L'ultima dichiarazione di Gheddafi, dopo averci dichiarato guerra.
Anche lui ha capito quanto vale la parola del cavaliere, e il senso dello stato dei nostri parlamentari.
Nessuno io mi chiamo; nessuno è il nome che mi danno il padre e la madre e inoltre tutti gli amici
“Quanto proposto ieri dalla serie televisiva montalbano- dice Cardiello- non può che lasciare allibiti. Infatti all’inizio della puntata il commissario, ma forse sarebbe meglio chiamarlo ‘subcomandante’, si è lasciato andare in una durissima invettiva contro i poliziotti del G8 di Genova dicendo addirittura di vergognarsi di far parte della polizia e di essere pronto a dimettersi. Una polizia, ha continuato Montalbano, che non garantirebbe la legalità e che non rappresenterebbe più i suoi valori fondamentali”.Ecco, la domanda che mi faccio: ma fanno a gara per mettersi in mostra (e magari aquisire crediti)?
La lista civica Inverigo 2021 ha organizzato ieri, nella sala comunale di Inverigo, una serata dedicata al racconto delle storie di partigiani e di resistenza (militare e civile) qui in Brianza.
Alla fine è tutto chiaro: è più importante la lobby del nucleare, gli accordi Enel EDF (ma anche Ansaldo con la americana Westinghouse) che il giudizio degli italiani del nucleare.
Gli italiani non devono decidere in base all'emotività, tramite il referendum che non s'ha da fare (mica parliamo di zingari e romeni).
Basta aspettare un anno, di modo che “una pubblica opinione consapevole” sia meno riluttante ad accettare centrali e scorie sotto casa : ci penserà in stile orwelliano, la macchina mediatica del premier. E tutto questo per avere in cambio l'elezione di Draghi alla Banca europea?
O forse, come la benedizione sulla scalata di Lactalis su Parmalat, c'è dietro altro?
Come la possibilità di sedersi al tavolo dove si spartirà il petrolio libico.
Una volta si parlava di sindrome di Badoglio. Oggi si parlerà di sindrome B.: prima baciamano con Gheddafi, poi le bombe. Prima con Putin, ora con Obama (che ci ha chiesto di bombardare in Libia).
Tanto, mica usiamo le bombe a grappoli (che sarebbero pure vietate).
(Riportato al termine del libro a cura di Anna Vinci, La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi)
[Il lavoro della Commissione]
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, voglio esordire osservando che la vicenda della Loggia massonica P2 è stata per lungo tempo al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica. […]
Ora che molti documenti sono stati pubblicati unitamente a parte dei verbali delle sedute della Commissione, tutti sono in grado di constatare di fronte a quale situazione si è trovata la Commissione in relazione a questo argomento.
Infatti così generalizzato era il diniego di appartenenza alla Loggia P2, così ostinatamente sostenuto, anche di fronte a prove inequivocabili, che il problema per noi, a prestar fede a quanto ci veniva detto, si sarebbe dovuto porre in termini di esistenza o meno della Loggia P2 e non piuttosto di quale fosse la sua maggiore o minore consistenza, secondo quanto ci indicava la legge istitutiva.
Fu questo fronte generalizzato e ostinato del diniego certamente a costituire per noi la prima spia, il primo segnale della gravità del fenomeno, ma esso valse anche a confortarci sulla scelta del metodo da seguire nel nostro lavoro, metodo che non poteva essere se non quello di ragionare sul documento in quanto tale, visto nella sua contestualità, prescindendo dall'esame analitico delle posizioni dei singoli, poiché operando diversamente, tendendo conto anche dell'assenza totale della collaborazione da parte degli interessati, avremmo sostanzialmente finito per paralizzare i nostri lavori. [..]
.. abbiamo sottoposto il documento ad ogni tipo di perizia, cosa non effettuata da nessun altro organo, e a ogni tipo di riscontro interno ed esterno ipotizzabile e siamo così arrivato alla conclusione che il documento era materialmente e ideologicamente autentico.
Siamo stati in grado cioè di affermare, prima di tutto, che le liste erano effettivamente state compilate da Licio Gelli e, in secondo luogo, di rispondere in senso affermativo al primo quesito che la legge ci poneva in via preliminare e cioè che la consistenza della Loggia P2 era da far coincidere, quanto meno, con quella rappresentata dalle liste sequestrate a Castiglion Fibocchi.
