15 dicembre 2021

Il terzo uomo, di Graham Greene

 


Non sai mai da che parte ti arriva il colpo. La prima volta che vidi Rollo Martins, la nota che scrissi su di lui per il mio schedario alla polizia diceva così: «In circostanze normali un simpatico idiota. Beve troppo e può combinare qualche guaio, Non c'è una volta che non alzi gli occhi e non faccia qualche commento quando passa una donna, ma tutto sommato credo che preferisca evitare complicazioni. Non dà l'impressione di essere veramente adulto, il che spiega forse la sua adorazione per Lime».

Scrissi «in circostanze normali» perché la prima volta che lo incontrai fu al funerale di Harry Lime.

Per quelli come me, amanti dei film in bianco e nero, come quelli di Hitchcock o quelli sul commissario Maigret con Jean Gabin, Il terzo uomo di Carol Reed è sicuramente un film cult, uno di quelli da rivedere ogni tanto.

Per Sellerio è uscita la riedizione del libro scritto da Graham Greene che è stato lo sceneggiatore del film: questo è uno dei casi in cui il libro è uscito successivamente, sebbene l'autore scriva nelle note che trovare alla fine “Il terzo uomo è stato scritto per essere visto, non per essere letto.”

Ma nulla cambia della bellezza di questo breve giallo che, dopo tanti anni, mantiene tutta la sua freschezza e originalità, dove troviamo l'intrigo, il giallo e situazioni al limite del grottesco, dove i personaggi vengono messi a nudo, anche nelle loro fragilità.

Tutti conosciamo la storia raccontata: Rollo Martins, scrittore di libri western, viene invitato nella Vienna occupata dalle forze alleate, ancora coperta di neve, dall'amico Harry Lime, per scrivere degli articoli sugli aiuti ai rifugiati.

Si presenta in città con cinque sterline in tasca e viene subito scambiato per un altro scrittore, molto più famoso di lui, con cui condivide lo pseudonimo Dexter.

Ma arriva troppo tardi: Harry è morto gli dice un suo vicino di casa, il signor Koch, investito da una macchine mentre attraversava la strada, per andare incontro ad un amico.

Al cimitero si trova di fronte una bara calata dentro un fosso, scavato nella terra ghiacciata, ai pochi amici di Harry e ad una ragazza che sta piangendo.

Tutta la storia, l'indagine sulla morte dell'amico Harry che Rollo inizia fare di testa sua, gli incontro su e giù per la città, la buffa presentazione ad un circolo culturale dove viene scambiato per il celebre scrittore Dexter, viene raccontata in prima persona dal colonnello Calloway, un ufficiale inglese anche lui presente al cimitero.

Perché Harry Lime non era quel simpatico sbruffone come nei suoi ricordi: era dentro il mercato nero, un trafficante su cui la polizia militare, di cui il colonnello Calloway fa parte, aveva messo gli occhi, per smantellarla.

«Ho intenzione di non andarmene di qui finché non avrò dimostrato che si sbagliano». Kurtz si voltò di scatto e il parrucchino gli scivolò appena appena. [..]

mentre una mano rassettava il parrucchino, l’altra, nel suo lieve passaggio sulla bocca, ne cancellava quel sorriso come se non ci fosse mai stato.

Rollo, tra un bicchierino e l'altro, incontra tutti i suoi amici, perché vuole capire se le accuse fatte all'amico, di cui ancora si ricorda il sorriso, quel motivetto fischiato, era veramente un criminale. E anche per capire come sia morto, perché c'è qualcosa che non torna: chi era quel terzo uomo presente attorno al cadavere di Harry?

La cosa che più mi ha sorpreso di questo giallo è proprio l'originalità dello stile: è scritto tutto in prima persona, attraverso lo stile rigoroso del colonnello inglese, dove è lui che racconta quello che Harry gli confida, nei brevi incontri.

Nello stesso stile si raccontano passaggi anche umoristici come l'incontro coi lettori in cui Martins viene scambiato per lo scrittore Dexter e risponde a modo suo alle domande, con un tono così irriverente da apparire paradossalmente un intellettuale originale.

In questo romanzo, asciutto, senza una parola di troppo, non troviamo eroi: non lo è Harry Lime, “uno dei peggiori ingrassatori” lo definisce il colonnello Calloway, rappresentazione del male che, “come Peter Pan, portava con sé il dono orribile, tremendo, dell’eterna giovinezza”.

non lo sono i suoi sodali, il dottore che vive in uno studio lindo, l'ometto con quello strano parrucchino.

E non lo è nemmeno Rollo Martins, un personaggio diviso in due, tanto impulsivo a volte da arrivare a prendere a pugni un soldato inglese, tanto sentimentale da innamorarsi proprio della donna del suo amico, l'ungherese Anna Schmidt.

Oltre al terzo uomo, come racconta la scrittrice Ben Pastor nelle note iniziali del libro, l'altro uomo è la città di Vienna: città occupata dalle quattro potenze vincitrici controllano la città divisa in settori, i cui soldati pattugliano assieme le strade poco sicure, specie nella zona russa:

Di notte è meglio starsene nella Città Interna o nelle zone controllate dalle tre potenze alleate, anche se la gente viene rapita anche lì..”

Una città dove si pensa a sopravvivere, anche con mezzi poco leciti dominata dalla grande ruota panoramica che si solleva sopra le persone: “continuava lenta a girare su basamenti di giostre che parevano macine da mulino in abbandono”.

Una città buia, fredda, così silenziosa di notte da sentire dietro di sé i passi di qualcuno che ti stia seguendo, come succede allo scrittore innamorato Rollo Martins.

Martins si voltava a ogni passo smorzato che udiva alle sue spalle, come se quel terzo uomo che tutti loro proteggevano a qualunque costo lo seguisse..

La scheda del libro sul sito di Sellerio

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