13 giugno 2024

Il bacio del calabrone: Un caso per Manrico Spinori di Giancarlo De Cataldo


 

La serata era cominciata male per Manrico Spinori. Su invito del sovrintendente Luci, aveva assistito alla prima di una nuova edizione della Traviata di Giuseppe Verdi. La regia scolastica di un lituano che andava incomprensibilmente per la maggiore e l’intollerabile sovrabbondanza di pizzi, trine e crinoline lo avevano messo di cattivo umore.

Delitto a teatro – così potremmo definire la strana situazione di cui è testimone il procuratore Manrico Spinori: la morte apparentemente accidentale del proprietario di una casa di moda, Tito Cannelli, al termine della cena di gala dopo la prima di una nuova versione della Traviata a teatro.
Una duplice punizione per Spinori, chiamato il contino per la sua eredità nobiliare (solo nei titoli): prima quella rappresentazione troppo “moderna” dell’opera lirica e poi quella cena assieme al bel mondo che conta della capitale, dove eran presenti perfino degli arabi, futuri acquirenti della casa di moda. Unica nota positiva della serata, quanto meno per l’indole del contino facile a subire il fascino femminile, l’incontro con la giornalista Vera Grant, che lo introduce nel mondo della moda, protagonista della serata: la stilista della casa, Irina Zed, colei che ha disegnato i vestiti per l’opera, il suo futuro sposo Tito Cannelli, il patron del marchio, un ragazzo che si è seduto al loro fianco che continua a scattare foto. Una serata tutto sommato finita bene, se non per quell’imprevisto:

Manrico si avvicinò al tavolo d’onore. Cannelli era disteso per terra, immobile.

Tito Cannelli muore senza che i soccorsi riescano a fare qualcosa: si pensa subito ad un incidente, era allergico a diverse cose, tra cui anche al veleno degli insetti, come le vespe, proprio come quella che Manrico Spinori uccide con una “schicchera” ripresa in un video diventato subito virale.
L’assassino giustiziato dal giudice senza nemmeno passare da un processo: questa potrebbe essere la sintesi finale, ma il procuratore capo, per evitare che attorno a questa morte inizino a girare certe voci, chiede a Spinori di aprire un fascicolo investigativo da archiviare subito, dopo che le acque si sono calmate, perché tanto non c’è nulla da chiarire. Giusto una mossa politica:

Manrico non rispose, si limitò a un mezzo sorriso. Ho capito perché sei arrivato dove sei, avrebbe voluto rispondergli, e perché salirai ancora. Ma non ti invidio le qualità «politiche». Spero solo che tu riesca a non sporcarti troppo le mani.

Una morte accidentale, dunque. O forse no: a complicare le cose per il contino e per la sua squadra al femminile, succede qualcosa. La pubblicazione di un video che mostra un alterco tra il morto e l’ex designer, che evidentemente non si rassegnava ad essere messo da parte sul un sito scandalistico, ’NDOSPIOSPIO, ma generalmente ben informato sui fatti di cronaca per la sua rete di informatori, di un articolo sul delitto.

Meglio non archiviare, dunque, a questo si era ridotto il lavoro della giustizia: “Dovevano muoversi per stare appresso ai media, anche ai piú discutibili. A questo si era ridotto il loro lavoro!”.

Se si deve aprire un fascicolo – si dice Spinori - che almeno si faccia una parvenza di indagine, anche se contro ignoti, visto che l’insetto responsabile dello choc anafilattico è stato giustiziato dal magistrato.
La conoscenza di Vera lo aiuta ad entrare nel magico mondo della moda: Tito Fanelli stava vendendo il suo marchio agli arabi, la trattativa era in corso da mesi. Questi avevano preteso la cacciato del designer, Luca Righi, il genio che con le sue idee eccentriche aveva risollevato il marchio, ma troppo eccentrico per la mente dei nuovi proprietari, poco inclini ad accettare un uomo con la gonna.

