La TAV e la contro verifica di Salvini coi conti basati dai consulenti di Telt (che dovrebbe realizzare il tunnel).
La recessione in arrivo (non solo in Italia) e quelli che fanno pure il tifo.
Ma Salvini ha agito in nome dell'interesse nazionale quando ha bloccato una nave della nostra Marina oppure era solo propaganda?
E se venisse fuori che non esiste uno straccio di documento, da un consiglio del ministri, dove si stabiliva la scelta politica di bloccare la Diciotti? Si decide sulla parola ora?
Ma quelli del PD la staffetta non potevano farla anche prima, quando era Minniti che bloccava le ONG (minacciava di chiudere i porti) e stringeva accordi con le tribù in Libia?
La secessione delle regioni ricche: la riforma (per ora solo in forma narrata) sull'autonomia regionale viene chiamata così, le regioni ricche che si terranno più soldi per gestire in autonomia su istruzione, trasporti. Non è che il clientelismo lombardo sia meno peggio di quello campano o di altre regioni. Qualcuno conosce gli accordi tra le tre regioni del nord e Palazzo Chigi? Ah, che stupido, era scritto nel contratto di governo.
Come la proposta di legge del senatore Pillon per l'affidamento dei minori (di cui Presadiretta ci ha spiegato tutte le storture e le ): una regressione nel passato, una proposta di legge di stampo maschilista che relega le donne al loro posto, a casa a fare i figli per piacere a Dio.
Voi direte, ma non c'è proprio speranza? Cosa deve succedere ancora?
Ecco, citando spero non impropriamente Il Caimano, noi italiani siamo bravi a scavarci il fondo, per andare sempre più giù.
Governo Lega M5s in crisi? Ecco pronto il cavaliere, a proporre un governo di destra coi fuoriusciti grillini e qualche renziano responsabile.
Buona giornata
Nessuno io mi chiamo; nessuno è il nome che mi danno il padre e la madre e inoltre tutti gli amici
31 gennaio 2019
30 gennaio 2019
Tutti a processo
La scelta di tenere bloccati dei migranti su una nave è stata una scelta politica che riguarda tutto il governo: l'ultima linea di difesa del governo giallo verde rivela a noi la verità sulle loro politiche per l'immigrazione.
Non interessa fare integrazione (gli Sprar che vengono chiusi), non ci interessa aiutarli a casa loro (i fondi per la cooperazione sono pure diminuiti rispetto al 2019) e non ci interessa nemmeno creare corridoi umanitari per aiutare chi veramente ha bisogno.
La linea dura contro i migranti, il gridare porti chiusi, bloccare gli sbarchi sono solo mosse per un tornaconto politico: visto come siamo inflessibili!
Così duri da non voler nemmeno assumersi le responsabilità di queste scelte, da cui la lettera di Salvini al corriere e i messaggi agli alleati del m5s: salvatemi dal processo perché, come diceva Manzoni, il coraggio uno se non ce l'ha, non se lo può dare.
Il governo dovrebbe andare avanti dunque, tanto che Salvini a giorni andrà a far visita ai cantieri della TAV, dopo aver mostrato i suoi numeri sul tunnel in Val di Susa, che poi sono gli stessi dell'ex commissario Foietta gonfiati di qualche miliardo (con grande gioia degli alleati del PD, per la grande opera intendo)
Dal Fatto Quotidiano di oggi, 30/01
Non interessa fare integrazione (gli Sprar che vengono chiusi), non ci interessa aiutarli a casa loro (i fondi per la cooperazione sono pure diminuiti rispetto al 2019) e non ci interessa nemmeno creare corridoi umanitari per aiutare chi veramente ha bisogno.
La linea dura contro i migranti, il gridare porti chiusi, bloccare gli sbarchi sono solo mosse per un tornaconto politico: visto come siamo inflessibili!
Così duri da non voler nemmeno assumersi le responsabilità di queste scelte, da cui la lettera di Salvini al corriere e i messaggi agli alleati del m5s: salvatemi dal processo perché, come diceva Manzoni, il coraggio uno se non ce l'ha, non se lo può dare.
Il governo dovrebbe andare avanti dunque, tanto che Salvini a giorni andrà a far visita ai cantieri della TAV, dopo aver mostrato i suoi numeri sul tunnel in Val di Susa, che poi sono gli stessi dell'ex commissario Foietta gonfiati di qualche miliardo (con grande gioia degli alleati del PD, per la grande opera intendo)
Dal Fatto Quotidiano di oggi, 30/01
Ieri, per dire, Stampa e Messaggero hanno svelato quelli del fantomatico “contro dossier di Salvini sul Tav”. Che poi sono i numeri di Foietta rivisitati da un gruppo di professori della Bocconi già consulenti di Telt, che è il costruttore del Tav. Risultato? “Fermarlo costerebbe 24 miliardi”!.Sul serio: tre volte il costo del tunnel di base. Come ci si arriva? I costi diretti calcolati da Foietta sono lievitati a 4,2 miliardi (“nella stima più alta”), il resto, cioè 20 miliardi, sono “perdite di ricavi e benefici socio eco-nomici”. Quali? Secondo i bocconiani nel 2030 si trasporteranno tra Italia e Ovest europeo “tra i 65 e i 75 milioni di tonnellate l’anno di merci”. Oggi sono solo 4 via treno, ma tant’è. I numeri fan girare la testa.
29 gennaio 2019
Il magistrato che rendeva credibile lo Stato (Emilio Alessandrini)
Parlando dell'inchiesta sulla strage di Piazza Fontana e del processo spostato a Catanzaro dalla Cassazione, Emilio Alessandrini ci scherzava sopra con Gherardo Colombo "ci hanno scippato l'indagine, ma almeno ci hanno salvato la vita".
Purtroppo per lui la morte sarebbe arrivata per mano di un commando di Prima Linea che, con un'azione militare, lo uccise nella mattina del 29 gennaio 1979.
Alessandrini faceva parte di una generazione di magistrati che credeva nel suo lavoro e anche nella sua funzione: quel voler applicare una legge uguale per tutti che rendesse lo Stato credibile agli occhi di tutti i cittadini.
Non solo dei potenti o degli intoccabili: aveva toccato quei poteri che in Italia, oggi come allora, non si potevano toccare, i servizi deviati, i neofascisti e i loro protettori, il banchiere di Dio Calvi.
Purtroppo per lui la morte sarebbe arrivata per mano di un commando di Prima Linea che, con un'azione militare, lo uccise nella mattina del 29 gennaio 1979.
Alessandrini faceva parte di una generazione di magistrati che credeva nel suo lavoro e anche nella sua funzione: quel voler applicare una legge uguale per tutti che rendesse lo Stato credibile agli occhi di tutti i cittadini.
Non solo dei potenti o degli intoccabili: aveva toccato quei poteri che in Italia, oggi come allora, non si potevano toccare, i servizi deviati, i neofascisti e i loro protettori, il banchiere di Dio Calvi.
Presadiretta – Dio patria e famiglia
Che cos'è il dispositivo Pillon, cosa
sta succedendo nelle famiglie italiane, come sono cambiate in questi
anni di crisi?
Ma prima l'intervista all'ex ministro
Carlo Calenda che parlerà del suo manifesto politico firmato da 140
mila persone.
L'anteprima della puntata –
l'intervista a Carlo Calenda
La prima domanda è stata un commento
sui fatti di Siracura e sulle persone a bordo della Seawatch: quello
che sta succedendo a Siracura non ha niente a che vedere con
l'immigrazione, è uno show montato da Salvini che aveva promesso di
mandare a casa 600 mila clandestini e poi ha chiuso i centri.
Tutti dicono a Salvini che
sull'episodio della Seawatch si stanno violando le leggi, eppure
Salvini rincara la dose: Orfini e Salvini potranno essere messi sotto
indagine, un linguaggio che si incarognisce..
E' sintomo del suo fallimento e ora sta
montando un teatro che non ha nulla a che vedere con l'immigrazione e
sulla sicurezza.
