31 maggio 2017

Montalbano e i social

Nell'ultimo, bellissimo, romanzo di Andrea Camilleri, il commissario Montalbano si trova di fronte a due indagini, che in qualche modo parlano del bisogno di protezione.
Nella prima, c'è di mezzo un filmino che risale agli anni 50, che riprende un muro bianco ..
Nella seconda, si cambia completamente scenario: siamo all'oggi, ai ragazzi di oggi che navigano nel mare “periglioso” di internet.
Il mondo di internet e dei social: a chi chiedere aiuto per mettersi in contatto con una persona tramite Internet?
A Catarella, naturalmente. Il dialogo tra i due è spassoso:
«Aio bisogno di mittirimi 'n contatto attraverso il computer con una persona. Va bene? Ti è chiaro?».«Sissi dottori, chiarissimo.»
Ma si vidiva che faticava assàa ripigliarisi dalla tranci.
«Bene, ora fammi tutte le dimanne che ti servono per fari 'st'operazioni.»«Sissi, dottori» fici Catarella raprenno il coperchio del computer. «Sintissi, ’sto signori avi un blogghi?».
«Non lo saccio».
«Pir caso è un tuista?».
«No, non è un turista».
«Nonsi, dottori, io non m’arrifirivo a uno che gli piaci viaggiare tra le rovini ma mi volivo arrifiririmi a uno che fa tuisti».
«Stai parlando del vecchio ballo, il twist?».
«Nonsi, dottori, non si tratta nemmanco di un turista e nemmanco di un ballarino, ma di tuista, uno che scrivi solo 140 cataratteri».«Allura non essenno un tuista è quasi sicuro che avi un fessibuc. Seconno vossia ce l'avi o non ce l'avi?»«Catarè, è molto probabile che il facebook ce l'avi».
La rete di protezione Andrea Camilleri

O la troika o Draghi?

La disoccupazione scende perché aumentano gli occupati over 50. Per gli altri ciccia.
La manovra correttiva è tornata ad essere un assalto alla dirigenza: dal salva manager, ai doppi incarichi.
Bankitalia anziché pensare ai propri errori (di vigilanza) manda l'ennesimo e inutile monito alla politica: "stabilità o morte", ridurre il debito o morte ...
Ricordati che devi morire ..
Mo me lo segno 


E fino ad oggi il debito non è sceso con Monti, Berlusconi, Renzi, Letta.

Che futuro ci aspetta?
Peter Gomez tira fuori il coniglio dal cappello: Mario Draghi, futuro premier, quando la palude politica per le larghe andrà nuovamente in crisi, e arriveremo ad una situazione come nel 2011
Quando, verosimilmente verso la metà del 2018, la Bce sospenderà l’acquisto dei titoli di Stato (già ora sceso da 80 a 60 miliardi di euro al mese), in Italia respireremo un clima vicino a quello degli ultimi giorni del governo di Silvio Berlusconi. Panico, fuga dei capitali, spread e molti ridicoli appelli a fare presto. Per immaginarlo non bisogna essere delle Cassandre. Che le cose stiano così lo sanno tutti. Tanto che proprio ieri il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, davanti alla domanda sulla grande paura che accompagna la fine del Quantitative easing targato Banca centrale europea, ha detto: “Cosa succederà? Dipende da noi. Sarebbe sbagliato subire la transizione” verso lo stop, “bisogna gestirla, anticiparla e accompagnarla”.
Bene, bravo, bis. Solo che qualcuno dovrebbe spiegarci perché dovrebbe mettersi a farlo chi fin qui la transizione non l’ha né anticipata, né gestita, né accompagnata. Pensate che lo faranno Pd e Forza Italia, più le decine e decine di parlamentari stile Scilipoti che per sorreggere l’eventuale governo lasceranno i gruppi in cui sono stati appena eletti? Credete davvero che lo potrà fare un ipotetico esecutivo Cinque Stelle: un governo che, pallottoliere alla mano, potrà essere solo di minoranza oppure anch’esso di coalizione?
Non prendiamoci in giro. Le possibilità sono pari allo zero. Con il sistema tedesco la palude è servita. E i cittadini ci affonderanno dentro.
Non moriremo, però. Di questo possiamo essere sicuri. Verremo invece tutti ulteriormente tartassati. Presi dalla disperazione i nostri leader di partito, esperti solo nel rimandare a domani ciò che andava fatto ieri, andranno in ginocchio da Draghi: l’unico nome ancora spendibile di fronte alla comunità internazionale. Nel settembre del 2019 il suo mandato alla Bce scade. Per senso di responsabilità e ambizione personale è possibile, ma non scontato, che l’ex governatore di Bankitalia acconsenta a lasciare in anticipo l’incarico e a fare il salvatore della patria. Un po’ come Carlo Azeglio Ciampi nel 1993. Anche perché semmai la Germania finisse per dare l’ok agli eurobond, cioè a titoli in qualche modo garantiti dall’Europa (1.000 miliardi di investimenti è minimo sindacale per far ripartire i Paesi del Sud), di certo non vorrebbe far spendere quei soldi all’allegra brigata di cui Silvio e Matteo sono i campioni. Quindi Draghi o la troika. È questo il sistema tedesco.





E' il campanilismo, bellezza

Oggi non vorrei parlare dell'accordo sulla legge elettorale (tedesca, ma che verrà probabilmente modificata all'italiana).
Della voglia di elezioni in autunno per non prendersi alcuna responsabilità sulla manovra (gente responsabile questa).
Di quello che è successo all'Ilva di Taranto (si prendono le aziende per comprarsi impianti e produzione e mandare a casa persone).
Della figuraccia del governo Renzi e di Franceschini sulle nomine dei musei italiani (come diceva Guzzanti, Nella Casa delle libertà facciamo come c... ci pare).

Oggi vorrei parlare di campanilismo, dell'eterna lotta dell'italiano contro gli altri, dell'italiano che vede se stesso, i suoi vicini, la famiglia e poi forse gli altri.
Comune in Brianza che si affaccia sulla linea Trenord per Milano: oltre alla macchina, per andare al lavoro c'è solo il treno e così succede che i parcheggi delle stazioni (non solo in questo comune) siano affollati da stranieri, che occupano i posti riservati agli autoctoni.
Cosa che, agli autoctoni piace poco: così è successo, nei mesi passati, che qualche civile cittadino abbia rigato le macchine dei suddetti pendolari (che usano l'auto per andare in stazione). Denunce fatte ai vigili ma  cadute nel vuoto.
Il passo successivo è stato l'introduzione dei cartelli col disco orario: qui si parcheggia solo per due ore, altrimenti multa.
Il comune di questo paese ha sistemato un parcheggio, abbastanza ampio, un po' più lontano dalla stazione. Per il momento ancora libero: ma forse anche qui, come in altri paesi, arriveranno i parcometri, per versare l'obolo per occupazione di parcheggio pubblico.
E la lotta verso chi viene da fuori: perché un comune e la sua giunta dovrebbero occuparsi dei pendolari che vengono da fuori?

