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22 dicembre 2024

Anteprima inchieste di Report - l’intelligenza artificiale, la chimica nel vino, l’acqua della Basilicata

L’intelligenza artificiale è una opportunità oppure una nuova schiavitù? Il segreto è è governarla e non subirla. Poi un servizio sulle vie del vino, che passano per la chimica, poi il presidente del Coni, Malagò, che ambisce al quarto mandato.

Vivere senz’acqua

Come si vive senz’acqua, o con l’acqua ridotta al minimo? Succede in Basilicata da mesi, eppure sembra che a nessuno interessi, eccetto i lucani.

Non interessa al governo, preso con le sue battaglie contro i magistrati, contro i migranti e gli scafisti sul globo terraqueo. Non interessa nemmeno ai deputati e senatori eletti in questa regione giù al sud.
Per i 140mila abitanti della provincia di Potenza i razionamenti dell’acqua proveniente dalla diga del Camastra, sono cominciati a settembre, prima una volta a settimana, poi tre volte, fino a vivere 12 ore senza acqua tutti i giorni, dalle 18 alle 6 del mattino. Nelle famiglie è aumentata la spesa dell’acqua in bottiglia che viene usata anche per cucinare. Fare le scorte di acqua è diventata la priorità quotidiana, così come centellinarla: quella usata viene usata per scaricare il water e per lavarsi, l’acqua raccolta, va riscaldata ne pentoloni, come mostra la signora Berillo alle telecamere di Report. “E’ il nostro piccolo medioevo” racconta sconsolata, mostrando tutte le bacinelle che usano per lavarsi. Qualche famiglia ha segnalato che non sempre si riesce ad usare l’acqua dai rubinetti, quando arriva: a volte scende un’acqua non limpida, addirittura giallognola, come se fosse una sedimentazione di sabbia sul fondo delle bacinelle.

La situazione diventa ancora più ingestibile per chi ha delle disabilità, o delle ferite da pulire ogni giorno: niente acqua, niente pulizia delle ferite da parte dell’infermiere. Solo sabato l’acqua viene erogata fino alle 23, ma per il resto della settimana le ricadute sul lavoro sono enormi, per i commercianti: “quando staccano l’acqua siamo costretti a chiudere” spiega il signor Antonello Mecca proprietario di un piccolo negozio di alimentari, perché i macchinari alimentati ad acqua (come quello per lo yogurt) non funzionano. Poi ci sono i problemi con i bagni.

Come si è arrivati a questa situazione? Certo, la scarsità delle precipitazione, ma dietro c’è anche una diga, quella di Camastra, che dovrebbe garantire l’afflusso di acqua per tramite della rete idrica, in gestione da Acquedotto Lucano. Si tratta del gestore idrico che fornisce acqua ai 29 comuni nella provincia di Potenza.
La diga non sta funzionando e il gestore si è affidato alle piogge: “sono anni che la diga viene fatta lavorare non alla sua capacità.. per anni questo problema non c’è stato perché ci sono state piogge sufficienti per alimentare il bacino. Poi se ci sono stati errori di programmazione non dipende da Acquedotto Lucano..” commenta l’AD del gestore Alfonso Andretta.
E quando il livello dell’acqua nel bacino della diga superava il limite quest’acqua veniva sversata anche se, nel 2024, per quanto ne sa il gestore, di sversamenti non ce ne sono stati.
Acque del sud (nuovo gestore delle opere idriche in Basilicata, che ha preso il posto del vecchio ente liquidato Eipli) è una partecipata del ministero dell’economia le cui azioni possono essere trasferite a soggetti privati: il presidente è stato l’ultimo commissario liquidatore dell’ente irrigazione (Eipli), nominato dal ministro Lollobrigida nel 2022.
La giornalista di Report ha chiesto conto della situazione in provincia di Potenza al presidente di questo ente, Luigi Decollanz: “da ex commissario e da neo presidente, si sente delle responsabilità sul fatto che oggi la diga è senz’acqua e in quelle condizioni con tutti gli interventi da fare ..”
La risposta del presidente: “prima che arrivassi io nessuno pagava l’acqua a Leipli.. il ministro Lollobrigida con me è stato chiaro, vai e risolti il problema”.
Ma quanto tempo ci vorrà per risolvere il problema, ancora presente? “Realisticamente direi due anni” la risposta del presidente..
A proposito delle opere non ancora realizzate sulla diga di Camastra, come mostrano ad esempio il livello dei fanghi, come mai in questi due anni non sono stati rimossi? “Avevamo bisogno di una provvista finanziaria per far partire i lavori, ora l’abbiamo trovata, 32 ml di euro. Ora dovremmo prelevarli [i fanghi] e depositarli in una discarica per questo tipo di rifiuti, una operazione titanica.”
Ora che la diga è vuota, dovremmo approfittarne per portar via questi fanghi.

La scheda del servizio: LA DIGA DELLA VERGOGNA

di Antonella Cignarale

Collaborazione Enrica Riera

La Basilicata è una regione ricca di sorgenti, ma in 29 comuni della provincia di Potenza si vive da mesi con l’acqua razionata. La diga da cui si attinge la maggior parte della risorsa idrica è a secco e le piogge utili a rifornirla si sono fatte attendere per mesi. Costruita negli anni ‘60, la diga del Camastra non è stata collaudata, quasi dimenticata per le opere di manutenzione di cui era responsabile un ente soppresso e posto in liquidazione da anni. A causa dei ritardi negli interventi di messa in sicurezza dell’invaso, la Direzione dighe del Ministero delle Infrastrutture ha imposto una riduzione dell’acqua accumulabile al suo interno. Per questo motivo, da 5 anni, nei periodi in cui le piogge sono abbondanti, l’acqua accumulata all’interno della diga se supera il limite imposto dev’essere rilasciata. Nonostante il territorio di Potenza sia ricco di acqua, registra anche un record nazionale per le perdite lungo le condutture di distribuzione. E intanto per sopperire all’emergenza idrica si è ricorsi alla captazione del fiume Basento, il più lungo della regione, ma la scelta è osteggiata dalla popolazione lucana a causa dell’inquinamento registrato nel suo passato.

La sfida dell’intelligenza artificiale

Che futuro avremo con l’intelligenza artificiale? Ormai è chiaro a tutti che questa nuova tecnologia costituirà una vera rivoluzione nelle vostre vite e come tale va pensata e governata. Le rivoluzioni di prima hanno liberato una parte dell’umanità dal vendere solo la propria forza animale, le altre hanno portato i nostri occhi e la nostra voce sempre più lontano, i nostri sensi cominciarono ad espandersi, questa nuova rivoluzione estende le nostre menti.
Come nella medicina: l’intelligenza artificiale consente di analizzare una quantità enorme di parametri quantitativi nascoste nelle immagini e aiuta i medici nella loro decisione terapeutica.

