30 aprile 2011

Pure cazziati da Gheddafi

"Il mio amico Silvio Berlusconi ha commesso un crimine così come l’ha commesso il Parlamento italiano. Ma ci rendiamo conto che non esiste un Parlamento in Italia, né tanto meno la democrazia".

L'ultima dichiarazione di Gheddafi, dopo averci dichiarato guerra.
Anche lui ha capito quanto vale la parola del cavaliere, e il senso dello stato dei nostri parlamentari.

29 aprile 2011

Bipensiero leghista

Gilioli, sul presidente del consiglio regionale Boni:
«Se Bossi mi dicesse di dire che questa giacca è bianca io sarei qui a convincervi che è bianca».

Come in 1984, dove uno
dei principi del Socing è il cosidetto “bipensiero”, parola in neolingua che significa “controllo della realtà”. Ovvero 2+2=5 se questo è funzionale alla logica del partito interno: “un pensiero che esige che la mente si adatti senza resistenze alla realtà così come definita dal partito e cancelli ogni dato divergente ed ogni forma di obiezione” [Wikipedia]

Annozero, lo scippo









Forse è arrivato il momento di trovare una nuova strada per gli approfondimenti dell'attualità: se le norme della Rai (di cui ha anche parlato Santoro rispondendo a Grillo) ingabbiano le trasmissioni, imponendo ospiti quantomeno imbarazzanti, allora meglio dedicarsi ad altro.
I volentetosi carnefici della democrazia, li ha chiamati il comico.
Ieri sera ad Annozero si sarebbe dovuto parlare della salute del governo (inversamente proporzionale al tono di voce dell'onorevole Lupi), della guerra in Libia, e del referendum sul nucleare. Lo scippo (a norma di legge, però), ai cittadini italiani, sulla possibilità di esprimersi sul ritorno del nucleare.

Invece, abbiamo dovuto sorbirci il solito dibattito sul nero e sul bianco: dove uno dice che il nucleare è sicuro, buono, economico, e altri che ribattevano che è insicuro, che ci sono le scorie, che le aziende del nucleare sono quanto meno omertose nel comunicare i dati sugli incidenti.

Scuotevano la testa increduli, Bonelli e Di Pietro, di fronte alle parole dello sceriffo buono, Lupi (quello che tirava in ballo la passione politica, il rispetto dell'avversario) e il professor Battaglia.
Quello per cui il fotovoltaico è una colossale truffa, che il governo ha fatto bene a abrogare la legge in attesa di un'opinione pubblica più malleabile. Che a Chernobyl c'è stata un colossale mistificazione mediatica (zero morti) e a Fukushima l'incidente ha ucciso solo una persona.
Viene da dare ragione a Grillo, a sentire certe persone.

Grillo, piaccia o non piaccia per i suoi toni, ma è molto più credibile della maggior parte dei politici che sono passati nello studio di Santoro.
Lui che aveva anticipato il crac Parmalat, parlato del potere occulto delle banche italiane (che condizionano la politica dei comuni italiani), dei capitalisti italiani capaci solo di lavorare coi soldi pubblici.
Con le concessioni per le autostrade. Con le grandi opere, pagate col project financing.

C'è tutto un paese da rifare. E qui ci tocca sentire ancora che il governo è coeso, unito nel voto (grazie alle campagne acquisti), che sta lavorando bene. Che non si deve far votare gli italiani quando c'è un'onda di emotività.
Ma chi deve informare, gli italiani, sulla sicurezza del nucleare?
L'agenzia del nucleare, nominata dal governo?
Il ministero dell'ambiente, che ha appena tagliato gli incentivi alle rinnovabili?
Professori come questo Battaglia, che diceva che il fotovoltaico non va bene perchè la notte non c'è il sole?

Grazie al cielo, nella puntata, c'è stato il servizio di Corrado Formigli (prima sulle radiazioni attorno al deserto di Fukushima) sul deposito di Saruggia: in mezzo ad una zona di acqua, a rischio alluvioni, abbiamo un deposito col 85% delle scorie della passata stagione nucleare italiana.
Quella interrotta, come dice il trasformista, dall'ecologismo di sinistra (al referendum del 1987 hanno votato l'80% degli italiani).
Scorie di plutonio, che rimarrano pericolose per migliaia di anni.
Perchè non si risolvono prima i problemi che il nucleare ci ha lasciato, prima di pensare ad un nuovo piano, si chiedevano gli abitanti di quei paesi.

Bella domanda. A trovare un nuclearista convinto capace di rispondere, senza fare quelle figure ridicole.
In ogni caso, come ha ribadito bene Di Pietro, a giugno si vota, anche a costo di presentarci in comune con un foglietto in mano.
Contro questo nucleare, imposto contro la volontà delle persone.
Perchè il nucleare ancora oggi causa delle morti per tumore, non solo a Chernobyl e a Fukushima (nel futuro). Ma anche attorno alle centrali, pure in condizioni di funzionamento normali. Come spiega il rapporto Kikk, del governo tedesco (raccontato a Presa diretta).
Contro questa privatizzazione dell'acqua, che garantisce alle grandi aziende che la gestiranno, profitti garantiti per legge (altro che libro mercato).
Contro il legittimo impedimento, perchè la legge è uguale per tutti.
E speriamo che Napolitano non firmi il decreto omnibus: "arbitro è colui che fischia il fallo, sennò è spettatore", implorava Di Pietro al presidente della Repubblica.

- L'intervento di Travaglio, sulle giravolte del governo, nella questione libica.
- Le vignette di Vauro.

28 aprile 2011

Cardiello vs Montalbano

Il senatore di Coesione Nazionale Franco Cardiello:
“Quanto proposto ieri dalla serie televisiva montalbano- dice Cardiello- non può che lasciare allibiti. Infatti all’inizio della puntata il commissario, ma forse sarebbe meglio chiamarlo ‘subcomandante’, si è lasciato andare in una durissima invettiva contro i poliziotti del G8 di Genova dicendo addirittura di vergognarsi di far parte della polizia e di essere pronto a dimettersi. Una polizia, ha continuato Montalbano, che non garantirebbe la legalità e che non rappresenterebbe più i suoi valori fondamentali”.
Ecco, la domanda che mi faccio: ma fanno a gara per mettersi in mostra (e magari aquisire crediti)?

Tra l'altro, lo sa, il senatore, che nel libro "Il giro di Boa " (uscito nel 2003) si parla anche della Bossi Fini (chiamata Cozzi Pini)?
Censuriamo anche il libro, adesso?

A proposito dei pm pataccari

Ferrara ieri sera ha usato la vicenda Scarantino (riagganciandola all'arresto di Ciancimino jr per un documento taroccato ) per attaccare i pm che fanno politica.
Magistrati, siete avvertiti: “Meno pentiti che dicono bugie, meno chiacchere, meno pataccari, signori Pm”.

PM come Nino di Matteo (che avrebbe seguito il pentimento di Scarantino) e Ingroia (pure lui ha interrogato una volta Scarantino).
Non racconta però che le deposizioni di Scarantino, oggi ritenute probabilmente false, furono seguite anche dai pm Anna Palma e dal procuratore Tinebra (vedi l'Agenda nera della prima repubblica, di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza).

Anna Palma lavora oggi nel gabinetto di Schifani, Giovanni Tinebra, ex direttore del Dap dal 2001, oggi candidato alla procura di Catania.

Il testamento biologico della maggioranza

Gli italiani ne sentivano proprio la necessità, di una bella legge sul testamento biologico, che impone l'obbligo all'alimentazione, per i casi come Welby o Englaro.
Arma di distrazione di massa, si chiama.

Per far passare in secondo piano le divisioni nella maggioranza.
Ed è anche un modo per raccattare i voti dei cattolici devoti. Quelli, per intenderci, ma almeno Berlusconi non va coi gay, come fanno a sinistra.

