Vi ricordate la battaglia da parte degli industriali (spalleggiati da qualche partito e anche qualche governatore) contro la plastica tax che il governo Conte 1 voleva introdurre anche in Italia?
Non si
poteva danneggiare la nostra industria – così dicevano presidenti
di regione e politici di centro destra – la stessa industria quella
che ha piazzato la plastica in ogni dove, senza preoccuparsi troppo
di come riciclarla (sempre che si possa riciclare ogni volta), senza
preoccuparsi degli effetti sull’ambiente e sulla nostra
salute.
L’inchiesta di Presadiretta di questa sera partirà da
una notizia sconcertante: non solo la plastica non è stata
riciclata, ma la troviamo gettata nei prati, nei campi, nei boschi.
Succede in Italia e succede nei paesi
verso cui la spediamo perché la gestiscano per noi.
Ma
quanta plastica possiamo riciclare veramente ? Teresa Paoli è andata
a visitare una struttura che si occupa di smistamento delle
plastiche: il materiale arriva, viene caricato sui rulli e ci sono
dei sensori led che capiscono il colore, la dimensione e il polimerco
smistando i pezzi sul rullo giusto, discriminando tra quelli
riciclabili e quelli no. Purtroppo scarti di polistirolo, il “fresco
frigo”, gli imballaggi per i surgelati, perfino la plastica nera è
problematica, perché il lettore ottico non è in grado di “leggerla”
e così non può essere riciclata, così finisce in discarica.
Si riesce a riciclare solo il 50%, il problema è la plastica usa e getta (le posate, i bicchieri, gli imballaggi), il rapporto tra la plastica che produciamo “vergine” e quella che ricicliamo è 1 a 19, quindi “si pone la radicale diminuzione dell’usa è getta”, come raccontava il conduttore Iacona a Uno Mattina. Questa è la realtà con cui dobbiamo fare i conti, rischiamo di rimanere totalmente sommersi da queste microplastiche che ormai abbiamo scoperto nel sangue, nei polmoni, nelle cellule perché le respiriamo, stanno dappertutto.
Quello che ci
deve preoccupare infatti è che la plastica non solo è stata
rintracciata dentro i pesci ma è arrivata fin dentro di noi, dentro
il nostro sangue con gli effetti che verranno raccontati nel
servizio, passando per il cibo che mangiamo ogni giorno: “fino a
pochi anni fa le microplastiche era presente in tutti i prodotti”,
racconta alla giornalista di Presadiretta una dottoressa
dell’università di Catania, “fino a poco tempo fa non
immaginavamo che venissero assorbite da questi organismi vegetali,
perché la parte che viene assorbita è di difficile osservazione”.
Sono le particelle più piccole, quelle di pochi millesimi di mm
quelle più spesso trovare nel cibo e anche le più insidiose per la
salute, perché capaci di entrare in circolo nel sangue.
Sempre
la dottoressa intervista da Presadiretta: “abbiamo esposto un
pesciolino molto piccolo in un acqua ricca di particelle di
polietilene blu, le microplastiche, che sono di 10 micron, quindi
moto piccole, e sono state assorbite dai tessuti circostanti. ”
Una
parte delle larve del pesciolino morivano, non si cibavano più, “ci
siamo resi conto che diventavano cechi, non si orientavano più
nell’ambiente circostante, non riuscivano a nutrirsi e quindi
morivano di stenti e di fame.”
Ma i ricercatori di Catania
hanno trovato le microplastiche anche nel loro sangue, “in un 1 ml
di sangue abbiamo trovato centinaia di particelle dai 3 micron in
giù, nonostante io cerchi di eliminare la plastica dalla mia tavola,
dalla cosmesi, ma è veramente complicato, perché poi in realtà gli
alimenti poi la contengono, quindi noi per via alimentare siamo
esposti ma anche per via inalatoria”.
