Solo lasciandosi avviluppare dalla
noia è possibile sperimentare il sussulto vitale dello stupore.
Camminando nel parco Cittadella, Soneri rimuginava questo pensiero
osservando la città dall’alto dei bastioni come dalla merlatura di
un castello. Era lo stupore a rendergli ancora sopportabile il
mestiere di poliziotto.
Scaturiva dal praticare quella sorta
di chirurgia della vita altrui che viola l’epidermide
dell’apparenza irrompendo di colpo nell’intimo svelato nella
nudità della morte.
In una fresca mattina di autunno, in un
tempo presente, al commissario Soneri capita quello che, per molti
investigatori, potrebbe essere il miglior colpo di fortuna.
Imbattersi accidentalmente in una persona, “reo confesso” di un
delitto appena commesso.
Una fortuna, un caso che si chiude
senza nemmeno doversi aprire, se non per tutte quelle rogne (dal
punto di vista investigativo) previste dal codice penale: avvisare il
magistrato, garantire assistenza legale alla persona, chiamare la
scientifica.
Quest'uomo, che per la sua immobilità
all'inizio viene scambiato per un cadavere, inizia a raccontare del
suo “esperimento”, rimanere fermo e vedere se qualche persona si
interessa lui, cosa difficile in tempi dove siamo disinteressati al
prossimo, per timidezza. O per diffidenza, aggiunge Soneri.
«È la prima persona che si è
interessata a me» balbettò trasognato l’uomo dando l’idea di
parlare a se stesso.
E poi, di punto in bianco, quelle
parole: «Ho ucciso un uomo».
Una confessione in piena regola, quella
che fa a Soneri questo signor Ferrari: al commissario da il nome
della persona che ha ucciso, Giacomo Malvisi e l'indirizzo dove
trovare il corpo.
Anche le indicazioni su dove andare a
recuperare l'arma del delitto, gettata lungo una roggia vicino alla
casa del morto, che poi è un quartiere dove Soneri è cresciuto da
giovane.
Conosceva molto bene quella via nel
popolare quartiere Montanara, alla periferia sud di Parma. Ci era
cresciuto in quella specie di confine tra case e campi,..
Ma è una
confessione che a Soneri dà fastidio: all'inizio perché pensa di
trovarsi di fronte ad una strana forma di mitomane. Poi, quando il
suo ispettore Musumeci effettivamente trova una persona morta
all'indirizzo indicato da Ferrari, perché non riesce a decifrare
l'atteggiamento dell'assassino che si trova di fronte, il reo
confesso.
Perché Ferrari si
dimostra stranamente lucido e sereno, come se non fosse nemmeno
turbato da quello che ha appena confessato: aver ucciso una persona
per vendetta, una rivolta contro una persona che lo aveva tradito,
perché “il tradimento presuppone la peggiore umiliazione: quella
di farti sentire inetto.”
A peggiorare le
cose arriva la scoperta che l'avvocato che difenderà Ferrari è
proprio Angela, la sua compagna: come mai una persona che si sta
autoaccusando di un delitto, fornendo agli investigatori tutti gli
elementi per condannarlo, sceglie proprio uno dei migliori avvocati
della città?
«Sospetto sempre delle cose troppo
facili. La verità non è mai facile.»
«Un reo confesso come ce ne sono
tanti» minimizzò Angela.
«Un reo confesso freddo, quasi
compiaciuto. Quanti ne hai visti?»
Tutto troppo
facile, troppo lineare, troppo semplice per Soneri. Lo dice alla sua
compagna, lo dice anche al magistrato che conduce le indagini, la pm
Falchieri.
E condivide i suoi
dubbi anche con i suoi collaboratori.
Forse è malfidenza
nei confronti di questa persona che più che un assassino, sembra uno
che voglia confessarsi al suo prete per avere una assoluzione dei
suoi peccati.
