Quando vedo esponenti politici rimestare nel torbido e tirare fuori parole il cui significato credo sia oscuro provo una profonda rabbia.
"Nel giro della sinistratentativi di ricostruire le Brigate rosse"
"... un progetto eversivo perché la finalità è quella di costringere a far decadere un presidente del Consiglio eletto dagli italiani e a mettere un'altra persona non eletta dagli italiani .."
Cosa ne sanno Bossi, Berlusconi degli anni di piombo, di Brigate Rosse, di strategia della tensione, del doppio stato?
Nulla, presumo.
E allora perchè quelle spressioni? Golpe, colpo di stato, magistratura eversiva. C'è stato un tintinnar di sciabole? Un piano per mettere in condizioni di non nuocere esponeti della società, politici dell'opposizione?
Stiamo forse parlando del dossieraggio Telecom? Della security di Tavaroli?
Dei dossier del sismi di Pio Pompa e Mancini?
Ritirare fuori le BR oggi, solo per fini politici (come fece Mastella dopo lo scandalo dei voli di stato verso Monza, che tirò fuori Marco Biagi), è un insulto alle vittime del terrorismo. Nero e rosso.
Così come sa di antico l'utilizzo degli scandali di esponenti politici per altri fini. Come l'ultimo filone di Bari sul premier.
Lasciate in pace i morti, se non siete in grado di dare ai vivi giustizia.
Un'ultima cosa: avete visto le immagini del tribunale di Milano, mentre il giudice leggeva la sentenza di condanna alle nuove BR (le cellule veneta e milanese)? Molti giovani (troppo giovani), hanno alzato il pugno e cantato assieme alle persone dietro le sbarre.
Cui erano state appena comminate condanne per 10, 15 anni di carcere.
Questo mi fa paura: che queste persone siano percepite come resistenti, eroi. E mi fanno paura anche le persone che con le tensioni sociali stanno giocando una brutta battaglia.
A Milano due finanzieri sono accusati di aver stuprato una prostituta romena.
A Como, due agenti della polizia locale sono accusati di violenza privata e sequestro di persona nei confronti di una rom, presa per accattonaggio e portata sulle colline sopra la città, a Civiglio. E lì lasciata nella neve senza scarpe.
Nessuno io mi chiamo; nessuno è il nome che mi danno il padre e la madre e inoltre tutti gli amici
17 giugno 2009
Il passato davanti a noi
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