Chi sono gli oligarchi russi in affari con imprenditori (anche
italiani) a cui abbiamo affidato un assett strategico?
A seguire un servizio sullo scandalo
dei passaporti ciprioti dati senza troppi controlli a investitori
russi, anche usando lo studio legale del presidente dell'isola,
infine l'aria che tira nei Balcani. Nell'anteprima, i testimoni
dell'orrore nucleare
HIBAKUSHA
TESORI VIVENTI di Pio D’Emilia, collaborazione Umberto
Caiafa
“I cittadini giapponesi e i
sopravvissuti alla bomba atomica hanno provato indignazione di fronte
alle dichiarazioni di Putin circa la possibilità di usare le armi
nucleari” – racconta a Report l’ex sindaco di Hiroshima
Tadatoshi Akiba – “siamo rabbrividiti e come ex sindaco di
Hiroshima ho voluto fare un appello a Putin e al mondo di abbandonare
questa folle idea.”
L'ex sindaco ha coinvolto il presidente
giapponese Abe per lanciare un appello a Putin contro l'arma
nucleare: oggi le armi nucleari rischiano di distruggere l'umanità,
mentre doveva essere il contrario – racconta a Report.
L’ex sindaco ha invitato tutti i
leader del mondo a visitare il museo dell'atomica a Hiroshima, per
avere coscienza di cosa sia, la guerra nucleare.
Nonostante questo orrore, oggi qualcuno
vuole ricorrere nuovamente a questi ordigni: diventa preziosa la
testimonianza dei sopravvissuti, noti come Hibakusha, le foto di
quell'agosto 1945, i morti, i corpi devastati dalle radiazioni.
Sorprende che ci siano ministri,
presidenti, che considerino l’arma nucleare come un’arma
qualsiasi (come il ministro Lavrov): si rischia di minimizzare il
pericolo e generale un effetto catena che porterà altri nuovi paesi
a voler avere anche loro la bomba nucleare.
La memoria del male deve migliorare
l'umanità: ma l'ex premier Shinzo Abe ha riaperto il dibattito sul
nucleare, nonostante il suo paese abbia vissuto sulla propria pelle
gli effetti di questi ordigni.
Oggi in Giappone esistono i parenti
delle vittime della bomba nucleare, non tutti hanno accettato di
mostrare gli effetti della bomba perché in Giappone sono considerati
uno stigma: tutti però considerano una dannazione la bomba nucleare.
CORRISPONDENZE DALL’UCRAINA: IN
FUGA DA MARIUPOL
Di Luca Bertazzoni – Carlos Dias, Collaborazione Giulia Sabella
Il servizio di Bertazzoni è stato
girato vicino a Malaya Rohan,
dove per giorni si è combattuto una violenta battaglia: la strada
principale fa impressione tanto
è deserta, ma nel paese oltre ai cadaveri delle persone uccise si
incontrano le donne appena uscite dagli scantinati.
Al
giornalista raccontano delle bombe cadute vicino alle case, in una
zona dove non c'erano militari o altri obiettivi strategici. A Report
le persone riportano anche casi di violenza.
Mariupol
è oggi in mano ai russi: dentro la città non c'è elettricità né
gas, le persone non hanno cibo per i bambini, mancano le medicine, le
persone iniziano ad attaccarsi per il cibo – così racconta un
testimone a Bertazzoni.
Le
persone non riescono a fuggire da Mariupol, l'esercito russo non fa
uscire molti bus dalla città: chi può, scappa nella città i
Zaporizhzhia
dove questi profughi sono accolti in strutture di accoglienza. Le
persone che arrivano hanno bisogno anche di un supporto psicologico,
oltre che di cure e cibo, ma
la guerra è a soli
200km da questa città, e
così i profughi verranno spostati successivamente
verso l'Europa.
Scappare
da Mariupol non è un'impresa facile: Bertazzoni ha raccolto la
testimonianza di un profugo che raccontava le violenze subite dalle
milizie filorusse del Donbass nei confronti dei civili “Mariupol
era la mia città, ora è un cumulo di macerie e morti.”
Sarà
difficile per chi è fuggito, tornare a Mariupol: la maggior parte
degli edifici sono distrutti, le immagini dal cielo mostrano le
tante, troppe fosse comuni.
LA
GRANDE IPOCRISIA – Kremlin kids
di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella
e di Lidia Galeazzo, Eva Georganopolou, Ilaria Proietti
Ricerche di Alessia Pelagaggi
Le sanzioni dovevano colpire le fortune
degli oligarchi ma l'occidente non ha considerato i meccanismi, le
scatole cinesi, l’offshore, gli studi legali, che consentono ai
ricchi del pianeta di nascondere i loro beni con società fantasma e
prestanome. L'Europa ha tollerato paesi come Malta e Cipro,
specializzati per attirare beni dalla provenienza sconosciuta e gli
oligarchi ne hanno approfittato subito.