Ps: che ne pensate del dietro le quinte dell'incontro con Sarkozy?

.. Il capo di Stato francese si sarebbe presentato urlando, arrabbiato per la copertina del 31 marzo di Panorama, testata di Berlusconi ... Sarkozy si è lamentato della descrizione del suo Paese data su molti mezzi di informazione italiani, in particolare del Cavaliere. Attacchi inaccettabili, secondo il presidente della Francia, uomo di destra che dietro le porte chiuse dell'incontro ha elencato al capo del governo e del centro-destra italiano una lista di richieste con toni ultimativi.

Il nostro Premier non solo ha chinato la testa, ma ha preferito spostare l'attenzione su altre tematiche. Nordafrica? Politica estera? Nucleare? L'opa su Parmalat?

No Bunga Bunga.

27 aprile 2011

Racconti sulla Resistenza in Brianza

Il professor Corbetta
Il rappresentante dell'Anpi di Como
Corrado Mini legge passi del libro "Taccuino degli anni difficili"
La band

La lista civica Inverigo 2021 ha organizzato ieri, nella sala comunale di Inverigo, una serata dedicata al racconto delle storie di partigiani e di resistenza (militare e civile) qui in Brianza.

Parole, ricordi, storie e musica.
Durante la serata ha parlato il professor Corbetta, autore del libro “Taccuino degli anni difficili”, di cui sono stati letti alcuni passi, riguardanti episodi accaduti ad Inverigo (come la strage di Cremnago). Un rappresentante dell'Anpi comasco ha portato la sua testimonianza, così come un signore ha voluto ricordare la partigiana Francesca Ciceri , nome di battaglia “Vera”. La Resistenza è stata una presa di coscienza per molti italiani: non è solo una storia di scontri e guerre, si deve ricordare anche la resistenza civile di quanti hanno aiutato gli ebrei, qui in Brianza, a sfuggire verso la Svizzera; di quanti hanno nascosto e aiutato i giovani sfuggiti alla leva fascista. Quelli che stampavano manifestini e giornali antifascisti, come la tipografia di Canzo che era a pochi metri dal comando di Reggimento delle SS Italiane. Gli operai e le operaie che hanno scioperato, sapendo che potevano essere trasferite nei campi di concentramento.


Il nocciolo (della questione nucleare) si è scoperto

Alla fine è tutto chiaro: è più importante la lobby del nucleare, gli accordi Enel EDF (ma anche Ansaldo con la americana Westinghouse) che il giudizio degli italiani del nucleare.
Gli italiani non devono decidere in base all'emotività,
tramite il referendum che non s'ha da fare (mica parliamo di zingari e romeni).

Basta aspettare un anno, di modo che “una pubblica opinione consapevole” sia meno riluttante ad accettare centrali e scorie sotto casa : ci penserà in stile orwelliano, la macchina mediatica del premier. E tutto questo per avere in cambio l'elezione di Draghi alla Banca europea?
O forse, come la benedizione sulla scalata di Lactalis su Parmalat, c'è dietro altro?
Come la possibilità di sedersi al tavolo dove si spartirà il petrolio libico.

Una volta si parlava di sindrome di Badoglio. Oggi si parlerà di sindrome B.: prima baciamano con Gheddafi, poi le bombe. Prima con Putin, ora con Obama (che ci ha chiesto di bombardare in Libia).
Tanto, mica usiamo le bombe a grappoli (che sarebbero pure vietate).

26 aprile 2011

Bombardiamo, ma non indiscriminatamente

Bombardamenti si, o bombardamenti no. Alla fine anche l'Italia decide si per i bombardamenti in Libia: “Non bombardamenti indiscriminati”, ha chiarito il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ma “missioni con missili di precisione su obiettivi precisi”.
E ci mancherebbe anche, signor ministro.

E' stato avvisato il parlamento?
Quanto durerà la guerra?

Questa decisione arriva giusto in tempo per l'incontro Italia Francia: quello in cui si spartirà forse il futuro della Libia, e delle industrie italiane (Edf e Parmalat) nelle mire dei francesi.
Colonizzati tutti e due. E la difesa dell'italianità (tanto sbandierata con Alitalia)?

L'ultima speranza - Intervento di Tina Anselmi alla camera dei Deputati, 9 gennaio 1986

Intervento di Tina Anselmi alla camera dei Deputati, seduta del 9 gennaio 1986

(Riportato al termine del libro a cura di Anna Vinci, La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi)

[Il lavoro della Commissione]

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, voglio esordire osservando che la vicenda della Loggia massonica P2 è stata per lungo tempo al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica. […]
Ora che molti documenti sono stati pubblicati unitamente a parte dei verbali delle sedute della Commissione, tutti sono in grado di constatare di fronte a quale situazione si è trovata la Commissione in relazione a questo argomento.
Infatti così generalizzato era il diniego di appartenenza alla Loggia P2, così ostinatamente sostenuto, anche di fronte a prove inequivocabili, che il problema per noi, a prestar fede a quanto ci veniva detto, si sarebbe dovuto porre in termini di esistenza o meno della Loggia P2 e non piuttosto di quale fosse la sua maggiore o minore consistenza, secondo quanto ci indicava la legge istitutiva.
Fu questo fronte generalizzato e ostinato del diniego certamente a costituire per noi la prima spia, il primo segnale della gravità del fenomeno, ma esso valse anche a confortarci sulla scelta del metodo da seguire nel nostro lavoro, metodo che non poteva essere se non quello di ragionare sul documento in quanto tale, visto nella sua contestualità, prescindendo dall'esame analitico delle posizioni dei singoli, poiché operando diversamente, tendendo conto anche dell'assenza totale della collaborazione da parte degli interessati, avremmo sostanzialmente finito per paralizzare i nostri lavori. [..]
.. abbiamo sottoposto il documento ad ogni tipo di perizia, cosa non effettuata da nessun altro organo, e a ogni tipo di riscontro interno ed esterno ipotizzabile e siamo così arrivato alla conclusione che il documento era materialmente e ideologicamente autentico.
Siamo stati in grado cioè di affermare, prima di tutto, che le liste erano effettivamente state compilate da Licio Gelli e, in secondo luogo, di rispondere in senso affermativo al primo quesito che la legge ci poneva in via preliminare e cioè che la consistenza della Loggia P2 era da far coincidere, quanto meno, con quella rappresentata dalle liste sequestrate a Castiglion Fibocchi.

[..]
Altro è il discorso che che la Commissione ha inteso svolgere e portare alla vostra attenzione.
Si tratta di un discorso sui limiti e sulle disfunzioni del sistema democratico nel quale operiamo, così come della riaffermazione della sua vitalità e della sua sostanziale saldezza.
Affermare che qualcuno è iscritto alla Loggia P2 significa infatti fare una enunciazione che lascia il tempo che trova se non si tiene conto, in primo luogo, di come la Loggia era strutturata e di quali erano le sue finalità e, in secondo luogo, di come la sua organizzazione fosse funzionale al perseguimento di tali finalità.
Il vero problema non è tanto quello di sapere chi stava nella Loggia P2, quanto di capire perché ci stava, ovvero, in altri termini, per quale proprio interesse e al servizio di quali interessi altrui. La prima cosa da tenere bene a mente a questo proposito è che la P2 era strutturata secondo una formula organizzativa che la relazione della Commissione ha accuratamente studiato, definendola tale da non consentire di riferire indiscriminatamente tutte le attività della loggia a tutti gli aderenti.
[..]
L'affiliazione alla loggia, a una associazione della quale non si era in grado di controllare, per così dire, la ragione sociale, veniva a costituire un sorta di delega in bianco, concessa, non dimentichiamolo, da alcuni degli elementi più rappresentativi della classe dirigente del paese al signor Gelli.
Una realtà, questa, che per noi deve rappresentare un ulteriore segnale della gravità de fenomeno e della necessità di non procedere ad affrettate valutazioni.