L’AI consente di fare calcoli inimmaginabili per gli umani: Leonardo, il supercomputer ospitato alla Cineca, consente di fare 250 milioni di miliardi di operazioni al secondo, questa potenza è usata per l’analisi dei nuovi farmaci, per capire come interagiscono con le proteine, modulandone la propria attività biologica. L’umano comanda queste operazioni, l’intelligenza artificiale da sola non ne sarebbe capace.

Ma insieme permettono di creare nuove realtà, come il gemello digitale di Zurigo: con questo modello si simulano gli impatti di nuovi progetti prima di muovere le ruspe e calare il cemento, capire prima l’impatto delle ombre dei nuovo grattacieli, l’impatto sul traffico, capire prima quale potrebbe essere il fabbisogno energetico.

Fabbriche dove i macchinari dialogano con gli operai per produrre i nuovi prodotti, dove nessuno si fa male.

Tutto questo succede ora: Report con Michele Buono è andata al competence center del Politecnico di Milano, dentro una nuova fabbrica 4.0, ovvero la quarta rivoluzione industriale, la digitalizzazione della manifattura, dove i processi industriali che producono dati diventano la premessa per accogliere l’AI. Ovvero aziende dove i robot collaborano con gli addetti alle macchine, suggerendogli le operazioni che deve fare.

L’intelligenza artificiale sta arrivando anche nelle mani di noi persone comuni: riesce a completare le frasi per noi, le parole diventano numeri – racconta il giornalista nell’anteprima del servizio - le frasi sequenze numeriche e il modello può cercare analogie tra una lingua e l’altra, per effettuare delle traduzioni in tempo reale.

Nel giro di pochi giorni, seguendo queste traduzioni, mi sono ritrovato a viaggiare in Africa” continua Michele Buono: è l’esperienza fatta a Kigali, nel convento dei salesiani. Qui l’AI verrà usata per i corsi di formazione per gli insegnanti di dieci scuole, in collaborazione con la ONG Profuturo.

Le potenzialità dell’AI per migliorare le nostre vite sono enormi: Michele Buono ha raccolto la testimonianza di Matteo Villa, che lavora al controllo qualità della Sacmi un’azienda che si occupa di produzione di macchine e impianti per l'industria della ceramica. Qui usano l’intelligenza artificiale per aumentare e migliorare i controlli sulla qualità dei pezzi. L’intelligenza artificiale è in grado di individuare delle anomalie all’interno del materiale che sarebbero invisibili ad occhio nudo. Se il materiale non è perfetto, nella produzione delle bottiglie ad esempio, il prodotto finale quando si gonfia esplode: il sistema è in grado di controllare tutte le bottiglie e scartare quelle con difetti, ad una velocità che per un umanodove sarebbe impossibile raggiungere (e anche andando a controllare i pezzi a campione).
Come è cambiata l’organizzazione dell’azienda? Abbiamo più gente al lavoro – spiega Paolo Mongardi presidente della Sacmi – più gente che lavora con le tecnologie abilitanti piuttosto che con le mani. Persone che lavorano con l’intelligenza artificiale per il suo addestramento, per aggiornare l’interfaccia del BOT, che da a sua volta assistenza agli operatori, sviluppano algoritmi di AI per l’individuazione dei difetti. Lavori qualificati, che non possono essere (al momento) sostituiti dalla macchina e che prevedono anche salari adeguati. Il fatturato è aumentato ogni anno fino ad arrivare nel 2023 a 2 miliardi, quindi maggiore produttività e questo ha permesso loro di fare dei passi avanti – aggiunge il direttore generale Mauro Fenzi – “per poter aggredire dei mercati dove prima non eravamo presenti, con una efficienza sicuramente maggiore”.

Dall’Italia alla Germania, dove ha la sede la FEES Gmbh: Ebherard Fritz è responsabile del controllo qualità dei materiali, ancora una volta è l’intelligenza artificiale ad aiutare le persone nell’andare a riciclare i materiali di scarto dall’industria edile che arrivano alla discarica.


Dai cantieri arrivano materiali poi ammucchiati, nemmeno si conosce la loro provenienza – racconta a Report: un giorno hanno incontrato Optos Ai, una startup di Tubinga, che parla loro di intelligenza artificiale e di un metodo per riconoscere immediatamente i materiali.

Alla FEES non hanno dubbi: quanto più si conosce dei materiali tanto meglio può essere riciclato e riutilizzato. I camion che arrivano alla discarica sono monitorati da una fotocamera che controlla il contenuto, il sistema di AI di OptoCycle è stato allenato a riconoscere i pezzi e a valutarne la grandezza, se ci sono corpi estranei e impurità, con un grado di precisione molto elevato. Quali vantaggi ha portato per l’azienda questo sistema? “Siamo più veloci nel riconoscimento degli scarti e possiamo produrre del materiale riciclato migliore ”.
Di fatto, ogni camion che arriva consente all’algoritmo di continuare ad imparare e di inviare indicazioni sempre più precise al cantiere su come smistare il materiale. Si riesce dunque a riciclare sempre di più – aggiunge il responsabile qualità della FEES, “il nostro obiettivo è arrivare ad un riciclo del 95%”.

Torniamo in Italia all’Istituto Tecnico Guglielmo Marconi di Bergamo: il preside ha lanciato una sfid, inserire un nuovo allievo in una classe, “un tipo un po’ testone che non sa nulla di nulla, ve lo affido, insegnategli la Divina Comedia”.

Il nuovo allievo è un totem equipaggiato con l’intelligenza artificiale: i ragazzi hanno raccolto la sfida iniziando ad inserire i dati. Cominciando da tre frasi di training, per esempio sui principali personaggi sono presenti nel canto I del Paradiso.

Per verificare la preparazione degli studenti la professoressa ha interrogato anche il totem, che è stato capace di rispondere alle domande basilari.

Successivamente gli studenti hanno analizzato la parte retorica sui singoli canti trasformandola in domande e risposte: ad es, cosa succede quando i due viaggiatori incontrano Catone? Catone scambiò Dante e Virgilio come due dannati scappati dall’inferno.. Man mano che i ragazzi inseriscono nuovi dati, il totem diventa sempre più capace di dare risposte complesse.
Risultato di questo lavoro? I ragazzi hanno studiato bene Dante, senza accorgersene più di tanto, ciascuno ha dato il meglio di sé.

Introdurre in un’aula l’AI ha ribaltato i ruoli nella scuola: i ragazzi hanno chiesto poi alla docente di insegnare al totem l’opera di Alessandro Manzoni.

Cosa è successo? “L’insegnante non è più creatore di contenuti, ma deve sviluppare delle esperienze di apprendimento in cui lo studente deve far apprendere al sistema di intelligenza artificiale, quello che avrebbe appreso lui” – commenta il preside dell’ITIS.
Tutti hanno un ruolo attivo, dall’insegnante coordinatore della ricerca e non più vigile urbano che rileva infrazioni, allo studente: “spero che l’insegnante del futuro sia più un allenatore che un giudice”, che impara assieme alla sua squadra a guardare lontano.

