I lavoratori delle cooperative che lavorano per bonificare gli uffici.
I dipendenti dei supermercati (non solo quelli alle casse).
I lavoratori nel settore ortofrutticolo (di cui ci ricordiamo solo nel momento della raccolta).
Il personale delle forze dell'ordine.
Gli autisti dei mezzi pubblici.
Il personale sanitario, medici e infermieri.
Il personale del pronto soccorso.
I rider che consegnano il cibo a casa.
I lavoratori della logistica.
Sono questi i primi lavori che mi vengono in mente tra quelli che oggi, in emergenza coronavirus, abbiamo imparato ad apprezzare.
Alcuni li consideriamo eroi.
Eppure sono persone con un lavoro spesso tra i peggio pagati, con contratti infami, costretti a lavorare sabati e domeniche.
Su di loro oggi si poggia buona parte del peso di questa situazione: sono le persone che ci consentono di fare la spesa o che ce la portano a domicilio.
Quelli che sanificano gli ambienti.
Quelli che raccolgono frutta e verdura dai campi. Spesso in nero e spesso pagati una miseria. E che oggi vorremmo reclutare tra chi prende il reddito di cittadinanza, considerato un lusso.
A loro dobbiamo quel minimo di normalità nella nostra vita, in questo momento.
Mentre abbiamo personaggi, ben più pagati, che occupano la Camera (così almeno mi notano), che vanno davanti le chiese a recitare il Vangelo, a dare consigli non richiesti su come affrontare la fase 2 (tanto, se non stai al governo, chi ti chiederà di rendere conto).
Quelli che ti dicono che dobbiamo riaprire per non morir di fame. Come se non sapessimo che già prima di questa crisi c'era una parte degli italiani che la fame no, ma la povertà l'ha toccata davvero.
E del doman non c'è certezza.
Ecco, quando ne usciremo fuori, non vorrei tornare al mondo come era prima: vorrei un mondo un pochino più giusto, con meno differenze sociali tra i primi e gli ultimi.
Quelli che fanno i lavori nascosti.
Nessuno io mi chiamo; nessuno è il nome che mi danno il padre e la madre e inoltre tutti gli amici
30 aprile 2020
29 aprile 2020
Indagine non autorizzata, di Carlo Lucarelli
Incipit (preso da qui)
C'era odore di pane nell'aria, caldo e croccante, così intenso che copriva ilo sapore salato della brezza fresca che soffiava dal mare. Lo stomaco di Piscitello gorgogliò così forte che uno dei due cani che teneva al guinzaglio voltò la testa, guardandolo con quegli occhi rotondi e lucidi da bambola, e un angolo di lingua rosa tra i denti appuntiti. Che bestie stupide, pensò Piscitello, e che abitudine idiota quella di portare fuori il cane all'alba, tutti i giorni, "a fare i bisognini", come diceva la moglie del comandante, donna stupida anche lei come i suoi cani, con gli stessi occhi lucidi e rotondi. Ma almeno lei restava a letto, la mattina.
Si fermò al limitare della spiaggia perché, anche se aveva le fasce che dalle scarpe gli salivano quasi al ginocchio, la sabbia finiva sempre per entrargli dentro. Sganciò il guinzaglio dei cani, che scattarono come due molle verso il mare. Si slacciò il colletto della camicia e poi si tolse il fez, passandosi una mano tra i capelli ricci, già umidi di sudore. Non erano ancora le sei, ma il sole basso di agosto cominciava a farsi sentire sulla divisa della Milizia, nera e pesante. Durante la notte c'era stato un violento temporale, ma l'umidità della pioggia sembrava già interamente evaporata. Socchiuse gli occhi, facendosi schermo con una mano, per seguire con lo sguardo i due cani che correvano sulla sabbia, Hailè e Selassiè, come li aveva chiamati il comandante, che era un eroe della campagna d'Etiopia e si vantava di aver messo il guinzaglio al negus.
Rimini agosto
1936: il cadavere di una donna viene ritrovato sulla spiaggia in
una afosa mattina. Si tratta, lo scoprirà uno degli ispettori che
accorrono sul posto, di una prostituta abbastanza famosa della zona,
Palmira Tabarelli, che si faceva chiamare Miranda o anche “la bella
culona”.
Un delitto che
rischia di mandare in agitazione gli agenti della Mobile che
accorrono sul posto poiché a poche decine di metri c'è il Duce in
persona che sta passando qui le vacanze.
Ma, anche grazie ad
una intuizione dell'ispettore Marino, si arriva subito ad un
possibile indiziato, il suo pappone, Oscar Tabanelli, che viene
acciuffato dagli stessi agenti mentre sta scappando da Rimini sul
treno.
Quasi un'ammissione
di colpa, la fuga, specie se si aggiunge quel colpo di pistola
sparato proprio contro l'ispettore Marino: sembrerebbe il finale di
una brillante indagine, specie se si aggiunge il telegramma spedito
da Mussolini in persona con cui si congratula con le guardie et
dirigenti e funzionari del commissariato, “Dimostrata perfetta
efficienza stile fascista”.
Certo, ci sono
tutti quei dubbi che rimangono addosso a Marino, uno dei tre
ispettori: ci sarebbe da confrontare il bossolo del colpo sparato
alla stazione con quello rinvenuto sulla spiaggia. Ci sarebbe da
spiegare come mai Oscar ammazza la sua donna (e perché?) la notte e
poi decide di scappare la mattina successiva. Ci sarebbe perfino un
mezzo alibi, fornito da due personaggi di quelli tenuti d'occhio dal
regime, dunque non proprio a prova di bomba.
Perché, raccontano
questi due, il Biondo e l'altro che si fa chiamare Amedeo Nazzari,
l'Oscar negli ultimi tempi aveva iniziato a frequentare gente
importante, era stato visto quella sera salire a bordo di un'Alfa
gialla ..
Ma sono dubbi che
Marino deve tenersi per sé, l'indagine è chiusa, vorrà mica
mettersi contro le evidenze, vorrà mica sconfessare le
congratulazioni di Mussolini?
Il suo capo, il
commendator Arenzano, glielo dice chiaramente: “Un buon
poliziotto, ispettore Marino, è un gregario zelante che rispetta la
gerarchia e non prende iniziative, mai!”
Caso finito? Un
cavolo – è quello che però pensa Marino, che vive un momento
particolare, per l'abbandono della moglie, a cui forse quella vita da
borghese, moglie di un funzionario di polizia andava stretta.
Quel caso è
proprio l'occasione buona per dimostrare a tutti le sue capacità,
una rivincita nei confronti della moglie e coi colleghi capaci di far
carriera grazie allo zelo nei confronti dei superiori, stando attenti
a quali casi seguire e quali lasciar perdere ..
Perché Marino è
uno di quei poliziotti che non è capace di lasciar perdere le cose:
Quella di far quadrare tutto, anche le indagini già chiuse, anche i bossoli di Tabanelli e della Miranda, era una fissazione che aveva sempre avuto. Quando era bambino, subito dopo la guerra, suo padre gli aveva regalato uno di quei giochi inglesi, un puzzle..
Questa indagine non
autorizzata, diventa il puzzle di Marino a cui qualcuno si diverte a
gettare dei pezzi sul tavolo: come la telefonata per uno strano furto
in casa del conte Utimberger; furto mai avvenuto, gli spiega la
contessa, Laura, visto che il marito non è in caso.
Chi ha fatto quella
telefonata per il furto allora? E il furto c'è mai stato?
Ci sono poi altri
pezzetti del puzzle che devono trovare il loro posto: la Miranda, la
donna uccisa, era stata vista proprio assieme a quel conte,
Utimperger, un funzionario dell'Ambasciata italiana, un uomo molto
vicino al ministro degli Esteri Ciano.
Il Biondo, uno dei
due amici di Oscar, il presunto colpevole (ormai colpevole e basta,
dopo il telegramma del Duce), che viene trovato morto affogato sul
molo del porto.
Strana morte.
Strane coincidenze
che non quadrano “e che gli davano fastidio, come le scarpe sotto
il letto”, una mania che faceva così infuriare la moglie.
Non è solo un
puzzle, un gioco, o una indagine come le altre: l'ispettore viene
avvicinato da uno strano giornalista, che si chiama Dannunzio quasi
come il poeta, uno che sembra sapere tante cose, che gli spiega che
volendo, potrebbe portare le carte a quel giudice qui in vacanza, che
si chiama Tarantini. Uno che non si è fatto piegare dai desiderata
del regime per il caso Matteotti a Roma.
Ma portare avanti
le indagini Marini significa infilarsi dentro un mondo pericoloso,
dove sembra che in tanti vogliano usarlo per fini personali.
Come la sorella del
conte, che gli invia una ricevuta del monte dei pegni, rubata a
Laura, che odia perché avrebbe ammaliato il fratello, una strega la
chiama.
