Sempre più italiani ritengono che sia una bufala l'olocausto, che sia tutta una montatura, dai campi di sterminio alla responsabilità degli italiani.
E di Mussolini, il dittatore che fece anche cose buone (e sappiamo che non è vero, nel caso leggetevi il libro di Filippi).
Non solo Auschwitz non è mai esistita, ma nemmeno le complicità dei fascisti della repubblica sociale nel rastrellamento delle famiglie ebree, della polizia italiana, dei carabinieri, della guardia di Finanza.
Italiani brava gente?
No italiani senza memoria.
Senza memoria delle 8000 famiglie ebree deportate nei campi e di cui sono tornati in Italia solo in 600 (tra cui Liliana Segre).
I fascisti pagavano 5000 lire per ogni delazione utile ad individuare una famiglia ebrea che si nascondeva.
Ma senza arrivare agli anni bui della repubblica sociale, le leggi razziali in Italia che discriminavano i cittadini italiani di religione ebraica sono del 1938.
In quegli anni usciva "La difesa della razza", un giornale che raccontava agli italiani brava gente i rischi del meticciato e la superiorità della razza bianca.
Era scritto da quell'Almirante a cui adesso dedichiamo strade.
Uno spettro si aggira per l'Europa .. ed è lo spettro della perdita della memoria, che oggi, un passetto alla volta, in modo impercepibile, ci fa tornare indietro.
Si inizia coi citofoni, poi con le scritte sui muri, poi con i bar vandalizzati.
E come andremo a finire?
Nessuno io mi chiamo; nessuno è il nome che mi danno il padre e la madre e inoltre tutti gli amici
31 gennaio 2020
30 gennaio 2020
Il cane di terracotta di Andrea Camilleri
Incipit (che potete trovare anche qui)
«A stimare da come l’alba stava appresentandosi, la iurnata s’annunziava certamente smèusa, fatta cioè ora di botte di sole incaniato, ora di gelidi stizzichii di pioggia, il tutto condito da alzate improvvise di vento. Una di quelle iurnate in cui chi è soggetto al brusco cangiamento di tempo, e nel sangue e nel ciriveddro lo patisce, capace che si mette a svariare continuamente di opinione e di direzione, come fanno quei pezzi di lattone, tagliati a forma di bannèra o di gallo, che sui tetti ruotano in ogni senso ad ogni minima passata di vento.Il commissario Salvo Montalbano apparteneva da sempre a quest’infelice categoria umana e la cosa gli era stata trasmessa per parte di matre, che era cagionevole assai e spesso si serrava nella càmmara di letto, allo scuro, per il malo di testa e allora non bisognava fare rumorata casa casa, camminare a pedi lèggio. Suo patre invece, timpesta o bonazza, sempre la stessa salute manteneva, sempre del medesimo intìfico pinsèro se ne restava, pioggia o sole che fosse.Magari questa volta il commissario non smentì la natura della sua nascita: aveva appena fermato l’auto al decimo chilometro della provinciale Vigàta-Fela, come gli era stato detto di fare, che subito gli venne gana di rimettere in moto e tornarsene in paese, mandando a patrasso l’operazione.
Ho dovuto vincere una certa ritrosia,
per riprendere in mano un romanzo del maestro Andrea Camilleri. Ora
che non c'è più, che nessun nuovo romanzo con Montalbano o uno dei
personaggi partorito dalla sua fantasia vedrà più luce ..
Superata questa paura, ho tirato fuori
dalla mia libreria “IL cane di terracotta” per re immergermi in
uno dei suoi primi romanzi, con Montalbano che era ancora un intero
territorio da scoprire, come quella Sicilia inventata ma allo stesso
tempo reale.
Il cane di terracotta racconta di mafia
e di un vecchio mafioso che si vuole consegnare allo Stato, ma
concedendosi tanticchia di tiatro, per non perdere la faccia.
«A farla breve, questi picciotti che non taliano in faccia a nisciuno, appena si vedono ti difficoltà con una macchina lenta, ti jettano fora strata senza pinsarci due volte e tu ti ritrovi dintra un fosso con l'ossa del collo rotte»
Consegnarsi allo Stato prima che i
nuovi mafiosi, quelli che conoscono le lingue e parlano inglese, lo
buttino fuori di strada.
Mafioso che viene buttato di strada per
davvero, perché c'è del marcio nello stato, in quella parte che con
la mafia ha deciso di scendere a patti.
E allora, per sdebitarsi con quel
commissario di Vigata che ha saputo capire le cose come stanno,
racconta di un deposito di armi ammucciato sulla collina del Crasto.
Chiamata così per una leggenda antica.
Ma se la leggenda è antica, le armi
nascoste sono tremendamente vere ..
Il cane di terracotta è anche la
storia di come la mafia sia capace di nascondersi dietro tante
storie: non solo il traffico di armi, l'usura, il pizzo e il
commercio di carne umana, per il bordello a cielo aperto gestito da
quel Gegè, persona tinta ma anche amico di Montalbano.
Ma Il cane di terracotta è anche un
viaggio nel passato, nel labirinto della memoria. Perché quella
grotta antica, nella montagnetta al cui interno doveva nascondere un
tesoro, nasconde invece il cadavere di due ragazzi giovani, uccisi
almeno cinquant'anni fa e composti in modo pietoso in quella grotta
sicura.
Sicura e al riparo dai mali del mondo,
protetti per sempre da un cane di terracotta, appunta, in quello che
sembra un rituale funerario completato da un bummulo di creta e da un
ciotola con delle monete dei tempi della seconda guerra mondiale.
Montalbano, che suda freddo all'idea di
una conferenza stampa e di una promozione che lo allontanerebbe dal
suo commissariato, dove può portare avanti le sue indagini come un
cacciatore solitario, con grande dolore per il suo vice Mimì, si
perde dentro questo enigma.
Il fatto è che io mi sono addunato, col tempo, d'essere una specie di cacciatore solitario, perdonami la stronzaggine dell'espressione, che è magari sbagliata, perché mi piace cacciare con gli altri ma voglio essere solo a organizzare la caccia. Questa è la condizione indispensabile perché il mio ciriveddru giri nel verso giusto. Un'osservazione intelligente, fatta da un altro, m'avvilisce, mi smonta magari per una jurnata intera ...
Complice anche la convalescenza per un
colpo alla pancia, perché certi traffici non si devono scoprire,
nell'indagine sui due morti del crasticeddru si butta a capofitto.
Chi erano i due ragazzi morti?
Perché quella morte e perché quella
composizione, che richiama antichi racconti, come quello della
diciottesima Sura del Corano?
.. La Sura dice che Dio, venendo incontro al desiderio di alcuni giovani che non volevano corrompersi, allontanarsi dalla vera religione, li fece cadere in un sonno profondo all'interno di una caverna.
Un viaggio tra le memorie degli anziani
del paese, mediatori arabi e preti spretati ma esperti di simbologia,
con a fianco Livia a cui però non riesce a dedicare tutta la sua
attenzione.
Perché Montalbano è così: proprio
queste indagini all'apparenza senza alcuna utilità, lo appassionano
ancor di più.
Non per trovare l'assassino, che forse
ora è morto. Ma per trovare una risposta alle sue domande:
.. dell'assassino non gliene importava tanto, quello che l'intrigava era perché qualcuno, l'assassino stesso forte, si fosse dato carico di spostare i cadaveri nella grotta e d'allestire la messinscena della ciotola, del bùmmulo e del cane di terracotta.
Ne Il cane di terracotta troviamo tante
storie, tanti personaggi, alcuni dei quali li ritroveremo poi nei
successivi gialli con Montalbano (da Fazio ad Augello, da Livia ad
Adelina, da Ingrid a Nicolò Zito).
