29 novembre 2021

Anteprima inchieste di Report – l'Ilva di Taranto

Tre le inchieste che andranno in onda questa sera: una sull'Ilva di Taranto, che racconterà di come è stata avvelenata una città, cosa è cambiato oggi col passaggio allo Stato?

Il secondo servizio riguarderà la campagna vaccinale, tema quanto mai attuale oggi con la quarta ondata, la minaccia di una nuova variante e l'introduzione di questo super green pass. A seguire un servizio sul premio “Lombardia è ricerca” del 2019.

Report – lo racconta il conduttore Ranucci nell'anticipazione - farà anche il fact checking sui tanti che hanno fatto le pulci, per non dire altro, ai servizi andati in onda nelle settimane passate sui vaccini.

L'ambiente svenduto a Taranto

Taranto è diventato, in questi anni, sinonimo di Ilva, di inquinamento ambientale, del fumo che esce dai camini e che avvelena l'aria, fin dentro le case delle famiglie che vivono vicino all'impianto gestito fino al 2012 dalla famiglia Riva (che a sua volta lo aveva preso dallo Stato, dopo le privatizzazioni degli anni '90).

Il processo per disastro ambientale a Taranto ha portato in primo grado ad una serie di condanne per 300 anni di carcere ai 47 imputati: cosa è cambiato oggi, per quelle persone che si sono battute per anni contro l'inquinamento, subendo pure il ricatto del posto di lavoro?

Tra i condannati l'ex presidente Nichi Vendola, che avrebbe fatto pressioni sull'allora direttore dell'Agenzia per l'ambiente pugliese, Giorgio Assennato.

A Report ha raccontato che non aveva il potere di chiudere l'azienda e che, anzi, la chiusura avrebbe portato ad un altro problema, quello della perdita dei posti di lavoro.

Report è andata a scovare anche Fabio Riva, vicepresidente della società Riva Fire ed ex proprietario, anche lui condannato in primo grado.

Al centro dell'inchiesta il ruolo di Archinà, il responsabile delle relazioni istituzionali dell'Ilva negli anni della proprietà Riva, secondo cui la stampa va comprata per tagliargli la lingua ed evitare che racconti dei problemi dell'Ilva, dell'inquinamento, delle malattie.

Ma soprattutto verranno raccontati gli effetti dell'inquinamento sulla terra, nell'aria e nel mare: il 18 ottobre scorso la Guardia Costiera, nel corso dell'operazione Oro di Taranto, ha rimosso 22 tonnellate di cozze nel braccio di mare più vicino all'acciaieria, un mare inquinato.

In questa zona non c'erano titoli per coltivare e allevare i mitili, suscitando la reazione dei pescatori che lavorano in questo tratto di mare: un sequestro fatto per motivi sanitari ma anche perché quegli allevamenti sono considerati abusivi. Ma dietro ci sono gli impatti economici sui pescatori che vivono su questo: nell'acqua era presente la diossina, dicono le carte, ma nell'aria ne è presente di più – è la difesa degli allevatori.

“L'abbiamo inquinato noi il mare?” è la difesa dei pescatori.

L'inquinamento dell'Ilva non sta portando solo al rischio della chiusura dell'impianto, ma ha portato anche alla perdita di posti nel settore dell'allevamento e anche nella miticultura, mille posti dal 2011 ad oggi.

A separare le case del quartiere Tamburi dalle acciaierie ci sono le collinette ecologiche costruite lungo il confine della fabbrica per contenere la diffusione delle polveri minerarie. Ma di ecologico hanno solo il nome, nel 2019 la procura di Taranto sequestra questi 9 ettari definendoli una enorme discarica abusiva di rifiuti industriali: sono stati trovati diossine, policloro bifenile, idrocarburi, su terreni mai bonificati – spiega al giornalista Luciano Manna dell'associazione Veraleaks.

A fianco delle collinette che contengono veleni ci sono scuole, le abitazioni, le persone.

Il 10 maggio scorso la rivista Natura pubblica un report del professor Lucchini che mette in relazione l'esposizione ad un mix di metalli come piombo e arsenico e lo sviluppo cognitivo dei bambini: “stiamo parlano delle sviluppo delle cognizioni nervose, cose importanti, in realtà possono portare all'autismo o nel deficit intellettivo.”