Gli oligarchi hanno trovato una
ciambella di salvataggio dei loro beni col contributo della stessa
Europa: una fonte della Evraz, il gruppo russo che fa riferimento ad
Abramovich, ha raccontato a Report dell'importanza strategica di
Cipro e Malta. I russi vengono qui a creare società di comodo
e intestarle a prestanome: basta pagare le cifre giuste per
nascondere i segreti degli oligarchi russi.
In questa storia è coinvolto anche il
presidente cipriota Anastasiades, che era a capo di uno studio legale
rimasto invischiato nella passaportopoli
cipriota, che oggi ha affidato lo studio alle figlie.
L’inchiesta ha portato poi all’uscita
una lista di oligarchi russi che sono passati per gli studi legali
ciprioti, piena di omissis senza i nomi delle persone, ma Report è
riuscita a venire in possesso della lista completa con tutti i nomi:
tra questi anche Usmanov, molto vicino a Putin, ex direttore
di Gazprom, per 14 anni direttore generale della Gazprom, ha
investito in Facebook e Ali Baba. Il suo aereo personale è un Airbus
che nemmeno sta nel suo hangar in Costa Smeralda, dove ha investito
molti dei suoi soldi.
Questa è la grande ipocrisia delle
sanzioni: di fatto sono solo azioni di facciata che poco possono
intaccare delle fortune degli oligarchi russi.
Sono ricchezze che una volta erano
pubbliche, della vecchia Unione Sovietica di cui questi personaggi
hanno messe le mani, anche per i contatti col potere politico e coi
vecchi servizi segreti.
Nel cerchio magico di Putin troviamo
Sechin, nominato commendatore al merito nel 2017, è un
collaboratore stretto del presidente russo: Di Maio ha premiato
diversi oligarchi, anche a pochi giorni dall'invasione dell'Ucraina.
Ma è successo lo stesso anche col
governo Renzi, con l'oligarca Usmanov, il portavoce di Putin Peskov è
stato premiato col governo Gentiloni.
Erano oligarchi che si occupavano di
gas e petrolio o di banche: è una cosa vergognosa che l'Italia abbia
dato onorificenze a questi personaggi, che potrebbero finire alla
sbarra per crimini di guerra.
Usmanov nella sua villa in Costa
Smeralda aveva iniziato dei lavori, ma con la guerra i contratti sono
saltati: gli oligarchi portano soldi, per questo sono ben accolti dai
sindaci del luogo, “ben vengano i vari Usmanov” dicono.
Dopo gli arabi, i russi, ora chi
arriverà a colonizzare l'isola, i cinesi? Oggi i beni di Usmanov, cittadino
onorario di Arzachena, sono congelati ma il sindaco lo considera un
mecenate, per le donazioni fatte: durante la pandemia aveva donato
500mila euro. Le sanzioni non hanno cambiato il giudizio del sindaco
di Arzachena, che rimane un filantropo per i soldi che ha portato.
Ma ha dato lustro alla città o ha solo
portato soldi per abbellire le sue ville?
Dietro Usmanov c'è una società
offshore, con altre holding nel Belize: nessuno di quelli che ha
preso soldi da Usmanov si è mai fatto problemi chiedendosi da dove
arrivano i suoi soldi.
Oggi le sanzioni stanno bloccando
l'indotto in Costa Smeralda, perché le attività di ricreazione si
bloccano: un problema per i gestori delle discoteche sull’isola.
Usmanov oltre alla passione per la
Costa Smeralda, aveva investito anche nella catena di pizzerie di
Briatore a Roma: la società di Briatore, Crazy Pizza,
è divisa tra soci a livello internazionale, tutti in paesi offshore:
nella società si ritrovano i due finanzieri D'Avanzo e Cerchione,
che Report aveva già incontrato nel passato, in una inchiesta sui
veri proprietari del Milan.
Oggi sono soci di Briatore in Crazy
Pizza, poi c'è un iraniano che vive a Montecarlo, Moshiri,
uomo di riferimento di un oligarca russo, cioè Usmanov.
E, scavando in questi investitori, si
trova anche un arabo, che di solito non investono assieme agli
iraniani: “Briatore dovrebbe prendere il nobel della pace” è il
commento dell'esperto di riciclaggio Bellavia. A dicembre entra un
altro socio, schermato da una fiduciaria: si tratta del nuovo editore
de l'Espresso, Iervolino.
