31 ottobre 2017

Il caso David Rossi, di Davide Vecchi

Il suicidio imperfetto del manager di Monte dei Paschi di Siena.

Incipit
Rocca Salimbeni, interno seraSono le 19.02 del 6 marzo 2013. E' un mercoledì. Ha piovuto tutto il giorno a Siena. Una pioggia incessante e pesante come la giornata. David è stanco. I ritmi di lavoro ultimamente sono estenuanti. Il suo del telefono gli ricorda che deve tornare a casa dalla moglie Antonella.È lei che chiama. Sono le 19.02 esatte: «Tra una mezz'ora arrivo» la rassicura. È uno preciso, David. Ha prenotato la cena e deve passare a ritirarla. La rosticceria è lungo la strada. Se che servono al massimo trenta minuti per uscire dall'ufficio, fermarsi a prendere il cibo e arrivare a casa. Chiude la telefonata, si alza dalla scrivania, per per prendere la giacca, il capotto e andarsene. Tra poco sarà da lei. Deve farle un'iniezione di antibiotico. In quei giorni Antonella sta poco bene, ha preso una brutta polmonite ed è stata appena dimessa dall'ospedale. David deve tornare a casa per occuparsi di lei. Ma succede qualcosa che cambia i suoi piani. Qualcosa di imprevisto. Perché David a casa non torna.


Se fosse un romanzo giallo, l'inchiesta sulla morte di David Rossi, responsabile delle comunicazione di Monte dei Paschi di Siena, sarebbe un pessimo libro. Cioè uno di quei libri dove cioè al lettore viene data in pasto una verità finale di comodo che fa acqua da tutte le parti, che non spiega tutti i lati oscuri, che devi prendere così, senza fare domande. Anche se non ti convince.
Il libro-inchiesta di Davide Vecchi, giornalista del Fatto Quotidiano, racconta la storia delle indagini sulla morte (archiviata come suicidio) del manager della banca senese, David Rossi: precipitato dalla finestra del suo ufficio e morto a seguito di un volo di 12 metri, alle 19.43 del 6 marzo 2013. Morto dopo una lunga agonia, registrata dal video delle telecamere di sorveglianza della banca, che mostrano un corpo, di schiena sul selciato di un vicolo.
E mostrano anche altro, se solo si fosse voluto vedere altro.

Per la procura di Siena la morte di David Rossi è un caso di suicidio: ne erano così convinti i pm che si sono occupati del caso, che non hanno svolto tutti quegli approfondimenti che normalmente sono prassi quando muore una persona.
Nessuna indagine sui tabulati, sebbene qualcuno abbia usato l'iphone di Rossi dopo che costui era già agonizzante nel vicolo del Monte.
Nessuna indagine sui fazzoletti, trovati nel suo ufficio (sporchi di sangue, non si sa se di David Rossi o se di qualcun altro).
Nessuna ricostruzione che stia in piedi sul come David Rossi si sarebbe ucciso, che dimostri come sia salito sulla finestra e come si sia gettato, procurandosi quelle ferite. Non solo quelle sul bacino, conseguenza della caduta a corpo morto. Ma anche i tagli in fronte e sul naso, i lividi sui bracci e sul polso (come se qualcuno le avesse afferrato).
Nessuna spiegazione efficace sul perché delle macchie bianche sulle suole delle scarpe.
Nessuna spiegazione sul perché l'orologio di Rossi cada sulla strada dopo 20 minuti dalla caduta del corpo. Chi l'ha gettato?

Siamo oltre il romanzo. Questa è la realtà, a Siena”.

Secondo i pm e il gip che hanno archiviato il caso, la prima volta nel settembre 2013, si è trattato, purtroppo, di un suicidio.
Erano i mesi in cui si squarciava il velo sullo stato di salute di MPS, la banca senese che aveva distribuito soldi a pioggia nel corso degli anni (anche per tenersi buona la stampa, la cittadinanza, le associazioni, la politica). E che ora si trovava in difficoltà cui conti: l'acquisizione di Antonveneta pagata a caro prezzo, il derivato Alexandria fatto con la banca giapponese Nomura, l'inchiesta sulla banda del 5% e sulla spoliazione dei suoi beni … la procura di Siena stava investigando su questi filoni, attorno alla banca (e ai suoi ex vertici) iniziava a montare una certa tensione.
Un mondo che Rossi conosceva bene, avendo lavorato a fianco di Piccini prima e Mussari (l'ex presidente MPS, poi passato all'ABI): temeva, in quelle settimane, di finire indagato, risucchiato dentro il gorgo delle indagini, finire in carcere senza poter spiegare le sue ragioni, vedere la sua vita distrutta ..
David Rossi voleva parlare coi magistrati senesi, però: lo aveva anche scritto in una mail al nuovo AD Viola, anzi in più mail in cui chiedeva aiuto.
Mail senza alcuna risposta e di cui i magistrati non hanno tenuto conto nel modo giusto: mail che qualcuno, oltre che Viola, avrebbe potuto leggere, per rendersi conto di quanto Rossi poteva costituire una minaccia, se avesse parlato.
“Ho paura. Voglio parlare con i magistrati… Aiutatemi! Domani potrebbe già essere troppo tardi!”Le ultime parole di David Rossi.Dalle mail inviate all’amministratore delegato di Mps

Perché era una persona scrupolosa, David Rossi. Sapeva di aver lavorato bene e che il suo lavoro era riconosciuto anche dalla nuova dirigenza.
Temeva di essere intercettato e di aver fatto una “cazzata” grossa, fidandosi di un amico: questo scrive sui bigliettini poi trovato nel suo cestino. E che, per i pm, costituiscono una delle prove della sua situazione di crisi, che lo ha portato a fare quella scelta.
.. come non pensare che il manager legato al potentissimo Mussari e che con ogni probabilità custode di molti segreti sia stato eliminato o spinto ad uccidersi? Che domande. Questa è una tesi da romanzo giallo. A Siena, nella realtà, un uomo ricco, potente, noto e ritenuto custode di informazioni riservate e compromettenti, si uccide lanciandosi dalla finestra dell'ufficio pochi minuti dopo aver detto alla moglie che stava rientrando a casa. Ovvio. Forse.”

