la ricerca, la trivellazione, l'estrazione e il trasporto pongono continuamente a rischio l'ambiente in cui viviamo soprattutto se il danno provocato da uno sversamento di petrolio avviene in acqua. Siamo andati in Lousiana appena dopo la chiusura del pozzo per vedere come funzionano le bonifiche e i risarcimenti. Dopo l'esplosione della piattaforma della BP nel Golfo del Messico sono fuoriusciti circa 5 milioni di barili, solo il 60% e' stato recuperato o bruciato. Il resto dove e' finito?
Nessuno io mi chiamo; nessuno è il nome che mi danno il padre e la madre e inoltre tutti gli amici
31 ottobre 2010
Tra un Montecarlo e un bunga bunga
Terrore rosso. Dall'autonomia al partito armato di Pietro Calogero, Carlo Fumian, Michele Sartori
“Nei lunghi anni Settanta il terrorismo italiano rappresentò per il sistema democratico una minaccia senza uguali in Europa. Questo libro, che ricostruisce pagine essenziali ma poco note della lotta armata in Italia, è un intreccio unitario di cronaca, testimonianza e storia che, a partire da Padova e dal Veneto, svela le strategie insurrezionali del partito armato in tutte le sue articolazioni, movimenti di massa e avanguardie combattenti, Autonomia Organizzata e Brigate Rosse”.
[Dalla terza di copertina]
I contatti con i vertici delle Br: la carta di identità fornita a Morucci dopo la fuga dal carcere di Treviso proveniente da uno stock rubato dai Nap e passato tramite P.O. L'omicidio del brigadiere Niedda da parte del Br Despali e dal militante delle brigate Ferretto ( una delle strutture illegali di P.O.) Carlo Picchiura. La questione delle armi, la strategia comune dei gruppi, i contatti tra Curcio e Antonio Negri. Il ruolo dei giornali dell'Autonomia: “Controinformazione”, “Potere Operaio”, “Il Rosso” (del cui gruppo facevano parte Mario Ferrandi, Marco Barbone e Corrado Alunni ).
“Sul solido fondamento di sentenze passate in giudicato, Michele Sartori racconta l'impressionante evoluzione della strategia terroristica che dal Veneto si proietta su gran parte del territorio nazionale” [Dalla terza di copertina].
Indice dei capitoli.
- Genesi del partito armato: Potere Operaio, Brigate Rosse, «Rosso» (1971-1974)
- Il laboratorio veneto di Br, Nap, Autonomia (1974-1975)
- I Collettivi Veneti. «Rosso». I Cocori (1974-1977)
- I Proletari Armati per il Comunismo (1978-1979)
- Prima e dopo il 7 aprile (1979-1980)
- Ritorno, omicidi, scissione e fine delle Br (1979-1982)
- L’ultima vittima. L’evasione di Susanna Ronconi (1982)
- Le conclusioni dei processi.
Qualche dato del “terrore rosso” in Veneto:
Il ruolo del Sid e i suoi rapporti col terrorismo nero.
Carlo Fumian Alle armi
L'ultima parte di Terrore Rosso, è un breve saggio sul terrorismo negli altri paesi e in Italia.
Come nasce, per quali motivi, e per quali fini: “a partire da una ricostruzione storica più generale del fenomeno terroristico e delle sue implicazioni, ricostruisce gli esordi del 'partito armato' in Italia e i nessi profondi - al di là di divisioni tattiche figlie del settarismo tipico delle formazioni estremiste - che legavano i gruppi armati a un comune disegno strategico insurrezionale.”
Infine, la genesi del partito armato e il ruolo egemone di Potere Operaio:
“Il neoleninismo di Potere Operaio conduce presto il gruppo dirigente a elaborare il concetto fondamentale dell'autonomia operaia, della spontaneità creativa delle masse operaie irriducibili al capitale e al riformismo. Ma spontaneità non significa spontaneismo : il neoleninismo non dimentica il ruolo centrale del partito, seppure in una nuova, rovesciata accezione: come scriverà Tronti, con una formula che verrà adottata da Lotta Continua e Potere Operaio, 'la strategia alle masse, la tattica al partito'.
Il concetto chiave dell'autonomia operaia si ritrova nel documento fondativo del Collettivo Politico Metropolitano, e ad esso si riferiranno incessantemente i documenti delle Brigate Rosse: 'l'Autonomia Operaia è l'area da cui hanno preso origine le Brigate Rosse' , proclamerà nel 1976 un documento di Soccorso Rosso.
