All’inizio erano in tre: Sarti Antonio, sergente; Prenotato Salvatrice, agente scelta; Cantoni Felice, agente. Agente e basta. Erano già la Compagnia della Malora. Più avanti si sono aggiunti Locasciullo e Feliciani, della scientifica, e, a partire da oggi, Pierotti Luigi, agente scelto.
Ma quanto è cupo e dal sinistro sapore profetico quest’ultimo romanzo (temporalmente, intendo) di Loriano Macchiavelli con protagonista Sarti Antonio, sergente?
La stagione del pipistrello è un giallo ambientato in un non ben identificato futuro prossimo, alla fine della pandemia che ha colpito il mondo, una pandemia che ha stravolto le abitudini delle persone, mandandone molte al camposanto, altre invece si sono arricchite proprio sulle disgrazie altrui. Ma tutto questo dolore, tutta questa sofferenza non hanno fatto altro che preparare il terreno per l’arrivo di un nuovo fascismo, sempre nascosto dietro le sue parole d’ordine di ordine e disciplina.
Come fa Sarti Antonio, che è sì questurino, ma anche una brava persona in fondo, a sopravvivere a questi antichi tempi moderni? Semplice, cerca di continuare a fare il suo lavoro, come può, assieme agli altri membri della “compagnia della malora”, ovvero Felice Cantoni fedele custode dell’auto 28, Salvatrice Prenotato, agente scelto, una poliziotta in gamba che si ostina a chiamarlo “capo” e poi i nuovi aggiunti Locasciullo, Feliciani e Pierotti, detto Siluro (soprannome curioso che indica la sua indole di colpire in modo silenzioso e dunque utile per compiere operazioni delicate, ma questo lo si scoprirà poi..).
Perché compagnia della malora? In questo romanzo Macchiavelli, oltre a raccontarci di questi brutti tempi moderni, ci racconta anche della sua città, dei nomi delle vie, della sua storia. Perché Bologna è sempre stata tante città. Nel medioevo esisteva la compagnia della buonora, che dava aiuto ai sofferenti: col tempo con la peste, questa compagnia fu usata per i morti
.. il maggior impegno della compagnia non fu portare nelle case la buonora, ma nel portare fuori dalla porta i cadaveri. E la Compagnia della Buonora diventò, nell’immaginario popolare, la Compagnia della Malora.
In una fresca sera di fine inverno, incontriamo Sarti che discute assieme a Rosas (sempre seguiti dalla voce dell’io narrante) di questi tempi: l’arrivo della stagione del pipistrello ha fermato le spinte ambientaliste, i timidi tentativi di ripensare il mondo, di provare a cambiare le cose. Le cose cambieranno, ma in peggio con l’arrivo al governo del partito dell’OSI, ovvero organizzazione sociale “ilFuturoènostro”.
«Detta come l’hai detta tu, “da così a così” significa che le cose non cambieranno.»
«No, cambieranno e come. In peggio se vinceranno, come sembra, quei coglioni dell’OSI, che sarebbe Organizzazione Sociale ilFuturoèNostro..»
Un futuro che sa tanto di vecchio: croci teutoniche tracciate sui muri, teste rasate, slogan che pensavamo di non dover sentir più. Questo partito, poi, è solo la ramificazione italiana di una struttura presente in tutta Europa, dove altri partiti di estrema destra stanno puntando a governare, grazie anche ai finanziamenti che arrivano da qualcuno che sta sopra e che consentono loro una campagna elettorale capillare, persistente che piano piano si insinua anche dentro la macchina dello Stato.
Ecco, proprio in questa sera Sarti e Rosas incrociano due di queste teste rasate dopo che hanno gettato un sacco della spazzatura nell’alveo del Reno, l’ex canale oggi diventato la discarica di ogni schifezza. Solo che questa volta nel sacco non c’è del “rusco”, come in bolognese si dice l’immondizia, ma il corpo di una persona che è stata massacrata di botte e che è più di là che di qua.