[..]
Altro è il discorso che che la Commissione ha inteso svolgere e portare alla vostra attenzione.
Si tratta di un discorso sui limiti e sulle disfunzioni del sistema democratico nel quale operiamo, così come della riaffermazione della sua vitalità e della sua sostanziale saldezza.
Affermare che qualcuno è iscritto alla Loggia P2 significa infatti fare una enunciazione che lascia il tempo che trova se non si tiene conto, in primo luogo, di come la Loggia era strutturata e di quali erano le sue finalità e, in secondo luogo, di come la sua organizzazione fosse funzionale al perseguimento di tali finalità.
Il vero problema non è tanto quello di sapere chi stava nella Loggia P2, quanto di capire perché ci stava, ovvero, in altri termini, per quale proprio interesse e al servizio di quali interessi altrui. La prima cosa da tenere bene a mente a questo proposito è che la P2 era strutturata secondo una formula organizzativa che la relazione della Commissione ha accuratamente studiato, definendola tale da non consentire di riferire indiscriminatamente tutte le attività della loggia a tutti gli aderenti.
[..]
L'affiliazione alla loggia, a una associazione della quale non si era in grado di controllare, per così dire, la ragione sociale, veniva a costituire un sorta di delega in bianco, concessa, non dimentichiamolo, da alcuni degli elementi più rappresentativi della classe dirigente del paese al signor Gelli.
Una realtà, questa, che per noi deve rappresentare un ulteriore segnale della gravità de fenomeno e della necessità di non procedere ad affrettate valutazioni.
La Commissione, dicevo, ha individuato, accanto alla finalità immediata di solidarietà reciproca, tradizionalmente massonica, una ulteriore finalità che ha definito come specificatamente politica, in quanto volta al condizionamento e al controllo del sistema democratico. [..]
Quanto ai documenti della Loggia, voglio citare un brano tratto dalle cosiddette 'sintesi delle norme', il breviario di comportamenti raccomandati ai nuovi adepti. In esso si legge 'Al fine di poter conservare la continuità della copertura di punti di interesse previsti dall'organigramma per i vari settori delle attività pubbliche e private, è necessario che ogni iscritto prima di un suo eventuale avvicendamento, da qualsiasi causa determinato, nella sfera delle sue competenze, segnali la persona che ritenga più idonea e capace a sostituirlo'.[..]
La P2 non reclutava adepti quali che fossero, ma individuava, per usare le sue parole, 'punti di interesse'. [..]
Ebbene, quale tipo di organigramma traspare di tali liste?
Certo, ritengo che se la loggia fosse stata un comitato di affari dovremmo trovarvi molti più esponenti del mondo bancario, dell'industria, delle assicurazioni. Invece notiamo che essi sono una minoranza, con presenze sporadiche, scarsamente riconducibili a un disegno organico.
Per contro, è agevole constatare la massiccia presenza di di militari (e tutti ai massimi gradi, ivi compresi in blocco i vertici dei servizi segreti), la ragguardevole presenza della burocrazia ministeriale (anche questa di ottimo livello), nonché esponenti del mondo politico. Non è dunque un organigramma economico, diciamo, che ci balza agli occhi, quanto piuttosto a un organigramma politico, un organigramma che, anche a prima vista, registra le ambizioni politiche dell'associazione; un organigramma che denuncia già da solo un progetto, perché vi troviamo molti tra coloro che più sono vicini al potere politico, meglio ancora molti di coloro sui quali il potere politico fa affidamento, non solo per la sua operatività, ma altresì per la sua salvaguardia e la sua conservazione.
[..]
[Sulla vicenda del Corriere della sera ha dimostrato come ] L'intervento finanziario della Centrale nell'editrice Rizzoli sia valso ad acquisire alla prima la proprietà e il controllo alla seconda. Ma tale operazione presenta n risvolto che ci deve far meditare sulla vera natura della Loggia P2; il fatto cioè, che l'intervento avviene attraverso al Loggia che si costituisce garante e nume tutelare della nuova situazione venutasi a creare. Fotografia di questo singolare intreccio è il famoso 'pattone': otto cartelle ognuna delle quali reca in calce, oltre alle firme di Roberto Calvi, Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din, quelle di Licio Gelli e di Umberto Ortolani.[..]