Come il console
generale Silvestro, altro pezzo grosso del regime, di un'altra
corrente politica rispetto a Utimperger, più vicino all'ala filo
tedesca di Farinacci. Un tipo violento, uno dei fascisti della prima
ora, di quelli col manganello in mano, implicati nei delitti politici
degli anni venti, come il delitto Matteotti...
Forse anche la
stessa Laura lo sta usando, dopo averlo sedotto una sera, scappando
da un ricevimento al Grand Hotel.
Chi ha ucciso
Miranda? Perché il console Silvestro sta cercando una pistola e
perché la chiede proprio a Marino?
Alla fine della
storia, quando Marino, pesto e malconcio, riuscirà a metterli
assieme, i pezzi del puzzle, saranno solo domande che non
interesseranno a nessuno.
“Non è giusto”
- mormorerà tra i denti, l'ispettore in un finale in cui i cattivi
la faranno franca, come in tante altre storie italiane.
Questo ispettore
Marino è un poliziotto che ricorda molto da vicino il collega De
Luca, protagonista di altri polizieschi di Carlo Lucarelli, anche
loro ambientati nel corso del ventennio.
La stessa
determinazione a voler risolvere i casi, a mettere tutti i tasselli a
posto, e anche la stessa ingenuità nel pensare di poter risolvere
intrighi politici, come questo, solo perché si è un poliziotto,
solo perché c'è la legge da far rispettare.
C'è un delitto,
anzi, ce ne saranno anche più di uno, c'è un mistero, un colpo di
scena finale, ma c'è anche l'affresco del ventennio, gli anni
ruggenti del regime che godeva di ampia popolarità, almeno dal ceto
medio. Il regime dove nessuno ruba, dove tutto è ordine, dove i casi
sono risolti in fretta dimostrando la “perfetta efficienza stile
fascista”come nel telegramma del duce.
Ma dietro quella
cortina, quel fumo di scena, tutta l'ipocrisia di un regime corrotto
e malsano, violento coi deboli e con quel poco di opposizione
rimasta, dove la cronaca nera era bandita perché tanto, la
corruzione, il ladrocinio di stato, l'italico familismo amorale, la
facevano da padrone.
La scheda del libro sul sito di
Mondadori
e il blog dell'autore
(non ho trovato il link al sito di Hobby & Work)
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Voglia di governissimo
A leggere le notizie di questi giorni, dopo la diretta di Conte sulla fase 2, sembra che si sia già messo da parte la scienza, l'opinione dei virologi, dei medici e degli esperti.
Ci siamo affidati agli esperti solo nel momento dell'emergenza, ora è tutto una corsa a riaprire, le scuole, le aziende (sempre per non morir di fame, mentre possiamo morire di amianto, di inquinamento dell'aria, sul lavoro) e perfino le chiese.
I due mattei si sono rivelati pure più papisti del papa: ma quale emergenza, hanno detto Salvini e Renzi, noi vogliamo andare a messa..
Non sappiamo ancora come andremo a lavoro coi mezzi pubblici, non sappiamo ancora come faremo a riaprire le scuole e gli asili in sicurezza, non sappiamo ancora cosa succederà dopo il 4 maggio, quando altri italiani riprenderanno a muoversi. Torneranno nuovi focolai? Siamo pronti a gestire una nuova ondata di infezioni?
La Francia ha fatto un mezzo passo indietro sulle scuole, che forse non apriranno tutte l'11 maggio.
La Germania sta pensando cosa fare ora che i contagi sono cresciuti.
Per non parlare degli Stati Uniti, nelle mani di un pazzo.
Oggi i giornali, in particolare Repubblica, ci parlano dei retroscena, delle manovre di palazzo per arrivare ad un nuovo governo.
C'è voglia di un governo fintamente tecnico, con dentro quasi tutti, come già successo con Monti
Leggete cosa scrive Panebianco sul Corriere:
E noi che, stupidi, ci preoccupavamo degli ospedali, dei dispositivi, di come far lavorare le persone in sicurezza, di come far spostare le persone in sicurezza...
Ci siamo affidati agli esperti solo nel momento dell'emergenza, ora è tutto una corsa a riaprire, le scuole, le aziende (sempre per non morir di fame, mentre possiamo morire di amianto, di inquinamento dell'aria, sul lavoro) e perfino le chiese.
I due mattei si sono rivelati pure più papisti del papa: ma quale emergenza, hanno detto Salvini e Renzi, noi vogliamo andare a messa..
Non sappiamo ancora come andremo a lavoro coi mezzi pubblici, non sappiamo ancora come faremo a riaprire le scuole e gli asili in sicurezza, non sappiamo ancora cosa succederà dopo il 4 maggio, quando altri italiani riprenderanno a muoversi. Torneranno nuovi focolai? Siamo pronti a gestire una nuova ondata di infezioni?
La Francia ha fatto un mezzo passo indietro sulle scuole, che forse non apriranno tutte l'11 maggio.
La Germania sta pensando cosa fare ora che i contagi sono cresciuti.
Per non parlare degli Stati Uniti, nelle mani di un pazzo.
Oggi i giornali, in particolare Repubblica, ci parlano dei retroscena, delle manovre di palazzo per arrivare ad un nuovo governo.
C'è voglia di un governo fintamente tecnico, con dentro quasi tutti, come già successo con Monti
Leggete cosa scrive Panebianco sul Corriere:
Lo scenario politico futuro che alcuni dei più attenti osservatori della nostra vita pubblica immaginano, non è rassicurante. Di fronte alla rovinosa caduta del Pil e alle inevitabili ripercussioni sociali e politiche, si pensa che l’attuale governo non possa reggere a lungo. Soprattutto a causa del processo, che sembra irreversibile, di disgregazione dei 5 Stelle, il partito di maggioranza relativa. Si ipotizza che l’attuale formula di governo venga presto sostituita da una qualche forma di solidarietà nazionale: in pratica, il solito governo tecnico, o governo del presidente sostenuto per l’occasione da un ampio arco di forze parlamentari: dal Pd a Forza Italia a quella parte dei 5 Stelle che, con la solita scarsa fantasia italica, verrebbe subito battezzata dei «responsabili». Per reggere, una simile alleanza parlamentare dovrebbe coinvolgere in un modo o nell’altro anche Salvini e Meloni. In effetti, non è fantapolitica. Se, come si prevede, la crisi economico-sociale sarà gravissima, molte forze politiche potrebbero trovare conveniente mettere temporaneamente la sordina alle reciproche ostilità. Provocherebbero mal di pancia nei più esagitati e settari dei loro sostenitori ma col vantaggio di apparire affidabili agli occhi di molti elettori.Purtroppo c'è un problema, gli elettori, che alle elezioni hanno votato il m5s (e anche Salvini) e non Renzi o Berlusconi:
C’è però un grande ostacolo. Di solito, questo tipo di formule è realizzabile se il Parlamento è in mano a forze centriste. Ma le forze centriste, nel Parlamento italiano di oggi, sono in minoranza. Il centro (i renziani a sinistra e i berlusconiani a destra) subì una drammatica sconfitta alle elezioni del 2018. Da allora il Parlamento è dominato dalle estreme. È improbabile che le estreme, per quanto in difficoltà, possano rappresentare una base parlamentare affidabile per governi come quello sopra immaginato. Oltre alla difficoltà di realizzazione c’è un altro problema. I governi tecnici o del presidente (come fu il governo Monti) si reggono solo se, una volta ottenuto il voto favorevole del Parlamento, possono farne a meno di fatto. In sostanza, un governo del genere sarebbe, da questo punto di vista, non molto diverso dall’attuale governo Conte. Opererebbe anch’esso in nome dell’emergenza (non più la pandemia ma la crisi economica) di fatto privo di controllo parlamentare. Il che ci riporta alla domanda iniziale: per quanto tempo una situazione del genere può reggere prima che le conseguenze (politico-costituzionali) diventino irreversibili?Insomma, per uscire dalla crisi serve un governo forte, con dentro quasi tutti, alla faccia del Parlamento e degli elettori. Col rischio che poi, questo governo forte, ci prenda gusto e trasformi una democrazia parlamentare in qualcosa di diverso.
E noi che, stupidi, ci preoccupavamo degli ospedali, dei dispositivi, di come far lavorare le persone in sicurezza, di come far spostare le persone in sicurezza...
28 aprile 2020
Report – il virus neofascista, il business delle mascherine
Quattro i servizi andati in onda ieri sera:
- Il filo nero che lega assieme i neofascisti, la propagazione delle bufale in rete e uno scoop sulla strage di Bologna.
- Chi ha vinto le gare Consip per le mascherine
- Da chi stiamo importando le mascherine
Nell'anteprima, Adele Grossi è andata a vedere come funziona il mondo della fecondazione assistita e l'importazione degli ovoli dall'estero per l'eterologa.
