Non è un caso che la conferenza sulle famiglie si sia tenuta in Veneto: il Veneto del miracolo del nordest, dei capannoni tirati su in fretta e furia e oggi riciclati per tenere i rifiuti.
Il Veneto delle belle famiglie di fuori, ma a volte marce dentro che Germi aveva raccontato nel film Signore e signori..
Nessuno io mi chiamo; nessuno è il nome che mi danno il padre e la madre e inoltre tutti gli amici
31 marzo 2019
30 marzo 2019
Il censimento dei radical chic, di Giacomo Papi
Il primo lo ammazzarono a bastonate perché aveva citato Spinoza durante un talk show. In effetti da parte del professor Giovanni Prospero era stata un'imprudenza aggravata dal fatto che si era presentato in studio indossando un golfino di cachemire color aragosta.
Immaginatevi per un momento se
l'ignoranza non fosse più un difetto, un qualcosa di cui
vergognarsene (o di cui non andarne fieri), ma invece una virtù da
mostrare e di cui esserne fieri.
Immaginatevi poi se fossero le persone
che hanno studiato, passato tempo sui libri, quelle che si devono
nascondere, perché messe all'indice, indicate come “nemici del
popolo” (sventurato il paese che ha bisogno di eroi e di amici del
popolo).
“Anche gli intellettuali sono il popolo!”.
La regia tornò sul ministro, che sorrise con accondiscenza.
“Il popolo non vive negli attici,” disse, “e non indossa maglioni di cachemire, mio caro. Il popolo lavora e non ha tempo da perdere!”.
Una caccia alle streghe, che porta ad
una vera caccia quando qualcuno passa dalle parole ai fatti: il
professor Prospero è il primo, ucciso a botte sulla porta di casa,
per aver citato Spinoza e aver risposto al ministro dell'interno,
nonché primo ministro dell'interno
Che fare?
Nascondersi, scappare, manifestare apertamente contro questo clima di
odio su cui il ministro, anzi primo ministro dell'Interno getta
benzina tutti i giorni?
La soluzione è creare una lista degli
intellettuali, i radical chic, da proteggere: un censimento che
consenta loro di essere protetti, certo non a costo della
collettività. Saranno loro stessi ad autotassarsi per pagarsi la
protezione dello Stato.
“Certo che è una bella seccatura..”.
L'altra scosse la testa con tristezza: “All'inizio se la sono presa coi clandestini, poi con i rom, dopo è venuto il momento dei raccomandati e degli omosessuali, e ora si mettono ad attaccare gli intellettuali..”.
“Sì, Anna, ma noi che fastidio gli diamo?”
Si, che fastidio danno gli
intellettuali?
Se lo chiede la figlia del professor
Prospero, Olivia, che ha abbandonato gli studi per dedicarsi alla sua
passione di chef a Londra.
Che fastidio davano e danno gli
intellettuali, perché vengono chiamati radical chic? Il padre poi,
la prima di una serie di vittime tra insegnanti e intellettuali, non
era né chic né tantomeno radical.
Inizia così una sua indagine, andando
a frequentare gli amici del padre, alcuni dei quali sì, radical
chic, con la loro insopportabile spocchia. Dai ricordi del passato
emerge anche quel bambino, grasso e sgraziato, che veniva a casa sua
a studiare. Quel bambino che oggi è diventato un potente ministro di
un governo che ha deciso di portare avanti la lotta alle élite e ai
professoroni, rivendicando in modo sinistro perfino la paternità di
quei delitti
“Al cospetto di questa Assemblea e del popolo italiano, dichiaro che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. E' tempo di proclamarmi francamente ignorante. Ho sempre detto: prima il popolo italiano. E' forse una colpa? Ma il problema, cari signori dell'élite, è che è stato il popolo, prima ancora che lo dicessi io, a dire 'Basta! La misura è colma'. E' stato il popolo a dire basta con le provocazioni dei radical chic. Il popolo pretende che che i suoi rappresentanti, quelli che elegge e stipendia, parlino chiaro e in modo semplice”.[Dal discorso alla Camera del ministro dell'Interno nonché primo ministro]
Al censimento degli intellettuali, a
cui solo in pochi si sottraggono, seguono altri provvedimenti sul
filone della lotta alla complessità:
La complessità impedisce la verità.La complessità umilia il popolo.La complessità frena l'azione...
A Milano, la città
di Olivia, dove c'erano teatri, ora sorgevano supermercati del cibo
italiano:
La gente mangiava a strafogarsi, poveri e ricchi, erano tutti più interessati a ciò che entrava in bocca rispetto a ciò che ne usciva sotto forma di parole. Perché per mangiare pensare non serve. Forse c'entrava anche questo con l'odio verso gli intellettuali: la cultura non può essere consumata, mentre oggi quello che ha valore deve essere divorato fino alla distruzione ..
Viene istituita una commissione per
togliere dalla lingua italiana i termini complessi, all'interno di un
nuovo ministero della semplificazione: ministero che viene definito
dell'ignoranza, che ha il potere di cancellare dal parlato comune le
parole.
Quelle parole che consentono di
esprimere i nostri pensieri, quello che siamo, quello che abbiamo
vissuto, quello che conosciamo..
Perché questa esigenza di
semplificare, togliere, attaccare la complessità? Perché senza
quelle parole, senza quel “ragionare” (per citare Sciascia),
viene meno il raziocinio, la ragione e così l'uomo diventa schiavo
delle emozioni. Come gli animali che si muovono in sciami, soggiogati
dalla magia di un “pifferaio” che li fa muovere come lui stesso
decide:
"Lei lo sa perché gli intellettuali sono così importanti?".
Lo psicologo non lo sapeva, ma sapeva che era una domanda retorica e che non doveva rispondere.
"E lo sa perché sono così pericolosi?"
Lo psicologo non aveva mai pensato che potessero esserlo. La voce flautata del ministro riprese a vagare per la stanza.
"Perché le emozioni sono facili, elementari. Se impari i trucchi, le puoi governare, mentre i pensieri rimangono liberi, vanno dove dicono loro e complicano le cose. Dove comanda la ragione, la statistica muore".
