Le idiozie che continuano a
circolare sul fascismo
L'Italia non ha mai
fatto i conti con la sua anima fascista: non intendo il fascismo
della camicia nera e del fez, ma invece quel maschilismo strisciante,
quel razzismo latente del “non sono razzista ma.. ”, il
considerare le donne buone solo per far figli e un male se
preferiscono cercare un riconoscimento nel lavoro.
L'essere forti coi
deboli e deboli coi forti, la legge che va bene per attaccare i
nemici e che si può calpestare se ci danneggia, l'ostentare la
triade Dio-patria-famiglia come se fosse un'arma..
Quest'anima di
rivela ogni volta che leggiamo, da nostalgici fascisti ma anche da
politici dei nostri tempi, giudizi positivi sull'operato di Mussolini
nel suo ventennio.
Uno che mandava gli
oppositori in vacanza, come disse Berlusconi.
Uno che ha
costruito ponti ed edifici, a sentire Tajani.
Uno che ha portato
in Italia la previdenza sociale, sostiene Salvini.
Bene, questo libro
smonta una dopo l'altra tutte le bufale che sono sopravvissute fino
ad oggi sul fascismo, dal duce delle pensioni al duce che in fondo è
stato un dittatore buono. Scrive nella prefazione lo storico Carlo
Greppi, riferendosi ai fascisti che sui social scrivono di voler
pisciare sui libri degli antifascisti
.. cari neofascisti del terzo
millennio e cari nazionalisti che guardate con nostalgia a una delle
epoche più buie della storia contemporanea: questo è un libro sul
quale proverete a versare ogni forma di liquido, perché queste
pagine scavano e svelano, scardinano e scolpiscono dritto nel seno.
Arrivano al bersaglio grosso senza tentennamenti.
E' stato un lavoro
certosino quello di Francesco Filippi, andando a verificare regi
decreti, atti del governo, per cercare di andare oltre il mito che in
questi anni è stato costruito: una sorta di nostalgia per un periodo
passato, che si reputa fosse felice, per il lustro che aveva
l'Italia, nessuno rubava, tutti lavoravano, quando c'era lui i treni
arrivavano in orario e tutti avevano una casa..
Bene, tutto falso:
se leggerete questo libro, che è molto dettagliato e chiaro, ve ne
renderete conto anche voi. Viviamo in un'epoca di fake news, un
qualcosa che non è stato inventato oggi ma che i media di oggi hanno
amplificato: se smontare queste fake news è complicato, smontare la
propaganda fascista che costruito queste bugie è più semplice,
basta partire dalla realtà.
Smontare una bufala quando la gente
già parla d'altro è inutile: una battaglia persa, o comunque a
perdere. Se sul presente si è costretti a combattere un'estenuante
guerra di trincea però, qualcosa in più è possibile fare sul
passato: le fake news storiche hanno lo svantaggio di essere ancorate
ad un argomento specifico, e la smentita di una bufala storica, una
volta elaborata, ha la stessa velocità di propagazione della bugia
che contrasta.
Perché occuparsi di queste bugie? Il
fascismo, nelle forme del ventennio, non tornerà più: assistiamo
invece ad un ritorno di quelle idee che lo hanno caratterizzato, il
desiderio dell'uomo forte, l'inutilità dei diritti civili, l'attacco
ai sindacati, ai giornali liberi, il ruolo della donna sempre
mortificato.
“Pensare a un ipotetico passato
positivo lascia una speranza nell'animo di chi
è scontento del proprio presente. In un momento di velocità e
valori fluidi, avere un posto sicuro e tranquillo in cui rifugiarsi è
rinfrancante, anche se questo posto è la memoria, anche se
questa memoria è falsa”.
Ecco, per mostrare una volta e per
sempre come queste idee del passato non derivino da un'epoca felice,
occorre che ci sia piena coscienza di cosa il fascismo è stato e di
cosa non è stato.
Il nostro passato totalitario, con la
compressione dei diritti, la violenza squadristica, il clientelismo
dei ras fascisti, le ruberie del regime, anche se confrontato col
misero presente, non ha nulla che meriti di essere riabilitato, è
un'epoca che dobbiamo condannare una volta e per sempre.
