Se la scorsa settimana Report si è occupata della sicurezza sulle strade (secondo il modello Salvini e di questa destra), questa sera tocca al drammatico tema della sicurezza nel mondo del lavoro. Tre morti al giorno non sono una fatalità.
Poi un servizio sugli acquedotti italiani e si chi ci sta arricchendo.
La sicurezza sui luoghi di lavoro
In Italia si può morire di lavoro: la politica, la classe
dirigente e parte del mondo dell’informazione considerano i tre
morti sul lavoro ogni giorno (e gli infortuni) come una tassa da
pagare, qualcosa da accettare in nome del profitto e delle procedure
snelle nei cantieri.
La morte di 5 operai nel cantiere di
Firenze dell’Esselunga del 16 febbraio scorso è emblematico: della
situazione degli operai nel cantiere (dove a morire sono stati
dipendenti in subappalto stranieri) ne parla l’Imam di Firenze
“loro prendevano 12 euro, a chi ha portato il lavoro dovevano dare
7 euro e rimaneva così a loro 5 euro. Questo non è per un mese o
due, ma era per più di un anno .. Questo è caporalato, abbiamo una
legge in Italia contro questo abuso. Per altro questi ragazzi
egiziani avevano un permesso di soggiorno, di asilo, non so se
politico o umanitario, perciò non sapevano neanche l’Italiano,
erano impauriti. Questa era una situazione incredibile, a Firenze nel
2024”.
Il giornalista Danilo Procaccianti ha chiesto all’Imam
se gli operai avessero fatto dei corsi di formazione, sulla sicurezza
: “se non parlano l’Italiano.. non hanno fatto niente.”
Report
ha intervistato il segretario generale della Fillea CGIL di Firenze
Marco Carletti, chiedendo in particolare se in quel cantiere si è
riuscito a capire se ci fossero lavoratori a nero: “alcune cose di
quel cantiere le abbiamo già affidate ad organismi inquirenti..”
Un
modo per dire si: quel cantiere sarebbe stato controllato ben 9 volte
dal dipartimento prevenzione dell’azienda sanitaria Toscana centro,
nove controlli che non avevano incredibilmente rilevato nulla di
anomalo.
Ma allora come prendere le dichiarazioni del direttore
del dipartimento di prevenzione USL, secondo cui ci sarebbe un
monitoraggio molto frequente? L’ultima verifica su quel cantiere
era del 12 gennaio scorso e non avevano dato luogo a rilievi.
Cosa
è accaduto su quel cantiere lo scorso 16 febbraio allora? L’ipotesi
è che i lavori avessero subito una accelerazione per evitare le
penali che sarebbero scattate in caso di ritardi nella consegna
dell’opera. Questa sarebbe confermata dalle mail sequestrate dalla
procura di Firenze che indaga per omicidio colposo plurimo e crollo
colposo. Si ipotizza anche un difetto di fabbricazione della trave o
un errore nel suo montaggio: di sicuro c’è che a tre mesi dalla
strage sul registro degli indagati non compare nessun nome.
I
familiari delle vittime vogliono però sapere cosa è successo, come
Simona Mattolini, che a Report spiega di voler capire chi abbia
causato la morte del marito e degli altri quattro operai: “sono
cinque persone che non sono tornate a casa per causa di qualcuno e
non di qualcosa”.
Cosa è mancato in quel cantiere? “Sono
mancate le regole minime di sicurezza in quel cantiere” continua il
segretario della Fillea “i quattro morti (dei cinque) non dovevano
essere in quel luogo, era assolutamente vietato lavorare sotto
l’operazione di getto. Il problema vero di quel cantiere è che
quel manufatto che avete visto in televisione è stato costruito in
due giorni e mezzo ..”
A Firenze e provincia c’è un accordo
che risale al 2014 chiamato “cantiere trasparente”, per gli
appalti privati sopra i 5 ml di euro è previsto un sistema
elettronico di rilevazione delle presenze, il monitoraggio delle ore
di lavoro e il monitoraggio della formazione dei lavoratori.