C’è poi il campo medico: Report racconterà di come l’AI viene usata nel policlinico Gemelli per supportare il lavoro dei medici. Qui informatici, matematici, fisici lavorano insieme ai medici per elaborare i dati raccolti dal policlinico, storie cliniche, date di ricovero, analisi per tutti i pazienti, dall’unita di Data scientist. Gli algoritmi dell’intelligenza artificiale sono in grado di predire la degenza dei pazienti, tutto questo consente una programmazione dell’assistenza in modo più efficiente.

Un altro data scientist analizza i dati provenienti dal reparto malattie infettive: lo scienziato dei dati lavora assieme ad infettivologo per identificare delle ricorrenze statistiche per prevedere in base alle premesse cliniche come potrebbe evolvere il quadro clinico di un paziente. Per esempio se arriva un paziente con febbre e un alto valore di globuli bianchi, qual è la probabilità che abbia un batterio nel sangue?

La scheda del servizio: LA GRANDE TRASFORMAZIONE

di Michele Buono

Collaborazione Stefano Lamorgese, Filippo Proietti, Silvia Scognamiglio

L'intelligenza artificiale è diventata accessibile non solo alle grandi aziende tecnologiche, ma anche alle persone comuni. Promette e sta dimostrando di accelerare la produttività industriale creando quindi una maggiore produzione di valore e sta contribuendo a progressi significativi nella sanità e nella ricerca scientifica. Che cosa occorre perché questa trasformazione diventi una opportunità sociale ed economica? Mostreremo vari casi di studio e noi stessi diventeremo caso di studio: porteremo in Africa un ecografo che, grazie all’intelligenza artificiale con cui è equipaggiato, abilita anche persone non esperte a effettuare ecografie i cui file possono essere inviati in telemedicina ai centri medici. Un test in condizioni estreme per provare gli effetti abilitanti dell’intelligenza artificiale

La chimica nel vino

Si torna a parlare di vino (dopo l'inchiesta dello scorso febbraio, Il nemico in casa) e delle aziende che producono un vino usando la chimica per dare al prodotto imbottigliato un colore e un sapore che vanno incontro ai gusti delle persone.

Come già detto, non tutti i viticoltori e le aziende che producono vino si comportano così, ma è bene che le mele marce, non poche, siano fermate per non danneggiare un’intera categoria.
Report questa sera racconterà della Cantine Borghi, tra i più grandi commercianti di vino in Toscana che fornisce le più famose cantine. Tra i fornitori di Cantine Borghi c’è l’azienda Vinicola San Nazaro a Mantova: come producono il vino in questa azienda? Per i clienti l’azienda svolge lavori di concentrazione di mosti e vini, desolforazione, rettifica, filtraggio e stabilizzazione.

Lavoriamo tanto con i filtri” racconta al giornalista di Report la responsabile della produzione, “perché tutto il prodotto viene lavorato in mille modi”.
Mettono a disposizione un catalogo da cui partire per costruire il vino desiderato: un bianco di 11 gradi, base bianca, base trebbiano, ma “c’è comunque del frutto”, che può essere usato per tagliare altri vini – racconta la responsabile dell’azienda.

Si può scegliere la gradazione, se si vuole 11 o 12 gradi – aggiunge: questo vino si potrebbe prendere come base per sistemare i vini come si preferisce.

La responsabile mostra anche un vino rosso, “otto punti di colore, base sangiovese,può arrivare fino a quattordici, sempre vino da taglio per fare massa insomma”.

Si tratta di vino acquistato dai commercianti per fare masse di vino con le stesse caratteristiche di sapore, gradazione e intensità di colore. Come un prodotto di serie fatto in fabbrica.

Per colorare il vino si usa un prodotto particolare:un rossissimo che è meglio non assaggiare perché è molto tannico, che è quaranta punti di colore, “vi faccio un esempio, si tinge il bianco per farlo diventare rosso, ovviamente se ci metto bianco in abbondanza, ottieni un rosato.. ovviamente anche qui ci sono delle tendenze quindi ogni due o tre anni cambiano anche quelle che sono le richieste”.
Ogni anno Cantine Borghi compra decine di migliaia di euro di prodotti da Vinicola San Nazaro: una volta ottenute le caratteristiche richieste dai clienti, Borghi mette il vino nelle autocisterne e lo invia. Nel 2023 Cantine Borghi vende 420mila euro di vino Toscano alla società agricola Citai che gestisce la tenuta San Guido a Bolgheri, i produttori di uno dei vini più famosi al mondo, il Sassicaia.

Ma come si fa a far risultare Toscano un vino che proviene invece da fuori regione? Lo spiega, in forma anonima una imprenditrice del Chianti: queste aziende comprano il vino da altre regioni, Puglia, Sicilia, mettono sul certificato Chianti e dunque diventa Chianti. Il meccanismo spiegata da questa produttrice che vende vino ai commercianti Toscani, si basa sul “massimale di produzione per ettaro” stabilito dal disciplinare: “in base agli ettari di vigna che hai si stabiliscono dei controlli e ti dicono questa vigna può produrre fino a mille quintali e se tu non ce la fai ad arrivare a mille perché c’è stata poca pioggia o per qualsiasi motivo di malattia e ne produci solo 800, quei 200 per arrivare a mille diventano carta”.

Ovvero arriva un camion vuoto all’azienda e ritorna poi al commerciante del vino vuoto, ma il camion viaggia con una carta che dice che ci sarebbe il vino (Toscano) dentro. Il documento coi finti quantitativi consente al commerciante di mascherare la provenienza del vino da altre regioni. Si può acquistare vino da tavola da altre regioni a basso prezzo, ma anche del vino schifoso, “perché tanto lo rilavorano” e poi mettono su questo vino l’etichetta del Chianti, lo fanno passare come 200 ettolitri di Chianti.
Questa imprenditrice ha ammesso di aver venduto con il meccanismo della “carta” del vino a Borghi: è un meccanismo diffuso in regione, ha deciso di raccontarlo ora a Report “perché sarebbe ora di farla finita”.

