Report si occuperà degli appalti sulle ferrovie italiane, tra sprechi e infiltrazioni delle mafie, bandi su misure per certe imprese e costi esorbitanti per le assicurazioni.
Si tornerà a parlare delle telecamere di sicurezza made in China e poi una intervista al presidente Fifa Gianni Infantino.
Lo stato dei trasporti ferroviari in Italia
Alle
infrastrutture andranno una buona parte dei fondi del pnrr, ben più
di quelli destinati a sanità e scuola: di questi ben 20 miliardi
saranno destinati all'alta velocità. Ma in che modo verranno spesi
questi soldi, in quali regioni, per quali opere?
Danilo Procaccianti nel suo servizio si è immaginato un turista in visita alla regione Sicilia che dopo aver visitato l'Etna, decide di andare a vedere Trapani e provincia, muovendosi in treno. Orario di partenza da Catania 9.15, per partire con un autobus sostitutivo, perché ci sono lavori sulla linea. Prima fermata Dittaino in provincia di Enna: scesi dal bus, ecco il treno fino a Palermo, alle 12.34. Da Palermo a Trapani mancano solo 100km: il treno in partenza alle 13.11 si ferma a Piraineto, in mezzo al nulla, per due ore di attesa per una coincidenza che non porta a Trapani perché la linea diretta è interrotta a causa di alcune frane da febbraio 2013 quando diversi smottamenti hanno bloccato la linea.
Dopo 9 anni solo pochi giorni prima del servizio è stato pubblicato il bando per i lavori: così il giornalista anziché andare dritto a Trapani, scende giù fino a Castelvetrano, a vedere il luogo dove fu ucciso il bandito Giuliano, per cambiare poi treno e risalire a Trapani, dove arriva alle 19, 11 ore dopo la partenza, per fare 330 km.
Danilo Procaccianti ha provato il viaggio inverso, da Ragusa a Catania, provando l'ebbrezza del furgoncino sostitutivo: a maggio 2011 è crollata un'arcata di un ponte tra Caltagirone e Gela e da allora il traffico è interrotto, spiega Giosuè Malaponti del comitato pendolari siciliani che, aggiunge “oggi assistiamo ad un rifinanziamento di 10ml per la progettazione del viadotto.. non possiamo aspettare altri dieci anni per la riapertura della Catania Caltagirone Gela.”
In Sicilia non vale
nessun modello Morandi, il ponte è stato fatto saltare nel 2014 e di
lavori per la ricostruzione neanche l'ombra, così per fare 100km si
impiegano 4 ore, un disastro che nemmeno i politici non possono non
vedere.
11 ore da Catania a Trapani, 13 ore da Trapani a
Ragusa, 4 ore per fare 100km da Ragusa a Catania: questi i tempi per
muoversi in Sicilia, che se paragonati al alcune tratte del nord
gridano vendetta. Milano Bologna, 210 km, solo un'ora con l'AV.
Sono ferrovie da terzo
mondo – ammette il presidente Nello Musumeci - “ed è quello che
ho detto al ministro dei trasporti, l'ho detto a Giovannini, l'ho
detto alla De Micheli e prima di dirlo alla De Micheli l'ho detto a
Toninelli.. ” Ma Musumeci, pur essendo uno che conta, non è al
momento riuscito ad ottenere molto dal governo o dai governi. Perché
rimane solo la vocazione suicida, mettersi in mezzo ai binari con un
biglietto con su scritto “mi ammazzo perché i governi centrali da
settantanni non potenziano le ferrovie in Sicilia..”.
In
Sicilia, giova ricordarlo in un momento in cui si celebra con gaudio
la linea ad AV tra Milano e Parigi, su 1369 km di rete ferroviaria,
1146 sono a binario unico e 578 sono non elettrificate.
Eppure le
ferrovie dello stato sono finanziate con le tasse di tutti i
cittadini, anche di quelli siciliani: Francesco Ramella, docente di
Trasporti a Torino, racconta a Report che “dal 1990 al 2016 la
spesa è di poco inferiore a 500 miliardi, ogni anno Ferrovie ci
costa come Alitalia in tutto il dopoguerra.”
