Questi gli argomenti trattati dai
servizi della puntata di ieri di Report:
- Un viaggio nella sanità privata, in
varie regioni d'Italia.
- Un'importante inchiesta sulle sigarette
non a combustione.
- Come sono stati spesi i 400 ml erogati
per i comuni, per aiutare le famiglie in difficoltà dall'emergenza
coronavirus.
IL servizio di Iovene si è occupato di
questi fondi, raccontando quanto fatto a Bologna
(l'amministrazione ha integrato i fondi con fondi propri) e poi a
Ferrara.
Il comune (gestito dalla Lega) qui ha
detto “prima gli italiani”, escludendo coloro hanno un permesso
di soggiorno breve, andando a scontentare anche parte dei suoi cittadini,
oltre che l'opposizione.
Iovene ha raccolto la testimonianza di
don Bedin, che gestisce una mensa che aiutata tutti i bisognosi: “non
li ho visti mai al rosario i leghisti” ..
Il sindaco leghista ha disdetto
l'intervista a Report che ha invece raccolto il punto di vista
dell'opposizione: altri comuni anche leghisti non hanno fatto le
scelte fatte a Ferrara.
L'assessore alle politiche sociali del
comune non vuol sentir parlare di discriminazione: “è una scelta
politica per questa direzione, dare risposte al territorio”.
Varie organizzazioni hanno fatto
ricorso, vincendolo e così il comune ha dovuto riformare la legge:
il sindaco Fabbri rivendica le sue scelte, ma a fine aprile i buoni
spesa sono stati dati anche a persone con permesso di soggiorno
breve, senza dover rinunciare ad aiutare nessun “italiano”.
A Bologna gli aiuti sono arrivati anche
a chi ha redditi “alti”, anche ai non residenti, perché la
pandemia ha colpito tutti, senza discrezionalità.
Si parte dal video dell'onorevole
Ricciardi, del m5s, che ha attaccato il modello sanitario lombardo:
la seduta è finita a stracci in faccia, suscitando pesanti polemiche
politiche.
Erano accuse dirette ad un partito,
alla sua gestione politica della sanità: la Lega e la sanità.
Solo polemiche politiche? Forse è il
momento di fare una riflessione, partendo dai giorni della crisi per
il Covid, quando i posti per la rianimazione erano esauriti.
I giorni in cui Fedez e la moglie
raccolgono soldi per aiutare la sanità lombarda: all'appello di
Fedez e Ferragli rispondono in tanti, raccogliendo molti ml di euro.
“La nostra prima scelta era di
donare tutto al Sacco perché dalle comunicazioni che ci arrivavano
sembrava l'ospedale lombardo e milanese più in prima linea in quel
momento.”
Fedez contatta il
virologo Galli, da cui ha ricevuto una risposta precisa: servivano
braccia, medici, non soldi.
“ Quindi scrivo un messaggio la
domenica a Galli, dove lo sollecito, legge il messaggio ma purtroppo
non mi risponde.. perché penso sarà stato preso dall'emergenza. E
non mi ha mai più risposto.”
Così l'ospedale
Sacco perde i 4ml di euro raccolti (che pure ha ricevuto diverse
donazioni), che arrivano al San Raffaele, di cui conosceva il
presidente: in mezz'ora il San Raffaele riceve 4,5ml di euro, per un
nuovo padiglione che, si auspica Fedez, sia usato per la
collettività.
Fedez ha ricevuto
anche una chiamata da Elon Musk: voleva donare decine di ventilatori
all'Italia. Ma il cantante ha trovato difficoltà nel ricevere delle
risposte dalle strutture pubbliche, strozzate dalla burocrazia.
Mancavano medici e
infermieri, al Sacco: lo sapeva Galli e lo sapevano anche i politici
lombardi, perché in questi dieci anni hanno tagliato 42800 medici.
