10 aprile 2023

Report – sanità malata, paese infetto: il pandemonio nel 2020, l'intramoenia e il codice appalti

RITORNO A BERGAMOIl pandemonio di Cataldo Ciccolella

Report ha fatto un salto alla primavera di tre anni fa: i ma non lati nelle camere degli ospedali dove mancavano i caschi per tutti, i morti che crescevano, i medici e gli infermieri stremati per il lavoro.
Le bare portate via dai camion militari. Il lockdown, le città dove all’improvviso non c’era nessuno in giro.
Era la primavera del 2020: tutto cominciò con la pandemia partita in Cina a fine 2019, tenuta nascosta dal governo, per evitare figure. Ancora oggi i dati del mercato di Wuhan non sono arrivati alla comunità scientifica e che consentirebbero una migliore analisi della pandemia.
Lancet ha pubblicato un articolo secondo cui i morti sarebbero 259mila, avremmo sottostimato i morti: i paesi che hanno avuto meno morti sono quelli con un piano pandemico aggiornato, non come il nostro, che era rimasto fermo al 2006.
L’indagine di Lancet conferma la teoria dei magistrati di Bergamo: con la zona rossa a Bergamo si sarebbero potuto evitare almeno 4000 morti, per questo sono finiti indagati l’ex presidente Conte, il ministro Speranza e poi Fontana e Gallera in Lombardia.
L’indagine di Bergamo racconta quello che è successo nelle stanze del potere e che non si doveva sapere.
Negli ospedale mancavano i caschi respiratori, non ce n’erano per tutti, si sono dovute fare delle scelte, chi salvare e chi no: mancano mascherine, camici e altri dispositivi.

Se ne doveva occupare il CFO del ministero, Ruocco: ma di fronte alle richieste di fare scorte, chiede solo di fare una ricognizione dei dispositivi reperibili nel territorio.

Il vice ministro Sileri a Report racconta di aver insistito nell’acquisto di respiratori, anche chiamandolo al telefono a Ruocco: dopo aver scoperto che i dispositivi erano insufficienti non si fece nulla, dopo il 20 gennaio non si fece nessun nuovo acquisto, anzi si continuarono a vedere in Cina dispositivi.
Solo dopo Codogno la protezione civile chiese la disponibilità di scorte, ma era tardi, era già febbraio: ma a febbraio in una chat con la responsabile della sicurezza delle cure farmaceutiche Rodorigo minimizza il problema, compra solo qualche mascherina..
Ma nelle chat emerge che Ruocco temeva più la corte dei conti che non la pandemia:

«Vogliono per forza farmi comprare prodotti sanitari per tutta l'Italia - scriveva Ruocco il 15 febbraio - queste sono tutte spese che poi la Corte andrà a rivedere».
Lo spettro della Corte dei Conti e di un ipotetico danno erariale preoccupa Ruocco: «Gli acquisti devono essere giustificati e proporzionati comunque - proseguiva - si, già, se programmi male non è giustificato».
E ancora: «Volevano 150 medici, ne ho presi 77, sono milioni.
Poi c'è la parolina magica 'altre spese strettamente connesse' dove ognuno si infila - faceva notare il tecnico -. Sì, ma ora - sono certo. Il prossimo vagone del treno sarà per Spallanzani e Iss (strutture, personale, farmaci, attrezzature) e lì devi stare. Furbacchioni, ieri ho detto a qualcuno che non ho le renne parcheggiate davanti casa..
se vogliono capire capiscono».