Forse perché il
morto era una persona quanto più distante possa esserci con lui:
figlio di un commercialista che aveva gestito i patrimoni della Parma
bene, il giovane Giacomo Malvisi aveva bruciato i soldi della
famiglia e anche i soldi delle persone che a lui avevano affidato i
beni. Come il signor Ferrari, l'assassino confesso.
Aveva subito
diverse minacce, si era ridotto a cambiare posizione per lo studio,
dal centro ad un quartiere di periferia. Ma lo stesso amava vivere la
sua vita a base di lusso, di droga e di donne.
O forse la sua è
solo curiosità. Quella cosa che gli permette dopo tanti anni di
continuare a fare il poliziotti e occuparsi di delitti e criminali.
O persone come il
truffatore che sta mettendo in ridicolo la Mobile: si tratta di una
persona che è abile nel truffare piccoli imprenditori, presentandosi
di volta in volta con un volto e un travestimento diverso, una volta
postino, una volta grossista, per le sue truffe.
Un suo collega, uno
meno curioso e meno capace, in tanti mesi non ha combinato nulla e ha
lasciato a Soneri questo fascicolo.
Ormai vedevano il truffatore in ogni
dove. La città pareva ronzare di una tensione elettrica e tutto ciò
gli creava una molesta apprensione.
Indagine che si
rivela più complesso di quanto Soneri pensasse: per l'abilità del
truffatore nello sfuggire alla tela che la polizia gli ha teso
attorno, perché attorno a questo caso sta montando una certa
tensione da parte dei giornali, dei politici locali, in nome della
sicurezza, attaccando la polizia che non riesce a difendere gli
inermi cittadini ..
La soluzione del
caso del truffatore arriverà grazie ad un suggerimento di un ex
nobile decaduto che, diversamente dal morto, il Malvisi, ha perso la
sua fortuna spendendola per il bello, per l'arte, per il suo gusto
estetico. Per trovare la soluzione deve usare l'immaginazione, perché
il suo fiuto, il suo mestiere di investigatore, sembra tradirlo, sia
per l'indagine sul truffatore che per il delitto del consulente
finanziario.
Per la prima volta
Soneri si sente trasportato dagli eventi, non è più lui a condurli
e se fa un passo avanti è solo per un caso. O grazie
all'immaginazione.
Gli pareva di essere costantemente
anticipato e sopraffatto dagli accadimenti. Annaspava ignaro
sentendosi trascinare dagli accadimenti
L'indagine sul
truffatore dai molti travestimenti e dai molti volti diventa metafora
dei tempi che sta vivendo: anche per quella maledetta mascherina che
si deve indossare, per la pandemia stiamo diventando tutti
irriconoscibili, rendendo difficile capire chi ti sta di fronte.
Vale per le persone
che vivono nella tua stessa città ma che fanno parte di circoli
esclusivi, dove si entra in base al conto corrente.
O anche le persone
che lavorano al tuo fianco, che Soneri ha sempre tenuto a distanza
per quel disprezzo istintivo, fino ad arrivare alla compagna della
vita, Angela, con cui deve portare avanti uno difficile rapporto,
essendo per la prima volta da due parti diverse della barricata.
L'avvocata e l'inquirente.
Camminando
solitario per le vie di Parma, immerso nella nebbia, seguiremo Soneri
immerso nei suoi pensieri, fino ad arrivare alla soluzione del
delitto, una “pièce così umana da essere assurda quanto la
vita”.
Mai come in questo
romanzo non riuscivo a non pensare al Maigret di Simenon: certo siamo
a Parma e non a Parigi, non ci sono le luci sfavillanti di bistrot e
locali perché la nebbia avvolge tutto, ci si sente come in un
bozzolo dentro cui si è al sicuro.
Ma le sensazioni
sono le stesse: quelle che prova un investigatore curioso che osserva
il mondo che sta fuori, alle prese con le meschinità degli uomini, nascosti dietro le maschere dell'ipocrisia e con un suo senso etico che, in questo caso, non potrà coincidere con
la legge che deve rispettare.
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