Poi succede anche questo.
Stesso treno che porta a Milano, qualche stazione più in là.
Dopo esserci lamentati del comune in lotta coi pendolari che vengono da fuori del mio campanile (lo dico simpaticamente), sale una scolaresca in gita a Milano.
Oddio, i bambini, ma proprio adesso? 
Perché non prendete un altro treno?

Così, alla fermata successiva quando i pendolari pendolari, si sono trovati di fronte i pendolari abusivi, i bambini della scolaresca che gli occupavano i posti, alcuni di questi hanno sbottato "ma noi abbiamo il diritto di viaggiare ..".
Al che la maestra "anche noi, abbiamo il biglietto"

E' il campanilismo, bellezza.

30 maggio 2017

L'idea che abbiamo del lavoro

Immagino come andrà a finire: come per Alitalia, ci sarà un referendum con ricatto ai dipendenti Ilva.
Votate si per l'accordo (e per gli esuberi), votate no ma poi non lamentatevi se poi mandiamo tutti a casa.

E' la nuova idea che sta maturando del mondo del lavoro.

Report - Poste futuro certo

L'inchiesta alimentare di Sabrina Giannini si è occupata dei pomodori, il nostro oro rosso: dimenticatevi i San Marzano, ora si producono pomodori di qualità Heinz, e degli altri marchi dell'industria dei semi dei pomodori.
Pomodori che crescono con qualunque clima, piovoso o con siccità, belli rossi e resistenti agli urti.

L'industria produce il pomodoro con buccia resistente, i consorzi impongono di fatto certe piantine che provengono da certe industrie sementiere.
Così i pomodori sanno di niente.
Anche se seguono standard prevedibili: standard difesi dalle leggi dei nostri paesi, nelle cui liste troviamo quasi solo semi ibridi.
Il cibo segue la logica commerciale, anche nei confronti dei paesi del terzo mondo costretti a pagare a caro prezzo alle multinazionali del seme, che hanno e mantengono un monopolio.

L'associazione Seed vicius cerca di abbattere questo monopolio usando il baratto.
E resistono poche specie in deroga, in poche regioni italiane: tra queste il San Marzano in Campania. Una regione che difende le biodiversità e il diritto dell'agricoltore di regalare modiche quantità di semi al vicino.

Certo, il San Marzano non si può lavorare nelle pelatrici industriali, non si presta allo sfruttamento, al profitto ora e adesso. Ma il sapore è diverso: gli ibridi,incrocio dopo incrocio, hanno perso tutto il sapore e questo lo dicono gli studi finanziati dall'Unione europea.

E le piantine ibride non sono nemmeno resistenti alle malattie: il vero affare è nei pesticidi (e i maturanti), prodotte dalle stesse aziende che producono i semi.
Il consorzio che segue la produzione di pomodori in Lombardia e Veneto sta dalla parte dell'industria e non dalla parte dei produttori: così raccontava un contadino, che ha scelto l'anonimato, nemmeno parlassimo di una banda criminale.
Se si parla si perde il posto nel consorzio: chi ci guadagna sono le aziende che vendono pesticidi.

Volete mangiare pomodori? Lavateli tanto e a lungo.
E vale per tutte le verdure.

Poste italiane: Poste futuro certo di Alberto Nerazzini

Poste italiane: oggi a consegnare le poste spesso c'è una società diversa, quando si è liberalizzato il mercato Poste Italiane ha scelto altre strade.
Quando Renzi ha deciso di mettere sul mercato parte delle azioni, si sono interessati i fondi di investimento, ingolositi dai quasi 500miliardi di risparmio che gestisce.

Il bilancio di Poste, presentato da Caio quest'anno, è positivo: la caravella PI naviga veloce, e il tesoro che ha in pancia fa gola a molti.
I piccoli azionisti sono delusi, forse, ma la signora Kung, rappresentante dei grandi fondi, era soddisfatta: Poste ha degli indirizzi strategici interessanti, ci sono opportunità, dice..

Quali sono?
Caio e Luisa Todini hanno declinato l'intervista.
Chi parla è Passera, ex AD di Poste, oggi contrario alla quotazione, alla spinta verso il profitto a breve.

Cosa fa poste: Gaetano Bellavia racconta che gran parte dei guadagni arriva dalla finanza. 20 miliardi di ricavi arriva da polizze, la consegna delle poste porta al 10% solo dei ricavi.
Il 90% di dipendenti è dedicato alla consegna delle poste, per un costo di 1 miliardo, di cui 260ml arrivano dallo Stato.
Poste, dice Caio, non è in grado più di consegnare le poste, di garantire il servizio universale: il sottosegretario Giacomelli invece racconta un'altra storia, di inefficienze, di costi superiori.
Anche AGCOM, autorità di vigilanza, parla di controllo dei costi: da quest'anno il mercato privato arriva anche nelle comunicazioni giudiziarie.
Abbiamo troppe licenze e troppi consorzi, aggiunge il responsabile di AGCOM: come a Vicenza dove Poste deve fare concorrenza ad una miriade di piccole società come Inbox.

Dove il postino di Inbox si porta la posta a casa e la smista: lavora da 10 anni con un contratto a chiamata, con pagamento ad ore.
Un altro lavoratore ha portato al giornalista le sue buste paga: lavora a cottimo, alla faccia del contratto, anche nei week end. Per guadagnare 500 euro al mese, senza nessun rimborso spese, anche se è costretto ad usare la sua macchina.
Senza ferie, senza permessi, senza rimborsi.

Smistare la posta a casa non sarebbe legale, come anche avere buste paga false.
L'imprenditore ha accettato qualche domanda, ma dopo pochi minuti si è spazientito: “perché devo dare retta a lei?”.
Nessun controllo, nessuna trasparenza e il solito ricatto del posto del lavoro: ti lamenti? E allora perdiamo il lavoro, che anche se sono 500 euro ..

Inbox è controllata da Hibripost: è questa a vincere l'appalto. Questo far west era noto ad Agcom e al dottor Lorenzi?
“Per noi il problema deriva da questa frammentazione.. che rende difficile il controllo”.
E chi ci tutela dalle truffe, allora?

