09 febbraio 2024

L'ombra della solitudine di Paolo Roversi


 

I polsi, il collo sottile e le caviglie stretti in un elaborato intreccio di nodi scorsoi. La donna è bellissima, pelle color latte e capelli biondi raccolti con cura in uno chignon in stile Eva Kant. Nuda e indifesa. Indossa solo un paio di autoreggenti di seta e tacchi alti, ma non si tratta di un gioco erotico. È tortura allo stato puro.

Decimo capitolo della serie dedicato all'investigatore (e hacker) Enrico Radeschi, una sorta di clone letterario (in meglio, in peggio?) dell’autore, nato nella bassa cremonese ma milanese di adozione: già dal titolo si capisce quale sarà il tema al centro della storia, la solitudine per la perdita di una persona che ti sta accanto. Quel dolore che nasce dalla consapevolezza (o a volte per il rifiuto) di un vuoto che non si può accettare: un dolore che, come capiremo meglio una volta arrivati fino in fondo, ha colpito lo stesso Roversi.

Ultimo giorno di febbraio e il Danese è sempre concentrato sul suo dolore. Da parecchio, ormai. Da quando ha scoperto che la figlia, che credeva morta in un attentato, potrebbe essere viva.

Ma partiamo dall’inizio della storia dove incontriamo il nostro cronista di nera nell’attico di proprietà dell’ex socio Diego Furster, che sta condividendo col Danese, l’amico incontrato una vita fa a Cipro e chiamato così non per le sue origini, ma per aver gestito un chiosco di pizze a Christiania. In realtà il suo nome è Christos ed è di origine greca, con un passato da contrabbandiere alle spalle e una complicata missione oggi: ritrovare quella figlia che credeva morta anni prima e che invece sarebbe ancora viva.
Per questo coinvolge l’amico Radeschi in una pericolosa missione al porto di Genova, dove assieme vanno a recuperare un carico di armi. Per fare cosa?

Nel frattempo, mentre Milano è ancora scossa dagli ultimi omicidi frutto della faida interna alle bande criminali straniere, il vicequestore Loris Sebastiani è chiamato ad indagare su un caso di omicidio: una donna è stata uccisa nel suo appartamento in via Foppa.
Assieme all’ispettore Mascaranti e l’agente Carla Rivolta, scoprono nell’appartamento del materiale che fa intendere subito che professione facesse la donna uccisa, come conferma la ragazza che ne ha scoperto il cadavere. Si faceva chiamare VirginiaLove, sui siti di escort, ma il suo nome vero era Amanda. Ed era la ragazza di Enrico.

La donna è stata legata, in modo meticoloso, da un assassino esperto di pratiche BSDM, ma qui non voleva portare la donna alla ricerca del piacere, ma si è trattata solo di una tortura.

Come tutti i cronisti, anche Radeschi arriva sul luogo del delitto, dove si trova di fronte la brutta scoperta:

La escort strangolata è Amanda, la mia Amanda! Anche se, nel mondo oscuro di cui ignoravo l’esistenza, si faceva chiamare VirginiaLove.
Chi era veramente Amanda, la sua ragazza? A lui aveva raccontato di essere una imprenditrice, ma in realtà Enrico sapeva poco della sua vita privata. A dieci anni dalla perdita di Delia, un altra “ombra di solitudine” sta incombendo sulla sua vita.
Controvoglia deve scrivere un pezzo che verrà pubblica sul sito, ma una volta chiuso l’articolo, asettico, non uno dei suoi soliti articoli, l’unica strada che trova per calmare il dolore è quella dell’alcool.

Ma oltre all’alcool servirà anche una bella dose di antidolorifici: spinto dalla voglia di capire qualcosa di più sulla sua Amanda, Enrico entra nell’appartamento di Amanda dove viene aggredito da un ladro che sta mettendo sottosopra l’appartamento.

Ancora non è chiaro cosa cercasse. Un oggetto tanto importante da uccidere Amanda e poi correre addirittura il rischio d’intrufolarsi nella sua abitazione il giorno seguente

Non è un ladro, si tratta probabilmente dell’assassino che, dopo aver frugato nell’appartamento dove Amanda riceveva i suoi clienti come VirginiaLove, è andato a cercarlo nella casa privata.
Ma cosa stava cercando? E, soprattutto, ad ucciderla è stata uno dei suoi clienti?

Come in altre indagini,
anche in questa il vicequestore Sebastiani deve chiedere una consulenza a Radeschi, proprio lui, per raccogliere quelle informazioni che in via ufficiale tarderebbero ad arrivare.
Come le immagini delle telecamere di sicurezza, di cui è piena Milano che, quella mattina, ritraggono solo quattro persone.
Oppure come le ultime telefonate della povera Amanda…
Non c’è solo questa di indagine: la polizia deve indagare anche su un assalto ad un furgone portavalori effettuato da un commando ben addestrato in piena autostrada.
Quattro persone che con estrema sicurezza hanno bloccato il furgone, fatto uscire le guardie e preso il malloppo, qualche centinaio di milioni di euro. Per poi sparire senza lasciare traccia.


L’indagine sulla morte della escort consente agli investigatori e a Radeschi di conoscere quel mondo da vicino: come l’attrazione di alti guadagni attragga molte donne espulse dal mondo del lavoro o costrette ad accettare salari bassi. E, dall’altra parte, chi sono i clienti di queste donne? Imprenditori di successo che in pubblico sono solo buoni padri di famiglia,
professionisti che curano lo stress col sesso a pagamento, persone insospettabili, che non ti aspetteresti mai..

Mi sento svuotato. Non riesco a capire come sia possibile che la donna con cui trascorrevo ogni momento libero avesse una doppia vita, e soprattutto come io abbia potuto non accorgermene.
In questa indagine Radeschi incontra una nuova partner: si tratta di Liz, la figlia della governante della casa dei vicini, una ragazza molto particolare che ha dovuto crescere molto in fretta (scoprirete voi perché) e che si rivelerà un ottimo acquisto per arrivare alla soluzione del caso e scoprire l’assassino e il perché di quel delitto.

Purtroppo non sarà l’unica ombra di solitudine che si abbatterà su Radeschi: si tratta del suo vecchio Labrador Buk che, come Argo con Ulisse, ha aspettato di rivederlo almeno per un istante, prima di morire.

Agli uomini la pietà non è concessa; devono morire inchiodati in un letto a meno che non riescano a farsi trasportare in Svizzera. Non so perché, ma mi viene da ripensare a Duca Lamberti, l’eroe dei romanzi di Scerbanenco, macchiatosi appunto del crimine di eutanasia per aver concesso la pietà di una morte decorosa a una paziente terminale e sofferente.

Capirete, leggendo le note in fondo al libro, quanto siano stati reali i sentimenti espressi nell’ultimo, commovente, capitolo.

Buona lettura!

La scheda del libro sul sito di Marsilio

Il blog dell’autore
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

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