L'incipit
Mare.Mare nell’aria. Mare
sulla strada.Mare in cielo, fino
alle finestre serrate dei piani più alti.Mare nelle orecchie,
che attutisce il soffio del vento.Mare sulle rocce, che
spacca sé stesso e urla roco.Mare goccia a goccia,
che vola. Mare che turbina.Assomiglia a quella tua
maledetta neve, sai. Che si agita, checonfonde, che per un
attimo non lascia più vedere il panoramae poi si posa sul
fondo.Non sempre sul fondo, a
pensarci bene. Qualche volta di lato.
Stavolta, di lato.
Restando a guardare mentre si posava dilato, lentamente.
Dall’altra parte.Una sola persona, in
strada. Io. Del resto a quest’ora, e conquesto tempo, chi
starebbe qui? A rischio di essere trascinatilontano dal vento, fino
a chissà quale isola.Magari.Non posso crederci, di
averlo fatto. E invece sì, l’ho fatto. Nonvolevo, non ci pensavo.
Pensavo che avremmo parlato, che ti saresticonvinta. Che avresti
detto: va bene, ho capito. Che avresti detto:d’accordo, hai
ragione, hai vinto. La finiamo, e me ne vado via.Pensavo che magari non
ci avrei messo nemmeno molto, a fartiragionare. E invece,
invece niente. Che testarda, che sei.Che eri.Dio, quanto mare
nell’aria. E che rumore. Mi assorda. Miconfonde.
Io dovevo farlo, lo
sai, vero? Era necessario.Perché l’amore è
così. Tu puoi tenerlo nascosto a lungo, puoicelarlo dietro gli
sguardi e i gesti di ogni giorno. Puoi lasciarloin silenzio, coltivarlo
come una pianta; ma il giorno in cui decidi di portarlo fuori,
alla luce del sole, allora non lo comandipiú. Comanda lui,
l’amore. Decide per te, si apre come un fiorebellissimo, vuole tutto
lo spazio.Tu, invece, niente. Non
hai voluto fare spazio all’amore. Nonhai voluto fare quel
passo. Peggio per te.Avresti dovuto leggere
nei miei occhi. Avresti dovuto capire.Hai avuto tutto il
tempo, per capire che non avrei accettato un no.Che avrei perso la
testa. Si leggeva chiaramente, nei miei occhi.La neve. La tua
maledetta neve finta. Sembra questo mareche mi bagna come una
pioggia, che mi riempie la testa di vento e di acqua.Non le vedo, le tue
finestre serrate. Troppo vento, troppo mare nell’aria.Come la tua neve, che
ti piaceva guardare mentre turbinavanel vetro nascondendo
il paesaggio. Lo avresti mai immaginato,che proprio quella neve
sarebbe stata l’ultima, per te?E si è alzata,
infatti. Per l’ultima volta, prima di cominciarea scendere. Dal lato
opposto al sangue.Quando la neve si è
posata, eri già un ricordo.
Sono i reietti di diversi commissariati
Napoli: poliziotti con procedimenti disciplinari scartati dai loro
superiori perché indisciplinati. Sono i “Bastardi di
Pizzofalcone”, la squadra di agenti chiamati a sostituire loro
ex colleghi , cacciati dal corpo perché coinvolti in una brutta
inchiesta di spaccio di droga.
L'autore li presenta subito nel
risvolto di copertina
Luigi Palma, detto Gigi:
commissario.
Che vorrebbe crederci, e ci crede
Giorgio Pisanelli, detto il
Presidente: sostituto commissario.
Che non crede a chi se ne vuole
andare
Giuseppe Lojacono, detto il Cinese:
ispettore.
Che cerca sé stesso in un altro
posto
Francesco Romano, detto Hulk:
assistente capo.
Che ha un altro sé stesso nella
testa
Ottavia Calabrese, detta Mammina:
vicesovrintendente.
Che sembra una, e invece no
Alessandra Di Nardo, detta Alex:
agente assistente.
Che cammina su due strade
Marco Aragona, vorrebbe essere detto
Serpico: agente scelto.
Che sembra uno, e invece sí
Ognuno di loro ha qualcosa da
nascondere.
O da farsi perdonare
I bastardi di Pizzofalcone, così come
sono stati chiamati dai loro stessi colleghi, sono stati mandati in
questo commissariato che abbraccia i Quartieri Spagnoli fino al
lungomare, per ridare onore a questo posto, per impedire che venga
chiuso e anche per cercare, come gruppo e anche singolarmente, un
certo riscatto.
E' un vero romanzo corale, dove nessuno
dei personaggi prevale sugli altri, nemmeno l'ispettore Lojacono,
detto il cinese, già presente nel romanzo “Il metodo delcoccodrillo”. Dove riuscì a risolvere un difficile caso di una
catena di omicidi di giovani ragazzi, seguendo la pista giusta.
E
riuscendo dove altri investigatori più quotati stavano fallendo.