In Sicilia c'è stata una truffa, per mano della Servizi Postali di Monreale, che riscuoteva anche i pagamenti dei bollettini, che anziché essere riscossi venivano intascati.
L'imprenditore Giangrande scarica le colpe su Poste Italiane e ha scelto di non rilasciare alcuna intervista.
I dirigenti di Poste italiane, poi licenziati, dicono che Giangrande è una persona perbene.
L'ispettore che ha scoperto la truffa è stato allontanato dalla struttura ispettiva: per un anno intero non ha fatto niente, poi spostato in un call center.
Anche se servirebbero molti ispettori in più: questo avrebbe evitato le multe prese dalla Guardia di Finanza.

Il mercato deve essere libero, ma il controllo deve esserci e deve essere deciso: ad indagare in AGCOM ci sono una decina di funzionari soltanto.

Nel 1998 Passera è stato chiamato per salvare Poste Italiane: ha investito nella logistica e nei servizi, con l'acquisto di SDA, migliorando i conti.
Trasformandola in uno strumento di “banco posta”, la più grande banca che non fa la banca con una grande rete in Italia.
L'idea era di diventare il leader nella consegna dei pacchi: Sarmi, AD fino al 2014, aveva invece un'altra idea.
Non ha investito nella gestione dei pacchi, anche se in tempi di e-commerce è il futuro.
Poste potrebbe diventare una grande Amazon, per la consegna di pacchi nell'ultimo miglio: avremmo potuto farlo, ammette Sarmi ..

C'è poi la storia dell'accordo tra Poste e Mediolanum, alla faccia del conflitto di interesse tra l'azienda pubblica di servizi, diventata sportello bancario e la banca dell'ex presidente del Consiglio.
Oggi Poste vende polizze e altri prodotti finanziari: Poste è stata usata anche dalla criminalità organizzata per il riciclaggio, visto la gran mole di denaro contante per quelli che agli sportelli pagano i bollettini.
Parliamo di decine di migliaia di sportelli e controllarli tutti quanti è difficile, per la famosa polverizzazione di cui si è parlato prima: esistono strutture antiriclaggio a livello gerarchico, ma non sempre hanno funzionato.

Nell'inchiesta Aemilia, è coinvolta anche una ex direttrice di una agenzia, che ha denunciato i rapporti di un boss Floro Vito con una agenzia.
Nonostante le segnalazioni e le telefonate alla filiale, alla centrale antiriciclaggio, ha avuto come risposta che non poteva rifiutarsi di far girare quei soldi.

Le segnalazioni che potevano anticipare le indagini venivano cancellate da qualcuno in altro: la GDF contesta alla società mancate segnalazioni per 133 ml.

Nel napoletano due imprenditori vicini alla Camorra prelevano dai loro conti postali: per poste italiane andava tutto bene, è dovuta intervenire la polizia ferroviaria.
Il direttore della filiale, Armanno, è stato licenziato: il problema sta sopra al direttore, ai vertici che hanno obbligo di vigilare.

Il tema dell'antiriciclaggio è così importante che alla Leopolda per gli sportellisti, insegnano a cantare.
E allo sportello trovi una persona che sa consegnarti il prodotto di risparmio migliore: come i prodotti assicurativi che, assicura, danno ottimi rendimenti, come Poste Vita.
Che però garantisce lo zero.

Poste Vita investe nei titoli di stato dell'area euro: ma nascosto c'è scritto anche di derivati, ha un costo ogni anno di 0.90 del rendimento.
C'è un costo per il caricamento del capitale all'ingresso, non è nemmeno a costo zero.

Insomma, ci si fida dello sportellista perché non sembra di trovarsi in banca, ma non sempre è un professionista di investimenti.
Consob ha sanzionato Poste perché rifilava prodotti non profilati correttamente al cliente (non compilando sempre correttamente il questionario MIFID): è stata multata con 60mila euro.

Oggi Poste è una grande rete commerciale, dove gli sportellisti si lamentano, in anonimo per paura delle ritorsioni, degli obiettivi difficili, stipendi bassi e un grande stress per vendere prodotti assicurativi.
20 miliardi di euro la raccolta premi di PI l'anno scorso: in dieci anni siamo a +400%, un risultato che nemmeno le assicurazioni vere e proprie.

Un altro paese: il Canada.
Qui esiste ancora un servizio postale che offre servizi anche nelle piccole comunità rurali del paese.
Trudeau ha rafforzato il mandato pubblico di Canada Poste: offre servizi per poste e pacchi, nessun prodotto finanziario, fa meno utili, ha meno dipendenti.
L'obiettivo non è fare utili ma inseguire un servizio sociale: non si privatizza un servizio pubblico, ma si deve mantenere un sistema coi conti in pari.
Il sindacato si è battuto per questo: ora l'idea è trasformarla in una banca sociale, un'idea che sa tanto di utopia.
Anche una banca può avere una funzione sociale, se è in grado di dare servizi anche nelle zone più distanti dalle grandi città.

Karin Trudel, parlando dei grandi fondi di investimento nelle Poste, ha le idee chiare: puntano solo al profitto senza occuparsi del servizio o delle persone.
In Francia le Poste fanno anche servizio per occuparsi delle persone anziane.
In Germania le Poste usano mezzi elettrici per lo più, inquinando di meno.
Il Canada deve decidere quale missione seguire: di questo dovrebbe occuparsi anche la nostra Poste italiane.
Dare assistenza a chi ha bisogno, dare energia pulita.


E invece Poste ha bruciato soldi per il fondo per le banche in difficoltà.

29 maggio 2017

Il futuro delle poste, la banca truffata e la famiglia Monorchio


Prima dei tre servizi in scaletta, Sabrina Giannini a Indovina chi viene a cena ci racconterà dei pomodori: il nostro oro rosso, il principe dei piatti della nostra cucina, è ormai passato, perché il seme della passata (di pomodoro) oggi non è più nelle mani dei produttori italiani.

Il futuro di Poste Italiane

In un paese dove le banche fanno sistema, dove i giornali più che raccontare i mali del paese devono occuparsi delle cose belle, capita che Poste italiane non si occupi più delle lettere e dei pacchi da consegnare, ma sempre più di finanza.
Poste Italiane gestisce i risparmi che gli italiani hanno lasciato sui loro libretti: un gruzzolo da quasi 500 miliardi, dichiara utili per 622 ml di euro, ricavi per 33miliardi, di questi 20 sono premi assicurativi.
E' un'azienda che fa sempre più finanza, e sempre meno poste, ma ad un anno e mezzo dalla quotazione in borsa (del solo 35% delle azioni, un altro 30% è posseduto da Cassa depositi e prestiti), le azioni viaggiano ancora sotto il prezzo di collocamento.
Gli azionisti sono delusi, ma almeno c'è il sorriso di Mimi Kung, la rappresentante in cda dei nuovi soci che contano, i fondi di investimento internazionali.
Ad Alberto Nerazzini racconta: “i fondi credono molto in Poste Italiane .. c'è tanto da fare ma ci sono tante opportunità”.

