31 ottobre 2015

Le vichinghe volanti (e altre storie d'amore a Vigata), di Andrea Camilleri

In questa raccolta di novelle, ambientate a Vigata negli anni tra il primo novecento e il primo dopoguerra, si parla d'amore.
L'amore in tutte le sue forme, come abbiamo imparato a conoscerlo leggendo le pagine dei precedenti romanzi di Camilleri, che nello scrivere questi racconti si deve essere molto divertito. E lo stesso succede nel leggerli.
Qui troviamo tutto il suo universo creativo: parrini alle prese con le tentazioni della carne, uomini laidi e avidi che pensano di trarre profitto dalle bellezze della gioventù, federali in camicia nera e fascistissimi fuori ma con la cantina piena di beni di nascosti. Cacciatori sfortunati e donne rinchiuse per gelosia. Bambine in odore di santità e parrini in preda alle loro tentazioni.
Troviamo l'amore in tutte le sue sfumature: dall'amore puro di giovani che si riconoscono al primo sguardo, all'amore carnale di chi vede nella donna solo carni da stringere.
Se al centro c'è l'amore, un ruolo di primo piano lo hanno le donne, vere eroine di queste storie, nel bene e nel male. Ci sono storie d'amore e di dolore, di gelosia e di lussuria, di avarizia e di santità. Il sentimento di vendetta e il piacere della burla.
Un’astuta e insolente provvidenza narrativa si prende gioco delle aspettative: imbroglia, sbroglia, imprevedibile alla fine; sbrigliata com’è, nel dare scacco matto. Un cacciatore sbadato non sa di essere cacciato da un cacciatore per diletto. Uno sgambetto è inevitabile. Come nel caso di un libertino, che ha una carriera non proprio riposata. Ha seminato corna dappertutto. Ma il capriccio della sorte lo ossessiona. Lo confonde. Lo disorienta. Gli infligge degli scherzi di natura, che sembrano offuscare la sua gloriosa carriera. Uno zio avido e di rara bassezza morale si illude di lucrare sulla verginità di una nipote rimasta orfana. Non ha fatto i conti con le burle di una fatalità per niente cieca, che dal mitico diavolo zoppo ha, fra l’altro, ereditato l’arte di sollevar coperchi; e di strappare le facciate alle case, le maschere, per svelare ciò che in esse si nasconde. Del resto, questa diabolica provvidenza mette in campo un terremoto. Spinge sulle scale i condomini di un palazzo. E si dà l’agio di svelare e intrecciare, nel generale andirivieni, di piano in piano, su e giù per i pianerottoli, le storie altrimenti segrete degli inquilini. I racconti sono otto, scritti tutti in uno stato di felice e divertita creatività. Sono «seppiati» di una Vigàta d’epoca, ambientati tra il 1910 e la metà del secolo, quasi. E includono un’indagine del discreto commissario Bennici sulla cronaca di due fantasmi pittoreschi che avevano messo in subbuglio la giunta comunale, la cittadinanza, le testate regionali e quelle nazionali. Era l’inizio di un’infestazione? Salvatore Silvano Nigro

Questi i racconti:

Il terremoto del 38
Non tutte le catastrofi vengono per portare dolore e tragedie: il terremoto del 1938 scombussolò in peggio ma anche in meglio la vita delle famiglie di palazzo Falconis, le cui storie si intrecceranno in tanti modi. Come mai non tornano i conti delle persone presenti quella sera a palazzo?

Le somiglianze
Una storia di gelosia e di “assatanamento” per l'amore fisico. Un vitellone d'altri tempi obbligato a sposarsi e fare figli per ricevere un eredità. Una moglie costretta ai doveri coniugali e delle strane somiglianze sul viso dei bambini.

L'asta
Un altro terremoto e una bambina che scampa alla morte per un miracolo e che diventa la fortuna degli zii che la prendono in affido. E che la mettono all'asta, avidi, pensando di ricavarci una fortuna. Ma l'amore prende strane strade a volte ..
Con la cuda dell'occhio, Gaetano vitti l'effetto che la nipoti aveva fatto tra quei mascoli forasteri che sicuramenti erano vinuti a Vigata da mezza provincia sulo per vidirla e tirò un sospiro di sollievo”.

Le vichinghe volanti
Alle elezioni amministrative della Sicilia libbira e democratica, non ci fu paìsi, dicasi uno, della provincia di Montelusa, nel quali non vincì a larghissima maggioranza un sinnaco del novo partito democratico-cristiano che aviva per simbolo lo scudo crociato.Novo per modo di diri, pirchì prima del fascismo s'acchiamava partito popolari italiano («Pipì») e l'aviva funnato un parrino, don Luigi Sturzo.I vecchi socialisti, i comunisti tornati dal confino, i libbirali, i repubblicani, annaro tutti in minoranza non pirchì teoricamenti non avrebbiro potuto aviri i voti bastevoli a vinciri, ma pirchì i siciliani, genti sperta, aviva subito accapito da che parti tirava il vento e avivano isato la vela nel senso giusto.”
Alla fiera di Vigata, inaugurata dopo la guerra, l'arrivo di quattro biunne svidisi che si esibiscono in moto, sconvolge la vita dei vigatesi scatenando le loro fantasie erotiche. In particolare quella di quattro signori che pensano di levarsi lo sfizio alla faccia delle rispettive mogli, gelosissime.

I cacciatori
Un cacciatore che non sa colpire un animale nemmeno per sbaglio e una bella donna costretta al chiuso nella sua casuzza. Una scintilla che scossa al primo sguardo. Un amore carnale che i muri della case e le grate alle finestre non riescono a contenere.
«Allura io ti..»«Allura tu scavarchi la finestra e veni ccà» cumannò Ngilina.Vincenzo bidì.
«Cori mé».«Vita mé».
Una storia di passione che rivelerà alla fine la natura diabolica delle persone.

I fantasmi
Troviamo un sindaco e un commissario di polizia (Bennici) che devono indagare sulle strane apparizioni di fantasmi nel paese. Una storia che rischia di gettare il ridicolo sulla giunta e di mettere in crisi la poltrona del sindaco. Non sia mai che dovessero arrivare i comunisti ..
Una storia che attira molti giornalisti dal continente: come andrà a finire questa disinfestazione dai fantasmi? Anche qui, cherchez la femme.

Il racconto è stato pubblicato su E - Il mensile di Emergency in quattro puntate, a partire da aprile 2011.
Cliccare qui per leggere il primo capitolo.
Cliccare qui per leggere il secondo capitolo.
Cliccare qui per leggere il terzo capitolo.
Cliccare qui per leggere il quarto capitolo.

In odore di santità
La storia di Matirda, una ragazza in odore di santità e patre Lino, un povero prete alle prese con le tentazioni del dimonio, con lo sciato di “giglio” che gli ha impregnato la casa.
Patre Lino verrà salvato dalla provvidenza sotto forma di un colpo di vento e scopriremo così cosa sia la vera santità e cosa la dannazione.
Chiuì l'occhi per non vidiri.Sintiva il granni calore di lei nelle so mani, era come se le fossi vinuta 'na frevi avuta.Pò Matirda, sempri tinenno le mani supra a quelle del parrino, le forzò a scinniri fino alla gola.”