Oggi Ruocco ha deciso di non rispondere alle domande di Report, “mi lasci in pace, non è il caso di parlare adesso.”
Ruocco voleva programmare gli acquisti senza l’ingerenza della politica – spiegherà poi in una lettera a Report.
In quei giorni nel ministero c’era il caos: la lettera in inglese dall’Oms dovette aspettare giorni per essere tradotta, come avvenne poi grazie ad una società esterna.
Andrea Urbani, capo della programmazione, si lamenta col capo di gabinetto di Speranza, Zaccardi: parla di assenza di prevenzione, mancano persone. Di fronte a Report ammette quanto la situazione fosse drammatica

Il problema degli enti pubblici, signori, è che ci sono persone totalmente inadeguate. Tu prendi persone a gestire pezzi importanti del Paese e li scegli in base a logiche che non hanno nulla a che vedere con il merito… quando le cose vanno bene non se ne accorge nessuno, quando vanno male… succedono queste cose”

Uno studente cinese scrisse a Giovanni Rezza, capo dell’ISS, due lettere a gennaio 2020 riportandogli documenti sulla situazione a Wuhan, spiegando che il virus avesse un alto periodo di incubazione, i termoscanner dalla Cina non servivano, serviva una quarantena più lunga dalla Cina.
Lo studente manda anche video dalla Cina, con pazienti sdraiati nelle corsie degli ospedali, ormai al collasso: informazioni che cozzavano con l’immagine che la Cina cercava di far arrivare al mondo.
Rezza scrisse a Brusaferro, riportandogli la sua preoccupazione: ma non accadde nulla, non fu presa alcuna decisione.
Anche l’ex capo di gabinetto, parlando con l’onorevole Bersani, esprime i suoi timori sugli arrivi dalla Cina.
I vertici della sanità avevano timore anche delle azioni dei magistrati, sia dal punto di vista penale che contabile: così, non avendo dispositivi, si inizia a parlare di strumenti creativi, come il peperoncino da usare in Calabria.
L’ex sottosegretaria Zampa in una chat con Zaccardi, capo programmazione, esprimeva i suoi timori sui burocrati del ministero, “tragicomici”. Tragicomici come Ruocco, a quanto pare: ma oggi Sandra Zampa preferisce non tornare sul punto.
“Eravamo di fronte a qualcosa di eccezionale .. io penso che abbiamo fatto il meglio, penso che il ministro Speranza debba essere ringraziato.”
Tutti i dirigenti definiti tragicomici sono entrati poi nel CTS, rendendolo di fatto indipendente dalla politica.
Zampa era scettica nell’atteggiamento del governo, nell’atteggiamento di Brusaferro e degli altri alti dirigenti, “sembriamo una classe dirigente allo sbando”, una classe dirigente che ha bisogno di una traduzione di una mail in inglese, che non sa prevedere la crescita dell’infezione del virus, che non è in grado di tracciare i casi di polmoniti anomale.
Non abbiamo fatto meglio o come gli altri paesi: secondo la procura di Bergamo il CTS e il ministero si sarebbe dovuto ascoltare le indizioni date dallo studio Merler, che aveva analizzato i dati dalla Cina e li aveva proiettati sull’Italia, immaginando che saremmo arrivati a 78mila morti in un anno..
Il CTS cerca di applicare lo studio per un piano pandemico, subito declassato perché non applicabile, non avevamo quei posti letto per i ricoveri in terapia intensiva a sufficienza.

Ma oggi il piano pandemico esiste? È realistico?

E il CTS era un organo scientifico a supporto per la politica? Dalle carte emerge che il CTS fosse una foglia di fico: di fatto era un CTS troppo ampio, troppo succube della politica, che decideva a chi mandare le informazioni e a chi no, come racconta oggi l’ex vice ministro Sileri.
La task force
(che come si dicono i due dirigenti Maragnino e D’Amario non sarebbe nemmeno legittima) messa in piedi dal ministro Speranza decide, a febbraio 2020, di non mettere in atto il piano pandemico: fu una scelta condivisa con Speranza che ha scelto di non risponderne a Report.

Mentre l’OMS raccomandava di applicare il piano pandemico, la task force decide di non applicarlo e Silvio Brusaferro ammette di averlo letto solo nel maggio 2020.