Che cosa significano quelle firme apposte al pattone, ovvero che bisogno rispettivamente aveva chi interveniva con i propri capitali e chi questi capitali riceveva dalla presenza di questi due signori, ovvero di Licio Gelli e di Umberto Ortolani? Ebbene, essi erano per l'appunto i garanti politici dell'accordo; e il frutto e le conseguenze di tali presenze traspaiono da tutta una serie di comportamenti successivi, a cominciare dal completamento dell'organigramma con l'affiliazione del direttore del quotidiano. La ricerca effettuata dal comitato di redazione e di fabbrica, da noi pubblicata, documenta la sottile strategia di gestione della testata, attraverso la quale, con raffinata tecnica di persuasione occulta, viene trasmesso un messaggio politico che in sostanza, pur se abilmente mascherato, si identifica con quello consegnato in tanti documenti della Loggia a noi pervenuti.
Da tutti questi documenti, infatti, si ricava, si ricava costantemente un messaggio politico, che sarebbe improprio definito conservatore, perché esso è in realtà, in senso strettamente etimologico, eversivo: un messaggio, cioè, di sfiducia nella politica, in una con l'insistita accentuazione della divisione tra paese legale e paese reale e con il persistente miraggio di una tecnocrazia che risolve i problemi senza perdere tempo in inutili discussioni: quelle discussioni che non sono altro che il libero dibattito, proprio della democrazia. [..]
[Le finalità politiche della loggia]
E' stato muovendo, dunque, da questo tipo di argomentazioni e della gran massa di documenti, che la suffraga, che la Commissione è pervenuta a definire la Loggia P2 come un'associazione avente finalità politiche; e una volta ritenuta indubbia la connotazione politica della Loggia, ha proceduto nel suo esame, ritenendo che il progetto politico dell'organizzazione potesse essere definito in termini di condizionamento e di controllo del sistema democratico.
[..] voglio citare, a solo titolo di esempio, l'affare Eni-Petronim e la liquidazione del Banco Ambrosiano, da una parte, dall'altra gli episodi di eversione violenta del sistema democratico che hanno contrassegnato più di dieci anni di storia italiana. Voglio qui ricordare che la connessione tra i vertici della Loggia (Licio Gelli in particolare) e avvenimenti luttuosi, frutto dell'azione di ambienti eversivi, è stata, e non dalla Commissione soltanto, individuata già in relazione alla strage dell'Italicus.
[La democrazia manipolata]
Ora, io credo che se dovessi definire tutto questo complesso problema e le vicende che in esso si intrecciano con termini che riassuntivamente li ricomprenda meglio non potrei fare altro se non ricorrere all'espressione coniata da un autorevole studioso, Luciano Cavalli, come titolo di una sua opera apparsa negli anni '60 : La democrazia manipolata. perché questo, e non altro, è la Loggia P2, quale la Commissione l'ha descritta, documentata e definita nella sua relazione: un tentativo sofisticato e occulto di manipolazione della democrazia.[..]
I fatti, onorevoli colleghi, gli eventi che hanno contrassegnato un periodo difficile quant'altri mai della nostra storia sono noti, e noi sappiamo bene quanto tali anni abbiano significato in termini di trasformazione del paese e di ricerca di soluzioni politiche adeguate.
Che di fronte a tali mutamenti vi siano stati uomini e ambienti che hanno ritenuto di dover contrastare il corso degli eventi e di imporre esiti diversi è una realtà. Che tali uomini e ambienti abbiano trovato nella Loggia P2 il luogo privilegiato e sicuro di incontro, anche questa, onorevoli colleghi, è una realtà, non una ipotesi di lavoro.[..]
Ciò che la Commissione ha voluto così affermare è che un fenomeno come il piduismo non è per sua natura né può essere il frutto dell'opera di una sola persona, quale che sia il suo livello.
[..]
[La chiave politica]
Si tratta di una spiegazione, tutto sommato, non così avventata come molti vorrebbero, perché non mi sembra né così avventato né così eccessivo ritenere che nella costruzione del sistema democratico, che certo non è opera di un giorno, siano rimaste sacche di resistenza, ambienti e settori che tale sistema non accettano, o non accettano con la stessa convinta adesione.