C’era
tutto questo in quel cantiere? “In quel cantiere non c’era”
spiega il segretario della Fillea CGIL “non a caso la sera fummo
ricevuto in prefettura e la viceprefetta con candore (legittimo, io
fui spaventato) ci disse che al momento non sappiamo neanche quanti
ce ne sono sotto seppelliti.. è evidente che in quel cantiere ci
fossero delle situazioni di irregolarità, per me è certo perché io
li ho fermati quelli che immediatamente dopo l’infortunio fuggivano
dal cantiere allontanandosi dall’intervista che voleva fargli la
polizia.”
All’origine di tutto c’è il tema della
riduzione al massimo dei costi dell’opera, per la massimizzazione
del profitto, a volte anche a scapito della sicurezza, questa
potrebbe essere la causa dell’incidente di Firenze: il committente
dei lavori era la Villata spa, società della famiglia Caprotti,
proprietari di Esselunga. Il presidente della società La Villata è
l’ex ministro Angelino Alfano che, per la costruzione del
supermercato di Firenze ha affidato i lavori alla società “Attività
edilizie pavesi”, che a sua volta ha dato in subappalto i lavori ad
un dedalo inestricabile di aziende.
Nella notifica del cantiere
si parla di 150 imprese coinvolte e a scorrere l’elenco si trovano
61 subappalti.
L’ex ministro ha preferito non rispondere alle
domande poste da Giorgio Mottola, “le ha già detto che non parla”
, hanno fatto scudo gli assistenti che hanno poi allontanato il
giornalista dalla libreria dove stava Alfano doveva presentare un
libro. Argomento scomodo, evidentemente, quello della sicurezza dei
lavori. Anche se ci sono stati cinque morti.
Nessuno da
Esselunga ha chiamato i familiari delle vittime per fare le
condoglianze, silenzio assoluto: “penso che chi non ha paura ci
mette la faccia ” sono le parole di Simona Mattolini “chi ha la
coscienza pulita ci mette sempre la faccia, se non c’è niente da
nascondere perché scappare ..”
Per capire le cause del
crollo nel cantiere bisogna seguire il flusso del denaro a cominciare
proprio dalla società immobiliare del gruppo Esselunga, quella
Villata SPA guidata da Angelino Alfano: la società va “da Dio”
spiega a Report Gian Gaetano Bellavia, esperto di diritto privato
nell’economia, consulente della trasmissione in tanti servizi, “La
Villata guadagna più dei Benetton con le autostrade in monopolio, fa
più del 50% di utile lordo e al netto delle imposte guadagna il 33%
dei ricavi, un terzo del fatturato è utile netto ..”
Come
riescono a fare questi utili? “Sicuramente abbassando al massimo i
costi, comprimendo i costi a chi gli costruisce la roba.”
AEP,
la società di costruzioni di Esselunga ha lavorato anche a Genova
per la costruzione di nuovi supermercati che, negli anni della
presidenza Toti, sono passati da 0 a 6, anche grazie ai buoni
rapporti con la politica.
Stessa storia a Lodi: Report ha
intervistato la consigliera comunale Giulia Baggi di FDI, chiedendo
come mai si era mossa per raccogliere le firme per il supermercato.
“Non ho raccolto firme per Esselunga, ma per una riqualificazione”
ha risposto la capogruppo, ma in realtà nel volantino del suo
partito si parlava esplicitamente del marchio con la S: chissà se a
smuovere i consiglieri sia stato proprio un finanziamento al partito
fatto da Attività edilizie pavesi, 25mila euro il giorno prima che
la variante arrivasse in consiglio comunale e 24.500euro qualche
giorno dopo la raccolta firme (nel settembre 2020). Una scansione
temporale un po’ strana di cui però la capogruppo non ne sapeva
niente. E’ tutto regolare, a termini di legge, ma è anche
opportuno? Un’azienda che finanzia un partito che poi adotta in
consiglio comunale una delibera a sua favore?