La Commissione, dicevo, ha individuato, accanto alla finalità immediata di solidarietà reciproca, tradizionalmente massonica, una ulteriore finalità che ha definito come specificatamente politica, in quanto volta al condizionamento e al controllo del sistema democratico. [..]
Quanto ai documenti della Loggia, voglio citare un brano tratto dalle cosiddette 'sintesi delle norme', il breviario di comportamenti raccomandati ai nuovi adepti. In esso si legge 'Al fine di poter conservare la continuità della copertura di punti di interesse previsti dall'organigramma per i vari settori delle attività pubbliche e private, è necessario che ogni iscritto prima di un suo eventuale avvicendamento, da qualsiasi causa determinato, nella sfera delle sue competenze, segnali la persona che ritenga più idonea e capace a sostituirlo'.[..]
La P2 non reclutava adepti quali che fossero, ma individuava, per usare le sue parole, 'punti di interesse'. [..]

Ebbene, quale tipo di organigramma traspare di tali liste?
Certo, ritengo che se la loggia fosse stata un comitato di affari dovremmo trovarvi molti più esponenti del mondo bancario, dell'industria, delle assicurazioni. Invece notiamo che essi sono una minoranza, con presenze sporadiche, scarsamente riconducibili a un disegno organico.
Per contro, è agevole constatare la massiccia presenza di di militari (e tutti ai massimi gradi, ivi compresi in blocco i vertici dei servizi segreti), la ragguardevole presenza della burocrazia ministeriale (anche questa di ottimo livello), nonché esponenti del mondo politico. Non è dunque un organigramma economico, diciamo, che ci balza agli occhi, quanto piuttosto a un organigramma politico, un organigramma che, anche a prima vista, registra le ambizioni politiche dell'associazione; un organigramma che denuncia già da solo un progetto, perché vi troviamo molti tra coloro che più sono vicini al potere politico, meglio ancora molti di coloro sui quali il potere politico fa affidamento, non solo per la sua operatività, ma altresì per la sua salvaguardia e la sua conservazione.
[..]

[Sulla vicenda del Corriere della sera ha dimostrato come ] L'intervento finanziario della Centrale nell'editrice Rizzoli sia valso ad acquisire alla prima la proprietà e il controllo alla seconda. Ma tale operazione presenta n risvolto che ci deve far meditare sulla vera natura della Loggia P2; il fatto cioè, che l'intervento avviene attraverso al Loggia che si costituisce garante e nume tutelare della nuova situazione venutasi a creare. Fotografia di questo singolare intreccio è il famoso 'pattone': otto cartelle ognuna delle quali reca in calce, oltre alle firme di Roberto Calvi, Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din, quelle di Licio Gelli e di Umberto Ortolani.[..]
Che cosa significano quelle firme apposte al pattone, ovvero che bisogno rispettivamente aveva chi interveniva con i propri capitali e chi questi capitali riceveva dalla presenza di questi due signori, ovvero di Licio Gelli e di Umberto Ortolani? Ebbene, essi erano per l'appunto i garanti politici dell'accordo; e il frutto e le conseguenze di tali presenze traspaiono da tutta una serie di comportamenti successivi, a cominciare dal completamento dell'organigramma con l'affiliazione del direttore del quotidiano. La ricerca effettuata dal comitato di redazione e di fabbrica, da noi pubblicata, documenta la sottile strategia di gestione della testata, attraverso la quale, con raffinata tecnica di persuasione occulta, viene trasmesso un messaggio politico che in sostanza, pur se abilmente mascherato, si identifica con quello consegnato in tanti documenti della Loggia a noi pervenuti.
Da tutti questi documenti, infatti, si ricava, si ricava costantemente un messaggio politico, che sarebbe improprio definito conservatore, perché esso è in realtà, in senso strettamente etimologico, eversivo: un messaggio, cioè, di sfiducia nella politica, in una con l'insistita accentuazione della divisione tra paese legale e paese reale e con il persistente miraggio di una tecnocrazia che risolve i problemi senza perdere tempo in inutili discussioni: quelle discussioni che non sono altro che il libero dibattito, proprio della democrazia. [..]

[Le finalità politiche della loggia]
E' stato muovendo, dunque, da questo tipo di argomentazioni e della gran massa di documenti, che la suffraga, che la Commissione è pervenuta a definire la Loggia P2 come un'associazione avente finalità politiche; e una volta ritenuta indubbia la connotazione politica della Loggia, ha proceduto nel suo esame, ritenendo che il progetto politico dell'organizzazione potesse essere definito in termini di condizionamento e di controllo del sistema democratico.
[..] voglio citare, a solo titolo di esempio, l'affare Eni-Petronim e la liquidazione del Banco Ambrosiano, da una parte, dall'altra gli episodi di eversione violenta del sistema democratico che hanno contrassegnato più di dieci anni di storia italiana. Voglio qui ricordare che la connessione tra i vertici della Loggia (Licio Gelli in particolare) e avvenimenti luttuosi, frutto dell'azione di ambienti eversivi, è stata, e non dalla Commissione soltanto, individuata già in relazione alla strage dell'Italicus.

[La democrazia manipolata]
Ora, io credo che se dovessi definire tutto questo complesso problema e le vicende che in esso si intrecciano con termini che riassuntivamente li ricomprenda meglio non potrei fare altro se non ricorrere all'espressione coniata da un autorevole studioso, Luciano Cavalli, come titolo di una sua opera apparsa negli anni '60 : La democrazia manipolata. perché questo, e non altro, è la Loggia P2, quale la Commissione l'ha descritta, documentata e definita nella sua relazione: un tentativo sofisticato e occulto di manipolazione della democrazia.[..]
I fatti, onorevoli colleghi, gli eventi che hanno contrassegnato un periodo difficile quant'altri mai della nostra storia sono noti, e noi sappiamo bene quanto tali anni abbiano significato in termini di trasformazione del paese e di ricerca di soluzioni politiche adeguate.
Che di fronte a tali mutamenti vi siano stati uomini e ambienti che hanno ritenuto di dover contrastare il corso degli eventi e di imporre esiti diversi è una realtà. Che tali uomini e ambienti abbiano trovato nella Loggia P2 il luogo privilegiato e sicuro di incontro, anche questa, onorevoli colleghi, è una realtà, non una ipotesi di lavoro.[..]
Ciò che la Commissione ha voluto così affermare è che un fenomeno come il piduismo non è per sua natura né può essere il frutto dell'opera di una sola persona, quale che sia il suo livello.
[..]

[La chiave politica]
Si tratta di una spiegazione, tutto sommato, non così avventata come molti vorrebbero, perché non mi sembra né così avventato né così eccessivo ritenere che nella costruzione del sistema democratico, che certo non è opera di un giorno, siano rimaste sacche di resistenza, ambienti e settori che tale sistema non accettano, o non accettano con la stessa convinta adesione.
Né mi sembra avventato ed eccessivo che essi abbiano individuato forme di intervento per portare avanti un tentativo di correzione di tale sistema, ovvero abbiano elaborato un progetto di manipolazione della democrazia.[..]

Ciò che di nuovo la relazione porta al nostro pubblico dibattito politico è l'aver individuato uno strumento e una forma di intervento attraverso i quali queste forze ritenevano di potersi esprimere politicamente in modo parallelo a quello consentito dalle istituzioni repubblicane. Questa non è però, una conclusione da leggere tutta in negativo, onorevoli colleghi, o per la quale si debba menare scandalo, perché essa vale a ricordarci che democrazia non è soltanto un sistema di norme e di istituti, è anche e soprattutto una forma mentale, è un costume di vita che tali istituti rendono concretamente operanti.[..]