È sì una storia che parla di mafia,
per quel delitto che apre il racconto: ma dietro quel delitto c'è
una storia d'amore innocente violato e di un amore morboso, violento.
Una storia di morte e di resurrezione,
per illudersi che quel sonno, all'interno della grotta, possa
nascondere lo scempio della morte.
Trasì nella càmmara di letto. Il vecchio si stava godendo un sonno sereno, il respiro lèggio, l'ariata distesa, calma. Viaggiava nel paese del sonno senza più ingombro di bagaglio. Poteva dormire a lungo, tanto sul comodino c'erano il portafoglio coi soldi e un bicchiere d'acqua. Si ricordò del cane di peluche che aveva comprato a Livia a Pantelleria. Lo trovò sopra il comò, nascosto dietro una scatola. Lo pigliò, lo mise a terra, ai piedi del letto. Poi chiuse adascio adascio la porta alle sue spalle.
Il virus in prima pagina
Oggi le prime pagine dei giornali si somigliano tra di loro, su quasi tutte campeggia la notizia del virus.
Perché la psicosi del contagio è una di quelle notizie che stanno bene dappertutto, buone a nascondere le temperature di questi giorni (che qui a Milano sarebbero i giorni della merla, i più freddi), l'inquinamento ambientale (che pure fa migliaia di morti per malattie collegate alle polveri sottili).
E dove non campeggia il virus cinese, ne troviamo comunque un altro: il virus del sovranismo e del finto vittimismo dell'estrema destra.
Per esempio l'assalto giudiziario a Salvini per lo spettacolino indecente della citofonata al quartiere Pilastro a Bologna.
La destra forcaiola coi migranti si scopre garantista con sé stessa ma torna forcaiola ritirando fuori un video vecchio di dieci anni dove Davigo spiega i paradossi della giustizia italiana.
29 gennaio 2020
Il contagio
Attenzione, la vittoria (o la sconfitta) di domenica non cancella il contagio.
Semplicemente, l'esito delle elezioni in Emilia ci dice che le persone sono meno stupide di quanto si crede, che il giochetto del citofono non funziona (seppur il problema dello spaccio sia reale).
Come ha raccontato egregiamente il servizio di Presadiretta di lunedì, lo spaccio a Ferrara (e in altri quartieri delle città emiliane, come in altre città del nord) esiste, come esistono le bande dei nigeriani che si contendono il territorio.
Ma non si risolve andando a fare le sceneggiate a favore di telecamera: si deve presidiare il territorio ma lo devono fare le forze dell'ordine, che eventualmente vanno rafforzate.
Le persone vogliono sentir parlare di sicurezza ma non sentirsi presi in giro, vogliono sentir parlare di lavoro, di scuole, di sanità.
E anche di casa: i vari governi e le amministrazioni regionali dovrebbero investire di più in questo settore (e magari meno in crocifissi) per garantire una casa a tutti coloro che ne hanno bisogno, senza mettere gli uni contro gli altri.
Ma, attenzione, il contagio della paura, della paura contro lo straniero continuerà a fare danni, finché non si metteranno in pista vere politiche di integrazione.
Con quali soldi, diranno i sovranisti?
Coi soldi persi in corruzione, in evasione, coi soldi che abbiamo messo nei vari bonus a pioggia (bebé, 80 euro, 100 euro..).
Semplicemente, l'esito delle elezioni in Emilia ci dice che le persone sono meno stupide di quanto si crede, che il giochetto del citofono non funziona (seppur il problema dello spaccio sia reale).
Come ha raccontato egregiamente il servizio di Presadiretta di lunedì, lo spaccio a Ferrara (e in altri quartieri delle città emiliane, come in altre città del nord) esiste, come esistono le bande dei nigeriani che si contendono il territorio.
Ma non si risolve andando a fare le sceneggiate a favore di telecamera: si deve presidiare il territorio ma lo devono fare le forze dell'ordine, che eventualmente vanno rafforzate.
Le persone vogliono sentir parlare di sicurezza ma non sentirsi presi in giro, vogliono sentir parlare di lavoro, di scuole, di sanità.
E anche di casa: i vari governi e le amministrazioni regionali dovrebbero investire di più in questo settore (e magari meno in crocifissi) per garantire una casa a tutti coloro che ne hanno bisogno, senza mettere gli uni contro gli altri.
Ma, attenzione, il contagio della paura, della paura contro lo straniero continuerà a fare danni, finché non si metteranno in pista vere politiche di integrazione.
Con quali soldi, diranno i sovranisti?
Coi soldi persi in corruzione, in evasione, coi soldi che abbiamo messo nei vari bonus a pioggia (bebé, 80 euro, 100 euro..).
28 gennaio 2020
Presadiretta – dall'Emilia Romagna del voto
Il candidato del centrosinistra
Bonaccini ha battuto la candidata leghista, battendo i sondaggi dei
giorni passati e quell'idea che il vento della destra fosse
inarrestabile.
Presadiretta ha raccontato l'Emilia
Romagna, partendo dalla notte elettorale, nei due comitati
elettorali: quello preoccupato di Bonaccini, peno di militanti
anziani e quello leghista, pieno di giornalisti, senza
amministratori.
Il referendum si o no della Lega,
Salvini lo ha perso: ha sbagliato candidato e anche la campagna
elettorale: quando il popolo vota ha sempre ragione – è stato il
commento del segretario della Lega, che però ha sottolineato come
per la prima volta c'è stata una “partita” in Emilia Romagna
(ancora questa metafora calcistica).
Dalle parte del PD, con la conferma del
voto, in comitato sono arrivati anche i big del partito: c'era
un'aria serena, diversa da quella mesta che si viveva nel comitato
vincente, che ha accolto il neogovernatore con una canzone di Vasco
Rossi.
La sua campagna elettorale è stata
difficile: l'avversario Salvini l'aveva caricata di significati
politici, trasformandola in un referendum, portando ad una scelta di
due visioni del mondo.
Campagna cominciata il 14 novembre a
Bologna, al Paladozza: l'arrivo di Salvini portò come reazione alla
manifestazione delle sardine, organizzata da 4 ragazzi che hanno
mobilitato migliaia di persone in piazza.
C'era tanta voglia di stare assieme,
contro la retorica dell'odio, forse senza tante idee politiche
chiare: hanno vinto la scommessa, mobilitando altrettante persone in
altre piazze in Italia.
Bologna non si lega - lo slogan e così
anche altre città.
Ragazzi giovani o meno che si
rassegnano ad una politica che usa il populismo per nascondere altri
problemi del paese, al ritorno del razzismo e del fascismo: le piazze
sono di tutti, presentarsi come soggetti attivi, produttori di
democrazia (intesa come partecipazione), questo il commento del
filosofo Bonaga.
Mattia Santori parla di partecipazione,
di piazze con tante sfaccettature, di persone che non accettano più
una politica di slogan.
E ora che faranno? “Ci fa piacere che
il PD si sia messo in discussione grazie alle sardine”, commentando
l'apprezzamento del segretario Zingaretti.
In questi giorni la discriminante
antifascista è tornata ad essere predominante: in questi mesi i
segni, gli slogan, i simboli fascisti sono stati usati senza più
alcun problema.
Come al funerale di Mussolini,
organizzato dai neofascisti a Predappio: migliaia di persone arrivano
qui, alla ricerca di una identità racconta l'organizzatore
Santarelli.
“Sono orgoglioso di essere fascista”
raccontano alla giornalista: “il popolo ha bisogno di una figura
forte che prenda le redini dell'Italia”. E l'uomo forte è oggi
Salvini, i neofascisti si devono accontentare.
Accontentarsi di qualche slogan, di
comprare qualche gadget e di eleggere il sindaco a Predappio.
Sindaco che ha bloccato il progetto di
trasformare la casa del fascio in un museo per studiare i
totalitarismi: il progetto era in contraddizione con la
soprintendenza, ma alla giornalista parla di temi divisivi ..