“Penso che le
due cose non fossero collegate, io facevo parte del gruppo consiliare
di allora e del finanziamento non ne sapevamo nulla.”
Gli
esposti in procura su questa vicenda a Lodi non avevano portato
nulla, come nulla avevano portato le indagini che la stessa azienda
aveva fatto al comitato per il presidente della regione Liguria
Giovanni Toti con la coincidenza che da quanto ha cominciato a
governare lui in Liguria i supermercati Esselunga sono passati da 0 a
6. Toti sembra essere diventato un testimonial pubblicitario del
marchio.
Il consigliere comunale, ed ex giornalista, Ferruccio
Sansa aveva denunciato tutto questo: “benvenuta Esselunga,
Esselunga sta arrivando a Genova, più concorrenza e spesa meno
cara.. a me questa sembra pubblicità… ciao mister Esselunga
festeggerai da lassù e i liguri ti ringrazieranno risparmiando
qualche euro di spesa..”
Il finanziamento di AEP è
stato di 50mila euro al comitato Giovanni Toti era arrivato
nell’agosto 2020 proprio in coincidenza con la discussione in
regione dell’apertura del supermercato Esselunga a Genova: “se
una amministrazione deve pronunciarsi e dare via libera a questa
operazione consistente, ovviamente se questa riguarda un suo
finanziatore, allora si crea una questione di opportunità..”
continua Sansa.
Quello che colpisce, chiede Danilo Procaccianti,
è che questo sembra un modus operandi, quando c’è qualche
problema con la politica, la società che costruisce i supermercati
Esselunga comunque tira fuori denaro.
“Ci sono finanziamenti,
col logo di Esselunga, a eventi del comune di Genova che sono eventi
che danno molto lustro al politico, poi c’è un altro fenomeno
interessante. Esselunga è il principale inserzionista della
principale televisione privata ligure, una televisione per cui Toti e
Bucci hanno una estrema simpatia..”
Sempre in Liguria è
successo anche di peggio: nel cantiere di Recco i lavoratori, stanchi
di non essere pagati, si erano rivolti al sindacato perché il datore
di lavoro non aveva versato loro nemmeno i versamenti alla cassa
edile.
“E’ diventato una giungla” commenta il delegato
Fillea CGIL Serafino La Rosa “qua abbiamo lavoratori che arrivano
al nord che non sanno nemmeno cos’è fare un corso sulla sicurezza,
a volte ci troviamo lavoratori che fino a ieri facevano i
pizzaioli.”
Stanchi di questa situazione gli operai una
mattina di due mesi fa si sono rifiutati di lavorare e hanno
denunciato tutto ai sindacati: a quel punto è arrivata in cantiere
una squadra col compito di fare un raid punitivo.
Un ragazzo
egiziano è stato preso a botte: per difendere i propri diritti siamo
arrivati a questo, a dover prendere calci e pugni.
A Genova c’è
un grande appalto pubblico per la ristrutturazione di palazzi, case
popolari gestite dalla SPIM, una società al 100% del comune di
Genova. Ma questo non ha evitato che i cantieri fossero fuori
controllo: anche qui gli operai raccontano di stipendi non pagati, né
cassa edile né inps, lavoratori a nero, addirittura gente senza
permesso di soggiorno (dunque clandestini, ma tollerati perché
funzionali a questa imprenditoria malata).
I sindacati hanno
convocato il datore di lavoro nei loro uffici: a quest’ultimo gli è
scappato di bocca che è vero, non avevano fatto corsi di formazione,
sulla sicurezza, non sapeva chi c’era in cantiere .. però il
cantiere continua a lavorare, nessuno gli ha revocato l’appalto.
Cosa
risponde il sindaco di Genova? Nulla “c’ho da fare” dice al
giornalista di Report mandandolo via “me lo allontanate per
favore”. Che ci sia una situazione di pericolo e di violazione
delle regole importa ancora a qualcuno? A parte dopo le tragedie?