Un modo di parlare – quello dei suoi
tweet – che non ha niente a che fare con la politica di governo.
Salvini deve andare a processo?
Io le carte non le ho viste e dunque
non rispondo.
Il manifesto europeo di Calenda: sarà
lei il leader del centro sinistra?
Mi candiderò e cercherò di far capire
agli italiani che si deve stare in Europa in serie A, senza fare il
lacché di Orban, abbiamo fatto sacrifici per stare in Europa.
I paesi di Visegrad sono contrari agli
interessi italiani, drenano gli investimenti europei, si prendono le
nostre aziende che delocalizzano, non si prendono gli immigrati,
perché dovremmo allearci con loro?
Siamo europei è una piattaforma
all'americana? Chi sono le persone che hanno aderito?
Dentro ci sono sindaci, persone dalle
professioni, sarà un momento durissimo perché il paese entrerà in
un momento di recessione e questo reddito di cittadinanza fatto così
è folle.
Sono d'accordo ad un reddito di
sostegno, ma non possiamo dire che il lavoro non ha valore.
Non sappiamo dove troveremo i soldi per
finanziare questo reddito, al momento sappiamo che si rischia
l'aumento dell'IVA. E' una politica contro il lavoro e contro la
crescita.
Dentro il manifesto non c'è una parola
di autocritica: Calenda ha risposto che all'inizio del manifesto c'è
una critica a cosa si è fatto. Ma, ha ribattuto Iacona, manca una
critica sull'austerity, su politiche per l'integrazione dei migranti.
Dobbiamo avere più laureati, dobbiamo
investire nella scuola, non mi scandalizza la nomina di Lino Banfi.
Dobbiamo costruire un bilancio europeo
con cui costruire politiche europee, come quella sulla gestione dei
migranti: l'Europa potrebbe fare un bilancio europeo con la web tax.
Da un sondaggio fatto da LA7 PD assieme
al manifesto di Calenda arriverebbe al 24%, un buon inizio, ma
Calenda punta al 30%.
Calenda non esprime una indicazione sui
candidati alle primarie, tutti hanno appoggiato il suo manifesto.
Dio patria e famiglia.
Pillon è un avvocato e fondatore dei
family day, senatore eletto nella Lega: appena eletto ha affrontato
un tema a lui caro, la famiglia, con un provvedimento di legge
sull'affidamento condiviso dei figli, in caso di separazione.
Via gli assegni per il mantenimento, ma
mantenimento in forma diretta.
Tempo paritario di permanenza dei figli
coi genitori.
I figli non possono più rifiutarsi di
stare con un genitore.
Per molti, una regressione nel passato
che non tiene conto dei diritti dei minori.
“Noi, dal 1968 ad oggi abbiamo
buttato fuori i padri dalla porta” racconta il senatore, che non ha
accettato l'intervista con la giornalista di Giulia Bosetti.
Dovremo aspettare l'ultima audizione.
Che effetti potrebbe avere il DDL
Pillon sulle famiglie divorziate?
L'associazione per il mantenimento
diretto è favorevole al DDL Pillon: stanno raccogliendo le firme con
dei chioschi, con iniziative in tutta Italia.
Denunciano che gli uomini separati sono
discriminati dal mobbing delle ex mogli, la norma in vigore affida i
figli alla mamma nella maggior parte dei casi.
I figli verranno mantenuti con dei
capitoli di spesa, ogni genitore contribuirà a questi capitoli.
Monica Velletti, giudice a Roma ha
spiegato come funziona veramente la legge: se i figli sono affidati
alla mamma è perché spesso nella vita i figli sono cresciuti dalle
mamme, nella vita precedente erano abituati a stare con loro.
Le donne curano i figli e prendono
anche dei salari più bassi.
Negli accordi di separazione la
divisione dell'affido del figlio al 50% non è mai applicata, senza
assegno di mantenimento se uno dei coniugi guadagna di più potrà
garantire al figlio un sostentamento migliore e questo non è
corretto.
Servirebbero più risorse per le
famiglie, perché la separazione impoverisce – la conclusione del
giudice.
I dati sui divorziati e separati dicono
che le donne sono peggiorate di più dopo la separazione: sono
900mila le donne divorziate con figli minori e molte di loro sono a
rischio povertà.
L'assegno di mantenimento dei figli
permette di riequilibrare un poco la situazione.
A Roma è presente l'associazione Salva
mamme che aiuta le donne separate o sole in difficoltà: raccolgono
giocattoli e altri prodotti per l'infanzia (come i vestitini per i
bambini).
LA mancanza di uno stato sociale
colpisce le donne abbandonate, vittime di violenze, con un ex coniuge
che non versa alcun contributo.
Il DDL Pillon togliendo l'assegno,
rende le donne ancora più deboli: la crisi ha reso poi le famiglie
ancora più fragili e questo vale sia per i maschi che per le donne.
Servirebbero aiuti per i coniugi
separati o soli per il mutuo, per l'affitto, per il mantenimento dei
figli: uno stato serio dovrebbe occuparsi anche di questo.
Le associazioni di tutela delle donne
puntano il dito anche su un punto che tocca la violenza sulle donne:
padri e madri dovranno vedere il figlio col medesimo tempo, anche se
ci sono casi di violenza.
Vincenzo Spavone è presidente di
Gedef, vicino al senatore Pillon: raccontano alla giornalista che i
padri separati sono oggi discriminati, per colpa di avvocati senza
scrupoli che puntano ad aizzare le liti tra coniugi.
Spavone, in un incontro a Napoli,
racconta che l'affidamento condiviso è nel contratto di governo e
verrà fatto piaccia o meno e che la violenza domestica ha le tacchi
a spillo. E' colpa delle donne insomma.
Il femminicidio non esiste, continua
Spavone: il ddl Pillon non ha effetti sulla violenza, serve a sanare
i privilegi che godono le donne rispetto agli uomini.
Le donne guadagnano di meno dei maschi?
Che andassero a lavorare anche loro – la risposta di Spavone.
La violenza domestica dovrebbe essere
valutata nei nostri tribunali, quando si deve decidere nei casi di
affidamento condiviso – racconta il giudice del Tribunale dei
minori Fabio Roia.
Le donne non denunciano la violenza
solo per avere maggiori privilegi o benefici sul piano giudiziario:
spesso, continua Roia, la violenza domestica non viene valutata in
sede civile nei casi si separazione.
Sette omicidi su donne su dieci avviene
in famiglia e la maggior parte di questi avviene nei primi tre mesi
dopo la separazione della relazione: ma le relazioni dei servizi
sociali spesso non tengono conto di queste storie di violenza.
Perché i tribunali civili e penali non
si parlano.
Col DDL Pillon si dice che la violenza
deve essere comprovata, per togliere l'affidamento condiviso:
significa che si deve arrivare alla sentenza definitiva, dopo molti
anni?
Bambini che hanno assistito ad una
violenza domestica, dovranno essere affidati proprio al coniuge
“violento”.
Il capitolo della mediazione familiare.
Per separarsi si dovrà sempre passare
per una mediazione anche se si è stra convinti di separarsi. Quali
le conseguenze per le coppie?
Il mediatore dovrebbe essere un
supporto per evitare la via giudiziaria – così spiega questa parte
Pillon stesso.
Esistono da anni associazioni che si
occupano di mediazione, come GEA a Milano: la mediazione si fa per i
figli, non per i genitori, non è una terapia di coppia –
raccontano alla giornalista.
L'obiettivo è tutelare il minore: la
legge invece ha come obiettivo di non far separare la coppia, che si
traduce in un extra costo, nel business della separazione.
Nel DDL Pillon non è specificato che
basta una sola seduta, anche gratis: è scritto in un articolo che,
senza mediazione, non si può arrivare ad alcuna separazione.
