31 agosto 2011

La guerra in Libia, Orwell e la mutabilità del passato


Chi ha letto 1984 di Orwell sa di cosa parlo: uno dei principi del Socing, il partito unico che governa il continente, dove vive l'ultimo uomo, Winston, è la "mutabilità del passato" ovvero
.... per impedire che qualcuno possa smentire le affermazioni o le previsioni del Grande Fratello, la realtà e il passato vengono continuamente modificate. Questo è d'altronde il lavoro di Winston al ministero della Verità (di poter raccontare il falso senza essere smentiti). Winston passa la giornata a riscrivere o correggere articoli (i cui originali vengono gettati dentro il “buco della memoria”) che contengono parti che poi si sono rivelate sbagliate col tempo. O a cancellare dal passato (nei libri o nei giornali) persone che sono finite in disgrazia. Persone che sono state “vaporizzate” , sparite, scomparse. Persone di cui si è persa la memoria.
Come recitano alcuni slogan del regime: “Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”.
Non esiste passato (se non quello che afferma il Grande Fratello), non esiste memoria. Il passato è mutabile (secondo le esigenze, quando cambiano le alleanze durante le guerre): esiste solo un unico, eterno, perenne presente. Un presente che scorre con gli occhi del Grante Fratello che vi fissano dai cartelloni, con gli elicotteri della psicolizia a pattugliare le strade.

Come commentare altrimenti la guerra civile in Libia, dove la Nato per la prima volta è entrata direttamente tra le forze terrestri, con i giornali che quotidianamente ci parlano degli orrori del regime di Gheddafi?
Lo stesso Gheddafi che l'anno passato, solo 12 mesi fa, veniva accolto con tutte le gheddafine, dalle massime cariche dello stato, da industriali, e elogiato dai giornalisti per i soldi che portava?

La corrida – dilettanti allo sbaraglio

Spero che almeno lo champagne gli sia rimasto sullo stomaco …

La nuova versione della manovra, per il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013, stravolge completamente la versione originale che, brutta o sbagliata, aveva dentro cose concrete. Il contributo di solidarietà (l'eurotassa), i tagli a province e comuni .

Questa nuova versione è peggio del gioco delle tre carte: uscita sui giornali senza che nessuno ne abbia illustrato bene i dettagli (come vogliono stringere la cinghia attorno alle società di comodo?), già ieri sera si parlava di correzioni. Per la parte che tocca quanti hanno riscattato gli anni di naja e di università per il computo della pensione.

Dilettanti allo sbaraglio. Dilettanti anche pericolosi, perchè ai mercati non interessa niente se il governo di PDL e Lega mostra coesione (come ci spiega ogni giorno il TG1): ai mercati interessa sapere se l'Italia ha trovato la strada per rientrare nel suo debito pubblico, aumentato anche grazie a questi signori che oggi ci spiegano che abbiamo vissuto sopra i nostri mezzi, che il posto fisso è qualcosa da dimenticare ..
Tutte queste manovrine, minano la nostra credibilità. Col risultato della vendita dei nostri titoli di stato.

Altro che la questione dei calciatori (uno specchietto delle allodole buono solo per il popolino).
Altro che aumento della produttività: quanti erano presenti alla seduta agostana al Senato, quando si è presentata la prima volta la manovra di Tremonti?

A proposito di baby pensioni, segnalo questo post sul blog giornalettismo:

C’è chi può e chi non può.Ad esempio Angela Tremonti e Fausta Beltrametti, rispettivamente sorella e consorte di Giulio, e Manuela Bossi, moglie di Umberto. Loro percepiscono oggi una baby pensione ma la politica non intende chiedere sacrifici (anche simbolici) a questa fetta di popolazione. Chissà perché. Eppure metà Italia vip e politico-sindacale, ricorda oggi Franco Bechis su Libero, è in pensione da una vita. Senza che nessuno voglia aprire bocca sul punto. Sul quotidiano di Belpietro il vicedirettore ricorda che fu il Mondo nel 1997 a portare all’attenzione del pubblico i baby pensionati di lusso. Che oggi non vengono toccati.
I conti non tornano: ora le agenzie battono la notizia di un passo indietro sulle pensioni, e che Tremonti si trova in vacanza col telefono staccato. Arrangiatevi ...

30 agosto 2011

La diversità etica tra destra e sinistra

Scrive Michele Serra su Repubblica che ha ragione Renzi a non credere alla diversità etica della sinistra italina: è ora di dire basta “con questa pregiudiziale denigrazione della destra italiana. Basta con i complessi di inferiorità della destra italiana”.

Per un caso Penati (dopo le inchieste su Ronzato, responsabile trasporti del PD, le inchieste sulla sanità in Puglia), esistono altrettanti casi Scajola (il ministro con la casa pagata a sua insaputa, che diceva di aver venduto la casa vista Colosseo e invece non lo ha fatto), i casi P3 (i legami tra politica e certi magistrati) e P4 (Bisignani e le telefonate con politici e ministri). La cricca della Ferratella, il caso Bertolaso, la ricostruzione dell'Aquila, i lavori alla Maddalena per il G8. E poi lui, con i processi in corso, con i soldi dati ai suoi ricattatori, Mills, Ruby, Mediatrade …

Non mi ricordo di aver sentito voci che chiedevano a B. di rinunciare alla prescrizione.

Bollicine


“Champagne, per brindare a un incontro ...” : il premier è pronto a stappare la bottiglia di champagne dopo l'accordo che i partiti di governo hanno trovato nella sede privata di Arcore.
E, come nei post elezioni da prima repubblica, tutti si dichiarano vincitori.
La Lega per le pensioni (che ha perso però la patrimoniale sugli evasori) e per i minori tagli agli enti locali, il Pdl per l'eliminazione della eurotassa e per la “quadra” che è stata trovata. Tremonti per l'eliminazione del rincaro dell'IVA.

Il resto dei tagli è rinviato: tagli delle province, taglio dei parlamentari, taglio ai costi della casta. La supertassa sui ricchi potrebbe suonare come un favore ai calciatori.
E sulla effettiva efficacia della norma anti elusione contro i vip che spostano le proprie barche in società di comodo, è bene aspettare.

Tutti contenti: “siamo riusciti a non mettere le mani nelle tasche degli italiani”. Ecco, rimane da capire cosa è allora quella cosa rigida che ci sentiamo dentro le parti posteriori....

A proposito di costi:
Vi ricordate la questione dei caccia F35? Costa 16 miliardi e non funziona Il caccia spara sui conti pubblici

E sulla sanità privata e il principio di sussidiarietà? San Raffaele, rosso da 1,4 miliardi Patrimonio negativo per 210 milioni

29 agosto 2011

Manovra d'agosto : dove prendiamo i soldi?

Iva più alta, alleggerimento sui tagli ai comuni, niente eurotassa sui redditi alti e rinvio sui tagli a province e comuni. Si dice che ha vinto la Lega, nonostante Maroni (e la Lega) sia lo stesso Maroni dello scalone sulle pensioni.

E allora mi domando, se questa è la manovra, dove verranno presi i soldi? Dai tagli alla politica, di cui si sa poco?