Ecco, il servizio di Nerazzini ci racconterà in che cosa consistono queste opportunità (sperando che siano anche per noi italiani e non solo per i fondi di investimento), visto che riguardano i nostri risparmi.

La scheda del servizio: Poste futuro certo di Alberto Nerazzini (qui una anticipazione su Raiplay)
Che cos’è Poste Italiane? Qual è il suo futuro? Domande semplici con le quali l’inchiesta di Alberto Nerazzini penetra un mondo complesso, ad altissima densità finanziaria, dove tutto, in fondo, può accadere. E sono domande necessarie, visto che in ballo ci sono ben 498 miliardi dei risparmiatori italiani. L’ultimo bottino che fa gola a tanti. Poste Futuro Certo ripercorre le principali mutazioni della più grande azienda di servizi del paese; indaga sulle condizioni dei lavoratori e sul mercato postale totalmente liberalizzato; sulle probabili conseguenze della quotazione; sulle criticità della sua operatività bancaria e finanziaria. L’inchiesta offre lo sguardo dall’altra parte dell’Oceano, in Canada, dove il sogno di una banca postale diversa sembra ancora possibile.

Il Robin Hood che rubava ai ricchi

No è facile rubare ad una banca, specie se si tratta di una banca svizzera, la Banca Hottinger.
Eppure è successo: a perdere i soldi, i correntisti di questo istituto, soldi finiti nelle tasche di un manager abbastanza spregiudicato e abile.
L'inchiesta di Federico Ruffo partirà dalla banca, fondata nel 1786, per arrivare ad una fiduciaria che aveva lo stesso nome della banca, al broker Rocco Zullino, che della stessa è stato consigliere e poi amministratore. Infine Fabien Gaglio, il robin hood dei ricchi, manager della fiduciaria Hottinger & partners.
Come è stato possibile?
E, soprattutto, dove sono finiti (su quali altri conti) i soldi presi dalla banca svizzera?

La scheda del servizio: La grande truffa di Federico Ruffo
Per mettere in crisi una delle più solide e antiche banche d’Europa possono bastare pochi ingredienti: una fiduciaria che porta lo stesso nome, un manager italo-francese dotato di grande inventiva e non altrettanti scrupoli, una costellazione di società off-shore create a tavolino. I fatti: nel 2015 la Finma, ente di vigilanza sui mercati in Svizzera, dichiara il fallimento d’ufficio di Banca Hottinger , fondata nel 1786. La liquidità è diventata insufficiente, a fronte di un peso sempre più schiacciante di contenziosi con la clientela. All’origine ci sono anche le operazioni della società fiduciaria Hottinger & Partners, all’interno della quale un giovane manager, Fabien Gaglio, è accusato di aver fatto scomparire decine di milioni di euro sottraendoli dai conti di ignari correntisti.Come un Robin Hood rivisitato rubava ai ricchi per dare ad altri ricchi: se stesso, i suoi parenti e i suoi amici.Ben cinque procure di quattro diversi paesi (Ginevra, Parigi, Lussemburgo, Reggio Emilia e Bolzano) stanno tentando di ricostruire un flusso di denaro che, in parte finisce in Italia, sui conti di alcuni imprenditori (tra i quali evasori fiscali rei confessi) e anche sul conto di un famoso compositore.

Grandi opere e grandi famiglie

Per la serie “onore al merito”: "In viaggio con papà" di Luca Chianca (qui una anticipazione su Raiplay)

Il servizio di Luca Chianca si occupa della TAV Genova Milano, del cemento scadente, del rischio amianto, delle intercettazioni emerse (del dirigente Cociv) dalle indagini che fanno gelare il sangue:
“non ti preoccupare, tanto il primo che si ammala lo troveremo tra trent'anni”.

Controllore dei lavori Monorchio jr (figlio dell'ex ragioniere di Stato), che sa dell'amianto, ma più che ai lavori, ma si preoccupa solo dei costi da affrontare in più, per le analisi mediche, “una serie di cazzi in più”, testuali parole.

L'inchiesta che è partita sostiene che più che preoccuparsi di controllare i lavori nei cantieri, sarebbe stato impegnato a farsi affidare i lavori di fornitura per una società a lui riconducibile.
Lo ha spiegato il braccio destro di Monorchio jr, De Michelis: si fa una società parallela, “per farsi i cazzi nostri” (sempre testuali parole), l'importante è che non figuri tra le prime società affidatarie.
Una di queste si trova a Roma, sulla Cassia: si chiama Crono SRL, intestata ufficialmente al signor di Cosimo.
Di Cosimo è stato rintracciato da Luca Chianca presso la Syntel, la società di Monorchio.. Le immagini del servizio testimoniano tutto l'imbarazzo della segretaria quando capisce che si trova di fronte un giornalista di Report.

Su Reportime trovate il videro dell'anticipazione:

La scheda del servizio:
Cosa c’entra l’ex ragioniere dello Stato Andrea Monorchio con il sistema di malaffare su cui si indaga negli appalti della Salerno-Reggio Calabria? A prima vista niente, a parte il fatto che tra gli arrestati c’è anche suo figlio, l’ingegner Giandomenico Monorchio. Proprio a Giandomenico la Salini-Impregilo, vincitrice della gara, aveva affidato il compito di controllare l’esecuzione dei lavori e ora Monorchio junior è accusato di aver creato una società parallela che prendeva commesse da quelle stesse ditte che era incaricato di controllare. Ma come mai l’incarico era andato proprio al figlio del professor Monorchio? Niente a che vedere con il fatto che l’ex ragioniere dello Stato sia passato a presiedere Ispa, la società pubblica che finanziava le grandi infrastrutture? Dopodiché il servitore dello Stato ha avuto un ruolo anche all’interno della società Salini Costruttori.

A volte ritornano

Ieri mattina cercavo sul principale quotidiano italiano, La Repubblica, qualche informazione aggiuntiva sui nuovi voucher (cosa cambia, in cosa sono diversi, in cosa migliorano l'esistente).
Ho cercato invano.
C'era invece un trafiletto dove Susanna Camusso spiegava la sua contrarietà ai nuovi voucher e rispondeva alla domanda su un suo futuro politico.

Si è scritto che lei si potrebbe candidare con il Mdp alle elezioni. È possibile?"Ho letto questa cosa che considero molto sgradevole. Mi colpisce e mi produce tristezza il fatto che si trasformi tutto ciò che si fa in un'azione di rappresentanza collettiva in meri obiettivi personali. Non solo non ci sono gli obiettivi personali ma rimangono scelte che si compiono in ragione di una funzione di rappresentanza".