I magistrati si sono avvalsi della consulenza di Crisanti, consapevole che il piano pandemico, pur essendo pensato all’influenza, andava bene anche per il covid.
Report è tornata ad intervistare l’ex ricercatore Zambon: il suo report, critico contro il governo per come ha gestito la pandemia, in modo caotico e “torbido”.
Ma oggi il piano pandemico esiste? Esiste ma è solo un piano sanitario, dovrebbe essere un piano interministeriale, non c’è un coordinamento tra i ministeri e le regioni. Non sono stati definiti i compiti e così alla fine a prendere le decisioni sarà il presidente del consiglio di turno – a parlare così è il generale Lunelli.

In base alla perizia di Crisanti, se si fosse applicata la zona rossa subito si sarebbero risparmiati 4000 morti: il governatore Fontana in una lettera nel febbraio 2020 chiede al governo di non applicare altre misure di restrizione, eppure poteva applicarla direttamente lui la zona rossa.
Oggi Fontana rigetta le tesi di Crisanti, definito un “esperto di insetti”, uno che ha fatto una perizia basata su illazioni.
Fontana il 25 febbraio 2020 aveva cercato di rassicurare i cittadini lombardi: il virus è poco più di una influenza normale. Ma dopo 3 giorni lo scienziato Merler comunica alla regione Lombardia le stime in regione: il rischio in regione era il medesimo di Codogno, si poteva chiudere la regione allora come la cittadina nel lodigiano.
A Marzo il dottor Nacoti, dell’ospedale di Bergamo, decide di pubblicare un articolo in cui si mette nero su bianco le impreparazioni negli ospedali, mancavano i posti, i malati arrivavano in condizioni critiche negli ospedali, non c’era nessun monitoraggio preventivo.

L’articolo è un tradimento – dice l’assessore al Welfare in Lombardia Gallera, “questa cosa è gravissima e inqualificabile, una coltellata alla schiena con ripercussioni mondiali, vergognoso ” dice al telefono con Maria Beatrice Stasi.
Il giorno dopo la pubblicazione dell’articolo le cose cambiano in regione: si aveva paura di far emergere la verità, perché turbava lo status quo.

Ancora oggi Nacoti, che ha subito pressioni per quell’articolo, la situazione non è cambiata: i medici che hanno subito la prima ondata non sono stati ascoltati per un debriefing. Tanto è vero che si è arrivati poi alla seconda ondata.

Il 2 marzo c’è una riunione del CTS: il presidente Conte viene avvisato dei dati drammatici, si parla della zona rossa, ma Conte prende tempo. In Lombardia aspettano Roma, non volendo prendere loro la decisione di instaurare la zona rossa, perché, dice Fontana, a Bergamo c’è un piccolo focolaio.
Il 9 marzo del 2020 si prende una decisione: si decide di chiudere il paese perché i dati sono drammatici, tutto il paese è zona rossa.

Dietro la mancata zona rossa non ci sarebbero stati solo errori di valutazione e impreparazione, ma anche strategie politiche come quella rivelata dall’ex funzionaria al Welfare in regione Lombardia Aida Andreassi in quei giorni in prima linea nella task force del Pirellone.
“Ho saputo che Salvini non vuole che la regione prenda posizione. Vuole mettere in difficoltà il governo, gente di m.. ne ho conosciuta tanta, ma come lui mai” – questa una sua telefonata con Niccolò Carretta, consigliere regionale. Avvicinata dal giornalista di Report, anche la dottoressa Andreassi ha preferito non rispondere alle domande.

Salvini prima era favorevole ad un blocco dalla Cina, poi cambia idea, poi parla di creare una zona rossa in tutta Europa: la strategia di Salvini era quella di far cadere la responsabilità delle chiusure non sul presidente della regione ma su Conte.
Né Salvini né la dottoressa Andreassi hanno accettato di rispondere alle domande di Giulio Valesini.
Salvini ha fatto pressioni sulla regione affinché non chiedesse al governo di fare la zona rossa e mettere in difficoltà Conte? C’è stato un gioco politico sulla zona rossa?