La scheda del servizio: LAVORO
A PERDERE
di Danilo Procaccianti
Collaborazione
Goffredo De Pascale, Andrea Tornago
Un incidente sul lavoro al minuto, tre morti al giorno, più di milleduecento all'anno. Sono i numeri di una vera e propria strage, i numeri dei morti sul lavoro. Solo negli ultimi quattro mesi ci sono stati tre incidenti con più morti nello stesso evento: Casteldaccia (Pa), Suviana (Bo) e Firenze dove, per il crollo di una trave, sono morti 5 operai il 16 febbraio scorso e ad oggi non c'è nessun nome iscritto sul registro degli indagati. In quel cantiere erano coinvolte più di 100 aziende e nella notifica del cantiere appaiono 61 subappalti. Quanto ha influito tutto questo in quella tragedia? Cosa sta facendo la politica per ridurre questi tragici numeri?
Il business sull’acqua pubblica
In Italia Veolia si occupa di energia e di acqua e in Sicilia per
20 anni ha gestito l’acquedotto regionale, l’approvvigionamento e
la distribuzione dell’acqua ai comuni: con quali risultati?
Ad
Agrigento basta alzare la testa per vedere che c’è qualcosa che
non torna nel servizio erogato, ovvero i tanti serbatoi sui tetti
delle case. Come racconta il signor Mario Aversa, portavoce
dell’associazione Punto e a capo, “ogni serbatoio fa capo ad una
unità immobiliare, una famiglia” e più grande è la casa più
grande deve essere il serbatoio.
Perché nelle case, nell’Italia
del 2024, non arriva l’acqua corrente, così le famiglie devono
arrangiarsi coi serbatoi e con le pompe per portare l’acqua in
casa. Ma rimane un’acqua che non si può bere, “addirittura
mettiamo l’amuchina dentro perché non sappiamo che tipo di acqua
è” racconta a Report una signora del posto “io non l’adopero
neanche per cucinare”.
Perché qui, sempre nell’ITalia del
2024, usano l’acqua minerale (in bottiglie di plastica) per
cucinare, persino per il caffè. Per gli altri usi c’è quella del
serbatoio, fino a quando non finisce e allora va ricaricato, secondo
i turni dell’acqua: “chi si alza prima al mattino in questa zona
avvisa gli altri che sta per arrivare l’acqua perché sente prima
di tutti il rumore, dopodiché aspetta, oppure lava la
biancheria..”
Si lava e si stendono i panni tutti assieme,
quando arriva l’acqua per i serbatoi, due volte a settimana,
mercoledì e sabato – continua la signora Rubini – “però non è
sempre così perché in questo momento ad esempio arriva anche dopo
otto o dieci giorni.”
Perché in
questo momento è in corso un piano di razionamento dell’acqua in
93 comuni siciliani, annunciato da SiciliaAcque, la società che
gestisce il prelievo dell’acqua da pozzi e dighe e anche
l’acquedotto con cui la distribuisce ai comuni.
Dall’anticipazione
del servizio: “Il piano di razionamento partito a marzo
riguarda 93 Comuni nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna,
Palermo e Trapani. La decisione è stata presa dalle autorità
regionali insieme a Siciliacqua, la società che gestisce
l'approvvigionamento dell'acqua e la sua distribuzione ai comuni. Ad
Agrigento nelle case l'acqua corrente arriva solo una o due volte a
settimana per poche ore. Scorre invece dalla fontana Bonamorone dove
tutti vanno a fare scorte. ”
Così, nell’Italia del 2024, dove si appresta a costruire la
grande opera che stupirà il mondo, il ponte sullo stretto, persone
di 80 anni sono costrette a portare a mano bidoni di acqua dall’unica
fontana pubblica del paese, per fare scorta.