Cattiva politica
sanitaria, come cattiva è stata la riforma del titolo V della
Costituzione, voluta dal centrosinistra per neutralizzare la Lega
stessa.
In questi anni al
nord, in Lombardia, si è preferito favorire la sanità privata, che
si è scelta il business e ha anche avuto la possibilità di portarsi
i dividendi all'estero.
Come anche c'è
stato il business degli anziani, che le strutture private si prendono
volentieri, basta pagare.
Il servizio di
Mondani è partito da Roma, dal Fatebenefratelli (privato):
l'ospedale oggi è in condizioni gravi, non sono stati testati i
dipendenti dopo i primi casi di Covid, che ha contagiati sia medici
che i manager.
Il Fatebefratelli è
in concordato da 4 anni, non presenta un bilancio, riceve milioni
dalla regione Lazio: è lo specchio della gestione privata in
questa regione.
Dove si sono
tagliati medici, posti letto, si è bloccato il turn over, perché a
furia di spendere male i soldi per la sanità, la regione ha
accumulato debiti.
Durante l'emergenza
la regione ha creato posti Covid nelle strutture convenzionate, per
salvare gli ospedali.
A
questa situazione si è arrivati grazie a tutti i partiti che hanno
governato in regione: qui (ma anche in Puglia) il signore
delle cliniche private (ma anche delle RSA) è Antonio Angelucci:
politico di Forza Italia, proprietario de Il Tempo, Libero e altri
piccoli quotidiani locali, dalla regione Lazio incassa 111ml di euro
l'anno per i suoi centri San Raffaele.
Ad aprile è
scoppiato il problema Covid dentro la sua struttura di Rocca di Papa,
su cui è aperta un'inchiesta della procura di Velletri, per le
insufficienze nella sorveglianza sanitaria. La regione Lazio ha poi
aperto la revoca dell'accreditamento.
Il San Raffaele di
Velletri è stato messo a disposizione come centro Covid: qui Mondani
ha incontrato Angelucci, l'ex portantino oggi a capo della più
importante struttura privata in regione. Le sue finanziarie sono
controllate da società con sede a Cipro e in Lussemburgo: lui di
queste cose non sa nulla – racconta Angelucci.
Da 30 anni
Angelucci detta legge in regione – racconta Ranucci – e oggi la
regione Lazio è ancora nel piano di rientro, con code lunghe per
esami normali, mentre i cittadini pagano supeticket, sono stati
tagliati 3600 posti letto mentre sono cresciuti i privati.
Zingaretti anni fa
ha chiamato alla sanità regionale Botti, l'ex manager di Formigoni e
del San Raffaele: quando nel 2012 Formigoni è finito nell'inchiesta
dei magistrati, Botti ammette di aver avuto pressioni per favorire i
privati.
Ma nel 2013 passa
in regione Lazio e poi nel ministero della sanità con la Lorenzin:
lui stabilisce che livelli essenziali deve garantire la regione,
quali soldi dare, quanto le regioni devono tagliare.
Anche in Lombardia
i privati sono cresciuti a discapito del pubblico: il più importante
gruppo privato, l'Humanitas, ha tra i manager Colombo, un memores
domini come Formigoni.
I proprietari dell'Humanitas
sono i fratelli Rocca, ottavi nella classifica degli uomini più
ricchi d'Italia, un piede nella sanità privata e un altro
nell'acciaio.
Il gruppo è a capo della Techint,
proprietario di una delle acciaierie più grandi d'Europa, la Tenaris
di Dalmine in provincia di Bergamo: la fabbrica è rimasta aperta
anche durante il blocco totale per il coronavirus.
“Obiettivo finale è produrre, la
salute diventa un obiettivo secondario nella migliore delle ipotesi o
un mezzo per arrivarci” racconta al giornalista un infermiere che
lavora per la Humanitas.
Quali le condizioni di lavoro dentro
l'Humanitas?