Contro questa zona rossa c’erano anche le pressioni degli industriali, come Bonometti: tutti gli imprenditori vedevano le chiusure con terrore. Tra questi il costruttore di Luna Rossa, Pierino Persico, che aveva una importante consegna in autunno. Persico ne parlò con Gori, sindaco di Bergamo, quello dello slogan “Bergamo non si ferma”, che aveva sottostimato il rischio del covid.

La priorità non era la vita delle persone ma l’economia e le attività industriali: si doveva tenere nascosto tutto ai cittadini, che non dovevano sapere della totale impreparazione del paese.

Nel servizio di Valesini si tornerà a parlare ancora dei vaccini: dall’inchiesta di Bergamo emerge infatti che sul contratto dei vaccini Pfizer si navigava nel buio, persino Nicola Magrini il capo di Aifa si infuriò per il contratto con Pfizer perché i dati grezzi non sarebbero stati resi disponibili prima del dicembre 2024 e comprare a scatola chiusa un medicinale per milioni di persone lo riteneva assurdo: il 22 novembre 2020 Magrini scrive in chat a Goffredo Zaccardi (capo di gabinetto dell’ex ministro della salute Speranza) di aver appena ricevuto da un giornalista il testo dell’accordo con la casa farmaceutica

Magrini: “Caro ministro ricevo questo da un giornalista. Lo ritengo molto serio e anche grave. Non credo di poter essere tenuto all’oscuro di queste cose (da Ruocco & Co.)”.

Magrini: “Il protocollo Pfizer infatti recita: ‘I dati saranno messi a disposizione [dei ricercatori che li chiederanno] 24 mesi dopo la conclusione dello studio’ a certe condizioni:
1) tra i ricercatori ci deve essere uno statistico;
2) i dati non potranno essere usati in tribunale (4/n).
Secondo i documenti di registrazione, il completamento del trial è previsto per l’11 dicembre 2022. Quindi, i dati grezzi saranno disponibili a partire dall’11 dicembre 2024. Probabilmente il vaccino sarà già stato somministrato miliardi di persone.”
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Magrini: Io non mi faccio prendere in giro su cose come queste”
Zaccardi: “Se è così, grave”.

Magrini: “Ritieni sia normale che i contratti che abbiamo firmato per farmaci e vaccini nessuno li abbia letti? O tu li hai letti?”

Zaccardi: “No, il ministro ha voluto fare da solo. Mandami in sintesi le condizioni ordinarie di questa tipologia di contratti”.

Magrini: “Grazie, capisco meglio ora. No, non vi sono tipologie tipo contratti, ma manco sto capestro che sembra scritto come una presa in giro per analfabeti con l’anello al naso… E sapere chi se ne occupa e come sarebbe il minimo tra di noi del gabinetto ristretto”.

Le più alte autorità sanitarie avevano dubbi su questi contratti e sulla sicurezza dei vaccini, per aver detto queste cose i giornalisti di Report sono stati definiti complottisti. Anche per questo dobbiamo essere grati del lavoro della procura di Bergamo, che ha consentito di ricostruire i fatti così come sono avvenuti sin dal gennaio 2020.
Ma oggi il problema della politica sono i magistrati di Bergamo, che subiranno una ispezione da parte del ministero della giustizia, invocando la riforma Cartabia.

Nessuno deve sapere, né delle carte e nemmeno degli imputati e se dovessero passare i due anni, scatterà l’oblio di stato, sancito dalla riforma del governo Draghi.
Alla faccia della trasparenza, del senso della stato, della giustizia per i morti di Bergamo.

L’OCCHIO DI RIGUARDO di Daniele Autieri

Roma ospedale oftalmico: Report ha raccolto diverse testimonianze di pazienti che si lamentano di ritardi, di operazioni andate male, di lunghe liste di attesa anche in situazioni gravi.

È l’ospedale più antico d’Italia per la cura dell’occhio: dovrebbe garantire la cura a tutti i pazienti che non possono pagarsi le cure, ma i documenti che Report ha visionato, raccontano di corsie particolari per agevolare pazienti privati che danneggiano i pazienti e con operazioni “rubate” da medici privati.