Dalla patrimoniale contro gli evasori, proposta dal leghista Calderoli? Ma lo sa che questa potrebbe costringerli a mettersi contro il proprio elettorato. Quello del distretto di Arzignano, per esempio.

La pressione fiscale aumenterà, verranno tagliati alcuni diritti dei lavoratori, come l'eliminazione dell'articolo 18 dello statuto, andando a intaccare anche quei lavoratori nel privato che ancora si sentivano al sicuro, e che col loro stipendio (tassato all'origine) le tasse le hanno sempre pagate.
I comune potranno dare servizi peggiori, che verranno pure privatizzati. In peggio, questo dice l'esperienza italiana.

Il welfare per i più deboli, la lotta all'evasione, la sanità pubblica, la scuola pubblica, è cosa da socialismo reale (come mi tocca sentire da Sallusti questa mattina su Rai3 a Cominciamo bene)?

Perchè i soldi non li prendiamo da chi ha esportato i capitali all'estero, da chi non ha pagato tasse, da chi ha guadagnato sulle speculazioni, sulle plusvalenze, sulla vendita dei patrimoni immobiliari?

Da quelli che vivono di politica, nei carrozzoni di stato ( enti e consorzi che costano 7 miliardi), anche nelle authority che vigilano poco?

Perchè non si alzano le aliquote ai redditi alti (lo dice anche la Costituzione che chi più ha, più deve pagare)? Non c'è nulla da inventare.

E mentre qui si discute, a Lugano sono esaurite le cassette di sicurezza …
La Germania ha appena terminato un accordo con la Svizzera, per farsi pagare al 30% i capitali esportati dalla Germania alla Svizzera. Lo stesso ha fatto l'Inghilterra.

Il posto di ognuno di Maurizio De Giovanni

Il posto di ognuno . L'estate del commissario Ricciardi

Si, lo so: iniziare a leggere una quadrilogia a partire dal terzo volume, è poco furbo, specie se poi ti viene voglia di leggerli a partire dall'inizio. Quattro indagini, per le quattro stagioni del commissario Ricciardi: ma è estate, è mi è sembrato naturale partire dal terzo libro, “Il posto di ognuno”.

Siamo a Napoli, nel 1931, in un estate torrida: in una serata di festa, mentre la gente balla attorno ai fuochi, l'angelo della morte scivola non visto tra le persone, per compiere il suo atto di giustizia.

Al mattino, viene trovata morta, nell'anticamera del suo appartamento, la duchessa Adriana Musso di Camparino, moglie in seconde nozze di Matteo Mussa duca di Camparino. A sua volta morente, nel suo letto.

Ad occuparsi del caso, in una afosa domenica, sono proprio Ricciardi e il suo brigadiere, Raffaele Maione. Uno dei pochi agenti che ha piacere a lavorare con questo funzionario della Questura, perchè, si dice, porti male, non sorride mai, ha sempre quell'aria triste, non è sposato ….

E infatti, Ricciardi, Luigi Alfredo, pure lui nobile, con dei possedimenti nel Cilento, è una persona solitaria. Per colpa del Fatto. La maledizione che si porta appresso da bambino: la capacità di vedere, anzi di rivedere, gli ultimi istanti di vita dei morti. Le loro ultime parole, le loro ultime espressioni.
Come la famiglia trucidata dai briganti, che la madre, Marta Ricciardi di Malomonte, lo portò a vedere a cinque anni “Pietà, pietà, pigliateve tutte cose, pigliateve 'a criatura e 'o guaglione, pietà ... ” .

Come può condividere questo Fatto, con una persona? Come potrebbe spiegare, ad una moglie, ad una fidanzata, che mentre cammina per strada, rivede la famiglia che si è schiantata in macchina, il ragazzo pestato a morte da una squadraccia di fascisti “buffoni, buffoni ..” ..?

Per questo, è costretto a rimanere da solo: come da solo deve entrare dentro la stanza dove la servitù ha trovato il corpo della duchessa. Per risentire, da solo, le ultime parole “L'anello l'anello, hai tolto l'anello, l'anello mi manca”.

A quale anello si riferisce? Dalla mano della morta, qualcuno ha tolto l'anello da dito, forse dopo morta, dopo averle sparato un colpo di pistola in faccia. Dopo aver provocato altre ferite, sul corpo, lasciato poi adagiato su una poltrona.

Ci sono fin da subito, due sospettati : il figlio di primo letto del duca, molto legato alla madre, che non sopportava questa estranea che si era inserita nella famiglia, prendendone il titolo e l'anello familiare. Il signorino Ettore è, tra le altre cose, un personaggio ambiguo: passa le giornate tra le sue piante, i fiori, gli insetti “ognuno al suo posto, ognuno a fare la sua parte”.
Studioso celebre di filosofia, dalle amicizie intoccabili nel partito, non solo non nasconde il suo odio verso la madre, ma nemmeno ha chiarito dove fosse, quella notte.

Il secondo, sospettato, è il giornalista del Il Roma, Mario Capece, che per la duchessa (una signora dalla vita notturna molto movimentata) aveva lasciato la famiglia.

Nonostante queste piste, non è un'indagine facile: troppe pressioni arrivano dall'alto, a cominciare dal vicequestore Garzo, suo diretto responsabile, che gli chiede di fare presto, senza troppo rumore, visto il titolo nobiliare della morta.

Dunque piedi di piombo sul signorino Ettore. Ma anche col giornalista, perchè i giornali, nonostante le leggi fascistissime del 1926, sulla stampa, rappresenta ancora un potere. Con un articolo critico, sulla polizia, sul suo operato, suo suo brancolare nel buio, potrebbe mettere in difficoltà la Questura e in special modo le ambizioni di carriera di alcuni dirigenti. È vero che la cronaca nera deve sparire dagli articoli, per volere del fascismo, che sta plasmando un paese e una società dove “ciascuno deve saper stare al suo posto”, ma Capece, che nel passato è stato critico nei confronti del regime, non è tipo da farsi mettere i piedi in testa.

E nemmeno Ricciardi, alla stessa modo, si lascia fermare da pressioni o dai titoli nobiliari: col fido Maione al fianco , inizia a seguire tutte le piste. Che ha fatto quella sera il duca?
Se Capece quella sera era in giro per taverne, chi altri poteva avere motivi di uccidere?

Sorvegliato dall'alto dalla polizia segreta fascista, l'Ovra, che lo lascia libero di indagare solo perchè ne riconosce le sue capacità di investigatore, Ricciardi attraversa la città, mostrandone i molti aspetti: i quartieri e i palazzi nobiliari, coi titoli e i privilegi, che passa le serate a teatro, e poi i quartieri poveri, degli scugnizzi, dove “decine di bambini e anziani si ammalavano ogni giorno per carenza di igiene e morivano nelle case e negli ospedali”. Ma la radio non lo poteva dire. Anche loro, dovevano rimanere al loro posto.

Al termine di un lavoro faticoso, Ricciardi riuscirà a trovare quale è l'anello mancante, quello che ha causato la morte della bella Adriana, quello che ha causato tutto il dolore dentro la famiglia, la sua e le altre.