Ogni anno lo Stato
investe in FS 10-12 miliardi: come sono spesi questi soldi, come sono
spesi per il sud, per la Sicilia? In questa regione non hanno freccia
rossa o AV, pochi giorni prima del servizio si è fatto festa per la
partenza del freccia bianca tra Palermo-Catania-Messina, i freccia
bianca che nel resto d'Italia sono entrati in servizio dieci anni
fa.
Ma è comunque un motivo per brindare e vantarsi del passo in avanti, per il sottosegretario siciliano ai trasporti, Cancelleri del m5s: in realtà i numeri dati dal sottosegretario non sono veri, da Palermo a Catania il freccia bianca impiega 3 ore e 7 minuti, il regionale veloce ne impiega 3 ore e 9 minuti. Cambia solo il prezzo: la freccia costa 28 euro, il regionale 14 euro.
La solita manovra di
marketing, che arriva ora dal partito a 5 stelle che una volta
criticava le inaugurazioni in pompa magna degli altri partiti: il
nuovo treno non va più veloce, semplicemente garantisce le
coincidenze, cosa che si poteva già fare con un regionale veloce. E
un bel bar a bordo.
Chi dovrebbe progettare, appaltare, potenziare i servizi regionali è Ferrovie dello Stato: all'interno del palazzo però – racconta il servizio – sono entrati casalesi come ipotizza una inchiesta della procura di Napoli, che coinvolge Nicola Schiavone, nipote di Sandokan oltre ad alcuni dipendenti di RFI.
Il servizio racconterà
anche della strage
di Viareggio, l'incidente avvenuto nella stazione e che costò la
vita a 32 persone, il 29 giugno 2009.
Un incidente ferroviario
senza colpevoli, che si è trascinato per anni tra perizie e
controperizie: chi aveva responsabilità del deragliamento di quel
treno cisterna che trasportava gas gpl?
Quel gas fece da innesco
ed esplose, distruggendo un'intera via: lo scorso gennaio la sentenza
della Cassazione, dopo 12 anni, ha escluso l'aggravante del delitto
colposo mandando in prescrizione il reato per gli imputati, tra cui
l'ex AD di RFI Moretti.
“Sono state cancellate 32 vite per i
soldi, per il profitto, per il guadagno” è il commento amaro di
Daniela Rombi, dell'associazione dei familiari delle vittime della
strage: quel reato non esiste più per la giustizia italiana,
qualcosa che è difficile da accettare per i parenti delle vittime
che, a prescindere dal corso del processo, ritengono i vertici di RFI
ancora oggi responsabili dell'incendio che ha ucciso queste 32
persone che, racconta ancora Daniela Rombi, erano in casa.
Il pm
che ha sostenuto l'accusa in primo e secondo grado è Salvatore
Giannino, ora sta preparando il nuovo processo d'appello: “i
familiari delle vittime hanno ragione” ammette a Danilo
Procaccianti, “[la sentenza della cassazione che ha tolto
l'omicidio colposo] è un non senso, perché il fatto è lo stesso,
quelle stesse condotte poste in essere nello stesso tempo hanno fatto
si che morissero 32 persone, ci fosse l'incendio e l'esplosione delle
case e ci fosse il disastro ferroviario.”
Le indagini e i processi hanno stabilito le cause e le responsabilità dell'incidente: il treno cisterna è deragliato perché un asse era arrugginito e si è spezzato, per questo sono stati condannati i proprietari stranieri del carro. E le nostre Ferrovie dello Stato? L'allora AD Mauro Moretti disse subito che loro non centravano nulla perché il carro lo avevano noleggiato: “ogni proprietario fa i controlli sui suoi” spiegava nell'intervista al TG1 del giugno 2009.
Il processo ha stabilito che quanto ha detto Moretti sui controlli non corrisponde al vero, sconfessandone la linea difensiva, le società italiane dovevano controllare i carri, non dovevano accontentarsi del foglio che la società tedesca (i proprietari di quel carro) dava a FS. E in ogni caso, racconta il pm, nemmeno quei fogli avevano controllato, “perché in quei fogli i nostri consulenti si sono accorti che il carro non poteva circolare in sicurezza, una omissione gravissima per scelta, perché la loro politica era proprio questa, io noleggio all'estero e non mi occupo più di nulla.”