No, se fosse un giallo questa storia sarebbe decisamente un pessimo giallo: perché diversamente dai romanzi, non spunta nessun investigatore pieno di dubbi che decide di fare una sua indagine parallela anzi, nel 2014 sono proprio il giornalista Davide Vecchi e la vedova di Rossi, Antonella Tognazzi a venire indagati per una serie di reati le cui motivazioni, da parte della procura, fanno sorgere altri dubbi.
Vecchi è indagato per violazione della privacy, per aver pubblicato le mail di Rossi all'AD Viola (nonostante avesse avvisato l'amministratore e MPS non avesse rilevato alcuna violazione).
Il fascicolo su Antonella è ancora più incredibile e soprattutto umanamente più infamante: i pm l'accusano di aver cercato di ricattare l'azienda, speculando sulla morte del marito per avere un risarcimento più alto.
Davide Vecchi e Antonella Tognazzi sono tutt'ora sotto processo:
“Un processo singolare, oggetto di interrogazioni parlamentari, del quale si è occupato anche il Global Freedom of Expression della Columbia University di New York, ritenendolo un tentativo di limitare la libertà di stampa.”

Nel 2015, con l'arrivo di un nuovo pm (Boni) e di un nuovo procuratore Capo (Vitello) a Siena, si intravede una speranza per avere una verità più credibile sulla morte del manager: su richiesta dell'avvocato Goracci della famiglia Rossi, che ha fatto eseguire delle contro perizie, vengono ordinate nuove indagini.
Coinvolgendo i RIS e la dottoressa Cattaneo dell'istituto di medicina legale di Milano.
Ma dopo tre anni, pur ottenendo dal GIP la riesumazione del cadavere, è difficile ottenere nuove prove perché nel frattempo, una parte di chieste sono andate distrutte, dopo la prima archiviazione.
Anche i fazzoletti con macchie di sangue.
L'unico merito della seconda indagine è quello di far emergere quanto male si fosse investigato nella prima, un'indagine fatta in fretta con degli atti – commenta l'autore – al limite della sciatteria.
Nonostante tutti gli sforzi del nuovo procuratore e del Ris, si arriva così ad una seconda archiviazione: niente da fare, pare che sia impossibile arrivare ad una diversa ricostruzione di quella sera del 6 marzo 2013.

L'unica cosa certa è che David Rossi, potente capo della comunicazione di una banca che era sotto i riflettori della città e della magistratura, si sente minacciato, dice al suo amministratore delegato di essere disposto a parlare coi magistrati, per dire quello che sa.
Possiamo solo ipotizzare cosa. I rapporti con la politica, probabilmente. O con la massoneria.
Però, prima che potesse incontrare i magistrati muore, non sappiamo ancora come.
Un altro mistero, un altra “strana” morte, l'autore nella copertina la paragona a quelle di Calvi e Raul Gardini: altri suicidi molto imperfetti. Altri misteri connotati da omertà, omissioni e una certa deferenza al potere politico.
Racconta l'autore, che è stato uno dei primi giornalisti ad apprendere la notizia della morte, che dopo questo suicidio imperfetto calò su Siena una strana cappa di silenzio. E anche sull'inchiesta attorno alla banca di Rocca Salimbeni, un'inchiesta che “sembrava il corto circuito perfetto tra finanza, politica e massoneria”.

Dobbiamo rassegnarci a questo finale, a quanto pare (l'autore nel finale prova a ricostruire due scenari alternativi, su come sono andate le cose quella sera).
Ma questo breve saggio serve almeno a mettere assieme tutti i fatti per dare a ciascun lettore tutti gli elementi per farsi una sua idea, una sua opinione su quanto è successo a Siena nel 2013.


La scheda del libro sul sito dell'editore Chiarelettere
Il blog dell'autore

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

30 ottobre 2017

Report – su tatuaggi, la banca del DNA e la nostra pasta

IL DNA, il più grande affare del secolo, l'analisi del grano dentro la nostra pasta e come è andata a finire l'inchiesta sui diamanti da investimento.

Ma prima l'inchiesta sui tatuaggi, nella consueta anteprima.
Nel giro di 4 anni siamo passati da 3000 a 7000 imprese in questo settore, un fatturato da centinaia di milioni di euro, sottostimato: un mondo senza grandi regole.

L'inchiesta di Alessandra Borella è partita dalla Thailandia: poca igiene col rischio di trasmissione di malattie tra tatuato e tatuato.
I tatuatori sono obbligati per legge ad avere delle precauzioni? No, esistono delle linee guida ministeriali vecchie di anni, ogni regione fa di testa sua.
E per diventare tatuatore basta un corso da poche centinaia di ore, anche qui cambia di regione in regione.
In Valle d'Aosta non c'è obbligo di ore di studio, un record: l'associazione tatuatori ha presentato una proposta di legge rimasta nel cassetto della ministra Lorenzin, ma ancora nulla di fatto.

Chi decide di farsi un tatuaggio come si orienta? Alcuni si sono fatti tatuare in casa, da amici (in nero), o in centro non autorizzati, tanto non esiste nemmeno il reato di esercizio abusivo.
Chi si fa tatuare deve sapere cosa si mette sottopelle, ma non esiste una legge nazionale che regolamenti questo: metalli pesanti sono stati trovati dentro alcuni inchiostri, alcuni di questi contaminati.
Nichel, Bario, Antimonio e Piombo, pure l'Arsenico. Veleno sotto la nostra pelle.
L'inchiostro nero della Dynamic ha registrato una concentrazione di IPA (idrocarburi) sopra i limiti: è come mettere del catrame, il cui divieto è aggirato applicando la scritta “non usare per tatuaggi”, così si può vendere.
Viene venduto anche negli stand per tatuatori, senza problemi.

Che rischi ci sono con questi pigmenti colorati?
Non ci sono rischi di tumori: questi pigmenti però possono finire nel sangue e nei linfonodi.
I pigmenti, quando sono trattati col laser (perché si vuole rimuovere il tatuaggio) entrano dentro le cellule: ancora non abbiamo studi che ci dicano cosa succede a lungo termine al nostro corpo.

Il ministero è consapevole del rischi dell'inchiostro Dynamic, anche se ha aspettato il settembre 2017 per diramare il divieto (quando Report ne ha chiesto conto).
Vedremo se prenderà altri provvedimenti e se si riuscirà a mettere in regola questo settore.