Massimiliano Fiorin, avvocato e fautore
della legge Pillon spiega il suo punto di vista sul divorzio: si deve
tenere assieme la famiglia, il divorzio non è un diritto, se potesse
costringerebbe le coppie a fornire “prove oggettive” prima di
concedere il divorzio.
Eppure in Italia ci si sposa sempre di
meno: aumentano invece i divorziati, soprattutto nella fascia 55-65
anni. Separazioni e divorzi sono un dato di fatto, che senso ha
rendere più complessa la separazione di un rapporto che dietro
dovrebbe avere una libertà di scelta di entrambi i partner.
L'impressione è che dietro il DDL
Pillon ci sia proprio la libertà di scelta della donna: un altro
punto della legge si chiama contrasto al fenomeno dell'alienazione
parentale.
E' la sindrome per cui un bambino non
vuole vedere uno dei genitori perché ha subito un lavaggio del
cervello da parte dell'altro genitore.
La teoria dell'alienazione parentale
nasce da un medico americano che ha lavorato in Germania: non è mai
stata dimostrata la teoria di Gardner.
In un suo libro si dice che le donne
hanno piacere ad essere battute, che la pedofilia è dentro ognuno di
noi...
Sono teorie che fanno ribrezzo, spesso
entrano nei tribunali creando disastri: è una teoria misogina che
colpiscono le donne, che non si basano su alcuna ricerca.
La PAS è una sindrome che non è
riconosciuta da alcuna associazione: perfino l'istituto superiore
della sanità nel 2012 ha criticato questa sindrome, questa teoria.
Ci sono relazioni che arrivano nei
tribunali dove si parla di alienazione: si è arrivati a casi di
bambini mandati in una struttura come se dovessero curarsi.
Giulia Bosetti ha raccolto diverse
testimonianze di donne, accusate di alienazione, a cui sono stati
strappati i figli, affidati in una casa famiglia o al padre in via
esclusiva.
Forse qualcuna di queste madri è
veramente stata una madre problematica: ma si ha l'impressione di
essere tornati ai tempi della caccia alle streghe.
Non esistono prove scientifiche per
questa alienazione: ma nella legge è scritto, in due articoli, che
se il figlio manifesta sintomi di questa alienazione, non vuole stare
con un genitore, il giudice può disporre che il figlio sia affidato
proprio a quel genitore.
Pur in assenza di evidenti condotte del
genitore accusato di alienazione: caccia alle streghe, senza una base
scientifica che può portare ad esiti drammatici.
Come racconta la storia di Federico
Barakat, ucciso dal padre fuori dalla struttura dove doveva
incontrarlo, a San Donato Milanese.
La madre aveva denunciato il marito per
violenze, ma il giudice aveva stabilito che comunque il figlio doveva
vedere il padre, in strutture protette.
Questo lo avevano stabilito le
strutture territoriali, nonostante i segnali lasciati dal bambino: si
doveva tutelare prima l'integrità del bambino.
Anche Antonella era stata considerata
dai servizi territoriali una madre alienante, iperprotettiva.
Dietro c'è una gran voglia di
restaurazione, di tornare indietro e cancellare tutte le lotte fatte
dalle donne per conquistare i loro diritti civili.
Non c'è solo il DDL Pillon e le sue
storture: c'è la lotta all'aborto, educazione sessuale, diritto di
famiglia, l'affido dei figli, suicidio assistito.
Oggi, i difensori della famiglia, in
realtà difensori della figura del padre padrone, hanno dei politici
a loro vicini, in Parlamento e anche nelle amministrazioni locali e
regionali.
Non è solo il senatore Pillon o il
ministro Fontana.
C'è anche Fiore, il fascista Fiore,
tra i difensori della vita e della famiglia.
C'è il senatore Ruggiero, che non ama la democrazia, auspica un Veneto indipendente e un mondo dove le donne stanno a casa e non lavorano.
C'è l'avvocato Fiorini vorrebbe abrogare la
194, parla di aborto come omicidio, da condannare con anni di
carcere: vicino al leghista Salvini, anche se di posizioni religiose
diverse.
Ma, qui, la religione, non c'entra
nulla.
28 gennaio 2019
Intervistato (per modo di dire) da Giletti, ieri sera il vice presidente del consiglio Di Maio accusava le ONG di portare in Italia i migranti perché così si fanno pubblicità, perché così arrivano le donazioni.
Sentire queste accuse quando di mezzo ci sono persone che scappano dalla fame e dalla guerra, nei confronti di volontari che passano le giornate a salvare vite umane, fa tanticchia alzare il livello della pressione.
Anche perché, a voler dirla tutta, ci sono anche i politici e i non partiti che ci campano sui migranti, con la loro propaganda.
Tanto per chiarire, ecco qua due prime pagine di oggi, di quotidiani della destra italiana, quella tutta famiglia, rosario e crocifisso.
La destra che chiede ordine e sicurezza, ma agli altri.
Sentire queste accuse quando di mezzo ci sono persone che scappano dalla fame e dalla guerra, nei confronti di volontari che passano le giornate a salvare vite umane, fa tanticchia alzare il livello della pressione.
Anche perché, a voler dirla tutta, ci sono anche i politici e i non partiti che ci campano sui migranti, con la loro propaganda.
Tanto per chiarire, ecco qua due prime pagine di oggi, di quotidiani della destra italiana, quella tutta famiglia, rosario e crocifisso.
La destra che chiede ordine e sicurezza, ma agli altri.
Come è cambiata la famiglia italiana – le inchieste di Presadiretta
Come è cambiata la famiglia in Italia?
Che cosa prevede il disegno di legge sulle separazioni e l'affidamento dei figli arrivato in Commissione Giustizia al Senato? E' in atto una rivoluzione nel diritto di famiglia?
A PresaDiretta, un viaggio nella crisi della famiglia tradizionale, tra problemi economici, conflitti di coppia e nuovi modelli familiari. E poi il grave problema della violenza domestica e degli abusi sui bambini.
Nel corso della cerimonia per
l'inaugurazione dell'anno giudiziario, i procuratori generali della
Repubblica hanno ricordato i problemi che affliggono la macchina
della giustizia (di cui si è occupata una puntata recente di
Presadiretta): scarsità di risorse, la corruzione, l'emergenza dei
roghi dei rifiuti al nord, le code per gestire le richieste d'asilo
per gli immigrati.
E anche le violenze domestiche, i reati
che scoppiano all'interno delle mura, per vari motivi e che purtroppo
sempre più spesso, sfociano in dramma.
Secondo una ricerca dell'Istat, sono le
donne separate o divorziate quelle maggiormente a rischio di subire
violenze fisiche o psicologiche: il 51,4% contro una media nazionale
(che già è pericolosamente alta) del 31,5%. I dati dell'Eures ci
dicono poi che sette omicidi di donne su dieci avvengono in famiglia:
la metà di questi avviene nei primi tre mesi dopo la rottura della
relazione.
Com'è cambiata la famiglia italiana in
questi anni di crisi, quali sono i suoi problemi, cosa sta facendo la
politica per aiutare le famiglie?
Nel corso della puntata si toccheranno
diversi argomenti: come la crisi economica e i posti di lavoro persi
hanno influito sulle famiglie, contribuendo al fenomeno delle
violenze domestiche (che comunque esisteva anche prima della crisi);
l'aumenta dei single nelle grandi città; quali gli effetti del DDL
Pillon sull'affidamento condiviso dei bambini nei casi di
separazione.
Giulia Bosetti racconterà la storia
del piccolo Federico
Bakarat, un bambino di 9 anni, ucciso dal padre nel febbraio
2009: la madre aveva denunciato l'ex marito per stalking, ben otto
volte, ma il giudice aveva stabilito che il padre potesse incontrare
il figlio in luoghi presidiati, come all'interno della sede dei
servizi sociali. Dove è stato ucciso con 34 coltellate dal padre che
poi si è suicidato.
“Se avessero ascoltato il mio
bambino, sarebbe ancora vivo, invece bisognava fargli vedere il
padre” lo sfogo della madre: una decisione presa dai servizi
territoriali, per il principio che il padre deve comunque vedere il
figlio. Ma in primis bisognerebbe tutelare la vita dei bambini.