Esiste anche un business dietro la
fecondazione assistita: lo ha scoperto la giornalista Adele Grossi,
andando a investigare nel mondo dei donatori.
Ci sono quelli che donano il seme, in
modo artificiale o anche naturale, presentandosi alla cliente
potenziale con tutte le carte in regola, sulle analisi.
Che poi proprio in regola non lo sono,
alla fine, manca il referto dell'HIV con tutti i rischi del caso: la
giornalista ha ricevuto offerte di donatori, per denaro, di persone
che consapevolmente o meno stanno commettendo un reato.
Nel web trovi tanti donatori online che
preferiscono non passare dalle cliniche: in Italia dovrebbe esistere
un registro informatico dei donatori ma, passati 5 anni e dopo
700mila euro di fondi pubblici, è tutto sulla carta.
Importiamo ovociti dall'estero e, in
modo più semplice, anche spermatozoi dall'estero dalle banche del
seme: l'alto numero di ovociti che arrivano dalla Spagna fa sollevare
molti dubbi, perché il processo di donazione per le donne è molto
complicato.
Non si viene pagate, per gli ovuli, ma
si chiama compenso, poco più di mille euro, mentre la legge
vieterebbe ogni forma di compenso.
Che controlli ci sono sui donatori, in
Italia? Il centro nazionale dei trapianti ha avvisato il ministero
della salute dei potenziali rischi, su questi ovuli importati.
Sappiamo da dove arrivano, certo, ma
non l'etnia o altre informazioni: è un sistema che non aiuta la
donazione made in Italy dove siamo più ligi nel rispetto delle
leggi.
Giorgio Mottola è tornato ad
investigare nel mondo dei neofascisti italiani, partendo da un vecchio
servizio di TGR Leonardo: video usato per portare avanti il messaggio
che dietro il coronavirus c'erano i cinesi, il video era uscito da un
laboratorio cinese.
Tutto falso: l'esperimento del 2015
dimostrava come sia possibile (e oggi lo sappiamo) che i virus
possono passare dall'animale all'uomo.
Notizia vera, ma portata in un contesto
sbagliato, per far passare un messaggio falso.
Sui social quel video, che aveva poche
visualizzazioni, è stato condiviso e visto da tante persone: chi
l'ha tirato fuori dagli archivi del web, per farlo diventare virale?
Si è partiti da Whatsapp, la paziente
zero è stata scovata da Report, si tratta della signora Cristina,
che partendo da un appunto, ha chiesto ad un amico di trovare quel
video, poi condiviso via Whatsapp agli amici.
Non doveva servire per fare
disinformazione: questa è partita con la condivisione su Facebook e
Twitter, poi V Contact.
Da qui si è passati alle pagine di
Meloni e Salvini e caricato su Youtube da un simpatizzante del m5s:
dall'Italia il video ha poi fatto il giro del mondo, su siti
dell'estrema destra, della pseudo science, cospirazionisti, no 5g.
Su questi siti viaggiano le fake news
contro il 5g, contro il papa, i migranti: il contagio delle fake news si muove alla
stessa velocità dell'infezione del coronavirus.
Dalle ricerche fatte da Avaaz, emerge
che Facebook è stato il principale veicolo per la disinformazione
online (che almeno in Italia non ha un filtro per le notizie false):
notizie false, contenuti manipolati, condivisi in Europa oltre 1
milione di volte e visualizzate 117 milioni di volte.
L'Italia, assieme alla Spagna, è il
paese dove la disinformazione sui social è risultata maggiormente
fuori controllo: il giornalista cita il caso di un presunto medico
che spiega come combattere l'infezione con incenso e propoli, il
canale Byoblu che spiega come sarebbe meglio non usare i guanti,
altri che indicano come Bill Gates come responsabile della pandemia
(perché ne avrebbe parlato per primo anni fa).
Giorgio Mottola è passato poi alle
fake news e alle campagne di disinformazione partite da Forza Nuova:
Roberto Fiore aveva lanciato una campagna social contro la
quarantena, Fiore stesso aveva indicato di curarsi con una medicina
specifica.
C'è stata poi la battaglia di Forza
Nuova per far riaprire le chiese: la sua battaglia è stata opi presa
da Salvini stesso.
L'impegno per condizionare
l'informazione è stata esplicitata da Di Stefano, ad un incontro
assieme all'ex sindaco di Roma Alemanno: riuscirà Forza Nuova ad
entrare in Rai?
Casa Pound e Forza Nuova nascono da
Terza Posizione, di Roberto Fiore: negli anni 80, per sfuggire al
mandato di cattura dietro la strage di Bologna (per cui non è stato
mai condannato) è andato a Londra, dove è diventato imprenditore.
Oggi Fiore è l'ispiratore dei
sovranisti col suo slogan “prima gli italiani”, per la battaglia
per far ripartire le messe: ci sono i link con la Russia, l'idea di
fondare un partito neofascista europea...
A metà anni 90, in Spagna Roberto
Fiore aveva provato a creare una comune fascista europea, a Los
Pedriches: i neofascisti hanno comprato case e terreni, altre case
sono state occupate.
Gli amministratori locali hanno poi
inviato una indagine su queste persone in nero: fu scoperto così che
dietro c'era una operazione immobiliare, con dentro un avvocato di
Valencia e questa fondazione San Michele Arcangelo.
Mottola ha intervistato Massimo
Perrone, collaboratore di Fiore, anche lui coinvolto in questa
internazionale nera, frequentata da persone da tutta Europa.
Davanti l'immagine dell'arcangelo San Michele, Fiore e Marsello hanno
giurato durante l'atto di fondazione di Forza Nuova: ma da dove sono
arrivati i soldi per finanziare la fondazione San Michele Arcangelo?
Da Meeting Point, società che forniva
corsi di lingua e alloggi per gli stranieri, fondata alla fine del
1980 da Fiore stesso e dal suo vice Massimo Morsello, durante la loro
latitanza a Londra.
Meeting Point è stata la cassaforte
delle attività politiche di Fiore: cercare i fascicoli di questa
società in Inghilterra è molto difficile. In queste ricerche
Mottola ha scoperto che Fiore aveva diverse società in Inghilterra,
dove è arrivato come latitante partendo da zero.
Tutta genialità di Fiore, come
sostiene il fondatore di Forza Nuova?
Oppure c'è altro, un supporto molto
più terreno: Report ha intervistato Raymond Hill, esponente
influente dei gruppi neonazisti in Inghilterra.
Oggi è un informatore della polizia:
Ray parla della Lega di San Giorgio, un'organizzazione fascista
inglese, che aveva enormi risorse finanziarie, da milionari
neonazisti (tra cui una aristocratica che aveva messo a disposizione
la sua villa), e anche ex ufficiali delle SS..
La storia della Lega di San Giorgio si
lega al mistero della morte di Calvi: l'agenzia privata Kroll, in
questa Lega erano arrivati soldi provenienti dalla P2, per una cifra
pari a 9 milioni di dollari.
Mottola ha raccolto da Ray Hill una
testimonianza importanza sulla strage di Bologna: Hill è partito
dagli anni in cui era in Sudafrica, dove aveva incontrato molti
neofascisti italiani tra cui Max Bollo.
In Sudafrica la sua organizzazione
aveva organizzato diversi attentati per mantenere la politica
dell'apartheid: Bollo presentò a Hill un altro italiano, Enrico
Maselli.
A Londra Maselli parlò, nel 1980, di
alcuni attentanti che sarebbero scoppiati in Italia e di alcuni
camerati da mettere al riparo: attentati contro lo stato italiano,
che era corrotto.
Maselli avrebbe creato un piano di fuga
per neofascisti italiani: anche lui legato al mondo fascista
italiano, latitante in Sudafrica e in Inghilterra.
L'incontro con Hill c'è stato,
conferma Maselli stesso: ma poi spiega che non aveva informazioni
sulla strage e di non averne mai parlato con Hill.
Secondo Fiore, non ha mai avuto un
soldo dalla fondazione di San Giorgio, Hill non è attendibile:
eppure esiste un documento della polizia speciale inglese dove si
parla proprio di questo, del supporto della Lega di San Giorgio.
La strage di Bologna ha una storia
ancora da scrivere?
La pista inglese è stata archiviata a
causa di un errore fatto dagli inquirenti italiani, che in
Inghilterra cercavano rapporti tra un certo Tomaselli e Hill, non
Maselli.
Jeff Katz è direttore di una agenzia
investigativa a Londra: ha indagato sul mistero Fiore, sui
collegamenti tra Fiore e i servizi inglesi.
Sulle protezioni di cui ha goduto Fiore
in Inghilterra e in Italia, di come hanno potuto creare un network
con cui proteggere latitanti neofascisti.
Fornire assistenza e soldi, come per
esempio a Freda (Ordine Nuovo, indagato ma poi assolto per Piazza
Fontana) nei giorni in cui era nuovamente sotto processo per la sua
organizzazione.