Del resto, Potere Operaio (come successivamente Autonomia Operaia Organizzata) era l'unico dei tre gruppi ache potesse contare su migliaia di militanti, su un cervello politico culturalmente non improvvisato e progettualmente esperto, e infine su una rete di periodici attraverso cui diffondere capillarmente il messaggio della mobilitazione armata, nelle forme sia dell'illegalità di massa e del terrorismo diffuso, sia nel sostegno alla clandestinità e strutturato. È in questo contesto che matura la svolta insurrezionale, a ridosso, paradossalmente, dei successi conseguiti dai sindacati a partire dall'autunno caldo del 1969, che sembrano non lasciare spazio all'iniziativa autonoma degli operai, la cui conflittualità non pareva disposta a scorparsi dall'egida di organizzazioni riformiste, strumenti del Capitale conficcati nel cuore della Classe. Le lotte sindacali avevano sconfitto, noteranno sia il Collettivo Politico Metropolitano che Potere Operaio, non il 'movimento autonomo' del proletario, bensì il suo spontaneismo. Una sola dev'essere la risposta: organizzazione. Qui tra il 1970 e il 1971, si getta la base del 'partito armato' .”
Technorati: Pietro Calogero, Carlo Fumian, Michele Sartori
30 ottobre 2010
Il fango
29 ottobre 2010
Finchè c'è un giudice (libero) c'è speranza
La Moratti sapeva del rischio derivati per Milano (già nel 2008): come politico non ha ritenuto di dover procedere contro le banche (e magari anche contro l'ex sindaco).
La multa milionaria
La Commissione europea ha rinviato l'Italia davanti alla Corte di giustizia europea per la mancata applicazione di una sentenza del 2004 su alcune discariche nei dintorni di Milano. La Commissione chiederà il pagamento di multe perchè a distanza di sei anni dalla sentenza solo una discarica è stata dismessa mentre le altre due non sono ancora state bonificate.Le discariche nel mirino sono quelle relative all'area ex Sisas di Pioltello Rodano, nel Milanese, un'area di 300 mila metri quadrati su cui aveva sede un'azienda del Polo chimico fallito nel 2001. Classificata come sito di bonifica di interesse nazionale, l'area ex Sisas contiene circa 280 mila tonnellate di rifiuti industriali ancora da smaltire. La bonifica della vasca C, quella ritenuta più pericolosa, è stata conclusa nel giugno 2009, con l'asportazione di circa 35 mila tonnellate di scorie.Frutto di un accordo del 2007 tra Ministero dell'Ambiente, Regione Lombardia e i Comuni di Rodano e Pioltello, la bonifica è stata gestita fino al giugno scorso dalla 'Tr Estate 2', società che faceva capo a Giuseppe Grossi, l'imprenditore arrestato nell'ambito dell'inchiesta Montecity-Santa Giulia. Il commissario straordinario per la bonifica ex Sisas nominato in aprile dal Governo, ha avviato una procedura per individuare un nuovo soggetto incaricato di concludere l'operazione. Gara che è stata aggiudicata alla società 'Daneco', che dal settembre scorso ha avviato i lavori di bonifica che dovranno concludersi entro il marzo del prossimo anno. Dopo la decisione della Commissione europea, l'Italia rischia di dover pagare una multa di poco meno di 200mila euro al giorno dalla data della nuova sentenza e fino all'applicazione della decisione e se la Corte europea decidesse per la condanna il nostro Paese dovrebbe anche pagare una somma di 21.420 euro per ogni giorno trascorso tra la prima e la seconda sentenza.
Annozero : il miracolo no!
28 ottobre 2010
Libertà di stampa
Forse non sono tutte minchiate
Condoglianze Moreno
FIRENZE, 27 ottobre 2010 - Grave lutto per Moreno Torricelli. L'ex difensore di Juventus, Fiorentina, Espanyol e Arezzo ha perso la moglie Barbara, 40 anni, affetta da un male incurabile. La famiglia invita a fare offerte al "Progetto Luce" del reparto di Ematologia dell'ospedale di Careggi, sezione di Firenze dell’Ail, l’Associazione italiana contro le leucemie. I funerali si terranno domani alle 14 nella chiesa del Galluzzo, frazione di Firenze. Una seconda cerimonia funebre è prevista per venerdì alle 15 a Monguzzo (Como), dove la donna era nata. Torricelli, Barbara e i loro tre figli – Arianna, 16 anni, Alessio, 11, e Aurora, 10 – avevano scelto da tempo di vivere a Firenze, visto che il quarantenne ex difensore aveva iniziato ad allenare. L’ultima squadra era stato il Figline.