Il sindaco ha bloccato il finanziamento
all'associazione Deina, che ogni anno organizza il viaggio per la
memoria ad Auschwitz.
Si tollerano omaggi e gadget fascisti,
ma non si pagano viaggi nei lager.
Dal 2017 ad oggi sono aumentati gli
episodi di intimidazione fascista in regione: lo denuncia la CGIL,
riportando tutte le aggressioni e le violenze avvenute.
Come quelle al segretario del PD a
Reggio Emilia, accusato di essere traditore dell'Italia, minacciato
lui e la sua famiglia.
Qualche anno addietro, certe minacce
non sarebbero state messe in atto.
A Guastalla, scritte naziste sotto la
casa della segretaria del PD: “ho pensato che la mia famiglia
avesse già dato”, racconta, citando le radici antifasciste della
sua famiglia.
Forza Nuova organizza le ronde
cittadine a Bologna: non è naturale vedere coppie miste, non è
naturale mischiarsi tra europei bianchi coi neri – queste sono le
parole di Forza Nuova.
“Conosco molti immigrati” - si
giustificano i fascisti.
A Spadarolo, nella notte del 31 ottobre
il centro per immigranti dell'associazione Cento Fiori è stato
attaccato da un raid squadrista: le indagini hanno portato ad
incolpare dei ragazzi del luogo, confermando la matrice dell'odio
razziale.
Un agire legittimato dal clima di odio
che sta crescendo in questi ultimi anni: “sono cose esasperate dal
clima politico” raccontano qui.
L'arcivescovo di Bologna nel suo ultimo
libro parla di questo: del clima di odio, dell'attenzione e della
fermezza per non far crescere la banalità dell'odio.
L'intervista a Zingaretti.
Iacona ha intervistato Zingaretti: nel
nuovo PD è stata inserita la parola antifascista, perché non si può
non vedere la crescita della destra estrema, il diffondersi della
cultura dell'odio e dell'intolleranza.
In questa campagna ci sono stati
episodi truci: i citofoni, l'esporre le case degli immigrati.
Zingaretti ha ringraziato le sardine:
lì dentro c'è un ruolo che deve ispirare il PD per come fare
politica.
“Non si devono tirare per la
giacchetta i movimenti, sono interessato a questi: mi ha colpito il
fatto che chiedono alla politica un nuovo linguaggio.”
L'odio non crea posti di lavoro, la
destra è brava a raccontare i problemi delle persone ma non a
risolverli – racconta il segretario.
Se ci fossero le elezioni avremmo vinto
– dice Salvini: Zingaretti non la pensa così, il PD non è più
marginale ma è la seconda forza politica dove si è votato, non
dobbiamo essere pigri, ma assumerci le nostre responsabilità.
Dobbiamo continuare la nostra azione al
governo: nella scuola, col piano industria 4.0, digitalizzazione
della PPAA.
Si può fare anche con un partner come
il M5S: ora dobbiamo fare le persone serie.
La campagna elettorale di Salvini.
La Lega in ER è il secondo partito:
dove ha sfondato, la Lega?
La campagna in regione l'ha fatta
Salvini: la candidata rimane in secondo piano, dietro Salvini, che
con queste elezioni voleva tornare al governo per cambiare l'Italia e
anche l'Europa.
I suoi fan lo amano: Presadiretta ha
girato quei territori dove la Lega ha vinto nelle elezioni
amministrative del 2019.
A Ferrara per esempio ha vinto la
destra, quella di Naomo: il quartiere Gad ha avuto un ruolo
fondamentale, qui si ritrovavano i fascisti di forza nuova a mostrare
i loro volti e le loro bandiere.
“Gli italiani non hanno più nella
testa l'antifascismo” spiega Fiore.
I fascisti parlano di spaccio, di
spacciatori di colore, nei parchetti, negli androni dei palazzi.
E gli abitanti del quartiere lo
raccontano in prima persona lo spaccio, che vedono tutti i giorni:
molti vorrebbero andarsene dal quartiere, dove ci si vive bene, ma al
chiuso nelle case.
Al GAD a febbraio c'è stata la rivolta
dei cassonetti: uno scontro tra immigrati per contendesi il
territorio dello spaccio: colpa di tutto questo è della politica, il
PD che ha sottovalutato il problema dello spaccio mentre la destra
cavalcava la paura delle persone.
Così a Ferrara la Lega ha stravinto:
persone che non votavano Lega, che si sono sentiti dire che è solo
percezione di un problema che non esiste.
Ma gli scontri tra bande, lo spaccio,
non sono percezione ma sono episodi reali di cronaca, mostrate dalle
telecamere.
Il vicesindaco della Lega ha combattuto
la battaglia contro i migranti, a Gorino, con le barricate contro i
rom.
Il sindaco, Fabbri, aveva promesso
un'Emilia Romagna de islamizzata: il tema dell'immigrazione e
dell'integrazione con gli stranieri è ben vissuto nella periferia di
Ferrara.
Qui la notizia dell'arrivo di migranti,
a Ravalle, ha portato alla protesta di cittadini del comune e dei
comuni vicini: 35 persone erano considerate una minaccia da queste
persone.
Giulia Bosetti ha raccontato anche la
protesta dell'albergatore Fogli, che minacciava di incatenarsi pur di
bloccare i migranti che stavano per arrivare alla sua struttura: dopo
qualche mese ha per fortuna cambiato idea, il suo era un pregiudizio,
si era fatto spaventare dal clima di accuse contro le persone dalla
pelle scura.
“E' giusto alimentare la paura per
prendere più voti?” si chiede ora.
L'altra chiave della sconfitta del PD
si chiama Carife: il crac della Banca Popolare che ha mandato in
crisi molti risparmiatori. Torniamo al decreto del governo Renzi del
2015: queste persone si sono sentite prese in giro dalla politica e
dalla banca, così hanno votato Lega.
Alan Fabbri, dopo il decreto salva
banche, aveva girato i comuni per raccontare i rischi del decreto,
battendo il territorio.
Negli errori del PD si è inserita la
Lega, con quella presenza sul territorio che oggi il partito
democratico non ha più.
E ora il modello Ferrara potrebbe
diventare quello della Lega in regione: un modello di buona
amministrazione come quello di Bondeno.
Qua si sono inventati un modello nuovo,
il prodotto istituzionale del territorio di Bondeno (come i biscotti)
e poi tutti gli altri prodotti del luogo.
Le persone raccontano che la Lega è
vicina al territorio, ascolta i cittadini, mentre la sinistra era
chiusa nel palazzo.
A Bondeno ci sono anche gli osservatori
civici, persone che girano con fischietti, per segnalare problemi e
pericoli alla polizia municipale.
La polizia ha centinaia di telecamere
di controllo, che registrano le targhe delle auto che passano per il
territorio: in questo modello leghista “prima gli italiani” non è
uno slogan.
Le case popolari sono assegnate a
cittadini italiani, tasse più alte per chi ospita i migranti, il
sindaco si è perfino opposto alla prefettura, che chiedeva alloggi
per i migranti.
Sicurezza, territorio, apparire vicino
alle persone.
E qual è la risposta di Bonaccini?
Giulia Bosetti ha intervistato
Bonaccini: abbiamo attraversato una crisi economica importante, in
coalizione non abbiamo litigato, non abbiamo parlato di altro nella
campagna elettorale.
Bonaccini ha mostrato la sua faccia
nella campagna fatta, non si è fatto nascondere dai politici di
Roma: c'è stato molto voto disgiunto e molto voto popolare per
Bonaccini.
Il neo presidente ha criticato la legge
del governo sulla plastic tax, per difendere le aziende del packaging
del territorio che si sentivano minacciate.