Eppure il Chianti e il Chianti classico dovrebbero essere prodotti da uve provenienti da una zona specifica in Toscana, ma stando alle fatture, Cantine Borghi compra nel 2020 vini non toscani per 3,5 ml di euro, il 25% del totale. I documenti, le bolle di accompagnamento per le altre aziende a cui vende, come la Ruffino, parlano di Chianti classico e Chianti Docg.
Tra i clienti anche la cantina di Cecchi, presidente del consorzio Vino Toscana IGT: dovrebbero produrre solo vini toscani e umbri. Cosa hanno comprato da Cantine Borghi per produrre il loro vino? “Non lo so” risponde il presidente Cecchi “bisogna andare in azienda e vedere cosa vende.. Se Borghi vende il Chianti io posso usare solo il Chianti, ma non è la mia azienda .. è una prassi comune, se poi dai documenti che lei ha risulta che Borghi vende qualcosa che non è corretto, bisogna chiederlo a Borghi”

Alla Cantina Sociale dei Colli Fiorentini arrivano le uve dei soci: qui si produce il vino del Chianti, il 20% è imbottigliato da loro e il restante ad altri imbottigliatori della Toscana o fuori della regione, coi loro marchi. I clienti sono importanti, Ruffino, Sensi, Piccini, grandi produttori di Chianti: sulle bottiglie del marchio Ruffino c’è scritto quasi sempre “imbottigliato da”, raramente è scritto “imbottigliato all’origine da..”: la differenza è sostanziale, solo nel secondo caso la cantina ha prodotto veramente il vino dalla vigna fino alla bottiglia.
Che garanzia da il fatto che un imbottigliatore sia anche produttore? Un imbottigliatore può andare sul mercato – spiega Ritano Baragli presidente della Cantina Sociale Colli Fiorentini – “e trovare un venditore con lo stesso vino uguale al mio e però io glielo vendo a cento, l’altro glielo vende ad ottanta”.

La scheda del servizio: TOP OF THE WINES

di Emanuele Bellano

Collaborazione Raffaella Notariale, Madi Ferrucci

La Toscana è l'area d'Italia da cui provengono alcuni dei vini più famosi: Bolgheri, Chianti Classico, Supertuscan. Sono marchi che hanno conquistato il mondo e arrivano a costare diverse migliaia di euro a bottiglia. Chi decide di spendere così tanto per un vino, sa che sta comprando un prodotto esclusivo, la cui produzione pregiata è resa unica dalle caratteristiche irripetibili del terreno, del clima e dell'esposizione dei vigneti dove crescono le uve e dalla sapienza decennale di chi seleziona i grappoli migliori e li fa diventare vino. Questo è quanto trasmettono ai consumatori la pubblicità, le schede tecniche e le etichette dei vini più blasonati. Grazie a una serie di documenti esclusivi, Report svela una realtà ben diversa da quella raccontata da cantine ed enologi. Alcuni nomi del vino toscano acquistano ogni anno enormi partite da commercianti di vino che, a loro volta, acquistano vino sfuso attraverso mediatori e grossisti. Il vino viene migliorato con correttivi che vanno a incidere su colore, gradazione e sapore e poi venduto ai grandissimi marchi che, così, riescono a garantirsi la materia prima per produrre il numero di bottiglie che il mercato richiede loro. Si tratterebbe di vino che, a volte, proviene anche da fuori regione e che poi, con l'aiuto di carte e documenti ad hoc, come rivelano alcuni testimoni, verrebbe trasformato in vino toscano, Chianti o Chianti Classico.

Il quarto mandato di Malagò

Entro gennaio si dovrebbe sapere se Malagò otterà o meno il quarto mandato alla presidenza del Coni. Al momento, l'interessato si dice fatalista..

La scheda del servizio: LA POLTRONA DI MALAGÒ

di Carlo Tecce e Lorenzo Vendemiale

Il futuro di Giovanni Malagò ormai è diventato un tormentone: il n.1 dello sport italiano, arrivato al termine del terzo mandato previsto dalla legge, a giugno 2025 dovrà lasciare il Comitato olimpico, ma da mesi sta cercando di ottenere una deroga dalla politica. Ma come ha gestito negli ultimi 12 anni il Coni, un ente pubblico? Attraverso storie e testimonianze inedite, Report racconta come Malagò ha costruito il suo sistema di potere e di consenso, attraverso una fitta rete di rapporti personali che si intrecciano con quelli istituzionali, sfiorando spesso il conflitto di interesse. L’inchiesta proverà a rispondere alla domanda che tutti, compreso il governo Meloni, si pongono in questi giorni: merita davvero la riconferma alla guida dello sport italiano?

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.


31 ottobre 2023

Presa diretta – intelligenza artificiale

Sono sorpreso come da una rappresentazione statistica si possa creare una previsione del mondo: anche Horvitz, capo dei ricercatori di Microsoft, non ha ben chiaro il modo con cui “lavora” l’intelligenza artificiale.

Sappiamo però che cambierà la nostra vita: ci consente ora di parlare altre lingue, costruirà un corso (di qualsiasi materia) con un finto avatar che presenta i contenuti. Questo è quello che si può fare ora con ChatGPT.
Ci sono imprenditori che, con ChatGPT hanno inventato un’azienda, che non esiste realmente, che vende magliette e felpe con loghi creati dall’intelligenza artificiale.
L’uomo, Joao Ferrao Dos Santos, è solo un assistente umano che deve negoziare il suo stipendio con l’AD, ovvero ChatGTP.

Si possono creare nuovi brand, articoli, ricerche: l’intelligenza artificiale costa meno di un giornalista free lance.
Costano anche meno dei venditori online, quelli che ti chiamano al telefono per aiutarti in un acquisto: NL Pearl è un’azienda israeliana che ha realizzato assistenti virtuali indistinguibili da quelli umani. Basta ChatBot che parlano come robot: Pearl può essere addestrata per avere una sua sensibilità. E non deve essere pagata quando è in ferie o in malattia.
Tutti gli umani saranno sostituiti nei call center.

ChatGPT ha lasciato senza parole persino i suoi inventori: in 5 giorni ha raggiunto milioni di utenti, è l’invenzione più rivoluzionaria dopo internet, secondo Bill Gates.
Non serve essere programmatori per usarla, ha una interfaccia utente come ogni servizio online: ChatGPT sa indovinare la sequenza di parole che ci interessa, sa riconoscere gli errori e, per gli utenti premium, sa anche parlare.
Dietro c’è OpenAI un laboratorio con la missione di creare una intelligenza artificiale per tutto il mondo: dietro c’è Elon Musk e Artman, inventore di Dropbox e AirBnb.
Nasce come no profit, Open AI, nel 2019 cambia forma, per raccogliere dei fondi: entra Microsoft nel 2019, che investe miliardi di dollari in questo progetto.
La start up californiana si trasforma in una azienda meno Open, col rischio che questa tecnologia rimanga nelle mani di pochi: si quali informazioni si è addestrata, su quali computer?

Per comprendere come sono fatti questi supercomputer, su cui si addestra l’intelligenza artificiale, Presadiretta è andata a Bologna a visitare Leonardo, uno dei più grandi computer al mondo: ha una grande capacità computazionale, necessaria per elaborare informazioni per l’AI, che si appoggiano ad una rete neurale simile a quella nel nostro cervello.
Leonardo è composto da 25mila server, con km di tubi di acqua per raffreddarlo e altrettanti km di cavi che collegano i server tra loro.

Che applicazioni si possono realizzare con questa tecnologia? Persone non vedenti possono essere aiutate da App montate sul cellulare “Be my eyes”, che raccontano del mondo attorno che non possono vedere.
Che libro ho un mano? Che quadro ho in mano? Cosa posso cucinare con quello che ho in cibo?