Unico neo, che ho trovato in questo giallo, è tutto lo spazio riservato ai problemi personali del commissario, inesperto di questioni d'amore, di fronte alla scelta se rimanere solitario o rivelarsi alla signorina Enrica Colombo, vicina di casa, spiata dalla sua finestra per mesi.
E anche l'affascinante cantante lirica Livia, tornata proprio a Napoli per comprendere meglio la natura dei suoi sentimenti verso quest'uomo, enigmatico ma a suo modo affascinante. Vedremo queste storie in una fiction televisiva?

E dopo le quattro giornate, cosa ci aspetterà, dal commissario Ricciardi?

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28 agosto 2011

Il quarto livello di Maurizio Torrealta

Nell'ottobre 1990 Vito Ciancimino si spedisce una cartolina con un elenco di nominativi (uno di questo scritto con altra calligrafia): sono alti esponenti dei servizi, ministri della repubblica, vertici della polizia, un generale dei carabinieri.

Avrebbero fatto parte di quel “Quarto livello”, ovvero quella struttura (all'interno dei servizi, nell'alto commissariato di lotta alla mafia, nella polizia) che negli anni ha mantenuto i rapporti di pacifica convivenza con Cosa Nostra, perchè questa garantiva, per questo gruppo ristretto di potere, il controllo del territorio.
Il tutto sarebbe nato, sempre secondo la testimonianza riportata dal figlio di don Vito, Massimo Ciancimino, nei primi anni 70, con la strage di viale Lazio da parte dei corleonesi di Totò Riina (quando iniziarono la loro discesa verso Palermo) e col Golpe Borghese del dicembre 1970 (cui venne chiesto anche a Cosa Nostra di partecipare).

Qualcuno a Roma, chiese a Vito Ciancimino di fare da tramite tra questa struttura, il “Quarto livello”, e la mafia.

Prima di andare avanti, con i nomi di queste persone, è bene ricordare quanto dice il magistrato Antonio Ingroia nella prefazione: le sue perplessità (le stesse che aveva il giudice Falcone nei confronti del “terzo livello”) nei confronti di una subordinazione della cosiddetta mafia militare nei confronti della “borghesia mafiosa”, ovvero Riina e Provenzano non sarebbero mai stati braccio armato al servizio di altri poteri. La seconda perplessità riguarda il fatto che le indagini a riguardo di questa documentazione (la cartolina oggi in fotocopia, come anche il famoso “papello”) sono ancora in corso; le ricostruzione e le ipotesi su questa struttura poi derivano dalle rivelazioni di Massimo Ciancimino, e non c'è modo di sapere in che modo il padre fondasse queste sue convinzioni sulle persone nominate.

Chiarito questo, il lavoro di Torrealta è stato quello di prendere in considerazione la carriera, i processi, le indagini e le condanne delle persone citate nella cartolina, per gettare un po' di luce su quella zona grigia degli apparati dello stato, il cui operato dovrebbe essere di contrasto alla criminalità organizzata, ai nemici dello Stato e della democrazia.

E che invece, negli anni, è stato spesso caratterizzato da scandali, segreti di stato, omissis, se non addirittura da veri e propri atti contrari alla nostra Costituzione.
Una vera democrazia, conclude Ingroia, non può permettersi di distinguere un “ragione di stato” (che deriva dagli stati assolutistici) e una “ragione di giustizia” (che deriva dalle leggi che ci siamo dati).

Ed è stata proprio questa proliferazione di queste ragioni di stato, tirate fuori a copertura di episodi gravi nella nostra storia (la strage di Portella della Ginestra, la strage di Piazza Fontana e le altre degli anni di Piombo, il dossieraggio del Sifar, il rapimento di Aldo Moro), a far si che la nostra storia passata (che condiziona però il nostro presente) sia piena di “misteri”.
A far si che ogni tanto, dalle inchieste della magistratura (quando questa veniva lasciata lavorare, quando le inchieste non finivano insabbiate in qualche “porto delle nebbie”), emergesse qualche struttura apparentemente legata ai servizi, ma in qualche modo sovrapposta e con compiti poco chiari.
L'ufficio affari riservati del Viminale, Gladio (e tutto il mondo che questa struttura della Nato aveva dietro), l'Anello (di cui Stefania Limiti ha scritto un bel libro).

E infine i servizi veri e propri:
riformati e ristrutturati in Italia ogni volta che era scoppiato uno scandalo sui giornali. Il Sifar di de Lorenzo, il Sid di Vito Miceli, l'UAARR di Federico Umberto D'Amato. E poi l'alto commissariato per la lotta alla mafia (che Ciancimino chiamava invece commissariato per la pacifica convivenza), infine il Sismi di Santovito (e Pazienza, entrambi iscritti alla loggia P2) e il Sisde di Contrada e Narracci, passato alle cronache più per lo scandalo dei fondi neri, scoppiato alla fine della prima repubblica, che per le sue attività anticrimine.

Ecco allora che questo libro, nella sua carrellata di fatti e personaggi, serve a coprire questi buchi neri nella storia del nostro paese, raccontando non della mafia militare, ma della “convergenza” (come l'ha anche chiamata il professor Nando Dalla Chiesa nel suo libro) di interessi tra parte della politica, di persone inserite nelle istituzioni, col potere mafioso, con la borghesia mafiosa (uomini politici, imprenditori, funzionari statali).

Una convergenza cresciuta all'ombra dei depistaggi, delle intimidazioni e delle stragi, delle trattative tra stato e mafia (di cui è bene che si parli, che non resti un tabù da nascondere), inquinato prove, corrotto e ricattato pezzi dello stesso stato (“io non ci sto”, come disse l'ex presidente Scalfaro in quel discorso del 1993).

La lista:
Attilio Ruffini, ministro DC della difesa dal 1977 al 1978.
Franco Restivo, ministro DC degli interni dal 1968 al 1972, della difesa dal 1972 al 1976.
Giuseppe Santovito, capo del Sismi dal 1978 al 1981. Iscritto alla loggia P2, condannato per i depistaggi sulla strage alla stazione di Bologna.
Domenico Sica, pm presso la procura di Roma (“asso pigliatutto”), poi dal 1988 al 1991 a capo dell'alto commissariato per la lotta alla mafia (che è stata poi trasformata nella Dia).
Emanuele De Franesco, direttore del Sisde (dall'81 all'84) e in seguito a capo dell'alto commissariato per la lotta alla mafia (creato da Spadolini dopo l'omicidio Dalla Chiesa nel 1982). Sotto la sua direzione, fece carriera Bruno Contrada.
Riccardo Malpica: direttore del Sisde da 1987 al 1991. Coinvolto nello scandalo dei fondi neri del Sisde (il Sisdegate).
Lorenzo Narracci: al Sisde dal 1987 al 1991 per la ricerca dei latitanti, dal 1991, presso il centro di Palermo. In un pizzino trovato a Capaci compare il suo numero di cellulare (“guasto numero 2”).
Angelo Finocchiaro, dal 09/91 al 08/92 all'alto commissariato per la lotta alla mafia. Direttore del Sisde dal 1992 al 1993. Coinvolto anche lui nel Sisdegate.
Francesco Delfino: generale dei carabinieri, si dice anche agente della Cia. Seguì le prime indagini sulla strage di Piazza della Loggia e su altri casi degli anni di piombo. Nell'ultimo processo a Brescia per la strage, è stato assolto dalle responsabilità imputate.
Arnaldo La Barbera: nel 1993 fa parte del gruppo speciale per la cattura degli assassini di Falcone e Borsellino, arrivando alla falsa pista di Scarantino. Coinvolto nel 2001 nelle violenze della Diaz.
Michele Finocchi: capo di gabinetto di Malpica al Sisde nel 1987, che lascia nel 1991, coinvolto nel caso Sidegate.
Vincenzo Parisi: vicedir. Sisde dal 1980 al 1985, nel 1987 capo della Polizia; dopo l'arresto di Bruno Contrada, ne prese le difese.
Gross/De Gennaro: secondo Massimo Ciancimino, sarebbe l'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro dietro la figura di Gross (Carlo o Franco), la persona che il padre incontrava, come tramite dello stato coi corleonesi.
Non solo è tutto da verificare quanto dice Massimo Ciancimino, ma se così fosse, non tornerebbero le date del suo racconto. Ho il timore che Gross potrebbe essere un po' come il “grande vecchio” degli anni di piombo.
Bruno Contrada, capo della Squadra Mobile di Palermo, poi alla criminalpol e infine al Sisde. Arrestato e condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.