Salvini ha usato queste elezioni per
altro, per puntare al governo nazionale ma è stato sconfitto.
E ora come cambierà il PD? So che
serve un PD più largo, con una identità chiara, dove i dirigenti
quando entrano in un bar sappiano ascoltare chi sta dentro.
La Regione ER ha stanziato 450ml di
euro per i disabili: si spende per l'inclusione, per difendere e
proteggere gli ultimi.
Succede in regione e anche nelle città
come Modena: qui l'amministrazione lavora per tenere assieme gli
anziani con i bambini, un filo rosso non solo ideale ma reale, che
tiene tutti assieme.
La filosofia del comune è la
connessione, lo stare assieme, creare ambienti familiari per tutti:
da qui è nato il progetto Welcame, per far accogliere i minori
stranieri nelle famiglie di Modena.
Ragazzi come Mohamed che qui ha trovato
una seconda famiglia, un lavoro, un futuro.
Integrare si può, per creare cittadini
italiani da bambini e ragazzi che vengono da tutto il mondo o nati da
genitori non italiani.
Integrare rispettando le regole e i
valori delle istituzioni, della comunità, del contesto sociale,
delle famiglie.
Prima gli italiani, dice la Lega: ma le
persone quando sono integrate sono italiane.
Il sindaco Muzzarelli ha anticipato sul
suo comune quello che il governo potrebbe fare.
Perché il problema non è il colore
della pelle.
Ma la povertà, la mancanza di risposte
da parte dello Stato e delle istituzioni locali, quando si chiede una
casa, quando si parla di scuole e salute.
Quando si mette una persona contro
un'altra, dicendo che sono gli immigrati che rubano il lavoro e si
prendono il welfare degli italiani.
A Bolognina due consiglieri di
FDI hanno pubblicato un video dove mostravano i nomi degli stranieri
assegnatari di case popolari: prima gli italiani, nell'assegnazione
delle case, siamo circondati, l'invasione, la regione premia gli
stranieri …
Ma chi erano queste persone?
Sono cittadini che vivono in Italia da
anni, che hanno un lavoro, hanno figli, rispettano la legge,
contribuiscono alla ricchezza della regione.
Il 70% delle case regionali sono
italiani il restante stranieri, questi i numeri: se recentemente sono
assegnate più frequentemente a stranieri è perché hanno più figli
o perché hanno uno sfratto.
La vera battaglia è fare più case
popolari, investire più soldi in edilizia popolare.
Il resto è propaganda.
Come quella che c'è stata su Bibbiano.
Lucia Borgonzoni e Salvini, la Lega e
FDI hanno fatto una propaganda vergognosa su questa vicenda dolorosa.
Sul palco di Pontida Salvini ha
mostrato i bambini, come Greta, gridando “mai più bambini rubati”.
L'inchiesta Angeli e Demoni si basa su
fatti reali, le accuse sono concrete, ma la finta propaganda leghista
è stata subdola: la bambina mostrata sul palco veniva da una madre
comasca, la cui figlia le è stata tolta dai servizi sociali.
Quella donna è stata usata, sia da
Salvini sia dal m5s (Di Maio parlava del partito di Bibbiano):
l'inchiesta parla di fatti gravi, ma stirare la vicenda per colpire
il PD è solo strumentalizzazione.
Decenni fa si diceva che i comunisti
mangiavano i bambini, oggi forse non ci sono nemmeno più i
comunisti.
La Lega ha investito migliaia di euro
sulla vicenda di Bibbiano: soldi per messaggi inviati ad un target
specifico, ragazzi giovani, influenzabili.
Oggi sono indagati 7 assistenti
sociali, su 200 e riguarda sei minori su tremila; nella commissione
d'inchiesta regionale sono presenti tutti i partiti, un sindaco è
finito ai domiciliari.
Questi sono i fatti.
27 gennaio 2020
Riassunto post elettorale
Riassunto post elettorale: Salvini non ha liberato l'Emilia che ha pure riscoperto la voglia di votare.
Il PD respira, nel M5S forse l'unico ad esultare è Di Maio.
E la Calabria conferma la storia del sud abbandonato a sé stesso.
Ora che è passata la paura il governo e il parlamento riprenderanno a lavorare?
Il PD respira, nel M5S forse l'unico ad esultare è Di Maio.
E la Calabria conferma la storia del sud abbandonato a sé stesso.
Ora che è passata la paura il governo e il parlamento riprenderanno a lavorare?
Com'è potuto succedere – La giornata della memoria (1945 – 2020)
Com'è potuto succedere – la
domanda che spesso ci si pone, dopo aver visto le immagini dei lager,
del filo spinato, le persone ridotte a scheletri umani, persone non
persone, ridotte a larve, sottoposte a violenze inimmaginabili prima
di morire, sparire come vento dal camino dei forni crematori?
La giornata della memoria, che ogni
anno rischia di diventare solo un guscio vuoto di retorica e parole
di circostanza (condito dai selfie scattati dai luoghi dell'orrore
come Auschwitz), ci costringe a rispondere alla domanda di prima.
Perché questo è successo.
I forni, i campi di concentramento, la
stella gialla (o rossa) sulla divisa a strisce, una razza superiore
che voleva fare pulizia nel mondo, che doveva essere ripulito dalla
“feccia” ebrea (e anche degli zingari, degli omosessuali, dei
comunisti, di persone con disabilità). Sotto-uomini, untermensch,
li consideravano i nazisti.
Vite indegne di essere vissute: dunque
dovevano essere identificati, con quella stella, tenuti lontano dalle
brave famiglie ariane (non pensate solo ai tedeschi, è successo pure
qui in Italia), tenuti lontano dalle scuole, dalle università,
spogliati dei loro beni.
Infine raccolti tutti assieme in carri
piombati e spediti nei lager.
Attenzione, la Schoa non è frutto solo
della pazzia di un uomo, Hitler il cui odio nei confronti degli
ebrei, responsabili di tutte le disgrazie del popolo germanico, era
noto dai tempi del Mein Kampf.
I lager, la loro costruzione, le camere
a gas, i treni che portavano quelle non persone a morire, il loro
rastrellamento, sono frutto di menti intelligenti.
“Auschwitz era talmente perfetto,
che non poteva essere fatto da gente intelligente.. gente colta,
preparata. Un luogo per uccidere il maggior numero di esseri umani”.
Gente come il
dottor Mengele, il dottor morte, che di giorno selezionava i bambini
per i suoi terribili esperimenti, persone trattate come cavie, e alla
sera tornava a casa a raccontare le fiabe ai bambini prima di
mandarli a letto.
La “banalità del
male” di cui ci ha parlato Hanna Harendt è questa: Mengele,
Eichmann e gli altri coscienziosi responsabili del genocidio ebraico
non erano dei malati di mente, avevano superato solo quel confine che
ti porta a vedere nell'altro, in chiunque altro, un essere umano con
una sua dignità.
Ma dietro questi
burocrati della morte, c'era anche la massa di persone che ha girato
la testa dall'altra parte, che ha scelto di non scegliere.
Non vedere gli
ebrei che sparivano.
Non vedere i camion
coi rastrellamenti (che in Italia dopo l'8 settembre 1943).
Non vedere le case,
i negozi, con le scritte “qui sta un ebreo”.
Non vedere le
distruzione dei negozi ebrei, come successo nella civile Germania
dopo la notte dei cristalli, pensare che in fondo se l'erano cercata
..
Leggetevi il breve
romanzo di Hugo Bettauer, la Città senza ebrei,
scoprirete quanto profonde sono le radici dell'antisemitismo,
dell'odio nei confronti degli ebrei, accusati di complotti contro la
sana nazione austriaca (ma vale lo stesso per la Germania), di non
integrarsi, di corrompere il loro modo di vivere
.. noi non ebrei non possiamo
continuare a vivere vicino e tra gli ebrei, perché ciò che non si
piega si rompe: o noi rinunciamo al nostro modo di essere e alla
nostra natura cristiana o gli ebrei alla loro. Nobile Assemblea!