L’intelligenza artificiale generativa sta trasformando anche il mondo dell’istruzione: si scrivono relazioni e tesi da studenti pigri.
Ci aiuterà in casa, non solo accendendo le luci, ma dandoci le informazioni cercandole in rete, gestendo gli elettrodomestici di casa. Come un altro essere umano in casa.

Secondo Matt Wood, di Amazon, l’intelligenza artificiale impatterà la nostra vita più di Internet: Alexa sarà considerata come una di famiglia, imparerà a conoscere i nostri gusti.
GPT4, secondo i ricercatori di MS, dimostra scintille di intelligenza generale, sa fare qualunque cosa possa fare un cervello umano. Ovvero GPT4 ha risolto un captcha, gli strumenti per riconosce se di fronte al video è un umano, ricorrendo all’aiuto di un umano, “non ci vedo bene”.

Sono emerse anche proprietà emergenti, cose che non ti aspetteresti in una macchina, parlare di filosofia e di fisica, è capace di vedere: secondo Horvitz GPT4 la macchina crea una rappresentazione del mondo, “come se tutte le storie digitalizzate aiutano il computer a comprendere il mondo ..”.
Viene in mente Hal 9000, non proprio un esempio positivo del futuro che ci aspetta.

L’intelligenza artificiale ha aiutato anche a comprendere la struttura molecolare delle proteine: questo grazie al lavoro di Deepmind, di AlphaFold, che ha accelerato il lavoro dei ricercatori, che oggi grazie all’algoritmo hanno in pochi minuti una previsione della struttura molecolare che devono solo verificare.
Se domani dovesse arrivare un nuovo virus come il Covid, in pochi minuti avremmo la visione della sua struttura, risparmiando tempo e anche vite umane.
L’algoritmo può essere usato per trovare nuove medicine: è il lavoro che stanno facendo in Svizzera a Losanna, partendo dalla molecola colpita dal tumore.

A Seattle c’è il più grande laboratorio per creare le proteine: da una cellula cancerogena possono, potenzialmente, arrivare a medicine per curarle.
Lo hanno fatto a Boston, nel laboratorio di Bioingegneria, dove grazie all’intelligenza artificiale hanno trovato un antibiotico resistente ai nuovi batteri.

Ma servono soldi, servono strutture: qui il pubblico dovrebbe guidare, ma alla fine tutto questo potere è nelle mani di poche compagnie private.
Una sessione di training di ChatGPT costa 100ml di dollari – racconta una ex ricercatrice di Google Meredith Whittaker, licenziata dal colosso perché non voleva collaborare con l’esercito.
L’intelligenza artificiale ha un lato oscuro, racconta a Presadiretta: poche aziende si sono arricchite coi nostri dati personali, con cui hanno costruito questi modelli. Sono Google, Amazon, Facebook.
Gli stessi che hanno guadagnato fino a ora continueranno a guadagnare coi nostri dati: non saremo noi i diretti beneficiari, nemmeno i governi e nemmeno le università.
Come faremo a fare la ricerca sull’intelligenza artificiale se non si hanno i mezzi? Se questa tecnologia è chiusa?

L’Europa ha pianificato di spendere 2 miliardi di dollari, Microsoft nello stesso anno ne ha speso il doppio di miliardi: globalmente nel 2021 le aziende private hanno speso 340 miliardi di dollari, ua cifra superiore a quella che i governi nel mondo hanno speso.
Le aziende private si sono lanciate in questa corsa all’oro: si stanno accaparrando i migliori ricercatori, i migliori docenti che vengono tolti dalle università, prosciugandone la possibilità di ricerca.

Questo costringe i governi a fare accordi con le aziende private: così Amazon entrano nelle università, e questa è una grande forma di influenza, si crea una grande concentrazione di potere, chi critica questo modello delle industrie private è tenuto lontano dalla ricerca, dai fondi.

Non possiamo permetterci che sia solo l’industria privata a lavorare sull’intelligenza artificiale, perché queste hanno interessi diversi, si preoccupano solo del profitto. E non della ricerca contro le malattie, per esempio.


L'illusione della realtà e la realtà illusoria.

L’intelligenza artificiale consente di realizzare immagini e video falsi: case bombardate, persone che osservano le rovine, immagini che susciterebbero grande commozione. Peccato che siano false: siamo immersi in un mondo di immagini, racconta a Presadiretta la fotografa Zanon e oggi con queste tecnologie si creano foto indistinguibili o quasi dal vero.
Come possiamo fidarci allora di quello che vediamo? Crolla la nostra empatia, diventeremo tutti più diffidenti? Se nemmeno i video sono più la testimonianza di una realtà, che futuro ci aspettiamo? Solo una serie di possibili verità alternative…
Oppure, di fronte ad una immagine vera, potremmo pensare che, non è reale, è stata creata con ChatGPT.

Con l’intelligenza artificiale sono proliferati i siti generati da BOT, siti che portano clienti verso altri portali per fare profitto: sono siti di politica, sanità, attualità e che diventano la lente con cui guardiamo il mondo.
Con ChatGPT le notizie false possono proliferare o, meglio, non è in grado di bloccare notizie false.

Anche le nostre relazioni sociali potrebbero cambiare: Replika è un altro frutto dell’intelligenza artificiale che crea un amico artificiale, coi nostri gusti. Sono software che forse potranno anche aiutare qualcuno, ma ci renderanno sempre più distanti dagli altri.

30 ottobre 2023

Anteprima Presa diretta – intelligenza artificiale

In Inghilterra a presiedere la commissione sull’intelligenza artificiale il governo ha messo un ricercatore di 38 anni. Con esperienza nel settore dell’AI. In Italia il governo Meloni ha scelto l’ultra ottantenne Giuliano Amato: anche da questo si capisce quanto sia diverso l’interesse verso questo mondo dalla nostra classe politica, capace solo di pensare alla propaganda dell’oggi (sulla finta riduzione delle tasse, sulla guerra ai migranti), senza alcuna competenza per comprendere queste nuove tecnologie né voglia di pensare all’Italia di domani.

L’intelligenza artificiale è considerata la rivoluzione tecnologica del secolo, cambierà ogni aspetto della nostra vita, il lavoro, la scienza, le relazioni, ma chi ne sarà il proprietario? Non certamente noi, nemmeno l’Europa, che sta perdendo l’ennesimo treno.


Al termine del servizio ci sarà un reportage molto accurato sulla tragedia di Cutro, il naufragio di migranti avvenuto lo scorso febbraio dove sono morti 94 persone, per la maggior parte donne e bambini.