Oggi sembra tornato di moda il modello
“Dio patria e famiglia”, ovvero il capofamiglia padre, la
famiglia tradizionale dove la donna sta a casa e ha meno diritti. E
meno tutele se deve difendersi in caso di violenze o pressioni
psicologiche: una sorta di restaurazione, come denunciano i movimenti
per i diritti delle donne.
Ad andare in questa direzione non c'è
solo la riforma sull'affidamento condiviso del mediatore Pillon, ci
sono anche le spinte per rivedere la legge sull'aborto, che in molte
parti d'Italia non è applicata.
La scheda del servizio: Presa diretta
Dio Patria e Famiglia
“DIO PATRIA FAMIGLIA”Lunedì 28 gennaio 2019 alle 21.20 su Rai3OSPITE IN STUDIO IN APERTURA CARLO CALENDA EX MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Riccardo Iacona apre la puntata con un'intervista a Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo Economico, sul suo manifesto “Siamo Europei” e sulle più importanti questioni economiche del paese.
DIO PATRIA FAMIGLIA, un viaggio di PresaDiretta nella crisi della famiglia tradizionale, tra problemi economici, conflitti di coppia e mamme single. Una cosa è certa, in Italia ci si sposa sempre meno. Secondo i dati Istat, dal 1991 ad oggi, ci sono quasi 4 milioni di italiani sposati in meno, mentre sono quadruplicati i divorziati.Ma in che modo sta cambiando la famiglia in Italia? E in quale direzione va il disegno di legge presentato dal senatore Simone Pillon e attualmente in Senato sulla riforma del diritto di famiglia e l'affidamento dei minori in caso di separazione? Si tratta di rimettere al centro la figura del padre o di un attacco ai diritti acquisiti dalle donne?
Numerose le novità previste nel disegno di legge. La questione economica, con l’eliminazione dell’assegno per il minore e l’introduzione del “mantenimento diretto”, in pratica ogni genitore paga per ciò di cui il figlio ha bisogno. La “mediazione familiare obbligatoria” nei casi di separazione non consensuale. La cosiddetta “alienazione parentale”, ovvero il rifiuto di uno dei genitori da parte dei bambini coinvolti in casi di separazioni conflittuali, che prevede l’allontanamento del minore dal genitore presso il quale è collocato, in genere la madre.
PresaDiretta ha raccolto le storie, ascoltato le madri, i padri, le associazioni e gli esperti, ha sentito tutte le parti in gioco per capire cosa sta accadendo: come sta cambiando il diritto di famiglia?
E ancora, il grave problema della violenza di genere nelle famiglie. Un problema irrisolto, sul quale anche l’Istat suona un campanello d’allarme quando ricorda che le donne separate o divorziate subiscono violenze fisiche o sessuali in percentuale maggiore rispetto alle altre: il 51,4% contro il 31,5 della media italiana. Come affronta questo tema il disegno di legge Pillon?
E poi, come stanno cambiando le politiche sui temi della vita e della famiglia nel nostro paese? Il caso Verona e la legge sull’aborto. A ottobre scorso, il Consiglio Comunale ha votato una mozione che dichiara Verona “città a favore della vita” e stanzia finanziamenti a favore di associazioni antiabortiste. Cosa sta succedendo, è in atto un attacco alla legge 194?
“Dio Patria Famiglia” è un racconto di Riccardo Iacona con Giulia Bosetti Marianna De Marzi Pablo Castellani
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Presadiretta
27 gennaio 2019
L'importanza del giorno della memoria
F.Guccini Lager
Un lager.
Cos'è un lager?
E' una cosa nata in tempi tristi,
dove dopo passano i turisti
occhi increduli agli orrori visti
(non gettar la pelle del salame!)
Cos'è un lager?
E' una cosa come un monumento,
e il ricordo assieme agli anni è
spento
non ce n'è mai stati, solo in quel
momento,
l'uomo in fondo è buono, meno il
nazi Infame!
Ma ce n'è, ma c'è chi li ha
veduti,
o son balle di sopravvissuti?
illegali i testimoni muti,
non si facciano nemmen parlare!
Cos'è un lager?
Sono mille e mille occhiaie vuote,
sono mani magre
abbarbicate al fili
son baracche e uffici, orari,
timbri,
ruote, son routine e risa dietro a
dei fucili
sono la paura l'unica emozione,
sono angoscia d'anni dove lì niente
è tutto
sono una follia ed un'allucinazione
che la nostra noia sembra quasi un
rutto
sono il lato buio della nostra
mente,
sono un qualche cosa da dimenticare
sono eternità di risa di demente,
sono un manifesto che si può
firmare.
Durante lo spiegone a Propaganda Live
Marco Damilano spiegava perché serve ancora oggi la Giornata
della memoria, il giorno dedicato alle vittime della Shoà, voluto
dall'allora senatore Furio Colombo nel 2009.
La memoria non è solo un ricordo di
qualcosa che è stato, un evento fermo nel nostro passato: la memoria
è un valore che ci portiamo dentro e che ci serve per comprendere
gli eventi del tempo presente.
Medidate che questo è stato
– diceva Primo Levi: il genocidio sistematico di una
popolazione, quella ebraica, avvenuto in modo industriale, prendendo
famiglia per famiglia, persona per persona.
Compilando moduli, mettendo uno in fila
all'altro nomi di persone.
E assieme alle famiglie ebree, gli
omosessuali, i rom, i detenuti politici.
E prima ancora le persone con tare
mentali, persone con problemi di mente.
Tutte vite indegne di essere vissute.
Ricordare ciò che è stato significa
andare alla ricerca dei perché tutto questo è successo, qui nella
civile Europa, e pure in Italia dopo l'8 settembre 1943.
In questa giornata della memoria nei
telegiornali, nelle trasmissioni di approfondimento (sempre troppo
poche) passeranno le immagini già viste dei campi di sterminio,
degli scheletri umani che camminano a stento, perché in quei campi i
nazisti avevano rubato loro pure la dignità di esseri umani.
Ma per comprendere lo sterminio nazista
non ci si può fermare ad Auschwitz e alle SS col teschio sul
berretto: domenica scorsa avevo parlato della
conferenza di Wansee, dove si posero le basi dello sterminio
di massa. A quella conferenza presero parte alti burocrati della
macchina dello stato tedesco, ciascuno era lì per dare il suo
contributo, ai trasporti, alla macchina legislativa (affinché tutto
fosse a norma di legge), per la compilazione delle liste piene di
nomi.
Lo sterminio ha riguardato un grande
numero di persone, direttamente. E poi altrettante persone che
sapevano, che vedevano sparire queste famiglie, queste persone, e non
si facevano domane.
"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare".Sermone del pastore Martin Niemöller
Come si è arrivati a questa barbarie?
Hannah
Harendt nel suo libro più famoso, parla di banalità del male:
si riferisce al suo giudizio su Adolf Eichmann, capo dell'ufficio IV
B della Gestapo, dove si occupava della questione ebraica.
Il peggior male è quello commesso da
chi vuole essere nessuno, da persone che rifiutano di essere umani,
di avere dei pensieri, di ragionare con la propria testa.
… Fin dai tempio di Socrate e Platone, siamo soliti considerare il pensiero come quella conversazione, quel silenzioso dialogo tra che c’è tra me e me stesso. Rifiutando totalmente di essere una persona, Eichmann ha scelto di rinunciare a completamente a quella che consideriamo l’unica, e più peculiare qualità umana, quella di essere capaci di pensare, di conseguenza non è stato più in grado di poter dare alcun giudizio morale.Questa sua incapacità di pensare, ha dato la possibilità a molti dei cosiddetti esseri umani ordinari di commettere azioni riprovevoli su vasta scala mondiale, molte azioni che nessuno aveva visto prima.È vero, io ho voluto considerare questi argomenti solo da un punto di vista filosofico.[Discorso finale di Hannah Arendt ai suoi studenti nel film di Margarethe Von Trotta ]
Questa è la banalità del male, che
non significa che quel male sia meno doloroso, meno importante: è il
male prodotto da uomini incapaci di pensare, uomini comuni che hanno
compiuto azioni mai viste.