Sono parole che
risuonano ancora oggi, perché la mala pianta del razzismo, dell'odio
nei confronti dei diversi, che siano ebrei, immigrati, neri, è
ancora viva.
Ancora oggi si
scrive qui vive un ebreo, in Italia nel 2020.
Significa che
abbiamo ancora bisogno di ricordare, di pensare, su quanto è stato.
Due libri utili
appena usciti per questo esercizio
L'angelo
di Monaco di Fabiano Massimi
La
città senza ebrei di Hugo Bettauer
E, chiaramente, Se
questo è un uomo di Primo Levi
25 gennaio 2020
La signora del martedì di Massimo Carlotto
Era sempre l’ultimo ai provini. Per una questione di prestigio. La vecchia guardia non aveva nulla da dimostrare. Lui la gavetta l’aveva fatta da un pezzo, era passato il tempo in cui sgomitava per essere tra i primi a entrare e abbassarsi i pantaloni. Nel porno funziona così: prima mostri l'ardiglione, poi si discute.
Nel suo ultimo noir
Massimo Carlotto è come se spostasse l'obiettivo della macchina da
presa: non più storie di criminali, di banditi dal cuore d'oro e di
altri senza regole se non quella del denaro.
Semmai, i criminali
siamo noi, che sfamiamo la nostra curiosità con le news sulla
cronaca nera come fosse gossip, criminale è parte del mondo
dell'informazione che punta il dito e giudica.
Per dirci questo
l'autore ha scelto tre personaggi molto particolari legati tra loro
da un rapporto altrettanto particolare.
Il primo,
particolare già dal nome, si chiama Bonamente Fanzago ed è un
attore del porno sul viale del tramonto, non solo per gli anni che
passano e la concorrenza dei giovani attori. Di mezzo c'è anche una
malattia che pesa su di lui come una spada di Damocle,
condizionandone la vita e, purtroppo, anche le prestazioni sul set.
Come ci racconta
lui stesso, malattia, sveltina, depressione sono le tre parole tabù
del porno.
Dopo il porno, gli
rimane la carriera da gigolò, ora ridotta ad una sola cliente
“la signora del martedì. Ma lei non l’aveva conosciuta su una pista da ballo. Era venuta a cercarlo”.
Bella, elegante, proveniente da un
altro mondo: i loro incontri sono precisi come un orologio, ogni
settimana, di martedì presso la pensione Lisbona di cui è ospite
“Una tipa perfettina. L’attore si era convinto di essere l’unica nota di disordine nella sua vita. Il martedì dalle quindici alle sedici”.
Il secondo protagonista del racconto è
il signor Alfredo, padrone (o padrona) della pensione Lisbona (in
nome di antichi ricordi del passato).
Pochi clienti ma affezionati, come
Bonamente: clienti particolari come il signor Alfredo stesso,
travestito all'interno della casa e vestito da uomo solo quando deve
uscire. Come Bonamente, anche lui ha qualcosa che non si può
raccontare a tutti, per non incappare negli strali della morale della
brava gente
.. travestito è tollerato solo se è giovane, se può essere scambiato per una donna e stuzzica fantasie. Ma un vecchio con la gonna e i tacchi risulta grottesco, soprattutto in un mondo sempre meno tollerante.
Perché Alfredo, nonostante quello che
si possa pensare, è una brava persona: si prende cura di Bonamente,
come un padre, specie ora che l'ex attore si trova dipendente delle
medicine, della chimica, proprio lui che non amava i rapporti di
dipendenza.
Solo quella donna, la donna del
martedì, non riesce a sopportare
“In particolare, non riusciva ad accettare il fatto che ogni martedì alle quindici lei entrasse nella pensione Lisbona senza degnarla di uno sguardo”.
Infine lei, La signora del martedì, in
seguito scopriremo qual è il suo vero nome, Alfonsina.
Convivente con un anziano avvocato,
separato dalla famiglia, con una vita normale, ora e un passato
ingombrante. Unico neo, quell'appuntamento del martedì.
Per una serie di circostante, il caso,
un approccio di protezione sbagliato, si mette un moto un meccanismo
che porta ad interrompere questi incontri e a riportare a galla il
passato della signora.
Un passato di galera e violenza, fisica
e mentale, che la stava facendo scendere lungo un baratro da cui
l'avvocato, il signor Tommaso, l'aveva salvata, come un padre.
Tommaso per lei era il padre che l’aveva raccolta, salvata e che per tutti quegli anni si era dedicato alla sua serenità. Nulla a che vedere con quel pezzo di merda del genitore biologico, che prima l’aveva venduta ..
Da cui in poi, la
leggerezza con cui scorrevamo le pagine, capaci di strappare anche
qualche sorriso, cambia completamente genere e ritmo.
Entrano in gioco
altri personaggi, forse un po' più normali secondo quelli che sono
gli standard della brava gente: poliziotti guidati più da pregiudizi
che non dalla voglia di scoprire la verità; giornalisti che più che
alla notizia da raccontare, pensano a come questa possa stuzzicare la
pancia dei propri lettori.
Era perfettamente consapevole di come sarebbero andate le cose. Gli inquirenti non avrebbero trovato, quantomeno nell’immediato, il benché minimo indizio per incriminarla, ma avrebbero dato in pasto ai media e quindi ai social tutti i particolari della sua vita. Coloro che avevano dimenticato avrebbero avuto modo di rinfrescarsi la memoria, chi invece ignorava la vicenda avrebbe conosciuto un’unica verità, quella dell’ultima condanna. Sarebbe stata fatta a pezzi e giudicata colpevole in nome di quella giustizia emotiva che dominava il Paese e che ai poliziotti poteva tornare utile: magari saltava fuori qualcosa o qualcuno. Se il tribunale del popolo si fosse poi particolarmente accanito, poteva rendersi necessario andare comunque a giudizio, mettere insieme un po’ di circostanze e travestirle da indizi. Quando si arriva in Corte d’assise è raro che un imputato venga assolto. Magari succede in primo grado, ma in appello la giuria popolare può tranquillamente pensarla come i social.
I primi usano i
secondi per sbattere il mostro in prima pagina e i secondi condiscono
il banchetto, anche usando i social media, per preparare il processo
su internet, che è quello che poi interessa solo alla gente.
La stessa brava
gente che si mostra come bravi padri di famiglia, tutti casa, moglie,
figli e gattini e che poi sui social sfoga tutte le proprie
frustrazioni, mostrando il loro vero lato.
La rete l'aveva giudicata colpevole e condannata. [..] Le pene variavano. Le donne preferivano l'ergastolo o la pena di morte, gli uomini insistevano per pene più corporali che prevedevano invariabilmente lo stupro, magari da parte di bande di negri.Nulla di nuovo nella logica dello “shitstorm”. [..]Alfonsina si rese conto di non riuscire a staccarsi dallo schermo. Leggeva i commenti e cercava informazioni sulle persone che li avevano scritti. Volti in posa, sorridenti, foto di vacanze, bambini, fiorellini, gattini, cagnolini. Persone normali. [..] Padri di famiglia, onesti lavoratori, elettori coscienziosi.
Per sfuggire alla
condanna, non solo quella del web, ma anche da quella dello Stato, i
tre protagonisti dovranno inventarsi una strategia che consenta loro
di sparire nuovamente, “nascondersi dietro un sasso”, per
continuare a vivere tranquilli.
Tra i personaggi
che affiancano i tre protagonisti, c'è anche un investigatore “con
gli stivali texani” che ricorda solo lontanamente l'Alligatore, ma
è solo un richiamo in questa storia che accade in un luogo che
l'autore ha scelto volutamente di non rendere identificabile.