Né mi sembra avventato ed eccessivo che essi abbiano individuato forme di intervento per portare avanti un tentativo di correzione di tale sistema, ovvero abbiano elaborato un progetto di manipolazione della democrazia.[..]
Ciò che di nuovo la relazione porta al nostro pubblico dibattito politico è l'aver individuato uno strumento e una forma di intervento attraverso i quali queste forze ritenevano di potersi esprimere politicamente in modo parallelo a quello consentito dalle istituzioni repubblicane. Questa non è però, una conclusione da leggere tutta in negativo, onorevoli colleghi, o per la quale si debba menare scandalo, perché essa vale a ricordarci che democrazia non è soltanto un sistema di norme e di istituti, è anche e soprattutto una forma mentale, è un costume di vita che tali istituti rendono concretamente operanti.[..]
[La trasparenza dell'ordinamento]
[..]se infatti ci chiediamo quale sia stato l'elemento determinate che ha consentito la proliferazione del fenomeno piduista, credo che si possa rispondere senza esitazione: quello della segretezza.
Credo che sulla segretezza della Loggia P2 vi siano ormai poche parole da spendere; riconosciuta tra l'altro da una sentenza della suprema Corte di cassazione, la segretezza dell'organizzazione si distingueva per suo duplice aspetto in quanto essa non era rivolta soltanto verso l'esterno, ma si proiettava anche all'interno.[..].
Ad una organizzazione ispirata a simili principi era iscritta una parte non esigua di persone che nel paese rivestivano incarichi di responsabilità, spesso di rilievi delicatissimo per le istituzioni e questa è certamente cosa che ci deve far meditare, e in particolare il punto sul quale dobbiamo riflettere adeguatamente è proprio quello della segretezza.
Infatti, in principio, la vera gravità del fenomeno sta non tanto nel fatto che ad esempio un direttore generale di un ministero, un generale, un direttore di un quotidiano facciano parte della stessa organizzazione, quanto piuttosto che tale circostanza sia ignota a chi lavora con loro, come a color verso i quali essi sono responsabili del loro operato. Come è, dunque, possibile la costituzione di una sorta di interpartito se non appunto grazie al permanere di un sistema di zone d'ombra legittimate da malintese forme di garantismo?
Quello che qui viene messo in discussione non è la libertà del diritto di associazione[..] ciò che viene messo in discussione è la funzionalità e la credibilità di un sistema democratico nel suo complesso, quel sistema che costituisce la prima e imprescindibile garanzia per i diritti dei singoli che in nessun modo possono essere tutelati e difesi se non garantendo l'integrità del quadro entro il quale essi sono destinati a esplicarsi. [..]
[dobbiamo domandarci ] Se, cioè, accanto a ciò che viene dibattuto e operato di fronte ai cittadini possa esistere un versante occulto nel quale programmi e azioni destinate ad incidere nella vita della collettività vengano elaborati e portati avanti al di fuori, non dico di ogni controllo ma della stessa conoscenza dell'opinione pubblica.
Lascio agli economisti dibattere se l'esistenza di una economia sommersa finga da stimolo o sia di danno all'economia ufficiale, ma per quanto mi concerne non credo che vi siano dubbi che la politica sommersa non potrà mai rivestire un ruolo di complementarietà rispetto alla politica ufficiale, perché essa ne è in radice la negazione. [..]
Qui sta, io credo, il valore politico principale della relazione della Commissione: essa ci documenta la presenza di uomini affiliati alla loggia in buona parte delle vicende più torbide che hanno attraversato il paese nel corso di più di un decennio.
Da vicende finanziarie, come quelle di Sindona e di Roberto Calvi, sino ad episodi di eversione violenta del sistema, troviamo che la Loggia P2, con la sua segretezza, costituisce il luogo privilegiato nel quale entrano in contatto e si intrecciano ambienti disparati, che hanno in comune il fatto di agire al di fuori della legalità repubblicana.
Dall'esplorazione di questo mondo [..] possiamo trarre una conclusione principale di significato politico rilevante: che la politica sommersa vive e prospera contro la politica ufficiale; che una democrazia manipolata è in realtà una non democrazia; che ogni tentativo di correggere surrettiziamente e per vie traverse il sistema democratico significa in realtà negarlo alla radice dei suoi valori costitutivi.