Quando non sai come rispondere alle critiche, attacca: è stata così spudorata la scelta di far rientrare i nuovi voucher (tolti per decreto ad aprile dal governo, per non creare nuove divisioni nel paese) nei giorni in cui si doveva far votare il referendum, che hanno dovuto creare questa finta polemica sul segretario della CGIL.
E' contraria ai voucher perché vuol far cadere il governo per candidarsi con gli scissionisti ..

Invece esistono tanti motivi per essere critici nei confronti di questa forma di lavoro:
- non esistono studi che dimostrino se e quanto, grazie ai voucher, sia calato il lavoro nero
- i nuovi voucher possono essere usati da aziende fino a 5 dipendenti (che sono una buona parte), senza tener conto di stagisti o contratti a termine. Siamo maliziosi se pensiamo che a molti imprenditori con pochi scrupoli potrebbe venir la voglia di prendere forza lavoro e pagarla coi voucher.
- i voucher non prevedono tutele, ferie: che razza di lavoro vogliamo mettere in piedi? Chi controlla sui limiti dei nuovi voucher?

Un'ultima cosa, un sassolino della scarpa che devo togliermi: i nuovi voucher sono passati grazie ai voti di Forza Italia e Salvini.
Ma non vi vergognate almeno un po'? (erano le accuse che ci sentivamo dire ai tempi del referendum) 

28 maggio 2017

Walter Tobagi, piazza della Loggia, il racconto della realtà

Pochi giorni fa abbiamo celebrato l'anniversario dei 25 anni dalla strage di Capaci, il primo atto di terrorismo mafioso contro lo stato da parte della mafia (e forse non solo la mafia) dopo la sentenza del Maxi processo a cosa nostra.
Molti hanno commentato dicendo che lo Stato, nonostante il ricatto delle bombe, è stato in grado di rispondere, le istituzioni hanno tenuto, come già successo nel passato con la lotta al terrorismo nero e al terrorismo rosso.
Quando erano altre bombe (o forse le stesse, chissà) a scoppiare e ad uccidere persone inermi: a Milano alla banca dell'Agricoltura, a Brescia durante una manifestazione indetta dai sindacati.
O quando gruppi eversivi di estrema sinistra colpivano uomini dello Stato, magistrati, uomini delle forze dell'ordine e poi anche avvocati e giornalisti.

Oggi, 28 maggio 2017 è un'altra data importante nel nostro calendario laico: in questa data si ricordano la bomba a Piazza della Loggia a Brescia del 28 maggio 1974 e l'omicidio del giornalista Walter Tobagi, a Milano il 28 maggio 1980.
A legare questi due eventi questa lotta contro i nemici della tenuta delle istituzioni: la bomba a Brescia si inserisce nel terrorismo di destra che doveva preparare il terreno ad un golpe, ad uno spostamento a destra dell'equilibrio politico. Questo almeno nella testa dei manovali della morte, gruppi di estrema destra come Ordine Nuovo che hanno agito anche con le coperture di corpi dello stesso stato (lo testimoniano i depistaggi che per troppi anni hanno allontanato i magistrati dalla verità, i rapporti degli ordonovisti coi servizi e con ufficiali della Nato).
Dire «le stragi le hanno fatte i servizi», a sottintendere che il terrorismo di destra di destra non c'entra, è una comoda scappatoia. Senz'altro è vero, e alcuni ex terroristi l'hanno raccontato, che la galassia della destra eversiva si è sentita usata e poi scaricata dai padrini nascosti nelle forze di sicurezza statali, quando fu evidente che l'«ora X» del colpo di Stato non sarebbe mai arrivata, perché allo status quo bastava l'intentona. Ma è troppo comodo, da parte di chi militava in quel mondo, proclamare la propria estraneità sulla base del seno di poi, l'evidenza che le stragi hanno stabilizzato il potere in senso neocentrista. I servizi erano coinvolti in una partita giocata dalla destra eversiva. Ci hanno creduto davvero, e a lungo, i camerati che a furia di botti e attentati, sarebbero riusciti a innescare una svolta autoritaria.Una stella incoronatadi buio, di Benedetta Tobagi Pagina 288, Einaudi editore


Bombe, quella di Milano, quella dell'Italicus, quella di Brescia, che sono servite a stabilizzare la politica centrista nel nostro paese, impedire qualsiasi cambiamento politico, qualsiasi alternanza dei governi, bloccata dagli accordi di Yalta che avevano bloccato l'Italia nell'area di influenza atlantica.
La bomba non fa che approfondire la spaccatura. Manlio mi spiega che dietro al netto rifiuto, suo e di tanti compagni, della prospettiva del «compromesso storico» c'era proprio il sentimento dell'impossibilità di governare insieme alla forza politica che di fatto ha avallato per anni le coperture agli stragisti. In questo senso, la bomba ottenne l'effetto auspicato da molti golpisti di rendere più difficile il consolidarsi di una prospettiva del compromesso cattocomunista verso cui tende la «repubblica conciliare», come la definiscono con sarcasmo i missini.Una stella incoronata di buio, di Benedetta Tobagi Pagina 215, Einaudi editore

La stagione del terrorismo rosso, delle Brigate Rosse e dell'arcipelago delle centinaia di sigle unificate nella sigla del “partito armato” nasce, a fine anni '60, da slogan come “resistenza tradita”, dalla bomba di Milano, messa dai fascisti con le coperture dello stato, che fece da alibi per proseguire la “lotta di classe” usando forme di lotta più incisive, fuori dalla legge, fuori dai partiti, dai sindacati. Se lo stato usa le armi, per creare terrore, se usa la violenza contro i cittadini, non c'è altra soluzione che rispondere con altrettanta violenza.
Nei lunghi anni Settanta il terrorismo italiano rappresentò per il sistema democratico una minaccia senza uguali in Europa. Questo libro, che ricostruisce pagine essenziali ma poco note della lotta armata in Italia, è un intreccio unitario di cronaca, testimonianza e storia che, a partire da Padova e dal Veneto, svela le strategie insurrezionali del partito armato in tutte le sue articolazioni, movimenti di massa e avanguardie combattenti, Autonomia Organizzata e Brigate Rosse”.
Terrore rosso, di PietroCalogero, Carlo Fumian, Michele Sartori - Dalla terza di copertina