“Si lavora con organici ridotti, gli
anni aumentano il personale già ridotto rimane lo stesso, quindi
sono in un reparto, se servo in un altro devo andar nell'altro.. si
lavora su più reparti”.
L'infermiere ha scelto di parlare a
volto coperto, a nome di altri dieci dipendenti: per loro la carenza
immediata di personale si traduce in turni massacranti.
“Quando uno fa la
notte, è previsto che smonti alle 8 di mattina, riposi la giornata e
riposi il giorno dopo, da noi non è così, quasi nella totalità dei
casi. Smonti alle otto e riattacchi alle tredici del pomeriggio. Non
c'è il giorno di riposo.”
In Humanitas a
lavorare ci sono (secondo la denuncia dell'infermiere che ha preferito rimanere anonimo) anche molte false partite iva, trattate come se fossero
dipendenti: queste partite iva, circa la metà in alcuni reparti, sono quelle poi costrette a fare , senza riposi turni senza riposo (cosa smentita dall'azienda, che ha risposto a Report).
Il gruppo Humanitas è arrivato
a fatturare lo scorso anno 1 miliardo di euro, entrate che dipendono
in larga parte dai soldi pubblici elargiti dalla regione Lombardia e
che rendono Humanitas il secondo gruppo privato più ricco della
Lombardia.
I ricavi passano da 438ml consolidati
nel 2009 ai 790 del 2016 e nel 2018 si arriva a 921: una crescita
esponenziale – commenta questi dati Giangaetano Bellavia, l'esperto
spesso consultato da Report – nel momento della crisi più nera del
sistema industriale italiano.
Humanitas è riuscita a crescere anche
rispetto alle altre attività finanziarie dei Rocca: l'altra società,
la Techint, che raggruppa le acciaierie e le attività industriali
della famiglia è passato dal guadagnare 104 ml di euro di utili nel
2009 a perderne 33 nel 2019.
Le perdite dei Rocca sono state
ampiamente ripianate dagli ospedali.
Crescono i ricavi e anche la liquidità,
circa mezzo miliardi di euro liquidi, oltre agli azionisti: capire
chi prende questi soldi è difficile, perché la catena di comando è
complessa e porta in Lussemburgo e in Olanda.
I guadagni dell'Humanitas finiscono in
Olanda, dunque, nell'anonimato perfetto e con una tassazione zero sui
dividendi.
In Olanda c'è un premier Rutte che
però è molto restio nell'aiutare i paesi del sud Europa: nemmeno un
euro agli italiani!
Cosa ne pensa Fontana?
Io penso a gestire la sanità in
Lombardia, risponde il presidente di una regione dove il pubblico,
anche quello di eccellenza, fa fatica a rimanere in pareggio, mentre
Humanitas ha margini fino al 15%.
Non è solo questione di bravura: le
prestazioni sanitarie sono pagate alla stessa maniera del pubblico,
ma la differenza è che il privato si sceglie cosa gestire.
Il privato si sceglie le ciliegie
migliori, il servizio che da migliore remunerazione migliore, quelle
che rendono di più e che hanno costi bassi. Per esempio si prendono
la cardiochirurgia ma non i pronto soccorsi.
Mario Riccio è
primario all'ospedale pubblico di CasalMaggiore (Cremona): con
Report usa la metafora della bistecca, che si mangia il privato,
mentre l'osso viene lasciato al pubblico, che si rosicchia quel po'
di carne che rimane.
In
piena emergenza, quando sono iniziati a mancare i posti di terapia
intensiva e i respiratori, il dottor Riccio ha dovuto fare delle
scelte dolorose: “c'erano dei pazienti che sapevamo che
non avrebbero risposto alla ventilazione, per condizioni cliniche,
per anamnesi, per come erano arrivati. Ma quando mancano le risorse
si applicano dei criteri, clinici, e l'abbiamo fatto.”
Vuol dire che il
primario è stato costretto a scegliere chi intubare e chi no, in
base alle maggiori aspettative di vita del paziente.