27 ottobre 2010
I conti non tornano in Rai
Dicono che Mauro Masi sia preoccupato per i conti Rai: il passivo in bilancio (-130 milioni di euro), la voragine entro un paio di anni (-650 milioni), la diffidenza di banche e creditori. E poi dicono che per Ingrid Muccitelli, l’ultima fidanzata del direttore generale, sia disposto a uno strappo. Un regalino per l’ex giornalista di Omnibus e protagonista di Insieme sul due: un settimanale di economia in tarda serata su Raidue, dieci puntate che andranno in onda dal prossimo 3 gennaio assieme a Barbara Carfagna, conduttrice del Tg1 di Augusto Minzolini. Masi ha evitato il periodo di garanzia che, per ascolti e share, divide la torta pubblicitaria tra il servizio pubblico e i concorrenti privati come Mediaset, La7 e Sky.Il programma è scivolato nei palinsesti di luglio, bloccato a settembre, riemerso un paio di giorni fa: adesso viale Mazzini – confermano fonti qualificate – dovrà valutare la proposta di Raidue. Per il momento c’è una scheda informativa, aspettando titolo e matricola: il nome dei produttori, la fascia oraria e la tipologia di trasmissione. Sarà la multinazionale Endemol, controllata al 33 per cento da Mediaset (e dunque da Silvio Berlusconi), a preparare i contenuti per il settimanale di Carfagna e Muccitelli. Una società esterna significa nuovi costi e nuovi contratti, proprio nei giorni dei tagli annunciati, di trattative (saltate) con i sindacati per un piano industriale di lacrime e sangue. Non c’è bisogno di frugare nella memoria, appena quindici giorni fa, Masi ha chiesto a Roberto Benigni di ridursi l’ingaggio per Vieni via con me di Roberto Saviano e Fabio Fazio. Risultato: il premio Oscar sarà ospite a titolo gratuito, la rubrica di Carfagna-Muccitelli avrà un prezzo. Che per una bozza di palinsesto esordirà a gennaio, ma potrebbe slittare: non per una retromarcia di Masi, piuttosto per la confusione di Raidue.Congelato per il ponte estivo, torna d’attualità il “pacchetto di nomine”, definizione di viale Mazzini, all’ordine del Consiglio di amministrazione di domani: una serie di cambi al vertici di reti generaliste e digitali. Traballa (e da tempo) la direzione di Massimo Liofredi. Attenti osservatori di viale Mazzini fanno notare un’agenzia di lunedì: Liofredi snocciolava i successi di Raidue. Più che un manifesto di share era un biglietto d’addio. La poltrona dell’ex cantante dei Kristal è al centro di un baratto politico tra Pdl e Carroccio: la leghista Giovanna Bianchi Clerici voterà Susanna Petruni (Tg1) soltanto se Franco Ferraro sarà l’erede di Corradino Mineo a Rainews.E per trovare una soluzione, senza rischiare tonfi, ieri Masi ha riunito i cinque consiglieri di maggioranza nel suo ufficio: i berlusconiani Alessio Gorla e Antonio Verro, l’ex finiano (?) Guglielmo Rositani, il tecnico Angelo Maria Petroni e appunto la Bianchi Clerici. È finita l’esperienza al secondo canale di Liofredi, già dirottato – secondo un foglio che circola in Rai – ai servizi per i diritti sportivi. Pronto un contentino per Mineo, promozioni per i finiani – come per sancire un patto di governo – Gianni Scipione Rossi (Rai Parlamento) e Roberto Rosseti (coordinamento sedi regionali).E poi un mucchio di cariche per il digitale terrestre, in bilico Carlo Freccero a Rai4, commissariato da una lettera di Masi poi invalidata dal Collegio dei sindaci. A viale Mazzini temono i ricorsi al Tribunale del Lavoro: polemiche, risarcimenti e reintegri. Ma per Mineo e Liofredi sarà inevitabile fare causa all’azienda. Entrambi l’avevano pensato già la scorsa estate. I sindacati hanno mollato Masi perché poco credibile: prima ordina sacrifici poi dispensa poltrone e regala programmi. E per Report la copertura legale è sempre più incerta: “Ce la tolgono? Vuol dire che non ci vogliono”, dice Milena Gabanelli a FareFuturo.