[..] Che la Loggia P2 abbia cercato e ottenuto connivenze e complicità nel mondo politico costituisce realtà di tale evidenza che, se mai, vi sarebbe da stupirsi del contrario, vista la qualità delle aspirazioni e dei progetti dell'organizzazione.
[Gelli il trasformista]
Così, qui ho sentito parlare di Gelli fascista, di Gelli in contatto con la resistenza comunista, di Gelli maggiordomo del potere democristiano. L'indubbio trasformismo del personaggio, e soprattutto della realtà che in lui si incarna, credo che costituisca il maggior pericolo di questo fenomeno, perché è appunto la sua presenza reale, o comunque attendibile, negli ambienti più disparati che sta alla base della tecnica di potere di un'organizzazione occulta delle ambizioni e del peso della Loggia P2: una tecnica che eleva a sua cardine l'arma squallida del ricatto, che quanto è più esteso e generalizzato tanto più è funzionale e soprattutto tanto più garantisce.
Di fronte a questa realtà non è allora logico chiedersi se chi sta un po' con tutti in fondo non sta con nessuno?[..]
Prova ne sono, consentitemi di dirlo, i memoriali che Gelli si affanna a inviare dall'uscita della prelazione di oggi. E sulla scorta di questa linea di ragionamento e sul riscontro di questa complessa realtà che la Commissione è pervenuta a definire l'intreccio di relazioni intessute con il potere politico come un rapporto contrassegnato dalle connotazioni della subalternità e della strumentalizzazione.
Anche qui sono gli stessi documenti della loggia a rivelarci con inconsapevole franchezza la vera natura dell'organizzazione e delle sue aspirazioni più riposte, come quando nel piano di rinascita democratica si parla di 'selezionati uomini politici' e di un vero e proprio comitato di garanti rispetto ai politici che si assumeranno l'onere dell'attuazione del piano.
[..] Per gli uomini e gli ambienti che si riconoscevano nella Loggia P2 l'attività politica nella quale noi siamo impegnati era considerato un onere da delegare; ma così non può essere, perché ogni volta che postuliamo un versante politico occulto, la sua logica non può che essere quella della concorrenzialità rispetto alla politica ufficiale. E che si muove al suo riparo non può che aspirare a una funzione di controllo e di delega: mai certamente di complementarietà. Per tale motivo si può essere complici della Loggia P2, ma solo per finirne vittime, come sistema di certo, se non come singoli.
Per questo io credo che a Loggia P2 è stata, come è stata, un meccanismo di controllo e condizionamento, allora è evidente che in questa vicenda noi siamo stati tutti perdenti o tutti vincenti: perché se la loggia P2 è stata, come è stata, politica sommersa, essa allora è in realtà contro tutti noi! Noi tutti che sediamo in questo emiciclo poniamo, a premessa indeclinabile del nostro impegno, la pubblica dichiarazione del nostro credo politico sulla base del quale cerchiamo il consenso e il voto degli elettori. Questo è il sistema democratico che in quaranta anni abbiamo voluto e costruito con il nostro quotidiano impegno: in questo sistema non vi è e non può esservi posto per nicchie nascoste o burattinai di sorta, perché il sistema che ci siamo dato, nel quale i cittadini hanno vissuto con grande tolleranza verso ogni forma di opinioni e costumi, è tale che in questo paese chi ha idee da affermare o interessi da difendere, è libero di farlo; se qualcuno si nasconde, certo ha qualcosa da nascondere![..]
Onorevoli colleghi, io non credo che la difesa di questi valori possa essere appannaggio di una sola forza politica, perché essa non può non essere interesse primario di tutti i partiti democratici; di certo, comunque, è tale il partito di cui mi onoro di appartenere!
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La scheda del libro sul sito di chiarelettere.
Technorati: Anna Vinci, Tina Anselmi, Loggia P2
Quale è il significato della festa per il 25 aprile? Perchè è così importante festeggiarla?
Provo a rispondere, pensando a che paese avremmo se non ci fosse stato il 25 aprile 1945, la guerra di Liberazione, la vittoria sulla dittatura fascista.
Non avremmo la libertà di espressione.