Qui tutto si ricongiunge col tempo
presente: anche oggi viviamo un tempo in cui non si riesce più a
riconoscere a tutte le persone, anche quella con la pelle di un
colore diverso dalle nostre, gli stessi diritti.
Anche oggi ci sono persone, che vengono
lontano, a cui abbiamo tolto tutti i diritti, tutta la dignità.
Anche oggi ci sono persone sballottate
come pacchi, in mezzo al mare, costrette ad elemosinare un aiuto, che
i governi europei considerano come invasori, come nemici da additare
al popolo.
Certo, i campi di sterminio non ci sono
più.
Quanto meno non ci sono più da noi,
sono lontani, lontani dai nostri occhi in modo che non vadano a
turbare le nostre coscienze.
Tutto questo succede quando si smette
di ragionare con la nostra testa, quando si smette di pensare e si
usano le parole di altri, quando si spoglia la persona che ti sta
davanti di ogni dignità, di ogni diritto.
Così ritorna il male, nell'indifferenza e nell'assuefazione generale.
E un lager. Cos'è un lager?
Il fenomeno ci fu. E' finito!
Li commemoriamo, il resto è un
mito!
l'hanno confermato ieri al mio
partito,
chi lo afferma è un qualunquista
cane.
Cos'è un lager?
E' una cosa sporca, cosa dei
padroni,
cosa vergognosa di certe nazioni
noi ammazziamo solo per motivi
buoni,
quando sono buoni? Sta a noi
giudicare.
Cos'è un lager?
E' una fede certa e salverà la
gente,
l'utopia che un giorno si farà
presente
millenaria Idea, gran purga
d'occidente,
chi si oppone è un giuda e lo
dovrai schiacciare.
Cos'è un lager?
Son recinti e stalli di animali
strani,
gambe che per anni fan gli stessi
passi
esseri diversi, scarsamente umani,
cosa fra le cose, l'erba, i mitra i
sassi
ironia per quella che chiamiam
ragione,
sbagli ammessi solo sempre troppo
dopo
prima sventolanti giustificazione,
una causa santa, un luminoso scopo
sono la consueta prassi del terrore,
sempre per qualcosa, sempre per la
pace
sono un posto in cui spesso la gente
muore,
sono un posto in cui, peggio, la
gente nasce.
E un lager. Cos'è un lager?
E' una cosa stata, cosa che sarà,
può essere in un ghetto, fabbrica,
città
contro queste cose o chi non lo
vorrà,
contro chi va contro o le difenderà
prima per chi perde e poi chi
vincerà,
uno ne finisce ed uno sorgerà
sempre per il bene dell'umanità,
chi di voi kapò, chi vittima sarà
in un lager.
25 gennaio 2019
Addicted, di Paolo Roversi
Offenburg, Germania. 1994
Al commissario Jürgen Fischer quel nome non era mai sembrato così appropriato come durante quella vigilia di Natale: Foresta Nera. Indicava l'immenso bosco che circondava e inghiottiva con i suoi possenti abeti borghi e strade della regione del Baden-Wurttemberg, una zona che si estende, da nord a sud, per centinaia di chilometri. Ovviamente l'origine di quell'appellativo era da attribuirsi alla fittissima vegetazione, anche se in quel momento il colore predominante nel paesaggio era il bianco.
Se devo pensare ad
un thriller che mi piace, ecco, dovrebbe essere come questo: veloce,
pieno di colpi di scena, con una tensione che sale fino alla fine.
E con un richiamo,
nemmeno troppo nascosto, col con il libro di Agatha Christie, “10
piccoli indiani”: un tributo alla maestra del giallo e degli
incastri perfetti da parte di Paolo Roversi che in questo romanzo
parla di dipendenze, di persone alle prese con manie che ne
condizionano la vita.
Manie a cui la
dottoressa Rebecca Stark ha trovato un ingegnoso metodo per curarle:
tanto ingegnoso che il suo ultimo paziente, un magnate russo molto
ricco, Grigory Ivanov, decide di assumerla per metterla a capo di una
sua clinica, la prima di una serie, dove far curare una clientela
selezionata di addicted.
«Crede davvero di guadagnarci?».
Lui scoppiò a ridere di gusto.
«Guadagnarci? Dottoressa, io farò soldi a palate con queste cliniche! Ci pensi un attimo: quasi ogni persona su questo pianeta soffre di una mania, di una fobia, di un'addiction, che lo tormenta da tutta la vita e dalla quale vorrebbe liberarsi. D'ora in avanti potrà farlo grazie a lei e alle cliniche Sunrise!»
Convinta anche
grazie ad un generoso assegno, la dottoressa Stark abbandona la sua
Londra per atterrare in Italia, precisamente in Puglia, a Bari,
all'interno di una masseria in piena campagna, lontano da occhi
indiscreti, ristrutturata per l'occasione e trasformata in un resort.
Un resort, la
clinica Sunrise, per una clientela selezionata e che poi farà da
testimonial in tutto il mondo per attirare altri clienti.
Le sette persone
scelte soffrono delle più disparate dipendenze: Lena, tedesca di
Stoccarda, con la sua dipendenza con la forma fisica e incapace di
gestire la rabbia; la dipendenza di Jian è legata alle vite sessuali
degli altri, che spia via internet, incapace di vivere una sessualità
con persone in carne ed ossa; Rosa è un'adolescente svizzera,
incapace di staccarsi dal suo cellulare su cui si offre, a
sconosciuti; Claudio è un avvocato italiano che scommette su tutto,
senza possibilità di fermarsi; Julie è una manager francese con un
problema di sesso, di cui ha sempre bisogno; Tim è un broker di
borsa americano con una sua addiction per la coca; Jessica è infine
una ragazza olandese che non riesce a smettere di farsi del male.
Rabbia, vouyer,
esibizionismo, gioco d'azzardo, abusi sessuali o attenzioni morbose
da bambini: dietro queste addiction c'è un mondo, un mondo di
sofferenze e dolore che hanno poi portato a queste malattie.
Questo è quanto
avviene nel tempo presente del romanzo: in un gioco di avanti e
indietro nel tempo, il lettore viene portato dentro un brutto delitto
avvenuto nel passato, in Germania all'interno dei boschi della
Foresta Nera.
E' l'efferato
omicidio del signor Neumann, di cui si deve occupare il commissario
Fischer: un uomo trovato morto all'interno di una radura imbiancata
dalla neve, a cui l'assassino ha prima tagliato la gola,
decapitandolo quasi, poi entrambe le mani.
All'interno della
casa del morto il commissario e la guida che lo ha accompagnato
trovano due bambini, rannicchiati vicino al fuoco e spaventati:
vivevano in quella casa da soli assieme al padre, isolati quasi dal
mondo, da dopo la morte della madre.
Chi è stato a fare
quella violenza al loro padre?
«Era l'uomo nero».
«Hai detto l'uomo nero?»
«Sì, l'uomo nero che si nasconde nella foresta!»
Adesso l'assassino che stava cercando aveva un soprannome: der schwarze Mann vom Schwarzwald, l'uomo nero nella Foresta Nera...
Chi è l'uomo nero
e come mai ha ucciso in quel modo quell'uomo?
Torniamo all'oggi,
alla clinica Sunrise: i sette pazienti arrivano, molto riluttanti
alla masseria. Dopo il benvenuto di rito, vengono catechizzati sulla
cura che dovrà liberarli per sempre dal loro male.
Un mese assieme,
alle prese con la fatica fisica nell'orto, in mezzo alla campagna,
separati da ogni strumento tecnologico, senza smartphone dunque,
senza internet e nemmeno televisione o radio.