I capitoli trasversali.
Alcuni fatto attraversano trasversalmente i capitoli del libro. Le stragi degli anni di piombo, Gladio, i tentativi di Golpe.
E infine il Sisdegate: cosa è stato, lo racconta Torrealta nell'intervista sul sito di Grillo:

Nel libro prima segnalavo che emergevano in queste 12 persone delle cordate precise, una è quella dell’alto commissariato, del doppio ruolo che aveva l’alto commissariato, c’è una seconda cordata che emerge ed è quella del cosiddetto "SisdeGate". Il SisdeGate è uno strano caso scoppiato proprio nel 1993, l’anno peggiore, l’anno delle bombe, che oggi possiamo definire l’anno della trattativa, prima non eravamo a conoscenza della trattativa più dura tra Stato e Costa Nostra. In quell’anno vengono scoperti alcuni 007 del Sisde che avevano un ammontare piuttosto forte di capitali di dubbia provenienza, si trattava più o meno di 100 miliardi di lire di quei tempi e che in realtà non risultavano fossero parte dei cosiddetti fondi neri del Sisde. I fondi neri del Sisde sono dei fondi utilizzati senza rendicontazione per operazioni sporche di vario genere, all’inizio si chiamava lo scandalo dei fondi neri del Sisde perché hanno cercato di farli passare come fondi neri del Sisde, ma in realtà erano soldi che non avevano quella provenienza. È curioso che, in quel momento particolare i nostri servizi invece di essere impegnati nel rafforzamento dello Stato che era in grave difficoltà, fossero invece coinvolti in una lotta senza quartiere con altre correnti interne, tant’è che il famoso discorso del Presidente il Scalfaro: “Io non ci sto” fatto proprio il 4 novembre del 1993 era indirizzato a delle accuse che provenivano dagli 007 di allora, che lo accusavano di godere di fondi riservati ingiustificatamente.

Lo scandalo dei fondi neri del Sisde è un buco nero che nessuno vuole affrontare perché farebbe emergere delle complicità e delle finalità dei nostri servizi, indicibili. A cosa servivano quei 100 miliardi? Chi li avrebbe dovuti utilizzare? Per quali motivi? Da dove provenivano? Sono tutte domande che ancora non trovano risposta e credo che non sia un problema giudiziario perché i processi sui fondi neri ci sono stati, il problema è un problema politico e dovrebbe essere affrontato dall’unico organismo che può fare questo che è la Commissione parlamentare sulla mafia, sarebbe utile che si riscrivesse anche questa parte di storia del nostro paese che è ancora così misteriosa.

La lettura del libro fa sorgere molte domande: è esistita veramente un'entità superiore, dentro lo Stato, ma che rispondeva non alla “ragione della giustizia” ma a logiche di potere criminale che ha influenzato la politica italiana, magari rispondendo ad input oltreoceano (sia negli anni della cortina di ferro che dopo, nel passaggio prima a seconda repubblica)? Che ha usato la mafia come leva per la sua economia criminale al servizio di una strategia politica internazionale, per spostare soldi da investire in zone da destabilizzare o stabilizzare (Massimo Ciancimino si riferisce agli investimenti della Cia a Sharm El Sheik, in Egitto)? Parliamo dello Ior e del Vaticano, di Michele Sindona e Roberto Calvi.

E poi, che fine hanno fatto queste strutture nascoste nelle pieghe dello stato, UAARR, Gladio, Anello .. sono tutte state smantellate? O forse han solo cambiato nome, come sembrerebbe dai casi dei dossier di Pio Pompa nel sismi di Pollari?

Che succederà nell'Italia di oggi, con una classe politica alle prese con la crisi nazionale e internazionale, con scandali e inchieste, con storie di ricatti e corruzioni.
Siamo alle soglie di un nuovo cambio di gruppo di potere? Di una nuova Tangentopoli, di un nuovo 1992?

Per rispondere a queste domande, conviene leggersi “Il quarto livello”, per comprendere meglio il paese in cui viviamo oggi.

Il link per ordinare il libro.
La scheda sul sito di Bur RCS
Technorati:

27 agosto 2011

Penati assolto come Mills

Penati è stato assolto proprio come Mills, così avrebbe dovuto dire oggi il Tg1 di Minzolini, come fece all'epoca sull'avvocato che costruì le aziende offshore di Berlusconi. Invece di mandare in onda un bel servizio sulle accuse portate in Tribunale dai pm, il peccato originale dell'ex sindaco di Sesto.

Penati potrebbe rinunciare alla prescrizione, a differenza di Berlusconi, di Andreotti, D'Alema, Cesa e tanti altri, per affermare la sua innocenza nel processo.
Ma, ad ogni modo, questo è solo l'aspetto giudiziario: dal punto di vista politico, questa vicenda dovrebbe segnare la sua fine. Se l'Italia fosse un paese come gli altri e il PD un partito che vuole veramente rendersi differente.

In Giappone Naoto Kan si è dimesso per la gestione dell'incidente nucleare di Fukushima.
In Italia, abbiamo un ministro dell'ambiente che si scopre avere legami con aziende nel ramo estrattivo, guarda caso impegnate nelle trivellazioni del mare in Sicilia.

Perchè noi ci meritiamo anche questo.

Le malattie dei dittatori

E così, anche Hitler, l'uomo che voleva creare il reich millenario, l'uomo osannato dalle folle, aveva grossi problemi di salute. I denti cariati, l'alito cattivo, la digestione difficile, l'aria nella pancia, gli attacchi di diarrea. Anche Hitler faceva le puzzette, dunque.
E infine, anche il sospetto del morbo di Parkinson: i tremori alla mano, lo sguardo con le espressioni fisse. Lo ha raccontato il documentario della serie La grande storia, su Rai 3
"Il corpo di Hitler".


Scheda della puntata:
Hitler era vegetariano, igienista, ecologista. Sognava di sconfiggere il cancro, di poter guarire ogni malattia, inseguiva la chimera del corpo perfetto.