Il DNA è un bene prezioso e dovrebbe essere tenuto ben protetto. Non svenduto a multinazionali che lo useranno per migliorare i loro indici in borsa, per costruire banche dati di genetica, le cui ricadute non sono ancora note.
Il servizio di Emanuele Bellano è partito dall'Ogliastra e dalla banca del DNA: in questa si conserva il materiale genetico di migliaia di abitanti, un patrimonio genetico che è andato a ruba. Un ricercatore li aveva spostati: il dottor Pirastu non è un ricercatore qualsiasi, ma lavorava al CNR, che oggi è indagato dalla procura di Lanusei.
I campioni sono finiti poi all'asta e comprati da una società inglese: la disputa legale sul dna è oggi in mano alla procura.
Se la gente avesse saputo che il loro dna finiva in mano di società straniere non lo avrebbe regalato.
La società inglese che ha comprato i campioni ha visto crescere il proprio valore in borsa appena si è saputo dell'acquisto: Tiziana life non ha contattato il garante né altri per poter usare i dati genetici dei sardi.

Il DNA è un enorme pacchetto di molecole che costituisce il manuale per assembrare le nostre cellule: se volessimo replicare le nostre cellule, dovremmo usare queste informazioni.
Frutto dell'evoluzione della specie umana, tutta l'informazione del nostro codice sorgente sta in un sottile filamento.
La rivoluzione legata alla mappatura del DNA sta cambiando la scienza: a cominciare dal test del DNA fai da tè, che è diventato alla portata di tutti.
Anche il giornalista di Report lo ha fatto: ha scoperto di essere italiano solo al 50%.
Un'analisi che racconta l'origine degli avi di Bellano, ma anche dei dati della sua salute: per esempio il rischio di diventare ceco.
Quanto è attendibile il report? La FDA administration ha bloccato il test di 23andme, con alcune restrizioni in Italia.
C'è chi pubblica il proprio DNA nella sua bacheca in rete, come se fosse Facebook: una profilazione genetica di massa, a cui la gente si sottopone volontariamente.
LA liberatoria di 23andme è lunga diverse pagine e non si capisce cosa farà del DNA che abbiamo mandato loro: potrebbe servire per accrescere il loro database, dove siamo noi a pagare, per accrescere il suo valore.
Quello della 23andme è la più grande banca dati del mondo, fondata dalla moglie del proprietario di Google: cosa ci fanno i colossi del web nel mondo della genetica.

Google sa tutto di noi: ora queste informazioni le mettono assieme al nostro patrimonio genetico, se va bene danno queste informazioni alle aziende farmaceutiche per fare ricerca.
Oppure peggio, lo usano per fare delle campagne pubblicitarie genetiche, molto ben mirate.
Il marketing genetico è il futuro che ci aspetta? Cibi e sapori diversi in base al profilo genetico? Pubblicità profilate in base al nostro dna (se hai il rischio del colesterolo alto, niente zuccheri ..).

Sul lago di Garda producono creme personalizzate in base al DNA: profumi e creme con effetti diverse a seconda della genetica. Sono prodotti venduti in farmacia ma senza che dietro ci siano prove scientifiche.
A Zurigo invece ti trovano l'anima gemella in base al DNA: siamo attratti da persone con cui c'è compatibilità genetica.
Anche qui con basi scientifiche traballanti.
Illumina, un gigante della genetica, ha creato una società che consiglia vini o altri prodotti...

Attenzione: con l'analisi genetica riesci a prevenire alcune malattie (come ha fatto Angelina Jolie, che si è fatta sequenziare il DNA), se fatta in strutture predisposte, non in laboratori fai da te. Sul sito di Report è stato pubblicato un elenco di queste strutture.

La più grande banca dati del DNA di Google.
Google sta allestendo in segreto la più grande banca dati e sta vendendoli alle aziende farmaceutiche: è questo il vero business, oltre il marketing.
Trovare farmaci personalizzati, in base al genoma: un giorno potrò disegnare il farmaco giusto per il paziente, in base al suo DNA, che riduca il rischio del non assorbimento dei principi attivi.
Molte industrie farmaceutiche si sono lanciate in questo settore, anche perché stanno scadendo i brevetti di molti farmaci: dietro ci sono investimenti per miliardi di euro, questo comporta il rischio di un aumento dei costi.
Questo diventa un problema politico, di un accordo tra il sistema sanitario pubblico e le aziende farmaceutiche.
Rischiamo di mettere in crisi il sistema sanitario: già oggi ci sono 316 farmaci personalizzati, specie per il cancro, dove fanno la differenza.
Non si attacca il cancro, ma si riattiva il tuo sistema di difesa: un cambio di strategia copernicano.

Grail, Calico sono due grandi società in questo settore che dietro hanno i big di internet: Amazon, Facebook, Google.
Zuckergerg ha annunciato un investimento da 45 miliardi: ma non è beneficenza, dietro c'è solo l'obiettivo di non pagare le tasse su questi soldi.
Google vuole diventare l'attore principale nella nuova medicina: nel 2000 i due fondatori incontrarono a cena il dottor Verter, il primo scienziato a mappare il dna.
Dopo quella cena nasce la 23andme, società di ricerca, app per la salute: potrebbe arrivare al monopolio dei nostri dati genetici, come lo è per i dati delle ricerche su internet.

Medici e ospedali un giorno verranno sostituiti da app alla portata di tutti (quelli che possono pagare): basta medici che ti dicono come curarti, te lo diciamo noi, con una App.
Ma per arrivare a questo, a Google servono tanti dati per creare una enorme base dati: ecco perché google nel progetto Baseline sta cercando di convincere le persone a condividere il proprio genoma.
IL prodotto siamo noi e purtroppo poco sappiamo delle ricerche scientifiche di Google.
Eppure Google è riuscita a mettere le mani sulle cartelle cliniche di pazienti inglesi: il tutto senza chiedere l'autorizzazione dei pazienti, circa 1,5 milione di persone.
Dati preziosi finiti nelle mani di una società privata.

Succederà anche in Italia, grazie all'accordo firmato tra IBM e il governo italiano: l'intelligenza artificiale di IBM dovrebbe aiutare il medico per fare una analisi veloce.
Per funzionare questa intelligenza artificiale IBM ha bisogno di tanti dati: ma poi cosa succede a questi dati?
IBM rassicura, i dati verranno cancellati.

Dopo, o prima, questo accordo, IBM ha deciso di investire in Italia. Siamo maliziosi se pensiamo che ci sia un collegamento?
Ci faremo curare con una App? Basta medici, solo un medico virtuale?
E chi garantisce le cure per tutti? Chi controllerà Google, che non ha firmato sul giuramento di ippocrate.

In Inghilterra hanno varato England genomics: a questo progetto pubblico possono partecipare tutte le persone. I dati dei pazienti sono conservati da questa società, che tutela la privacy dei pazienti, chiedendo loro di donarli e di esplicitare il consenso.