Solo loro, che
dovranno vivere assieme, superare assieme le prove e le tensioni che
prima o poi scoppieranno, anche a causa dei loro caratteri così
diversi.
Qualcuno con una
indole più dominante, altri più remissiva.
Passano i primi
giorni, sembra che la cura stia funzionando: i sette pazienti della
clinica riescono a confessare la loro dipendenza ciascuno agli altri,
durante una prova comune.
Ma in coincidenza
di un forte temporale che trasforma la campagna attorno alla masseria
ad un mare di fango, iniziano a succedere i primi imprevisti. Le
prime regole stabilite dalla dottoressa Stark sono violate.
E ci sono i primi
abbandoni: ma non si tratta di pazienti che scappano dalla clinica.
Come nel romanzo di Agata Christie, un assassino ignoto inizia a far
fuori i sette pazienti, mettendo in pericolo perfino la vita di
Rebecca, del suo assistente Dennis, che è anche un amico fidato dai
tempi di Londra e di Klaus, l'uomo di fatica mandato nella masseria
dal magnate russo.
Un assassino che
non può essere che uno di loro: la paura, il non potersi fidare
l'uno dell'altro, li mettono uno contro l'altro, in un gioco di
sospetti incrociati.
In quel momento era spaesata, persa, in preda all'ansia. E aveva in mente solo il quadro di Munch, L'Urlo. Era la rappresentazione plastica dello stato d'animo che l'affliggeva mentre saliva incerta le scale. Cercava di non darlo a vedere ma respirava a fatica, il cuore le batteva all'impazzata e aveva la sensazione che qualcuno fosse seduto sul suo petto. Provava un'angoscia feroce che non riusciva a tenere a bada. Sospirò per scacciare un presentimento funesto e si fece coraggio ..
Chi è questo
misterioso assassino e perché sta ammazzando quelle persone una dopo
l'altra?
Attenzione, non
fatevi ingannare anche voi. Da una malattia, da una addiction, non
sempre si può guarire ...
La scheda del libro
sul sito di Sem
libri
La strage di Pioltello
Un anno fa presso la stazione di Pioltello, alle porte di Milano, un convoglio di Trenord usciva dai binari, due carrozze finivano accartocciate causando la morte di 3 persone e 49 feriti.
Passato un anno dalla strage di Pioltello, quello che sappiamo è che la causa più probabile è stata una zeppa messa sotto un giunto come riparazione temporanea, in attesa di lavori di manutenzione mai fatti. Che ci fossero problemi su quel tranno di linea in gestione a RFI era noto almeno da qualche mese.
Le tre persone morte erano tre donne che dalla provincia si muovevano verso Milano per lavoro: si può morire per un discorso di carenza di manutenzione in questo paese dove si invocano maggiori infrastrutture (a breve la regione stanzierà 400 milioni per una nuova autostrada tra Cremona e Mantova che affiancherà un tratto dell'incompiuta Tirreno Brennero), interi schieramenti si mobilitano per il TAV in val di Susa e poi abbiamo ancora linee a binario unico poco sicure.
Di treni pendolari si parla solitamente o quando c'è un incidente o quando c'è uno sciopero.
Ecco, piacerebbe che se ne parlasse tutti i giorni, perché non è normale morire mentre si sta andando al lavoro su un treno.
Passato un anno dalla strage di Pioltello, quello che sappiamo è che la causa più probabile è stata una zeppa messa sotto un giunto come riparazione temporanea, in attesa di lavori di manutenzione mai fatti. Che ci fossero problemi su quel tranno di linea in gestione a RFI era noto almeno da qualche mese.
Le tre persone morte erano tre donne che dalla provincia si muovevano verso Milano per lavoro: si può morire per un discorso di carenza di manutenzione in questo paese dove si invocano maggiori infrastrutture (a breve la regione stanzierà 400 milioni per una nuova autostrada tra Cremona e Mantova che affiancherà un tratto dell'incompiuta Tirreno Brennero), interi schieramenti si mobilitano per il TAV in val di Susa e poi abbiamo ancora linee a binario unico poco sicure.
Di treni pendolari si parla solitamente o quando c'è un incidente o quando c'è uno sciopero.
Ecco, piacerebbe che se ne parlasse tutti i giorni, perché non è normale morire mentre si sta andando al lavoro su un treno.
24 gennaio 2019
Le prime pagine dei giornali
Le prime pagine dei giornali raccontano bene lo spirito e le idee di chi ci scrive sopra: a Libero, per esempio, mica si sono accorti di aver scritto una frase offensiva. Pazienza.
Al Giornale invece sono scandalizzati che i soldi per il reddito di cittadinanza arrivino pure ai clochard.
Orrore, signori, ma dove vogliamo arrivare?
Infine Repubblica, che in Venezuela parla di rivolta e non di golpe (e magari un giorno scopriremo che dietro c'è l'appoggio dell'America di Trump).
Nessuno dei giornali di cui sopra ha messo in prima pagina un articolo dedicato al sindacalista genovese Guido Rossa, ucciso dalle BR perché aveva scelto di non voltare la testa dall'altra parte per quieto vivere.
Guido Rossa era comunista, sindacalista della CGIL, e forse questo dà fastidio ai signori della nostra destra, che di solito tende a mettere tutto assieme, BR e partiti di sinistra.
Rimanendo sull'attualità, nessuno di questi giornali ha ritenuto opportuno mettere in prima pagina la notizia dell'ultima inchiesta sulla ndrangheta in Val d'Aosta: nessuna regione al nord, specie nelle zone dove girano soldi, è immune al rischio colonizzazione da parte delle mafie.
Chissà se Salvini andrà in valle in rappresentanza dello Stato? E con quale divisa?
23 gennaio 2019
Le tre piaghe del paese
E’ nella terza e più grave di queste piaghe, che veramente diffama la Sicilia ed in particolare Palermo agli occhi del mondo….eee lei ha già capito, è inutile che io glielo dico, mi vergogno a dirlo…….. è Il Traffico… troppe macchine… è un traffico tentacolare, vorticoso che ci impedisce di vivere e ci fa nemici famiglia contro famiglia…[Johnny Stecchino - 1991]
Parafrasando Johnny Stecchino, le tre piaghe di oggi di questa Italia sono i gay (già buono che Libero non abbia usato altre espressioni), gli immigrati e i buonisti delle ong.
Non la ndrangheta, per dirne una, che si è andata ad infilare perfino in Val d'Aosta (e noi che leggiamo le inchieste di Rocco Schiavone scritte da Manzini sapevamo già tutto).
Generazione anni 80
Non è un caso la scelta di Lino Banfi da parte del vice numero 1 (o due) Di Maio e nemmeno la piccata risposta del vice numero 2 Salvini (o numero 1) perché Jerry Calà o Umberto Smaila no?
Non è un caso perché questi sono gli effetti della generazione anni 80, gli anni in cui è cresciuto il capitano e gli anni della nostalgia per il ministro del sorriso perenne.
I cinepanettoni, i paninari di San Babila, l'Italia che si illudeva di essere potenza mondiale a colpi di svalutazione della lira e di indebitamento che sarebbe ricaduto sulle generazioni future.
Il problema non è la scelta di Banfi in sé, ma la sua uscita sui laureati, sullo snobismo della sinistra che fanno pensare ancora una volta che non importa chi sei o csa hai fatto, ma quanto stai simpatico a chi governa.
Erano gli anni della grande illusione, gli '80, forse per questo qualcuno torna a parlare di boom.
Non è un caso perché questi sono gli effetti della generazione anni 80, gli anni in cui è cresciuto il capitano e gli anni della nostalgia per il ministro del sorriso perenne.
I cinepanettoni, i paninari di San Babila, l'Italia che si illudeva di essere potenza mondiale a colpi di svalutazione della lira e di indebitamento che sarebbe ricaduto sulle generazioni future.