Il film documento de La Grande Storia racconta un’immagine inedita e molto particolare del Terzo Reich e del suo Führer, un nazismo le cui parole d’ordine non sono guerra, persecuzione e sterminio ma salute, rispetto per l’ambiente, tutela degli animali, lotta alle malattie.

La Germania degli Anni Venti è un paese all’avanguardia in campo medico, con una ricerca e una tecnologia molto evolute, dalle maglie di questo progresso, prende corpo il folle disegno di Hitler di forgiare un popolo di guerrieri sani, vegetariani e senza vizi. Trasformare i Tedeschi in una nuova razza, selezionata e dominatrice, questa è l’utopia che scaturisce dalla stessa aberrante logica che genera i programmi per l’eliminazione dei malati di mente e per la selezione della razza.

Il nazionalsocialismo si occupa di rendere salubri gli ambienti di lavoro, intraprende una dura battaglia contro il fumo, promulga leggi per la tutela del paesaggio e la salvaguardia dell’ambiente, proibisce la vivisezione, sostiene l’agricoltura biologica, l’alimentazione vegetariana, l’omeopatia e l’abbigliamento naturale, raccomanda lo sport all’aperto, esalta la cultura del nudismo, una filosofia di vita – si dice – con molti punti di contatto con l’ideologia nazista. Il documentario della Grande Storia mostra le rare immagini del più grande campo nudista del mondo, appena fuori Berlino. È organizzato dal movimento naturista tedesco, fondato da Adolf Koch nel 1921, durante il nazismo raggiungerà oltre 300 mila seguaci in tutta la Germania.

Il nostro corpo appartiene alla nazione!
Il nostro corpo appartiene al Führer!
Abbiamo il dovere di essere sani!


Così recita uno slogan della Hitlerjugend, la “Gioventù hitleriana”.

E Hitler ribadisce “Sta crescendo una nuova splendida generazione. Indossano tutti la stessa camicia bruna. Sembrano usciti tutti dallo stesso uovo”.

Il Terzo Reich s’incarica di forgiare questa splendida gioventù omologata. Ma il suo Führer è un uomo tutt’altro che sano e perfetto, è un uomo dal corpo sempre più stanco e malandato, afflitto da fobie e malattie reali e immaginarie.
Per la prima volta la salute del Führer è ricostruita attraverso i diari di un testimone d’eccezione: il medico personale, Theodor Morell, al fianco del Führer dal 1936 al 1945. I suoi appunti, le analisi, le cartelle cliniche sono documenti esclusivi, materiali originali, microfilmati e conservati negli Archivi Nazionali di Washington, materiali mai mostrati fino ad oggi in televisione.

Dissenteria, sclerosi coronarica, Parkinson, il declino fisico di Hitler descrive una parabola simmetrica all’inesorabile e definitivo declino del Terzo Reich. Finché dalle macerie fumanti della Cancelleria di Berlino emergerà un corpo di sesso maschile semi carbonizzato repertato dai servizi segreti sovietici come cadavere di Hitler.

Quei resti, che sono la prova della morte del dittatore nazista, non verranno mai mostrati a nessuno. Se li contenderanno i vari servizi segreti russi nell’immediato dopoguerra. Saranno per Stalin un tabù, un affare “che scotta”, una questione di stato.

Rinchiusi in casse per munizioni, inizieranno un lungo viaggio attraverso la Germania dell’Est e, senza mai raggiungere Mosca, saranno un ultimo, inutile, trofeo di guerra.

L'uomo Hitler aveva un corpo malato, come una persona qualsiasi, altro che predestinazione.
Forse potrebbe essere un modo per rileggere la storia dei dittatori, del culto del loro corpo (esposto in ogni piazza), e delle loro malattie.
Come Mussolini , con il suo mal di stomaco di origine somatica.
Come Gheddafi e la sua crocerossina.

Il leopardo di Joe Nesbø

Confesso di aver comprato questo libro nei giorni successivi la strage di Utoya, in Norvegia, da parte di quell'estremista cristiano di destra, che con quelle morti intendeva ripulire il mondo. Allora anche la Norvegia, il paese dei fiordi, ha il suo lato oscuro....

Terminata la lettura del libro, alla fine delle 759 pagine, rimane uno strano sapore acido, come dopo una brutta bevuta. D'altronde, il protagonista di questo noir duro e ruvido, il commissario Harry Hole dell'unità anticrimine di Oslo, è una di quelle persone che non si fanno risparmiare nulla.

Intelligente, abile nel mettersi nelle tracce dei killer seriali, ma che ora si è nascosto in un buco ad Hong Kong, per lasciarsi alle spalle le ferite del suo ultimo caso, l'Uomo delle neve, che era arrivato a colpirlo molto da vicino, nei suoi affetti personali. Lasciandogli profonde cicatrici, sia nel corpo, che nell'animo.

Ma ora, il suo ex capo, Gunnar Hagen, ha bisogno ancora di lui: due casi di omicidio, avvenute con le stesse modalità, due donne morte con i polmoni pieni di sangue e ventiquattro ferite in gola, con dei frammenti di Coltan tra i denti.
Come le ha uccise “il leopardo” o “il cavaliere” (come verrà poi ribattezzato dalla squadra di Hole, la detective Kaja Solness, il tecnico della Scientifica Bjørn Holm e l’ex agente e hacker Katrine Bratt)? Cosa unisce le due morte? Che rituale segue l'assassino per uccidere le sue vittime? L'unica cosa che sanno è che colpirà ancora.
E che attorno al caso si monta una pressione per la sua soluzione, che porta anche ad una guerra interna tra la Kripos, l'unità centrale anticrimine guidata dall'ambiguo e ambizioso Bellman e l'unità anticrimine, per la soluzione del caso.

Caso che è difficoltoso per Harry Hole anche per i problemi personali: la malattia del padre, il ricordo di Rakel la sua fidanzata, che proprio per colpa dell'Uomo delle neve l'ha abbandonato. Le sue dipendenze dall'alcool (la bottiglia di Jim Bean ) e dal fumo dell'oppio.

Gli scontri con Bellman, disposto a tutto pur di sabotare la polizia locale e raccogliere i meriti dal ministero ....

Ma alla fine, ecco la pista: le vittime hanno in comune l'aver passato una notte assieme in un rifugio a Ustaoset e il killer, in modo implacabile, le sta uccidendo ad una ad una. Con un odio, con una ferocia fuori dal normale.

Il leopardo è un giallo articolato, costruito attorno ad una trama complessa che non risparmia colpi di scena: i tanti indizi che man mano vengono scoperti nel libro diventano pezzi di un mosaico che si comporrà solo al termine. Un romanzo che spazia dal bianco delle nevi del rifugio di Ustaoset sulle cime nella regione di Hallingskarvet (neve che livella tutto e che tutto nasconde) da cui è partita la scintilla criminale, al calore del vulcano Nyiragongo in Congo (tra mercenari e bambini soldato, dove si vive e si muore ogni giorno), alle acque profonde e fredde del lago Lyseren.

Ma Il leopardo non spazia solo nei luoghi geografici, il viaggio più complicato, più intricato, è l'indagine dentro la mente dei personaggi: l'agente della polizia locale, il giovane rampante con ambizioni imprenditoriali in Africa, l'ambizioso Bellman, la fragile Kaja e Harry, con le sue debolezze, con la sua forza, con la sua perspicacia, con il suo alto senso di giustizia.