Il boccone del povero
Una signora caritatevole con gli uomini e un ragazzo bellissimo figlio di una famiglia caduta in disgrazia con una madre che lo tiene alla catena.
Un apollo bellissimo, che fa sangue a molte altre donne della Vigata bene, altrettanto caritatevoli, specie in certe questioni di uomini.

La scheda del libro sul sito di Sellerio e sul sito Vigata.org

I link per ordinare il libro sui siti Ibs e Amazon

30 ottobre 2015

Dettagli


Il diavolo si nasconde nei dettagli: cala la disoccupazione, merito del jobs act è il consueto titolone.
Che bello, avete visto che questi diritti sul lavoro non servono a niente?

Poi il dettaglio: i dati dell'Istat dicono che "A settembre meno occupati e meno disoccupati: aumentano gli inattivi".

Ovvero:
"il mese scorso l’Italia ha perso 36mila occupati (-0,2%) e 35mila disoccupati (-1,1%), mentre ha “guadagnato” 53mila inattivi (+0,4%) di età compresa tra i 15 e i 64 anni.
E così il tasso di occupazione diminuisce di 0,1 punti percentuali, arrivando al 56,5 per cento. Su base annua l’occupazione cresce dello 0,9% (+192mila persone occupate) e il tasso di 0,6 punti. Quanto alla disoccupazione, il tasso pari all’11,8%, cala di 0,1 punti percentuali e nei dodici mesi di 1 punto. Il tasso di inattività, infine, è pari al 35,8%, in aumento di 0,2 punti percentuali."

Non è cosa da poco, è un po' come le vittorie alle elezioni regionali passate, vinte dal Pd ma con una vasta astensione. 
Con la differenza che qui parliamo di posti di lavoro, dove un posto una persone, una famiglia.

Altro dettaglio: Rondolino e la sua battaglia al FQ.
Nessuna smentita da parte del Ministero al suo titolare, dice il giornalista.

Padoan ha dichiarato che “non esiste una correlazione tra limite all’utilizzo del contante ed estensione dell’economia sommersa”, ma sul sito del ministero c’è un rapporto del 2011 che consiglia, nella parte finale, di “accrescere l’uso della moneta elettronica”. Tutto qui? Dov’è il contrasto, lo scontro, la guerra fra Padoan e il suo ministero?

La smentita è nel grafico, che l'articolo del FQ ha riportato, che mette in relazione proprio contante ed evasione.
Eccolo qua:
Infine, l'incredibile vicenda di Marino e della capitale.
Per sfiduciarlo, oggi il PD chiederà i voti all'opposizione, da Marchini a Davide Bordoni a Sveva Belviso, l'ex vicesindaco di Alemanno che Buzzi ha indicato come politico a libro paga.
Per dire, dove siamo arrivati ..

Non siamo una onlus

Deutsche Bank, dopo aver registrato perdite per svariati miliardi, ha annunciato 15000 licenziamenti.
Sul treno, un mio compagno di viaggio commentava la notizia dicendo che "mica è una onlus".
Non può tenersi sul groppone tutti sti dipendenti: certo, il buco nasce da operazioni finanziarie sbagliate, dal dover accantonare miliardi per delle sanzioni che dovrà pagare.
Ecco, se onlus non deve essere, che non lo sia per nessuno: per i dipendenti e nemmeno per i grandi manager. E nemmeno per i vertici della BCE che pure avrebbero dovuto controllare, che hanno garantito sulla salute dell'istituto.

Mi viene in mente la vicenda di Telecom Italia, l'azienda che dovrebbe costruire la famosa banda larga e che ora è in mano francese dopo le stagioni dei capitani coraggiosi e di Tronchetti: anche Telecom non era una onlus e dunque mica possiamo preoccuparci dei dipendenti, del valore dell'azienda e del titolo.
Ma i grandi capitani d'industria e i politici che hanno benedetto le scalate a debito sono rimasti al loro posto.
Per qualcuno è sempre onlus.

Non serve scomodare i libri di economia per capire che tutto questo sistema sia ingiusto.
Un sistema che scarica verso il basso i problemi e garantisce sicurezza (e anche impunità) ai signori della politica e della finanza.
La finanza, l'industria e il capitale non sono mica una onlus.
Peccato che anche lo stato, che invece dovrebbe preoccuparsi dei più deboli, degli ultimi, sia più una onlus.
Ieri sera seguivo con stupore le felicitazioni per la nomina dentro il cda di Cassa depositi e prestiti di Giuseppe Sala, commissario unico di Expo.
Uno così non può rimanere a spasso, commentava il ministro Martina, che ieri ha avuto pure il tempo di twittare su Benevento e sull'alluvione.
Sala, quello che non ha visto le tangenti, i costi (pubblici) che salivano e che ora sarà sgravato dal compito di gestire il dopo expo.
Quando le banche batteranno cassa al pubblico.

Possiamo permetterci gli esuberi, che una città come Messina rimanga senza acqua per giorni, che altri città vivano sotto l'incubo di alluvioni e fango.
Ma non siamo una onlus.

29 ottobre 2015

Romalibre

Prosegue la battaglia per la liberazione del paese da gufi e professoroni.
Battaglia a colpi di riforme, di ottimismo e con qualche epurazione per i non allineati: la Orlandi all'agenzia delle entrate, Marino a Roma, Mineo in Senato.
Perché gli italiani ci credono - dice il primo ministro dal suo viaggio promozionale nel sudamerica: ecco, agli italiani questa dote non manca mai, l'arte di credere nell'uomo al comando, da Berlusconi a Monti a Renzi.
E l'ottimismo è suffragato da tutti gli indicatori non indipendenti: l'Istat e Bankitalia.
Bankitalia stima la crescita del PIL all'1% è la stessa che non ha visto gli scandali e che sta tenendo sotto traccia l'inchiesta sulla Popolare di Spoleto che arriva fino a Visco.

L'importante è comunicare ottimismo e nascondere quello che non funziona.
Benevento è sotto l'acqua? E allora parte la catena di solidarietà per la pasta Rummo. E il monitoraggio dei fiumi e dei margini?
Messina è senz'acqua da una settimana? Basta non menzionare la città e siamo a posto.
Il governo innalza la soglia del contate da 1000 a 3000 euro? Si racconta la favola dei consumi da incentivare.
E' il famoso cambiamento di verso: fino a ieri si diceva che bisognava limitare il contante per fare lotta all'evasione, oggi si spiega che per l'evasione si useranno le banche dati.
Ma se io, commerciante, piccolo artigiano, prendo soldi a nero, in quale banca dati viene tracciato questo movimento?


Non solo: oggi Stefano Feltri sul FQ ha pescato un grafico del ministero dell’Economia e delle Finanze dove si mostra la correlazione tra contante ed evasione.

Il cambia verso, sul contante, sull'Imu, sulla lotta all'evasione, qualcuno comunque rende felici. L'Ilva di Taranto è stata appena assolta per una presunta evasione da 52 ml di euro, grazie alla norma della delega fiscale.
Tutti assolti i dirigenti dell'Ilva "perchè il fatto non è più previsto dalla legge come reato".
L'abuso di diritto, per pagare meno tasse, non è più reato.

Viva l'Italia che riparte. Che siano i piccoli furbetti che i grandi gruppi.