Che scenari si potrebbero aprire se i nostri dati genetici andassero in mani private?
Le compagnie assicurative potrebbero negare una polizza in caso scoprissero che sei a rischio di una malattia.
In America, grazie ad una legge appena approvata da Trump, le assicurazioni possono chiedere il DNA ai propri assicurati. Col rischio di discriminazioni genetiche, perché le aziende potrebbero non voler più assumere persone a rischio, per certe malattie.
Il DNA entrerà nei fattori di rischio delle assicurazioni anche in Italia? Soru rassicura. Le leggi tutelano i lavoratori italiani, almeno per il momento.
IL futuro potrebbe essere un mondo dove se sei a rischio malattie, devi accettare un lavoro sottopagato.

Il Grano dal Canada è fatto crescere col glifosato: tutte le spighe sono belle, niente erbacce. I canadesi usano round up, sui campi.
Peccato che il Glifosato sia assorbito dalla pianta e finisce nei prodotti che consumiamo: che effetti ci sono per la nostra salute?
Report ha fatto analizzare la pasta che mangiamo per capirci qualcosa di più.
Secondo i limiti dell'EFSA, nella pasta italiana siamo ampiamenti sotto i limiti: ma secondo uno studio dell'istituto Ramazzini, questi limiti andrebbero rivisti.
Esiste un rischio, dice la la ricercatrice intervistata da Report: chissà quando verrà recepito dal ministero e dall'associazione produttori.
E il grano italiano?
Non conviene produrre grano in Italia, dicono i contadini: sei incentivato dalle leggi europee (pensate per i grandi produttori) per non produrre.
Qual è il senso di importare grano dall'estero, come dal Canada dove si usa il glifosato, quando invece queste tecniche sono proibite in Italia?
Chi sta speculando sul grano, che affama i produttori di grano italiano?

Report - la banca dati del DNA, il grano nella pasta e le università

Sono molti gli argomenti della puntata odierna di Report: si comincerà con l'anteprima di Alessandra Borella che sarà questa volta dedicata alla moda dei tatuaggi.
Tatuaggi che spesso sono quasi delle opere d'arte che ci incidiamo sul nostro corpo: ma siamo consapevoli dei materiali e degli inchiostri che mettiamo sotto pelle?

Anteprima FAR WEST TATTOO Alessandra Borella (l'anteprima su Raiplay)

La scheda del servizio:
Un tatuaggio piccolo o grande ce l’hanno ormai oltre 60 milioni di persone in Europa. Sempre più giovani ne vogliono uno e vanno a farselo fare - spesso nel negozio dove è andato l’amico - senza chiedersi se il tatuatore che sta per incidere la loro pelle è preparato o no. Una normativa comune europea per la formazione e sicurezza non c’è: paese che vai, legge che trovi. In Italia il far west arriva fino a livello delle singole Regioni: in alcune si deve studiare 600 ore, in altre si è autorizzati a sforacchiare la pelle dei pazienti senza neanche uno straccio di corso di formazione. Ci sono solo delle linee guida ministeriali che risalgono al 1998 e non sono mai diventate legge. Eppure proprio noi italiani siamo i più "marchiati" d'Europa e il giro d'affari supera i 200 milioni di euro l'anno. Quanto a fondo conosciamo i rischi del "tattoo"? Poco, a giudicare da un'indagine dell'Istituto Superiore di Sanità. E quanto a fondo conosciamo le sostanze che ci infiliamo sottopelle? Per niente. E questo nonostante le analisi parlino chiaro: a volte sono tossici e non c'è un controllo sufficiente, perché gli inchiostri per tatuaggio non devono rispettare la normativa stringente sulle sostanze chimiche, ma solo una più blanda risoluzione europea del 2008 che, evidentemente, non basta.


La banca dati del DNA.
Il DNA rivela tutto di noi: chi siamo, le nostre malattie, chi sono i nostri antenati e anche quale sarà il nostro futuro. Gli studi sulla genetica stanno rivoluzionando scienza, medicina ed economia.
Il servizio di Giorgio Mottola racconterà come le più grandi aziende di internet (Amazon, Google, Microsoft, Facebook) abbiano iniziato a fare affari col nostro DNA: chi fa affari col nostro dna e perché? Come potrebbe cambiare la nostra vita?

Google, il più grande motore di ricerca di internet, che conosce dunque tutti i nostri gusti, quello che ci piace, sta allestendo la più grande banca genetica del mondo. Significa che ci conoscerà anche dal di dentro, per poter entrare nel mondo della ricerca scientifica e nel mercato della salute da una posizione dominante.
Che futuro dobbiamo aspettarci? La fine del sistema sanitario nazionale (e pubblico)?

La scheda del servizio: IL PATRIMONIO di Giorgio Mottola

Siamo già in piena corsa all’“oro genetico”: il nostro dna. È in atto una rivoluzione nella medicina e nella scienza che avrà presto un enorme impatto sulla nostra vita quotidiana. L’obiettivo è di sconfiggere malattie che consideravamo incurabili e salvare milioni di vite. Ma proprio per questo il dna è uscito dai laboratori ed entrato nelle stanze della finanza, diventando preziosissimo, un patrimonio conteso dai principali gruppi multinazionali che si sono lanciati a capofitto nel business legato alla genetica. I campioni di dna vengono ceduti e passano di mano sui mercati internazionali, generando profitti milionari. Nascono piccole aziende che si inventano attività intorno al marketing genetico: dai cosmetici dna-compatibili, ai club per cuori solitari in cerca del gemello di dna. In questa corsa c’è chi è avanti a tutti: Google. Il colosso di Mountain View ha messo in piedi una delle banche genetiche più grandi al mondo, che gli ha consentito di sbarcare nel settore della salute. Gli altri giganti del web non sono da meno: Amazon, Microsoft e Facebook da anni stanno investendo in progetti legati alla genetica. L’area più promettente è quella farmaceutica perché sta nascendo una nuova generazione di farmaci genetici. L’idea è che si passerà da un unico farmaco designato per una specifica patologia, a infinite versioni di quel farmaco, personalizzate per il singolo paziente. Ma non è che così facendo salterà la cassa del Sistema sanitario nazionale? Se i farmaci non sono più di massa ma personalizzati, di quanto aumenterà il loro costo?

Il grano della pasta italiana
L'Italia è il primo paese importatore di grano duro: la domanda a cui il servizio di Manuele Bonaccorsi cercherà di rispondere è allora “da dove viene il grano che poi finisce nella pasta” che ci mangiamo a pranzo?