[
La trasparenza dell'ordinamento]
[..]se infatti ci chiediamo quale sia stato l'elemento determinate che ha consentito la proliferazione del fenomeno piduista, credo che si possa rispondere senza esitazione: quello della segretezza.
Credo che sulla segretezza della Loggia P2 vi siano ormai poche parole da spendere; riconosciuta tra l'altro da una sentenza della suprema Corte di cassazione, la segretezza dell'organizzazione si distingueva per suo duplice aspetto in quanto essa non era rivolta soltanto verso l'esterno, ma si proiettava anche all'interno.[..].

Ad una organizzazione ispirata a simili principi era iscritta una parte non esigua di persone che nel paese rivestivano incarichi di responsabilità, spesso di rilievi delicatissimo per le istituzioni e questa è certamente cosa che ci deve far meditare, e in particolare il punto sul quale dobbiamo riflettere adeguatamente è proprio quello della segretezza.
Infatti, in principio, la vera gravità del fenomeno sta non tanto nel fatto che ad esempio un direttore generale di un ministero, un generale, un direttore di un quotidiano facciano parte della stessa organizzazione, quanto piuttosto che tale circostanza sia ignota a chi lavora con loro, come a color verso i quali essi sono responsabili del loro operato.
Come è, dunque, possibile la costituzione di una sorta di interpartito se non appunto grazie al permanere di un sistema di zone d'ombra legittimate da malintese forme di garantismo?
Quello che qui viene messo in discussione non è la libertà del diritto di associazione[..]
ciò che viene messo in discussione è la funzionalità e la credibilità di un sistema democratico nel suo complesso, quel sistema che costituisce la prima e imprescindibile garanzia per i diritti dei singoli che in nessun modo possono essere tutelati e difesi se non garantendo l'integrità del quadro entro il quale essi sono destinati a esplicarsi. [..]
[
dobbiamo domandarci ] Se, cioè, accanto a ciò che viene dibattuto e operato di fronte ai cittadini possa esistere un versante occulto nel quale programmi e azioni destinate ad incidere nella vita della collettività vengano elaborati e portati avanti al di fuori, non dico di ogni controllo ma della stessa conoscenza dell'opinione pubblica.
Lascio agli economisti dibattere se l'esistenza di una economia sommersa finga da stimolo o sia di danno all'economia ufficiale, ma
per quanto mi concerne non credo che vi siano dubbi che la politica sommersa non potrà mai rivestire un ruolo di complementarietà rispetto alla politica ufficiale, perché essa ne è in radice la negazione. [..]
Qui sta, io credo, il valore politico principale della relazione della Commissione: essa ci documenta la presenza di uomini affiliati alla loggia in buona parte delle vicende più torbide che hanno attraversato il paese nel corso di più di un decennio.
Da vicende finanziarie, come quelle di Sindona e di Roberto Calvi, sino ad episodi di eversione violenta del sistema, troviamo che la Loggia P2, con la sua segretezza, costituisce il luogo privilegiato nel quale entrano in contatto e si intrecciano ambienti disparati, che hanno in comune il fatto di agire al di fuori della legalità repubblicana.
Dall'esplorazione di questo mondo [..] possiamo trarre una conclusione principale di significato politico rilevante: che la politica sommersa vive e prospera contro la politica ufficiale; che una democrazia manipolata è in realtà una non democrazia; che ogni tentativo di correggere surrettiziamente e per vie traverse il sistema democratico significa in realtà negarlo alla radice dei suoi valori costitutivi.
[..] Che la Loggia P2 abbia cercato e ottenuto connivenze e complicità nel mondo politico costituisce realtà di tale evidenza che, se mai, vi sarebbe da stupirsi del contrario, vista la qualità delle aspirazioni e dei progetti dell'organizzazione.

[Gelli il trasformista]
Così, qui ho sentito parlare di Gelli fascista, di Gelli in contatto con la resistenza comunista, di Gelli maggiordomo del potere democristiano. L'indubbio trasformismo del personaggio, e soprattutto della realtà che in lui si incarna, credo che costituisca il maggior pericolo di questo fenomeno, perché è appunto la sua presenza reale, o comunque attendibile, negli ambienti più disparati che sta alla base della tecnica di potere di un'organizzazione occulta delle ambizioni e del peso della Loggia P2: una tecnica che eleva a sua cardine l'arma squallida del ricatto, che quanto è più esteso e generalizzato tanto più è funzionale e soprattutto tanto più garantisce.
Di fronte a questa realtà non è allora logico chiedersi se chi sta un po' con tutti in fondo non sta con nessuno?[..]

Prova ne sono, consentitemi di dirlo, i memoriali che Gelli si affanna a inviare dall'uscita della prelazione di oggi. E sulla scorta di questa linea di ragionamento e sul riscontro di questa complessa realtà che la Commissione è pervenuta a definire l'intreccio di relazioni intessute con il potere politico come un rapporto contrassegnato dalle connotazioni della subalternità e della strumentalizzazione.
Anche qui sono gli stessi documenti della loggia a rivelarci con inconsapevole franchezza la vera natura dell'organizzazione e delle sue aspirazioni più riposte, come quando nel piano di rinascita democratica si parla di 'selezionati uomini politici' e di un vero e proprio comitato di garanti rispetto ai politici che si assumeranno l'onere dell'attuazione del piano.

[..] Per gli uomini e gli ambienti che si riconoscevano nella Loggia P2 l'attività politica nella quale noi siamo impegnati era considerato un onere da delegare; ma così non può essere, perché ogni volta che postuliamo un versante politico occulto, la sua logica non può che essere quella della concorrenzialità rispetto alla politica ufficiale. E che si muove al suo riparo non può che aspirare a una funzione di controllo e di delega: mai certamente di complementarietà. Per tale motivo si può essere complici della Loggia P2, ma solo per finirne vittime, come sistema di certo, se non come singoli.

Per questo io credo che a Loggia P2 è stata, come è stata, un meccanismo di controllo e condizionamento, allora è evidente che in questa vicenda noi siamo stati tutti perdenti o tutti vincenti: perché se la loggia P2 è stata, come è stata, politica sommersa, essa allora è in realtà contro tutti noi! Noi tutti che sediamo in questo emiciclo poniamo, a premessa indeclinabile del nostro impegno, la pubblica dichiarazione del nostro credo politico sulla base del quale cerchiamo il consenso e il voto degli elettori. Questo è il sistema democratico che in quaranta anni abbiamo voluto e costruito con il nostro quotidiano impegno: in questo sistema non vi è e non può esservi posto per nicchie nascoste o burattinai di sorta, perché il sistema che ci siamo dato, nel quale i cittadini hanno vissuto con grande tolleranza verso ogni forma di opinioni e costumi, è tale che in questo paese chi ha idee da affermare o interessi da difendere, è libero di farlo; se qualcuno si nasconde, certo ha qualcosa da nascondere![..]

Onorevoli colleghi, io non credo che la difesa di questi valori possa essere appannaggio di una sola forza politica, perché essa non può non essere interesse primario di tutti i partiti democratici; di certo, comunque, è tale il partito di cui mi onoro di appartenere!

Il link per ordinare il libro su ibs
La scheda del libro sul sito di chiarelettere.
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25 aprile 2011

Il senso del 25 aprile

Quale è il significato della festa per il 25 aprile? Perchè è così importante festeggiarla?
Provo a rispondere, pensando a che paese avremmo se non ci fosse stato il 25 aprile 1945, la guerra di Liberazione, la vittoria sulla dittatura fascista.
Non avremmo la libertà di espressione.
Non avremmo i sindacati, liberi (qualcuno più , qualcuno molto meno) di difendere i diritti dei lavoratori.
Non avremmo i diritti dei lavoratori: sciopero, rappresentanza, rivendicazioni, malattia, gravidanza.