27 ottobre 2015

In ricordo del giudice Giancarlo Stiz

L'articolo di Gianni Barbacetto sul FQ del 27-10-2015, dedicato al giudice Giancarlo Stiz, morto ieri:
Ci ha lasciato Giancarlo Stiz, giudice silenzioso. Aveva 87 anni. Ne aveva 43 quando, nel 1971, s’imbatté nella “pista nera” che portava alla strage di piazza Fontana. A Roma i magistrati stavano conducendo l’istruttoria contro Pietro Valpreda,ballerino, anarchico, da due anni imputato “ufficiale” della strage, una strage “rossa”. A Treviso, però, al giudice Pietro Calogero era arrivata la testimonianza di Guido Lorenzon, insegnante spaventatissimo e segretario della sezione Dc di Maserada sul Piave, che aveva ricevuto strane confidenze da un suo vecchio compagno di collegio: un libraio di Treviso di nome Giovanni Ventura che gli aveva parlato di armi, di bombe, di violenza, di un’organizzazione pronta a intervenire. Partono le prime indagini sul gruppo veneto di Ordine nuovo che aveva in Franco Freda il suo leader carismatico. Lorenzon, pur timoroso, accusa. Ventura, spavaldo, nega.IL FASCICOLO arriva sul tavolo di Stiz, giudice istruttore, con una richiesta di archiviazione. “Era una materia scottante”, raccontò Stiz a chi scrive, nel 1993, dopo un silenzio durato due decenni. “Per questo l’ho soppesato, quel fascicolo, letto e riletto. Bastava un timbro e la vicenda sarebbe stata chiusa per sempre”. Il timbro dell’archiviazione resta sospeso a mezz’aria.Stiz decide di sentire personalmente Lorenzon e Ventura. “Li ho interrogati a lungo e mi sono subito convinto che Lorenzon diceva il vero e Ventura il falso. Perciò ho respinto la richiesta di archiviazionee ho disposto l’istruttoria formale”. Nasce la prima inchiesta sulla “pista nera”, che sarà poi pienamente confermata da quelle sentenze di Cassazione che pur mandano assolti i singoli imputati, per i quali non sono state trovate, anche a causa dei depistaggi di Stato, prove certe di responsabilità penali individuali. Stiz fa arrestare Freda e Ventura per associazione sovversiva e ricostituzione del partito fascista. Poi ordina l’arresto anche di Pino Rauti, il fondatore di Ordine nuovo. Diventa subito, per una parte dell’opinione pubblica, una “toga rossa”. La prima di una lunga serie. Eppure era tutt’altro che un comunista. Suo padre Paolo era ufficiale dell’esercito. Uno zio era generale dei carabinieri. Giancarlo era cresciuto con un’educazione severa. Studio, casa, unico svago la caccia nei boschi attorno a Belluno. Era destinato anch’egli alla carriera di ufficiale. Solo l’armistizio dell’8 settembre 1943 lo aveva costretto a cambiare progetti: studia legge, entra in magistratura. Dopo l’arresto di Rauti, iniziano le minacce, le telefonate, le lettere anonime, gli attacchi della politica. La sua faccia lunga e triste sembrava conservare ogni traccia degli attacchi subiti e del grande dolore per una vicenda, pudicamente nascosta, generata dalla situazione in cui la famiglia del piccolo giudice di provincia ha dovuto vivere per anni. Anni di tensione, di vita sotto scorta. E anche, più semplicemente, di trasferimenti impossibili, di carriera professionale bloccata.Volevano fargliela pagare. E ci sono in qualche modo riusciti.STIZ, CHIUSO nelle sue giacche di fustagno, cercava di stringersi ai pochi ricordi buoni che gli erano rimasti. La seduta del Parlamento dedicata alla sua indagine, nel1972, conclusa con un lungo applauso scrosciante. La seduta del Consiglio comunale di Treviso, che lo ha voluto presente per dimostrargli stima e riconoscenza. Le attestazioni di affetto di tanti colleghi e di tanti cittadini. “Per le stragi hanno sofferto le vittime, i morti e i feriti. Hanno sofferto i loro familiari. Ma abbiamo sofferto anche noi, i sopravvissuti. Eppure non mi lamento. È il rischio della nostra professione: lo mettiamo in conto quando la scegliamo. Come si fa a chiudere gli occhi, quando si deve fare il proprio lavoro? Cosa fai, metti un timbro e chiudi tutto? No, non è possibile. Prima c’è il dovere. Rifarei tutto, senz’altro .Chissà, forse anche meglio”

Per sapere qualcosa di più, consiglio la lettura de
- Il grande vecchio - Gianni Barbacetto
- Piazza Fontana, noi sapevamo, di Andrea Sceresini , Nicola Palma , Maria elena Scandaliato
- La repubblica delle stragi impunite di Ferdinando Imposimato
- Doppio livello di Stefania Limiti
- Il segreto di piazza Fontana di Stefano Cucchiarelli
Il paese della vergogna di Daniele Biacchessi

Apologize - Blair e la guerra in Iraq

Blair non ha chiesto scusa, scrive Rondolino nel consueto articolo di risposta all'editoriale di Marco Travaglio sul FQ, che non si inventino le cose dunque.
Ma cosa ha detto nell'intervista alla CNN, l'ex primo ministro (più amato dalla sinistra italiana)?
He told Zakaria: “I apologise for the fact that the intelligence we received was wrong.[..]“I also apologise for some of the mistakes in planning and, certainly, our mistake in our understanding of what would happen once you removed the regime.”But Blair made clear that he still felt he made the right decision in backing the US invasion of Iraq to remove Saddam Hussein. He said: “I find it hard to apologise for removing Saddam.”
L'uso di informazioni sbagliate dall'intelligence (che non potrà difendersi), la gestione errata del post Saddam. Per questo si  scusa, ma non per l'innvasione.
In inglese come si dice arrampicarsi sugli specchi?
PS: sfugge forse a Rondolino e ai blairisti italici, che queste uscite di Blair servono a preparare il campo prima dell'uscita del report della commissione d'inchiesta Chilcot sulla guerra in Iraq.

In un paese serio

"In un paese serio": ha usato più o meno queste parole l'ex candidato del partito del FARE Oscar Giannino, in un tweet in cui si univa al coro che chiedeva la testa del capo dell'Agenzia delle Entrate, Orlandi.
Dimissioni chieste dal sottosegretario Zanetti a seguito della sua uscita: se va avanti così, l'agenzia muore.
Vietato criticare il capo o il governo, nell'Italia dell'ottimismo: zitta e pedala, ammoniva il sottosegretario.
E Giannino ha rincarato la dose spiegando come, in un paese serio chi dissente dal capo se ne debba andare.

Forse in un paese serio, il problema dei dirigenti dell'agenzia sarebbe stato risolto per tempo e non lasciato decantare per anni.
Nessuno chiede una sanatoria, come maliziosamente insinuavano su twitter i fan del sottosegretario.
In un paese normale non si userebbe la scusa dei consumi per giustificare l'innalzamento dei contanti.
Per poi sentire un ministro, Franceschini, ammettere come l'innalzamento a 3000 euro sia in realtà una richiesta di Alfano cui il PD si è piegato.

In un paese serio la storia del pensionato che ha sparato ad un ladro, uccidendolo, non riempirebbe le trasmissioni TV, con alle spalle un partito pronto a cavalcare l'onda.
In un paese normale non dovrei aspettare Gazebo per vedere le immagini di una provincia finita sott'acqua, Benevento e i comuni attorno.
Dove sono finiti i Mastella, i De Gerolamo?
Ci sono case e aziende in mezzo al fango, con un danno sociale ed economico insopportabile, per il sud.