“Siciliaacque
fino al 2023 controllata da Veolia con il 75% delle quote societarie
” spiega a Report l’esperto tributario Maurizio Di Marcotullio
“mentre il 25% era detenuto dalla regione Sicilia”: questa
società ha ottenuto dalla regione la gestione dell’acqua a seguito
di un accordo firmato nel 2004: la regione fondamentale era eliminare
il rischio di mancanza di acqua, eliminare le condizioni che
potessero mettere in difficoltà i cittadini e le imprese –
racconta Salvatore Licari membro della consulta idrica di
Agrigento.
Viene così stilato un elenco di interventi per
ammodernare l’acquedotto e aumentare la quantità di acqua
disponibile, ma dopo 20 anni Siciliaacque ne ha fatti solo
alcuni di questi interventi e altri rimangono sulla carta.
Tra
gli interventi non fatti c’è anche il completamento della diga di
Blufi: qui avrebbe dovuto essere raccolta acqua per circa 7 ml di
metri cubi per un nuovo bacino che poi l’acquedotto avrebbe dovuto
portare ai comuni. Ma alla fine l’acquedotto non è mai stato
realizzato: la diga era responsabilità della regione Sicilia, la
componente dell’acquedotto era invece a carico di Siciliaacque
che però si difende dicendo di non essere obbligata a portare
l’acqua ai comuni, perché quest’acqua dovrebbe essere destinata
all’irrigazione dei campi.
In un rapporto stilato a fine 2021
Siciliaacque prende atto che l’acquedotto Fanaco ad Agrigento è in
alcuni tratti degradato ma programma la manutenzione solo a partire
dal 2025, stessa cosa per l’acquedotto Ancipa in provincia di Enna
e per altre opere considerate strutturali.
Ma se gli acquedotti
non sono adeguati aumenta il rischio di perdite lungo il percorso
(Report ne mostrerà diverse nel corso del servizio, alcune con
perdite sostanziose che vanno avanti da settimane senza che nessuno
faccia nulla): in Sicilia la perdita lungo il trasporto arriva al
51,6%, costringendo le persone a dove ricorrere ai serbatoi.
La scheda del servizio: ACQUE
SCURE
di Emanuele Bellano
Collaborazione
Chiara D’Ambros, Raffaella Notariale
L'acqua è un bene comune e la rete idrica appartiene allo Stato che la affida in gestione a soggetti privati, pubblici, o misti. I più grandi gestori dell'acqua in Europa sono due società francesi: Veolia e Suez. Con base in Francia operano anche in Italia su tutto il territorio nazionale. La testimonianza esclusiva di un imprenditore italiano che ha cercato di entrare nel grande business della depurazione delle acque permette di scoperchiare e di ricostruire dall'interno il meccanismo dei grandi appalti internazionali di questo settore. Offerte di denaro nel tentativo di truccare le gare, conflitti di interessi, promesse di sub-appalti: la società milanese Passavant Impianti di Marco Schiavio si ritrova travolta da un sistema che non avrebbe mai immaginato esistesse a quei livelli. Grazie a documenti inediti e a registrazioni si delinea uno spaccato di come gira lo sporco mondo della depurazione delle acque. Con dei rivoli che scorrono anche nel nostro Paese.
Gli affari dell’Automobil club
Del servizio di Giulio Valesini e
Cataldo Ciccolella è uscita una anticipazione sul Fatto Quotidiano a
firma di Roberto
Rotunno:
Aci si fa la holding e alla sicurezza vanno le briciole
Prendi la parte più sana di un ente pubblico come l’Automobile Club Italia (Aci) e trasferiscila in una holding privata. Con l’impegno si occupi, forse, di realizzare le attività benefit previste dal gruppo. Report in onda stasera alle 20.50 su Rai3 si occuperà delle ultime manovre societarie di Angelo Sticchi Damiani, presidente Aci con un mandato che assomiglia più a una monarchia: è in carica dal 2011.
