La serata era cominciata male per Manrico Spinori. Su invito del sovrintendente Luci, aveva assistito alla prima di una nuova edizione della Traviata di Giuseppe Verdi. La regia scolastica di un lituano che andava incomprensibilmente per la maggiore e l’intollerabile sovrabbondanza di pizzi, trine e crinoline lo avevano messo di cattivo umore.
Delitto
a teatro – così potremmo definire la strana situazione di cui
è testimone il procuratore Manrico Spinori: la morte apparentemente
accidentale del proprietario di una casa di moda, Tito Cannelli, al
termine della cena di gala dopo la prima di una nuova versione della
Traviata a teatro.
Una duplice punizione per Spinori, chiamato
il contino per la sua eredità nobiliare (solo nei titoli): prima
quella rappresentazione troppo “moderna” dell’opera lirica e
poi quella cena assieme al bel mondo che conta della capitale, dove
eran presenti perfino degli arabi, futuri acquirenti della casa di
moda. Unica nota positiva della serata, quanto meno per l’indole
del contino facile a subire il fascino femminile, l’incontro con la
giornalista Vera Grant, che lo introduce nel mondo della moda,
protagonista della serata: la stilista della casa, Irina Zed, colei
che ha disegnato i vestiti per l’opera, il suo futuro sposo Tito
Cannelli, il patron del marchio, un ragazzo che si è seduto al loro
fianco che continua a scattare foto. Una serata tutto sommato finita
bene, se non per quell’imprevisto:
Manrico si avvicinò al tavolo d’onore. Cannelli era disteso per terra, immobile.
Tito
Cannelli muore senza che i soccorsi riescano a fare qualcosa: si
pensa subito ad un incidente, era allergico a diverse cose, tra cui
anche al veleno degli insetti, come le vespe, proprio come quella che
Manrico Spinori uccide con una “schicchera” ripresa in un video
diventato subito virale.
L’assassino giustiziato dal giudice
senza nemmeno passare da un processo: questa potrebbe essere la
sintesi finale, ma il procuratore capo, per evitare che attorno a
questa morte inizino a girare certe voci, chiede a Spinori di aprire
un fascicolo investigativo da archiviare subito, dopo che le acque si
sono calmate, perché tanto non c’è nulla da chiarire. Giusto una
mossa politica:
Manrico non rispose, si limitò a un mezzo sorriso. Ho capito perché sei arrivato dove sei, avrebbe voluto rispondergli, e perché salirai ancora. Ma non ti invidio le qualità «politiche». Spero solo che tu riesca a non sporcarti troppo le mani.
Una morte accidentale, dunque. O forse no: a complicare le cose per il contino e per la sua squadra al femminile, succede qualcosa. La pubblicazione di un video che mostra un alterco tra il morto e l’ex designer, che evidentemente non si rassegnava ad essere messo da parte sul un sito scandalistico, ’NDOSPIOSPIO, ma generalmente ben informato sui fatti di cronaca per la sua rete di informatori, di un articolo sul delitto.
Meglio
non archiviare, dunque, a questo si era ridotto il lavoro della
giustizia: “Dovevano muoversi per stare appresso ai media, anche
ai piú discutibili. A questo si era ridotto il loro lavoro!”.
Se
si deve aprire un fascicolo – si dice Spinori - che almeno si
faccia una parvenza di indagine, anche se contro ignoti, visto che
l’insetto responsabile dello choc anafilattico è stato giustiziato
dal magistrato.
La conoscenza di Vera lo aiuta ad entrare nel
magico mondo della moda: Tito Fanelli stava vendendo il suo marchio
agli arabi, la trattativa era in corso da mesi. Questi avevano
preteso la cacciato del designer, Luca Righi, il genio che con le sue
idee eccentriche aveva risollevato il marchio, ma troppo eccentrico
per la mente dei nuovi proprietari, poco inclini ad accettare un uomo
con la gonna.
Tutto
questo porta l’ex creator Luca Righi dalla parte dei possibili
indiziati: aveva un motivo di astio, era presente a quella cena,
avevano appena litigato..
Poi c’è la mancata futura moglie,
Irina, che era diventata la numero uno in azienda dopo che Righi era
stato mandato via: Manrico sente che in lei c’è un profondo dolore
per la morte di Tinelli, ma che c’è anche qualcos’altro,
qualcosa che gli sfugge.