Non avremmo i sindacati, liberi (qualcuno più , qualcuno molto meno) di difendere i diritti dei lavoratori.
Non avremmo i diritti dei lavoratori: sciopero, rappresentanza, rivendicazioni, malattia, gravidanza.
Non avremmo il voto alle donne.
Non avremmo la magistratura come potere indipendente.
Non avremmo un sistema di informazione pubblico, la Rai, libero (beh, su questo siamo andati un po' indietro, con la Rai berlusconiana).
Mi rendo conto che in Italia ci sono persone per cui queste conquiste (come anche la scuola pubblica aperta a tutti, l'università aperta anche alle classi meno abbienti) non sono importanti espressioni di un paese civile e democratico.
Ma piaccia o non piaccia, sono tutte cose che sono venute dopo quel 25 aprile, dopo la caduta della dittatura. E sono venute con la democrazia, cresciuta dopo la Resistenza, con la Costituzione, antifascista.
Se oggi, ancora oggi, i nostalgici del manganello, dell'uomo forte, dello squadrismo, possono esprimersi è, paradossalmente, perchè 60 anni fa c'è stata una guerra di liberazione che ha garantito a tutti quelle libertà.
L'antifascismo è alla base della nostra Democrazia. Una lotta che messo assieme soldati, studenti, insegnanti, operai, contadini, preti. L'Italia.
Da quella lotta, e anche dalle persone che ne hanno fatto parte, è nata la Costituzione. Con la centralità del lavoro e del popolo, al primo posto.
Chi è contro, a questa Costituzione, perchè la definisce comunista, vecchia, da rottamare, è contro le fondamenta del nostro paese.
Chi equipara le morti (non il rispetto dovuto ai morti) tra repubblichini e partigiani.
Chi cerca di stravolgere i principi della nostra Costituzione (i contrappesi tra i poteri cui si regge lo Stato) è, de facto, fuori da essa. Eversivo.
Come dicevano i primi versi di quella canzone?
“Una mattina mi son svegliatoNon sta arrivando un'invasione dalla notte alla mattina, ma giorno dopo giorno, assistiamo ad una piccola erosione (decreto dopo decreto, esternazione dopo esternazione, proposta di riforma dopo proposta) dei nostri diritti.
o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
Una mattina mi son svegliato
e ho trovato l'invasor”.
“ Caro papà, sappi che non ho amato come mio insegnante di vita
laboriosa ed onesta altro che te.
Scusami se ti scrivo in questa maniera ma queste sono
parole che mi escono dal cuore in questo triste e nello stesso tempo
bel momento di morte.”
Ironia della sorte, fu una donna a presiedere una commissione, di soli maschi, su una struttura il cui elenco degli iscritti era stato scoperto durante la perquisizione alla Giole (di Licio Gelli), ordinata dai magistrati Colombo e Turone il 17 marzo 1981, composta da soli uomini.
Forse anche questo spiega le difficoltà che questa commissione dovette affrontare, anche all'interno delle stesse strutture democratiche in cui la Loggia P2 pareva avere buone aderenze.
Perché in quelle liste erano presenti politici, ministri, giornalisti, banchieri, magistrati, qualche industriale, e i vertici delle forze armate e dei servizi segreti.
La P2: 12 generali dei carabinieri, 5 generali della Guardia di Finanza, 22 generali dell'esercito, 4 generali dell'Aeronautica militare, 8 ammiragli, direttori e funzionari dei vari servizi segreti, 44 parlamentari, 2 ministri dell'allora governo, un segretario di partito, giornalisti, imprenditori, faccendieri, magistrati ..
Una scoperta che metteva in imbarazzo i partiti di governo (eccetto il PCI e pochi altri partiti erano iscritti tutti i partiti della maggioranza), i servizi, l'esercito.
Si corre il rischio di farsi prendere dalla vertigine, leggendo le pagine di questo diario: troppi i nomi citati, nomi di personaggi oggi dimenticati (purtroppo), nonostante qualche rieccolo è ancora oggi presente nella vita istituzionale del paese.
Oltre ai giornalisti Costanzo, Trecca e Gervaso, il presidente Berlusconi, gli onorevoli Cicchitto e Selva.