L'archiviazione che non basta
I mandanti
Brunetta è quello che diceva che certa sinistra dovrebbe andare a morire ammazzata.
Toni duri anche da parte di Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, presidente e vicepresidente vicario del gruppo del Pdl al Senato: "Un bruttissimo episodio, purtroppo frutto di un clima politico dominato da insulti e durissimi attacchi verbali. Occorre, prima che sia troppo tardi, un maggior senso di responsabilità per fermare i predicatori d'odio e riportare la politica a una normale dialettica".
26 ottobre 2010
Per qualcuno sono anche soddisfazioni
Altrimenti come potremmo primeggiare nel campo delle mazzette?
Il sorteggio: il clima nelle fabbriche
Una buona fiction, che parte dal processo alle Br a Torino, il clima di tensione nelle fabbriche (tra chi parteggiava per i terroristi e chi ne condannava idee e metodi e la vasta zona grigia in mezzo), la paura tra i giurati dopo l'omicidio dell'avvocato Fulvio Croce. In mezzo, la presa di coscienza dell'operaio Tonino.
Paga sempre Paolo
Insomma, alla fine paga sempre Paolo i guai del presidente.
Il caso della Lares di Paderno Dugnano
25 ottobre 2010
Non è uno scherzo
Report conti, sconti e Tremonti
Serviranno a salvare il paese? Dipende dall'andamento dei tassi di interesse.
In ogni caso serve tagliare il debito, per essere meno sotto ricatto da parte degli speculatori esteri.
Il consulente dal lato fiscale di Dolce & Gabbana, che dovrà trattare con gli 007 del Fisco, è lo studio Romagnoli (ex Romagnoli e Tremonti, dopo che l’attuale ministro dell’Economia ha formalmente lasciato). Se la trattativa non andasse a buon fine, si andrebbe all’accertamento, portando a contestare 370 milioni di euro tra sanzioni e interessi. Una cifra record.
Tutta colpa degli operai
Sono sei anni che è in quell’azienda. E basta leggere gli ultimi dati trimestrali per capire come la ripresina economica abbia fatto ripartire tutti i settori del gruppo Fiat tranne l’auto, e non è un problema solo dell’Italia. Le macchine agricole segnano +31 per cento nei ricavi, i veicoli industriali di Iveco +15, la componentistica +22. L’automobile, inclusa la Ferrari che sta andando bene, +1,3. Andare via dall’Italia migliorerebbe la situazione? Forse sì.
Eppure la situazione non era molto diversa in aprile, quando Marchionne ha presentato il suo maxi-piano di investimenti denominato “Fabbrica Italia”, 20 miliardi di investimenti in cinque anni. Perché programmare uno sforzo di quel tipo su un Paese che non rende e che non renderà? Davvero pensava che sarebbe bastato piegare i sindacati riducendo un po’ le pause e aumentando i turni per risolvere i problemi? Ma a che serve raddoppiare la capacità produttiva degli stabilimenti quando le vendite crollano del 30 per cento? Marchionne dice sempre che i nuovi modelli sono pronti, che arriveranno nel 2011 come risultato dell’integrazione con Chrysler e che allora gli stabilimenti funzioneranno a pieno ritmo.
Ma l’ultimatum che il manager ripete da qualche giorno – o i sindacati accettano tutte le richieste entro fine anno, o Fabbrica Italia salta – lascia pensare che il grande piano strategico non sia poi così strategico, se l’azienda può permettersi di cancellarlo da un giorno all’altro. E che questo stia per succedere.
I conti della Fiat miglioreranno? Di sicuro una riduzione della presenza in Italia si inserisce nella progressiva internazionalizzazione del gruppo che potrebbe culminare nella cessione di Fiat Auto, ora scorporata dalla parte macchine agricole e camion. Per l’Italia, poi, saranno problemi grossi. Con decine di migliaia di potenziali disoccupati. E il governo che finora ha osservato compiaciuto le spaccature tra sindacati, usando la vicenda Fiat per isolare Cgil e Fiom, avrà un problema non piccolo da risolvere. Sempre che non cerchi prima di comprarsi l’italianità di Marchionne a colpi di incentivi pubblici. Come si è sempre fatto e come sta facendo la Serbia per attirare la produzione che ora si fa in Italia.