C'è un'informativa della Digos
milanese del 1997 che paragona l'organizzazione di Fiore e Morsello
ad una nuova Odessa, una internazionale nera per proteggere latitanti
fascisti e personaggi come Carminati, ex militante dei Nar.
Il servizio fa altri nomi di latitanti:
Stefano Tiraboschi e Vittorio Spadavecchia, ex nar e latitanti: anche
loro si trasformano a Londra in imprenditori ricchissimi.
La polizia inglese ha fotografato
l'incontro di Carminati coi vecchi amici, nel 2012: nonostante le
foto e le informazioni raccolte (facilmente da Mottola), Spadavecchia
risulta ancora irreperibile per la polizia italiana.
Dopo 30 anni.
La gara per le mascherine
Gli altri servizi hanno toccato la
questione delle mascherine, a partire dai (mancati) controlli fatti da Consip perle gare fatte per rifornire l'Italia di questi dispositivi.
Società create al momento,
certificatori che non lo sono, certificazioni fatte per una azienda e
non per quella che ha vinto il bando.
Certificazioni probabilmente false, che
si sono proliferate tramite copia e incolla, come quelle della
Innomed.
LE mascherine di Agmin, di un
costruttore romano, sono certificate da una società non autorizzata
per le certificazioni CE.
E in Consip che dicono?
I controlli si fanno poi, prima si
firma il contratto: ma dentro la gara c'è finito di tutto, aziende
che facevano altro, imprenditori che hanno problemi con la legge,
imprenditori ai domiciliari.
Tutti filantropi, mossi per aiutare
l'Italia e gli italiani?
Dalla Cina arrivano prodotti falsi,
mascherine non a norma, per le tante aziende cresciute in Cina in
questi mesi, che hanno riconvertito la produzione dopo la pandemia.
Il servizio
porterà in evidenza il problema che abbiamo con la certificazione
delle mascherine che abbiamo comprato: sono veramente a norma? Ci
sono aziende certificatrici che sono state segnalate al MISE, su
indicazione della Commissione Europea, su cui verranno fatti dei
controlli, conferma il direttore di Accredia (l'ente italiano che
gestisce gli accreditamenti) Trifiletti.
Si tratta di
“Certificati volontari” che non sono certificati CE.
Manuele Bonaccorsiè andato a Fiumicino alla Dogana per vedere i lavori di controllo
sulle mascherine che arrivano dalla Cina: marchi CE finti, dove la
sigla indica in realtà China Export.
Ci sono aziende
che producono periodici che si sono riciclati nel business della
vendita di mascherine per la regione Lazio.
La protezione
civile nel Lazio avrebbe trattato con l'intermediario Vittorio
Farina, il re delle tipografie: le sue mascherine sono arrivate
all'Inail, sulla base di test fatti da laboratori cinesi non
accreditati.
Meglio le
mascherine tarocche che niente, come dice il tecnico dell'Inail?
E che dire delle
mascherine che compriamo sotto casa?
Ci sono mascherine
con certificazione dell'università di Tor Vergata che costano 4,5
euro, ma la certificazione non è una vera certificazione.
Insomma, seguendo
la traccia dei soldi si trovano sempre le solite facce, imprenditori
con pochi scrupoli, controlli fatti mali, documenti fittizi...
27 aprile 2020
Le inchieste di Report – il virus nero e il business delle mascherine
Nuove inchieste per i giornalisti di
Report, ancora una volta legate all'emergenza coronavirus: da dove
nascono le fortune della galassia neofascista (e dei loro leader), la
stessa da cui parte la propaganda anti Bergoglio e le tante fakenews
sul Covid-19; il business delle mascherine e le gare Consip per
comprarle sul mercato.
Nell'anteprima andiamo però in Spagna
a parlare di fecondazione artificiale col servizio di Adele Grossi
Sono centinaia in
rete, gli anonimi donatori di seme: a loro si rivolgono donne che non
vogliono rivolgersi alle cliniche, perché abbastanza costose: il
donatore “generoso” incontrato dalla giornalista concede il seme
sia in provetta che al naturale, con tanto di documenti che ne
indicano il buon stato di salute.
Ma in realtà alla
documentazione mostrata mancava il certificato sull'HIV e, dunque, i
rischi in queste situazioni sono molto alti: eppure, racconta la
giornalista nel servizio, le gravidanze fai da te sembrano spopolare.
Lei stessa, pubblicando un finto annuncio, ha ricevuto centinaia di
risposte, tra chi si offriva gratis e chi a pagamento, da 30 fino a
600 euro.
Chi chiede denaro
per questa prestazione commette un reato penale, come anche chi offre
il denaro, spiega nel servizio un avvocato, per smarcare tutti i
possibili dubbi.
TU SI QUE VALES di Adele Grossi in collaborazione di Alessia Marzi
Il 5 marzo, poco prima che il Governo annunciasse la chiusura di Lombardia e altre 14 province del Nord, Report era in Spagna. A Madrid non c’era nessun controllo in aeroporto, nessuna chiusura in città. Solo il 17 marzo è stato dichiarato lo stato di emergenza, quando già si contavano 11.000 contagiati. È proprio dalla Spagna che, ogni anno, importiamo circa 40.000 ovociti necessari per la fecondazione eterologa, perché in Italia non ci sono donatrici. I donatori di seme invece sono centinaia sul web e non si fermano nemmeno in tempo di quarantena.
Il Virus neofascista
La scorsa settimana Giorgio Mottolaaveva raccontato chi sta dietro la campagna di delegittimazione
contro papa Bergoglio e perché: i gruppi ultra cattolici americani
che hanno anche finanziato i partiti sovranisti e i gruppi di
neofascisti.
Questa sera il giornalista si occuperà
delle fake news sul Covid-19 (qui un'anteprima su Raiplay):
sin dall'inizio della pandemia, oltre ai contagi abbiamo assistito
alla diffusione delle notizie false sul virus, il video del TGR
Leonardo è stato l'esempio più macroscopico di disinformazione
online.
Per dimostrare che il virus è stato
creato in laboratorio dai cinesi, il virus è stato preso dal sito
dalla Rai e ripubblicato da alcuni siti misteriosi il 24 marzo. Il
giorno dopo la sua diffusione esplode sui social e su Whatsapp, dopo
che questo è stati ripreso dalle pagine social di Matteo Salvini e
Giorgia Meloni, facendo oltre 3 milioni di visualizzazioni.
Dalle ricerche fatte da Avaaz, emerge
che Facebook è stato il principale veicolo per la disinformazione
online: notizie false, contenuti manipolati, condivisi in Europa
oltre 1 milione di volte e visualizzate 117 milioni di volte.
L'Itali, assieme alla Spagna, è il
paese dove la disinformazione sui social è risultata maggiormente
fuori controllo: il giornalista cita il caso di un presunto medico
che spiega come combattere l'infezione con incenso e propoli.
L'altro filone della disinformazione è
quello delle cause della pandemia: si parte dalle correlazioni tra
infezioni e antenne 5G, con le informazioni false dei raid incendiari
per distruggerle.
Si arriva poi alla tesi secondo cui il
virus sarebbe stato diffuso da Bill Gates,
Giorgio Mottola si occuperà delle
origini finanziarie dei gruppi neofascisti, riprendendo l'intervista
a Roberto Fiore fatta per il servizio della scorsa puntata: si
parlerà di una fondazione, dedicata a San Michele Arcangelo, che ha
finanziato delle comuni, in Spagna e in Francia; santo patrono che
era presente anche all'atto di fondazione di Forza Nuova negli anni
'90, documentato da un video inedito di uno dei fondatori, Massimo
Perrone, collaboratore di Fiore.
L'idea, racconta il cofondatore, “era
quella di ricreare un nuovo movimento politico che si rifacesse al
partito di Francisco Franco, Mussolini ..”: partito finanziato
da questa fondazione di San Michele e da Meeting
point, agenzia londinese che forniva corsi di lingua e alloggi
per gli stranieri, fondata alla fine del 1980 da Fiore stesso e dal
suo vice Massimo Morsello, durante la loro latitanza a Londra.
Qui avevano trovato rifugio diversi
neofascisti per sfuggire ai mandati di cattura della magistratura e
alle condanne associazione sovversiva.
La scheda del servizio IL
VIRUS NEOFASCISTA di Giorgio Mottola con la consulenza di
Andrea Palladino e in collaborazione di Norma Ferrara e Simona
Peluso
Oltre al coronavirus, stiamo vivendo una pandemia di disinformazione. Dall’inizio dei contagi hanno iniziato a circolare notizie false o manipolate, che hanno avuto su Whatsapp e su Facebook il loro epicentro di diffusione. Report ha scoperto un filo nero che lega tra di loro alcuni dei contenuti di disinformazione diventati più virali. Siti di destra estrema e di alternative right hanno spinto in tutto il mondo la diffusione di video e post, contribuendo a creare una narrazione complottistica e allarmistica sul coronavirus. Chi li finanzia?