E noi vogliamo essere un paese serio?

26 ottobre 2015

Ritorno al passato

Dall'alto delle cime del Perù si vede l'Italia in modo diverso, a quanto pare.
L'Italia è tornata - dice-  abbiamo fatto le riforme che, giudizio politico a parte, stanno dando segnali di crescita: più o meno queste le parole del presidente del Consiglio, dal suo viaggio in sud America.
Questa mattina avevo parlatodell'Italia del futuro e ora tocca ritornare nel passato presente.

Il vicepresidente della regione locomotiva d'Italia, la Lombardia, è agli arresti per un'inchiesta su sanità, appalti pubblici corruzione e concussione.
Il suo presidente però pagherà le spese legali a quanti saranno imputati in processi per eccesso di legittima difesa.
Poche settimane prima era toccato a funzionari del comune, sempre per un'inchiesta su appalti pubblici.
A Roma nemmeno è partito il Giubileo che già sono partite le stecche.
La dama nera dell'Anas potrebbe iniziare a collaborare: questo dicono le ultime dal fronte dell'inchiesta che ha stravolto la società pubblica.
Sempre a Roma, mentre si consuma l'ultima battaglia tra Ignazio “Peron” Marino e il suo stesso partito, parte il processo per mafia capitale che vede coinvolti (ex) membri di quello stesso partito e di quella giunta che lo ha scaricato.
Un pezzo dell'intervista al giudice Scarpinato dal FQ del 25-10
Il giudice Scarpinato, nella sua intervista di ieri al Fatto Quotidiano aveva messo in fila i numeri: per colpa delle riforme della politica in tema di corruzione le sentenze di condanna sono diminuite drasticamente, da 1700 ad appena 263 nel 2010.
Forse questa manovra abbasserà veramente le tasse, ma per la tassa sulla corruzione ancora si dovrà aspettare. Inutile fare delle stime, si può solo dire che oltre a pesare sulle casse dello stato, allunga i tempi per il completamento delle opere, toglie i servizi ai cittadini, danneggia la concorrenza e gli imprenditori onesti che vogliono stare sul mercato.
Per realizzare anche in Italia la rivoluzione industriale 4.0 di cui ci ha parlato ieri Report, servirebbe la famosa banda larga il cui piano, a leggere i giornali, è sempre imminente.
Serve la banda larga, ma servono anche funzionari dello stato ben pagati e fedeli (allo stato). Serve un sistema di controlli che prevenga il male prima, non dopo.
Mentre stiamo a discutere di contante, di riforme, di crescite per decimali (da verificare, come quella sulla Cassa integrazione), di tasse sulla casa, il paese rimane fermo inchiodato da corruzione ed evasione.
Il sottosegretario Zanetti su Repubblica
Al grido di allarme del numero uno dell'Agenzia delle entrate, il sottosegretario Zanetti risponde zitta e pedala. Se ti lamenti significa che vuoi danneggiare il governo, allora meglio che te ne vai.
Il ministro Alfano rintuzzava le accuse dell'ANM, dal congresso di Bari, ricordando l'episodio del giudice Saguto a Palermo. Dimenticandosi del fatto che l'inchiesta sul giudice è stata fatta da altri magistrati. Che non ci sarà un parlamento a votare sul fumus persecutionis come per Azzollini.
Che sarebbe ora che la classe politica facesse pulizia al suo interno, prima che intervenga la magistratura.
Che questa selezione naturale dei pm ha prodotto una classe predatoria (vorace di risorse pubbliche) capace di eludere tutte le tecniche di indagine (e le leggi non aiutano, vedi prescrizione, falso in bilancio..).

Il sinodo dei vescovi ieri, con 1 solo voto di scarto, ha deciso di lasciare la possibilità di dare la comunione ai divorziati. Ecco, è un piccolo passo in avanti della Chiesa.
Rispetto a quello che non stanno facendo i partiti, il parlamento, l'esecutivo, è comunque tanto.


Report – la rivoluzione 4.0

“Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi, ma mai nessuno sarà in grado di porne uno”Anonimo

La puntata parla di un mondo che si è messo in moto, per una rivoluzione industriale 4.0: una rivoluzione che sta modificando il mondo dell'informazione, la produzione nelle fabbriche, il settore sanitario.
Una rivoluzione che fa anche sorgere nuove domande: le macchine che sanno pensare, hanno anche delle responsabilità?

Infine la Cina: oggi non conviene più delocalizzare, ma che spazio si sta ritagliando l'Italia nella Cina che cambia?

Michele Buono – rivoluzione 4.0
Come in tutte le inchieste di Michele Buono, si parte da alcuni esempi.
Autisti che possono riposarsi e lasciare la guida al pilota automatico: autisti qualificati, che potranno riposarsi durante il viaggio, per pianificarlo meglio.
Lo stato del Nevada ha concesso alla Daimler la possibilità di far girare nelle loro strade i loro camion: possono essere chiamati ancora camionisti?

Associated press: uomini inseriscono nel sistema le informazioni e un sw crea articoli per loro, così i giornalisti possono dedicarsi ad altro.

Negli stabilimenti Bosh in Baviera le macchine parlano con gli operatori: spiegano dove sono i buchi di produzione e i problemi, negli impianti nel mondo. Impianti che si controllano remotamente, da un pc o uno smartphone, quello che viaggiano sono i dati, nel cloud.
All'istituto italiano di tecnologia hanno prodotto un umanoide, che può essere programmato, come un bambino.
Lavori che vengono svolti da macchine: faremo la fine dei cavalli, dopo la prima rivoluzione industriale, si chiedono al MIT i ricercatori? La risposta è no, perché noi, a differenza dei cavalli, possiamo decidere come muove l'economia.

Il vecchio sistema di produzione (l'operaio alla catena chino sulla macchina, che non può prendersi pause) è arrivato alla saturazione: per crescere dovremo cambiare paradigma della produzione: sistemi intelligenti programmati dall'uomo, interconnessione in rete, scaricare i lavori pesanti e routinari alle macchine. E lasciare all'uomo i lavori più qualificati e meglio pagati.

Ci sono esempi anche in Italia.
I fratelli Fedegari a Pavia sono industriali nel settore farmaceutico: hanno investito sul personale e sulla formazione. Le autoclavi per la sanità sono prodotti fatti dai robot: le saldature le fanno loro, mentre l'uomo programma la macchina.
Le informazioni sulle saldature sono dati preziosi salvati sui server nel cloud, per permettere all'operatore la personalizzazione del prodotto e il controllo a distanza.
In questi impianti si progettano robot per la preparazione dei medicinali: le macchine possono essere vendute in tutto il mondo e controllare in Italia, via rete, fino in Cina.
E l'idea funziona: 60 ml di fatturato, 400 addetti nel mondo, 300 in Italia.
Qui la produttività ha una declinazione chiara, che conviene a tutti, all'azienda e al dipendente: maggiore qualità del lavoro, maggiori salari, mantenendo stessi livelli di occupazione.

La SACMI a Modena lavora nell'ambito dell'industria alimentare e della ceramica: da 1000 persone sono passate a 4000 in tutto il mondo che si occupano di lavori qualificati, come scrivere sw per le macchine utensili.
Macchine che lavorano di notte e possono eseguire ogni compito chiesto dal cliente: a seconda della domanda del mercato possono convertire un centro di produzione, capire i tempi di usura, monitorare gli allarmi a distanza.