I romanzi distopici, come quelli di
Orwell (1984) o di Bradbury (Fahrenheit 451) ci raccontano di un
futuro prossimo, un futuro possibile, che di solito è il peggiore
dei mondi possibili.
Quello delle libertà che vengono tolte
un pezzo alla volta, della conformità dei comportamenti, del
livellamento dei pensieri e dei ragionamenti delle persone.
Di felicità a basso prezzo o che viene
ricercata divorando cibo.
Il racconto di Giacomo Papi si muove
leggero nel racconto di questo scenario, usando l'arma dell'ironia e
del grottesco.
Le domande di Olivia, che osserva
sconsolata questa desolazione, sono quelle che ci dovremmo porre
anche noi, che in questo libro ritroviamo tanto del nostro presente:
come siamo arrivati a questo?
Perché gli intellettuali sono così
odiati dalle democrazie distorte, democrazie dell'uomo solo al
comando?
A cosa servono i libri, perché è
importante tramandare, generazione dopo generazione, le nostre
storie, le nostre vite?
La risposta la troverete a fine lettura: per non essere schiavi dello stregone di turno ...
La scheda sul sito di Feltrinelli
Etichette:
cultura,
Giacomo Papi,
intellettuali,
libri
29 marzo 2019
Come si viaggia sui treni dei pendolari
Ieri sul tardo pomeriggio, due convogli di Trenord si sono scontrati appena fuori la stazione di Inverigo: un semaforo non visto dal macchinista e l'assenza di un sistema di frenata sofisticato hanno portato allo scontro che per fortuna ha causato solo pochi feriti.
Oltre alle ripercussioni sul servizio: ritardi ieri sera e disagi (hai voglia a parlare di mezzi sostitutivi).
Rimane una brutta sensazione, visto che tra qualche giorno ci dimenticheremo di tutto, non noi pendolari certo, quelli che viaggiano in piedi per buona parte del viaggio, quelli che sono stipati nei vagoni o sulle scale tra i due piani delle carrozze.
La brutta sensazione che questa volta è andata più o meno bene. Che potrebbe ricapitare. E che tra qualche giorno ci dimenticheremo tutto.
E torneremo a parlare delle grandi opere, delle infrastrutture che mancano, che non possiamo uscire di casa, che la sicurezza signora mia ..
28 marzo 2019
Sola propaganda
Da oggi la difesa è sempre legittima dice Salvini.
Ma chi stabilisce che la persona stesa per terra è un ladro e che tu, novello sceriffo, eri in stato di turbamento?
Un giudice.
Dunque, che cambia?
Una Sola dunque. Sola propaganda
C'è spazio a sinistra
Eppure ci sarebbero praterie a sinistra, se solo si volesse iniziare a guardare quell'elettorato, se solo si volesse tornare a quei temi che una volta erano cardine (almeno a parole) del centro sinistra.
Sanità, scuola, tutele per chi lavora, sostegno ai più deboli, lotta alle disuguaglianze.
Eppure, leggendo le cronache di quello che è diventato oggi il centro (e una spruzzata di sinistra) si sente parlare solo di liste (con chi andrà Calenda), dell'anonimato in rete (la battaglia del deputato Marattin), del copyright in rete (una questione seria risolta con una legge sbagliata), di un ritorno al finanziamento pubblico (senza chiarire in che modo controllare poi la destinazione dei rimborsi).
La sempre presente TAV, panacea di tutti i mali. Il culto del PIL.
E la lotta contro il cambiamento climatico? Che fine ha fatto Greta? E la lotta alle emissioni, contro il consumo del suolo, per la messa in sicurezza del territorio?
E sui diritti civili si punta questa volta decisamente sullo ius soli, senza nascondersi dietro sondaggi e paure?
Difendiamo senza se e senza ma la 194 anzi, facciamo si che venga veramente applicata in tutto il paese?
C'è spazio a sinistra. Coraggio.
Sanità, scuola, tutele per chi lavora, sostegno ai più deboli, lotta alle disuguaglianze.
Eppure, leggendo le cronache di quello che è diventato oggi il centro (e una spruzzata di sinistra) si sente parlare solo di liste (con chi andrà Calenda), dell'anonimato in rete (la battaglia del deputato Marattin), del copyright in rete (una questione seria risolta con una legge sbagliata), di un ritorno al finanziamento pubblico (senza chiarire in che modo controllare poi la destinazione dei rimborsi).
La sempre presente TAV, panacea di tutti i mali. Il culto del PIL.
E la lotta contro il cambiamento climatico? Che fine ha fatto Greta? E la lotta alle emissioni, contro il consumo del suolo, per la messa in sicurezza del territorio?
E sui diritti civili si punta questa volta decisamente sullo ius soli, senza nascondersi dietro sondaggi e paure?
Difendiamo senza se e senza ma la 194 anzi, facciamo si che venga veramente applicata in tutto il paese?
C'è spazio a sinistra. Coraggio.
27 marzo 2019
Perché gli intellettuali sono così importanti?
"Lei lo sa perché gli intellettuali sono così importanti?".
Lo psicologo non lo sapeva, ma sapeva che era una domanda retorica e che non doveva rispondere.
"E lo sa perché sono così pericolosi?"
Lo psicologo non aveva mai pensato che potessero esserlo. La voce flautata del ministro riprese a vagare per la stanza.
"Perché le emozioni sono facili, elementari. Se impari i trucchi, le puoi governare, mentre i pensieri rimangono liberi, vanno dove dicono loro e complicano le cose. Dove comanda la ragione, la statistica muore".
Da Il censimento dei radical chic di Giacomo PapiLeggetelo, questo romanzo distopico (ma non troppo), perché racconta in chiave semi ironica quanto sta succedendo oggi.
Perché racconta come mai funziona la narrazione dei populisti e dei leader politici che vivono sui social.
Com'è possibile che hanno così seguito?
Perché non esiste una contro narrazione che si poggi su basi non emotive, su basi razionali, fatta da parte di quelli che oggi sono chiamati professoroni (da ambo gli schieramenti).
Gli intellettuali sono pericolosi per i populisti: di fronte allo spopolare della presenza televisiva di Ramy rinfaccerebbero al PD il non aver voluto approvare lo ius soli.