Buona lettura.

Il link per ordinare il libro su internetbookshop.
La scheda sul sito di Einaudi e il sito dell'autore Joe Nesbo.
Technorati:

26 agosto 2011

Nuntereggaepiù (versione 2011)



Era il 1978 e il geniale Rino Gaetano metteva in musica l'insofferenza verso ladri di stato e sfruttatori, auto blu, DC-PCI-PSI ...
Siamo nel 2011, e verrebbe da chiedersi cosa scriverebbe oggi il cantante romano.

Ma voi riuscite ancora a sopportare questi qua (manager di stato, politici, amministratori) che parlano di federalismo, liberalizzazioni, privatizzazioni? Questi che si incontrano poi ai meeting di CL, per rinsaldare nuove alleanze nel dopo Berlusconi .
Io non riesco più a sopportarli, specie quando messi di fronte alla crisi, pensano solo a tagliare i costi degli altri.
Ci aspettavamo che lavorassero ad agosto per trovare la giusta manovra per mettere al sicuro il debito (quello che Tremonti doveva aver messo a posto) e invece sono andati avanti per giorni con la manfrina su pensioni (al solito, lo chiede l'Europa), TFR, il punto in più di IVA, ponti e festività civili da togliere, province e comuni da accorpare (ma vi immaginate il caos?) con relativa protesta (a volte anche giusta) di coloro che in quelle province prendono voti.

Ma possono essere credibili Bossi e Calderoli, Alfano e Berlusconi, e tutti gli altri esponenti di maggioranza?
Le menti che han partorito poi l'ennesimo condono (l'ultimo, poi basta, ma chi ci crede?) .
Ho il terrore al pensiero di quello che potrebbero combinare a settembre, quando finalmente torneranno dalle ferie, per discutere la manovra.

Lotta alla corruzione (con approvazione del ddl di cui si è parlato tanto)? Si, e poi chi ruba.
Lotta all'evasione?
Lotta alle mafie?
Taglio netto delle grandi opere (visto che si sono tagliati i fondi alle regioni)?
Taglio ai costi della politica?

Nunvereggaepiù ..
Fino a quando possiamo sopportarli?

04 agosto 2011

Il leopardo (e altre letture)


Il primo pensiero concepito al risveglio era stato che avrebbe voluto sprofondare di nuovo. Sprofondare in quell'avvolgente abisso buio e caldo.
L'effetto dell'iniezione che l'uomo le aveva fatto non era ancora finito, ma lei sapeva che il dolore incombeva, lo capiva di denti, sordi colpi che scandivano le pulsazioni e dal flusso spasmodico del sangue nel cervello.

Lui dov’era? Era proprio alle sue spalle? Trattenne il respiro, rimase in ascolto. Non udí nulla, però ne percepiva la presenza. Come un leopardo. Qualcuno le aveva detto che il leopardo è talmente silenzioso da riuscire ad avvicinarsi di soppiatto al buio, a regolare il proprio respiro su quello della preda. Trattiene il fiato ogni volta che tu trattieni il fiato. Le parve di sentire il calore del suo corpo. Che cosa stava aspettando? Riprese a respirare. E in quello stesso istante le sembrò di sentire l’alito di un’altra persona sul collo. Si girò di scatto, menò un colpo con la mano ma fendette solo l’aria. Si rannicchiò, cercando di farsi piccola, di nascondersi. Inutilmente.

Per quanto tempo era rimasta priva di sensi?
L’anestetico allentò la presa. Appena per una frazione di secondo. Ma bastò a darle un assaggio, una promessa. La promessa di quello che la aspettava.

Jo Nesbø, Il leopardo

Ultimo post, prima di una pausa per ferie (ma niente pellegrinaggio) ..
In vacanza mi porto dietro questo giallo ambientato ad Oslo di Joe Nesbo, più Deaver che Larsson (come prima impressione).

E poi Il posto di ognuno. L'estate del commissario Ricciardi di Maurizio De Giovanni e Il quarto livello di Maurizio Torrealta.
Buone letture a tutti.

Il problema siamo noi

Il problema siamo noi, non lui - ho risentito il discorso alla Camera di B. e ho capito questo.
Il problema siamo noi italiani, che non abbiamo 3 aziende quotate in borsa, 3 reti televisive, 1 conflitto di interessi.

Noi che non abbiamo corrotto o fatto corrompere giudici, noi che non abbiamo avuto politici vicini per leggi ad personam o ad aziedam. Noi che non abbiamo comprato avversari o telefonato a membri dell'Authority.

Sarà bene che ci troviamo un altro paese, non potendo trovare un altro presidente del Consiglio, un altra classe politica, un altra classe dirigente.

Sperando di non rivedere pastrocchi, governissimi, o uomini forti. A settembre,quando rientreranno dalle ferie, saranno e saremo ancora qua a parlare delle stesse cose. PIL, debito, crescita, disoccupazione, casta, corruzione, evasione, scandali, intercettazioni, inchieste, soldi che non ci sono (per la scuola, il welfare ..) e soldi che ci sono (vitalizi, pensioni d'oro, doppi incarichi, consulenze d'oro ..).

Ieri il CDM ha votato contro lo scioglimento per mafia del comune di Belmonte, amministrato dallo zio del ministro Romano. Ma lui si è astenuto.
Tanto per dirne una ..

03 agosto 2011

Lo strano caso della diffamazione e dell'omeopatia

Leggo qui, di una grande multinazionale nel settore dell'Omeopatia che minaccia il provider di un blog (blogzero) di rimuovere contenuti diffamatori da un post, perchè ritenuti diffamatori.

A parte l'aver indirizzato la lettera al provider e non all'autore del post, mi viene da chiedermi (e si chiede anche Mantellini) come mai la minaccia di querela: "suona piuttosto strano che una grande multinazionale dell’omeopatia come Boiron decida di scrivere una lettera per chiedere di rimuovere alcuni post e inibire l’accesso al proprio blog (???) ad un ingegnere informatico autore di una serie di post nei quali, molto civilmente “diffama l’omeopatia” scrivendo le medesime cose. "

siamo sicuri che al sud servano questi cantieri?

Il cipe sblocca 7 miliardi per il piano sud: a parte il fatto che era anche ora che i fondi FAS fossero usati per le aree sottosviluppate e non per fare bancomat, mi chiedo: ma siamo sicuri che siano questi cantieri quelli che servono al sud?

Cosa ho capito della situazione in Siria

Tutto quello che ho capito, di quanto sta succedendo in Siria (le proteste della popolazione e la repressione coi carri armati in stile unione sovietica del regime di Hassad) è che in siria non c'è il petrolio.
A differenza della Libia e dell'Iraq.


Il discorso del cavaliere

Tutti a chiedersi, cosa dirà oggi il cavaliere alla Camera, sullo stato dell'economia e dei conti.
Eppure, il repertorio del cavaliere dovremmo conoscerlo molto bene: il piano per il sud, gli sgravi alle famiglie (tanto poi basta chiedere indietro i soldi con una lettera minatoria), l'impresa da tirare su in un giorno (e la criminalità ringrazia), il rilancio delle grandi opere (più cemento per tutti) e del piano casa.
La liberalizzazione dei contratti (più schiavi per tutti).
Magari potrebbe pure tornare a parlare del nucleare, affossato dagil ambientalisti-comunisti ....


