui di
insetticidi nel miele, anche di sostanze proibite.
La situazione già oggi è grave perché
non esiste un mondo senza api: senza api selvatiche non c'è futuro.
A Krefeld in Germania, all'istituto
entomologico, hanno raccolto gli insetti per decenni: farfalle, api e
centinaia di migliaia di animaletti, nella loro raccolta hanno
scoperto come la biomassa degli insetti volanti è crollata di tre
quanti in pochi anni ed è un declino non legato ai cambiamenti
climatici.
Dopo questo studio, sulle riviste
scientifiche scattò l'allarme, perché il rischio di perdere
l'impollinazione è peggiore del riscaldamento climatico.
Il lavoro degli impollinatori vale da
15 a 16 miliardi di euro l'anno solo in Europa: dovremo cioè trovare
un altro modo per impollinare, se non avessimo più le api o i bombi.
In Cina, per esempio, sono uomini e
donne che impollinano gli alberi, manualmente: non è solo un
problema di costi ma anche di qualità del prodotto (noi uomini non
siamo bravi impollinatori).
C'è un altro aspetto da considerare:
gli studi citati da Presadiretta dimostrano come l'impollinazione in
città sia migliore rispetto a quella della campagna. Nonostante il
cemento, nonostante le auto. Cosa c'è che non va nelle nostre
campagne?
A Orleans, al centro di ricerca, hanno
analizzato per primi gli studi pubblicati sugli insetticidi delle
industrie: i pesticidi distruggono le api, tutti gli invertebrati del
suolo e dell'acqua.
Dal 2018 i pesticidi di tipo
licotinoidi sono vietati: ma sappiamo che spesso l'industria
rimpiazza un prodotto con un altro con la stessa tossicità.
Questi prodotti intaccano il cervello
delle api, in particolare il senso dell'olfatto, usato per le
comunicazioni all'interno della colonia.
Sono i risultati scoperti nei
laboratori di Trento dove hanno condotti questi esperimenti sulle
api: le api contaminate dai pesticidi perdono la memoria, perdono la
capacità di riconoscere gli odori. Nelle api non trattate, si
ricordano di un odore anche per settimane.
Uno dei pesticidi vietati è quello
della Bayer, il Thiacloprid, usato anche nei campi attorno a Trento:
è vietato, come si è detto, dal 2018, ma può essere usato nelle
serre.
Le api è come se fossero drogate, non
riescono a scambiarsi le informazioni, le une con le altre, per
ritrovare la colonia, per trovare i luoghi dove raccogliere il
polline: “è come se non potessero parlare tra di loro”, racconta
con dolore il professor Menzel, entomologo.
Le Monde ha pubblicato diversi servizi
sull'inquinamento causato dall'industria chimica: ha studiato le
carte dello scandalo Monsanto, i Monsanto papers.
C'è una correlazione tra l'uso dei
neonicotinoidi e la morte delle api, negati dalle industrie del
settore, che tirano in ballo altre cause come l'averroa.
Ma oggi iniziano a morire anche insetti
non api, dunque deve esserci un'altra causa, non legata ai loro
nemici naturali.
Anche se oggi sono stati proibiti
questi prodotti, sono persistenti e continuano a far danni per
diversi anni, anche a lungo.
Lisa Iotti ha intervistato i vertici di
Bayer, produttrice dei pesticidi citati nel servizio: l'entomologo
della Bayer spiega di tener molto alle api, per la produzione del
cibo per gli esseri umani.
Ma non c'è nessun legame tra la moria
delle api e l'uso di questi prodotti: se li si usa correttamente, i
neonicotinoidi non sono tossici.
Gli altri studi sono solo opinioni
diverse, racconta l'entomologo della Bayer: allora perché muoiono le
api?
E' colpa dell'acaro, la risposta che,
com'è detto, non spiega la morte di altri impollinatori non legati
agli acari.
Perché le nuove linee guida di EFSA (per approvare le nuove molecole sui pesticidi) non sono state rispettate dalla stessa Unione Europea, che non ha emanato le direttive per tutte queste linee, che richiedevano nuovi test, più stringenti sugli insetti?
E' da 25 anni che sappiamo che i neonicotinoidi sono tossici, ma non abbiamo fatto nulla per limitarne i danni: il problema è solo politico, per il peso delle lobby della chimica a Bruxelles e negli altri paesi.
L'approvazione di queste norme è bloccata in Europa da un ente sconosciuto, Scopaf, che non ha una sede né si conoscono i membri.
Un ente fantasma, che non fa riunioni pubbliche: un altro scandalo dell'Unione Europea.
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