La sentenza della Cassazione dice anche qualcosa sulla prescrizione di Moretti: se l'ex AD intende rinunciarne deve ritornare in aula e richiederla (la rinuncia) nuovamente. E' un inciso delle motivazione della sentenza che ha fatto sobbalzare i parenti delle vittime, che in aula avevano udito bene le parole di Moretti di voler rinunciare alla prescrizione, pur consapevole che quella rinuncia non era solo per il processo in appello ma sarebbe stata valida anche per gli ulteriori gradi di giudizio. La Cassazione avrebbe dunque offerto all'ex amministratore una via d'uscita “adesso vediamo se veramente ha rinunciato perché è una persona coerente oppure no” commenta Marco Piagentini dell'associazione vittime.
Moretti parlerà in tribunale, ha scelto di non rispondere alle domande di Report: le condanne prese in primo e secondo grado non ha mai avuto ripercussioni sua sua carriera, prima in Ferrovie dello Stato, poi in Finmeccanica e infine nel 2021 AD di PSC Group. Nel 2010, l'anno dopo la strage, era stato nominato dal presidente Napolitano cavaliere del lavoro, una scelta che ha fatto arrabbiare i parenti delle vittime dell'incidente.
La scheda del servizio BINARIO D’ORO di Danilo Procaccianti con la collaborazione di Norma Ferrara, Marzia Amico e Alessia Marzi
Ferrovie dello Stato è una delle prime aziende italiane per numero di dipendenti, ne ha 83.000 ed è una società per azioni controllata al 100% dal Mef, quindi controllo interamente pubblico. Negli ultimi 30 anni con la fiscalità generale sono andati 470 miliardi di euro a ferrovie, un quinto del debito pubblico. Le ferrovie sono pesantemente sussidiate perché considerate un servizio sociale. Eppure ci sono posti in Italia dove il treno è un miraggio. In Sicilia ci vogliono 11 ore per andare da Catania a Trapani, 13 ore da Trapani a Ragusa. Con il PNRR alle ferrovie andranno 25 miliardi. Sono in buone mani? Una recente inchiesta della Procura di Napoli ipotizza il coinvolgimento del clan dei casalesi negli appalti di Rete Ferroviaria Italiana e poi c'è l'inchiesta della procura di Roma sul settore assicurativo di Ferrovie dello Stato, con la polizza misteriosa dell'ex amministratore delegato Gianfranco Battista che ha avuto un risarcimento per malattia di 1.6 milioni di euro. Una cifra enorme e non lontanamente paragonabile ai risarcimenti riconosciuti ai familiari delle vittime della strage di Viareggio.
Le telecamere delle aziende cinesi
Le avranno tolte alla Rai le telecamere della Hikvision, quelle che, come aveva scoperto il servizio di Report a maggio, erano collegate ad IP di server cinesi?
A giugno 2021 dopo il servizio di Report Consip ha preso in mano lo scottante dossier: la prima gatta da pelare è la gara da 65 ml di euro per la videosorveglianza, aggiudicata in modo quasi definitivo a ottobre da un'azienda che si apprestava ad installare quasi esclusivamente Hikvision. Consip si è rivolta ai servizi di intelligence e all'agenzia per la cybersicurezza. Giulio Valesini ha avuto modo di intervistare l'AD di Consip Cristiano Cannarsa: “noi abbiamo avuto già una interlocuzione con questi soggetti preposti per la sicurezza nazionale, ai soggetti aggiudicatari di questi dieci lotti chiederemo se rispetto a questi punti che ci sono stati sottoposti, come condizione ..”
Quali sono questi dieci punti per le condizioni, chiede allora il
giornalista:
“Funzioni di comunicazione con l'esterno, il fatto
di poter disabilitare l'amministratore di sistema ..”
Sulle
telecamere di una certa provenienza sono stati alzati i livelli di
sorveglianza: “i punti sono quelli che voi [di report] sapete bene
e che avete già evidenziato nei vostri servizi. Se non dovessero
rispettarli noi renderemo noto in sede di aggiudicazione, daremo
pubblicità alle amministrazioni che così sapranno cosa comprano.
Quando lei, su un pacchetto di sigarette legge nuoce gravemente alla
salute, lei che fa?”.