Il problema non è la scelta di Banfi in sé, ma la sua uscita sui laureati, sullo snobismo della sinistra che fanno pensare ancora una volta che non importa chi sei o csa hai fatto, ma quanto stai simpatico a chi governa.
Erano gli anni della grande illusione, gli '80, forse per questo qualcuno torna a parlare di boom.
22 gennaio 2019
La miniera d'oro dei migranti
Quella dei migranti è una miniera d'oro per la propaganda di tutti i colori, di tutte le latitudini.
A questa può attingere il m5s e usare la moneta coloniale francese per attaccare Macron (il Renzi francese) e così rifarsi quella verginità persa per l'alleanza con Salvini.
Ma è una miniera che funziona anche per il governo francese che, scandalizzato per le uscite di Di Maio può fare il suo bel richiamo al nostro ambasciatore.
Delle destre italiane si è già detto: è finita la pacchia, porti chiusi, meno sbarchi meno morti, sono gli slogan di Salvini che (dicono i sondaggi) a furia di queste sparate si sta mangiando gli elettori di tutto il centro destra.
I libici (intesi come le milizie, le tribù, quella specie di governo che abbiamo riconosciuto) usano i migranti in arrivo dal sud come arma di ricatto contro Italia ed Europa per avere più soldi.
Dalla questione sui migranti riescono tutti a portare acqua al proprio mulino. Eccetto i migranti.
Che non sono aiutati a casa loro, né fai francesi e nemmeno dagli italiani (noi siamo presenti in Nigeria e qualcosa in più in quel paese potremmo farlo).
Né da chi governava prima, né da quelli che governano oggi, distanti anni luce politicamente ma uguali sulla gestione dei migranti.
A questa può attingere il m5s e usare la moneta coloniale francese per attaccare Macron (il Renzi francese) e così rifarsi quella verginità persa per l'alleanza con Salvini.
Ma è una miniera che funziona anche per il governo francese che, scandalizzato per le uscite di Di Maio può fare il suo bel richiamo al nostro ambasciatore.
Delle destre italiane si è già detto: è finita la pacchia, porti chiusi, meno sbarchi meno morti, sono gli slogan di Salvini che (dicono i sondaggi) a furia di queste sparate si sta mangiando gli elettori di tutto il centro destra.
I libici (intesi come le milizie, le tribù, quella specie di governo che abbiamo riconosciuto) usano i migranti in arrivo dal sud come arma di ricatto contro Italia ed Europa per avere più soldi.
Dalla questione sui migranti riescono tutti a portare acqua al proprio mulino. Eccetto i migranti.
Che non sono aiutati a casa loro, né fai francesi e nemmeno dagli italiani (noi siamo presenti in Nigeria e qualcosa in più in quel paese potremmo farlo).
Né da chi governava prima, né da quelli che governano oggi, distanti anni luce politicamente ma uguali sulla gestione dei migranti.
Matteo Renzi che ieri, in Parlamento, ha introdotto anche il tema dei rimpatri, caro all’elettorato della Lega sui quali, secondo il presidente del Consiglio, non ci devono più essere «tabù neppure a sinistra» [Il sole 24 ore]
Di Maio “Il posto degli africani è l’Africa, non il fondo del mare” [Il Fatto Quotidiano]
Presadiretta – la guerra dei dazi (e l'intervista a Cantone)
Il nuovo codice degli appalti, i
provvedimenti del governo contro la corruzione: queste le domande di
Iacona al giudice Raffaele Cantone, presidente dell'autorità anti
corruzione, in una puntata dove si parlerà della guerra dei dazi diTrump. Cosa può fare l'Europa per non finire stritolata?
L'intervista a Raffaele Cantone
La corruzione è
una malattia che rischia di distruggere il paese: tutti i partiti si
schierano contro la corruzione, ma a che punto è la lotta alla
corruzione?
Ci sono chance di
ottenere dei risultati, non si può eliminare, ma riportarla entro
valori fisiologici. Oggi siamo migliorati negli indici di
Transparency, per la maggiore consapevolezza della corruzione da
parte dei cittadini.
Il codice degli
appalti non va nella direzione giusta, come anche l'affidamento
diretto degli appalti (come era già emerso in mafia capitale): la
norma del governo parla di tre preventivi ma non dice come vengono
acquisiti, non c'è pubblicità per invitare nuovi concorrenti.
Il rischio è che
queste cose sperimentali (il nuovo codice) poi siano usate dalle
persone disoneste.
Di Maio ha
attaccato il codice degli appalti, come nemmeno Conte: ma non sono
regole e codici a frenare l'economia.
LA corruzione è
sabbia nel motore, non olio nel motore.
La manina che ha
introdotto nel decreto spazza corrotti, per trasformare il peculato
in malversazione.
Nello spazza
corrotti ci sono cose buone, come l'agente infiltrato: gli avvocati
nei processi per peculato hanno provato a far applicare la nuova
legge, non riuscendoci.
Le gare al massimo
ribasso continuano ad esserci e il codice degli appalti è ancora
monco.
Il codice è
entrato in vigore solo per un terzo, mancano il DPCM che avrebbe
creato la qualificazione delle stazioni appaltanti, ovvero non tutti
gli enti possono fare appalti, tipicamente i comuni piccoli.
La rivoluzione che
doveva portare è che tutti gli enti possono fare appalti, perché si
crea una nuova cultura, c'è meno confusione nelle regole, i tecnici
sono preparati ed efficienti.
Invece dove c'è
inefficienza c'è corruzione.
Sulla prescrizione
Cantone pensa che non sia sufficiente toglierla per rendere più
veloci i processi: ho stima nel ministro Bonafede, ma ho sentito
tanti ministri parlare di riforme epocali, ma poi è cambiato poco.
Cosa pensa di
questa Italia che chiude i porti e considera le ONG come gli
scafisti?
Non mi riconosco
in questa Italia, l'accoglienza è nel nostro dna, ma delle regole
vanno messe e devono coinvolgere tutta l'Europa. L'Italia deve essere
il porto dell'Europa: ma pensare che non si vada a salvare qualcuno
in mare dopo un sos, è qualcosa di agghiacciante.
La guerra dei dazi.
Dalla guerra dei
dazi dipende l'export del nostro made in Italy: la guerra è stata
aperta da Trump nel 2018, per difendere le aziende e i posti di
lavoro americani.
Ha alzato dazi
contro i produttori di pannelli fotovoltaici, poi sulle importazioni
di acciaio e alluminio: una guerra che ha colpito tanti paesi nel
mondo, col risultato che poi altri paesi come la Cina hanno a loro
volta alzato i loro dazi.
L'Europa ha
firmato trattati di libero scambio col resto del mondo: col Giappone
e col Canada (il CETA che abbatte del 98% i dazi doganali dei
prodotti scambiati tra Europa e Canada).
Ma i partiti
europei, non solo i sovranisti, sono contrati a questi trattati
bilaterali: c'è paura di essere invasi da merci e prodotti
stranieri, per il peso delle multinazionali che non garantiscono gli
stessi standard di sicurezza.
LA leader canadese
del movimento NoCeta (Barlow) si dice contraria al trattato: è
pensato per le multinazionali, che usano il glifosato nei campi e gli
ormoni nella carne.
Quando ci saranno
delle controversie tra le multinazionali e i paesi, per poter vendere
questi prodotti a bassa qualità, il loro peso varrà molto più
delle nostre tutele della salute.
Anche Coldiretti
si è mobilitata contro il CETA: anche in questo accordo sono
riconosciuti decine di prodotti DOP, non difende a sufficienza i
nostri prodotti in Canada.
I prodotti con
“italian sound” continueranno ad essere venduti e poi, continua
coldiretti, la lista è troppo corta, sono poche le 41 DOP
riconosciute.
Ma sono prodotti
di nicchia, si difendono i sostenitori del Ceta.
Contro il Ceta si
sono incontrati anche politici come Salvini e Di Maio: i funzionari
italiani che sostengono il CETA saranno rimossi, ha minacciato Di
Maio davanti i delegati della coldiretti.