Di fronte ad una destra che si preoccupa dei ladri in casa, del piccolo spacciatore, spiegherebbe che sono figli di una serie di leggi fatte dai politici che non contrastano la micro criminalità.
Gli intellettuali fanno tornare a vedere la luna e non il dito.
Il popolo ha detto basta – da Il censimento dei radical chic
“Al cospetto di questa Assemblea e del popolo italiano, dichiaro che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. E' tempo di proclamarmi francamente ignorante. Ho sempre detto: prima il popolo italiano. E' forse una colpa? Ma il problema, cari signori dell'élite, è che è stato il popolo, prima ancora che lo dicessi io, a dire 'Basta! La misura è colma'. E' stato il popolo a dire basta con le provocazioni dei radical chic. Il popolo pretende che che i suoi rappresentanti, quelli che elegge e stipendia, parlino chiaro e in modo semplice”.[Dal discorso alla Camera del ministro dell'Interno nonché primo ministro]
In un presente ipotetico, in Italia
viene instaurato un governo che disprezza le élite, gli
intellettuali, i “professoroni” perché, parola del
giovane ministro dell'Interno, il popolo ha detto basta.
Così, quando uno dopo l'altro,
professori, studiosi, vengono uccisi (il primo perché aveva osato
citare Spinoza in un talk), decide di schedare, pardon, di fare il
censimento dei “radical chic”.
Perché gente che ha studiato, che ha
passato anni sui libri per poi spiegare a noi persone semplici verità
difficili da raggiungere, non è chiaro, ma tant'è, meglio non farsi
passare per gente che legge, che studia, che perde tempo sui libri.
Sono tempi nuovi (per citare un
altro romanzo molto attuale di Alessandro Robecchi) e così, gli
intellettuali, anziché arrabbiarsi, mobilitarsi, scendere in piazza,
protestare, scelgono di nascondersi e di nascondere libri, tomi
profondi, maglioni di cachemire, qualunque cosa possa identificarli
come “radical chic”.
Ma come ha fatto questo paese, che
ricorda nemmeno troppo vagamente il nostro infame presente, a ridursi
così? Con un ministro che bullizza intellettuali, persone che hanno la colpa di fare ragionamenti complessi?
E c'è speranza di uscirne fuori?
Lo scoprirete leggendo il romanzo di
Giacomo Papi “Il censimento dei radical chic”.
PS: rileggetevi ancora il discorso
citato all'inizio, ricorda un po' un altro discorso, tenuto alla
Camera da un altro presidente del Consiglio nel 1925, in cui
rivendicava la paternità politica del delitto Matteotti?
26 marzo 2019
I tempi nuovi di Alessandro Robecchi
Quel che chiamate spirito dei tempiè in sostanza lo spirito degli uomininei quali i tempi si rispecchiano.E questo è spesso così meschino!Goethe, Faust
Incipit
Vista da qui, a quest'ora, con questa luce che la taglia come forbici, la città è un mosaico, una geometria, una scacchiera dove i pezzi vanno al loro posto. E infatti ci vanno.Con la M1, M2, M3, la viola, la gialla, i tram, con macchine e motorini, permesso si sposti, ma guarda come guida quello stronzo, ah, ecco il controllore, ora la pagheranno, i furbetti senza biglietto!Uno si è buttato sotto la rossa, checcazzo, a quest'ora, bisogna essere proprio dei disgraziati, però! Bus sostitutivi per San Babila, Palestro, Porta Venezia, Lima, Loreto, qualche pedone arriverà dopo l'orario, un alfiere lo riprenderà, una torre lo chiamerà a rapporto: cos'è questo ritardo? Si rende conto?
Li chiamano tempi nuovi, si dovrebbe
respirare un'aria nuova, eppure c'è sempre quella strana sensazione
di un deja vu, per cui più che tempi nuovi, tempi passati.
C'è un ragazzo, uno studente
modello, tutto famiglia – università – ragazza, che per
prendersi quei duemila euro per farsi una vacanza, decide che, sì,
val la pena tentare la sorte e rischiare, un colpo e basta. Lo fanno
tutti, perché io no?
C'è una coppia, che una volta
avremmo detto appartenente al ceto medio e oggi, boh, lei impiegata,
lui ricercatore di quelli con la scadenza che, ad un certo punto,
decidono di superare il confine tra ciò che è lecito e ciò che no,
non è lecito affatto, per guadagnare quelle poche migliaia di euro
per star più tranquilli.
E, in sottofondo, il cassintegrato che
ha bisogno di duemila euro per tappare i debiti, il grafico precario
che oggi lavori e domani chissà, l'ambulante che va in giro per i
mercati, il pensionato … tutta gente incensurata che una volta, di
fronte a certe tentazioni, i soldi facili, subito sporchi e adesso
avrebbe detto no, ma oggi ci sono i tempi moderni e allora, perché
no?
C'è, infine, una ragazzina,
Margherita, terrorizzata da delle foto che rischiano di finire
in rete, scattate assieme ad un ragazzo che credeva amico e che ora
la sta ricattando. Come aiutare questa adolescente, della generazione
che sta crescendo troppo in fretta, senza nessun adulto che gli
spieghi che è meglio non bruciare certe tappe, che ci sono cose che
non si devono fare? A brigante, brigante e mezzo, dunque il
ragazzotto, figlio di quella borghesia milanese che oggi si
autodefinisce progressista e che una volta avremmo chiamato
semplicemente destra borghese, verrà punito sempre con l'arma dei
social...
Perché sono tempi moderni, mica vorrai
rivolgerti alla polizia, una denuncia, le indagini e via discorrendo?
«Erano altri tempi, Monterossi. Quello che le chiedo ora non è solo di tornare al Crazy Love per mettere la sua sapienza di autore al servizio .. della ragionevolezza, ecco ... quello che le chiedo è un disegno un po' più ambizioso, più ampio.. »
«E sarebbe?»
«Sarebbe prendere un po' di misure e orientare il programma verso lidi .. più rassicuranti, ecco.I tempi nuovi richiedono atteggiamenti nuovi, un po' di ottimismo, insomma, un po' di leggerezza! Se funziona con la De Pisis può funzionare con tutti gli altri programmi ..»