Report ha fatto un viaggio nell’impero economico del leader neofascista più longevo della storia recente d’Italia: Roberto Fiore, capo di Forza Nuova. Fuggito a Londra negli anni ‘80, da latitante si è ritrovato a gestire un floridissimo business che arrivava a fatturare oltre 30 milioni di euro all’anno. Con documenti inediti, racconteremo com’è nata la sua fortuna finanziaria e come si è sostenuto il network neofascista europeo. Nel corso dell’inchiesta l’inviato di Report Giorgio Mottola ha raccolto fatti inediti che potrebbero portare a novità rilevanti sulla strage della stazione di Bologna, e soprattutto ha incontrato un latitante dell'estrema destra, tra i trenta ricercati più importanti, che vive indisturbato a Londra e gestisce un piccolo impero economico.
Le mascherine del bando Consip: chi
ha vinto la gara?
Il 19 marzo Consip
ha bandito una gara urgente (da 60 ml di euro) per recuperare milioni
di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale,
come le introvabili fpp2 e fpp3.
Il servizio
porterà in evidenza il problema che abbiamo con la certificazione
delle mascherine che abbiamo comprato: sono veramente a norma? Ci
sono aziende che sono state segnalate al MISE, su indicazione della
Commissione Europea, su cui verranno fatti dei controlli, conferma il
direttore di Accredia (l'ente italiano che gestisce gli
accreditamenti) Trifiletti
La scheda del servizio GIÙ
LA MASCHERA di Giulio Valesini e Lorenzo Vendemiale
Gli ospedali italiani hanno bisogno di milioni di mascherine per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Ma da chi, e soprattutto che cosa stiamo comprando? A fine marzo Consip ha fatto un bando da quasi 60 milioni di euro, ma Report ha scoperto che i certificati di garanzia presentati per ottenere il via libera, in diversi casi, erano falsi o non validi. Ad aggiudicarsi la gara sono state aziende che c’entrano ben poco col settore medico. Il mercato è impazzito, dalla Cina arriva di tutto e su internet girano offerte improbabili e certificazioni fasulle: il rischio di acquistare cianfrusaglie è sempre più alto.
Da dove arrivano le mascherine
prodotte all'estero?
Oltre alle mascherine prodotte in
Italia, tra quelle in circolazione molte provengono dall'estero: per
capire da dove arrivano e che tipo di sicurezza offrono, Report è
andata a controllare la situazione alle dogane, a cominciare da
quella di Fiumicino.
Nei capannoni si trovano solo
mascherine: alcuni scatoloni hanno attirato l'attenzione dei
funzionati addetti al controllo, perché non avevano il marchio CE
riportato sopra. Si tratta di prodotti con documentazione non
conforme che non possono essere messi in commercio.
Altre hanno sì il marchio CE, ma
significa China Export: “come facciamo a sapere che stiamo dando
una mascherina che non funziona, ad un medico che sta in corsia o a
un malato Covid?” la domanda che si faceva il giornalista.
La scheda del servizio: IL
BUSINESS DELLE MASCHERINE di Manuele Bonaccorsi in collaborazione
di Giusy Arena
Chi sono i grandi importatori di mascherine in Italia? E che prodotti offrono ai cittadini? L’emergenza Covid e il drammatico bisogno di dispositivi sanitari hanno offerto praterie per chi, con buone relazioni e qualche trucco, sta lavorando sul business del momento. Anche grazie a regole incerte e controlli superficiali. Report svela i nomi, e qualche neo, dei principali player di questo mercato. E cosa succede, invece, per l’esportazione di materiale sanitario? Teoricamente i materiali utili all’emergenza non potrebbero lasciare il paese. Ma è davvero così?
25 aprile 2020
I nemici del 25 aprile, i nemici della Democrazia
L'ultima sparata è quella dell'ex
ministro La Russa (eh già, è stato pure ministro) che chiedeva di
trasformare la giornata del 25 aprile in ricordo delle vittime del
Covid 19.
Hanno la coscienza sporca, i fascisti
dei tempi moderni (e La Russa è pure uno di quelli che nemmeno si
vergognava di esserlo), ogni anno devo portare avanti la stessa
scenetta per ridicolizzare, sminuirne il senso, infangare la festa
della Liberazione.
Perché questa è una festa chiaramente
divisiva: da una parte i tanti che riconoscono nel 25 aprile il
culmine della guerra di Liberazione avvenuta in Italia, per liberarci
dalla dittatura fascista, dall'occupazione nazifascista del nostro
paese.
Dall'altra parte i tanti che non si
riconoscono in questa democrazia, fondata sull'antifascismo, e che
non riconoscono (ma solo per quello che fa loro comodo) nella
Costituzione emanata nel 1947.
Ancora oggi da fastidio questo 25
aprile perché è uno dei pochi giorni che ricorda il coraggio dei
tanti italiani che fecero la resistenza, a modo loro e nelle tante
maniere che ci sono state.
Quelli andati sui monti a combattere
fisicamente, a compiere azioni di sabotaggio dietro le linee,
costringendo i nazisti a spostare truppe dal fronte contro gli
alleati per compiere rastrellamenti, per tenere libera la via di fuga
al nord.
Quelli che fecero azioni di supporto in
favore dei partigiani; le donne partigiane spesso impiegate come
staffette per portare ordini e mezzi da un gruppo all'altro in un
compito altrettanto rischioso.
Danno fastidio i loro ricordi, la loro
scelta fatta in nome della libertà, la libertà di tutti, non solo
di qualcuno.
Perché per contrasto mettono in mostra
tutta la vigliaccheria dei fascisti italiani, resi dei lacchè dei
tedeschi con la repubblica si Salò, complici delle stragi avvenute
nell'estate del 1944 sull'Appennino.
Tutte le libertà di cui oggi godiamo,
seppur ridotte da questo maledetto coronavirus, le dobbiamo a quanti
hanno combattuto per la nostra Liberazione, il cui peso più
importante gravava certo sulle spalle dell'esercito alleato che
risaliva la penisola.
Non ce lo dobbiamo dimenticare mai,
quando sentiamo un La Russa o un Sallusti sbuffare per
l'approssimarsi di questa data.
E' la nostra festa, al pari del 2
giugno che ci ricorda la nascita della Repubblica Italiana, forse non
il migliore dei mondi possibili, ma sempre meglio della migliore
dittatura.
A cosa serve il 25 aprile oggi?
A ricordare cosa è stato. A ricordare
che il fascismo è stato combattuto dagli eserciti ma anche dai tanti
coraggiosi che non hanno girato la testa dall'altra parte nei
confronti della dittatura, dei soprusi, delle violenze del regime.
A ricordarci che il fascismo può
ritornare: è un tema più e più volte sottolineato dalle tante
testimonianze raccolte da Gad Lerner nel saggio uscito per
Feltrinelli “Noi
partigiani: memoriale della Resistenza italiana”.
Brillano ancora gli occhi a Mirella Alloisio, all'epoca Rossella, responsabile della segreteria operativa clandestina del CLN Liguria, quando ricorda l'atto conclusivo dell'autoliberazione di Genova: “Quella sera del 25 aprile 1945 a Villa Migone, residenza del cardinale Boetto, il generale Gunther Meinhold fu costretto a frmare l'atto di resa davanti all'operaio Remo Scappini, nostro presidente, la cui moglie Rina, incinta, era stata seviziata dai nazifascisti fino a farle perdere il bambino. Quel foglio di carta rimane un documento storico. Al punto 2 imponeva che le truppe tedesche consegnassero le armi nelle mani dei partigiani. C'era scritto proprio così: partigiani. Solo l'indomani entrarono nella città gli americani e rimasero stupefatti: 'A wonderful job'. La mattina del 26 aprile Paolo Emilio Taviani, a nome del CLN, poteva annunciarlo via radio:' Per la prima volta nella storia di questa guerra un corpo d'esercito si è arreso a un popolo'”.
Noi partigiani: memoriale della Resistenza italiana – Feltrinelli Autori vari a cura di Gad Lerner
Il fascismo può ritornare perché non
se ne è mai andato: non si intende la camicia nera, il fez, il
sabato fascista. Si intende quel virus dentro molti italiani che li
fa preferire l'uomo forte al comando a cui delegare tutte le
decisioni rispetto ad una democrazia rappresentativa dove il
Parlamento decide in nome del popolo italiano.
Si intende l'insofferenza per quella
repubblica italiana, fondata sul lavoro di tutti, dove tutti hanno
pari diritti e dove non sono tollerati per nessun motivo
discriminazioni su base razziale, di genere, di orientamento politico
o religioso.
Si intende l'insofferenza nei confronti
dei corpi intermedi in cui sono organizzate le nostre istituzioni, il
rivolgersi direttamente al popolo perché solo il popolo mi può
giudicare.