Non avremmo il voto alle donne.
Non avremmo la magistratura come potere indipendente.
Non avremmo un sistema di informazione pubblico, la Rai, libero (beh, su questo siamo andati un po' indietro, con la Rai berlusconiana).
Mi rendo conto che in Italia ci sono persone per cui queste conquiste (come anche la scuola pubblica aperta a tutti, l'università aperta anche alle classi meno abbienti) non sono importanti espressioni di un paese civile e democratico.
Ma piaccia o non piaccia, sono tutte cose che sono venute dopo quel 25 aprile, dopo la caduta della dittatura. E sono venute con la democrazia, cresciuta dopo la Resistenza, con la Costituzione, antifascista.
Se oggi, ancora oggi, i nostalgici del manganello, dell'uomo forte, dello squadrismo, possono esprimersi è, paradossalmente, perchè 60 anni fa c'è stata una guerra di liberazione che ha garantito a tutti quelle libertà.

L'antifascismo è alla base della nostra Democrazia. Una lotta che messo assieme soldati, studenti, insegnanti, operai, contadini, preti. L'Italia.
Da quella lotta, e anche dalle persone che ne hanno fatto parte, è nata la Costituzione. Con la centralità del lavoro e del popolo, al primo posto.
Chi è contro, a questa Costituzione, perchè la definisce comunista, vecchia, da rottamare, è contro le fondamenta del nostro paese.
Chi equipara le morti (non il rispetto dovuto ai morti) tra repubblichini e partigiani.
Chi cerca di stravolgere i principi della nostra Costituzione (i contrappesi tra i poteri cui si regge lo Stato) è, de facto, fuori da essa. Eversivo.
Come dicevano i primi versi di quella canzone?

“Una mattina mi son svegliato
o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
Una mattina mi son svegliato
e ho trovato l'invasor”.
Non sta arrivando un'invasione dalla notte alla mattina, ma giorno dopo giorno, assistiamo ad una piccola erosione (decreto dopo decreto, esternazione dopo esternazione, proposta di riforma dopo proposta) dei nostri diritti.
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Sto rileggendo, come ogni anno, le “Lettere dei condannati a morte” (ibs) e come ogni volta, mi emoziona rileggere le ultime testimonianze di quei ragazzi, giovani e meno, che nell'ultimo istante, trovano la forza di dare coraggio alla moglie, ai parenti, ai genitori.

Caro papà, sappi che non ho amato come mio insegnante di vita
laboriosa ed onesta altro che te.
Scusami se ti scrivo in questa maniera ma queste sono
parole che mi escono dal cuore in questo triste e nello stesso tempo
bel momento di morte.”

Nel libro “Taccuino degli anni difficili” [Nodo libri, ibs] ho trovato invece una raccolta di testimonianze degli anni della guerra di liberazione, qui dove abito, nell'alta Brianza e Valassina.
Le storie di Giancarlo Puecher (fucilato dai repubblichini a Erba), Carlo Bianchi (ucciso a Fossoli nel 1944), don Carlo Banfi (parroco di Sormano).
Dovremmo essere orgogliosi di discendere da un così glorioso passato.

24 aprile 2011

Buona Pasqua


Faccio ancora più fatica, quest'anno, a conciliare la festività religiosa, con quanto sta accadendo nel paese: i respingimenti in mare, gli immigrati dal nordafrica che nessuno vuole accogliere e ora anche i Rom a Roma.
Scacciati dal campo abusivo alla vigilia di Pasqua, dal sindaco Alemanno, sono finiti reclusi dentro la basilica di S. Paolo (bambini da una parte, genitori dall'altra), guardati a vista dai gendarmi.
Roma riesce ad accogliere migliaia di pellegrini per papa Wojtyla, ma non riesce a trovare una sistemazione per qualche centinaio di immigrati?

Non credo che Papa Giovanni, che pure aveva vissuto al tempo dei campi di sterminio, approverebbe dall'alto.

In Ungheria si approva una costituzione nello stile Dio-Patria-Famiglia condannata da Amnesty
perché "viola le norme internazionali ed europee dei diritti dell'uomo ''.
In Svizzera vorrebbero un muro contro gli immigrati dal sud (che saremmo poi noi).
In Francia Sarkò fa campagna elettorale, rincorrendo la destra.
In Finlandia "I Veri Finnici", un partito di estrema destra antieuropeista e xenofobo, ha raggiunto il 20,4% dei voti. [Grillo]


Buona Pasqua, nonostante questo clima di egoismo, paura, chiusura che ci circonda.

La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi, a cura di Anna Vinci

Purtroppo, l'unico difetto che ho trovato in questo libro, è proprio nella sua struttura: una raccolta dei 700 e passa foglietti, nervosi appunti presi nel corso delle audizioni, lettere, atti che lo compongono e che raccontano la storia (complicata e anche ostacolata) della Commissione Parlamentare sulla Loggia P2, di cui Tina Anselmi fu presidente (e Giovanni di Ciommo che ne ha scritto la prefazione, segretario).
Foglietti che partono dal 30 ottobre 1981, per arrivare fino al 28 luglio 1990 (gli ultimi echi), nonostante la commissione terminò i lavori (o meglio, furono fatti terminare i lavori, per il presunto tacito accordo dei partiti di farli terminare) nel 1984.

Immagino la difficoltà, per una persona che in quegli anni non era ancora nato o era troppo piccolo, che volesse usare questo libro per comprendere cosa sia stato la Loggia P2, e cosa siano stati quegli anni densi di eventi che misero l'Italia di fronte alla lotta al terrorismo, il golpe dei corleonesi al sud, le bombe della strategia della tensione, gli scandali e le tangenti (Eni Petronim, lo scandalo dei petrolieri, il crac Italcasse, il crac Sindona, il crac del Banco Ambrosiano di Calvi). I tentativi di colpo di stato. E infine questa P2, come un ombra che compare spesso dietro questi episodi ancora oggi non del tutti spiegati. Non del tutto chiariti.

Ecco, iniziamo col dire che “La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi” non è un libro sulla P2 né sulla storia criminale italiana degli anni 70-80, nonostante le ricche note a fine di ogni capitolo che approfondiscono singoli episodi citati negli appunti della Anselmi.
E' invece un racconto, quasi da diario personale, dei messi vissuti dentro la Commissione Parlamentare, che su questa Loggia fu chiamata ad indagare.

Ironia della sorte, fu una donna a presiedere una commissione, di soli maschi, su una struttura il cui elenco degli iscritti era stato scoperto durante la perquisizione alla Giole (di Licio Gelli), ordinata dai magistrati Colombo e Turone il 17 marzo 1981, composta da soli uomini.

Forse anche questo spiega le difficoltà che questa commissione dovette affrontare, anche all'interno delle stesse strutture democratiche in cui la Loggia P2 pareva avere buone aderenze.
Perché in quelle liste erano presenti politici, ministri, giornalisti, banchieri, magistrati, qualche industriale, e i vertici delle forze armate e dei servizi segreti.

La P2: 12 generali dei carabinieri, 5 generali della Guardia di Finanza, 22 generali dell'esercito, 4 generali dell'Aeronautica militare, 8 ammiragli, direttori e funzionari dei vari servizi segreti, 44 parlamentari, 2 ministri dell'allora governo, un segretario di partito, giornalisti, imprenditori, faccendieri, magistrati ..

Una scoperta che metteva in imbarazzo i partiti di governo (eccetto il PCI e pochi altri partiti erano iscritti tutti i partiti della maggioranza), i servizi, l'esercito.