La scheda della puntata:

L'intelligenza artificiale e il naufragio di Cutro
Con “Intelligenza Artificiale”, in onda lunedì 30 ottobre, alle 21.20 su Rai 3, PresaDiretta propone l’ultimo appuntamento della stagione. Obiettivo anche sul  naufragio di Cutro. L’Intelligenza Artificiale promette di cambiare in meglio la nostra vita, è una rivoluzione, una rottura totale tra il prima e il dopo. E già adesso molte di quelle promesse sono realtà. Grandi opportunità, dunque, ma quali sono i rischi?  L’AI è una tecnologia che ha permesso alla scienza di progredire in modo impensabile, in tutte le sue discipline. Per la biologia, ad esempio, basta un dato: dal dopoguerra a due anni fa erano state scoperte 200mila strutture di proteine, oggi grazie all’AI siamo arrivati a 200 milioni.
Per essere sviluppata però, l’Intelligenza Artificiale ha bisogno di grandi capitali in grado di far lavorare macchine gigantesche, con enormi quantità di dati. Fino a pochi anni fa questa tecnologia veniva sviluppata quasi esclusivamente nelle più importanti università, poi il settore privato ha fiutato l’affare e ha cominciato a investire. Enormi investimenti e reclutamento delle migliori menti al mondo che nessuno Stato può permettersi. Qualche numero: nel 2021 l’Unione Europea ha investito nel settore 1 miliardo di euro, lo stesso anno il settore privato ha investito più di 340 miliardi di dollari. E il trend è destinato a crescere.
Quali saranno le conseguenze di questa concentrazione di potere e di ricchezza? E le strepitose opportunità offerte dall’AI per combattere il cambiamento climatico o le grandi malattie, saranno compatibili con gli interessi dei privati proprietari di questa tecnologia?
A seguire, l'inchiesta di PresaDiretta sul naufragio di Cutro. Cosa è successo la notte del 26 febbraio 2023, quando a poche centinaia di metri dalla costa calabrese, sono morti in mare più di 100 migranti? Cosa non ha funzionato nella macchina dei soccorsi? La ricostruzione di quelle ultime drammatiche ore attraverso la lettura dei documenti e con le voci dei primi soccorritori accorsi sulla spiaggia, le testimonianze dei sopravvissuti e dei parenti delle vittime, i video esclusivi inviati dalla barca. 
“Intelligenza Artificiale” è un racconto di Riccardo Iacona, con Lisa Iotti, Giuseppe Laganà, Irene Sicurella,
Eugenio Catalani, Fabio Colazzo, Alessandro Marcelli, Massimiliano Torchia.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

12 giugno 2023

Anteprima inchieste di Report – Stellantis, l’aria nelle città, l’algoritmo nelle assicurazioni e le malattie nel settore delle carni

Che fine ha fatto la fabbrica italiana auto Torino, una volta nota come Fiat? Oggi questa azienda parla francese e i sindacati italiani per farsi ascoltare devono andare a Parigi e non a Roma. Che conseguenze ha avuto per la nostra economia la nascita di Stellantis? Mentre in Italia gli stabilimenti chiudono, a Parigi si progetta l’auto del futuro.

Un secondo servizio sarà dedicato ai morti per inquinamento, morti silenziose, di cui nessuno parla. È possibile togliere le auto dal centro delle città?

La fine dell’industria dell’auto italiana

Una volta, tanti anni fa, si diceva che quando la Fiat aveva il raffreddore tutta l’industria italiana aveva la febbre perché, come spiegava l’allora presidente Agnelli,ciò che vale per la Fiat vale per l’Italia”. Sono passati anni, c’è stata prima la fusione con la Chrisler e poi l’unione col marchio PSA (dentro cui c’è la Peugeot): qual è la situazione negli stabilimenti italiani della ex Fiat?
Una volta le auto le sapevamo fare: lo spiega Manuele Bonaccorsi che è andato a trovare il re del designer Giorgetto Giugiaro, nel suo capannone nella periferia di Torino sono conservati tutti i modelli disegnati per l’industria italiana, dalle vetture del boom economico fino alle supercar elettriche. Dalla Giulia dell’Alfa Romeo, l’850 spider, la Ferrari, tutte auto disegnate e pensate tenendo conto anche dei costi di produzione, come per l’Alfasud, dove il designer decise di bloccare il lunotto posteriore perché alzarlo costava troppo, meglio un bauletto. Negli anni 80-90 ha disegnato le auto più vendute dalla Fiat, la Panda, la Uno e la Punto: “la Punto è stato forse il modello che gli ha reso di più, perché quando facciamo un progetto dobbiamo sapere quanti punti di saldatura, quanti pesi, che stampi, quanti colpi dello stampo, per limare i costi.”
A Wolfsburg il designer italiano piace così tanto che nel 2010 la società di progettazione di Giugiaro
, la Italdesign, viene acquisita dalla Volkswagen: “andando nella VW ho trovato nella sala riunioni la 128 Fiat smontata pezzo per pezzo, loro mi dissero che non sarebbero mai riusciti a fare un prodotto come la Fiat con quel peso, quell’estetica, quelle misure di abitabilità e bagagliaio e con quel costo, questo significa che sapevamo fare le autovetture..” ricorda oggi Giugiaro parlando col giornalista di Report.
Si possono ancora fare auto in Italia?
“Fare questo prodotto è come fare una squadra di calcio, se non ti alleni tutti i giorni e non produci competizione come puoi sperare di fare una squadra importante?”
John Elkann continua a dire che non si tratta di una acquisizione di PSA nei confronti di Fiat, FCA, ma si tratta di un matrimonio tra pari.

Adesso il gruppo Peugeot detiene il potere creativo, lei vada a vedere chi sono i responsabili dei brand italiani, non c’è nessun italiano” il commento sarcastico del designer.
Ma come siamo arrivati a questo (deindustrializzazione, perdita di competenze..)?
Lo stabilimento di Mirafiori una volta occupava decine di migliaia di operai, secondo i dati della Fiom tra il 2008 e il 2020 il solo settore metalmeccanico ha perso nella provincia di Torino 32mila posti di lavoro. La cintura attorno alla città, una volta sede di una industria ricca e fiorente, oggi è piena di capannoni vuoti, come quello di Carlo Bava, ex imprenditore, che a Report racconta di come fossero stati una volta leader nell’armatura dei volanti, c’erano tre linee di produzione che producevano i pezzi in modo silenziato, senza vibrazioni, “qui si arrivava a farne 8000 al giorno per FIAT..”. Alla fine ha dovuto chiudere perché sono rimasti con dei crediti inesigibili in mano nel momento in cui anche Fiat aveva dei problemi. Nel 2007 l’azienda viene rilevata dalla Sila Holding ma tre anni dopo viene fermata la produzione, oggi il gruppo Sila ha stabilimenti a Melfi, a Chieti e in Polonia ma non più a Torino.
Quanti altri imprenditori che lavoravano per FIAT sono stati costretti a chiudere? “Parecchi” risponde a Report il signor Bava “perché chi lavorava solo per Fiat è stato tra i primi a chiudere..”