Il fascismo debole coi potenti e
potente coi deboli.
Per chiudere sul perché di questa
festa e su cosa significhi oggi la parola Resistenza, prendo a
prestito le parole dello storico Gianni Oliva, nel suo articolopubblicato giovedì scorso, partendo dalle parole del pastore tedesco
Martin Niemoller:
“Hanno portato via gli ebrei e non ho detto nulla perché non ero ebreo;/ poi hanno portato via i comunisti e non ho detto nulla perché non ero comunista;/ poi hanno portato via i sindacalisti e non ho detto nulla perché non ero un sindacalista:/ poi hanno portato via me, e non c’era più nessuno che potesse dire qualcosa”. “Resistenza” significa questo: fare in modo che ci sia qualcuno che può ancora dire qualcosa. È questo il valore profondo del 25 Aprile: chi allora ha scelto la “montagna”, chi ha resistito con le armi o senza le armi, ha testimoniato un modello di valori diverso da quello imposto, ha fatto in modo che ci fosse ancora qualcuno in grado di dire qualcosa. Si possono fare mille distinguo sul ruolo militare della lotta partigiana, relativizzandone importanza strategica e consistenza numerica: ma non se ne può ridimensionare il valore morale. E non si può ignorare l’attualità di quel messaggio.
“Resistere” è un concetto più volte evocato in anni recenti, di fronte a rischi di deriva democratica veri o presunti. Ma per “resistere” non bisogna aspettare la pressione dell’emergenza. “Resistere” significa avere coscienza di sé, capacità di discernere e giudicare senza condizionamenti, libertà di pensiero, coraggio di parola. “Resistere”, in fondo, è un modo di essere: come tale, si addice alle generazioni che hanno ascoltato i racconti partigiani, ma altrettanto a quelle che hanno poca dimestichezza con le memorie passate e piuttosto che il 25 Aprile ricordano l’11 settembre.
24 aprile 2020
L'effetto lente del corona virus
Questa emergenza per il coronavirus sta avendo l'effetto l'effetto lente, per farci comprendere meglio la natura nostra e delle altre persone.
Certo, per capire di che pasta è fatto Trump non c'era bisogno del virus, non abbiamo avuto bisogno di sentire le sue sparate su come curarsi per il Covid per comprendere il suo ego, la superficialità, l'incompetenza, la sua pericolosità per gli americani e per il mondo.
Oggi siamo tutti qui ad aspettare l'uscita dal lockdown, in tanti chiedono la riapertura delle imprese perché altrimenti arriva la fame, perché altrimenti l'economia non riparte più, perché altrimenti il paese non riparte più.
In parte è vero, come non essere d'accordo con quanto dice Confindustria oppure Renzi, ospite ieri sera a Piazza Pulita.
Ma non si può usare lo spettro della fame come arma di ricatto per far tornare le persone al lavoro (per non dire di quelli che non hanno smesso) non in condizioni di sicurezza.
Lo faceva vedere ieri sera il servizio di Bertazzoni: operai con mascherine non a norma, posti dove la distanza di sicurezza non è rispettata.
Si fa in fretta chiudere, dicono tutti gli oppositori del lockdown che imputano ai virologi di stare col culo al caldo mentre loro rischiano.
Ma si fa in fretta anche a far partire nuovi focolai, nuove morti, nuove zone rosse.
Il volersi finalmente affidare alla scienza, come era sembrato capire nei giorni più neri, quelli dei seicento e passa morti, è ormai passato.
Ora che la scienza (come le tutele sul lavoro) sono solo un vincolo, un peso che non possiamo permetterci si torna ad affidarsi alla pancia, all'emozione, al vivere alla giornata.
"Dobbiamo essere bravi ad aprire e a chiudere se dovesse arrivare un nuovo focolaio" - sempre Renzi ieri sera.
Certo, dipende da che parte stai.
Se stai dalla parte di chi viene infettato, di chi vede un parente andar via in barella per non tornar più, non è tanto consolante.
Certo, per capire di che pasta è fatto Trump non c'era bisogno del virus, non abbiamo avuto bisogno di sentire le sue sparate su come curarsi per il Covid per comprendere il suo ego, la superficialità, l'incompetenza, la sua pericolosità per gli americani e per il mondo.
Oggi siamo tutti qui ad aspettare l'uscita dal lockdown, in tanti chiedono la riapertura delle imprese perché altrimenti arriva la fame, perché altrimenti l'economia non riparte più, perché altrimenti il paese non riparte più.
In parte è vero, come non essere d'accordo con quanto dice Confindustria oppure Renzi, ospite ieri sera a Piazza Pulita.
Ma non si può usare lo spettro della fame come arma di ricatto per far tornare le persone al lavoro (per non dire di quelli che non hanno smesso) non in condizioni di sicurezza.
Lo faceva vedere ieri sera il servizio di Bertazzoni: operai con mascherine non a norma, posti dove la distanza di sicurezza non è rispettata.
Si fa in fretta chiudere, dicono tutti gli oppositori del lockdown che imputano ai virologi di stare col culo al caldo mentre loro rischiano.
Ma si fa in fretta anche a far partire nuovi focolai, nuove morti, nuove zone rosse.
Il volersi finalmente affidare alla scienza, come era sembrato capire nei giorni più neri, quelli dei seicento e passa morti, è ormai passato.
Ora che la scienza (come le tutele sul lavoro) sono solo un vincolo, un peso che non possiamo permetterci si torna ad affidarsi alla pancia, all'emozione, al vivere alla giornata.
"Dobbiamo essere bravi ad aprire e a chiudere se dovesse arrivare un nuovo focolaio" - sempre Renzi ieri sera.
Certo, dipende da che parte stai.
Se stai dalla parte di chi viene infettato, di chi vede un parente andar via in barella per non tornar più, non è tanto consolante.
23 aprile 2020
Sulla fase due
Non è ancora iniziata e già mi piace poco questa fase due.
Piccoli segnali, molto poco incoraggianti.
Un operaio dell'Arcelor Mittal a Taranto è stato licenziato dopo che aveva denunciato che si lavorava senza mascherine.
A Milano, due dipendenti di una cooperativa che lavora per la fondazione Don Gnocchi sono stati sospesi dopo che avevano raccontato le condizioni di lavoro.
C'è tanta voglia di ripartire, di riaprire le aziende (quelle ancora chiuse, ce ne sono molte che non hanno mai smesso), si stanno studiando le condizioni per far muovere le persone in sicurezza.
Ho l'impressione che non potendo garantire il distanziamento sui mezzi si incentiverà l'uso della macchina, intasando le strade e aggravando la situazione ambientale (che comunque porta danni).
Temo che si arrivi ad una fase due molto poco a misura d'uomo, dove si lascerà alla discrezionalità delle imprese molti controlli.
Niente droni, niente dirette della D'Urso per controllare che succede negli uffici o nelle linee di produzione.
E nessuno che dica, chiaramente, che tutte queste condizioni (mascherine, guanti) le dovremo portare avanti per mesi.
E, nel frattempo, nessun mea culpa sui tanti errori commessi nella fase 1, su anziani, medici, infermieri ..
Piccoli segnali, molto poco incoraggianti.
Un operaio dell'Arcelor Mittal a Taranto è stato licenziato dopo che aveva denunciato che si lavorava senza mascherine.
A Milano, due dipendenti di una cooperativa che lavora per la fondazione Don Gnocchi sono stati sospesi dopo che avevano raccontato le condizioni di lavoro.
C'è tanta voglia di ripartire, di riaprire le aziende (quelle ancora chiuse, ce ne sono molte che non hanno mai smesso), si stanno studiando le condizioni per far muovere le persone in sicurezza.
Ho l'impressione che non potendo garantire il distanziamento sui mezzi si incentiverà l'uso della macchina, intasando le strade e aggravando la situazione ambientale (che comunque porta danni).
Temo che si arrivi ad una fase due molto poco a misura d'uomo, dove si lascerà alla discrezionalità delle imprese molti controlli.
Niente droni, niente dirette della D'Urso per controllare che succede negli uffici o nelle linee di produzione.
E nessuno che dica, chiaramente, che tutte queste condizioni (mascherine, guanti) le dovremo portare avanti per mesi.
E, nel frattempo, nessun mea culpa sui tanti errori commessi nella fase 1, su anziani, medici, infermieri ..
22 aprile 2020
Le spie non devono amare, di Giorgio Scerbanenco
E' una giornata piovosa. Roma, è molto triste sotto la pioggia. Cammino da più di mezz'ora, devo andare alla Stazione Termini, ma sto facendo degli strani giri, da piazza Venezia sono arrivata in piazza Colonna, sotto la galleria c'erano dei giovanotti che hanno fischiato quando sono passata, uno ha gridato: «Tenetemi, se no me butto», e allora gli altri hanno cominciato a cantare: «Stasera me butto, stasera me butto, me butto con te».Corro fuori dalla galleria, sotto la pioggia, in un altro momento mi avrebbero perfino fatto ridere, ma non oggi, oggi che si decide la vita di Falk. Naturalmente Falk non è il suo vero nome: le spie non hanno mai un nome.
