05 giugno 2009

Bologna 2 agosto: l'ultimo ticchettio del bambino

Sono arrivato alla fine del lungo viaggio negli anni Settanta, raccontati da Simone Sarasso nel suo libro.
Siamo all'ultimo atto della Strategia della Tensione, la bomba alla Stazione di Bologna, in questo racconto di storia non-storia: qui la il racconto diverge al massimo dalle ipotesi investigative.
Ma tant'è, come ho già detto, l'importante era ricostruire il clima, il contesto. L'ultimo atto della strategia della tensione, che spazza via una volta per tutte i nemici rossi e i nemici neri.

Ho voluto riportare le pagine di quella mattina maledetta, perchè le ritengo estremamente realistiche, crude e dure.Ricordate che questo è stato.
A Bologna, Italia, ore 10.25 del 2 agosto 1980. Sala d'aspetto di seconda classe.

Sala d'aspetto di seconda classe.

Il bimbo è tranquillo. Ticchetta.
Non lo nota nessuno, nascosto dal sedile.
Ha una faccia piuttosto comune.
Dimensioni ordinarie, sparisce nel mezzo alla folla di bagagli e viaggiatori.Il bimbo è fatto di pelle, metallo e morte.
Pesa ventisei chili, grammo più, grammo meno.
Sette etti di coccodrillo verniciato, un chilo e due di acciaio inox, ottocento grammi di vestiti assortiti, diciotto chili di nitroglicerina per uso civile e cinque di compound B, una miscela di tritolo e T4.
Il bimbo smetti di ticchettare alle 10.25.
Esplode.
La scena al rallentatore: orrore puro.
In principio è il nucleo: aria compressa, fuoco gassoso.
Ha le dimensioni di un'unghia.Il nucleo inghiotte ossigeno, si espande, dilata i confini.
Uccide.
Prima devasta le cose: denti invisibili, incandescenti, divorano legno e plastica, fondono viti, scavano il marmo del pavimento, frammentano il vetro in milioni di schegge.
Poi sbrana le persone: scioglie la carne, le ossa, ingrassa ancora.
Si espande.
Il corpo di Sandrina sublima. Sublima Angelica, dentro di lei.
Frammenti di madre e figlia eiettati a cinquanta metri di distanza, sul binario 3.
Li ritroveranno tra un mese.
La faccia di Renato si squaglia.
Il nucleo misura cinque metri di raggio, adesso.
Frigge l'epidermide, si liquefa il derma.
Il nucleo ingoia otttanta vite.
In meno di tre secondi.
Altri cinque li porterà via con calma.
Stanotte.
Mozza teste, stronca sogni, fonde interiora, crea il vuoto.
Chi non muore ingerito dal nucleo, sperimenta l'onda d'urto.
Le pareti, squassate, vacillano.
Il botto si sente in tuttta Bologna.
Lo spostamento d'aria, alla Bolognina incrina, incrina i vetri delle case.
Crolla il soffitto sopra la sala d'aspetto.
Crollano gli uffici al primo piano.
Fumo, sangue e polvere troppo densa per i polmoni di chi sopravvive.
Chi si salva è fregiato.
Alcuni perdono le gambe, le braccia.
C'è chi ne porterà addosso i segni per sempre: cicatrici da quaranta centimetri.
Tre secondi, forse dieci col crollo.Non dura di più.Silenzio.
Per un minuto intero.
E poi solo fumo giallo e nero.
Odore di polvere da sparo.
Sirene in lontananza.

Settanta pagine 661-662

2 commenti:

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good

Anonimo ha detto...

Perche non:)