E infine c'è Carlo Monterossi:
una bella vita, una quasi compagna a fianco, anche lei nell'industria
della merda, nella trasmissione di Flora De Pisis che ultimamente sta
cavalcando nella sua trasmissione il refrain “non ne possiamo
più, c'è troppa delinquenza, ma lo Stato dov'è?..”
Ma oggi, sempre perché sono tempi
nuovi, è arrivato il momento di non terrorizzare più, di
tranquillizzare le persone. Ma sempre merda è, e Carlo Monterossi
deve tornare a governare quella macchina verso nuovi lidi...
C'è tutto uno spaccato di quella parte
di paese che vive ancora bene, ma che vorrebbe vivere un pelino
meglio, con meno assilli e sofferenze: Alessandro Robecchi ancora
una volta usa il meccanismo del giallo per raccontarci delle
trasformazioni che stanno avvenendo sotto la crosta di questo paese
(e, forse, nemmeno troppo sotto la crosta).
Non è più come prima, Ghezzi, prima lo sapevi chi erano i delinquenti e chi le brave persone. Poi, non so com'è successo, si sono mischiati. Fai una vita di merda e pensi che più avanti sarà peggio, per te, per i tuoi figli.. e intanto vedi i farabutti che cadono in piedi. Il confine è sottile, sai?
Ma andiamo per ordine.
Nella periferia milanese viene
ritrovato un cadavere, ucciso con un colpo di pistola in testa, coi
pantaloni calati e con i polsi legati al volante da fascette di
plastica.
Del caso se ne occupano i due
poliziotti della Mobile, Ghezzi e Carella: è uno strano delitto,
perché ci sono troppi indizi, tra loro discordanti, che non li
aiutano a capire il perché. Perché un ragazzo, Filippo Maria Gelsi,
un brillante studente di matematica, è finito sparato su una
piazzola sulla strada per Segrate.
“Troppa roba”, sbotta Carella, che
si muove come un cane da punta per cercare quella pista che non
arriva.
C'è il rischio che sia un caso da
archiviare perché, sempre per quei tempi moderni, mica è una
vecchietta fatta a pezzi da un immigrato.
Oscar Falcone ha tirato su la
sua agenzia di investigazioni, Sistemi integrati: il Ghezzi
gli ha risposto no alla proposta di diventare socio, ma ha suggerito
l'acquisto della ex collega Agatina Cirrielli, una poliziotta
di quelle capaci, nauseata però dal clima che si inizia a respirare
in polizia. No, non il machismo.
Per questo clima da mano pesante nei
confronti dei reati di strada, piccolo spaccio, ubriachi, le risse ..
mentre nei piani alti della città si continua a delinquere come se
niente fosse.
Anche questi sono i tempi nuovi.
Bene, alla neonata agenzia Sistemi
integrati si presenta il primo caso: la signora Gloria Grechi ha
perso il marito. Ecco, non è proprio andata così, perché questa
signora Gelsi, una donna molto bella, che colpisce lo stesso Carlo (e
a cui ricorda un'altra donna, quella cantata dall'amato Dylan in
Brownsville girl), non racconta subito le cose come stanno,
anzi, per un certo periodo sparisce pure.
Solo alla fine, racconta a Oscar e
Agatina (e al signor Carlo che la ospita) la storia di una coppia
normale che, ad un certo punto, decide di fare il colpo per
sistemarsi per sempre.
Come dei novelli Bonnie e Clyde. O
Diabolik ed Eva Kant, vedete voi.
Due indagini all'apparenza distanti che
alla fine sono destinate ad incrociarsi, come destinate ad
incrociarsi sono anche le indagini ufficiali di Ghezzi e Carella,
con quelle meno ufficiali (e non molto meno pulite) di Oscar Falcone
e Agatina Cirrielli.
Due indagini che si intrecciano e che
intrecciano le strade dei tanti soldi che scorrono nella Milano
sotterranea
«Conoscete questa città, vero?Beh, a me piace, mi piace quello che si vede, e ancora di più quello che non si vede. Milano galleggia su un mare sotterraneo di soldi, correnti, onde, flussi di soldi, milioni ogni giorno. Tutti i traffici sono qui, gli affari migliori, e chi non fa affari qui pensa che qui sia più facile farli, o pulire i guadagni .. c'è tutto, c'è la prostituzione, poi c'è il gioco d'azzardo, le scommesse, la droga, ogni tipo di racket, la finanza, la politica, la corruzione .. soldi, montagne di soldi»
Prostituzione, piccola e grande
evasione, scommesse clandestine, usura, tutto il marcio che gira
nemmeno troppo nascosto nella Milano dei tempi nuovi (o dei tempi di
sempre), e che sembra essere convogliato verso certi canali e certe
strade che portano garage sotterranei e villette chiuse e ben
sorvegliate.
E Carlo Monterossi, direte voi?
Carlo questa volta se ne sta un po' in disparte, come un osservatore
esterno degli eventi: è stato chiamato dal direttore galattico per
dare una raddrizzata alla sua trasmissione di tv spazzatura, un
lavoro che fa controvoglia.
E poi deve scortare questa donna,
Gloria Grechi, che ha qualcosa che lo attira, nei modi e nel suo
mistero. Perché per essere una donna a cui hanno appena preso il
marito, non sembra il tipo che si stia struggendo dal dolore.
Abbastanza per
desiderare che un meteorite venga giù e li spazzi via per sempre,
questi tempi nuovi:
Questi tempi nuovi di cui tutti
parlano cosa sono?
Dove sono? A lui sembrano i soliti
tempi di astio e tigna collettiva, i tempi in cui il pudore si è
arreso del tutto, e quel che i farabutti pensavano di nascosto ora lo
dicono apertamente, i tempi in cui non c'è vergogna. Orientare?
Cioè rendere digeribile una
minestra rancida che fino a ieri serviva a scaldare gli animi. a
impaurire e imbestialire, e da oggi invece deve rassicurare e
proteggere, magari illudere, ma insomma ...
I tempi nuovi è un noir
corale che si legge tutto d'un fiato, leggero, divertente, sarcastico
e amaro allo stesso tempo.