Si iniziò coi rapimenti mordi e fuggi di dirigenti dei gruppi industriali, incendi a depositi:
Nel 1973 ero giudice istruttore a Torino. Le prime azioni delle Brigate rosse erano attentati contro cose: sabotaggi, incendi in stabilimenti industriali. Poi il salto di qualità con i sequestri “mordi e fuggi” di capireparto e sindacalisti di destra, “interrogati” e liberati dopo poche ore, ma esposti - secondo la logicaterroristica - alla pubblica gogna. Così, a Torino venne rapito, il 12 febbraio 1973, il sindacalista della Cisnal Bruno Labate, sequestrato al mattino sotto casa, sottoposto a “processo proletario”, fotografato e rilasciato di fronte ai cancelli della Fiat Mirafiori, incatenato a un palo, con un cartello appeso al collo e la testa cosparsa di pece. Alla fine dell’anno, le Br di Torino colpirono ancora più in alto. Sequestrarono un importante dirigente Fiat, Ettore Amerio, e lo tennero prigioniero per ben otto giorni, dal 10 al 18 dicembre 1973, pretendendo in cambio la revoca della cassa integrazione.Le due guerre - Gian Carlo Caselli Melampo editore

Per passare all'attacco al cuore dello Stato: l'omicidio del giudice Francesco Coco a Genova, nel 1974, degli altri magistrati milanesi Emilio Alessandrini e Guido Galli (uccisi perché lavoravano bene, perché davano col loro credibilità a quello Stato che questi gruppi criminali volevano solo abbattere). Agli omicidi dell'avvocato Fuvio Croce a Torino (dove si stava tenendo il processo alle Br), fino al rapimento di Aldo Moro e all'uccisione della sua scorta in via Fani il 16 marzo del 1978.
Guerra in cui a venire uccisi erano anche operai, sindacalisti come Guido Rossa, ucciso a Genova nel gennaio 1979, dopo aver denunciato un altro operaio che faceva da postino per le Br, per la distribuzione dei loro comunicati deliranti:
Più che rimorsi, oggi Guagliardo [autore dell'omicidio] dice di aver impianti. Soprattutto di non aver capito prima l'eterogenesi dei fini: il mezzo della lotta armata era diventato un obiettivo in sé, e i soldati della rivoluzione si stavano trasformando in qualcosa che non era migliore di ciò che intendevano combattere. L'ex dirigente delle Brigate Rosse è consapevole di aver arringato individui, per convincerli a impugnare le armi, che hanno sparato per costruire qualcosa di diverso, ma probabilmente per motivi di affermazione personale: forse uccidevano con la stessa leggerezza con cui hanno camminato sopra i cadaveri delle loro vittime, pur di uscire in fretta dalla galera e senza eccessive conseguenze per la propria esistenza”.Il brigatista e l'operaio, Giovanni Bianconi Einaudi



Ad unire queste due guerre e i due eventi da cui sono partito c'è un altro filo che porta alla scrittrice Benedetta Tobagi che in due successivi libri ha raccontato la storia del padre (Come mi batte forte il tuo cuore) e della strage di piazza della Loggia (Una stella incoronata di buio).


Walter Tobagi era un giornalista di 33 anni, quando fu ucciso a Milano il 28 maggio 1980: era nato per fare il giornalista, lo era stato fin dai tempi del liceo.
Il suo attentato fu rivendicato dalla sigla Brigata XXVIII marzo (la data della strage di via Fracchia quando i carabinieri fecero l'irruzione in un covo delle Br a Genova) di cui facevano parte Marco Barbone e Paolo Morandini: la consideravano (la rivendicazione e l'omicidio di Tobagi) un biglietto da visita per entrare a far parte delle Brigate Rosse.
Perché è importante questo legame tra il giornalista e uno degli episodi più sanguinosi della nostra storia?
Perché per comprendere la realtà in cui viviamo servono persone che sappiano comprenderne le dinamiche e che sappiano poi anche raccontarle.

Walter Tobagi era uno di questi. Benedetta lo racconta nel libro che gli ha dedicato: l'impegno nel sindacato dei giornalisti e l'impegno come giornalista nel sapercapire e comprendere l'Italia di fine anni 70. Le tensioni nella società, che sfociavano nei cortei di piazza, causa anch'essa del crescere del “partito armato”.
La lezione pare fin troppo chiara: le lotte sindacali più dure, quelle oltre i limiti convenzionali della legalità, sono servite agli arruolatori delle Br come un primo banco di prova e di selezione. Il sindacato dovrà tenerne conto, giacché i proclami nobili vanno accompagnati con revisioni coerenti. Questo può implicare anche una temporanea diminuzione del potere sindacale in fabbrica. Ma la scelta non ammette grandi alternative, se è vero come è vero (e tutti i dirigenti sindacali lo ripetono) che il terrorismo è l’alleato «oggettivamente» più subdolo del padronato, e se non viene battuto può ricacciare indietro di decenni la forza del movimento operaio.

In un suo articolo celebre sulle Brigate Rosse, successivo all'irruzione in via Fracchia a Genova, dove per la prima volta lo Stato mostrava la forza, scrisse: “si dissolve il mito della colonna imprendibile”.

Il suo motto, come emerge dai diari, dagli articoli, dalle pagine di appunti, dai libri è tratto dall'Etica di Spinoza: “humanas actiones non ridere, non lugere, necque detestari, sed intelligere” - non bisogna deridere le azioni umane, né piangerle, nè disprezzarle, ma comprenderle.

Comprendere dunque, per poter poi raccontare:
“Capire il mondo, fare i conti con il negativo, senza abbandonare la convinzione che esiste la possibilità di fare bene e migliorare le cose. Magari nel piccolo, ma esiste, sempre: anche quando tutto sembra perduto. Il riformismo di papà non era solo un insieme di convinzioni politiche, ma una sorta di condizione esistenziale: il sentiero stretto per sfuggire alla trappola duplice dell'arrendersi al cinismo e alla disillusione, da una parte, e allo sdegnoso rifiuto di mescolarsi con una realtà che sa di essere profondamente corrotta”.

La realtà corrotta in cui sono maturate le stragi, le bombe, l'estremismo nero.
E la realtà corrotta in cui sono cresciuti i “Demoni” (di Dostojewsky) che pensavano di cambiare il paese, di fare la rivoluzione per il proletario, a colpi di pistola. Si saranno pentiti del sangue versato o hanno semplicemente voltato pagina e lasciato all'oblio della memoria il compito di cancellare i ricordi.
Qualcuno si è rifatto la vita in Comunione e Liberazione, altri sono uomini d'affare in Giappone.


Il dovere della memoria è anche questo: ricordare, mettere in fila fatti e date uno dietro l'altro, fare i nodi al fazzoletto. Per far si che il passato ci sia di aiuto nelle scelte dell'oggi.