Ma ci sono
associazioni favorevoli a questo accordi, come Confagricoltura e Cia
fino a Confindustria: dobbiamo aprirci agli altri paesi per mantenere
questo livello di export, per non rimanere schiacciati dai due
giganti, Cina e America.
Grazie
all'industria noi esportiamo 442 miliardi: con questo accordo ci
siamo difesi dai paesi a basso costo di manodopera, spiega il
presidente Boccia.
Di diverso avviso
i partiti di destra, come FDI, in nome della tutela dei più deboli;
dello stesso parere anche Sinistra Italiana, perché c'è poca
chiarezza sugli arbitrati internazionali.
Nel campo del
centrodestra è rimasta solo Forza Italia a difendere il CETA: le
esportazioni verso il Canada sono cresciute dell'8% l'anno scorso.
Il Partito
Democratico è sostenitore dell'accordo: Gentiloni ha elogiato
l'abbattimento dei dazi, la tutela dei nostri prodotti, noi siamo i
paesi che ne trarrà maggior beneficio.
Cosa ne pensano i
produttori, in Italia? E cosa sta succedendo in Canada coi nostri
prodotti?
Iacona e i suoi
giornalisti hanno girato il paese per capire cosa ne pensano i nostri
produttori: a Sassari è andato da un pastore che produce il pecorino
DOP.
Il 60% della
superficie della Sardegna è dedicato alla pastorizia, qui nasce il
famoso pecorino romano, un marchio di qualità riconosciuto nel mondo
grazie ad un consorzio che produce 1,2ml di forme l'anno che poi
finiscono nei mercati del mondo.
I produttori di
formaggio hanno investito in tecnologia e qualità, hanno lavorato
sui sistemi di stoccaggio del latte, i sistemi di lavorazione
all'avanguardia, tutti i processi sono sottoposti a controlli, fino
alle analisi chimiche finali.
C'è infine un
legame forte tra prodotto e territorio: il pecorino romano è fatto
solo con latte di pecore sarde.
Salvatore Palitta,
presidente del consorzio, riconosce che nel trattato col Canada ci
sono aspetti innovativi perché riconosce quel marchio sul mercato
canadese, i volumi di export sono cresciuti del 61% in un anno.
L'aspetto negativo
è il costo del latte, troppo basso per garantire un giusto guadagno
ai pastori: Palitta non dà la colpa alla globalizzazione, ammette
che è colpa dei produttori, che spesso si muovono in modo diverso,
ognuno fa un prezzo diverso, magari ci si fa la guerra uno con
l'altro con un prezzo più basso.
Si vende al 10% di
meno del costo del pecorino: perché non si fa una sola politica dei
prezzi tra i produttori, per arrivare ad una situazione in cui tutti
ne traggono beneficio.
Anche il
Provolone, il gorgonzola, il montasio, la mozzarella, il grana padano
e il parmigiano reggiano hanno aumentato le esportazioni: crescite a
doppia cifra a volte.
Crescita
confermata anche da Assolatte, associazione dei produttori di latte:
pur con qualche problema, è meglio di una situazione senza accordi e
senza regole, come era prima.
Il comparto del
latte cuba circa 15 miliardi di euro l'anno: ma i benefici non sono
solo per i prodotti DOP, ma anche per prodotti di nicchia.
Basile è un
imprenditore agricolo calabrese: i suoi formaggi sono venduti anche
in nord America, nella sua Fattoria della Piana, un sistema ad
economia circolare, non si butta via niente, gli scarti delle aziende
agricole sono usate per creare energia.
Carmelo Basile
continua a pagare il latte ai produttori il 10% in più del valore di
mercato, mantenendo il fatturato: con lo sfruttamento non si ottiene
niente, risponde ad Iacona.
A questi numeri ha
contribuito il CETA: l'export in Canada è aumentato del 65%, un
ottimo risultato, anche se il pecorino calabrese non è nella lista
dei 41 prodotti DOP.
Le copie dei
prodotti italiani, dice Carmelo Basile, sono un qualcosa che ti
riconosce di avere qualcosa in più: oggi il modello della Fattoria
della Piana è osservato, studiato anche dai giapponesi, da altri
paesi europei.
“Oggi è finita
l'epoca dello sfruttamento, il futuro è l'economia circolare: non
c'è impatto per l'ambiente”: Carmelo non ha paura del Ceta, degli
arbitrati, del peso delle multinazionali. Non bisogna chiudersi,
dobbiamo essere più bravi noi degli altri, non avere sempre paura.
Iacona è andato a
visitare i prosciuttifici del San Daniele: alla Prolongo producono
questo prodotto secondo le norme rigide (solo sale marino, niente
conservanti).
Anche questo
marchio è oggi riconosciuto in Canada, come anche il Prosciutto di
Parma, che ha combattuto negli anni passati per poter vendere il loro
prodotto con la denominazione “Parma”.
Questo prosciutto
veniva venduto con un nome inventato, perché prosciutto di parma era
registrato da un'azienda canadese. Questo prima del Ceta.
Per esportare con
questi livelli, gli stabilimenti visitati da Iacona devono mantenere
alti standard di qualità, di pulizia, di igiene, spendendo molta
parte del guadagno per realizzare impianti all'avanguardia.
Senza export
queste aziende non avrebbero fortuna, perché il mercato italiano
ristagna da anni: puoi anche essere bravo nel fare il tuo prodotto,
ma se poi non riesci a venderlo, sei rovinato.
E' la storia degli
orafi italiani: i migliori al mondo, ma i dazi hanno chiuso i
mercati di questa industria, perché spesso i costi di questi dazi
erano superiori al valore del prodotto.
Come per il
settore del latte, anche questi orafi si sono salvati grazie agli
accordi come il CETA, che hanno aperto nuovi mercati.
Il viaggio in
Canada: cosa sta succedendo ai nostri prodotti in Canada, è
veramente tutt'oro quello che luccica?
E poi, corriamo
veramente il rischio di importare grano col glifosato o carne con gli
ormoni?
Sul mercato
canadese troviamo prodotti italiani affiancati da prodotti locali,
con nomi simili che richiamano il nostro paese. Ma sulle etichette
c'è sempre scritto made in Canada, mentre sui nostri prodotti sta
scritto made in Italia.
E' tutto nelle
mani dei consumatori che ricercano i marchi DOP, che sono ancora
garanzia di qualità.
In Canada è
andata l'assessore della regione Emilia Romagna, come testimonial dei
12 prodotti emiliani dop riconosciuti dal CETA: si difendono i
prodotti e anche i lavoratori che stanno dietro.
Non solo nel
settore alimentare, ma anche nel settore del vestiario: Loro Piana,
Zegna, Armani, Cucinelli sono marchi molto apprezzati dai canadesi.
Lo stesso discorso vale per le scarpe italiane e dei gioielli
italiani.
L'Italia esporta
in Canada tre volte di più di quanto importa: ora le tonnellate di
formaggio europeo sta causando problemi sui produttori canadesi, che
non ricevono sussidi dallo Stato e lamentano un crollo delle vendite.
I perdenti del
CETA sembrano essere i piccoli formaggiai del Quebec, gli agricoltori
che producono il grano (l'export del grano canadese è crollato
proprio per il glifosato, non per il CETA).
La carne dei
bovini canadesi cresce con l'aiuto degli ormoni, ammessi dagli
standard di questo paese: con gli ormoni la bestia cresce più in
fretta e i produttori sono più competitivi – dicono.
Ma il CETA vieta
l'esportazione della carne con ormoni: così gli allevatori per
esportare da noi devono allevare gli animali secondo un disciplinare
precisi, in recinti separati, sottoponendosi a controlli periodici.
Il CETA, a quanto
abbiamo potuto vedere, non ha abbassato gli standard sulla salute,
non ha danneggiato i produttori, ha consentito a molte aziende di
poter continuare ad andare avanti.
Cosa farà ora il governo del popolo?
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