Si corre il rischio di farsi prendere dalla vertigine, leggendo le pagine di questo diario: troppi i nomi citati, nomi di personaggi oggi dimenticati (purtroppo), nonostante qualche rieccolo è ancora oggi presente nella vita istituzionale del paese.
Oltre ai giornalisti Costanzo, Trecca e Gervaso, il presidente Berlusconi, gli onorevoli Cicchitto e Selva.
Ma ad un certo punto si parla degli affari in Sardegna di Carboni (anche lui tornato nelle notizie di cronache per l'inchiesta sull'eolico, per l'inchiesta sulla P3) con Pisanu e Berlusconi. Del Mokbel recentemente balzato sulle notizie di cronaca per l'inchiesta sul senatore Di Girolamo.
E, purtroppo, anche il venerabile Licio Gelli, patron della ragnatela P2, non fa molto per farsi dimenticare dal popolo italiano. Rivendicando la paternità del piano di rinascita nazionale, che ritornerebbe nelle riforme messe in atto dall'attuale maggioranza parlamentare di centrodestra, senza che questo generi particolari scalpori in essa.

"Peccato non averlo depositato alla Siae per i diritti - ha detto il Venerabile - tutti ne hanno preso spunto: ma l'unico che può andare avanti è Silvio Berlusconi...".

Si comprendono bene, allora, le difficoltà nel lavoro della Commissione, che dovette dipanarsi in questa ragnatela che metteva assieme massoneria, logge coperte, finanzieri, politici e giornalisti. Ciascuno teso a minimizzare, tirarsi fuori, negare (in pochi ammisero la propria iscrizione, e la natura contraria alla Costituzione). In molti usarono poi la Commissione come “buca delle lettere” per gettare discredito su altri membri, su altri personaggi della vita pubblica: depistaggi, menzogne, reticenze. Fino alle pressioni, velate alcune, altre meno, sulla volontà di chiudere i lavori, se avessero oltrepassato una certa soglia. La soglia che pone il cittadino di fronte alla domanda: per quale motivo queste persone, alti esponenti dello stato, si riunivano assieme? Quale era la ragione sociale della Loggia (coperta, e spesso senza che nemmeno tutti gli iscritti si conoscessero tra loro)?

Leggendo i foglietti, è bene cercare di farsi un quadro d'insieme della situazione, volare alto, per non rimanere invischiati in questa ragnatela di persone, fatti, tangenti (sul petrolio, sui giornali, ai partiti), ricatti a mezzo stampa (il giornalista Pecorelli, poi ucciso egli stesso forse per aver preteso troppo dal gioco dei ricatti), senza farsi fregare dal gioco se quell'esponente era veramente iscritto.


Nell'intervista a
Famiglia Cristiana , Anna Vinci dice, sul lavoro di Tina Anselmi
«Aveva a che fare non solo con le audizioni, ma anche con le carte che venivano dalle Procure. Voleva documentare il suo lavoro perché temeva – e il timore era fondato – che il lavoro suo e dei commissari non venisse preso in considerazione. Scriveva per lasciare tutto “a futura memoria”. Quello che le è passato sotto gli occhi in quei tre anni era colossale. Come lei stessa l’ha definito, nel suo discorso del 9 gennaio 1986 alla Camera dei Deputati, la P2 è stata il “tentativo sofisticato e occulto di manipolare la democrazia”, di svuotarla dal suo interno rendendo l’Italia un Paese solo apparentemente democratico. Insomma, un vero e proprio piano eversivo».

L’onorevole Anselmi ha dichiarato, proprio al nostro settimanale in un’intervista del 25 maggio 1984: “Questi tre anni sono stati per me l’esperienza più sconvolgente della mia vita. Solo frugando nei segreti della P2 ho scoperto come il potere, quello che ci viene delegato dal popolo, possa essere ridotto a un’apparenza. La P2 si è impadronita delle istituzioni, ha fatto un colpo di Stato strisciante. Per più di dieci anni i servizi segreti sono stati gestiti da un potere occulto”. È per essere andata fino in fondo che poi ne ha pagato il prezzo politico?

«Sì. Quando le hanno proposto di diventare Presidente della Commissione, ha accettato perché è una donna coraggiosa. E la sua conduzione, nei tre anni seguenti, è stata un esempio di dirittura morale e onestà profonda. Anche se capiva che il “non fare sconti a nessuno” avrebbe comportato un duro prezzo. E l’ha pagato. Da allora è stata “fatta fuori” politicamente. È stata emarginata».

Quello che Tina Anselmi ha scoperto non era solo il tentativo di svuotamento della democrazia…
«No, infatti. C’erano anche
le implicazioni con la strage di Bologna, con l’attentato dell’Italicus, con il caso-Moro, con il caso-Sindona, le relazioni con la mafia e la banda della Magliana. E con tanti altri episodi oscuri e inquietanti della storia italiana. Emergeva un cono d’ombra comune, che aveva la sua matrice nella P2 di Licio Gelli».

Lei, dottoressa, nel ripercorrere quei foglietti e le vicende ad essi collegati, cosa ne ha tratto?
«Mi ha colpito la mancanza di senso dello Stato,
l’irresponsabilità. “Mi sono iscritto, ma non credevo… non sapevo…” Questo lo dicevano in tanti. È lo spaccato di un’intera classe dirigente che non si capisce quanto fosse incompetente o truffaldina. Dal libro emerge non tanto un giudizio politico ma la pochezza degli uomini. Gelli riceveva all’Excelsior. Non era lui che andava a trovare i politici. E tanti nomi degli iscritti alla lista P2 sono ancora in piena attività».

[..]

Tina Anselmi, una donna, si trovò a indagare in uno dei mondi più esclusivamente maschili, qual è quello della massoneria. È stato un valore aggiunto o un limite?
«Un valore aggiunto. Non se l’aspettavano la tenacia e il rigore di Tina. Quel mondo si è trovato spiazzato. Nella vicenda P2 non ci sono donne, in queste pagine non emergono donne. È una vicenda tutta al maschile. Questo mi porta a dire che, allora come oggi, al nostro Paese manca l’apporto del talento delle donne».

C’è una figura, fra le tante, che l’ha particolarmente inquietata?
«Francesco Cossiga. Appena divenne Presidente della Repubblica scrisse alla Anselmi. Era ossessionato dai vecchi rapporti con Gelli. Come scrive il magistrato Giovanni Turone, all’epoca titolare dell’inchiesta (con Gherardo Colombo) che portò alla scoperta della P2, Cossiga è una delle persone più inquietanti del nostro dopoguerra».

Perché, secondo lei, è importante leggere oggi di una vicenda di 30 anni fa?
«Tina diceva che una delle tragedie dell’Italia è che non abbiamo la memoria condivisa. Lei aveva cercato di ricomporre un puzzle che ci ha lasciato, perché non si dimentichi e perché non si ripeta. Il libro è in fondo un atto d’accusa della situazione in cui siamo caduti. Il declino andava fermato allora. Tina aveva compreso una cosa molto importante. Scrisse in uno dei suoi appunti: “Basta una sola persona che ci governa ricattata o ricattabile, perché la democrazia sia a rischio"».

Una questione molto attuale. Lei è pessimista?
«No. Vinceremo noi, alla fine, non i piduisti».

Ecco, se vogliamo vincere veramente noi, dobbiamo da una parte coltivare il vizio della memoria, dall'altra difenderla tutti i giorni, la democrazia, da chi la vuole ricondurre all'oscure di logge e gruppi di potere opachi.

Il link per ordinare il libro su ibs
La scheda del libro sul sito di chiarelettere.
Pretesti di lettura.
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22 aprile 2011

Quando la volontà popolare fa paura

L'ho ripeto. Hanno paura della volontà popolare.
Altrimenti non si spiegherebbe il dietro front sul nucleare e il mezzo colpo di mano sul referendum sulla privatizzazione dell'acqua.
A questa maggioranza, che ogni tre per due tira fuori la volontà popolare, il giudizio degli elettori come emendamento ai processi del premier, poi vuole togliere ai cittadini la possibilità di esprimersi su questi temi così delicati:

Il governo apre alla possibilità di un secondo intervento legislativo ad hoc, per bloccare sul filo del traguardo anche il referendum sulla privatizzazione delle risorse idriche.
Lo ha detto chiaramente il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani a Radio Anch'io: "Su questo tema, di grande rilevanza, sarebbe meglio fare un approfondimento legislativo". Sulla stessa lunghezza d'onda si era già espresso il sottosegretario Stefano Saglia.