Mottola ha chiesto
al primario quanto, questa emergenza, sia dipesa dal modello lombardo
di sanità pubblica/privata convenzionata.
“Il problema della Lombardia è
che ha mostrato tutta la debolezza di questo gigante dai piedi di
argilla, perché la regione ha dato una grossa fetta di sanità al
convenzionato, che però non ha obblighi di rispondere in queste
situazioni di urgenza. Nell'emergenza si è parlato di trasformare le
sale operatorie in sale per terapia intensiva, quelle private non
l'hanno fatto. Probabilmente perché il contratto con la Lombardia
non lo prevede.”
Si sarebbero potute
salvare più vite?
“Se
avessero accolto 5-6 pazienti ciascuna sarebbero quasi 300 posti.”
Il presidente
Fontana, su questo punto, si è riservato di prendere una
valutazione: “se qualcuno non ha voluto collaborare, valuteremo
perché”.
Va aggiunto che in
Lombardia i grandi gruppi privati, come Humanitas, hanno dato un
grande contributo e per rivendicarlo pubblicamente hanno acquistato
pagine sui giornali, dove compare anche il logo della regione.
“Questa
emergenza ha dato dimostrazione di come il rapporto pubblico privato
funzioni” è stato il commento di Fontana che ha citato dei
numeri (prendendoli dalla stessa pagina pubblicitaria pagata dai
privati)
- 8620 letti in
totale in strutture accreditate
- 4975 sono stati destinati
all'emergenza Covid
La fonte del presidente Fontana sono
presi dalla pagina pubblicitaria delle società private, con lo
stessa della regione Lombardia.
I privati hanno
scelto come intervenire, con la cessione del personale: solo dopo l'8
marzo la sanità privata entra completamente in campo, svuotando i
reparti dei casi non Covid.
Humanitas ha continuato a fare
prestazioni non urgenti fino all'8 marzo, racconta l'infermiere.
Che gli ospedali
privati si sono mossi in ritardo rispetto a quelli pubblici, lo
dicono i numeri: il 4 marzo quando c'erano già oltre mille
ricoverati per Covid, e gli ospedali pubblici erano stracolmi di
contagiati, il gruppo San Donato a Bergamo ospitava 40 ammalati Covid
su quasi 295 posti letto del policlinico di San Pietro e 26 malati
Covid su 319 posti nell'ospedale San Marco.
In Veneto la
situazione è differente: la maggioranza degli ospedali è pubblica,
i direttori generali hanno potuto gestire direttamente come gestire i
posti letto senza sentire altri intelocutori.
Il Veneto ha scelto
di mantenere il pubblico, in contro tendenza rispetto alla Lombardia:
qui in Veneto siamo disposti a comprare, spiega Zaia, qui si curano
tutti.
I privati non si
scelgono le ciliegie migliori, non scelgono quali patologie curare,
le schede ospedaliere sono date dalla regione.
E' la regione che
decide cosa il privato deve fare: anche Fontana vorrebbe fare la
stessa cosa, racconta a Mottola, un cambio di passo rispetto al
passato.
Cambierà il
direttore d'orchestra e forse cambierà la musica.
Vedremo se gli
alleati di Fontana consentiranno questo cambiamento, se verrà
rafforzata la sanità territoriale, se veramente sarà il pubblico a
dettare i criteri ai gruppi privati.
Humanitas, il cui
presidente è l'ex ministro Alfano, è sbarcata in Sicilia a Catania.
In Sicilia la
regione gli ha riconosciuto le prestazioni per l'oncologia, mentre
già è presente un importante polo oncologico pubblico, il
Garibaldi.
Erano i tempi del
governo Crocetta.
In questa regione, dice il giornalista
di Report, l'Humanitas “è tutta politica” perché dentro
domina la famiglia del deputato regionale Luca Sammartino, recordman
di preferenze alle passate elezioni.