Il duce previdente e
previdenziale
Mussolini ha dato le pensioni agli italiani?
Il duce non ha dato le pensioni agli
italiani: sin dalla fine dell'800 esisteva un ente chiamato Cassa
nazionale di Previdenza (creata dal governo Crispi) che aveva il
compito di elargire una pensione a militari e a impiegati del settore
pubblico.
La Cassa venne rinominata in Cassa
Nazionale per le Assicurazioni sociali nel 1919 e venne estesa la
copertura anche al settore industriale.
Il fascismo mise questo ente sotto il
controllo del governo, e nel 1933 lo rinominò in Infps (dove la f
sta per fascista) in modo da poter controllare l'erogazione di questi
aiuti, non solo le pensioni ma anche altri aiuti che oggi mettiamo
sotto la voce di welfare.
“Un tentativo propagandistico di
impossessarsi di quello che nei fatti era stato il frutto di decenni
di contrattazioni e lotte sindacali, di riforme attuate dai
governi liberali e di iniziative delle associazioni di categoria dei
lavoratori”
Questo carrozzone pubblico, INFPS
arrivò ad avere 8000 dipendenti per il modo clientelare con cui
furono guidate le assunzioni al suo interno, portandolo ad una
situazione di crisi.
La tredicesima? Esisteva già prima di
Mussolini, che la rese obbligatoria solo per gli impiegati pubblici,
che erano il suo bacino elettorale di riferimento, quel ceto medio
che vagheggiava di avere mille lire al mese..
Il duce bonificatore
Mussolini ha bonificato le paludi?
Altro mito da
ridimensionare: la bonifica delle zone paludose in Italia è
cominciata prima del ventennio: in un primo momento (col Testo unico
per le bonifiche del 1923) il fascismo cercò di fare degli
interventi di bonifica in cui fossero coinvolti i privati.
A seguito del
fallimento di questo tentativo, anche perché si scontrava coi grandi
latifondisti del sud che si vedevano espropriati i terreni da
bonificare, nel 1926 Mussolini incaricò l'Opera Nazionale
Combattenti, composta da ex reduci, di gestire le opere di bonifica.
Il
piano era ambizioso, strappare alle paludi 8 milioni di ettari di
terreno, ma alla fine si riuscì a bonificarne (in modo completo)
solo 2 e “di questi due milioni, un milione e
mezzo erano bonifiche concluse dai governi precedenti al
1922 ”
Era un piano molto
costoso per lo stato, su cui gravavano i costi per i contributi
erogati ai privati, e anche perché coltivare sulle terre strappate
alle acque era qualcosa di insostenibile.
La soluzione
proposta dalla legge del 1933 era quindi l'unica possibile per non
perdere la faccia: costringere i coloni a rimanere attaccati alla
terra e prolungare i mutui agevolati e sgravi fiscali nella speranza
che la situazione potesse migliorare.
Infine la malaria in Italia fu dichiarata come debellata solo nel
1970, dall'OMS.
Il duce
costruttore
Mussolini ha
dato una casa a tutti gli italiani?
Dalla fine dell'800, l'Italia ebbe un
boom demografico, parte della popolazione si spostò nelle città,
portando alla domanda di nuove case. Il ministro Luzzatti, destra
liberale, emanò il primo piano case: il fascismo non fece altro che
prendere tutti gli istituti per le case popolari e ricondurli sotto
le amministrazioni fasciste provinciali.
Ancora una volta, il fascismo metteva
il cappello sopra un progetto non suo: ma a parte la riorganizzazione
dei quartieri (a Roma, per esempio), spesso utile solo per la
propaganda del regime, i risultati furono poco lusinghieri.
