22 luglio 2021

Reo confesso di Valerio Varesi

 


Solo lasciandosi avviluppare dalla noia è possibile sperimentare il sussulto vitale dello stupore. Camminando nel parco Cittadella, Soneri rimuginava questo pensiero osservando la città dall’alto dei bastioni come dalla merlatura di un castello. Era lo stupore a rendergli ancora sopportabile il mestiere di poliziotto.

Scaturiva dal praticare quella sorta di chirurgia della vita altrui che viola l’epidermide dell’apparenza irrompendo di colpo nell’intimo svelato nella nudità della morte.

In una fresca mattina di autunno, in un tempo presente, al commissario Soneri capita quello che, per molti investigatori, potrebbe essere il miglior colpo di fortuna. Imbattersi accidentalmente in una persona, “reo confesso” di un delitto appena commesso.

Una fortuna, un caso che si chiude senza nemmeno doversi aprire, se non per tutte quelle rogne (dal punto di vista investigativo) previste dal codice penale: avvisare il magistrato, garantire assistenza legale alla persona, chiamare la scientifica.

Quest'uomo, che per la sua immobilità all'inizio viene scambiato per un cadavere, inizia a raccontare del suo “esperimento”, rimanere fermo e vedere se qualche persona si interessa lui, cosa difficile in tempi dove siamo disinteressati al prossimo, per timidezza. O per diffidenza, aggiunge Soneri.

«È la prima persona che si è interessata a me» balbettò trasognato l’uomo dando l’idea di parlare a se stesso.

E poi, di punto in bianco, quelle parole: «Ho ucciso un uomo».

Una confessione in piena regola, quella che fa a Soneri questo signor Ferrari: al commissario da il nome della persona che ha ucciso, Giacomo Malvisi e l'indirizzo dove trovare il corpo.

Anche le indicazioni su dove andare a recuperare l'arma del delitto, gettata lungo una roggia vicino alla casa del morto, che poi è un quartiere dove Soneri è cresciuto da giovane.

Conosceva molto bene quella via nel popolare quartiere Montanara, alla periferia sud di Parma. Ci era cresciuto in quella specie di confine tra case e campi,..

Ma è una confessione che a Soneri dà fastidio: all'inizio perché pensa di trovarsi di fronte ad una strana forma di mitomane. Poi, quando il suo ispettore Musumeci effettivamente trova una persona morta all'indirizzo indicato da Ferrari, perché non riesce a decifrare l'atteggiamento dell'assassino che si trova di fronte, il reo confesso.

Perché Ferrari si dimostra stranamente lucido e sereno, come se non fosse nemmeno turbato da quello che ha appena confessato: aver ucciso una persona per vendetta, una rivolta contro una persona che lo aveva tradito, perché “il tradimento presuppone la peggiore umiliazione: quella di farti sentire inetto.”

A peggiorare le cose arriva la scoperta che l'avvocato che difenderà Ferrari è proprio Angela, la sua compagna: come mai una persona che si sta autoaccusando di un delitto, fornendo agli investigatori tutti gli elementi per condannarlo, sceglie proprio uno dei migliori avvocati della città?

«Sospetto sempre delle cose troppo facili. La verità non è mai facile.»

«Un reo confesso come ce ne sono tanti» minimizzò Angela.

«Un reo confesso freddo, quasi compiaciuto. Quanti ne hai visti?»

Tutto troppo facile, troppo lineare, troppo semplice per Soneri. Lo dice alla sua compagna, lo dice anche al magistrato che conduce le indagini, la pm Falchieri.

E condivide i suoi dubbi anche con i suoi collaboratori.

Forse è malfidenza nei confronti di questa persona che più che un assassino, sembra uno che voglia confessarsi al suo prete per avere una assoluzione dei suoi peccati.

Forse perché il morto era una persona quanto più distante possa esserci con lui: figlio di un commercialista che aveva gestito i patrimoni della Parma bene, il giovane Giacomo Malvisi aveva bruciato i soldi della famiglia e anche i soldi delle persone che a lui avevano affidato i beni. Come il signor Ferrari, l'assassino confesso.

Aveva subito diverse minacce, si era ridotto a cambiare posizione per lo studio, dal centro ad un quartiere di periferia. Ma lo stesso amava vivere la sua vita a base di lusso, di droga e di donne.

O forse la sua è solo curiosità. Quella cosa che gli permette dopo tanti anni di continuare a fare il poliziotti e occuparsi di delitti e criminali.

O persone come il truffatore che sta mettendo in ridicolo la Mobile: si tratta di una persona che è abile nel truffare piccoli imprenditori, presentandosi di volta in volta con un volto e un travestimento diverso, una volta postino, una volta grossista, per le sue truffe.

Un suo collega, uno meno curioso e meno capace, in tanti mesi non ha combinato nulla e ha lasciato a Soneri questo fascicolo.

Ormai vedevano il truffatore in ogni dove. La città pareva ronzare di una tensione elettrica e tutto ciò gli creava una molesta apprensione.

Indagine che si rivela più complesso di quanto Soneri pensasse: per l'abilità del truffatore nello sfuggire alla tela che la polizia gli ha teso attorno, perché attorno a questo caso sta montando una certa tensione da parte dei giornali, dei politici locali, in nome della sicurezza, attaccando la polizia che non riesce a difendere gli inermi cittadini ..

La soluzione del caso del truffatore arriverà grazie ad un suggerimento di un ex nobile decaduto che, diversamente dal morto, il Malvisi, ha perso la sua fortuna spendendola per il bello, per l'arte, per il suo gusto estetico. Per trovare la soluzione deve usare l'immaginazione, perché il suo fiuto, il suo mestiere di investigatore, sembra tradirlo, sia per l'indagine sul truffatore che per il delitto del consulente finanziario.

Per la prima volta Soneri si sente trasportato dagli eventi, non è più lui a condurli e se fa un passo avanti è solo per un caso. O grazie all'immaginazione.

Gli pareva di essere costantemente anticipato e sopraffatto dagli accadimenti. Annaspava ignaro sentendosi trascinare dagli accadimenti

L'indagine sul truffatore dai molti travestimenti e dai molti volti diventa metafora dei tempi che sta vivendo: anche per quella maledetta mascherina che si deve indossare, per la pandemia stiamo diventando tutti irriconoscibili, rendendo difficile capire chi ti sta di fronte.

Vale per le persone che vivono nella tua stessa città ma che fanno parte di circoli esclusivi, dove si entra in base al conto corrente.

O anche le persone che lavorano al tuo fianco, che Soneri ha sempre tenuto a distanza per quel disprezzo istintivo, fino ad arrivare alla compagna della vita, Angela, con cui deve portare avanti uno difficile rapporto, essendo per la prima volta da due parti diverse della barricata. L'avvocata e l'inquirente.

Camminando solitario per le vie di Parma, immerso nella nebbia, seguiremo Soneri immerso nei suoi pensieri, fino ad arrivare alla soluzione del delitto, una “pièce così umana da essere assurda quanto la vita”.

Mai come in questo romanzo non riuscivo a non pensare al Maigret di Simenon: certo siamo a Parma e non a Parigi, non ci sono le luci sfavillanti di bistrot e locali perché la nebbia avvolge tutto, ci si sente come in un bozzolo dentro cui si è al sicuro.

Ma le sensazioni sono le stesse: quelle che prova un investigatore curioso che osserva il mondo che sta fuori, alle prese con le meschinità degli uomini, nascosti dietro le maschere dell'ipocrisia e con un suo senso etico che, in questo caso, non potrà coincidere con la legge che deve rispettare.

La scheda del libro sul sito di Mondadori

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