La GKN importante stabilimento fiorentino che produceva semiassi il 9 luglio 2021 ha licenziato con una semplice mail i suoi 422 operai i quali in risposta hanno occupato la fabbrica e da due anni hanno aperto una vertenza per preservare i posti di lavoro.
Dario Salvetti è responsabile del collettivo di fabbrica: “questa era l’ex Fiat di Firenze e aveva la sua importanza strategica e geografica nel fatto che era in grado di servire, e serviva, quasi tutti gli stabilimenti in Italia.”

Oggi i semiassi montati dalle auto FCA arrivano dalla Polonia, Slovenia: il lavoro è stato portato fuori e non c’è una politica industriale che possa salvaguardare le professionalità che c’erano e che ora stanno andando via.
Report è andata poi a Grugliasco, di fronte alle porte della LEAR, importante azienda dell’indotto, ma oggi l’azienda ha annunciato nuovi esuberi, 269 persone rischiano il posto, più o meno due su tre – ricordano gli operai a Bonaccorsi: “producevamo sedili per la Maserati, ad oggi le linee Maserati a Mirafiori in maniera strutturale lunedì e venerdì sono ferme. Molto spesso si fermano anche il martedì e giovedì.”
A Mirafiori c’è oggi una produzione della 500 elettrica: ma in questo stabilimento della LEAR non si lavora alla 500, perché c’è stata una gara d’appalto con i turchi e hanno vinto loro – spiega un operaio – che erano appena entrati nel mercato.
La linea di assemblaggio è a poco meno di un km dallo stabilimento, ma i pezzi arrivano tutti dalla Turchia, è una delocalizzazione nascosta.

Così, il 1 giugno un gruppo di oltre 100 operai della Stellantis si incontra davanti la sede del comune di Torino per partire nel loro viaggio verso Poissy in Francia, sede dello stabilimento principale di Stellantis. Gli operai dei vari stabilimenti italiani raccontano della cassa integrazione, dell’incertezza sul futuro - quali modelli verranno prodotti in Italia? - e stanno andando in Francia proprio per avere delle risposte.
Uno di questi racconta di lavorare tre settimane al mese, poi la quarta viene messa magari in carico all’Inps, con una riduzione dei costi notevoli mentre il lavoro nella catena di montaggio rimane alto, ogni 50 secondi esce una Panda dallo stabilimento di Pomigliano, “significa che ogni secondo il lavoratore ha un’operazione da compiere, senza riposo”, siamo alla saturazione al 100% dei tempi, senza nemmeno il tempo per soffiarsi il naso con un fazzoletto, perché per prendersi un fazzolettino servono dai 30 ai 40 secondi e la produzione non può fermarsi.
Bonaccorsi ha chiesto ai lavoratori di Pomigliano cosa è cambiato con l’arrivo dei francesi: “c’è stato il tentativo di tagliare sui costi, la pulizia dei bagni, la sicurezza all’interno dei reparti.. prima della pandemia i bagni si pulivano con un ciclo di tre volte a turno, oggi il ciclo di pulizia è una volta al giorno. Stiamo parlando bagni dove arrivano 1000 lavoratori, trovare bagni sporchi, che puzzano, è una mancanza di rispetto nei confronti dei lavoratori.”

La scheda del servizio: Da Stellantis alle stalle di Manuele Bonaccorsi

Collaborazione di Madi Ferrucci

Immagini di Davide Fonda, Carlos Dias, Marco Ronca e Paolo Palermo

Ricerca Immagini di Eva Georganopoulou e Paola Gottardi

Montaggio di Marcelo Lippi e Raffaella Paris

Grafiche di Michele Ventrone

Alla fine degli anni ‘80 l’Italia era la prima potenza europea del settore auto, Fiat ne era alla guida e Torino rappresentava la sua capitale industriale

Oggi abbiamo perso le menti e i tecnici che l’avevano resa grande, migliaia di posti di lavoro sono scomparsi e in termini produttivi ci hanno ormai superato anche Romania, Slovacchia e Repubblica Ceca. Dopo la fusione con l’americana Chrysler del 2014, nel 2021 arrivano le nozze con i francesi di PSA da cui nasce Stellantis. Per John Elkann è “un matrimonio tra pari”, ma il vero centro del gruppo sembra ormai Parigi, anche per la presenza dello Stato francese nel capitale azionario. In Italia decine di migliaia di lavoratori sono in cassa integrazione e le aziende dell’indotto sono a rischio chiusura, mentre l’azienda progetta nuovi stabilimenti produttivi in Africa e apre una fabbrica di batterie nel nord della Francia. Con una intervista esclusiva a Nicolas Dufourcq, rappresentante dello Stato francese nel cda di Stellantis, e documenti interni inediti, Report spiega lo spostamento oltralpe della catena del valore dell’industria automobilistica, nonostante l’ingente quantità di aiuti di Stato ricevuti negli ultimi 30 anni.

La mal’aria

Nello scorso fine settimana dentro la festa di Radio Popolare Milano all’ex OP Paolo Pini, si è discusso di sanità pubblica, dello stadio di Milano, delle bugie diffuse dall’industria alimentare e anche della mobilità nelle città. Perché pare che in Italia non si possano avere città a misura di tutti, dei pedoni e persino dei ciclisti.
Il servizio di Report di Emanuele Bellano racconterà della trasformazione di Amsterdam che una volta era una città preda del traffico, mentre oggi ha una media di auto per popolazione pare a 250 auto ogni mille abitanti (in Italia la media è di 660). L’anno della svolta è stato il 1970 quando in città si registrarono incidenti in cui morirono circa mille persone: i cittadini chiesero dunque un cambiamento e per ottenerlo andarono a manifestare per le strade della città contro il traffico e gli incidenti. Sulla mobilità Amsterdam indisse un referendum, volete una città con poche auto o una città per le auto: il referendum passò col 53% dei voti e la città si trasformò verso una città ecologica, nel 2018 è stato approvato il Clim Air Action plan, il cui obiettivo è trasformarla entro il 2030 in una città con traffico a 0 emissioni.

Il portavoce della municipalità ha spiegato a Report come intendono raggiungere questi obiettivi: dal 2025 tutti i taxi devono essere elettrici, un gran cambiamento che va fatto informando la popolazione ed educandola alle alternative all’auto.

Report ha raccolto la testimonianza di una ragazza italiana venuta qui per fare ricerca: voleva portarsi la sua auto ma questa si è rivelata un’impresa impossibile perché il periodo di attesa per avere il permesso per parcheggiare in strada, non per un posto auto, ma per il diritto di cercarlo, aveva una lista di attesa di circa 8 anni.

Senza questo permesso Stefania Milan avrebbe dovuto pagare un ticket quotidiano per il parcheggio di 75 euro e così alla fine la macchina è rimasta in Italia.