A Treviso in un magazzino “intelligente” si gestiscono i capi della Benetton: l'intelligenza sta nelle casse intelligenti che tengono traccia dei maglioni per taglia e colore, in un sistema dove i dati sono trasferiti dalla sede centrale ai punti di vendita per evitare tempi morti e tenere i negozi con la quantità di merce giusta.
Il cuore del sistema è questo magazzino automatico che muove 800 ml di capi l'anno: qui si trovano lavori che prima non esistevano.
Come i programmatori del sw, che è stato creato internamente: qui non trovi più facchini che spostano pacchi e carrelli.

Cosa succederebbe se tutto il manifatturiero funzionasse così?
Questi sistemi richiedono banda, richiedono competenze, richiedono culture nuove (nel senso del sapere e di una visione nuova), richiedono digitalizzazione.
Il MISE ha chiamato i consulenti della Roland Berger per capire la rivoluzione industriale: iconsulenti hanno spiegato al ministero che serve una politica industriale per spingere queste tecnologie, altrimenti si perde il treno.
Servirebbe una interazione tra il MISE e il ministero dell'istruzione e della ricerca, che purtroppo al momento non c'è.

In Germania, invece, si lavora assieme: sanità, istruzione, industria. Lo stato ha stanziato 200 ml di euro inizialmente (per queste politiche del manifatturiero), ma sono poi stati aggiunti altri 200 ml per la ricerca.
Perché il problema, anche in Italia, non è la mancanza di liquidità. I soldi ci sono, ma occorre dirottarli dove serve: nella tecnologia, nella ricerca (e non in autostrade, ponti, speculazioni edilizie). La nota dolente è che, al momento, la task force del ministero non ha prodotto risultati né è nota la road map.
Rischiamo di arrivare tardi rispetto ai nostri competitori internazionali.

Come è cambiato il mondo manifatturiero in Germania e Stati Uniti?
In Germania hanno ridisegnato il sistema secondo degli standard: collegare gli impianti, realizzare sistemi che parlano con gli addetti per dare loro dei report, dati che arrivano dalle macchine fino agli smartphone dei dirigenti. È l'internet delle cose, della banda larga, dell'industria informatizzata.
Niente carta, niente operai che girano nelle catene con moduli: gli operai lavorano sulla macchina o controllano il loro stato: alla Bosh con uno scanner puntato su un componente, riescono a capire dove si trova quel pezzo nella linea.
Il governo tedesco ha investito nel settore il settore industria 4.0: ha coinvolto gli industriali, piccole e medie imprese (non solo le grandi), la scuola, le strutture intermedie.
Lo stato finanzia centri di ricerca dove si studia come far lavorare assieme robot e operai: studenti di ingegneria lavorano part time nei centri, come primo approccio al lavoro.
Questi centri di ricerca, dove convivono privato e pubblico, fanno da ponte tra il mondo della scienza, troppo teorico, e quello dell'impresa.

IG Metall, il sindacato dei metalmeccanici ha partecipato e partecipa alla commissione ministeriale su Industria 4.0: non teme i robot ed è favorevole a queste innovazioni dove i robot prendono lavori degli uomini, è un futuro che si sta creando tutti assieme, aziende, sindacati, Stato.

Se cerchi in internet “Manifattura intelligente” arrivi in America: in North Carolina si è messo assieme università e impresa per fare sinergia. Obama sta spingendo per far rientrare la manifattura in America (dopo anni di delocalizzazione): si è capito che se investi nei campus pubblici, poi arrivano le imprese per prendere le idee, per innestare qui i loro laboratori.
Cisco qui ha creato un programma per creare testi, a partire da dati inseriti da un umano.
Associated Press ha adottato ilsistema per mandare in rete molti più articoli di prima: i giornalisti ora possono dedicarsi ad inchieste e lavori creativi, mentre il sw crea rapporti, bilanci, articoli su sport. Il giornalista diventa editor dell'automazione.

Pfizer ha creato moduli per produrre medicinali nel mondo: li trasporti dove vuoi produrre e li attivi in settimane e non mesi, con meno costi, in minor tempo.

E in Italia?
All'Istituto Italiano di tecnologia, a Milano, stanno cercando di portare il medico dentro al corpo, con dei circuiti digeribili dentro cui inserire delle capsule, per fare delle diagnosi del corpo umano.
Una start up potrebbe far partire la produzione, a regime il sistema ridisegnerebbe le aziende ospedaliere.

Pisa, alla Piaggio: qui si lavora ad un progetto che permette a chirurghi di operare a distanza, tramite bracci elettronici e sensori che vanno indossati, per sentire le sensazioni a distanza.
I Robot potrebbero occuparsi della riabilitazione la post operazione dei degenti.
Microscopi che occupano meno spazio e che costano molto meno di quelli usati oggi.
Il Grafene liquido: entra nei materiali, donando ai materiali proprietà che non hanno.
Così si possono avere chip che si possono indossare.

Sempre all'IT di Milano troviamo Robot capaci di muoversi autonomamente, in casa e in fabbrica, come assistente, per fare compiti di fatica che saranno tolti all'uomo, che farà il programma, l'istruttore, il supervisore.

Ci sarà il maestro di scuola di robot e l'intelligenza sarà in una nuvola virtuale, nel cloud, per un insegnamento condiviso.
Intelligenza che entrerà nei circuiti di Walkman, un robot capace di togliere gli uomini fuori dai guai, dopo un terremoto, dopo un disastro nucleare.

Peccato che il trasferimento di queste innovazioni all'industria non funzioni: non c'è il collegamento, manca l'interesse dell'industria e della politica.
Siamo tra i primi al mondo nella programmazione di questa tecnologia, dell'intelligenza artificiale nei robot: ma manca la banda larga, mancano persone intelligenti e competenti nei posti chiave, manca un sistema giudiziario che funziona. Manca la volontà politica per fare in Italia come in Germania. Investire soldi in centri di ricerca che facciano parlare università e imprese.
Da quanti mesi sentiamo parlare di banda larga anche qui da noi?

Così, in assenza dello Stato e del ministero, sono gli istituti che si devono dare da fare: al liceoGalilei di Trento la didattica è anche programmazione. Qui stanno progettando in classe un prototipo di robot per salvare vite umane dopo disastri.
Si sono trovati i soldi in crowdfounding, per partecipare ai mondiali di robotica in Cina: sono arrivati terzi al campionato (e non mi risulta che i giornali ne abbiano parlato).
Purtroppo sono casi isolati e il ministero non li sta aiutando a fare massa, a condividere le informazioni, a farli diventare casi studio.
E' un processo che si è messo in moto, ma così rischiamo di perdere questo altro treno, continuando a discutere di Imu, di contante libero per far partire i consumi, della mancia da 500 euro agli insegnanti.

La scheda del servizio e il pdf con la trascrizione della puntata.