Tutte operazioni fatte prima delle
sanzioni: Report ha scritto ai soci di Crazy Pizza, i quali negano
che Usmanov sia tra i soldi della società.
Usmanov è sanzionato perché si
ritiene che con le sue ricchezze abbia contribuito alla guerra in
Ucraina: è un investitore che ha messo soldi in tanti paesi in
Europa, ma ha interessi anche a Cipro dove, con una società
sull'isola, si può prendere il passaporto europeo.
In mano ai russi c'è anche l'aeroporto
civile di Grosseto, che è ospitato dentro un aeroporto
militare, quello del 4o stormo dell’Aeronautica
militare, da cui decollano gli Eurofighter per la ricognizione del
nostro spazio aereo.
Si tratta di un aeroporto strategico, è
posseduto dalla Seam, una società mista pubblico-privata: il privato
ILCA SRL ha il 35% e nomina il presidente del CDA, la regione ha il
7% delle quote mentre la provincia il 25%. Chi è il proprietario di
ILCA?
Il presidente della provincia di
Grosseto nell’intervista a Report, ammette di non conoscerne il
nome, è una società che fa capo ad altre società, al cui capo c’è
Aeon: in realtà il vero proprietario non è Aeon, ma la Plutoworld
che ha sede a Nicosia.
il proprietario è il russo Roman
Trotsenko che proprio per questa acquisizione ha preso dal nostro
ambasciatore l’onorificenza dell’Ordine della Stella d’Italia.
Ma forse l’ambasciata italiana doveva premiare qualcun altro.
A Nicosia si trova l’AD della società
Plutoworld che possiede l’aeroporto tramite la Ilca SRL, l’armeno
cipriota Aristakesyan: la società Plutoworld è intestata a Roman
Trotsenko oppure alla moglie? Sono informazioni che l’amministratore
non è autorizzato a dare. Alla fine Report ha scoperto che la quota
di maggioranza dell’aeroporto è intestata alla moglie Sofia
Trotsenko che si occupa di arte contemporanea e musei.
Il nome di Roman era presente sulle
carte solo tra il 2014 e il 2015, nei mesi dell’invasione della
Crimea, prima delle sanzioni: forse intestarlo alla moglie è un modo
per salvare le quote dalle sanzioni.
A Grosseto ha investito anche Lupo
Rattazzi, che è vicepresidente del CDA: a Report racconta del suo
stupore nell'apprendere della vendita delle quote da parte del
presidente della provincia ad un cittadino straniero,
extracomunitario, ovvero Trotsenko.
Roman Trotsenko controlla diversi
aeroporti in Russia: non è stato inserito nell'elenco delle
sanzioni, ma è considerato vicino a Putin.
Oggi Trotsenko è considerato ancora un
benefattore dal sindaco della città di Grosseto e in effetti anche
lui è stato beneficiario di una onorificenza dall'Italia.
Come mai la provincia di Grosseto ha
venduto un assett strategico ad un oligarca russo (nonostante le
quote siano della moglie)?
Lo scandalo dei passaporti d'oro a
Cipro è finito nel 2020, quando nell'isola è stata istituita
una commissione di inchiesta, che ha indagato anche sullo studio
legale del presidente, Anastasiades.
I paperoni russi si sono spostati a
Cipro nel 2003, quando Putin aveva iniziato a colpire gli oligarchi
russi a lui ostili: si sono spostati nell'isola che è piena di studi
dove creare società per coprire i propri beni.
Sull'isola c'è la sede legale la
società di Usmanov, ma qui sono stati trovati i conti correnti
dell’ex capo della campagna pubblicitaria di Trump Paul
Manafort, coinvolto nel Russiagate. Wilmor Ross segretario
al commercio dell’amministrazione Trump aveva quote nella banca di
Cipro, un istituto noto per le misure di antiriciclaggio molto lasche
e di cui era azionista anche il magnate russo Vekselberg vicino a
Putin. Ma qui troviamo anche gli oligarchi ucraini amici di Zelenski:
anche il presidente ucraino ha una società a Cipro con cui detiene
una villa da 4 milioni acquistata in Versilia. Il governo cipriota ha
concesso quasi 8000 passaporti europei a investitori stranieri,
cinesi, russi, ucraini, dietro cui si nascondono parecchie ombre.
La commissione di indagine sui
passaporti è stata gestita dall'ex presidente della Corte
Costituzionale Nicolatos: al giornalista di Report ha
raccontato di averne revocate almeno il 53%, ma aggiunge anche quanto
non sia facile revocare tutte le nazionalità concesse illegalmente,
che nei passaporti analizzati erano presenti anche posizioni
criminali e che alla fine l’inchiesta si fosse chiusa puntando il
dito anche contro lo studio legale del presidente Anastasiades.