La scheda del servizio: CHE SPIGA! di Manuele Bonaccorsi (qui l'anticipazione su Raiplay)

Ammettiamolo, quando è ora di pranzo non c’è niente come una bella amatriciana, una carbonara o una tagliatella al ragù. Ma da dove viene il grano con cui è fatto il nostro piatto di pasta? Siamo andati a vedere in Canada, che è il primo produttore mondiale di grano duro e il paese da cui l’Italia importa ogni anno un milione di tonnellate. Lì le spighe sono coltivate con largo uso di glifosato, il diserbante più diffuso al mondo. Il glifosato, secondo lo Iarc, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro è un probabile cancerogeno. Ciò nonostante, la Commissione Europea ha proposto di rinnovare l’autorizzazione all’uso del composto chimico in Europa, anche sulla base di uno studio dell’Efsa, l’ente europeo per la sicurezza alimentare, in gran parte identico a studi realizzati dalle aziende produttrici di glifosato.Intanto, a prescindere dalla decisione delle autorità europee, l’Italia continua a comprare il grano col glifosato. A vendercelo sono le grandi aziende di trading, colossi globali con fatturati da centinaia di miliardi, capaci di influenzare l’andamento dei prezzi speculando in borsa. Report ha fatto analizzare i 6 marchi di pasta più diffusi sul mercato italiano.

Per la rubrica "Com’è andata a finire?"
Nell'ottobre 2016 il servizio di Emanuele Bellano aveva raccontato i rischi legati agli investimenti in diamanti, che tanto sicuri non sono, come ci raccontano le brochure le pubblicità sui giornali economici.
Il giornalista ci racconterà come è andata a finire:
Sono oltre 100 mila i risparmiatori che hanno comprato diamanti allo sportello della propria banca, nel corso dei quarant’anni di attività delle società venditrici IDB - Intermarket Diamond Business e DPI -Diamond Private Investment. Un anno fa il servizio di Report "Occhio al portafoglio" denunciò che i diamanti venduti attraverso questo circuito avevano un prezzo doppio rispetto al reale valore di mercato. Dal servizio è partita un’inchiesta della magistratura, un'indagine di Consob e due procedimenti dell'Antitrust. Ad oggi il mercato delle due società che vendevano diamanti ai risparmiatori è fermo. Nessun nuovo cliente, scoperto l'inganno, è disposto a pagare un diamante il doppio del suo reale valore di mercato. Il cerino rimane così nelle mani di tutti quei risparmiatori ancora in possesso di uno di questi diamanti. Sono migliaia e rischiano non solo di avere una minusvalenza, ma di non recuperare neanche il capitale investito. In soli sette casi i clienti (sei di Intesa Sanpaolo e uno di Unicredit) si sono visti ricomprare il diamante dalla banca. Abbiamo chiesto ai due istituti con quali criteri hanno selezionato questi clienti fortunati e cosa devono aspettarsi invece le altre migliaia di risparmiatori finora lasciati al loro destino.

Il merito dentro le università
Come scegliamo le università da premiare?
Sappiamo, dai dati raccolti dal premio nobel Stiglitz (pubblicati da l'Espresso), che in Italia l'ascensore sociale si è bloccato: accedere agli studi superiori è diventato una cosa da ricchi e dunque, per una persona che ha meno possibilità, è complicato migliorare la propria posizione sociale.
Sempre meno fondi per le università pubbliche e pure distribuiti con criteri poco meritocratici.

La scheda del servizio: PER UNA FETTA DI TORTA (l'anticipazione su Raiplay) di Giulia Presutti

L'università è la casa della scienza. Ogni anno il ministero dell'Istruzione deve distribuire 7 miliardi tra gli atenei italiani. Il 20% di questi fondi è assegnato sulla base del merito, per cui si guarda alla qualità della ricerca scientifica. Funziona così: ogni docente presenta due studi e la media dei voti si traduce in una “pagella” dell'università nel suo complesso. Ma chi ci assicura che a essere premiate siano davvero le migliori? Dovrebbe essere l'Anvur, l'agenzia di valutazione che stabilisce i criteri e controlla che vengano applicati, ma capita che per giudicare il valore di un articolo scientifico si utilizzino metodi automatici, con esiti a volte paradossali. Sentiamo cosa ne dicono i “promossi” e invece chi, dall’altra parte, rischia di rimanere a bocca asciutta.

Il treno dei desideri

Provo a riassumere e tradurre quanto capitato sul treno del PD renziano: Minniti mi sfida sullo ius soli? Se volete approvarlo ve la vede voi coi centristi che ieri (con Lupi) hanno già fatto sapere che non la voteranno.
Mica me la sono dimencaticata, "me l'ero appuntata .."
Il capo sono io e così, cari Franceschini e Orlando, i voti nei collegi ve li dovete trovare voi, arrangiatevi.
La finta apertura a sinistra serve per svuotare mdp e portare qualcuno dei loro nel pd o in qualche lista, promettendo un posto.

La vera apertura rimane verso il centrodestra, vero i (presunti) radicali, con cui c'è vera comunione di intenti ("io ho fatto le riforme che voi volevate fare").
A Grillo ho strappato pure la battaglia contro le banche così i risparmiatori e i dipendenti delle popolari e di MPS non potranno incazzarsi con me.
E mentre si attacca  chi come Grasso (chiamato ultrà, il "grosso" Grasso) decide di lasciare il partito per la fiducia sulla legge elettorale, si prepara il terreno per un futuro di larghe intese ("se il PD non prende voti").

29 ottobre 2017

Con chi se la sta prendendo Michele Serra oggi?


Non sono molto d'accordo con Michele Serra per quanto scrive sull'Amaca di oggi (domenica 29 ottobre): è una visione molto semplificata di quello che è oggi centro sinistra e centro destra (sempre premesso che si possano chiamare ancora destra e sinistra questi partiti e partitini).
La destra presentata come un gruppo che sta assieme solo per spartirsi le poltrone senza alcuna visione politica, beati loro.
La sinistra litigiosa che farà vincere la destra.

Troppo semplice: la destra si odia ma semplicemente lo abbiamo dato per scontato e non fa notizia.
Berlusconi che teme Salvini che teme la crescita di popolarità di Maroni e Zaia dopo il referendum.
Salvini che odia Alfano ma non ha nulla a che dire dell'alleanza in Lombardia.
Probabilmente si metteranno assieme alle elezioni, non si sa ancora attorno a che leader e su quali basi.