25 ottobre 2015

Le vichinghe volanti – il racconto di Camilleri (incipit)

Alle elezioni amministrative della Sicilia libbira e democratica, non ci fu paìsi, dicasi uno, della provincia di Montelusa, nel quali non vincì a larghissima maggioranza un sinnaco del novo partito democratico-cristiano che aviva per simbolo lo scudo crociato.Novo per modo di diri, pirchì prima del fascismo s'acchiamava partito popolari italiano («Pipì») e l'aviva funnato un parrino, don Luigi Sturzo.I vecchi socialisti, i comunisti tornati dal confino, i libbirali, i repubblicani, annaro tutti in minoranza non pirchì teoricamenti non avrebbiro potuto aviri i voti bastevoli a vinciri, ma pirchì i siciliani, genti sperta, aviva subito accapito da che parti tirava il vento e avivano isato la vela nel senso giusto.«Io ci votiria vulanteri per i comunisti ma hanno un difetto fituso d'essiri onesti. E in questo paìsi mallito si va avanti sulo a forza di favori scangiati, di raccomannazioni, di càvuci 'n culo che ti portano avanti. Quelli, i comunisti, 'nveci sunno santi che non sudano epperciò è voto perso».«I socialisti? No, non si nni parla. Che è 'sto soli dell'avviniri? Il soli sempri quello è, non è che potrà cangiare negli anni che venno! E po' non sunno catolici, non ponno vidiri i parrini, non vanno 'n chiesa. Non, non è cosa. Tanto vali allura votari per i comunisti che quelli almeno ci hanno il libbiro amuri».«I libbirali? 'Nzamà, Signuri! Che significa libbirali? Che uno pò fari quello che gli passa per la testa? Ma te l'immagini che burdello, che grannissimo casino? Mussolini che era, libbirali? Quello, se uno non faciva come voleva lui, lo spidiva 'n carzaro e bonanotti».«I ripubblicani? Ennò, per piaciri, Sò Maistà il Re e sò figlio Umberto non si toccano! Vabbeni , so Maistà si nni scappò lassanno tutti nella merda, semo d'accordo, ma lui in primisi aviva il sacrosanto doviri di salvari la corona!».E i parrini, tanto nel segreto della confissioni quanto dar purpito, in tutte le chiese, non avivano fatto autro che ripitiri:«M'arraccomanno, votate per lo scudo crociato che veni a significari che siete boni cristiani e che siete divoti al Signuri, di Gesù e del Papa. E arricordatevi che dintra all'urna Dio vi vedi e Stalin no!»

Dal racconto "Le vichinghe volanti" di Andrea Camilleri (Sellerio).

Così anche a Vigata fu eletto un sindaco democristiano, tale Giurlanno Piscitello. Sindaco anomalo, poco chiesastro. Che inaugurò la prima fiera del paese, a base di sarde fritte, che attirò i “forasteri” dai paesi vicini.
Finché un anno, per la sagra, non arrivarono in paese due carrozzoni:
“Da uno di questi, dù picciotti che s'attrovavano a passari vittiro scinniri a quattro fìmmine di 'na biddrizza tali che in vita loro non se l'erano manco insognate. Correro a dirlo a tutto il paìsi”.

Da qui partì la storia delle vichinghe volanti.




La nuova rivoluzione industriale

"Come è sempre successo nei secoli, quando tutte le innovazioni convergeranno, si ridisegnerà tutto. Si chiama rivoluzione industriale 4.0."

Immaginarsi come sarà il futuro non è cosa facile: che tipo di lavori rimarranno tra 10-20 anni? Quali nuovi settori industriali avranno un boom e quali invece verranno spazzati via dalle innovazioni e dalle scoperte?
Riusciremo a non perdere questo ennesimo treno, per agganciare l'Italia al progresso e rivedere nuovamente un minimo di crescita industriale?
Se chiedi come sarà un futuro ad un politico (di quelli oggi seduti in Parlamento) o ad un economista (tipo quelli che non azzeccano mai una previsione, ma sono sempre allo stesso posto, pronti a dare consigli a tutti), il futuro che immaginano è pari pari al presente.
Una visione tendenzialmente conservatrice, se non ostile a tutto ciò che di nuovo si affaccia dal di fuori.

Al di fuori c'è un mondo di nuove scoperte tecnologiche destinate, che lo vogliamo o no, a cambiare il nostro modo di vivere, il mondo del lavoro, la produzione. E dunque anche le nostre vite.
Ce lo racconta Michele Buono nel servizio di Report di questa sera: camion che si guidano sa solo, basta impostare il percorso, lasciando l'autista libero di pianificare meglio il suo lavoro, consentendogli di riposare.
Articoli di giornale, su episodi di cronaca, scritti da computer (e difficili da distinguere da articoli scritti da umani). Toglieranno lavoro ai giornalisti in carne ed ossa o forse consentiranno ai giornalisti veri di fare approfondimenti, di dedicarsi a storie più interessanti, più articolare, che un computer non è in grado di gestire?
"Autisti, giornalisti, impiegati, medici, che fine faranno nella rivoluzione industriale 4.0?"
Forse non chiameremo più come autista la persona seduta in cabina nei nuovi camion o giornalista colui che in redazione racconta storie (e non riporta pari pari la dichiarazione dell'onorevole).
Ma un mondo sta cambiando: una sorta di nuova rivoluzione industriale l'aveva definita Stefano Feltri nel suo bel saggio "La politica non serve a niente".
Già, la politica.
Potrà starsene ad osservare silente, tenendosi fuori. O, peggio ancora, difendendo gli inutili e dannosi privilegi delle lobby (i tassisti contro Uber, i trasportatori, i grossi studi di architetti contro Cocontest). Oppure potrà iniziare ad osservare quello che sta arrivando ora, per cercare di controllare e indirizzare il cambiamento. Per evitare che i benefici di queste nuove tecnologie ricadano solo sulle spalle di pochi.
Si perderanno molti posti di lavoro, l'obiezione (corretta) che viene fatta. Ma altri ne nasceranno e saranno posti che richiederanno competenze, studi, dinamicità, creatività. Tutte cose che noi uomini sappiamo fare e le macchine no. 
Associated press ha adottato il robot giornalista ma non ha licenziato nessuno: ora i giornalisti hanno più tempo per fare inchieste e scrivere in modo creativo. Sono loro i primi sostenitori della nuova tecnologia, che li ha liberati da un lavoro ripetitivo e noioso.

Nel nuovo mondo industriale, si produrrà in base alla domanda, niente scorte né magazzini pieni. Non ci sarà più la grande azienda con gli operai in catena di montaggio, come ai tempi del Lulù di Elio Petri.
Un esempio è la Sacmi: si occupa di produzione di macchinari per il packaging, la ceramica e l'industria alimentare, ha 4000 dipendenti nel mondo, pochi però sono sulla linea di produzione: una buona parte scrive il software per programmare le macchine.

Macchine che eseguono compiti che prima erano fatti da umani, l'uomo deve solo monitorarle e programmarle.
Si può produrre tutto quello che il cliente desidera, così un centro di lavoro può essere convertito per costruire nuovi prodotti senza costi aggiuntivi.  

Bisogna essere pronti ad investire nei settori e nelle idee giuste e smetterla di vedere il futuro come una perenne continuazione del passato. Dalle auto a benzina ai rubinetti che possono essere copiati in tutto il mondo.