Giorgio Scerbanenco
non è stato solo scrittore di gialli, di noir tesi e durissimi come
quelli con protagonista il medico investigatore Duca Lamberti.
Nella sua lunga e
prolifica carriera ha scritto anche romanzi “rosa” come questo
“Le spie non devono amare”, un romanzo dove si parla di una spia,
che deve carpire i segreti delle sue vittime nascondendo la sua
identità e cercando di sopravvivere ai suoi nemici, anche quelli
alle sue spalle.
Ma c'è anche una
forte storia d'amore, che vi viene raccontata in prima persona dalla
protagonista, Ornella Dallas, che incontriamo fin da subito nelle
prime righe.
Di corsa per le vie
di Roma, sotto una fastidiosa pioggia, per cercare di salvare il suo
uomo, Falk, che è una spia, ce lo dice subito.
Ma una spia di cui
si è innamorata tanti anni prima, quando lo ha visto per la prima
volta ad una convention a Berlino.
Il romanzo si
alterna su due piani di lettura, quello del presente, a Roma, con
Ornella che sfugge alla polizia e al controspionaggio italiano che
sta dando la caccia a questa persona.
E poi i continui
ricordi del passato, in un continuo andare avanti e indietro nel
tempo: a cominciare dal primo incontro a Berlino, quando quell'uomo
giovane e alto, coi capelli quasi rossicci l'avvicinò chiedendole
una traduzione importante da fare quella notte stessa.
Il fidanzamento e
il matrimonio poi, lei una giovane traduttrice che conosce tante
lingue, lui un brillante ragazzo, membro della confederazione
industriale, proveniente dall'Irlanda.
Falk, dopo i primi
dubbi, le prime ombre le aveva raccontato il suo lavoro, “io sono
una spia” le aveva detto un giorno.
Pensate che sia
facile amare una spia?
No, Ornella ce lo
fa capire quando ci racconta le sue vicende del passato.
La gelosia nei
confronti di quella donna che il marito doveva avvicinare a Parigi
per rubare dei segreti industriali, un “obbligo di lavoro”, per
Falk.
Il dover fare da
esca per altri diplomatici, come quel diplomatico portoghese
incontrato a New York, che le aveva poi fatto delle avances difficili
da respingere.
La sua prima fuga
da lui, a Napoli dall'amica e poi l'inevitabile riavvicinamento.
La vacanza a
Stoccolma e il doloroso ricordo della violenza subita dopo un
incontro con un contatto della rete, quando Ornella deve sostituirsi
al marito, colpito da influenza. Il dolore fisico e quello interno,
l'impossibilità di poterne parlare col marito, di poterla denunciare
alla polizia..
Pensate che sia
possibile uscire da questa vita, smettere di essere una spia?
Falk e Ornella ci
hanno provato tante volte: ma quello della spia non è un lavoro come
un altro, “una spia ha un solo modo di licenziarsi, quello di
spararsi” - le viene detto da una “arpia”, una dei capi
dell'organizzazione segreta di cui Falk fa parte.
Non si scappa dai
nemici e nemmeno dagli amici, nemmeno se si scappa all'altro capo del
mondo, in Australia, nemmeno se ci si è ingegnato un piano diabolico
per mettere ko gli inseguitori.
Non si scappa dal
proprio passato perché le spie non possono permettersi una vita
normale, una vita a fianco all'uomo che si ama.
Le spie non possono
amare, ci dice Ornella: ma quando si incontra l'uomo della sua vita,
non se ne può fare a meno.
Ho voluto raccontare la mia storia che, attraverso i giornali, arriverà a tutte le donne del mondo, perché tutte le donne sappiano che si può avere felicità e amore anche nelle situazioni più disperate, anche se si è la moglie di una spia.
Diversi anni fa a Berlino, in un grande albergo, io incontrai un uomo, era una spia, uno degli agenti segreti più temibili e pericolosi d’Europa. Me ne innamorai, e l’ho sposato. L’ho sposato anche sapendo che era una spia e l’ho seguito per lunghi anni nella buona e nella cattiva sorte, come dicono quando ci si sposa, nelle avventure più angosciose e disperate. Le spie non devono amare, eppure noi ci siamo amati, e ci amiamo ancora, qui, davanti a questo mare, e ci ameremo per sempre.
La scheda del libro sul sito di
Garzanti
21 aprile 2020
Report – protocollo Ferrari, i nemici del papa
Come stanno gestendo il rientro in
azienda alla Ferrari? Lo racconta Michele Buono nell'anteprima della
puntata di Report.
Back on track di Michele Buono
In Ferrari stanno
lavorando al progetto back on track, per far ripartire in sicurezza
l'azienda, preservando il valore umano ovvero i dipendenti stessi.
Il piano per
lavorare in sicurezza si affina giorno per giorno, dall'ingresso in
azienda col tappetino che disinfetta le suole delle scarpe, percorsi
ben definiti, scansione della temperatura, maschere e e guanti
ritirati ogni mattina.
Chi ha la
temperatura alta viene bloccato, dovrà contattare il medico oppure
verrà supportato dal medico aziendale.
Fuori da ogni area
punti di sanificazione, per garantire massimi standard in ogni
locale, dentro cui si rimisura la febbre e si fanno domande sullo
stato di salute, per fare capire se ci sono i sintomi.
Il lavoratore può
farsi controllare dal medico e l'azienda fornisce ai dipendenti anche
locali per la quarantena, con tanto di dispositivi per controllarsi
la salute.
Hanno pure 30
bombole di ossigeno per i casi gravi.
Il progetto a cui
stanno lavorando da fine gennaio coinvolge anche i dipendenti e i
fornitori: da fine gennaio hanno fatto incetta di dispositivi,
comprati a prezzo di mercato.
Distanze di
sicurezza anche in mensa, nelle postazioni delle linee di lavoro dove
tutto è pronto: qui non hanno improvvisato niente, hanno curato per
tempo tutti i dettagli.
Non solo, in
Ferrari sono bravi anche nel cambiare le linee di produzione per
adattarsi alle esigenze: sono stati reattivi per realizzare
mascherine anziché prototipi.
Nulla è lasciato
al caso, per tutelare l'azienda e la collettività: in Ferrari il
premio di competitività raggiunge anche 12mila euro in un anno, qui
ci tengono al lavoratore, ai suoi timori.
Dio patria e famiglia di Giorgio
Mottola
Per molti il virus
è solo una punizione divina: contro il papa, contro il suo papato.
IL papa che parla
dei poveri, dell'ambiente, degli ultimi: gli estremisti cattolici,
che si riuniscono attorno ad alcuni siti come Lifesitenews, ritengono
che il virus è una punizione del signore.
Un pontefice che
fa idolatria, perché ha fatto entrare in Vaticano i simboli degli
indios arrivati a Roma per il sinodo: queste accuse contro Bergoglio
nascono da ambienti del Vaticano, raccolti poi dal consigliere di
Trump Drillinger.
Accuse nate dalle
parole di Bergoglio su omosessuali che hanno scatenato la furia degli
ultras cattolici: altro che vendetta della natura, il covid è la
vendetta di Dio.
Altro che
pipistrelli e wet market: sono parole anche del cardinale Burke,
parole raccolte poi da politici italiani e anche d'oltreoceano.
Oltre a Burke,
contro Bergoglio si è espresso anche monsignor Viganò, ex nunzio
apostolico in America: Burke però è colui che più apertamente ha
criticato il papa, che aveva commissariato il suo ordine, i cavalieri
di Malta, che si comportava come uno stato indipendente, dialogando
con altre nazioni.
Burke è stato
anche presidente dell'associazione di Bannon (fondatore di Cambridge
Analytica) che voleva creare qui in Italia la scuola di formazione
per sovranisti alla Certosa di Trisulti.
Mottola è tornato poi sulla vicenda
della Certosa di Trisulti, che lo Stato aveva dato in concessione ad
una fondazione legata a Bannon, che qui voleva realizzare la sua
scuola di formazione per i partiti sovranisti in Europa.
Lo scorso giugno
il governo aveva detto che avrebbe bloccato la concessione per alcune
irregolarità nel bando: ma Dignitatis Humanae e Benjamin Harnwell
sono ancora nella Certosa, anche se a corto di sigari.
Harnwell continua
a portare avanti le sue idee contro Bergoglio, “dice cose non
cristiane, può darsi per malizia, perché nemico della chiesa”.
E' la posizione
politica di Steve Bannon: nella sua battaglia contro questo papato ha
trovato sponda con esponenti delle gerarchie vaticane, come Burke.