Ma ad un certo punto si parla degli affari in Sardegna di Carboni (anche lui tornato nelle notizie di cronache per l'inchiesta sull'eolico, per l'inchiesta sulla P3) con Pisanu e Berlusconi. Del Mokbel recentemente balzato sulle notizie di cronaca per l'inchiesta sul senatore Di Girolamo.
E, purtroppo, anche il venerabile Licio Gelli, patron della ragnatela P2, non fa molto per farsi dimenticare dal popolo italiano. Rivendicando la paternità del piano di rinascita nazionale, che ritornerebbe nelle riforme messe in atto dall'attuale maggioranza parlamentare di centrodestra, senza che questo generi particolari scalpori in essa.
"Peccato non averlo depositato alla Siae per i diritti - ha detto il Venerabile - tutti ne hanno preso spunto: ma l'unico che può andare avanti è Silvio Berlusconi...".
Si comprendono bene, allora, le difficoltà nel lavoro della Commissione, che dovette dipanarsi in questa ragnatela che metteva assieme massoneria, logge coperte, finanzieri, politici e giornalisti. Ciascuno teso a minimizzare, tirarsi fuori, negare (in pochi ammisero la propria iscrizione, e la natura contraria alla Costituzione). In molti usarono poi la Commissione come “buca delle lettere” per gettare discredito su altri membri, su altri personaggi della vita pubblica: depistaggi, menzogne, reticenze. Fino alle pressioni, velate alcune, altre meno, sulla volontà di chiudere i lavori, se avessero oltrepassato una certa soglia. La soglia che pone il cittadino di fronte alla domanda: per quale motivo queste persone, alti esponenti dello stato, si riunivano assieme? Quale era la ragione sociale della Loggia (coperta, e spesso senza che nemmeno tutti gli iscritti si conoscessero tra loro)?
Leggendo i foglietti, è bene cercare di farsi un quadro d'insieme della situazione, volare alto, per non rimanere invischiati in questa ragnatela di persone, fatti, tangenti (sul petrolio, sui giornali, ai partiti), ricatti a mezzo stampa (il giornalista Pecorelli, poi ucciso egli stesso forse per aver preteso troppo dal gioco dei ricatti), senza farsi fregare dal gioco se quell'esponente era veramente iscritto.
Nell'intervista a Famiglia Cristiana , Anna Vinci dice, sul lavoro di Tina Anselmi
«Aveva a che fare non solo con le audizioni, ma anche con le carte che venivano dalle Procure. Voleva documentare il suo lavoro perché temeva – e il timore era fondato – che il lavoro suo e dei commissari non venisse preso in considerazione. Scriveva per lasciare tutto “a futura memoria”. Quello che le è passato sotto gli occhi in quei tre anni era colossale. Come lei stessa l’ha definito, nel suo discorso del 9 gennaio 1986 alla Camera dei Deputati, la P2 è stata il “tentativo sofisticato e occulto di manipolare la democrazia”, di svuotarla dal suo interno rendendo l’Italia un Paese solo apparentemente democratico. Insomma, un vero e proprio piano eversivo».
L’onorevole Anselmi ha dichiarato, proprio al nostro settimanale in un’intervista del 25 maggio 1984: “Questi tre anni sono stati per me l’esperienza più sconvolgente della mia vita. Solo frugando nei segreti della P2 ho scoperto come il potere, quello che ci viene delegato dal popolo, possa essere ridotto a un’apparenza. La P2 si è impadronita delle istituzioni, ha fatto un colpo di Stato strisciante. Per più di dieci anni i servizi segreti sono stati gestiti da un potere occulto”. È per essere andata fino in fondo che poi ne ha pagato il prezzo politico?
«Sì. Quando le hanno proposto di diventare Presidente della Commissione, ha accettato perché è una donna coraggiosa. E la sua conduzione, nei tre anni seguenti, è stata un esempio di dirittura morale e onestà profonda. Anche se capiva che il “non fare sconti a nessuno” avrebbe comportato un duro prezzo. E l’ha pagato. Da allora è stata “fatta fuori” politicamente. È stata emarginata».