Industria 4.0 è la quarta rivoluzione industriale, quella dell’interconnessione e dei sistemi intelligenti: la fabbrica che fa dialogare i macchinari, gli uomini, e i prodotti. Sistemi di fabbriche collegate in rete che creano un unico processo produttivo. Si razionalizza così la produzione. Si può personalizzare un prodotto, produrre in modo flessibile seguendo la domanda, senza più eccessi, magazzini pieni e invenduto: cioè l’anticamera della crisi. Si sa che la crescita, i cambiamenti globali, hanno sempre ruotato intorno alle grandi innovazioni, e spaventano. In questo momento siamo ancora sull’onda lunga delle innovazioni dei secoli precedenti, di più non si può crescere, inseguiamo solo lo zero virgola. Cambiando radicalmente sistema sì. Nel momento in cui sarà possibile la convergenza completa di tutte le innovazioni contemporanee in una nuova rivoluzione industriale, dall’intelligenza artificiale all’internet delle cose, il cambiamento sarà totale. Piano, piano, come già è successo nei secoli passati, si ridisegnerà tutto: dai centri di produzione all’organizzazione sociale. Il paradosso della nostra epoca è un eccesso di liquidità nel mondo che non trova sbocchi per investimenti produttivi: i soldi non mancano eppure si parla di crisi. Proviamo ad immaginare l’effetto di dare una prospettiva solida di un progetto economico agli investitori. In Italia se ne parla, Germania e Stati Uniti ci hanno già pensato e stanno facendo.

L'anteprima su Reportime:



Il secondo servizio parlerà ancora di economia e industria, osservando la "normalizzazione" del gigante cinese, dopo il crollo delle borse.
Una situazione che ha messo in crisi le borse ma che ci si doveva attendere: anche questo è un treno che non possiamo attendere, l'export verso la Cina dove una nuova classe media è pronta a spendere per il nostro (vero) made in Italy.

Con cadute del 6% al giorno, quest'estate le borse di Shanghai e Shenzhen hanno tenuto per settimane l'economia globale col fiato sospeso. E' la fine del miracolo cinese, fatto da 20 milioni di contadini che per 30 anni si sono trasferiti dalle campagne alle città e hanno permesso all'economia di crescere al ritmo del 10% l'anno. Una fine preannunciata. Si chiama “new normal”, e significa meno crescita, meno industria, meno esportazioni, da una parte, dall’altra anche più servizi, più consumi interni, e il consolidamento di una classe media urbana che rappresenta un mercato di sbocco gigantesco per i nostri prodotti. Un'occasione che rischiamo di perdere perché le nostre aziende, rispetto a quelle straniere, non sanno fare sistema. Non riusciamo neppure a sfondare sul cibo, settore nel quale su 35 miliardi di export vendiamo in Cina per meno di 350 milioni, l'1%. Meno della metà di quanto fattura la Francia soltanto con il vino.

L'anticipazione su Reportime.

23 ottobre 2015

E ora Why not?

Adesso che si è arrivati a sentenza di appello sul processo a De Magistris, potremmo anche iniziare un ragionamento, con calma, sul rapporto magistratura politica (argomento oggi del congresso dell'ANM).
Deve ancora pronunciarsi la Cassazione che potrebbe anche rimandare tutto in appello.
Nel caso in cui venisse confermata la sentenza di ieri, dovremmo riaprire il fascicolo sull'inchiesta Why Not.
I garantisti all'italiana dovrebbero chiedere scusa all'allora pm Luigi De Magistris e al suo collaboratore Gioacchino Genchi.
I giornalisti che all'epoca scrissero di scontro tra le procura (quella di Salerno che chiedeva gli atti nascosti alla procura di Catanzaro) dovrebbero farsi un esame di coscienza.
Sempre i giornalisti, solitamente ossequiosi col potere, potrebbe chiedere lumi all'ex presidente Napolitano per il suo interventismo nell'inchiesta.
Agli ex membri del CSM, presieduto da Mancino, si dovrebbe chiedere conto delle loro scelte. L'allontanamento dei pm di Salerno, di De Magistris (e anche del gip di Milano Clementina Forleo), il cui lavoro di indagine fu impedito in tutti i modi.
Infine, si dovrebbe aprire anche un capitolo sulla classe dirigente del sud: se il sud è rimasto indietro, è anche perché la sua classe politica e dirigente si è sentita (e lo è stata) intoccabile. Perché le inchieste (Why not, Poseidone) sono state affossate.

Sarebbe ora di iniziare a farsi un esame di coscienza. Why not?

La legge di stabilità è come il vento

A voler essere gufi, pessimisti e antipatriottici potremmo commentare le ultime novità della legge di stabilità (quella che doveva essere comunicata la settimana scorsa in Parlamento) dicendo che pagheremo tramite i ticket della sanità, le mense nelle scuole, le addizionali irpef, il taglio dell'Imu sulla prima casa e lo sconto sulle dimore di pregio.
Ovvero che, per consentire al presidente segretario lo slogan abbiamo abbassato le tasse, potremmo dover pagare più tasse locali.
Non male.
Forse se ne rendono conto anche i presidenti di regione, come Chiamparino che si è dimesso ma anche no in polemica con Renzi e in attesa del decreto salva Piemonte (la sua regione, dopo le sentenza della Consulta, rischia un buco da 6 miliardi). 

Che succederà alle prossime elezioni comunali, quando gli elettori presenteranno il conto al PD?
"In merito a quanto dichiarato dal presidente del Consiglio, Denis Verdini e i suoi non fanno e non faranno parte del governo. Se in futuro vorranno aggiungersi con i loro voti a singoli provvedimenti della maggioranza, questo riguarda esclusivamente la libera dinamica politico-parlamentare e non la coalizione di governo" Nota di Palazzo chigi.
La base del partito è in tensione anche per l'arrivo di Verdini in maggioranza, smentito dalla nota di Palazzo che non smentisce e smentito anche dalle parole del segretario: Verdini non entra in maggioranza ma da qui fino al 2018 ..

Insomma questa legge di stabilità sarà pure col segno +, il sogno del centrodestra, di Confindustria, dei commercianti.
Ma potrebbe rischiare di spazzar via qualche elettore.

22 ottobre 2015

Sotto la crosta

La riforma Rai e la nuova governance (sempre in mano al governo e al Parlamento cioè sempre il governo) dopo la riforma.
La fiducia sull'innalzamento del contante a 3000 euro.
Il caso Roma: la metro C che si è nuovamente bloccata e il sindaco che non se ne vuole andare. 

L'Italia riparte ma, dove peschi peschi, trovi quello che ruba. Pardon, quello che è presunto ladro.
A Milano per gli appalti del comune.
In regione Lombardia col caso Mantovani.
Oggi, l'ultima retata della Gdf sugli appalti dell'Anas, dove si è arrivati ad un tale Meduri, ex sottosegretario, un altro politico che arriva direttamente dalla prima repubblica.
Potremmo parlare anche delle inchieste su cui non si deve parlare: l'avviso di garanzia a Visco (e ad altri manager della banca) sul commissariamento della popolare di Spoleto.
L'inchiesta sul vicepresidente di Unicredit Palenzona.

Quello che sto dicendo è una cosa semplice: la presunta rottamazione, le presunte riforme per far ripartire l'Italia hanno solo scalfito la superficie.

Sotto la crosta, il magma è (quasi) lo stesso.