E chiariamo una cosa anche sull'odio a sinistra? Con chi se la sta prendendo Serra? Con Renzi che chiama gufi e rosiconi le persone che non si piegano ai suoi diktat?
O quelli che fanno le battutine sul “grosso Grasso” come da twitter fa una sostenitrice renzianissima promossa a capo di una direzione nel PD?
Quanto amore e quanto ascolto c'è in queste persone che considerano di sinistra bonus, sgravi, nominati nei partiti, clientelismo locali (vedi l'omelia di fronte a De Luca e Alfieri)?

Il primo a sinistra che oserà lamentarsi, prima di farlo si guardi allo specchio”: questa se la poteva risparmiare. Il PD per primo (prima dei partitini a sx) dovrebbe guardarsi allo specchio per capire dove è andato e cosa si è lasciato indietro nel suo percorso di avvicinamento al partito della nazione.

Dove si rende indistinguibile tutto, l'antisistema, l'anti establishment e la lotta per gli ultimi.

Su complotti e complottisti

Chi ha ucciso Kennedy quel 22 ottobre 1963? C'è stato veramente un complotto dietro il suo assassinio?
Quest'anno, grazie alla pubblicazionedi nuovi atti sull'assassinio di JFK, si è tornato a parlare di caso Kennedy e delle teorie del complotto.
L'enorme mole di documentazione (esclusi quel centinaio di documenti rimasti secretati per volere della CIA) non ha portato ad alcuna nuova verità, siamo rimasti fermi a dove eravamo prima: è stato un complotto della CIA, no non è vero, nessun complotto, ha fatto tutto Oswald.
Ad oggi l'unica verità giudiziaria sull'omicidio del presidente Kennedy è quella della commissione Warren, quella dei tre spari e del proiettile vagante che ha causato le due ferite sul governatore Connaly rimanendo intatto.
Verità che si basa sul presupposto dello sparatore singolo: Oswald avrebbe sparato tre colpi, di cui solo il terzo mortale, in sette secondi con un fucile ad otturatore manuale (un fucile di fabbricazione italiane).

Potrebbe anche essere, con un enorme sforzo di fantasia.
Ecco, se però non è stato solo Oswald ma ci sono state altre persone, allora dobbiamo per forza parlare di complotto. E di chi ha costruito questa verità di comodo attorno alla vicenda (qualcuno in grado di forzare la mano alla commissione, all'FBI, alla CIA).. Così facendo però ci si trova di fronte al solito dilemma: possibile che i servizi, la Cia, lo stesso Stato abbia tramato contro il suo presidente?

Ecco allora che la verità di comodo, e chi denigra i complotti, viene utile per tenere a posto la coscienza.
Per non concepire una cosa così enorme, meglio una verità circoscritta. Anche se improbabile.
Anche se difficile da sostenere.
Noi italiani dovremmo saperle bene queste cose: nel 1970 in quanti avrebbero accettato l'idea di uno stato colpevole per la strage alla banca dell'Agricoltura a Milano? Chi avrebbe potuto concepire il fatto che i bombaroli avevano protezioni potenti, nei nostri servizi e con ufficiali delle nostre forze armate?

Un modo per non scadere nello scontro sterile tra complottisti e anti-complottisti potrebbe essere quello di vedere queste storie come episodi criminali.
Perché è stato ucciso?
Chi ha tratto giovamento dalla morte?


Ma noi italiani amiamo molto complottisti e complotti così tanto da aver trasformato l'intera politica in un gioco di trame e intrighi. E così continueremo a dividerci come tifosi da stadio anche sull'omicidio Kennedy.

27 ottobre 2017

Il gioco della coperta corta

E' il gioco della coperta corta: non possiamo tenere ferma l'età pensionabile perché ci costerebbe diversi miliardi il che significherebbe (in assenza di tagli a sprechi o corruzione) un aumento del debito col rischio che si traduca in un aumento dello spread (che sarebbe combattuto con altri tagli, altro innalzamento della pensione).
Insomma, siccome non aumentano in modo significativo occupati e contributi per pagare oggi le pensioni di oggi (di persone andate in pensione ieri), dobbiamo tenere al lavoro per più anni le persone.
Chi paga le spese di questo sistema di coperte corte sono le persone che entrano (o sono entrate) al lavoro da poco e chi fa lavori usuranti.
A queste persone andrà spiegato che siccome ci possiamo permettere un livello di corruzione ai primi posti in Europa, i costi delle emergenze (terremoti, frane, alluvioni), allora non ci possiamo permettere una pensione anticipata per lavori usuranti (e non basta l'ape social).

Pensare di tenere assieme un sistema di contratti precari o non contratti, bassi stipendi (per non dire dei rimborsi, dei salari a nero) e dall'altra parte pensioni sempre più lunghe (con sempre meno servizi pubblici per curarsi, per il welfare, per gli anziani) è semplicemente impossibile.
Servono più assunzioni - chiede Boeri nell'intervista a Repubblica: peccato che si riferisca solo all'inps.
Questo sta diventando un paese sempre più preda di asimmetrie, dove le disuguaglianze aumentano: anche andare all'estero per trovare un lavoro più dignitoso sta diventando qualcosa per ricchi.

PS: a proposito di pensioni anticipate, un giorno dovremmo parlare dei giornalisti andati in pensione con lo scivolo pagato anche con soldi pubblici.

Non sempre la formula ce lo chiede l'Europa funziona

Non sempre la formula ce lo chiede l'Europa funziona, come per le pensioni, per i salari da comprimere (assieme ai diritti e alle tutele) funziona.
L'Europa chiedeva una legge contro la tortura e il Parlamento italiano e i vari governi non hanno proceduto a colmare questo vuoto legislativo.
Anche per questo i responsabili delle vergognose torture di Bolzaneto l'hanno fatta franca: persone in divisa (anche se molti degli agenti non avevano segni distintivi che li rendessero riconoscibili) che hanno picchiato, vessato, persone inermi che erano sotto il controllo e la tutela dello Stato italiano.
Stato che non ha collaborato con la giustizia per individuare gli agenti che cantavano "un due tre viva Pinochet" e obbligavano le ragazze a spogliarsi nude, a orinare davanti agli agenti

Alcuni sono stati picchiati più volte, sono stati fatti spogliare davanti ad agenti del sesso opposto, a molte delle ragazze sono stati fatti togliere anche gli assorbenti ed è stato poi negato l'uso di salviette igieniche.
Ad altre persone gli agenti hanno sottratto, a volte strappandoli via, gli oggetti personali, mai restituiti. Altri hanno dovuto gridare "viva il duce, viva il fascismo, viva la polizia penitenziaria". Le celle in cui erano una parte dei ricorrenti sono state spruzzate con gas urticanti. Tutti si sono visti negare la possibilità di contattare un avvocato, la famiglia, o per gli stranieri i loro consolati.Undici dei 59 ricorrenti hanno accettato un accordo con il governo italiano che si è impegnato a versargli 45mila euro per danni morali e materiali e le spese legali sostenute.