26 maggio 2017

Marcello Fois, Del dirsi addio - Einaudi

... Prima di tutto
Quando dissero a Gea che suo padre era morto, abitava da qualche giorno coi Ludovisi. Il Tribunale aveva stabilito che dovesse chiamarli famiglia.Non si poteva certo dire che lei fosse estranea a quella morte. Si trattava pur sempre di suo padre e si trattava dell'uomo che aveva fatto del male a suo fratello Lilo.Anni dopo, quando era già una donna,. avrebbe letto da qualche parte che Oreste Bomoll era morto dichiarandosi innocente. E che anzi la formula «era morto» andava rivista a favore della più precisa «si era tolto la vita». Il che può apparire come una sfumatura linguistica, ma era, a tutti gli effetti, l'espressione di una differenza sostanziale. Per lo meno agli occhi di Gea. Tuttavia, comunque fossero andate le cose, lei sapeva bene ciò che aveva visto. E al poliziotto che l'aveva interrogata non aveva nascosto niente, come la zia le aveva detto di fare. Perché la zia ci teneva a lei e a Lilo.

Terra fuoco aria vento
I quattro elementi fondamentali secondo della filosofia classica costituiscono anche i quattro macro capitoli in cui si sviluppa questo racconto di Marcello Fois.
Che sfrutta il meccanismo del giallo per imbastire un racconto complesso (e che è complesso anche nel leggerlo) dove al centro troviamo persone alle prese coi nodi irrisolti del loro passato, e che si riverberano ancora oggi nelle loro relazioni. Relazioni di coppia, relazioni tra padre e figlio...

L'azione si svolge a Bolzano: un ragazzino, Michele Ludovisi, scompare in una fredda sera d'inverno, in un'area di servizio fuori dalla città, di ritorno da una cena carica di tensione tra i genitori.
Questo episodio di cronaca, di cui si occupa la polizia, fa da detonatore a tutta la vicenda: l'indagine sulla scomparsa di Michele fa emergere tutte le tensioni covate in questi personaggi, sviscerati a fondo nella loro psicologia e i cui intrecci verranno svelati solo alla fine.

A cominciare dalla coppia di genitori, i coniugi Ludovisi, che si comportano prima come se quel bambino dovesse tornare da un momento all'altro, poi come se non fosse esistito.
Così si erano combattuti sempre. Così. E con lo stesso trasporto con cui si erano amati ora capivano di odiarsi, ma non era un odio che prevedesse l'abbandono. Era un odio che li attraeva l'uno verso l'altra. Si sentivano talmente distanti che da quello che erano stati da illudersi di vedersi in quel pomeriggio incerto per la prima volta.

Gea e Nicola: il loro figlio Michele è un bambino speciale, molto più intelligente dei suoi compagni, ma proprio per questo con forti difficoltà a stabilire delle relazioni di amicizia coi coetanei.
Come mai non hanno avvisato loro la polizia, che è stata avvisata da un prete di passaggio, don Giuseppe?
Cosa provano veramente nei confronti di Michele sapendo che potrebbe essere scomparso? Quale segreto nascondono, nella loro relazione? Basta di sesso, di attrazione e di conflitti.
- Di questo volevo parlare, - disse provando a mantenere una determinazione senza segno di resa. 
- Di questo cosa? - Ora il tono di lui tradiva una certa incrinatura. 
- Era a proposito di quello che non aveva previsto, - riprese lei, come se fosse intenta a non perdere il filo del discorso. 
- Non avevo previsto che Michele potesse capire così presto. E non potevo accettare che avesse paura di te.

Troviamo poi un'altra coppia, di uomini adulti, alle prese con un momento delicato della loro relazione: il commissario Sergio Striggio, che deve occuparsi del caso del piccolo Michele, e il suo fidanzato Leo.
Si trattava piuttosto della sua ossessione di non apparire per quello che era. O credeva di essere. La domanda che gli aveva fatto Leo in merito a dove avesse nascosto quel bambino innamorato dell'orco peloso, quel bambino che voleva scrivere romanzi, era una domanda vera. E lui una risposta altrettanto vera non ce l'aveva. Poteva azzardare qualcosa del tipo che certi adulti non si meritano il compito che gli è stato assegnato e che qualche volta i bambini si nascondono da se stessi ...

Una coppia che deve decidere cosa vogliono fare da grandi, visto che Sergio ha tenuto nascosto il suo rapporto sia nell'ambito lavoro, ai colleghi, sia al padre, Pietro Striggio, ex poliziotto, che da Bologna è voluto salire fino a Bolzano per passare del tempo con lui. E per rivelargli una notizia inaspettata.

In un continuo avanti e indietro col passato, lasciando affiorare i ricordi della sua infanzia, il Sergio adulto è costretto a fare i conti col Sergio bambino. Anche lui un bambino molto particolare, intelligente, bisognoso di quell'affetto da parte dei genitori che invece è mancato.
Che cos'era in fondo? Un uomo che fingeva di seguire le proprie attitudini, ma che, di fatto, si nascondeva. Era una specie di città virtuale anche lui, come se non fosse previsto che alcuna passione potesse abitare in quel corpo fatto per le passioni.

All'improvviso, nelle fredde giornate invernali di autunno, imbiancate dalla neve, spazzate via dal vento, tutto affiora in superficie.
Quella notte in cui un collega del padre venne a dormire da loro e di cui Sergio si innamorò.
La morte della madre, con quella domanda che lo ha arrovellato, sull'ultima immagine vista da viva.
I suoi incontri con lo psicologo.
E soprattutto il padre: il padre assente, il padre che aveva lasciato sola la madre nell'ultimo momento, il padre che la tradiva...
Suo padre arrivò due ore dopo che era spirata. Indossava una camicia bianca candidissima perfettamente stirata, impeccabile. Il che, per chi lo sa leggere, è il più chiaro dei segnali premonitori.

Tra sogni, ricordi, litigi, bugie e riappacificazioni, segreti che ritornano, le tante miserie dell'animo e le poche nobiltà, colloqui taglienti e pagine che si aprono su parentesi storiche (che un po' appesantiscono la lettura) l'indagine prosegue. Quella della polizia e quella dello scrittore dentro l'anima delle sue creature.
Tutte le domande troveranno una risposta.
E tutti quei nodi lasciati irrisolti, verranno riallacciati: anche tra padre e figlio Striggio, nel momento del dirsi addio
Lui e suo padre si erano fraintesi per troppo tempo, ma ora ogni fraintendimento sarebbe stato sanato. Suo padre aveva un figlio sorridente e un bianco bosco d'abeti da portare all'altro mondo. Quanto a lui, quando fosse arrivato il momento si sarebbe messo tra il bosco e il letto per riempirgli l'ultimo sguardo e avrebbe sorriso, perché come ci si dice addio è la cosa più importante del dirsi addio.