Ma è anche un romanzo che mette in
controluce quanto sta succedendo nella nostra società, senza che
rendiamo conto fino in fondo: sono i tempi nuovi questi, dove tutto
è mischiato, difficile da distinguere e le tentazioni troppo forti
da resistergli
.. brave persone che diventano delinquenti, occasioni che diventano tentazioni irresistibili. Una volta quel crinale tra guardie e banditi, tra il bene e il male, era sottilissimo, una lama, e era è come un sentiero di montagna, largo abbastanza da passarci agevolmente, e lo percorreva anche gente normale, gente perbene, e spinta fin lì dalle ingiustizie e dalla rabbia. Lo fanno tutti, girano un sacco di soldi, e sto fuori solo io? I tempi nuovi sono anche questo: si dicono in pubblico parole che una volta ci si vergognava a pensare in privato, il «perché no?» sostituisce il «perché no».
La scheda del libro sul sito di
Sellerio
Il blog di Alessandro
Robecchi
I link per ordinare il libro su Ibs e
Amazon
Report – la tassa rosa, le etichette sulle pellicce e i rischi con le protesi
La tassa rosa
Le donne devono pagare di più per uno
stesso prodotto: è quello che emerge dall'inchiesta che apre la
puntata di Report, si chiama la “tassa rosa”.
Le aziende puntano sul fatto che le
donne sono più propense a spendere, lo stato ci guadagna e non
vigila su questa discriminazione al femminile che non riguarda solo
scarpe o profumi.
Ma anche prodotti come assorbenti:
abbiamo abbassato la tassa sui tartufi ma paghiamo gli assorbenti più
cari, bella idiozia.
LE donne hanno il corpo calloso, hanno
più connessioni rispetto al cervello dell'uomo: le pensano tutte le
persone del marketing, per far vendere i prodotti e attirare
l'attenzione di un prodotto, puntando sui dettagli.
Beatrice Brignone e Pippo Civati hanno
raccontato della loro battaglia per abbassare le tasse sugli
assorbenti: ad ogni emendamento veniva risposto che non c'erano le
coperture, ma avevano calcolato una spesa di circa 50 ml di euro.
Quello che non è fatto in Italia si è
fatto invece alla Canarie: sono beni di necessità per le donne,
dunque perché pagarli di più?
Laura Castelli (M5S) ha dato la colpa
all'Europa, i paesi che hanno ridotto l'iva hanno preso una sanzione
… peccato non fosse vero, nessun paese è stato sanzionato per aver
abbassato l'iva.
Vice ministra Castelli, abbassi l'IVA
per gli assorbenti!!
L'etichetta - L'ipocrisia sulle pellicce
Per capire in quali condizioni sono
allevati i visoni e le volpi in Finlandia, i giornalisti devono
muoversi di notte, di nascosto: dentro le gabbie si vedono visoni
enormi, più grandi di quello che dovrebbero essere.
Eppure tutte le volpi e i visoni che
arrivano da questo paese e che ornano i capi dell'alta moda
(Woolrich, Moncler, Loro Piana ..) sono etichettate e il cliente
viene rassicurato che derivano da allevamenti etici.
Qual è il vero prezzo di questi capi,
all'origine? Siamo sicuri che gli allevamenti sono etici e
sostenibili?
Tutto questo è etica o etichetta?
Alcuni marchi hanno rinunciato ad usare
pelliccerie sui loro capi, altri invece si nascondono dietro la
tracciabilità della filiera, sulla garanzia etica degli allevamenti
scandinavi.
Sagafurs è l'azienda che importa le
pellicce dalla Finlandia e li rivende ai marchi di moda: si basano
sul protocollo Welfur, per certificare gli allevamenti.
Queste certificazioni sono arrivate
dopo lo scandalo dei cani procioni cinesi che venivano uccisi a
bastonate oppure scuoiati vivi.
E' capitato anche che pellicce di cane
fossero spacciate per pellicce di cani procioni ..
Moncler Loro Piana, Woolrich sostengono
di ricorrere a pellicce etiche, perché si fidano della garanzia di
Sagafurs: ma Emanuele Bellano è andato a vedere come lavorano gli
allevamenti Sagafurs, molti dei quali dislocati a nord est del paese.
Non amano le visite dei giornalisti,
gli allevatori: alcuni di loro minacciano di chiamare la polizia e,
si sa, nelle comunità piccole, da che parte sta la legge.
Così Emanuele Bellano ha dovuto fare
il suo lavoro di giornalista di notte: volpi enormi e grasse in
piccole gabbie, dovrebbero pesare tra 3 e 4 kg, mentre queste pesano
anche 15 kg.
Altro allevamento, ma stessa storia:
gabbie anguste dove gli animali si muovono a fatica, sottoposto ad
uno stress enorme, uccise con uno scossa elettrica, che non è
proprio una morte etica.
Sagafurs è una società quotata in
borsa, dovrebbe controllare e fare audit in caso di violazioni, se ci
sono sofferenze sugli animali. Ma saranno mai andati a controllare
questi allevamenti?
Di chi è Sagafurs? L'indirizzo è lo
stesso di Profur, associazione degli allevatori di pellicce che
possiede Sagafur al 73%. Insomma il certificatore che certifica se
stesso.
Non che in Italia le cose siano
migliori: le gabbie sono state re introdotte nel 2008, piccole e
strette.
Gabbie strette anche in Finlandia, dove
i visoni vivono così stretti che si mordono tra di loro.
Bellano ha chiesto conto a
Confindustria Moda, al presidente Scarpella, a cui ha mostrato le
immagini scattate: non sono allevamenti etici, non rispettano il
benessere degli animali, ammette il presidente.
Nel frattempo i capi che arrivano da
Sagafurs continuano ad arrivare in Italia ai fornitori: sono capi che
costano ai marchi da 25 a 30 euro a capo e che nelle boutique costano
dieci volte di più.
Woolrich ha scritto a Report spiegando
che farà delle indagini, lo stesso Moncler: gli altri capi o hanno
diffidato addirittura Report dal mandare in onda il servizio.
Giulio Valesini ha incontrato uno
specialist delle protesi: ho impiantato molte protesi non a
norma, per truffare il sistema sanitario, usando codici di altri
prodotti a gara, per spendere meno di quanto si poi si chiede allo
stato come rimborso.