Poco lusinghiero anche il comportamento
del governo Mussolini dopo il terremoto in Irpinia e in Basilicata
del 1930: i terremotati rimasero nelle tende in attesa delle nuove
case
La vera soluzione ai problemi
causati dal terremoto, dopo la demolizione delle tendopoli, a pochi
mesi dal sisma, fu principalmente una: l'emigrazione
Il primo piano case in Italia fu
emanato dopo la seconda guerra mondiale da Amintore Fanfani nel 1949.
Il duce della legalità
Mussolini è stato un integerrimo
difensore della giustizia?
Ai tempi del fascismo nessuno rubava.
Falso, si rubava, ma non si poteva scrivere sui giornali.
Sul Mussolini difensore della legalità
i primi dubbi sorgono sin dal 1914, dai soldi con cui riuscì a
creare un nuovo giornale, Il popolo d'Italia, quando fu cacciato
dall'Avanti, per il suo voltafaccia sull'interventismo.
Va poi chiarita una cosa: legalità e
giustizia sono due cose diverse, specie in epoca di dittatura, dove
il rispetto della legge è appannaggio del potente e non del povero o
del dissidente.
Un regime che si è fatto largo con la
violenza delle squadracce, con l'essere il braccio armato dei padroni
delle ferriere, dei latifondisti, non ha nulla a che spartire con
giustizia e legge.
C'è poi la vicenda del delitto
Matteotti: l'autore cita le denunce che il deputato socialista stava
per fare circa presunte tangenti che la Sinclair Oil, inglese,
avrebbe pagato a gerarchi fascisti.
Delitto di cui Mussolini rivendicò la
paternità politica e anche la natura criminale del governo, nel
discorso del gennaio 1925.
“Se il fascismo è stato
un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa
associazione a delinquere”
Il regime e i gerarchi si erano
arricchiti pure sulle case dei terremotati, i cui costi furono
gonfiati: scandali e ruberie, le notizie di clientele locali venivano
raccolte poi dall'OVRA e usate da Mussolini per ricattare i possibili
nemici interni.
Anche sulla mafia occorre correggere il
tiro: il fascismo usò le azioni militari del prefetto Mori in
Sicilia, finché queste non toccarono i livelli politici della mafia
e finché l'operato di Mori non iniziò ad offuscare quello del duce.
A quel punto, nel 1928, Mussolini pensionò Mori e sui giornali non
si parò più di mafia.
Il duce economista
Mussolini ha fatto progredire
l'economia italiana ai massimi livelli?
Fa specie scoprire che Mussolini, per
dare lustro al suo operato, avesse cercato di raggiungere il pareggio
di bilancio, con una politica di austerity (nei confronti dei salari,
della spesa sociale) e col raggiungimento di quota 90, ovvero 90 lire
per una sterlina, moneta che allora era considerato il riferimento
internazionale per la finanza.
Chissà se i sovranisti lo sanno, del
mito della moneta forte, che poi danneggiò le aziende italiane che
esportavano..
L'economia italiana nel ventennio non
progredì: il pareggio di bilancio fu raggiunto solo grazie
all'estinzione dei debiti di guerra; la crisi del 29 non toccò
subito il paese per la scarsa finanziarizzazione delle imprese.
Mussolini salvò con soldi pubblici le
banche d'affari, creò l'IRI come ente pubblico per il rilancio delle
imprese, ma in realtà fu usato per comprare quelle in crisi.
La politica dell'autarchia penalizzò
ulteriormente gli italiani, il resto lo fecero le sciagurate guerre a
cui l'Italia prese parte: Etiopia, Spagna, Albania.
In quegli anni si allargò lo spettro
delle disuguaglianze in Italia, la fetta tra la parte più ricca del
paese e quella più povera:
.. a una ristretta platea di
superricchi, per lo più aderenti al fascismo, fece da contraltare la
gran massa della popolazione che per cercare opportunità di vita
migliori aveva come unica alternativa l'emigrazione.
Il duce femminista
Mussolini valorizzò il ruolo della
donna in Italia?
Per il fascismo la
donna doveva solo essere genitrice dei nuovi italiani da donare alla
patria.
Furono tanti i
provvedimenti del regime per cacciare le donne dai posti di lavoro,
dagli impieghi pubblici e da quelli privati.