Quello che Tina Anselmi ha scoperto non era solo il tentativo di svuotamento della democrazia…
«No, infatti. C’erano anche le implicazioni con la strage di Bologna, con l’attentato dell’Italicus, con il caso-Moro, con il caso-Sindona, le relazioni con la mafia e la banda della Magliana. E con tanti altri episodi oscuri e inquietanti della storia italiana. Emergeva un cono d’ombra comune, che aveva la sua matrice nella P2 di Licio Gelli».
Lei, dottoressa, nel ripercorrere quei foglietti e le vicende ad essi collegati, cosa ne ha tratto?
«Mi ha colpito la mancanza di senso dello Stato, l’irresponsabilità. “Mi sono iscritto, ma non credevo… non sapevo…” Questo lo dicevano in tanti. È lo spaccato di un’intera classe dirigente che non si capisce quanto fosse incompetente o truffaldina. Dal libro emerge non tanto un giudizio politico ma la pochezza degli uomini. Gelli riceveva all’Excelsior. Non era lui che andava a trovare i politici. E tanti nomi degli iscritti alla lista P2 sono ancora in piena attività».
[..]
C’è una figura, fra le tante, che l’ha particolarmente inquietata?
«Francesco Cossiga. Appena divenne Presidente della Repubblica scrisse alla Anselmi. Era ossessionato dai vecchi rapporti con Gelli. Come scrive il magistrato Giovanni Turone, all’epoca titolare dell’inchiesta (con Gherardo Colombo) che portò alla scoperta della P2, Cossiga è una delle persone più inquietanti del nostro dopoguerra».
Perché, secondo lei, è importante leggere oggi di una vicenda di 30 anni fa?
«Tina diceva che una delle tragedie dell’Italia è che non abbiamo la memoria condivisa. Lei aveva cercato di ricomporre un puzzle che ci ha lasciato, perché non si dimentichi e perché non si ripeta. Il libro è in fondo un atto d’accusa della situazione in cui siamo caduti. Il declino andava fermato allora. Tina aveva compreso una cosa molto importante. Scrisse in uno dei suoi appunti: “Basta una sola persona che ci governa ricattata o ricattabile, perché la democrazia sia a rischio"».
Una questione molto attuale. Lei è pessimista?
«No. Vinceremo noi, alla fine, non i piduisti».
Ecco, se vogliamo vincere veramente noi, dobbiamo da una parte coltivare il vizio della memoria, dall'altra difenderla tutti i giorni, la democrazia, da chi la vuole ricondurre all'oscure di logge e gruppi di potere opachi.
Il link per ordinare il libro su ibs
La scheda del libro sul sito di chiarelettere.
Pretesti di lettura.
Technorati: Anna Vinci, Tina Anselmi, Loggia P2
Quali sono i nomi in quell'appunto?
"L'appunto ha un titolo. "Trapani. Primi anni 80. Questura. Palazzo di Giustizia". Ne semplifico il significato. Il primo nome che si legge è quello dell'allora procuratore Antonio Coci e una freccia che conduce a un altro nome Antonio Costa, sostituto procuratore, e ancora una freccia verso il nome di Ciaccio Montalto, accanto a questo nome c'è scritto "sulle bobine e trascrizioni/la goccia che trabocca per i Minore". Oggi, con il senno di poi, posso capire che cosa c'è in quel sintetico schizzo. Il sostituto Antonio Costa viene intercettato a colloquio con un imprenditore vicino ai mafiosi Minore mentre tratta il prezzo della sua corruzione. Quelle intercettazioni decine e decine di bobine furono dimenticate in Questura e mai il procuratore Coci ne chiese la consegna mentre Ciaccio Montalto, che le aveva autorizzate, fu assassinato".
Che cosa significano per lei queste note?
"Significano che Mauro aveva capito quel che molti sapevano e tutti avrebbero potuto capire: uomini dello Stato proteggevano gli interessi delle famiglie mafiose. Mauro fece di più. Indicò nella loggia massonica "Scontrino" il luogo dove si incontravano mafiosi e cittadini al di sopra di ogni sospetto. Dopo quella trasmissione, Mauro fu convocato dai carabinieri e interrogato dal brigadiere Cannas che incredibilmente nella sua testimonianza al processo non ne ha più il ricordo. Eppure, a verbale, Mauro gli racconta di aver saputo di due incontri di Licio Gelli con il mafioso Mariano Agate. Ma di interrogatori dimenticati e ambigui consigli di magistrati è piena questa storia".