19 febbraio 2020

Il disco rotto

Un disco rotto che continua a ripetere la stessa strofa sarebbe meno fastidioso del tanto chiacchierare attorno ai problemi del governo, alle beghe dei capi partito, alle minacce dei partitini.
Meno fastidioso che non sentir parlare ancora di prescrizione, di intercettazioni.
Di responsabili con cui tenere in piedi un governo ibrido e di di un'opposizione che attacca il governo per la bassa crescita, usando l'arma del garantismo peloso contro i manettari

In un paese che, come ha raccontato l'Espresso domenica scorsa, non riesce a condannare i colletti bianchi, l'enfasi è sul blocco della prescrizione dopo la condanna in primo grado, un meccanismo che abbiamo solo noi e la Grecia.
In questi giorni 4 persone sono morte sul lavoro, dall'inizio dell'anno sono 68 le morti bianche. Alcuni ad un passo dalla pensione (quella che si deve allungare perché la vita si allunga, ma non la sua qualità).

Presadiretta lunedì ci ha raccontato dei sinistri scenari che ci attendono (in Italia e nel mondo) se non cambiamo subito rotta sulle politiche energetiche ed ambientali.

Ma il disco rotto continua a ripetere le sue strofe.
Gli immigrati, i cantieri da sbloccare, il giustizialismo, il garantismo, la guerra al reddito di cittadinanza, il finto liberismo.

Renzi è tornato dal suo viaggio istituzionale in Pakistan: lo statista andrà a chiarire la sua posizione sull'alleanza di governo da Vespa, noto luogo istituzionale.
Sapremo se il disco continuerà a suonare o meno.

Aggiornamento: su Repubblica e sul Corriere troviamo delle anticipazioni della discesa in campo del fu rottamatore "patto sulle riforme, elezione diretta del premier", per un altra legislatura costituente che non si occuperà dei problemi delle persone.



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