Viene la morte che non rispetta Alessandro Defilippi

Un caso del colonnello Anglesio

Incipit
Doveva mantenere la calma. Era essenziale. Non farsi rtasportare dalla passione, né dalla rabbia. E doveva prendersi il suo tempo, perché tutto potesse accadere com'era giusto. Perché ci fosse il tempo di capire, di ricordare.
Per entrambi.
Perché c'è un tempo per ogni cosa.
Per entrambi.Perché c'è un tempo per ogni cosa.Appoggiò il busturi sulla mola e aprì il rubinetto dosatore. L'acqua iniziò a gocciolare sulla lama e lui azionò il pedale della ruota. Movimenti ritmici, morbidi, mentre l'acciaio gemeva con un sibilo aguzzo.
Affilare un bisturi era un lavoro delicato: il filo doveva essere sottile, sottilissimo, per affondare come quando si sgozza un maiale. Per incidere la pelle con la stessa precisione e delicatezza di quando si sfiletta un pesce. Perché il bisturi è come un pennino. Deve saper scrivere. Sorrise appena, continuando a lavorare. Non era contento. Ma quel che andava fatto aspettava da tanto. Ed era venuto il tempo. Perché c'è un tempo per ogni cosa.Anche il tempo per uccidere”.

E' il primo romanzo ambientato a Genova che mi capita di leggere: non potevo non colmare questa lacuna. In fondo anche a questo servono i libri: permetterti di viaggiare, stando seduti comodi dal salotto di casa (o dal treno dei pendolari nel mio caso).
E il viaggio che DeFilippi fa fare al lettore lo porta direttamente nella Genova dei primi anni '50: ottobre 1952, per la precisione. Un ottobre dove l'estate sembra non volersi chiudere mai, ed è anche bello girare per col sole che scalda per questa città, schiacciata tra il mare e le colline, dove in ogni piatto che si mette a tavola si fondono questi due mondi. Il pesce dal mare e anche le verdure dalle campagne.
Siamo a Genova, dunque: il ricordo della seconda guerra mondiale è ancora fresco, come anche il ricordo della violenza della guerra civile tra partigiani e fascisti.
Un ricordo che per molti è un ricordo di dolore, per altri magari di nostalgia. Per molti solo un desiderio di vendetta.

Affonda in queste radici il noir di Alessandro Defilippi: al centro della storia il colonnello dei carabinieri Enrico Anglesio, uno che quelle pagine della nostra storia le ha vissute in prima persona.
Gli anni del fascismo prima e la guerra di liberazione poi, sui monti, nella brigata Garibaldi, assieme ai suoi due fidati collaboratori, il maresciallo Vercesio e il brigadiere Ferrari.
È lui che si deve occupare dell'omicidio del professore Silvio Arieti, ucciso nel suo appartamento. Non solo ucciso: l'assassino ha infierito a lungo sul suo corpo su cui ha anche inciso una frase che sembra in greco:
Erkete o Tanato ti e rrespettei ma to trapanitu to koftero”.
Arriva la morte.

Cosa significa?
Il colonnello fiutò ancora. Nessun odore di sudore, solo quello dolciastro del sangue. L'assassino doveva essere una persona calma, che faceva il suo lavoro senza ansie”.
L'assassino ha risparmiato la domestica, rinchiusa in uno sgabuzzino e rapata a zero, ma non ha abbandonato lo stabile. Perquisendo le cantine del palazzo, lo stesso colonnello viene aggredito e l'assassino lo tramortisce dopo averlo ferito ad un braccio.

Paura: ora poteva confessarlo a sé stesso. Era stata paura: la stessa che aveva provato, come una fitta – una fitta al braccio, dove correva la cicatrice – nel sentire il peso della Beretta. Non ne aveva mai avuto tanta dai tempi della collina, quando si nascondeva nella boscaglia con Vercesi e Ferrari e sentiva le voci dei tedeschi tra le creste”.

Il professor Arieti, ex insegnante di Anglesio e amico personale, era un vecchio liberale che aveva giurato per il regime fascista solo pro forma. Che le ragioni della sua morte siano da ricercare nel suo passato è chiaro a tutti: ma perché quel rituale? Perché l'assassino ha rapato a zero la domestica?

Mentre il colonnello è costretto ad un lungo periodo di malattia, un altro morto. Questa volta un vecchio fascista, Traverso, uno di quelli sopravvissuti al regime nell'oblio grazie anche all'amnistia di Togliatti.
Anche lui ucciso col medesimo rituale, sempre con quel bisturi, dopo aver subito lunghe torture:
Poi c'era la scritta: incisa sulla schiena di Arieti e dipinta sul cartello in grembo a Traverso. Un messaggio, un segno. E lui non l'aveva ancora decifrato. Non ci aveva nemmeno provato, in realtà.Due delitti: l'uno la copia carbone dell'altro. Non aveva mai visto nulla di simile; né ne aveva mai sentito parlare. C'erano le stragi, familiari e no. Come quella di Rina Fort, a Milano, subito dopo la guerra. Una che ammazza la moglie dell'amante e i loro tre figli. Compreso un bambino di dieci mesi, trovato morto sul seggiolone. Ma erano delitti «normali», di cui si intuiva il movente: gelosia, questioni di eredità, vecchi rancori .. Questi no: sembravano un rito. Il punto di partenza era stato Arieti”.

Cosa lega i due omicidi, sadici e inesplicabili? Un professore liberale che era stato vicino ai partigiani e un torturatore fascista?
Perché sembra che qualcuno, nell'arma, lo voglia tenere lontano dal caso?
Chi è l'uomo col trench che lo segue, che gli lascia dei segnali, dentro casa?

- Beh, ecco, c'è qualcuno a cui potrebbe far comodo che lei tardi a riprendere il lavoro?- E' la stessa domanda che mi sono posto io.- E che cosa ne pensa?- Che forse sarebbe meglio non saperlo. Ma purtroppo sono un tipo curioso”.

L'intrigo che viene svelato solo alla fine. Quando il colonnello si troverà di fronte all'assassino e dovrà fare delle scelte dolorose.
Verrà la morte” è un noir che viaggia sospeso. Sospeso tra passato e presente.
Sospeso come il suo protagonista: un ufficiale dell'arma ormai sui cinquanta, vedovo per la morte della moglie Laura, con problemi mentali, morta suicida un giorno del 1944, dopo un volo in mare da una scarpata. Una morte a cui Anglesio non si era mai rassegnato.
E ora il suo animo è come l'Italia, sospeso a metà tra il desiderio di dimenticare il dolore e i traumi alle spalle per potersi godere anche lui una nuova vita.
E il desiderio di pareggiare i conti con certe tragedie del passato.
Si accorse, d'un tratto, che in realtà desiderava lasciar perdere quella faccenda che gli era capitata per le mani. E gli era entrata nella carne con la lama di un bisturi o di uno stiletto. Troppa confusione tra passato e presente, troppi ricordi. Troppo coinvolgimento. Troppa paura, anche. E, soprattutto, troppo dolore. Ma on era solo del caso che era stanco. Non aveva più voglia: ecco il fatto. Né di vedere morti ammazzati, né di sospettare di tutti. Voleva star tranquillo, per pensare: per farla finita anche col ricordo di Laura”.

Un noir dove hanno pari importanza tutti i sensi, per raccontare la storia. Gli odori, che Anglesio usa per comprendere meglio la scena del crimine. I sapori, come quelli del cibo. Fonte di piacere per il palato, nutrimento e piacevole intermezzo nel racconto. E i colori di una città che mi vien voglia di visitare.

Viene la morte che non rispetta
Con la sua falce affilata
E presto ci annota sulla lista”

La scheda del libro sul sito di Einaudi.

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