Una persona che le due teste rasate hanno preso e scaricato nel canale dopo una scarica di legnate, un po’ come tanti anni prima era capitato al suo amico Settepaltò (per i sette cappotti che si porta addosso per le radiazioni).
La nuova generazione, il nuovo mondo richiede gente decisa, vigorosa, non sono ammessi gli straccioni, gli ultimi, le persone con la pelle scura. E gli ebrei: “Ebrei rusco nel rusco”.
Ma non è un uomo quello che è stato ritrovato, si tratta della Biondina, l’amica di Sarti Antonio che aveva conosciuto sui viali tanti anni prima e che pur esercitando la professione, è molto più pulita di altri personaggi di questa storia. Non è forse vero che anche Gesù amava circondarsi degli ultimi?
Chi l’ha ridotta in quello stato? Cosa stava facendo negli ultimi mesi, aveva confidato a Rosas (ma non a Sarti che non la vedeva da un po’) che voleva cambiare vita.
L’indagine non autorizzata e non sempre rispettosa delle regole (che a volte sembrano pensate solo per favorire i grandi criminali) portata avanti da Sarti e dalla sua compagnia della Malora si incrocia con altre storie, con altri uomini: un medico arrivato dalla Palestina a cui tutti vogliono bene; il proprietario della casa di Salvatrice Trovato, che si chiama Calimero, per la pelle scura, un uomo che potrebbe avere anche cento anni e che ne ha viste di cose.
E poi Settepaltò, con le sue fisime per le radiazioni; Quintale, un ex insegnante universitario che un giorno ha deciso di cambiare vita e svuotare le case dalla robavecchia col suo Guzzi 38.
Lo Zoppo, ovvero il vice ispettore Ugo Poli, rifilato in archivio per la sua menomazione, dove invece riesce a risolvere i casi semplicemente mettendo assieme fascicoli, pezzi di indagine apparentemente scollegati.
E, soprattutto, l’indagine si incrocia troppe volte con una multinazionale del farmaco, la tedesca Weltweit Wirksam, che si era arricchita in modo spropositato con la vendita dei vaccini (anche quelli annacquati ai paesi del terzo mondo i quali, però, non hanno il potere di lamentarsi).
Cosa c’entra questa azienda farmaceutica con la Biondina? Come mai ci sono due ragazzotti, chiamato Rullo e Fulmine, che vogliono far la pelle a Sarti, tendendogli un agguato mentre torna a casa, nella zona de ghetto, tra via dedicata all’inferno e una dedicata al Paradiso (quante cose si scoprono su questa città !)?
Cosa sta succedendo a questa città, che una volta era considerata un’isola felice, e che invece ha avuto quel brusco risveglio col rumore della bomba alla stazione, con i colpi di pistola della Uno Bianca? Cos’è accaduto alla signora perbene (per citare un’altra storia di Sarti Antonio, sergente, che rimarrà sempre sergente anche se non esiste più questo grado in polizia)? Cosa sta accadendo al nostro paese in questi anni dell’era del pipistrello?
Una pesante tensione ha coperto la città, scontri per le strade hanno fatto rivivere i lontani anni che avevamo chiamato “di piombo”.
Sembra di rivivere un passato con cui pensavamo di aver chiuso, dimenticandoci dell’ammonimento che ci aveva lasciato Brecht (forse Sarti non lo ha mai letto, ma il “talpone” Rosas, si), sul mostro che nel secolo passato era stato partorito dal sonno della ragione
Questo mostro stava per governare il mondo [..]
ora non cantiamo vittoria troppo presto: il grembo da cui nacque è ancora fecondo.
La stagione del pipistrello è un giallo premonitore di una possibile deriva, di un passato che potremmo rivivere se non stiamo attenti a certi segnali nel presente. Un romanzo scritto pensando al Covid e alle ferite che ha lasciato sulla carne viva della gente, sulla crescita dei nazionalismi, frutto delle politiche economiche fatte in questi anni, che hanno fatto solo crescere le diseguaglianze, destinate ad aumentare per questa guerra, oggi in Ucraina, domani vedremo.
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Mi raccomando, siate umani