Neppure questo governo che ha portato in Parlamento la legge Cirinnà sulle unioni civili, ha fatto molto, per evitare la condanna della corte di Strasburgo e questa vergogna (si, la legge contro il reato di tortura è stata approvata, ma ha criteri di applicabilità molto vaghi).

26 ottobre 2017

I bambini di Escher, Paolo Pedote


Incipit
Finita, cazzo! È finita anche la coca.Alicia, gli occhi pieni di lacrime, tremava come una foglia mentre guardava la bustina di cellofan con le poche schegge bianche rimaste sul fondo.
Il cesso del Crazy slot stagnava in un odore acre, un misto di piscio e disinfettante, che prendeva alla gola strozzando il respiro.Le piastrelle blu riverberavano un'accecante luce da obitorio. I Depeche Mode cantavano Enjoy the silenze.Si guardò ancora allo specchio. Una faccia da far schifo. Gli zigomi affilati, la mascella serrata per la tensione.

Incomincia in un locale pieno di luci e di macchinette ruba soldi, il primo romanzo noir di Paolo Pedote.
Con una ragazza, Alicia, che si ritrova senza soldi, persi alle macchinette cercando l'ennesima rivincita, senza quel po' di coca che avrebbe potuto tenerla in piedi.
Cacciata dal locale aggredita dentro casa da una persona che forse conosceva e che la uccide, per una motivo che non si riesce a spiegare, almeno all'inizio.
Raccolse così le poche forze che le restavano e l'ultimo scampolo di vita lo usò proprio per fare quella cosa, sperando che un giorno, prima o poi, come le aveva detto sua madre, qualcuno fosse in grado di intuire perché l'avesse fatta.

Inizia con questo delitto, la morte di Alicia Grezzi, ex show girl ed ex scrittrice, una vita gettata per tante scelte sbagliate.
E non sarà nemmeno l'unico delitto della storia: strane morti e strani anche gli investigatori che porteranno avanti la loro indagine non ufficiale e non autorizzata.
Si tratta di Angela Delfino, che nel romanzo è quasi sempre presentata come la sbirra: una poliziotta in gamba che però ha deciso di dire basta a quel lavoro, disgustata dal carrierismo, dai leccapiedi.
.. so che questo mondo non mi appartiene. So che ci devo stare alla larga, il più lontano possibile.Perché anche lei covava tanta rabbia, avrebbe voluto aggiungere. Perché anche lei si sentiva dentro una bomba ad orologeria pronta ad esplodere da un momento all'altro. Ogni giorno che passava, sentiva quel bruciore sempre più forte, e se non avesse lasciato la polizia al più presto, la possibilità che perdesse il controllo sarebbe diventata una certezza.

E Nerone Crespi: una signore anziano, che passa le sue giornate ascoltando Verdi, andando ad aiutare un amico che di lavoro svuota case e cantine. Un uomo senza memoria, in fuga dal suo passato, per un trauma doloroso a cui, il suo cervello ha risposto nascondendo la sua memoria.
Nerone, infatti, vive come un barbone, pochi amici, pochi contatti. Niente del suo passato: chi ero? Cosa facevo? Perché mi piace la musica.

La sua casa, la Tana del diavolo, è nel quartiere del Giambellino:
così alla fine del Giambellino aveva capito solo che i vecchi che oggi si nascondevano dietro le finestre, terroni milanesizzati, erano i terroni veri di una volta. Brava gente che negli anni settanta e fino alla metà degli ottanta, era stata costretta a lottare per ripulire la zona dai tossici che infilzavano le spade sui tronchi delle piante …

Si incontrano, la sbirra e il barbone, una sera, quando Nerone, per caso, si imbatte in un signore nudo, insanguinato. Che indica un ufficio, dove ancora le luci sono accese e dove dentro, ci sono altre due donne. Insanguinate.
I suoi pensieri vennero interrotti quando un tipo con la barba lunga, i capelli grigi fino alle spalle, mal vestito e sporco le stava finendo sotto le ruote.La sbirra fece appena in tempo a inchiodare.
Ma che cazzo! Scese subito giù dall'auto.- Cristo, ma ti vuoi ammazzare! - urlò.Nerone ansimava, aveva appoggiato le mani sul cofano per riprendere fiato.
La prima cosa che notò la sbirra è che aveva lasciato due belle manate insanguinate sulla carrozzeria bianca. Tremava, lo sguardo sconvolto, e diceva cose incomprensibili.- Si è ferito? - chiese la sbirra.Nerone indicò qualcosa in mezzo alla strada e nel cortile.
- Senta stia calmo e cerchi di spiegarsi.- La donna di sangue, la donna di sangue - riuscì a dire Nerone, con quel poco di fiato che aveva recuperato. La sbirra si accorse che qualcuno era accasciato per terra

La polizia assieme ai cugini, indaga su questi omicidi: la proprietaria di una casa editrice, la sua segretaria e un ragazzo del bar che stava portando il catering e che forse si è solo trovato nel posto sbagliato.
Ma, come nei migliori gialli, la polizia brancola nel buio.
Un omicidio nato per un alterco tra la signora Armati e il suo collaboratore (l'uomo nudo, solo ferito), per questioni di lavoro?

Nerone, inizialmente sconvolto dal sangue, dalla morte, porta avanti una sua indagine, cogliendo un dettaglio sfuggito alla polizia, il finto barbone sulla scena del crimine.
Seguendo il marito della vittima, si imbatte in un amico di Alicia, che gli porta altri particolari, che ampliano il quadro del delitto.
Un foto di un fotografo famoso negli anni '70, Antonio Battista: foto ispirata ai disegni di un incisore famoso, Maurits Escher
In bianco e nero, un rettangolo poco più grande di un foglio di carta A4.
Un bambino davanti a una gigantesca vetrata che gioca con il proprio riflesso. Inoltre quella fotografia era proprio l'immagine riportata sulla locandina.
Un bambino che si riflette in una vetrata.Lesse la targhetta di cartoncino bianco e nero.
Nicola Battista, I bambini Escher (1974).
La prospettiva delle immagini era meno di tre quarti, presa dall'alto.
Come se fosse stata scattata da un adulto appunto mentre piccolo si rifletteva.