Lo studio ha suddiviso i bambini in tre fasce: quelli più vicini all'Illva, quelli ad una distanza media e infine quelli più lontani, quali le differenze?

“La cosa che ci ha colpiti è stata vedere una differenza di dieci punti di quoziente intellettivo tra le aree più lontane e quelle più vicine, questa è una grossa differenza.”

Lo studio era iniziato nel 2012, ma i ricercatori sono ritornati nel 2019, cosa è cambiato in qusti anni?

“Abbiamo notato che la differenza di dieci punti intellettuali era un po' aumentata di un paio di punti in più e questo ci ha preoccupato questa cosa.”

Un bambino che nasce e cresce a Tamburi ha un quoziente intellettivo di 12 punti più basso rispetto a un suo coetaneo che vive in un quartiere accanto.

Ma dentro l'acciaieria la situazione è peggiore: a Luca Bertazzoni sono stati mostrati dei video che riprendono il lavoro degli operai, costretti a raccogliere col badile il materiale che cade dai nastri trasportatori, materiale nocivo che contiene idrocarburi e metalli dentro la pancia dell'altoforno.

Oggi Acciaierie Italia, la nuova Ilva in mano allo Stato produce pochi milioni di tonnellate annue di acciaio, sotto i picchi degli anni dei Riva dove si arrivava anche a duecento tonnellate annue: in Italia avremmo bisogno di quell'acciaio per le nostre imprese che renderebbe Ilva una macchina per fare soldi – spiega il giornalista del Sole 24 ore Paolo Bricco, ma nel frattempo i suoi dipendenti sono in cassa integrazione (sono 3500) e tutti fanno affari sull'acciaio, tranne lo Stato (che è oggi in joint venture con Mittal attraverso Invitalia) e Taranto.

Perché in due anni si è perso 1 miliardo di euro perché, guardando i bilanci come ha fatto il consulente finanziario Bellavia, sono aumentati i costi.

La scheda del servizio: Il prezzo dell'Acciaio di Luca Bertazzoni con la collaborazione di Edoardo Garibaldi, immagini di Davide Fonda e Ahmed Bahaddou

Il 31 maggio scorso la Corte di Assise di Taranto ha condannato in primo grado i 47 imputati del processo Ambiente Svenduto a 300 anni di carcere. Per i magistrati dal 1995 al 2012 fu disastro ambientale. Cosa è cambiato oggi con la nuova proprietà e l'ingresso dello Stato rispetto ai tempi in cui le acciaierie erano gestite dalla famiglia Riva? Attraverso un viaggio nella città di Taranto, Report racconta la contaminazione di un territorio inquinato, con il divieto di pascolo nel raggio di 20 chilometri dallo stabilimento ex Ilva e la coltivazione abusiva di cozze nel primo seno del Mar Piccolo. Una serie di video inediti raccolti da operai all’interno dello stabilimento mostra le attuali condizioni di lavoro dell'acciaieria più grande d’Europa. Le telecamere di Report si spostano poi nella Ruhr, un tempo una delle regioni più inquinate della Germania, che da anni ha avviato un percorso di riconversione e riqualificazione delle vecchie acciaierie.

La campagna dei vaccini

Dobbiamo salvaguardare la normalità per gli italiani, quelli vaccinati almeno, ci dice il presidente del Consiglio. Che tradotto in termini pratici, vedendo anche le ordinanze dei sindaci, significa salvaguardare lo shopping e il diritto di andare al ristorante.

Niente chiusure, dunque, ma di fronte alla quarta ondata, le misure messe in atto sono il ritorno alle mascherine, il super green pass (ovvero solo se sei vaccinato puoi partecipare ad eventi al chiuso, come cinema o palestre), da esibire anche sui mezzo del trasporto locale.

Nessun invito allo smart working, che eviterebbe inutili rischi sui mezzi e sui luoghi di lavoro.

Ma tutto questo ci salverà da una nuova ondata? I numeri al momento ci devono preoccupare, ma non siamo messi come lo scorso anno: vero è che ci siamo affidati solo ai vaccini, in questi mesi, vaccini che paghiamo caro dalle grandi case farmaceutiche, che si sono rifiutate di liberare i brevetti per aiutare le campagne vaccinali anche nei paesi del sud del mondo: “ogni sei booster somministrati nei Paesi ricchi c'è una prima dose nei Paesi a basso reddito, ha denunciato l'Oms” si racconta nell'anticipazione del servizio.