La madre è direttrice sanitaria, lo
zio è amministratore delegato, lui è passato in pochi anni dal
centrodestra ad Italia Viva di Renzi, ed è indagato per corruzione
elettorale.
L'Humanitas ha insistito con la regione
Sicilia per diventare centro Covid, per capire perché – continua
il giornalista – partiamo dalle dialisi.
“Qui in Sicilia abbiamo 117 centri
di dialisi, 36 pubblici, 81 privati” – racconta l'ex DG
dell'ospedale di Messina Michele Vullo – “la cosa
interessante è che in questi giorni è stata emanata una nota
dall'assessorato in cui si dice che se dovessero esserci pazienti
dializzati con Covid, questi vanno ricoverati nelle strutture
pubbliche.
Ancora una volta c'è un meccanismo
per cui tutti gli oneri sono a carico del pubblico, tutti i guadagni
e i profitti a carico del privato. Ma la cosa interessante è
un'altra: ad emanare la nota è la direzione dell'assessorato che è
in mano al dottor La Rocca, la cui famiglia è titolare di una
struttura privata di dialisi”.
Mondani ne ha chiesto conto
all'assessore alla salute Ruggero Razza, della convenzione (da
3 ml di euro) e della nota: “tutte le decisioni che sono assunte
sulla materia che riguarda l'interesse in conflitto sono decise con
un decreto del presidente della regione che ne affida la
responsabilità all'altro direttore generale”.
In Sicilia per fare un direttore
generale ce ne vogliono due? No, racconta Report, le decisioni più
importanti le prende sempre La Rocca: lo scorso marzo il direttore
firma un accordo quadro con l'Aiop (l'associazione italiana di
ospedalità privata) con cui si realizzeranno posti letto Covid per
terapia subintensiva a 700 euro al giorno cadauno e in intensiva a
1100 euro al giorno.
Si prevede così di
sfondare il budget annuale della regione, ed ecco perché Humanitas
sarebbe felice di rientrare nel giro dei Covid Hospital.
In Sicilia non è
cambiato nulla dai tempi in cui a dettare legge erano le logge a
dettare legge, conclude Michele Vullo.
E non è cambiato
nulla nemmeno dai tempi della corruzione, come racconta la storia
dell'indagine che ha coinvolto l'ex responsabile per l'emergenza
Covid Angelo Candela.
In Sicilia il
confine tra politica e sanità privata è difficile da individuare,
sono diversi i politici con un piede nella sanità. E nella sanità
troviamo dentro anche la mafia.
In Sicilia è
arrivato il Covid: Mondani ha raccontato la storia del polo
cardiologico di Palermo, il Maria Eleonora Hospital, dove i casi di
infezione sarebbero stati tenuti nascosti, barricando dentro
operatori e medici, per proteggere l'immagine.
Oggi la regione è
in ritardo per i tamponi sui medici, non si fanno i doppi tamponi per
chi arriva da fuori regione, alla faccia delle tre T.
Cosa hanno fatto in
Germania per avere solo un terzo dei morti italiani?
Hanno fatto tamponi
a tappeto, investono in sanità il doppio di noi, in sanità assumono
medici di famiglia e tecnici di laboratorio (noi ne abbiamo tagliato
per 48mila unità), per controllare la popolazione.
Qui fanno anche i
tamponi Drive-In, con un risultato in 48 ore.
In Germania gli
ospedali privati non si scelgono la terapia più vantaggiosa, i
privati che fanno utili devono investire in qualità (e nei pronto
soccorsi), se fanno i furbi possono perdere la convenzione col
pubblico.
E poi, la linea
dell'emergenza è stata decisa a Berlino, i Lander hanno smesso di
litigare tra loro, nessun Lander ha fatto la guerra allo Stato
centrale.
Infine, in Germania
il piano di gestione della pandemia è stato aggiornato in questi
anni.