Gli obiettivi da proteggere nel nostro paese da due anni sono
dentro un perimetro segreto ma anche molto ristretto, lasciando fuori
molti siti comunque sensibili come i tribunali, le caserme, gli
aeroporti, le stazioni ferroviarie e molto altro ancora.
Da questa
estate però tutto passa per l'agenzia per cybersicurezza voluta da
Mario Draghi: alla guida c'è uno dei massimi esperti italiani in
materia, Massimo Baldoni, proveniente dal DIS, i dipartimento
informazioni per la sicurezza, che coordina i nostri servizi segreti.
Oggi deve mettere in sicurezza un paese che per anni ha trascurato i
rischi informatici.
Come pensate di proteggere gli obiettivi
sensibili del nostro paese?
“C'è una gestione del rischio che
viene fatta tenendo conto di due cose fondamentali: l'oggetto che
devo installare e dove lo vado ad installare.”
Da luglio
2020 le telecamere Hikvision e Dahua non hanno più la
certificazione Onvif: questo è
il nome del consorzio che da il bollino e che, sulla base delle
restrizioni decise dal governo americano, non assicura più che le
telecamere Hikvision e di altri marchi parlino la stessa lingua dei
prodotti usati nella pubblica amministrazione italiana. Tra questi
c'è la Dahua technology: in Italia i suoi affari stanno andando a
gonfie vele, un terzo delle telecamere vendute hanno il loro brand,
sorvegliano la città del Vaticano e a settembre dello scorso anno
hanno piazzato 19 termo scanner per il riconoscimento facciale
davanti Palazzo Chigi.
Giulio Valesini era andato ad incontrare i
vertici aziendali della Dahua in Italia i quali avevano ammesso di
non conoscere le leggi sulla sicurezza cinesi, nessuno gliele aveva
dette. Il presidente della Dahua Italia è un cittadino cinese,
principale azionista del gruppo, difficile che possa disobbedire al
governo mettendo a rischio libertà e miliardi: passato un anno hanno
perso la certificazione Onvif, sebbene all'azienda risulti valida
ancora la certificazione fino al dicembre 2022.
A Report risulta
che la Dahua non possa più certificare i prodotti da luglio 2020: “a
noi risulta l'opposto” risponde il general manager Pasquale Totaro
“se così non dovesse essere comincio a vedere una certa
discriminazione razziale, in una forzatura del genere, perché non si
sta più parlando di sicurezza ma di esseri umani discriminati.”
Discriminati in quanto azienda cinese: una discriminazione razziale secondo il general manager “in quanto non c'è nessun termine tecnico che vada ad avvalorare l'esclusione dell'Onvif dal punto di vista della sicurezza. Se me la trovano io sarò il primo a dire, fate benissimo.”
C'è un dettaglio, nella mega gara Consip per il rinnovo delle telecamere di videosorveglianza per la ppaa la certificazione Onvif è un requisito necessario: un problema tecnologico, spiega l'AD di Consip. E' solo quello?
La scheda del servizio
IL
RITORNO DEL DRAGONE di
Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella con la
collaborazione
di Norma Ferrara ed Eleonora Zocca
A maggio Report aveva svelato anomalie sulle telecamere di sicurezza di una nota marca cinese piazzate a sorvegliare una importantissima sede Rai. Dopo lo scoop abbiamo ricevuto numerose segnalazioni tra cui una inquietante: una simile anomalia ha colpito anche l’aeroporto di Fiumicino. Chi controlla gli occhi elettronici che ci sorvegliano ogni giorno? E cosa succederà alla gara Consip da ben 65 milioni di euro aggiudicata a ottobre che potrebbe aprire le porte degli edifici governativi italiani a decine di migliaia di dispositivi che in altri Paesi sono banditi?
La riforma del calcio italiano
Quanto è sostenibile come modello di
sistema per il calcio italiano? E quanto a livello europeo?
Una
domanda che si pone dopo le inchieste sulle squadre di calcio
italiano e dopo il tentativo fallito di creazione di una super lega
europea (che dietro aveva l'esigenza di colmare i vuoti di bilancio
delle squadre).