La sortita di Romani è servita a raccogliere le sollecitazioni venute da Roberto Bazzano, presidente di Federutility, la federazione che riunisce i gestori degli acquedotti ("Chiediamoci seriamente se non sia il caso di evitare un referendum che ha sempre più un taglio puramente ideologico").

Giu le mani dal referendum:
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. [art. 1 della costituzione]

Alla faccia delle toghe rosse

Alla faccia di quanti dicono che i pm (le toghe rosse) sono coalizzate contro la maggioranza e contro il cavaliere.
Gli stessi pm non hanno esitato a incarcerare Massimo Ciancimino (che tanto aveva detto sulla trattativa e sugli investimenti dei mafiosi a Milano) "accusato di calunnia nei confronti del responsabile del Dis Gianni De Gennaro. I pm hanno emesso un provvedimento di fermo, domani Antonio Ingroia, Nino Di Matteo e Paolo Guido lo vanno ad interrogare a Parma, sulla sua libertà personale decideranno i magistrati emiliani, visto che Ciancimino jr e’ stato bloccato con tutta la famiglia sull’Autostrada del Sole all’altezza dello svincolo di Fidenza, mentre stava andando in Francia a trascorrere le vacanze pasquali."

Annozero chi le ha viste?

Immagino le reazioni degli spettatori: ma come, un'altra puntata su Ruby, sui processi di Berlusconi? Basta, non se ne può più ... Perchè non parliamo dei problemi degli italiani.

Ecco, è proprio questo il punto: c'è un tappo che non permette al paese di andare oltre, al parlamento di legiferare per uscire dalla crisi (di lavoro, economica, sociale).
Proprio perchè c'è questo tappo, i suoi parlamentari sfornano una legge ad personam per bloccarne i processi (breve o lungo, i conflitti di attribuzione, la riforma dell'articolo 1, le intercettazioni, la Cosrte Costituzionale), costringendo Camera e Senato a lunghe maratone per approvare le sue leggi.
E non sono leggi per il bene del paese. Almeno non prendiamoci in giro.

Fino a quando possiamo accettare un premier che racconta le barzellete in giro, censurate perfino dai troppo zelanti giornalisti italiani (che lo proteggono da se stesso non mandano in onda le storielle peggiori, come quella su Allegri).
Come avrebbero reagito i giornalisti stranieri - commentava nella copertina Santoro.

I TG nostrani non lo dicono, non parlano dei commenti all'estero: in onda vanno solo le immagini senza alcun commento, dei comizi del premier che spadroneggia sui canali nazionali.
I processi mi indeboliscono in un momento in cui devo rappresentare il paese: come se un leader che ha baciato l'anello di Gheddafi possa ancora avere una considerazione nelle altre democrazie.

La Corte Costituzionale boccia le mie leggi, fatte per tutelare la mia persona: ma la Corte applica solo le leggi della Costituzione. Mica è colpa sua se questo centrodestra sforna leggi contro i principi costituzionali.
B. racconta una storia da processo kafkiano, come se veramente esistesse una macchinazione diabolica che lo vuole incastrare. Come il patto scellerato tra Fini e il sindacato delle toghe (il piano eversivo): se ha delle prove, le mostri, le porti in Tribunale (come ha portato i giornalisti dell'Unità qualche anno fa).


Nel frattempo, il processo Ruby va avanti ed escono altre testimonianze dei festini: come quello raccontato dalla ragazza intervistata ad inizio puntata. Uno spogliarello alla Demi Moore, Streaptease.
"Se fossi rimasta lì, avrebbe cambiato la mia vita, ma che prezzo avrei pagato?", concludeva il suo racconto.
Altre ragazze hanno preso soldi, gioielli, hanno guadagnato un posto al sole televisivo. Ma cosa faranno da grandi?

I manifesti sulle Br nelle procure.
Dina Lauricella ha intervistato il presidente Lassini, del comitato che ha affisso i manifesti sulle Br nelle procure. Che si è preso la colpa, ex post l'affissione.
Sarebbe interessante scoprire chi è il mandante, l'ideatore, di questi cartelloni. Giudicati sbagliati persino da Lassini, che però non ha alcuna intenzione di farsi da parte.
E nemmeno di rispondere a tutte le domande della giornalista, tirato via dalla "badante" Maiolo.

In studio, a rispondere alla domanda sul mandante, gli onorevoli Paniz e Bocchino, il giornalista Belpietro.

Paniz ha voluto chiaramente condannare le parole dei manifesti "mi riconosco nelle parole del presidente della Repubblica".
Ma quelle parole sono la conseguenza delle parole del premier (che aveva parlato di brigatismo giudiziario). Su quelle, Paniz ha voluto solo dire che condanna gli eccessi nei toni e nelle parole.
Tirando in ballo anche le parole di Cascini, in cui si diceva che questa maggioranza non è legittimata dal punto di vista politico e morale.

Bocchino: il manifesto è indegno; il mandante morale è Berlusconi e Lassini sarà probabilmente il più votato a Milano, perchè interprete del pensiero di B.
E' in atto un'aggressione ai magistrati, ma se si smantella il sistema di pesi e di contrappessi nel nostro stato, si perde tutto.

Belpietro: i magistrati, a differenza delle altre categorie citate (giornalisti, carabinieri, medici) non pagano o pagano in ritardo.
Inoltre, se da una parte si permette di insultare quotidianamente il governo (che pure è un organo dello Stato), dall'altra nessuno si mobilità per condannare questi insulti.

Travaglio: non è vero che il CSM non è severo con i magistrati che sbagliano; l'ordine degli avvocati non ha ancora espulso Previti nonostante la condanna.
Quanto un magistrato viene accusato di un reato finisce in carcere mentre se un politico viene accusato, la Casta si mobilita per salvarlo (vedi Tedesco).
Oggi non c'è uno scontro tra maggioranza e magistratura, ma semplicemente c'è un processo in corso, doveroso, che la maggioranza sta facendo di tutto per bloccare.
Perchè Lassini deve farsi da parte (come hanno chiesto parti del PDL) mentre B. può continuare a governare: significa che se una cosa la dice B. è meno grave?
Di fronte alla stampa ha parlato di una associazione a delinquere di stampo eversivo dentro a magistratura. E' ipocrita, condannare Lassini e non il cavaliere.

L'intervista al figlio di Emilio Alessandrini.
Il magistrato Emilio Alessandrini è stato ucciso il 29 gennaio 1979, dopo aver accompagnato il figlio Marco a scuola. Ucciso perchè col suo lavoro dava credibilità alle istituzioni.
I manifesti sono stati un cazzotto in un occhio, commentava il figlio Marco: perchè erano manifesti affissi negli spazi elettorali. Significa che la lotta politica ha esondato, andando a trasfigurare i fatti, per gettare una cortina fumogena sui fatti.
Si sta affermando una prassi nel paese: i potenti non si difendono più nel processo ma dal processo.

Paniz, ha voluto comentare le ultime parole del figlio del magistrato: B. è stato vittima di alcuni atti. Come l'avviso di garanzia a Napoli (ancora questa storia). Inoltre B. è stato assolto in molti dei suoi processi.

Bocchino ha usato la metafora della cultura di impresa per spiegare l'allergia alla democrazia della maggioranza. Berlusconi arriva dalla cultura monocratica dell'impresa e questa idea l'ha portata in politica. B. vorrebbe Schifani presidente della Camera, presidente del Senato e del Consiglio, cui chiedere una legge ad hoc.
B. non accetta Fini che applica i regolamenti, e rispetta i tempi del parlamento nell'approvazione delle leggi.