Guadagnandosi la stima dei colleghi.
La squadra non fa nemmeno in tempo a
conoscersi, che deve da subito affrontare un caso di omicidio:
l'assassinio della moglie del notaio Festa, un professionista noto in
città, Cecilia de Santis.
La donna è stata uccisa, in casa, con
un colpo alla testa, sferrato alle spalle: l'arma del delitto è una
palla di vetro
“Proprio sotto la poltrona in
pelle si ritrovò occhi negli occhi con una suonatrice hawaiana, che
gli sorrideva dall'interno di una sfera di vetro.
Macchiata di sangue”.
Un
furto finito male, oppure un omicidio maturato dentro l'ambito
familiare?
Il caso è assegnato a Lojacono, l'investigatore di
punta, e all'agente Aragona, un raccomandato proveniente dalla
Questura centrale, con due manie: guidare come fosse in un autodromo
e scimmiottare i polizieschi americani.
Al commissariato
arriva una seconda segnalazione, da parte di una anziana signora, che
passa le giornate a spiare il vicinato dalla finestra.
Dalla
finestra ha notato una finestra, che non si apre mai, dietro cui si
nasconderebbe una ragazza che non esce mai di casa? Qualcuno la sta
segregando contro la sua volontà?
L'assistente
Francesco Romano e l'agente De Nardo, sono incaricati di dare
un'occhiata.
Romano è stato trasferito qui dopo aver strapazzato
una persona appena arrestata: il suo problema è la violenza che
pulsa dalla sua mano, che deve tenere a bada, in tasca.
La
Di Nardo invece, è appassionata di armi, finita tra i bastardi per
un colpo involontario partito in ufficio dalla sua arma:
“Perché Alex era se
stessa solo quando sparava. Fucile, pistola, mitraglietta che fosse,
Alex era felice e realizzata quando un prolungamento del proprio arto
emetteva piccoli e letali pezzi di metallo. Quando frantumava un
bersaglio, quando crivellava una sagoma.[..] Per poter parlare
di qualcosa col suo padre, al quale era caninamente devota, sparava.
L'unico caso in cui lui le sorrideva. E quasi l'unico passatempo che
lei coltivava.
Esistevano due Alex:
una simile alla madre, silenziosa e remissiva, l'altra che teneva
chiusa nella stanza in fondo all'anima, e che ogni tanto piangeva
così forte sa non poter fare a meno di sentirla.Due. Due nature, due
persone. Luce e ombra. Magari, rifletté, tutti sono così”.
In
commissariato, con incarichi amministrativi, le due anime storiche
del posto, rimasti illesi dall'inchiesta interna per droga: il vice
commissario Pisanelli, che segue una sua inchiesta su strani suicidi
nel quartiere. E il vice sovrintendente Ottavia Calabrese, esperta di
computer e di indagini informatiche.
Come
gli altri, anche loro hanno un fardello alle spalle: Pisanelli, il
vuoto lasciato dalla moglie, morta per un tumore. La Calabrese un
rapporto familiare sempre più difficile.
Non hanno nulla da
perdere, questi poliziotti, e questa nuova esperienza è anche un
motivo di riscatto: l'indagine sulla morte della moglie del notaio
porterà alla luce una storia di tradimenti, dentro il mondo dorato
della Napoli bene, che non sa cosa siano miseria, fame e povertà.
Quella
dei circoli esclusivi, delle vacanze in posti rinomati, ma anche dei
pettegolezzi e con tanta gente che da fuori vorrebbe
entrarci:
“Ispettore lei conosce questa
città? In realtà sono tre, le città. Una., quella che conta
veramente, è un paesino con poche migliaia di abitanti. Una seconda
è formata da quelli che hanno un lavoro, uno stipendio, e vive di 27
in 27 sperando di potersi permetter una vacanza al mare. La terza, un
milione di abitanti, si arrangia e cerca di sopravvivere meglio
possibile.[..]
- Entrare nella prima città non è semplice. Non perché sia
popolata da persone migliori delle altre, sia chiaro: per la quasi
totalità sono deficienti, personaggi superficiali e inetti che non
hanno problemi da generazioni e nemmeno saprebbero fronteggiarli. Ma
hanno soldi. Tanti soldi. E non li mollano per nessuna ragione”.
Anche
il piccolo caso di De Nardo e Romano rivelerà uno spaccato di un
mondo dove la povertà porta a dover fare scelte estreme.
Sono
convinto che “I bastardi di Pizzofalcone” sia l'inizio di un
nuovo filone per Maurizio De Giovanni, dopo le storie ambientate
nella Napoli del secolo passato col commissario Ricciardi.
Un
nuovo filone, con nuovi personaggi, anche se la Napoli degli estremi
(miseria e nobiltà, per citareun film di Totò) è sempre la stessa.
E dove sono sempre le stesse le ragioni del male. La miseria,
l'amore, il tradimento.
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