Gli crederà il parlamento? Beh, se si sono bevuti la storiella di Ruby nipote di Mubarak.
E gli italiani? E i mercati?
Queste sono le stesse persone che con una faccia parlano di liberalizzazioni, di libero mercato e poi fanno la privatizzazione di Alitalia, facendo pagare al pubblico i debiti e svendendo l'azienda ad Air France.
Sono le stesse persone che parlano di concorrenza, e poi permettono che Trenitalia blocchi Arenaways (e i pendolari ringraziano).
Le stesse persone che parlano di tagli del costo della politica, ma solo a parole. E poi salvano col voto i deputati coinvolti in scandali, inchieste su corruzione ..


Ora che Tremonti è stato messo da parte (con il si all'autorizzazione su Milanese), è tutto nelle mani del cavaliere.
Un discorsino e via. Poi iniziano le vacanze.
E la storia dei ministeri al nord?
E la proposta del campus per discutere sulla via d'uscita dalla crisi?

Cosa privatizzeremo, ora? L'Eni, la Rai, le ferrovie?
E quali altri tagli faremo? Le pensioni, la scuola, l'università, gli aiuti alle fasce deboli, le prestazioni ospedaliere ...

02 agosto 2011

La paura della recessione

E’ paura per la recessione mondiale
E Piazza Affari brucia 15 miliardi

Nonostante il rischio default gli Usa restano molto più stabili di un'Europa che ha impiegato oltre un anno per stilare un piano di salvataggio in favore dell Grecia. Ora il rischio sfiora l'Italia.
Ma fino a che punto al Germania riuscirà a garantire la stabilità del debito di paesi come il nostro

[Il fatto quotidiano]


Vertice delle Authority da Tremonti Banche e Fiat affondano Piazza Affari
Raffica di vendite sul Lingotto (-4,5%) L'indice Mib perde il 2% Nuovo record negativo del differenziale Btp-Bund [corriere]

Chissà se ora cosa tirerà fuori dal cilindro, il nostro premier, alla Camera. Se continuerà a parlare di conti a posto, del tunne della crisi da cui siamo usciti ..
Di fronte a questa crisi, al debito che aumenta, mi torna in mente quel pezzo de Il giorno della civetta, dove il capitano Bellodi rinfaccia al boss don Mariano Arena, il suo tenore di vita. Incompatible, apparentemente,con le sue entrate.
Si parla di evasione fiscale.
'questo è il punto' pensò il capitano ' su cui bisognerebbe far leva. E' inutile incastrare nel penale un uomo come costui: non ci saranno mai prove sufficienti, il silenzio degli onesti e dei disonesti lo proteggerà sempre. Ed è inutile, oltre che pericoloso, vagheggiare una sospensione dei diritti costituzionali. Un nuovo Mori diventerebbe subito uno strumento politico-elettoralistico; [..]
Qui bisognerebbe soprendere la gente nel covo dell'inadempienza fiscale, come in America. Ma non soltanto le perosne come Marinao Arena; e non soltanto qui in Sicilia.
Bisognerebbe, di colpo, piombare sulle banche; mettere mani esperte nelle contabilità, generalmente a doppio fondo, delle grandi e piccole aziende; revisionare i catasti. E tutte quelle volpi, vecchie e nuove, che stanno a sprecare il loro fiuto dietro le idee politiche o le tendenze o gli incontri dei membri più inquieti di quella grande famiglia che è il regime, e dietri i vicini di casa della famiglia, sarebbe meglio si mettessero ad annusare intorno alle ville, le automobili fuori serie, le mogli, le amanti di certi funzionari: e confrontarne quei segni di ricchezza agli stipendi, e tirarne il giusto senso.
Soltanto così, a duomini come don Mariano comincerebbe a mancare il terreno sotto i piedi... In ogni altro paese del mondo, una evasione del fiscale come quella che sto constatando sarebbe duramente punita: qui don Mariano se ne ride, sa che non gli ci vorrà molto ad imbrogliare le carte'.
Il giorno della civetta, pagina 114-115

Separati dalla nascita


La cara e vecchia canottiera ...

Tragedie dell'immigrazione

25 cadaveri trovati nella stiva di un barcone arrivato ieri a Lampedusa. Sono morti soffocati, dentro la stiva del barcone che li stava portando in Italia, verso un futuro migliore, almeno così speravano:

"Gridavano per uscire dalla botola ma venivano ributtati giù. Chiedevano aiuto perchè non avevano ossigeno. Uno di loro è riuscito a uscire ma alcuni uomini lo hanno preso e lo hanno gettato in mare dove è annegato".

Dopo Bari, anche a Crotone c'è stata la protesta degli immigrati ospitati nel centro di accoglienza, contro i ritardi nel riconoscimento dello status di rifugiati.
Molti arrivano, o fuggono, dalla guerra in Libia. E si sono ritrovati chiusi dentro un CARA per mesi:

"Vogliamo i documenti, sono nel Cara da sette mesi e di non so ancora nulla della mia richiesta di asilo".

Una città, una stazione, una bomba


Bologna, 2 agosto 1980, il più grave attentato terroristico in Italia, uno dei pochi con dei colpevoli condannati con sentenza definitiva. E forse, proprio per questo, perchè le carte parlano di bomba fascista e le persone condannate erano "vicine" ad esponenti politici di oggi, è una tragedia che suscita tante polemiche ad ogni anniversario. Come in questo, dove nessun ministro del governo di centrodestra sarà presente alla commemorazione.



La strage ricordata dalle pagine del libro i Simone Sarasso, Settanta, nel libro di Loriano Machiavelli "Strage", e nel libro di Patrick Fogli "Il tempo infranto".

01 agosto 2011

Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia

"Ma la mafia era, ed è, altra cosa: un sistema che in Sicilia contiene e muove gli interessi economici e di potere di una classe che approssimativamente possiamo dire borghese; e non sorge e si sviluppa nel «vuoto» dello Stato (cioè quando lo stato, con le sue leggi e le sue funzioni, è debole o manca) ma «dentro» lo Stato. La mafia, insomma altro non è che una borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende ma soltanto sfrutta.
Il giorno della civetta, in effetti, non è che un «per esempio» di questa definizione. Cioè l'ho scritto, allora, con questa definizione. Ma forse è anche un buon racconto".
Leonardo Sciascia, 1972 appendice al libro scritta in occasione dell'uscita del Giorno della civetta nella collana letture di Einaudi.

Ecco, se c'è un libro che racconta bene cosa rappresenti la mafia, in Sicilia e non solo, questo è il Giorno della civetta.
Ovvero del sistema, come dice Sciascia in appendice, che mette assieme interessi privati di questa borghesia parassitaria, fatti con la protezione e la benedizione dello stesso Stato che dovrebbe contrastarla.