Come montare la gomma di una 500 su un
trattore – racconta lo specialist.
Un danno allo Stato e anche un danno al
paziente: sulle cartelle cliniche viene riportato il falso, viene
indicato un codice di un dispositivo diverso da quello poi
impiantato.
MA perché nessuno controlla? Non ha
controllato la caposala, non ha controllato il chirurgo, in questi
casi.
Alcuni di questi device sarebbero
quelli distribuiti da una società di un imprenditore italiano,
Natali: un sistema diffuso nei sistemi ortopedici e chirurgici,
pagherebbero delle caposala e dei medici con viaggi all'estero e
biglietti delle partite di calcio.
HD è un fornitore di un ospedale e poi
i medici dell'ospedale vanno a fare un congresso (non una vacanza, mi
raccomando) a Cuba. Tutto regolare?
La gola profonda del sistema racconta
anche di device scaduti impiantati dentro persone: tanto nessuno
controlla.
Nessuno controlla le situazioni da
conflitto di interesse, come quelle di cui ha raccontato Valesini, a
Tor Vergata, con una storia di marito e moglie.
Arezzo è la città dove si operano le
persone con mal di schiena: di turismo di mal di schiena si tratta,
cliniche private che operano con un rimborso da parte del sistema
sanitario pubblico.
Il Centro Chirurgico Toscano è passato
da 1 a 6 milioni di euro, per questo turismo: qui prendono chirurghi
da Roma che qui si portano pazienti, il tutto perché nelle regioni
c'è un tetto sui impianti rimborsati.
Quando si porta un paziente fuori dalla
propria regione si può sforare il tetto dei rimborsi: una sorta di
lavoro a cottimo che conviene ai medici che spingono per questi
interventi inappropriati.
Alla fine la regione Toscana ha detto
basta, tagliando questi interventi.
Il giro d'affari dei turisti col mal di
schiena è ampio: solo il Lazio ha speso 22,5ml di euro, il 56% di
questi è andato in Toscana.
Dietro i dolori alla schiena, per
l'artrosi, ci sono grossi interessi: studi recenti sostengono però
che non ci sono evidenze per cui l'intervento sia migliore della cura
conservativa.
Spesso, insomma, le protesi sono
impiantate senza necessità: anche questa è l'avidità di molti
medici chirurghi.
E poi le casse della sanità pubblica
sono in rosso.
Le protesi ruvide provocherebbero un
raro tipo di linfoma (ALCL): in Francia si è aperto un dibattito su
di queste protesi, lo stesso sta succedendo in America.
E in Italia?
Le normative garantiscono le donne che
si sottopongono a questi interventi al seno? No, la risposta del
chirurgo.
ANSM, la società che vigila su questi
dispositivi ha convocato medici e rappresentanti delle aziende che
producono protesi per approfondire il tema.
Le autorità francesi raccomandano di
non usare le protesi ruvide e non hanno rinnovato il certificato CEE
della Allergan.
IL nostro ministero ha scelto di non
prendere una posizione: “le nostre sono decisioni mondiale” ha
risposto la direttrice generale del settore dispositivi medici nel
ministero.
Il linfoma si può presentare anche
dopo anni dall'intervento: è opportuno che la diagnosi sia fatta il
prima possibile, appena arrivano i primi sintomi.
Pare che i test di compatibilità non
siano stati fatti per le protesi rugose: ma il corpo umano reagisce
in modo diverso a secondo della superficie della protesi, racconta la
dottoressa Farè del Politecnico di Milano.
Servono prove certe, per capire la
correlazione tra il linfoma e le protesi “macro testurizzate”,
mentre le autorità sanitarie preferiscono aspettare per non far
crescere il panico.
Il giornalista ha poi raccontato lo
scandalo delle protesi Pip in Francia, costruite con silicone
scadente, che avevano passato i blandi controlli, che spesso erano
concordati.
Erano protesi che spesso si rompevano:
quando è esploso lo scandalo, in Italia mancavano le liste delle
donne su cui erano state impiantati.
Il registro degli impianti, dove
dovrebbe esserci scritto il nome del prodotto, del paziente, come
stabilito dal decreto del ministro Balduzzi del 2012, non è
stato fatto.
La politica non impara mai, racconta il
dottor Santanché.
Il registro obbligatorio esiste in
Olanda ed è un modello: noi per applicare i decreti abbiamo
impiegato 5 anni e la direttrice del ministero ha guardato al mondo.
Etichette:
assorbenti,
pellicce,
protesi,
Report
25 marzo 2019
Chi ha vinto in Basilicata
Dal libro La Napoli di Bellavista (immagine presa da Repubblica) |
Uno di questi mi è tornato in mente leggendo le dichiarazioni di voto post regionali in Basilicata.
L'Unità "Il centro sinistra perde il 4%"
Il Mattino "Il centro sinistra ha vinto".
Chi ha vinto in Basilicata (a parte l'ex generale Bardi)?
Queste le dichiarazioni
Di Maio: "Noi prima forza"
Salvini: "Il governo resta maggioranza nel Paese"
Salvini esulta: "Ora si cambia l'Europa".
Di Maio: "Ma quale crollo? Il governo non cadrà"
(dichiarazioni prese da Repubblica)
Il senatore di FI Maurizio Gasparri parla del ruolo di Forza Italia nella vittoria: "Il nostro partito ottiene unottimo risultato"
Giorgia Meloni: "Vittoria: Basilicata libera", scrive su Facebook".
(sempre Repubblica)
Il coordinatore della Comunicazione del PD Marco Miccoli: "Era una sfida estremamente complessa che alla fine ha confermato ciò a cui stiamo assistendo sul territorio nazionale: la vittoria di un centro destra sempre più spostato a destra e una ripresa evidente di un centrosinistra largo, plurale ed inclusivo".
Nicola Zingaretti ha commentato l’esito del voto con un post sui social: “Il voto in Basilicata conferma che l’alternativa al centrodestra e a Salvini siamo noi."