Mussolini abolì
nel 1926 il voto amministrativo, dopo aver concesso, magnanimo, nel
1925 l'estensione del voto anche alle donne, ma senza suffragio
universale.
Le donne votarono
per la prima volta nel 1946, per il referendum tra monarchia e
repubblica.
Il ruolo della
donna è ben definito dal dualismo di donna Rachele, la moglie di
Mussolini, con Claretta Petacci, l'amante ufficiale del duce.
Nel codice
fascista, sopravvissuto in parte fino ai giorni nostri, erano
presenti anche due leggi: quella sul delitto d'onore e quella sul
matrimonio riparatore (la violenza nei confronti di una donna era
estinta col matrimonio appunto) .
Una vergogna.
Il duce condottiero e statista
Mussolini è stato un grande
condottiero?
Eccetto i primi anni, l'immagine del
duce è sempre in tenuta militare.
Eppure, guardando la realtà, non fu
affatto un condottiero: le guerre dove hanno combattuto gli italiani
sono state caratterizzate anche dai genocidi e le violenze contro i
civili (in Libia, in Slovenia); per le sconfitte che abbiamo subito
in Spagna contro i volontari repubblicani e in Grecia contro
l'esercito ellenico che si presumeva fosse meno preparato del nostro.
Gli 8 milioni di baionette non
esistevano, i nostri militari erano male armati e male motivati,
comandati da generali che avevano fatto carriera solo dietro
scrivanie dello stato maggiore o arruffianandosi col regime.
Per non parlare dei crimini di guerra
compiuti, che contrastano con l'immagine falsa di italiani brava
gente.
Il dissolversi così repentino di un
regime ventennale nell'estate del 1943 può essere spiegato anche
come la grande disillusione di fronte a un sistema narrativo di
cartapesta che aveva retto per una generazione solo perché troppi
pochi avevano avuto il coraggio di dire che il re, anzi il duce, era
nudo.
Il duce umanitario
Mussolini fu un dittatore “buono”?
La dittatura fascista non fu affatto un
totalitarismo dal volto umano: oltre all'eliminazione delle libertà
individuali, non possiamo dimenticarci delle 3000 vittime negli anni
dello squadrismo (il dato è riportato da Gaetano Salvenimi nelle sue
memorie) e nemmeno delle leggi razziali emanate dal regime nel 1938.
Che furono solo un punto di arrivo, del
razzismo presente nel regime, dopo le leggi razziste emanate in
Etiopia dopo l'occupazione e in Libia.
Il regime voleva preservare l'uomo
italico e il suo sangue dalla contaminazione col sangue ebreo e delle
popolazioni locali in Africa.
Non possiamo dimenticare i lager
italiani in Libia e quelli in Slovenia, ad Arbe
Il regime collaborò coi nazisti alla
raccolta e allo sterminio ebraico solo dopo il 1943, ma solo perché
Mussolini non voleva manifestare la sua subalternità nei confronti
dei tedeschi, e comunque nel 1942 acconsentì alla deportazione degli
ebrei in Jugoslavia.
Mussolini non amava nemmeno gli
italiani: ci ricordiamo il cinismo dimostrato di fronte a Badoglio
per la sua volontà di entrare nel conflitto, “mi servono poche
migliaia di morti per sedere sul tavolo della pace”?
Quella fascista fu la più grave
sciagura capitata al popolo italiano: i 472mila morti per la guerra,
di cui un terzo civili, le morti in carcere o al confino, per le
precarie condizioni di salute.
A queste bufale, se ne deve aggiungere
un'altra, costruita da un giornalista Rai che recentemente ha scritto
un libro che sta presentando ovunque, “quando l'Italia era
fascista..”.
Secondo questo giornalista sono stati
gli antifascisti a portare Mussolini al governo: non i latifondisti,
non gli industriali come gli Agnelli, non la massoneria, non la
cecità dei liberali italiani che vivevano con lo spauracchio dei
socialisti e della loro rivoluzione.
Come vedere, le bufale sul fascismo
fanno ancora oggi fatica a morire.