La scheda del servizio: La mal'aria di Emanuele Bellano

Collaborazione di Cecilia Bacci, Chiara D’Ambros e Roberto Persia

Immagini di Chiara D'Ambros, Davide Fonda e Fabio Martinelli

L'inquinamento dell'aria provoca ogni anno in Italia, secondo l'Unione Europea, circa 60mila morti causando malattie non solo all'apparato respiratorio ma anche al sistema cardio-circolatorio

Dal 2006 le Regioni italiane sforano costantemente i limiti di legge previsti per il particolato e il biossido di azoto. Quali misure sono state prese dalle amministrazioni per tutelare la salute dei cittadini? Cosa è stato fatto e cosa invece manca all'appello? Report ha ricostruito il sistema di vigilanza e di misurazione delle sostanza inquinanti: manca un monitoraggio delle particelle più sottili, le ultrafini, che sono le più pericolose per l'organismo, perché entrano capillarmente nel sangue e da lì raggiungono tutti gli organi compromettendo la loro funzionalità. Oltre ai danni alla nostra salute, tutto questo ha una pesante ricaduta economica: le procedure di infrazione aperte dall'Unione Europea rischiano di costarci circa 2 miliardi di euro ciascuna. Mentre i costi sanitari vanno dai 2.000 euro ad abitante all'anno a Torino fino ai 2.800 euro a Milano.

La sicurezza negli stabilimenti della Cremonini

Il servizio di Bernardo Iovene si occuperà dei lavoratori degli stabilimenti del gruppo Cremonini e delle malattie in ambito lavorativo, denunciate dai sindacati.
Prima di arrivare sulle nostre tavole la carne viene sezionata e disossata nei macelli: un sistema di produzione dove gli animali sono una merce come le altre, un sistema intensivo che è crudele per gli animali e pesante anche per l’uomo, commenta così le immagini del servizio di Bernardo Iovene il portavoce di Animali Onlus Simone Montuschi. I lavoratori della carne devono impiegare per ore seghe e coltelli per disossare le carni, a ritmi molto veloci tanto che quando la produzione aumenta queste persone accusano problemi di carattere muscolo scheletrici, come da segnalazione dei sindacati del macello Inalca, del gruppo Cremonini che, coi suoi marchi, è la più grossa azienda del settore. Il sindacalista USB racconta al giornalista di casi da tunnel carpale, la sintomatologia più diffusa, problemi alla spina dorsale e ernie.
Inail ha rilevato all’interno del macello Inalca 35 lavoratori con malattie professionali come Jhonatan Romero che qui ha lavorato per 12 anni e oggi ha diversi problemi fisici, ernie, un tendine rotto, calcificazioni: oggi deve riempirsi di Oki per poter lavorare, a 39 anni. Jhonathan è stato licenziato proprio per i suoi problemi fisici e per i giorni di malattia. Iovene racconterà poi di come non solo USB, ma anche la CGIL il sindacato confederale, ha problemi nel rapportarsi con Inalca perché si fa fatica a discutere con questa azienda di sicurezza e di ritmi di lavoro troppo veloci che causano anche un aumento di infortuni - spiega Davide Torbidi della CGIL Agro Industria di Lodi.

La scheda del servizio: Insicurezza sul lavoro di Bernardo Iovene con la collaborazione di Lidia Galeazzo e Greta Orsi

Immagini di Paco Sannino

Grafiche di Federico Ajello

I lavoratori che si occupano del disosso della carne sono a rischio malattie professionali: come vengono tutelati?

All’interno degli stabilimenti Inalca del gruppo Cremonini, l’Inail ha riconosciuto a 35 lavoratori malattie professionali dovute alla modalità di lavorazione del disosso della carne. Ma secondo le testimonianze di lavoratori e alcuni sindacati la situazione sarebbe ancora più grave. Anche l’Ats di Milano è intervenuta con prescrizioni che prevedono più pause e ritmi meno elevati. I sindacati Cgil e Usb denunciano un rapporto difficile con l’azienda in ambito di sicurezza e le prescrizioni dell’ATS non basterebbero a evitare malattie muscolo-scheletriche ai lavoratori. Report ha intervistato un medico del lavoro dell’ATS oggi in pensione, che aveva effettuato un controllo all’interno dell’azienda del gruppo Cremonini per verificare il nesso con il lavoro svolto e 6 casi di malattie e lesioni agli arti. Racconta il suo stupore sia sulla metodologia del lavoro che nel rilevare che all’interno c’erano stati altri 60 casi di patologie simili.

Nelle mani dell’algoritmo

Siamo nelle mani di un algoritmo: quando chiediamo un prestito, quando ci candidiamo per un posto di lavoro, quando chiediamo un preventivo online per una polizza auto. L’università di Padova ha osservato più di 2400 conducenti osservando che gli algoritmi di alcune compagnie tendono ad offrire preventivi più cari a chi è nato all’estero. Lo spiega Alessandro Fabris ricercatore di etica dell’intelligenza artificiale “su 10 compagnie circa la metà usa la località di nascita, tipicamente a sfavore di chi è nato all’estero ..”


E’ sufficiente ricorrere ai vari comparatori di preventivi che confrontano i prezzi di diverse compagnie cambiando il luogo di nascita ma residenti nello stato quartiere, alcune assicurazioni (Genertel, Direct) danno premi più altri per chi è nato fuori dall’Italia.

Anche 170 euro in più se sei nato in Spagna, ad esempio, per l’algoritmo di Genertel: colpa del “merito creditizio” che si ottiene interrogando banche dati esterne, spiega la compagnia che assicura come il luogo di nascita non venga calcolato.

Curioso come nel Preventivatore IVASS, l’ente regolatore, il luogo di nascita non venga mai richiesto, così alla fine per Genertel si calcolano i preventivi più cari per le guidatrici nate in Spagna e a Roma (l’esempio usato dalla giornalista di Report).

La scheda del servizio: Il calcolo opaco di Antonella Cignarale

Collaborazione di Giulia Sabella

Immagini di Giovanni De Faveri, Cristiano Forti, Davide Fonda, Andrea Lili e Paolo Palermo

Ricerca Immagini di Paola Gottardi e Alessia Pelagaggi

Grafiche di Michele Ventrone

Sempre più decisioni sono basate su processi automatizzati.

Nell'era dell’intelligenza artificiale crescono i servizi che hanno alle spalle sistemi capaci di elaborare grandi quantità di dati e di fornire soluzioni che velocizzano le decisioni di enti pubblici e privati: dall’assegnazione di posti di lavoro a polizze assicurative, sussidi e bonus. Gli algoritmi sono progettati allo scopo di valutare, categorizzare e prevedere anche alcune dinamiche sociali. Il loro enorme potenziale, però, può tradursi anche in rischio. A seconda dell’ideazione e settaggio e dei dati che vengono forniti, l'intelligenza artificiale alla base di questi sistemi automatizzati può produrre risultati distorti e avere un impatto negativo sulla vita dei cittadini, anche devastante. Tra le criticità c'è sicuramente la mancanza di trasparenza sul loro funzionamento e gli ambiti di applicazione. Inoltre, quando la decisione non contempla l'intervento umano, per i cittadini diventa impossibile tutelare i propri diritti.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.