Perché ci si deve
concentrare sulle storie, sugli incastri, sulle relazioni che legano
persona a persona, rendendo ciascuna di esse come dotata di più
facce, più personalità.
In un delitto tutti guardano al carnefice e alla vittima. Ma intorno a loro c'è un mondo di persone che reagiscono in modo diverso, travolte dal dolore o dalla rabbia che modificano per sempre la loro esistenza.
Non fatevi
ingannare dagli stereotipi, ci dice Massimo Carlotto, un errore
sempre più comune nella nostra frettolosa civiltà moderna.
La scheda del libro
sul sito di EdizioniE/O
24 gennaio 2020
Il panico
Ogni anno in Italia migliaia di persone si ammalano e muoiono a seguito di malattie causate dall'inquinamento dell'aria.
Inquinamento che coinvolge un quarto dei capoluoghi italiani, specie al nord, dove in quasi tutte le grandi città.
Di fronte a questi numeri, di fronte a queste morti, forse potremmo ridurre il panico per l'epidemia in Cina.
Di fronte ai morti per amianto, uccisi perché proteggere la vita degli operai di Casale, degli impiegato, delle persone che respiravano quell'aria mefitica, costava troppo ai bravi padroni svizzeri.
23 gennaio 2020
L'odiatore della porta accanto - da La signora del martedì (Carlotto)
Alfonsina si rese conto di non riuscire a staccarsi dallo schermo. Leggeva i commenti e cercava informazioni sulle persone che li avevano scritti. Volti in posa, sorridenti, foto di vacanze, bambini, fiorellini, gattini, cagnolini. Persone normali. Come gli uomini che in privato le inviavano primi piani dei loro cazzi con richieste di incontri. Padri di famiglia, onesti lavoratori, elettori coscienziosi.Da La donna del martedì Massimo CarlottoUna donna, accusata nel passato di un crimine e oggi finita nuovamente nel "tritacarne mediatico" di stampa e web.
Insultata, minacciata, senza possibilità di discolparsi da persone sconosciute, tutta brava gente, che sui social diventano gli odiatori della porta accanto.
E questo è solo uno degli spunti di riflessione del nuovo libro di Carlotto.
La tragedia di un uomo ridicolo in un paese ridicolo
In molti l'hanno considerata quasi una goliardata, la provocazioneo o il blitz di Salvini contro lo spacciatore, altri invece hanno reagito giustamente in modo preoccupato a questo ennesimo gesto di propaganda contro gli immigrati.
Non importa a Salvini: quello che conta è che si parli di lui.
Sarebbe opportuno però chiarire alcune sulla vicenda: nel quartiere del Pilastro lo spaccio esiste, esistono spacciatori ed esistono persone che vanno lì a comprare droga.
La signora Biagini, che ha accompagnato l'ex ministro nel tour nel quartiere, ha pure visto un figlio morire per droga: per questo aveva scritto via facebook a Salvini nel gennaio del 2019, chiedendo di venire lì a verificare coi propri occhi il problema.
L'ex ministro in un anno non ne ha avuto tempo, è andato al Pilastro solo nei giorni della campagna elettorale: se c'è un problema di spaccio, l'ex ministro ne è anche in parte responsabile.
Cosa ha fatto nei suoi mesi al governo (non contro i piccoli spacciatori, ma contro chi gestisce il grande traffico)?
Siamo un paese ridicolo, con gente ridicolo che viene gonfiata anche da quei giornali che dovrebbero raccontare fatti e storie, fare analisi, fare domande.
Perché oggi al Pilastro lo spaccio continua.
PS: è proprio con queste sceneggiate che si sdogana il razzismo, esattamente come tanti anni fa gli indifferenti alle violenze squadristiche aprivano le porte al regime.
Non importa a Salvini: quello che conta è che si parli di lui.
Sarebbe opportuno però chiarire alcune sulla vicenda: nel quartiere del Pilastro lo spaccio esiste, esistono spacciatori ed esistono persone che vanno lì a comprare droga.
La signora Biagini, che ha accompagnato l'ex ministro nel tour nel quartiere, ha pure visto un figlio morire per droga: per questo aveva scritto via facebook a Salvini nel gennaio del 2019, chiedendo di venire lì a verificare coi propri occhi il problema.
L'ex ministro in un anno non ne ha avuto tempo, è andato al Pilastro solo nei giorni della campagna elettorale: se c'è un problema di spaccio, l'ex ministro ne è anche in parte responsabile.
Cosa ha fatto nei suoi mesi al governo (non contro i piccoli spacciatori, ma contro chi gestisce il grande traffico)?
Siamo un paese ridicolo, con gente ridicolo che viene gonfiata anche da quei giornali che dovrebbero raccontare fatti e storie, fare analisi, fare domande.
Perché oggi al Pilastro lo spaccio continua.
PS: è proprio con queste sceneggiate che si sdogana il razzismo, esattamente come tanti anni fa gli indifferenti alle violenze squadristiche aprivano le porte al regime.
22 gennaio 2020
Caldo in inverno di Joe Lansdale
Uno Le questioni di vita o di morte talvolta iniziano come cose semplici. Mi trovavo nel giardino sul retro insieme a mia moglie, ed ero alla griglia del barbecue ..
Breve e feroce questo giallo di
Lansdale, con un protagonista nuovo, un ex militare costretto a
tornare ad impugnare le armi per difendere la sua famiglia, Tom Chan.
Testimone di un omicidio stradale in
cui è coinvolto il figlio del capo della Dixie mafia, una specie di
banda criminale che terrorizza il Texas orientale, Tom decide di
raccontare tutto alla polizia locale, che sembra quasi riluttante
nell'accettare la sua testimonianza.
Sanno che se la notizia arrivasse alle
orecchie del boss, un certo Pye Anthony, questi potrebbe fargliela
pagare.
Cosa diavolo avrei potuto fare? Se non avessi testimoniato, l’assassino di Maddy l’avrebbe passata liscia. Quella donna non lo meritava. Se invece avessi testimoniato, la mia famiglia sarebbe stata in pericolo.
Ma Tom è deciso nel voler fare la cosa
giusta, nonostante sia ora un piccolo commerciante: certa feccia deve
essere tolta dalla strada.
Ma non sempre è bene fidarsi della
legge e della polizia, specie se ci sono tanti spifferi dalla parte
sbagliata: allora se non puoi fidarti della legge, devi difenderti da
solo, magari facendoti aiutare da qualcuno che sappia usare le armi.
Così Tom, all'improvviso, si ritrova
in un gioco più grande di lui, dopo che la Dixie mafia lo ha
minacciato, lui e la sua famiglia, la moglie Kelly e la figlia Sue.
Credevo che, in un mondo civilizzato, spettasse alla legge. Ma se la legge non c’era? E se il mondo non era poi così civilizzato? E se non potevi fidarti della legge?
Se non puoi fidarti della legge devi
fidarti degli amici, di quegli amici che hanno diviso con te la
guerra la violenza della guerra in Afghanistan: come Cason Statler,
giornalista in una cittadina non lontana da LaBorde (un personaggio
che abbiamo già incontrato
un un precedente romanzo).
E come il suo amico, Booger, un
personaggio che avresti potuto anche definire uno psicopatico (per la
sua passione nell'uccidere) ma che, in momenti come questi, è meglio
avere dalla tua parte che da quella dei tuoi nemici.
Vedendolo, ti chiedevi di che etnia fosse. Nera, forse, anche se più un color caffè con qualche goccia di latte. Ispanica? In parte asiatica, come me?
Non troviamo Hap e Leonard, ma il loro
spirito aleggia nell'aria in questo racconto dove pure ritroviamo
altri personaggi presenti in diversi romanzi: dal giornalista Cason a
Sunset Jones, protagonista di Tramonto
e polvere..