Ci sarebbero dentro l’ospedale due strutture: pazienti che si mettono in lista d’attesa nel pubblico possono attendere mesi mentre pazienti che vanno in lista di attesa con medici che lavorano in intramoenia, hanno l’operazione subito, grazie al santo in paradiso.
Il santo sarebbe il medico che garantisce di avere subito l’operazione: quelli che invece scelgono di seguire le regole, come Stefania, possono invece aspettare mesi per una post operazione per rimuovere l’olio al silicone che serviva per far aderire alla retina.
Stefania si deve rivolgere all’ospedale di Tor Vergata, ma qui si rifiutano di operarla: così la signora è dovuta tornare all’oftalmico, ma in via privata dal primario dell’ospedale. Così ottiene un certificato con cui presentarsi al pronto soccorso e potersi poi operare, indipendentemente dalle liste di attesa.
Il dottor Tambu
rrelli (che opera in regime di intramoenia) di fronte a Report spiega che non si è trattato di una raccomandazione, la paziente poteva essere ricoverata anche senza la sua lettera. Ma forse sarebbe rimasta in lista d’attesa per mesi?

Alla fine Stefania ha subito 4 operazioni, è dovuta andare allo studio di Tamburrelli da privata, pagando di tasca sua: alla fine la signora rischia di perdere l’occhio, non vede più bene dall’occhio destro.
Sono tanti i pazienti che, grazie all’aiutino di un medico in prestazione privata riescono ad operarsi agli occhi saltando la lista d’attesa dell’ospedale romano, come emerge dai colloqui tra le infermiere registrati all’interno della struttura grazie all’inchiesta della procura:

un’altra paziente è venuta con un foglietto, un pezzetto di carta scritto di suo pugno dalla dottoressa .. cioè ma non si possono fare queste cose. Lo dico, quella ha fatto andare un codice bianco là, l’ha inserito in OBI dai codici bianchi in ambulatorio, l’ha portata in camera operatoria. Ma queste sono cose gravissime ..”

La direttrice dell’area sanitaria invita a fare denunce di questi casi, “ma le verifiche sono un’altra cosa”. L’ex responsabile delle liste di attesa ammette che sono tanti i casi di operazioni di persone che arrivano dal pronto soccorso.
La due diligence della direzione sanitaria ha analizzato la situazione all’oftalmico: le sale operatorie sono sottoutilizzate, molte delle operazioni sono state fatte con chiamate fuori da quelle dell’ospedale, ovvero i pazienti sono stati chiamati da enti esterni, privati.
Chi ha i soldi può superare le liste d’attesa, facendo saltare il principio della sanità pubblica: dentro l’oftalmico pubblico e privato sono vasi comunicanti, ci sono pazienti che vengono rubati dal privato, medici che consigliano di rivolgersi al suo studio privato, cosa che non sarebbe possibile (a meno che nell’ospedale manchino posti).
Questa anomalia è arrivata alla regione Lazio, quando una paziente ha scritto al presidente della regione: le era stato detto “se vuoi l’operazione vai dal privato..”

I Nas stanno indagando sull’ospedale Oftalmico, anche sul lavoro dell’ex responsabile delle liste di attesa.

LA MANZETTA di Walter Molino

Dal primo aprile il codice appalti di Salvini è diventato legge: meno gare, meno controlli sugli appalti. Tutto questo per realizzare le opere in meno tempo: ma la storia dell’ospedale costruito nella Fiera del Levante a Bari racconta una storia diversa, questo ospedale doveva costare 9 ml e alla fine è arrivato a costarne 17ml.
Dietro gli appalti per quest’opera ci sarebbero delle mazzette, scoperte da una indagine della procura di Bari che sta creando grosso imbarazzo in regione e al presidente Emiliano.
Questo ci dice che è meglio farli prima i controlli, sugli appalti: perché alla fine le zone opache e poco trasparenti vengono scoperte dai magistrati. Finché viene loro lasciato indagare, si intende.

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