Servirebbe allora un vaccino meno costoso, spiega il dottor Crisanti, scettico anche sulla vaccinazione ai bambini.

La scheda del servizio: Contrordine compagni,il Covid è tornato di Manuele Bonaccorsi, Lorenzo Vendemiale

Report ritorna sul tema della terza dose, dopo il pezzo “Non c’è due senza tre” del 1 novembre, che ha suscitato un’aspra polemica politica. Report aveva raccontato le scelte di Israele che, dinanzi alla perdita di efficacia dei vaccini dopo 6 mesi, aveva deciso di offrire il booster a tutta la popolazione. Mentre in Italia - nonostante alcuni segnali di crescita dei contagi, specie tra i sanitari - la durata del green pass era stata estesa da 9 a 12 mesi. Dopo la messa in onda del servizio alcuni politici ci avevano accusato di essere "novax e complottisti”. Come è andata a finire?

L’Italia alla fine ha deciso di fare come Israele: il green pass torna a nove mesi e viene introdotto l’obbligo della terza dose per i sanitari, gli insegnanti, le forze dell’ordine.

Per sconfiggere davvero il Covid 19 potrebbe servire un vaccino di nuova generazione. Le telecamere di Report sono andate a Tours, in Francia, dove sta iniziando il trial di un vaccino nasale, che potrebbe permettere, se somministrato alla maggioranza della popolazione, di raggiungere davvero l’immunità di gregge ed eradicare il virus.

Report, infine, racconterà alcuni retroscena dello Pfizergate, lo scandalo internazionale sulla conduzione dei trial di Comirnaty, il vaccino Mrna più diffuso al mondo: grazie alla collaborazione col British Medical Journal, una delle più prestigiose riviste scientifiche del mondo e tramite audio e documenti finora mai pubblicati, svelerà le inefficienze e le imprecisioni metodologiche dello studio clinico che ha portato all’approvazione del vaccino, emerse grazie alle informazioni raccolte da Brook Jackson, ex manager di Ventavia, una società texana impegnata nel trial di Comirnaty. Secondo le agenzie regolatorie americana ed europea le rivelazioni della manager non inficiano le certezze scientifiche su sicurezza ed efficacia del siero. Ma aprono uno squarcio sulle carenze dei controlli condotti dai regolatori sui trial del vaccino più diffuso al mondo.

Il premio Lombardia è ricerca

Il premio Lombardia è ricerca mette un palio un milione di euro al miglior ricercatore, che meglio si è distinto nel suo lavoro: chi ha vinto il premio lo scorso anno?

A gennaio 2020, prima della pandemia, il professor Incalzi, presidente dell'associazione italiana di gerontologia e geriatria, scrive al presidente della regione Fontana esprimendo la sua disponibilità a supportare la regione qualora avesse intenzione di promuovere iniziative e attività a favore dell'healthy aging, senza però ricevere risposta. Nel gennaio 2020, racconta un altro gerontologo Ettore Bergamini, la regione aveva già ricevuto una informativa secondo cui sarebbe stato utile valorizzare i geriatri locali che avevano delle informazioni molto importanti per una prevenzione primaria e probabilmente le persone avrebbero affrontato la malattia in condizioni diverse.

La fotografia dell'Eurostat della pandemia in Lombardia è impietosa – racconta il servizio di Luca Chianca: la Lombardia è la regione che ha contato più morti nella prima fase della pandemia e tra questi, gli anziani sono quelli che hanno avuto la peggio.

Tuttavia a gennaio 2020 Fontana durante la premiazione ha celebrato il suo modello sanitario: “io credo che il nostro modello sia un modello che dobbiamo continuare a portare avanti, anzi sono convinto che dovrebbe essere esportato nel resto del paese”.

Così vincente questo modello da non aver bisogno dei suggerimenti e della disponibilità del dottor Incalzi? “Sei un buffone e basta” è stata l'unica risposta che il giornalista di Report è riuscito ad ottenere.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

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