La scheda del libro sul sito di Einaudi e qui potete scaricare il primo capitolo in PDF
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon


Traditori del voto


Io non ho dimenticato cosa è stato il ventennio berlusconiano e quello della (a volte finta) opposizione dei DS poi PD.
Non ho dimenticato le leggi ad personam (dalla legge sulle rogatorie, all'abolizione de facto del falso in bilancio, al lodo Schifano e a quello Alfano). Al conflitto di interessi tra un presidente del consiglio e anche proprietario di televisioni, giornali, con interessi in banche e assicurazioni.
Non ho dimenticato l'editto bulgaro, la cacciata dei giornalisti e comici sgraditi, le censure (da Luttazzi a Paolo Rossi), l'occupazione sistematica della Rai.
Non ho dimenticato l'assenza di una politica industriale, energetica, dei trasporti. Le centrali nucleari come opera strategica (con tenologia comprata dai francesi), la privatizzazione del servizio idrico, la legge Obiettivo per le grandi opere che ha comportato un aggravio dei costi per il pubblico (legge criminogena, l'ha definita il magistrato Cnatone).
Non ho dimenticato gli attacchi all'opposizione quando si permetteva di fare opposizione, alla stampa non allineata quando faceva da cane da guardia (non comprate più spazi pubblicitari su Repubblica), l'ossessione per i comunisti e l'amicizia con Putin.
L'attacco alla Costituzione  e ai suoi principi: la legge uguale per tutti, per cominciare-
Non ho dimenticato nemmeno le barzellette, le battute volgari contro le donne, il sessismo, il finto machismo, l'ostentazione di una giovinezza e il contornarsi di belle donnine, promesso magari in tv come attrici, in politica, con tanto di casa, vitto e alloggio.
Ma, soprattutto, non ho nemmeno dimenticato l'origine nascosta della sua fortuna (da dove arrivano i soldi per i primi lavori?), la banca Rasini e le parole di Sindona, Mangao stalliere a casa Berlusconi (la testa di ponte della mafia al nord l'aveva definito il giudice Borsellino in una delle sue ultime interviste). Il partito azienda fondato da una persona come Dell'Utri, il paesano, condannato per concorso esterno in mafia.

Non ho dimenticato chi è stato e chi è Berlusconi.
Il futuro alleato del fu centro sinistra, del fu partito democratico nella lotta contro i populisti (proprio Berlusconi, l'intentore del milione di posti di lavoro) e degli antieuropeisti (vi ricordate quando dava del Kapò a Schulz?).

Nanni Moretti aveva liquidato la "vecchia" classe dirigente della sinistra con una battuta passata alla storia "Con questi dirigenti non vinceremo MAI!".
Questi hanno preferito liquidare gli elettori, tradendo il loro elettorato storico, di sinistra.

Con le alleanze per le prossime elezioni.
Con la re-introduzione dei voucher.
Con le battaglie prese dal centrodestra, quella contro la pubblicazione delle intercettazioni, sui migranti da nascondere nei centri.

Mettetevi d'accordo, non si può stare dalla parte di Falcone e da quella delle larghe intese col caimano.

PS: sul Fatto Quotidiano (il giornale dell'attacco alle istituzioni, secondo Orfini, nemmeno le bombe della mafia erano arrivate a tanto) mette in fila le dichiarazioni anti-B dei bei tempi che furono
“Berlusconi è il passato, io parlo del futuro. Nei prossimi giorni andrà in pensione e dovranno capire che andranno in pensione anche gli antiberlusconiani” (Matteo Renzi, 25 novembre 2011); 
“Io sono quello più garantista di tutti. Ma quando c’è la sentenza definitiva si prende atto che è stato condannato e deve rispettare la legge e le sentenze” (Renzi, 30 agosto 2013); 
“Ora è arrivata una sentenza definitiva che ha detto che è colpevole. In qualsiasi Paese dove un leader politico viene condannato, la partita è finita. Per Berlusconi game over” (Renzi, 11 settembre 2013); 
“Mai più inciuci né larghe intese con Berlusconi” (Renzi, 28 ottobre 2013); 
“Non si può riproporre qui una grande coalizione come in Germania. Non ci sono le condizioni per avere in uno stesso governo Bersani, Letta, Berlusconi e Alfano” (Dario Franceschini, 23 aprile 2013); 
“Sono contrario a un governo Pd-Pdl” (Andrea Orlando, 22 aprile 2013); 
“Il Pd è unito su una proposta chiara: noi diciamo no a governissimi con la destra” (Anna Finocchiaro, 5 marzo 2013); 
“Lo dico con anticipo: io un’alleanza con Berlusconi non la voto” (Emanuele Fiano, 28 febbraio 2013); 
“I nostri elettori non capirebbero un accordo con Berlusconi” (Ivan Scalfarotto, 28 febbraio 2013); 
“L’idea di una maggioranza senza Grillo è impensabile. Non so se qualcuno lo pensa, nel Pd, ma io sono contrario. L’idea di un governo Pd-Pdl, anche con la lista Monti, non esiste in natura” (Matteo Orfini, 26 febbraio 2013); 
“L’accordo tra Berlusconi, Bersani e Monti sarebbe un disastro per la democrazia” (Gennaro Migliore, 23 febbraio 2013); 
“Spero non si faccia mai un governo con Berlusconi” (Migliore, 4 aprile 2013); 

25 maggio 2017

Un caso di studio di fakenews

Pioltello, comune della provincia milanese: una trasmissione Mediaset dà la notizia che in un bar, degli immigrati avrebbero festeggiato dopo l'attentato (rivendicato dall'Isis) a Manchester.
Notizia che si rivelerà falsa poi, ma che nel frattempo viene rilanciata dai quotidiani nazionali, il web fa da cassa da risonanza, i politici di destra usano la notizia per le solite speculazioni.
Ieri notte la notizia vera: qualcuno da fuoco al bar, provocando dei danni che qualcuno dovrà pagare.
Forse i giornalisti che hanno dato quella notizia senza verificare (ma che era troppo ghiotta, perché era proprio quella notizia che la il popolo voleva sentire).

Gli immigrati festeggiano il terrorismo è consequenziale a quello che scrive Feltri che i migranti portano il terrorismo.
Così si costruisce la percezione della paura e così la politica (debole e vigliacca) è costretta ad inseguire le politiche della destra xenofoba.
Questo scrivevamo ieri.
Oggi dobbiamo aggiungere un altro tassello nello scivolamento a destra: così si costruiscono degli episodi di criminalità, veri, non finti.

Oggi un uomo ha sparato alla moglie, da cui si stava separando.
Anche questa è una notizia vera.