Il servizio di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella fa luce sugli aspetti opachi dell’operazione in favore della Ventura Spa. Che cosa si intende, in primis, per operazioni benefit? L’Aci si occupa di promozione, controllo e indirizzo sul settore automobilistico, quindi il pensiero va alla sicurezza stradale. Ma qui, sorprendentemente, viene fuori che l’investimento è molto risicato: da bilancio, ci sarebbero 5 milioni di euro, ma le fonti del programma di Sigfrido Ranucci raccontano che in realtà in quella cifra ci sono altre voci come il Cis – Viaggiare informati e i servizi di informazione per chi si sposta all’estero. Benché Sticchi Damiani parli di circa 13 milioni spesi, andando all’osso il costo è appena 1 milione. Il presidente sostiene poi che l’Aci conterebbe su 50 formatori sul territorio a svolgere attività più altri 80 degli automobilclub. In realtà, risulta che dentro l’Aci vi siano appena tre formatori, e che altri 40 arriveranno a tempo parziale spostandoli altre mansioni, quindi a costo zero. Ricapitolando, la holding Ventura dovrà mettere in pratica le scarse attività benefit dell’Aci, in cambio riceverà il 25% di Sara Assicurazioni, società che nel 2023 ha realizzato un utile di 83 milioni. Il piano è stato redatto da Kpmg, che da questa operazione ha previsto un risparmio fiscale che Sticchi Damiani vorrebbe usare proprio per aumentare le attività benefit.
La scheda del servizio:
QUATTRO
RUOTE E QUATTRINI
di Giulio Valesini e Cataldo
Ciccolella
Collaborazione Eva Georganopoulou
L’ACI nasce nel 1898 come associazione di appassionati torinesi dell’automobile, diventa poi un’associazione nazionale che nel secondo dopoguerra cresce fino a entrare nel parastato diventando il gestore del PRA, il registro delle automobili. I soldi delle imposte sulle auto insieme alle tessere dei milioni di soci, nel corso degli ultimi decenni hanno portato l’Automobile Club d’Italia a possedere immobili per più di 215 milioni di euro e persino l’80% di quote dell’assicurazione SARA, una gallina dalle uova d’oro. Il fatturato ACI gira sui 600 milioni di euro. Report ha verificato quanti di questi soldi finiscono in formazione per la sicurezza stradale.
Il buco nelle terme
Montecatini Terme era il fiore all’occhiello della regione
Toscana, all’interno della struttura ci sono vari stabilimenti,
ciascuno con una sua funzione terapeutica: nello stabilimento
Tettuccio, per esempio, si pratica la cura idroclinica per le
patologie gastrointestinali. Sono cure previste dal sistema sanitario
nazionale attraverso 12 giorni di terapia che prevede di bere fino a
4 bicchieri di acqua ogni giorno a secondo delle problematiche, colon
irritabile, diverticoli – spiega a Report il medico Stefano Russo.
A Montecatini Terme sempre in convenzione col SSN, vengono curate
anche le patologie osteo articolari sia attraverso dei fanghi in
acqua sia attraverso la fango terapia. Qui vengono curate anche la
patologie respiratorie, anche nel periodo post covid venivano
indirizzati qui dei pazienti.
Il servizio di Report racconterà
come funzionano i vari stabilimenti.
La scheda del servizio: UN
BUCO NELL’ACQUA
Di Chiara De
Luca
Collaborazione e ricerca immagini Eva Georganopoulou
L’Italia con i suoi 320 impianti, per il 90% accreditati con il Servizio sanitario nazionale, è uno dei paesi al mondo con la più antica tradizione termale. Montecatini Terme è una delle città termali più importanti d'Italia, meta amata anche da russi e ucraini. La società Montecatini Terme Spa, di proprietà di Comune e Regione, è in perdita dal 2011 e oggi tutto il patrimonio immobiliare, stimato in 50 milioni di euro, è finito all’asta per un valore di circa 42 milioni di euro. Report ha analizzato i motivi per cui si è arrivati a questo punto.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
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