Altro intervento interessante è stato quello di Benedetta Tobagi, giornalista e figlia del giornalista Walter Tobagi.
Anche per lei, la ferita per quelle morti del terrorismo, è ancora aperta.
C'è una grossa ipocrisia, certe esternazioni non sono solo degli eccessi (come ha cercato di minimizzare Paniz precedentemente). E' una falsificazione storica indicare l'eversione nei magistrati: le Br volevano sottrarsi ai processi, rifiutando i difensori di ufficio e andando a intimidire le giurie, uccidendo il presidente dell'ordine degli avvocati Fulvio Croce.
La vittoria dello Stato è stata quella di condannare Curcio e le Br facendo un processo nel rispetto delle regole.
Allora, o si sta dentro il sistema, o si dicono cose fuori dal sistema: il linguaggio aggressivo contro i magistrati nasce dalle Br.
Tartaglione e Minervini venivano chiamati boia.
Tobagi, veniva chiamata dai terroristi terrorista di stato.
Vogliamo chiederci che effetto hanno queste parole sulle persone?

L'intervento di Travaglio.
Il premier che dice tutto e il contrario di tutto, forse anche perchè pochi giornalisti (pochissimi in televisione) controllano quello che dice.
Come nella pubblicità del dentifricio, con quella bocca può dire quello che vuole.
Ho pagato Ruby per non farle fare la prostituta.
Ai poliziotti di Milano ho solo chiesto un'informazione.
Al presidente del Consiglio è vietato avere un cellulare.
Ho le prove di un patto scellerato Fini Anm.
Nel 1992 i PM hanno fatto fuori 5 partiti e mandato Craxi in esilio . [E nel frattempo le sue televisioni tifavano per i magistrati] .
Eppure nel discorso della discesa in campo diceva "questo paese schiacchiato dal debito pubblico e dal finanziamento illecito ai partiti".
Nel 1994 il governo è stato fatto fuori dai magistrati.[Fu colpa di Bossi] .
Come nel 2008, Prodi cadde per la sfiducia di Mastella.
Infine, la bugia della rapina sulla Mondadori: nel 1990 gli avvocati di B. pagarono un tangente al giudice Metta per ribaltare la sentenza del lodo Mondadori, per dare il gruppo al cavaliere. Dal processo B. si è salvato con la prescrizione.

Il dibattito Travaglio e Paniz: c'è stato un bel confronto, acceso nei contenuti ma pacato nei toni tra i due, sul tema della prescrizione. Va dato atto all'onorevole Paniz di aver tenuto un tono pacato e sereno, pur accettando il botta e risposta col giornalista.
A prescindere dalle idee e dalle posizioni personali, su cui si può essere d'accordo o meno, gli va dato atto di essersi comportato meglio di altri colleghi ospitati in precedenti puntate.

Peccato che, se è vero che il processo Mills andrà in prescrizione a gennaio 2012 in ogni caso, col processo breve andrà in prescrizione a pochi mesi. Togliendo B. dall'impiccio di dover frequentare le aule del tribunale in campagna elettorale.
Il processo Mediaset (su cui il governo ha aperto il conflitto di attribuzione) andrà in prescrizione nel 2014, anche lui a rischio prescrizione.

"Le vittime non subiscono alcun effetto da questa riforma", sosteneva l'onorevole: tesi difficile da sostenere, se si tiene conto dei troppi processi già oggi prescritti senza dare giustizia.

Come per il processo Mills stesso - ribatteva il giornalista- dove aspettiamo la messa in forma attiva della frase: "Mills è stato corrotto da Berlusconi". Come si leggerebbe? "B. ha corrotto Mills".
Forse è vero che, presi singolarmente i singoli provvedimenti, possono sembrare come mosse da campagna elettorale. Ma il disegno complessivo è quello di massacrare quei processi. Se una volta bastava comprare i giudici (fu dopo l'arresto di Squillante che B. parlò di brigatismo delle procure) oggi , poichè queste Boccassini non si fanno comprare, bisogna proprio stopparli.
Il conflitto di attribuzione di fronte alla Corte Costituzionale.
La legge che blocca un processo se è in atto un conflitto di attribuzione.
Il tutto per perdere tempo.

La difesa della Minetti.
Se da una parte ci si difende dai processi, la difesa della consigliera Minetti, patrocinata dall'avvocato Pesce, si difende nel processo.
Per la vicenda Ruby, la mia assistita non c'entra niente, spiega l'avvocato.
Sul commento di Fede (che aveva parlato di un bonus da parte della procura per questa linea di posizione): "Fede dice troppe cose, è una reazione uterina".
La Minetti partecipava alle feste in quanto aveva una relazione con B.
E sulle Br nelle procure: "le Br sono quelle che hanno ucciso i miei amici".

Insomma, cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime settimane? Una esasperazione di queste posizioni? Brigatisti e comunisti da una parte, e le forze del bene dall'altra parte che salvano le fanciulle in difficiltà?
E chi salva il paese?
Si parla di una manovra di svariati miliardi per rimettere a posto l'economia.
L'alta disoccupazione giovanile è causata, a sentire Sacconi, dal fatto che i giovani non voglio andare a raccogliere i pomodori nei campi.
Le piccole aziende italiane sono in crisi, e le grandi sono preda delgi appetiti dei gruppi esteri. Oppure sono svendute: la Fiat compra un pezzo di Chrysler, anche grazie al cattivo andamento della Fiat in Italia.

Chi salverà gli italiani?


21 aprile 2011

I magistrati e la mafia

Nei gioni in cui una parte politica accusa parte della magistratura di comportamenti eversivi, paragonabili a quelle delle Br, dovrebbe far riflettere quel passo dell'intervista a Chicca Roveri in cui parla di quei magistrati che avrebbero aiutato la mafia, ostacolando le indagini sulla morte del compagno Mauro Rostagno.
Come mettendo da parte certi appunti del giornalista.

Quali sono i nomi in quell'appunto?
"L'appunto ha un titolo. "Trapani. Primi anni 80. Questura. Palazzo di Giustizia". Ne semplifico il significato. Il primo nome che si legge è quello dell'allora procuratore Antonio Coci e una freccia che conduce a un altro nome Antonio Costa, sostituto procuratore, e ancora una freccia verso il nome di Ciaccio Montalto, accanto a questo nome c'è scritto "sulle bobine e trascrizioni/la goccia che trabocca per i Minore". Oggi, con il senno di poi, posso capire che cosa c'è in quel sintetico schizzo. Il sostituto Antonio Costa viene intercettato a colloquio con un imprenditore vicino ai mafiosi Minore mentre tratta il prezzo della sua corruzione. Quelle intercettazioni decine e decine di bobine furono dimenticate in Questura e mai il procuratore Coci ne chiese la consegna mentre Ciaccio Montalto, che le aveva autorizzate, fu assassinato".

Che cosa significano per lei queste note?
"Significano che Mauro aveva capito quel che molti sapevano e tutti avrebbero potuto capire: uomini dello Stato proteggevano gli interessi delle famiglie mafiose. Mauro fece di più. Indicò nella loggia massonica "Scontrino" il luogo dove si incontravano mafiosi e cittadini al di sopra di ogni sospetto. Dopo quella trasmissione, Mauro fu convocato dai carabinieri e interrogato dal brigadiere Cannas che incredibilmente nella sua testimonianza al processo non ne ha più il ricordo. Eppure, a verbale, Mauro gli racconta di aver saputo di due incontri di Licio Gelli con il mafioso Mariano Agate. Ma di interrogatori dimenticati e ambigui consigli di magistrati è piena questa storia".