L’ispettrice Cianchetti porta altri
indizi al magistrato contro Righi, Lollo, come veniva chiamato a
Milano, prima che facesse perdere le sue tracce: è quella allora la
soluzione del caso, il movente va ricercato nel rancore personale?
L’indagine che doveva essere archiviata dopo una settimana inizia a trasformarsi in qualcosa di diverso: prima di tutto perché Spinori inizia una breve relazione con Vera, la giornalista, che lo aiuta a mettersi in contatto con Lorenzo, che ovviamente nega tutto, quella sera era presente alla cena solo per sputare in faccia ai due giuda che lo avevano tradito.
E
poi .. poi arrivano altre morti, altri personaggi legati alla casa di
moda, presenti quella sera alla cena, la stampa e anche il sito
scandalistico iniziano a scrivere articoli sui “delitti del
teatro”, arrivando anche ad ipotizzare piste più o meno
realistiche, cercando di mettere in cattiva luce l’operato della
polizia giudiziaria, tanto l’importante solo i click, le copie
vendute.
Il problema per Manrico Spinori è duplice: non
riesce a gestire in modo oggettivo quel caso, troppo coinvolto dal
rapporto con Vera, che complica la sua già difficile situazione
sentimentale, quella di un uomo che si stanca troppo facilmente nelle
relazioni. Un uomo fedele alle sue infedeltà.
Poi c’è la questione dell’opera lirica che manca:
Era convinto che non esistesse situazione umana, incluso il delitto, che non fosse stata affrontata da un melodramma. Perché nell’opera si annidano i moti profondi dell’animo, e i delitti, tutti i delitti, da quello dipendono, in ultima analisi: da un’alterazione dei moti dell’anima.
Per questo trovare l’opera lirica giusta significa risolvere il caso.
Qual
è dunque l’opera che ispira questo delitto e i successivi della
catena? Perché è stato ucciso l’imprenditore della moda Tito
Cannelli? Cosa c’entra quel “bacio del calabrone” che battezza
la storia?
La risposta arriverà solo alla fine, grazie al
lavoro della squadra investigativa, che è fatto anche di piste
sbagliate, di errori di valutazione, dall’analisi certosina di
tabulati, dei video delle immancabili telecamere. Andando perfino ad
interrogare gli oggetti perché loro, anche a distanza di anni, sanno
parlare se trovano qualcuno capace di ascoltarli: “A differenza
dei testimoni gli oggetti sono indifferenti, neutri,
affidabili.”
Perché l’antico proverbio per cui non è
tutt’oro quello che luccica vale anche per il mondo della moda,
dove dietro le luci del successo, del lusso, si nascondono tante
piccole meschinerie, in fondo ha ragione il contino, non c’è
dramma che non sia stato già stato raccontato da un’opera. E
questa volta il dramma colpirà anche un maschiaccio come
l’ispettrice Cianchetti, colpita dal dramma della povera Violetta
nella Traviata di Verdi, un dramma che racconta a modo suo:
Vojo di’, no, sta Violetta… sarà pure stata ’na mignotta, ma poi se innamora de ’sto Alfredo e la pianta de fa’ la vita, no? E se venne puro li gioielli per mantenerlo, il tipo, visto che lui ha rotto co’ la famija.
Qui potete rivedere la presentazione del libro sul TG regionale:
“Manrico Spinori continua ad essere ossessionato dall’opera lirica .. Manrico Spinori è un magistrato che pattina sull’esistenza in modo educato, un aristocratico che viene da cinque secoli di casato illustre che ha avuto papi, duchi ma anche grandi ladroni, quindi Manrico Spinori non deve dimostrare niente a nessuno ..”
Perché un personaggio seriale come Spinori?“E’ il mio pretesto per raccontare il mono della giustizia oggi in un modo leggero”.
Cosa farebbe il suo personaggio di fronte ad una riforma come la separazione delle carriere?
“Niente, se ne andrebbe a pesca o a fare un altro mestiere. smetterebbe di fare il pubblico ministero. ”
La
scheda del libro sul sito di Einaudi
I
link per ordinare il libro su Ibs
e Amazon
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