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Il maestro Arturo
Toscanini era uno dei candidati nelle file del partito dei fasci
di combattimento, alle elezioni del 1919.
Passato il primo ardore
“rivoluzionario”, si era allontanato dal fascismo e i rapporti
con Mussolini erano mano mano diventati più tesi: non poteva
tollerare, il maestro, la volgarità delle squadracce, la loro
prepotenza.
E l'ignoranza di un regime che
pretendeva di mettete becco anche in questioni di cultura.
Che con un decreto, a firma Mussolini e
del ministro dell'istruzione Gentile, aveva rimosso il maestro
Giuseppe
Gallignani dal suo posto al conservatorio di Milano.
La sua colpa? Non aveva mai preso la
tessera del partito fascista: per l'onta, il maestro, di cui
Toscanini era amico, si era suicidato.
I suoi funerali, nel 1923, si
trasformarono in un parapiglia tra i rappresentanti del governo
fascista e Toscanini, che già alla Scala aveva sfidato le squadracce
fasciste per non aver voluto suonare Giovinezza durante la prima.
Anche questa è una storia che
leggerete nel romanzo di Luca Crovi, L'Ultima canzone del Naviglio.
Consapevole di quello che era successo e del motivo che aveva spinto l'amico a compiere quel gesto estremo Arturo Toscanini, aveva inviato al ministro il seguente messaggio: "il maestro Gallignani, che fece per il Conservatorio ciò che nessun ministro direttore generale seppe fare, si è suicidato. Signori della Pubblica Istruzione, ministro e direttori generali, questo suicidio graverà eternamente sulla coscienza".
Dopo ne aveva spedito uno anche a Benito Mussolini: "il maestro Gallignani, vittima di una feroce ingiustizia da parte del ministro dell'istruzione, s'è suicidato stamattina. Col cuore straziato con tutte le mie lacrime, protesto contro codesto signor ministro che non ha avuto il benché minimo riguardo verso un uomo che ha dato tutta la sua meravigliosa attività per il bene del conservatorio".
Nessuna risposta era arrivata da Roma, così gli animi si erano riscaldati ancora quando un professore di musica, che era stato uno dei suggeritori dell'ingiusto decreto di Gentile, si era presentata al funerale nella speranza di tenere un discorso commemorativo. Toscanini non gli aveva dato occasione di parlare e Nel mezzo del cimitero aveva strappato gli appunti che il musicista teneva in mano. Li aveva stracciati, gettati a terra e calpestati. Poi gli aveva urlato in faccia: "Vergogna! Vergogna! Lei è un uomo senza alcuna dignità! Non ha diritto di aprire bocca, se ne vada!".Da L'ultima canzone del Naviglio Luca Crovi
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