Il 16 dicembre scorso i presidenti
delle squadre di calcio di serie A si sono riuniti a Roma per
l'assemblea annuale, era l'occasione per confrontarsi sui problemi
della Lega e per trovare una riforma condivisa. Secondo il presidente
del Torino Cairo, in questo momento i fondi sono utili per coprire le
finanze delle squadre.
La Lega deve monitorare meglio i bilanci
delle sue squadre? L'AD dell'Inter Marotta ritiene che la Lega non
abbia tutti questi poteri, è la federazione che ha i poteri.
Dopo
le inchieste sulle plusvalenze, sul potere dei procuratori è il
momento di riformare il calcio? Il general manager della Fiorentina
Joe Barone ritiene di si, per tutti i tifosi, per i nuovi investitori
che stanno entrando o che entreranno nel calcio. C'è stato un
rilassamento delle regole – chiede il giornalista allora: “se a
gennaio ci sono squadre che non hanno ancora pagato l'Irpef c'è un
problema, il debito che hai col governo lo puoi utilizzare nel
mercato di gennaio ..”
Il presidente del Napoli De
Laurentiis è duro: “non mi fate parlare perché se mi metto a
parlare del calcio scoppia il finimondo, io ne ho talmente le palle
piene, mi hanno impedito per due anni di andare a casa mia a Los
Angeles, non vedo l'ora di fare un mese rigeneratore.. ”
Il
Napoli è uno dei pochi club coi conti in ordine: se si permette ad
alcune squadre di partecipare al campionato e a fare acquisti, non
avendo però i conti a posto, non è concorrenza sleale? “Lo ha
detto lei, non glielo devo dire io, ci si arriva da soli. Ma queste
sono le responsabilità della Federcalcio, la Lega se è una
associazione di società per azioni, quindi indipendente, dovrebbe
pagare la Federcalcio solo per fare segretariato, invece è diventato
un centro di potere perché ognuno istituzionalmente si mette una
medaglia.”
Nel frattempo che parta la riforma di cui
parlerà nell'intervista il presidente Fifa Gianni Infantino, in
Italia stanno nascendo squadre di calcio “popolari”, dove gli
azionisti sono gli stessi calciatori e i tifosi, perché “il calcio
è della gente”, come sostengono al Palermo
Calcio Popolare, di cui portavoce è Giuseppe Vassallo.
Un'idea
nata in un pub, davanti ad una birra, quando degli amici del calcio
moderno, stanchi di vedere il calcio in mano ad un padrone, a volte
due, stanchi di vedere calpestate maglie e colori.
“Siamo una
squadra che va avanti grazie alla colletta” racconta l'allenatore
Gabriele Mirto e questo concetto lo vogliono portare nel campo,
l'aiutarsi tra di loro, come una comunità, ancora più di una
famiglia, perché la famiglia non si sceglie mentre la comunità in
cui siamo la scegliamo.
La scheda del servizio PALLA AVVELENATA di Daniele Autieri con la collaborazione di Federico Marconi
Una riforma internazionale per fermare il «far west delle transazioni». In un’intervista esclusiva rilasciata nella sede di Zurigo, il Presidente della FIFA Gianni Infantino racconta i dettagli della riforma del sistema delle intermediazioni che sarà lanciata nel 2022 e si esprime sugli scandali che hanno segnato negli ultimi mesi il mondo del calcio, a cominciare dai procuratori fino alle plusvalenze fittizie.
Il numero uno del calcio mondiale ammette che fino ad oggi il «sistema ha fallito» e stimola le federazioni nazionali ad avviare riforme serie, che comprendano anche l’inserimento di modelli oggettivi di valutazione dei calciatori, in modo da evitare la prassi delle plusvalenze fittizie.
Un vero e proprio sistema, come dimostra un’intercettazione inedita all’interno della quale l’ex-presidente del Cesena, Sergio Lugaresi, si confida con l’ex-numero uno della Lega Calcio di serie B, Andrea Abodi.
Mentre la procura di Torino indaga sulle operazioni di mercato della Juventus e quella di Milano sulla presunta evasione fiscale da 60 milioni di euro del procuratore Fali Ramadani, documenti e testimonianze inedite ricostruiscono le responsabilità della crisi del calcio.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
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Mi raccomando, siate umani