(Da Democratica.com)
Non poteva mancare Calenda (del PD o non è del PD?):
Queste sbruffonate stancano rapidamente. Andiamo avanti a costruire un'alternativa seria a questo Governo disastroso, lavorando sulla qualità delle liste per le elezioni europee e su una grande mobilitazione popolare. Non abbiamo paura ?@SiamoEuropei?
Più realistica la deputata PD Anna Ascani:
"Andiamo avanti parecchio con l'esultanza per il secondo posto?".Friuli, Trento, Molise, Abruzzo, Sardegna e #Basilicata.Alla sesta volta credo che persino il grande Toto Cutugno abbia smesso di esultare per il 2º posto.Noi abbiamo intenzione di andare avanti parecchio?
Di certo c'è che è prematura parlare di fine del tripolarismo e che l'asse politico è sempre più spostato a destra.
Le inchieste di Report – di pellicce, protesi, speaker e indumenti femminili
Anche stasera sono diversi gli
argomenti trattati dalle inchieste dei giornalisti di Report:
l'allarme per le protesi al seno che Francia e Stati Uniti stanno
ritirando mentre in Italia ancora si deve capire che fare;
l'ipocrisia delle grandi case del lusso che utilizzano le pellicce;
quello che non sappiamo degli smart speaker e infine, nell'anteprima,
la tassa rossa
Perché i prodotti per le donne
costano di più?
Perché gli stessi sandali, se sono da
donna, costano di più rispetto a quelli per maschi (stessi
materiali, stesso prodotto)?
Lo stesso vale per i profumi (14% in
più), coi deodoranti (+50%), coi prodotti per il corpo (quasi il
doppio): la scarpa da ginnastica in versione femminile costa in media
quasi il 10% in più.
Solo per il fatto che siano rosa,
costano più della scarpa per uomo.
Si chiama tassa rosa, la maggiorazione
dei prezzi per prodotti di consumo femminili: l'hanno studiata quelli
del portale web Idealo,
analizzando i prodotti in vendita su 30000 negozi online.
“LE donne spesso devono pagare di più
per uno stesso prodotto” racconta il country manager del portale:
l'Italia, assieme alla Spagna, è il paese europeo con la tassa rosa
più alta.
Sono scelte commerciali – cerca di
spiegare una commessa che vende questi profumi: “le aziende
sfruttano la forte domanda di questi prodotti, che significa una
forte disponibilità a spendere” racconta l'economista Francesca
Bettio alla giornalista (qui
una anticipazione).
La scheda del servizio: LA
TASSA ROSA di Giulia Presutti (qui l'anticipazione)
Secondo uno studio dello stato della California le donne spendono ogni anno 1400 dollari in più degli uomini per gli stessi beni di consumo. In Italia, i dati del portale web di comparazione prezzi Idealo dimostrano che spesso la versione "per lei" di un prodotto costa di più dell'equivalente "per lui". C'è una tassa, poi, che pagano solo le donne: è l'Iva al 22% su assorbenti e igiene femminile di base. In tutta Europa i governi l'hanno abbassata, mentre in Italia sono beni di lusso. Ma la politica se ne preoccupa?
L'allarme sulle protesi al seno
Assieme ai giornalisti del network ICIJ
(tra cui l'Espresso),
Report
si era occupato delle protesi impiantate nel nostro corpo,
dispositivi medici che salvano la vita alle persone, consentono di
continuare ad avere una vita normale normale pur in seguito di
malattie: ma chi controlla che questi dispositivi non abbiano
difetti, che non ci siano conflitti di interesse tra le aziende che
li producono e i chirurghi che li impiantano nel nostro corpo? Stiamo
parlando di un business che vale 350 miliardi l'anno e che, secondo
l'inchiesta, avrebbe causato 82mila vittime.
L'ultimo allarme riguarda
le protesi al seno della ditta Allargan: queste sarebbero vendute
senza gli adeguati test di sicurezza e ci sarebbe dunque il rischio
di un tumore alla mammella e altri effetti collaterali.
In Francia le autorità pensano di
ritirarle dal mercato, in Italia, nello scorso dicembre, il
ministero della salute ha pubblicato un comunicato in cui si
minimizzano i rischi.
L'azienda non ha avuto il rinnovo del
certificato CEE per carenza di documentazione, non perché siano
acclarati i rischi.
Questo il report che potete trovare sul
sito del consorzio ICIJ
e qui un articolo su Fanpage
che ne riporta il contenuto
Le accuse alla FDA. Secondo l'inchiesta dell'ICIJ, per anni la FDA ha permesso alle aziende produttrici di protesi di nascondere le prove di rotture e lesioni delle stesse segnalandole come ‘eventi di routine' che quindi non richiedevano la divulgazione pubblica. Dal 2017 però le regole sono cambiate e in soli due anni si è registrato un enorme boom di segnalazioni: se nel 2016 il numero di sospette lesioni a causa delle protesi al seno era di 200, nel 2017 è salito a 4.567 e, solo nella prima metà del 2018, a 8.242. Le protesi sono diventate improvvisamente pericolose? Viene difficile crederlo.
Protesi e cancro. Molti sono gli studi che in questi anni hanno dimostrato un legame pericoloso tra le protesi al seno e l'incremento del rischio di andare incontro ad un Linfoma a grandi cellule anaplastico. Come spiega il nostro stesso Ministro della Salute, il rischio era già stato evidenziato dalla stessa FDA nel 2011 quando era stato “rilevato un numero anomalo di casi di ALCL in pazienti portatrici di protesi mammarie per fini ricostruttivi o estetici, anomalia derivata dal fatto che l’ALCL, benché possa svilupparsi in qualsiasi parte del corpo, per la prima volta si manifestava in corrispondenza del tessuto mammario periprotesico”. Ma cos'è il Linfoma Anaplastico a Grandi Cellule (ALCL dall'inglese Anaplastic Large Cell Lymphoma)? Si tratta di una rara forma di Linfoma non-Hodgkin (NHL) che si sviluppa a carico dei linfociti T del sistema immunitario. La cura è possibile quando la malattia è localizzata al tessuto pericapsulare e, nei casi più gravi, può richiedere chemio e radioterapia.