Davanti la commissione di indagine il
presidente si era difeso spiegando di non aver più un ruolo nello
studio, dove però lavorano le sue figlie.
Anche il revisore generale di Cipro ha
voluto indagare sullo scandalo dei passaporti ma ha trovato parecchi
ostacoli: il portavoce dell’ufficio del Revisore, Marios Petrides,
racconta di una nota del ministero degli Interni, che diceva che ci
potevano essere alcune questioni legate al riciclaggio di denaro,
candidati di alto profilo a rischio, frode, evasione fiscale e così
via.
Al revisore generale sono arrivate
pressioni e minacce per questo lavoro di controllo, sui giornali è
uscita la notizia che il governo stava pensando di licenziare il
Revisore Generale dalle sue funzioni.
Quando il lavoro è stato terminato, la
commissione Nicolatos ha dovuto cancellare i nomi degli imprenditori
coinvolti: dentro c’erano molti russi con molti soldi – ricorda
oggi Nicolatos.
Report ha ottenuto a Londra una
copia della relazione senza la censura dei nomi, dalle mani di un
collaboratore di uno stesso oligarca (che voleva verificare la sua
reputazione dopo lo scandalo). Nella lista sono presenti i due soci
di Abramovich, come anche un ex parlamentare della Duma.
Grazie ai passaporti europei, ai trust,
gli oligarchi russi non hanno perso alcun soldo dal 2013 racconta a
Report la fonte di Evraz.
Saprà Cipro applicare alla lettera le
sanzioni contro la Russia, oppure avrà con questo paese un
atteggiamento più accomodante?
I figli del Cremlino
A marzo Putin ha lanciato una fatwa
contro i suoi dissidenti, tacendo sui suoi, che sono passati per
Londra, ad esempio, per portare in Europa i loro soldi e riciclarli.
Il sistema di riciclaggio, che consente
di eludere i controlli, in Europa, anche contro le fortune di quello
che oggi è consentito il nuovo Hitler.
Il sistema finanziario occidentale sta
aiutando gli oligarchi russi a nascondere i loro beni: la caccia al
tesoro è iniziata a Londra, dove hanno investito in ville,
quotidiani, squadre di calcio.
Ci sono poi i Kremlin Kids: i
figli degli oligarchi sono dei prestanome in società per conto dei
genitori e proteggerli dalle sanzioni.
È uno schema simile a quello della
mafia: le relazioni in questo sistema sono di tipo familiare, anche i
matrimoni sono importanti e pensati per proteggere le fortune di
queste famiglie.
La Repubblica Serba è legata ai Russi,
sin dai tempi del bombardamento di Belgrado: l'adesione all'Europa è
bloccata da questo rapporto e dalla dipendenza dalla Serbia del gas
russo. In Serbia ha vinto un governo di destra, col presidente Vucic
e in Parlamento sono entrate forze di estrema destra.
La scheda del servizio: POLVERIERA
BALCANI
Di Walter Molino
Collaborazione Federico Marconi
La Serbia, racconta il servizio di
Report, sta un po' in Europa e un po' con la Russia.
Anche qui troviamo partiti filo russi,
nazionalisti che fanno grande uso di simboli religiosi (come anche la
Lega di Salvini), come il partito Dveri
il cui leader Bosko Obradovic su questa vicenda ha idee molto
dirette: “Crediamo che la Nato dovrebbe pagare i danni di guerra
alla Serbia per tutto quello che è stato fatto nel 1999 durante i
bombardamenti”.
Alle passate
elezioni il partito di Vucic ha preso il 59% dei voti, non sanciti da
alcuna commissione indipendente ma direttamente dal suo partito.
Il partito di Vucic
controlla le elezioni, controlla la stampa, l'informazione e la
televisione: la TV di Stato Serba è stata bombardata dalla Nato,
dove sono morte 17 persone.
Vucic si comporta
peggio di Milosevic, eppure è accettato dall'Europa, forse finché i
suoi interessi non collideranno con quelli dell'Europa o degli Stati
Uniti.
La guerra in
Ucraina potrebbe fare da scintilla alle tensioni etniche in Serbia e
in Bosnia, tra ortodossi e musulmani.
La Russia,
sfruttando l'assenza dell'Europa nei Balcani, ha tutto l'interesse a
destabilizzare questa regione, radicalizzando gli scontri tra le
etnie (come quella del leader secessionista della Repubblica Srpska
Mirolad Dodik, spalleggiato da Putin) in uno scontro vicino alle
nostre frontiere.
L'Europa deve
essere pronta ad affrontare queste tensioni prima che sia troppo
tardi, per non ritrovarci ad una nuova guerra nei Balcani, come
successo a partire dal 1991.