Tutto questo porta l’ex creator Luca Righi dalla parte dei possibili indiziati: aveva un motivo di astio, era presente a quella cena, avevano appena litigato..
Poi c’è la mancata futura moglie, Irina, che era diventata la numero uno in azienda dopo che Righi era stato mandato via: Manrico sente che in lei c’è un profondo dolore per la morte di Tinelli, ma che c’è anche qualcos’altro, qualcosa che gli sfugge.
L’ispettrice Cianchetti porta altri indizi al magistrato contro Righi, Lollo, come veniva chiamato a Milano, prima che facesse perdere le sue tracce: è quella allora la soluzione del caso, il movente va ricercato nel rancore personale?

L’indagine che doveva essere archiviata dopo una settimana inizia a trasformarsi in qualcosa di diverso: prima di tutto perché Spinori inizia una breve relazione con Vera, la giornalista, che lo aiuta a mettersi in contatto con Lorenzo, che ovviamente nega tutto, quella sera era presente alla cena solo per sputare in faccia ai due giuda che lo avevano tradito.

E poi .. poi arrivano altre morti, altri personaggi legati alla casa di moda, presenti quella sera alla cena, la stampa e anche il sito scandalistico iniziano a scrivere articoli sui “delitti del teatro”, arrivando anche ad ipotizzare piste più o meno realistiche, cercando di mettere in cattiva luce l’operato della polizia giudiziaria, tanto l’importante solo i click, le copie vendute.

Il problema per Manrico Spinori è duplice: non riesce a gestire in modo oggettivo quel caso, troppo coinvolto dal rapporto con Vera, che complica la sua già difficile situazione sentimentale, quella di un uomo che si stanca troppo facilmente nelle relazioni. Un uomo fedele alle sue infedeltà.

Poi c’è la questione dell’opera lirica che manca:

Era convinto che non esistesse situazione umana, incluso il delitto, che non fosse stata affrontata da un melodramma. Perché nell’opera si annidano i moti profondi dell’animo, e i delitti, tutti i delitti, da quello dipendono, in ultima analisi: da un’alterazione dei moti dell’anima.

Per questo trovare l’opera lirica giusta significa risolvere il caso.

Qual è dunque l’opera che ispira questo delitto e i successivi della catena? Perché è stato ucciso l’imprenditore della moda Tito Cannelli? Cosa c’entra quel “bacio del calabrone” che battezza la storia?
La risposta arriverà solo alla fine, grazie al lavoro della squadra investigativa, che è fatto anche di piste sbagliate, di errori di valutazione, dall’analisi certosina di tabulati, dei video delle immancabili telecamere. Andando perfino ad interrogare gli oggetti perché loro, anche a distanza di anni, sanno parlare se trovano qualcuno capace di ascoltarli: “A differenza dei testimoni gli oggetti sono indifferenti, neutri, affidabili.”
Perché l’antico proverbio per cui non è tutt’oro quello che luccica vale anche per il mondo della moda, dove dietro le luci del successo, del lusso, si nascondono tante piccole meschinerie, in fondo ha ragione il contino, non c’è dramma che non sia stato già stato raccontato da un’opera. E questa volta il dramma colpirà anche un maschiaccio come l’ispettrice Cianchetti, colpita dal dramma della povera Violetta nella Traviata di Verdi, un dramma che racconta a modo suo:

Vojo di’, no, sta Violetta… sarà pure stata ’na mignotta, ma poi se innamora de ’sto Alfredo e la pianta de fa’ la vita, no? E se venne puro li gioielli per mantenerlo, il tipo, visto che lui ha rotto co’ la famija.

Qui potete rivedere la presentazione del libro sul TG regionale:

Manrico Spinori continua ad essere ossessionato dall’opera lirica .. Manrico Spinori è un magistrato che pattina sull’esistenza in modo educato, un aristocratico che viene da cinque secoli di casato illustre che ha avuto papi, duchi ma anche grandi ladroni, quindi Manrico Spinori non deve dimostrare niente a nessuno ..”
Perché un personaggio seriale come Spinori?

E’ il mio pretesto per raccontare il mono della giustizia oggi in un modo leggero”.
Cosa farebbe il suo personaggio di fronte ad una riforma come la separazione delle carriere?
“Niente, se ne andrebbe a pesca o a fare un altro mestiere. smetterebbe di fare il pubblico ministero. ”

La scheda del libro sul sito di Einaudi
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

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