Il cardinale ha
chiamato i fedeli alla resistenza, contro le confusioni nella chiesa,
combattere per difendere la chiesa: altro che migranti, difesa della
natura.
Burke si è spesso
trovato sulla stessa linea politica di Salvini, quando quest'ultimo
era ministro: Burke è anche presidente della fondazione Sciacca,
dentro cui si trovano capi dei servizi segreti (come il capo del
DIS), magistrati, generali dell'esercito e banchieri, gente che conta
in Italia.
Presidente del
comitato scientifico della fondazione Sciacca è l'ex ministro
Salvini, che come divorziato non è proprio un esempio di buon
cristiano (secondo i canoni degli estremisti cattolici).
Esiste una
intercettazione della DIA in cui è finito dentro Burke (non
indagato) in cui gli viene chiesta una spintarella per un
sottosegretario del passato governo e per il figlio. Arata junior
sarebbe considerato il tramite con Steve Bannon (in Italia è stato
accolto in Italia dal figlio di Paolo Arata), avendolo accolto al suo
arrivo in Italia.
Vero o no,
Federico Arata viene assunto a Palazzo Chigi e Armando Siri (altra
persona dentro queste intercettazioni) entra come sottosegretario.
Arata e Siri sono
indagati in una inchiesta per corruzione: Arata junior accoglie
Bannon come se fosse lui il leader del partito di governo, si
presenta come fosse lo spin doctor della Lega, prepara il viaggio di
Giorgetti e Salvini in America (poi non fatto).
Da Arata si passa
a Ted Mallock, altro uomo legato all'estremismo cattolico, da cui
sono partiti diversi attacchi al papa per la sua idea di chiudere le
chiese per la pandemia.
Dall'inizio della quarantena le porte
delle chiese sono chiuse e le messe sospese: anche le suore oggi
pregano in pubblico, ma a distanza di un metro, per rispettare le
norme sul distanziamento.
Tutti i giorni, racconta il
giornalista, le suore del Sacro Cuore di Gesù, pregano su una
terrazza e la loro voce, grazie a degli altoparlanti, raggiunge le
persone affacciate dai balconi e dalle finestre.
Si può celebrare la messa, anche a
Pasqua, stando a casa – raccontano nell'intervista, “penso che si
possa vivere la fede in modo anche più intenso, quest'anno”-
Ma i media del mondo ultra cattolico la
pensano in modo completamente diverso: i gruppi americani hanno
lanciato una violenta campagna che ha come obiettivo papa Bergoglio.
La campagna per la riapertura delle
chiese, contro governo e Vaticano, è partita da siti ultra cattolici
come Lifesite news e Church militant ed è poi dilagata su siti come
Breitbart, l'organo di informazione dell'estrema destra americana
fondato da Steve Bannon.
Gli stessi slogan e le parole d'ordine
hanno attraversato l'oceano e sono arrivate in Italia: i primi a
rilanciarli sui loro siti social sono stati i neofascisti di forza
nuova, capeggiati da Roberto Fiore (e anche Salvini prima di Pasqua
aveva chiesto di riaprire le chiese perché “la scienza non
basta”).
Che Mottola ha incontrato fuori casa,
senza mascherina né guanti, perché lui ha la fede che lo protegge.
Lo scorso anno lo
stesso Fiore si è reso protagonista di campagne contro il papa, per
le sue parole a diifesa dei migranti: con l'arrivo del coronavirus il
suo partito ha lanciato la teoria del complotto contro i cattolici,
teoria avallata pure da parte delle gerarchie vaticane.
“La chiesa ha dovuto cedere, ma a
chi?” - spiega Fiore a Mottola - “A Conte? Non ci credo. La
chiesa ha dovuto cedere a dei poteri forti internazionali che le
hanno imposto di non dire più messa, di non dare più i sacramenti,
che è una cosa, ripeto, inedita nella storia. Cioè l'ha fatto il
comunismo, ma il comunismo è stato più onesto.. ”
Questi invece vi chiudono le chiese con
la scusa dell'emergenza sanitaria.
“Con la scusa dell'emergenza
sanitaria, esattamente.”
Vogliono chiudere le chiese per sempre,
secondo lei?
“Oddio, attenzione: sicuramente
questa è un qualche cosa che loro stessi, sto parlando dell'OMS, che
secondo me è il cuore dell'operazione, stanno vedendo, è in fieri.”
Per sventare il complotto anti
cristiano dell'Organizzazione mondiale della Sanità e degli altri
poteri forti, su Citizen Go, piattaforma dei fondamentalisti
cattolici, Forza Nuova ha lanciato una petizione che ha raccolto le
firme di diversi personaggi famosi, come Sgarbi, Carlo Taormina e dei
principali esponenti italiani del fronte anti bergogliano.
Fiore e gli altri
firmatari chiedono l'immediata riapertura delle chiese e il
ripristino delle messe.
E questa contro argomentazione secondo
cui riaprendo le chiese si rischia di aumentare il contagio?
“E' una follia, anche le ricerche
su ciò che è psicosomatico, il collegamento tra ciò che è fisico
e spirituale, ci dicono che più una persona è forte spiritualmente
e più reagisce alle malattie. Quindi già da quel punto di vista uno
dovrebbe dire, non dite scemenze.. ”.
Sui profili social
di Fiore e di Forza Nuova sono iniziati ad uscire, prima di Pasqua,
messaggi in cui si invitava alla ribellione, per aprire le chiese ed
entrare nelle chiese.
Alcuni militanti
fascisti, che volevano fare una processione per festeggiare Pasqua,
si sono ritrovati così a Roma, ma Fiore non c'era.
Ma un altro
politico ha sposato queste tesi: si tratta di Matteo Salvini, che ha
chiesto l'apertura delle chiese per Pasqua.
Per la destra non
è cosa nuova usare la religione e i suoi simboli come arma di lotta
politica: il rosario, il cuore immacolato di Maria, “io sono
Giorgia, sono una madre..”.
Preghiere recitate
in diretta tv.
Tanta devozione ma
altrettante critiche contro il papa della Chiesa: il papa non è
Bergoglio, ma papa Benedetto.
La destra
sovranista italiana si è votata all'estremismo religioso, contro
Bergoglio, dopo l'elezione di Trump: la destra religiosa americana ha
finanziato in modo considerevole (si parla di 1 miliardo di dollari)
verso formazioni sovraniste europee.
Fondazioni che
fanno parte del World Congress of families, di Malofeev, magnate
russo in contatto con miliardari americani e di esponenti
repubblicani in America.
Esisterebbe una
santa alleanza che ha dentro miliardari conservatori, estremisti
cattolici, che hanno comprato il controllo del partito repubblicano.
Queste fondazioni,
legate a Trump, hanno finanziato anche il gruppo politico in Europa
di cui fa parte il partito della Meloni: alla festa di FDI Bannon
aveva offerto il suo aiuto per le elezioni europee.
Giorgia Meloni è
stata poi una delle poche politiche europea che ha parlato alla
American Conservative Union: le fondazioni della destra americana
stanno avendo un ruolo sempre più importante in Europa e in Italia
come testimonia la convention tenuta a Roma in cui sono stati
ospitati diversi esponenti della destra europea.
Nei discorsi di
questo incontro si è parlato di papa Francesco, identificato come
leader della sinistra mondiale: eccolo qua l'obiettivo vero della
battaglia contro Bergoglio.
Aver sposato tesi
diverse da quelle di Trump, degli oligarchi nazionalisti, degli
estremisti di destra, dell'ultradestra conservatrice.
Giorgio Mottola ha
incontrato il presidente della Fondazione Lepanto, anti
evoluzionista, anti omosessuali: la sua Fondazione ha organizzato
preghiere per strada contro Papa Bergoglio.
In questi eventi
erano presenti anche rappresentanti di Lifesitenews, di Christian
Church.
“Il papa è la
causa del problema, è egli stesso tragicamente un fattore di
autodemolizione della Chiesa”: la propaganda contro il papa passa
anche attraverso televisioni come Gloria TV da cui partono attacchi e
fake news.
L'orientamento è
filo russo, racconta l'esperto di propaganda web Orlowsky.
Gloria TV ha la
redazione in Svizzera, i server sono registrati in Moldavia, il
dominio è di proprietà di una società con sede in Delaware.
Il fondatore di
Gloria TV è un ex prete, cacciato dalla Chiesa per le sue posizioni.
Obiettivo di
questa coalizione (come quella di Escada, finanziata dall'Unione
Europea), che ha dentro partiti, fondazioni, finanziati da oligarchi
russi vicini a Trump ed estremisti cattolici legati a Trump, è
abbattere il papato di Bergoglio.
Abbattere la sua
idea di una Chiesa che prende posizione per i migranti, per gli
indios in Amazzonia, per la difesa dell'ambiente.
Una chiesa che non
turba le coscienze dei partiti conservatori.
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