Diede un colpetto al vetro della foto e disse: «Vedi quella donna?».
«Sì. Al giorno d’oggi la definiresti arrapante.»
«È mia nonna.» «No» dissi.
«Sì. Sunset Jones. Un tempo, faceva la poliziotta.
Il piano per
salvare Tom e la sua famiglia è, drammaticamente, semplice: uccidere
tutti i nemici, contando sul fattore sorpresa e su chi dei due sarà
più cattivo
Siamo preparati a qualsiasi cosa tranne che a un ippopotamo incazzato. E magari anche a quello, se non è in gran forma.»
Un Lansdale in
versione selvaggia, in un noir che potrebbe essere ambientato nel
vecchio Far West, tanto lontana sembra la legge, la giustizia, lo
Stato.
Eppure siamo in
America, in un caldo inverno non solo per il clima del Texas
orientale, ma per il caldo della tensione in cui viene sbattuto il
protagonista. Uccidi o vieni ucciso, questo il dilemma.
Buona lettura!
La scheda del libro
sul sito di Mondadori
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21 gennaio 2020
Presadiretta – Vite a domicilio (il costo dei negozi online)
Presadiretta non dimentica Giulio
Regeni: e se i servizi egiziani avessero usato uno spyware
realizzato in Italia per spiare Giulio?
Basta un messaggio, una mail e il tuo
cellulare diventa il tuo spione, controlla quello che guardi, i siti,
dove vai.
Gli spyware sono armi di repressione
politica, sono usati contro giornalisti come Assiri, sgraditi ai
sauditi, o sgraditi come Khassogi.
Si ipotizza che gli arabi conoscessero
i movimenti del giornalista grazie ad uno spyware prodotto da
un'azienda italiana, Hacking Team.
Abbiamo venduto questo prodotto a paesi
che non rispettano i diritti umani, col beneplacito di diversi
governi, con la scusa della lotta al terrorismo.
Hacking Team, dopo un'attacco
informatico, è stato salvata da un investitore saudita: ma la stessa
tecnologia è stata venduta anche all'Egitto, secondo una
europarlamentare di Alde è molto probabile che Giulio Regeni sia
stato spiato da un sw italiano.
La licenza ad Area Spa è stata
revocata nel 2017, ma il TAR ha dato loro ragione e dunque potrebbe
aver continuato a vendere all'Egitto: le licenze sono concesse dal
Mise, Presadiretta ha contattato un dirigente del Mise che ha
preferito non commentare.
Ai giornalisti è stato negato
l'accesso ai documenti che mostravano quali aziende italiane lavorano
in questo settore esportando i loro sw in paesi come Egitto e Arabia:
non basta dire che si rispetta la legge, bisogna avere il coraggio di
guardare in faccia la realtà, stiamo aiutando dei paesi che non
rispettano i diritti civili.
Gli spyware sono armi che prima o poi
si ritorcono contro di noi.
Presadiretta parla del commercio
online, una vera rivoluzione che sta già cambiando la nostra vita.
Ma a che prezzo?
Il mondo è piccolo, con un click le
merci arrivano dappertutto, ci sono 20mila rider che portano il cibo
a casa, è un mondo che non conosce sabati o feste, è una macchina
sempre accesa.
Le persone che lavorano in questo
settore hanno una vita gestita dall'algoritmo che dice cosa fare e in
che tempo: la tecnologia è usata non per migliorare la nostra vita,
non solo comunque, ma per distruggere i diritti umano – racconta
Ken Loach.
C'è poi l'aspetto delle emissioni
di co2, aumentate con le spedizioni a breve tempo, delle merci
invendute che alla fine sono distrutte.
Questa rivoluzione cambia la nostra
vita, la faccia delle città, il lavoro di alcune persone: ma tutto
questo ha un costo.
A cominciare dall'imballaggio dei
pacchi, per tutti i prodotti che si comprano in questo mercato
globale.
L'e-commerce in Italia è cresciuto del
15% e crescerà ancora: tra i costi però bisognerebbe metterci i
costi ambientali, perché per garantire le consegne rapide, anche per
pochi prodotti, si costringono i corrieri a girare per le strade
italiane con carichi non efficienti.
Amazon ha una impronta ambientale
paragonabile a quella della Svezia: tutto colpa di Prime, per
quei 5 miliardi di pacchi spediti tutti i giorni e che sono
consegnati in giornata.
Tutto questo è garantito da una
tecnologia all'avanguardia nei capannoni di Amazon, dove tutto è
guidato da un algoritmo, dall'operatore al camion fino al centro di
smistamento.
Dal centro di smistamento, partono i
driver che coprono l'ultimo miglio, fino a casa.
Massimo Marciani, esperto di logistica,
parla di vasi comunicanti per spiegare come funziona la piattaforma,
dalla fabbrica cinese ai magazzini, fino al driver: un sistema che ha
un forte impatto ambientale per il modo in cui si scambiano le merci.
Anziché le navi, si usano gli aerei,
anziché furgoni pieni, viaggiano furgoni semivuoti che raggiungono
le nostre case: è un sistema di logistica non sostenibile,
raccontano al MIT Initiative.
Perché non aspettare qualche giorno la
consegna, se si possono emettere meno inquinanti, per evitare di
peggiorare le condizioni del pianeta? Perché Amazon non è
trasparente?
Il responsabile Amazon in Europa per la
sostenibilità parla di investimenti in energia rinnovabile,
vorrebbero arrivare alle zero emissioni al più presto.
Col sistema del Prime, Amazon fa fuori
la concorrenza, ma se le persone conoscessero gli impatti,
sceglierebbero ancora l'invio in giornata?
Un forte impatto lo hanno anche i resi
che sono molto alti specie nel vestiario: molti resi significa molte
merci che viaggiano sulle strade e, di conseguenza, troppi imballaggi
che alla fine finiscono nei rifiuti.
Rossano Ercolini, autore di Rifiuti
Zero, ha analizzato i diversi packaging dei negozi online: cartoni
col lo scotch, pacchi in plastica che non sempre è riciclabile ..
tutti gli imballaggi presentano qualche problema, merce per
inceneritori, con tutto ciò che ne consegue.
Bisogna ridurre la plastica e gli
imballaggi: Amazon ci sta provando, con un progetto chiamato shopping
on container, dove si vuole ridurre l'imballaggio mantenendo integro
il prodotto.
Stanno ordinando centomila veicoli
elettrici, sempre in quest'ottica.
Presadiretta ha raccontato col
servizio di Teresa Paolo, lo scandalo dei prodotti invenduti, da
fornitori terzi: alcuni sono ritornati al fornitore, altri sono
destinati alla distruzione, sono etichettati come “destroy”.
Sono oggetti a volte nuovi, ma
invenduti – racconta un ex dipendente di Amazon a Vercelli: il
costo dello stoccaggio è un costo per i fornitori, così viene
offerto loro l'opportunità di distruggerli, come da testimonianze
raccolte da giornalisti di Mani tese.
Teresa Paoli ha incontrato anche un
giornalista di Capital, in Francia: in Francia in un anno si
distruggono circa 3ml di oggetti secondo la sua stima, oggetti nuovi
a volte, di venditori cinesi che non hanno interesse a ritirare la
loro merce.
Perché gettarli e non donarli?
Parliamo di pannolini, giocattoli,
libri, televisori: succede in Francia, in Germania e anche in Italia.
Prodotti nuovi, con etichetta: ogni giorno sono distrutti da 3000 a
15mila oggetti, di cui il 30% nuovi.
A Vercelli sono riusciti a far donare
il cibo per cane, non scaduto, ad un canile: il resto ha avuto
destinazione destroy.
Perché di questo non se ne parla?