La scheda del servizio
L’ALLEGRO CHIRURGO di Giulio Valesini, Simona Peluso e Cataldo
Ciccolella
Dopo l’inchiesta di novembre in collaborazione con il Consorzio Internazionale dei giornalisti investigativi ICIJ, Report torna a occuparsi dei dispositivi medici. Le protesi al seno: le portano 30 milioni di donne nel mondo. Le autorità sanitarie stanno indagando per capire la relazione tra alcuni modelli molto diffusi e una rara forma di linfoma. Le viti e le barre inserite per gli interventi contro il mal di schiena: vi racconteremo quello che in questi anni è successo nelle sale operatorie di molti ospedali.
In Italia ogni anno
sono circa 49mila le donne che si fanno impiantare una protesi al
seno, penso che ci siano tutti i presupposti per fare chiarezza su
questo prodotto.
L'ipocrisia sulle pellicce
Come sono allevate
volpi e visoni, come vengono uccisi gli animali, prima di essere
trasformati nei colli che ornano le pellicce dei capi di lusso
(Woolrich, Max Mara, Loro Piana, Moncler)? I giornalisti di Report
sono andati in Finlandia per documentare tutto questo: sulle
etichette dei capi, che paghiamo anche qualche migliaio di euro, è
tutto tracciato, tutto a norma, tutto “etico”.
Tutti gli animali,
per la maggior parte allevati in Finlandia, sarebbero allevati e
trattati con rispetto (il 99% degli allevamenti di volpe ha il
marchio etico): ma se è tutto a norma perché gli allevatori non
consentono le riprese ai giornalisti che, per filmare questi
allevamenti, sono dovuti entrare di notte, di nascosto?
La scheda del servizio L’ETICHÈTTA
di Emanuele Bellano in collaborazione di Alessia Cerantola e Greta
Orsi
La Finlandia è il principale produttore di pellicce allevate, in prevalenza volpi e visoni. Vendute in aste che si tengono ciclicamente a Helsinki vengono acquistate dai pellicciai che le conciano, trattano e colorano per poi rivenderle alle grandi firme della moda. Oggi molti grandi marchi le usano come bordature di cappucci o polsi di cappotto in pelo nei capi invernali. Al cliente etichette e addetti alle vendite nei negozi spiegano che le pellicce sono certificate come etiche. Secondo i dati dell'ente certificatore finlandese, sono certificati il 99 per cento degli allevamenti di volpi e il 93 per cento di allevamenti di visoni. Gli allevatori però non consentono alle telecamere di filmare quello che accade dentro, bisogna entrare di notte quando gli allevamenti sono chiusi. E quello che si scopre è molto diverso da quanto raccontato nelle boutique di Roma o Milano: cannibalismo dovuto al sovraffollamento delle gabbie e volpi mostruose ingozzate di cibo per far aumentare in maniera innaturale il loro peso e quindi la loro pelliccia. E chi alla fine incassa il maggior guadagno sono le firme della moda.
Che fine fanno le nostre parole?
Alexa, metti pop music ..
E d'incanto, a casa tua, parte la
musica. Sono i dispositivi a comando vocale che ascoltano la tua voce
e comandano i dispositivi in rete che ci sono in casa.
Nel 2018 il loro mercato è cresciuto
del 187% ed entro quest'anno si stima che potrebbero essere 260 ml
questi altoparlanti intelligenti: il loro prezzo varia da 50 euro a
qualche centinaio, sono prodotti dalle multinazionali del web come
Amazon e Google, per un mercato che nel mondo vale 7 miliardi di
dollari.
Sono i maggiordomi moderni: ma possiamo
fidarci di loro? Che fine fanno i nostri messaggi?
L'utente può entrare nel cloud e
cancellare quello che non vuole condividere, rassicurano da Google.
In realtà è il GDPR, il regolamento
europeo per la privacy che costringe queste aziende a dare la
possibilità all'utente di scegliere cosa condividere e come.
Certo, il segretario per l'autority
Busia ci dice che ci sono sanzioni, ma è meglio se andiamo anche noi
a controllare.
La giornalista di Report, Cecilia
Bacci, ha intervistato il prof Ziccardi della Statale di Milano:
“sono sistemi che stanno vivendo un boom commerciale e per cui
mantenere segreti gli algoritmi segreti, le tecnologie, è il cuore
del successo, il problema è che nel mondo della sicurezza
informatica non funziona in questo modo, la sicurezza dice che un
prodotto è sicuro quando si può vedere la ricetta del suo
funzionamento”.
La CNIL è l'ente francese che si
occupa della sicurezza dei dati personali: hanno analizzato anche
questi device e hanno spiegato come questi potenzialmente siano in
grado di registrare tutte le conversazioni che facciamo in casa.
Dietro questi strumenti c'è la
tecnologia del machine learning: gli algoritmi hanno bisogno
di queste conversazioni per migliorare la loro capacità di
comprendere cosa stiamo dicendo.
Siamo noi che aiutiamo Google e Amazon
a fare strumenti più efficienti e nemmeno sappiamo per quanti mesi,
anni, i nostri dati vengono conservati, specie per Amazon.
Possono poi capitare cose spiacevoli:
in Germania un utente ha chiesto a Amazon di conoscere cosa lo
strumento avesse registrato e ha ricevuto delle conversazioni di
un'altra persona, con dentro nomi e numeri di telefono. L'azienda si
è giustificata tirando in ballo un errore umano e, nel frattempo,
questi dispositivi si stanno espandendo anche fuori dalle case...
(qui
l'anticipazione di Raiplay)
La scheda del servizio: SENTI
CHI PARLA Di Cecilia Andrea Bacci
Entro la fine dell'anno potrebbero essere 260 milioni in tutto il mondo: sono gli smart speaker, agglomerati di microfoni e altoparlanti animati da intelligenza artificiale. Smuovono un mercato da sette miliardi di dollari l'anno e sono in continua crescita. Fanno capolino nell'intimità delle nostre case, nelle nostre auto. Ma rispettano la nostra privacy? Per interagire con loro basta pronunciare la parola chiave e formulare una richiesta. Ma che fine fa la nostra voce? Come e per quali fini vengono conservati i dati che le aziende raccolgono sul nostro conto?
Iscriviti a:
Post (Atom)