Una foto particolare, che mostra una finzione pur partendo da un'immagine reale. Come i disegni di Escher, che mostravano mondi impossibili, Battista era un fotografo che amava nascondere enigmi nei suoi scatti, qualcosa che riesci a cogliere solo se possiedi la chiave giusta.
Forse aveva ragione la sbirra, era meglio lasciar perdere. Non erano cose per lui. Non era un investigatore. Queste erano situazioni troppo complicate, fottutamente pericolose. Come aveva potuto credere di occuparsi di una cosa così seria come l'omicidio di tre persone? Prima o poi la polizia sarebbe venuta a capo di questa storia. Lui, in fondo, non era altro che un vecchio senza forze, rincoglionito e per giunta pieno di manie, che avrebbe dovuto solo occuparsi di non disturbare più di tanto il mondo.

E qual è la chiave per decifrare quegli omicidi?
La strana coppia, una poliziotta che non potrebbe indagare e un signore il cui passato emerge a fatica, un pezzo alla volta, seguono una pista che li porta dentro un enigma molto pericoloso.
Il mondo delle slot machine, con dietro ha la criminalità organizzata che usa questi locali per ripulire il denaro. Riciclaggio, usura, piccolo spaccio di droga e tanta disperazione.

Una comunità per accogliere bambini e ragazzi rimasti orfani in cui sono avvenuti abusi sotto l'occhio complice dei sorveglianti. Prostituzione, anche minorile, che tocca personaggi importanti della Milano che conta e che porta vicino ad un certo faccendiere ancora oggi potente ..

Nulla è come appare e dietro ogni cosa, ogni persona, c'è un lato nascosto, un enigma, polvere da mettere sotto il tappeto. Come la polvere bianca da sniffare.
Come la speculazione edilizia nella Milano dei cantieri e delle gru che sfidano il cielo.
Come gli editori rampanti e i giornalisti a caccia di scoop con pochi scrupoli.
Come i politici a caccia di voti che si muovono a favore di telecamera e gli imprenditori con pochi scrupoli morali.

La scheda del libro sul sito di Todaro editore

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

Ite missa est


La messa è finita, potete andare a casa, la sceneggiata è finita.
Un commento che sta bene sia sulla vicenda dell'immagine di Anna Frank usata dai tifosi laziali e delle scuse ipocrite del presidente Lotito.
Ma commento che sta altrettanto bene a commento della giornata di ieri in Senato: ora veramente la sceneggiata è finita, Verdini entra in maggioranza al posti degli ingrati di MDP (e così il rosatellum diventa anche un po' Verdinellum); e per tenere basso il numero legale, pure la Lega se ne esce dall'aula.

La sceneggiata è finita, non solo quella dei grillini.
Potete smetterla di far finta di preoccuparvi di età pensionabile, dei dati ISTAT e delle banche (Bankitalia, la disfida di burletta tra Boschi e Di Maio ..).

Alessandro Gilioli riassume in questo post la fine di una legislatura, incostituente:
Questa legislatura finisce così, con l'assurdo risorgere di Berlusconi le cui infinite nefandezze ad personam sono state cancellate dalla smemorina - l'unico prodotto che gli italiani assumono massicciamente ogni giorno - ed eccolo qui di nuovo, dimagrito da Chenot e mummificato dai chirurghi, con un nuovo doppiopetto da statista responsabile che però fa alleanze con ogni pulsione di destra estrema - è quella che sale nel Paese, sale sempre quando le classi mediobasse scivolano nella povertà e la sinistra si dà alla latitanza.Questa legislatura finisce così, con più rabbia diffusa e meno coesione sociale di cinque anni fa, con partiti che rappresentano solo ambizioni e caos, senza progetti di affrancamento e riscatto. E senza visioni per la prossima che non siano calcoli di collegio, candidature sicure, addizioni di deputati e senatori che cambieranno di nuovo casacca ma appiccicheranno una qualche maggioranza, peggiorando se stessi e il Paese che sarebbero chiamati - incredibile - a migliorare.

25 ottobre 2017

C'era una volta il Giambelllino – da I bambini di Escher

I bambini di Escher è il primo romanzo giallo di Paolo Pedote, giornalista, dove nel ruolo dell'investigatore troviamo una strana coppia: una poliziotta in gamba che ha deciso di lasciare la polizia perché disgustata da quel mondo e un signore anziano che vive come un barbone e che si è dimenticato del passato.

Nerone Crespi, l'uomo in fuga dal suo passato, che passa la sua vita nella Tana del diavolo nel quartiere del Giambellino, ad ascoltare il preludio de La forza del destino, di Verdi.
Immagine presa dal sito de Il corriere Milano

Ma oltre ad essere un noir che racconta del lato nero della capitale morale d'Italia, è un racconto delle periferie milanesi. Tanto lontane dallo splendore delle vetrine dei negozi del centro.
.. così alla fine del Giambellino aveva capito solo che i vecchi che oggi si nascondevano dietro le finestre, terroni milanesizzati, erano i terroni veri di una volta. Brava gente che negli anni settanta e fino alla metà degli ottanta, era stata costretta a lottare per ripulire la zona dai tossici che infilzavano le spade sui tronchi delle piante …[..]A partire dagli anni duemila, i commercianti italiani della zona erano scappati. Avevano venduto a cinesi e agli islamici, che pagavano cash, poco importa se frutto dello spaccio che aveva ammazzato il figlio tossico. A tutti aveva fatto comodo, tutti sapevano che quei soldi erano sporchi, e che molti di quei take-away dove non entrava mai un cazzo di nessuno, e dai cui usciva sempre una puzza nauseante, erano lì per lavare il denaro di dubbia provenienza. Ma nessuno aveva mai visto niente, né la polizia, né la politica, né i cittadini. Così, piano piano, era tutto diventato cosa loro..[..]Ogni tanto arrivava qualche finto sgombero, ma se capitava c'era un seguito di telecamere e di candidati che durante le campagne elettorali dovevano conquistare l'opinione pubblica.Come adesso che c'erano i lavori per la metropolitana 4, un succulento piatto mediatico per vampiri in cerca di poltroncine e sgabelli istituzionali.


Da I bambini di Escher – di Paolo Pedote Todaro editore