Perché farebbe fare una brutta figura ad Amazon, che ha solo
l'interesse di liberare lo spazio nel magazzino.
Tutto legale, certo: è una scelta
indotta da un regime contrattuale del tipo prendere o lasciare, dove
i fornitori hanno margini molto bassi.
Un sistema che alla lunga presenterà
un costo alla collettività: il professor Fabio Iraldo ha stimato il
costo di questa logica del destroy.
Per cento forni a microonde è come se
sprecassimo la quantità di acqua per produrre 29 tonnellate di
pomodori.
Amazon offre diverse possibilità ai
fornitori – spiega il responsabile Amazon sulla sostenibilità:
vorrebbero portare questa percentuale a zero, in Inghilterra sono
riusciti a far donare questi beni, mentre in Italia c'è un problema
di tasse.
In Italia si pagano tasse se si donano
beni mentre non se ne pagano se si distrugge: perché non cambiano la
legge allora?
Il ministero dell'Ambiente sarebbe
anche d'accordo, racconta un dirigente: aspettiamo che dalle parole
si passi ai fatti.
Il commercio online traina il
settore del commercio: chi ci sta perdendo in questa crescita è
il commercio al dettaglio. Nel 2019 sono 5000 i negozi che hanno
chiuso, specie nei piccoli centri, come a Bedonia
sull'Appennino.
In poco tempo hanno chiuso negozi di
alimentari, di prodotti al dettaglio: l'amministrazione ha fatto di
tutto per non far chiudere i negozi, ma non c'è stato nulla da fare.
La goccia che ha fatto traboccare il
vaso è stata l'iniziativa “un click per la scuola”: una campagna
di marketing, che ha danneggiato di fatto la vita nella comunità.
Compri su Amazon e do qualche soldo
alla scuola di Bedonia: ma alla fine togli vendite ai commercianti
del comune, che avrà meno tasse incassate, che avrà meno persone
nel territorio perché se i negozi chiudono la gente va via.
LA battaglia contro Amazon non è ad
armi pari: Amazon non paga le stesse tasse dei commercianti, è una
sfida di topolino contro l'elefante racconta una di questi.
I commercianti comprano i prodotti ad
un prezzo maggiore rispetto a quello della multinazionale, le persone
sono attirate dall'online, col risultato da far spegnere le luci
nelle piccole città.
Ad armi pari è la battaglia dei
commercianti: si parla di web tax, introdotta di recente, si tassano
i servizi al 3% ma non le merci vendute.
È una battaglia che va portata avanti
come Europa: si rischia di arrivare ad una situazione di potenziale
monopolio, da parte di un gigante che un giorno potrebbe decidere da
solo i prezzi.
E la questione dei posti di lavoro? Il
commercio online non dà lavoro come il commercio manuale – ha
spiegato il responsabile per Reggio Emilia di confcommercio
Massarini.
L'ultimo miglio.
Teresa Paoli ha visitato il centro di
smistamento di Amazon di Settecamini: la responsabile del centro
spiega alla giornalista quanto l'azienda tenga alla sicurezza nel
lavoro.
E le accuse di pretendere la velocità?
Lo dice chi non ha mai lavorato in Amazon.
In effetti di come si lavori dentro
Amazon si sa poco: la pressione sulla velocità ha portato a diversi
scioperi, dei dipendenti e dei corrieri.
Quelli che lavorano per “l'ultimo
miglio”, come Patrizio, driver di Amazon: driver che devono
soddisfare la logistica del capriccio dei consumatori, come la
definisce Massimo Marciani presidente
di Freight Leaders Council: il consumatore ha l'esigenza di
soddisfare una sua esigenza senza avere la preoccupazione di come
queste esigenza verrà soddisfatta, senza chiedermi come questo
capriccio possa compromettere il futuro delle prossime generazioni.
Tutta la pressione del consumatore, per
avere la merce in fretta, ricade sui driver e sui fattorini, l'unico
contatto umano della piattaforma.
I driver lavorano per società esterne
alla compagnia ma devono soddisfare alla lettera i dettami di Amazon:
quante consegne, in quanto tempo, soste in doppia fila … si
dovrebbe educare l'algoritmo ad avere tempi più “umani”.
Alessio – uno dei driver, guadagna
1400 euro al mese: non si lamenta dello stipendio, ma dei ritmi, del
rapporto umano che manca, il sentirsi una macchina.
Non ci si può fermare mai.
Donato e Valerio sono due
rappresentanti sindacali dei driver Amazon: questo lavoro è
fattibile, ma non tutti i giorni, ci sono problemi per la sicurezza,
perché pur di consegnare si parcheggia ovunque, si prende una multa
e la paghi perché le città non sono predisposte per i driver.
Il mondo delle consegne è cambiato,
c'è questa ossessione del tempo: non tutti reggono i ritmi.
I driver hanno vinto una prima
battaglia avendo ricevuto uno stesso contratto, la seconda sarà
quella di far conciliare il lavoro con la vita delle persone, che non
possono essere spremute come limoni.
Non ci sono solo i driver di Amazon per
la strada: in Italia sono 23mila i corrieri, alcuni di loro pur
avendo un contratto di logistica oltre una certa soglia di consegne
lavorano a cottimo, come fossero dei padroncini.
Ci sono consegne non effettuate che non
sono pagate, c'è il rischio di essere derubati: vorrebbero essere
trattati come lavoratori, con un cartellino timbrato all'inizio e
alla fine della giornata.
Ken Loach ha raccontato la vita di
questi lavoratori: Teresa Paoli l'ha intervistato, dopo il suo
ultimo film che racconta i lavoratori della gig economy, lavoratori
alla spina.
Lavoratori che non sono lavoratori, se
vanno in vacanza non sono pagati, se si ammalano non sono pagati: le
nuove occupazioni create dalla gig economy sono queste, lavori pagati
poco e questo sta causando un aumento della povertà infantile in
Inghilterra.
Ken Loach ha firmato un appello contro
Amazon, ma punta il dito anche contro i consumatori: è nel nostro
interesse che la gente abbia un lavoro adeguato e ben retribuito.
Ma Amazon non cambierà mai da sola: i
politici hanno una totale responsabilità in questo cambiamento, il
problema non è la tecnologia, ma chi la controlla, dovrebbe essere
usata per migliorare la vita degli altri e invece viene usata per
distruggere i diritti nel mondo del lavoro.
I rider della gig economy
Lisa Iotti aveva raccontato questi
rider due anni fa nella puntata “Lavoratori alla spina”:
lavoratori a cottimo governati da un algoritmo.
Per avere uno stipendio pari ad un
operaio si deve correre, per la città col sole e con la pioggia.
Per prendere 7 euro a consegna:
lavorando 50 ore a settimana, sette giorni su sette si arriva a 1400
euro.
Ma e sei straniero, guadagni anche
meno, perché non hanno documenti o anche perché semplicemente, si
trattengono i soldi.
Se sei nero, sei invisibile: la procura
di Milano ha aperto un'inchiesta sul caporalato nel mondo del food
delivery.
Finché non ci sarà un contratto che
normi questo lavoro, tutte le storture di questo mondo saranno
scaricate sui rider.
Dal 2 novembre esiste il decreto sui
rider: ci sono tutele, l'abolizione del cottimo, esiste una paga
minima, ma entrerà in vigore tra un anno e le aziende potranno
contrattare la sua applicazione.
Le aziende di Assodelivery hanno reagito minacciando di
abbandonare il paese: pare che in Italia non si possa fare impresa
rispettando diritti e tutele delle persone.
Nemmeno per le persone che consegnano la spesa a domicilio, come i non dipendenti di Supermercato24: 500 shopper, 500 persone che lavorano senza formazione né tutela.
E' questo il mondo e il lavoro del futuro?
Un mondo dove le persone sono parti governate da un algoritmo?
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