All’università di
Milano hanno fatto un esperimento, hanno estratto dal filtro di una
asciugatrice circa mezzo grammo di microfibre su un kg di capi
sintetici messi nel cestello: la piccola matassa è stata poi
consegnata al laboratorio di medicina rigenerativa del policlinico di
Milano per capire che effetto possa avere sui polmoni respirare
queste sottilissime fibre sintetiche.
Lo spiega la dottoressa
Lorena Lazzari: nel laboratorio hanno elaborato un modello
sofisticato che, partendo da una biopsia che con opportuni a queste
cellule staminali presenti in essa, riusciamo ad ottenere quello che
è un piccolo organo, vengono infatti chiamati organoidi, che è
tridimensionale con tutte le cellule che il polmone umano
presenta.
“Una volta ottenuto questo piccolo modello di
polmone umano abbiamo unito le microplastiche al nostro organoide”
racconta la dottoressa a Presadiretta “scoprendo che all’inizio
avevano inglobato la plastica e alla fine abbiamo valutato se
funzionalmente producevano dei fattori nocivi, abbiamo visto questo
fattore che è peculiare dell’infiammazione.”
Tradotto in
termini più semplici significa che le cellule dell’organoide, che
è un modello vivente dei nostri polmoni, ha sofferto all’impatto
con queste microplastiche.
La scheda del servizio:
Per la prima volta gli scienziati hanno trovato plastica nel sangue umano: una notizia shock. Mentre la battaglia contro l’uso della plastica incontra forti opposizioni, a livello globale i rifiuti sono più che raddoppiati negli ultimi 20 anni. Come ridurre la plastica usa e getta? E quanto si può riciclare davvero la plastica? Meglio il riuso o il riciclo? Presa Diretta, in onda lunedì alle 21.20 su Rai 3, è in viaggio in Turchia, per capire che fine fanno i nostri rifiuti di plastica che dovrebbero essere riciclati.
La plastica è un materiale che ha cambiato la nostra vita e non potremmo più farne a meno, peccato che quasi la metà degli oggetti di plastica siano monouso: hanno una vita brevissima nelle nostre mani, ma eterna nell'ambiente. Vivono solo un attimo e inquinano per sempre. E la plastica, prodotta per il 98% dal petrolio, inquina fin dall'inizio del suo ciclo di produzione. Lo chiamano: l' inquinamento silenzioso. Cosa fanno per arginare il fenomeno le industrie che producono e lavorano le materie plastiche?
E dove va a finire la plastica che noi differenziamo ogni giorno? A livello mondiale quasi il 90% della plastica non viene riciclata e finisce per essere bruciata o in discarica. Come facciamo allora noi consumatori a scegliere i prodotti giusti e aiutare la filiera del riciclo? L'Europa ha recentemente proposto un regolamento con obiettivi ambiziosi: ridurre del 15% i rifiuti entro il 2040, imballaggi completamente riciclabili entro il 2030 e ha chiesto agli Stati di impegnarsi di più sul riuso. E subito sono cominciate le polemiche, meglio il riciclo o il riuso? PresaDiretta è andata in Turchia, Paese che è diventato uno dei principali importatori di rifiuti di plastica europei da quando la Cina ha chiuso le frontiere a questo prodotto nel 2018. Un viaggio dell'orrore: discariche illegali a cielo aperto, nelle campagne, tra le case, bambini che lavorano nella raccolta dei rifiuti, incendi dolosi che creano nubi di diossina, terra acqua e aria sempre più inquinate. E gli effetti sulla nostra salute?
Un gruppo di ricercatori ha scoperto che la plastica è arrivata fin dentro il corpo umano e che ci scorre letteralmente, nelle vene. Sono le microplastiche, piccolissimi frammenti anche di millesimi di millimetro, che ormai respiriamo perché sono presenti nell'aria e assumiamo attraverso la catena alimentare. Tracce di microplastiche sono state trovate nei nostri organi come i polmoni e nel sangue.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
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