Si parte da un episodio delittuoso, la morte alla fermata dell'autobus di Colasberna, un piccolo imprenditore edile nel paese di S. a Siracusa, e dell'inchiesta del capitano Bellodi , che cerca di far emergere i mandanti dell'omicidio, senza volersi accontentare della forma che è stata data all'acqua (come nel libro di Camilleri).
Da questo assassinio si sale sempre più, seguendo l'intuito e il coraggio di Bellodi, per arrivare prima all'assassino (Zicchinetta) poi ai legami tra imprenditoria (edile) e mafia (l'imprenditore edile Pizzuco, concorrente del Colasberna e il signorotto del paese don Mariano Arena). Per arrivare a lambire le protezione di questi a Roma. Il ministro, l'onorevole che si è fatto fotografare assieme al piccolo boss del paesotto siciliano.

Il racconto si svolge seguendo le indagini dei carabinieri nel piccolo paese S., e a Roma, dove l'eco delle morti e delle indagini mette in agitazioni qualche onorevole, che si preoccupa fin da subito che questo Bellodi non faccia troppo danno.

E che l'inchiesta prenda abbandoni la pista mafiosa per prendere la più rassicurante pista del delitto passionale, che serve per ingiuriare la famiglia del morto e tenersi lontano dal delitto mafioso. Che fa comodo a tutti. Polizia compresa.

"Nelle statistiche criminali relative alla Sicilia e nelle combinazioni del giuoco del lotto, tra corna e morti ammazzati si è istituito un più frequente rapporto. L'omicidio passionale si scopre subito: ed entra dunque nell'indice attivo della polizia; l'omicidio passionale si paga poco: ed entra perciò nell'indice attivo della mafia."
Bellodi arriva lo stesso al nome dell'assassino, grazie la testimonianza della moglie di Nicolosi, un potatore scomparso e certamente ucciso per aver riconosciuto l'assassino.

La confidenza di Parrinieddu (confidente dei carabinieri), porta invece all'arresto prima di Rosario Pizzuco, come possibile mandante, che poi a don Mariano Arena.
Nell'interrogatorio con quest'ultimo c'è il famoso passo in cui questi spiega la divisione tra gli uomini:

« Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, chè mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi…E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, chè la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre… Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo… »
Nel libro sono molti i passi che meriterebbero di essere citati.
La definizione della democrazia dei due gentiluomini romani (quelli che si preoccupano delle indagini di Bellodi):

«Il popolo» sogghignò il vecchio «il popolo... Il popolo cornuto era e cornuto resta: la differenza è che il fascismo appendeva una bandiera sola alle corna del popolo e la democrazia lascia che ognuno se l'appenda da sé, del colore che gli piace, alle proprie corna... [...]»
«Il popolo, la democrazia» disse il vecchio rassettandosi a sedere, un po' ansante per la dimostrazione che aveva dato del suo saper camminare sulle corna della gente «sono belle invenzioni: cose inventate a tavolino, da gente che sa mettere una parola in culo all'altra e tutte le parole in culo all'umanità, con rispetto parlando .. Dico con rispetto parlando dell'umanità .. Un bosco di corna, l'umanità, più fitto del bosco dalla Ficuzza quand'era bosco davvero. E sai chi se la spassa a passeggiare sulle corna? Primo, tienilo bene a mente: i preti; secondo: i politici, e tanto più dicono di essere col popolo, di voler bene del popolo, tanto più gli calcano i piedi sulle corna; terzo: quelli come me e come te .. E' vero che c'è il rischio di mettere il piede in fallo e di restare infilzati, tanto per me quanto per i preti e i politici: ma anche se mi squarcia dentro, un corno è sempre un corno; e chi lo porta in testa è un cornuto.. La soddisfazione, sangue di Dio, la soddisfazione: mi va male, muoio, ma siete dei cornuti ...»
L'insofferenza di Bellodi verso l'omertà dei siciliani:

Una eccezionale sospensione delle garanzie costituzionali, in Sicilia e per qualche mese: e il male sarebbe stato estirpato per sempre. Ma gli vennero alla memoria le repressioni di Mori, il fascismo: e ritrovò la misura delle proprie idee, dei propri sentimenti. Ma durava la collera, la sua collera di uomo del nord che investiva la Sicilia intera: questa regione che, sola in Italia, dalla dittatura fascista aveva avuto in effetti libertà, la libertà che è nella sicurezza della vita e dei beni. [...] "È questa forse la ragione per cui in Sicilia" pensava il capitano "ci sono tanti fascisti: non è che loro abbiano visto il fascismo solo come una pagliacciata e noi, dopo l'otto settembre, l'abbiamo sofferto come una tragedia, non è soltanto questo; è che nello stato in cui si trovavano una sola libertà gli bastava, e delle altre non sapevano che farsene." Ma non era ancora sereno giudizio.
E la sua riflessione sulla concezione di famiglia e di stato:

E ciò discendeva dal fatto, pensava il capitano, che la famiglia è l'unico istituto veramente vivo nella coscienza del siciliano: ma vivo più come drammatico nodo contrattuale, giuridico, che come aggregato naturale e sentimentale. La famiglia è lo Stato del siciliano. Lo Stato, quello che per noi è lo Stato, è fuori: entità di fatto realizzata dalla forza; e impone le tasse, il servizio militare, le guerre, il carabiniere. Dentro quell'istituto che è la famiglia, il siciliano valica il confine della propria naturale e tragica solitudine e si adatta, come in una sofisticata contrattualità di rapporti, alla convivenza. Sarebbe troppo chiedergli di valicare il confine tra la famiglia e lo Stato. Magari si infiammerà dell'idea dello Stato o salirà a dirigerne il governo: ma la forma precisa e definitiva del suo diritto e del suo dovere sarà la famiglia, che consente più breve il passo verso la vittoriosa solitudine.
Infine, nel finale del racconto, il celebre passo sulla linea della Palma

"Forse tutta l'Italia va diventando Sicilia… A me è venuta una fantasia, leggendo sui giornali gli scandali di quel governo regionale: gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il clima che è propizio alla vegetazione della palma, viene su, verso nord, di cinquecento metri, mi pare, ogni anno… La linea della palma… Io invece dico: la linea del caffè ristretto, del caffè concentrato… E sale come l'ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l'Italia, ed è già oltre Roma…"
Il giorno della civetta è insomma un libro che, ancora oggi , torna utile per comprendere dei tanti perchè: il perchè della forza della mafia; come ha fatto ad inserirsi dentro l'economia dell'isola e (putroppo la profezia della linea della parla si è avverata) nel paese.
Dei legami tra politica e imprenditoria mafiosa: l'onorevole e il don, il medico che fornisce la falsa testimonianza all'assassino, l'imprenditore che dal legame con la mafia ne trae vantaggio rispetto ai concorrenti ....
Una scena, tra le altre, merita una citazione finale: la rissa alla Camera nel giorno in cui si discute sui fatti delittuosi in Sicilia: a questo partecipano anche due anonimi mafiosi e alcuni l'onorevole amico. Dibattito nel quale il sottosegretario chiamato a riferire in aula (al posto del ministro) dichiara che la mafia esiste solamente "nella fantasia dei socialcomunisti".
E che finisce in rissa, tra insulti, spintoni e offese.
Sotto il sorriso dell'onorevole, amico dei due mafiosi.

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