Per certi aspetti i cosiddetti liberali, che si palesavano solo quando il vento era loro favorevole, cavalcavano la tesi secondo cui la contestazione si poneva fuori dai confini costituzionali. Perciò, contestazione e dissenso rientravano in un ambito eversivo.
Non c'era una distinzione, e forse non c'è neanche oggi, nel 2021. Sventolare il timore che il periodo storico del terrorismo possa riattualizzarsi, nel tentativo di far presa su una parte dell'elettorato con la paura che il contenzioso politico potrebbe sfociare in una situazione di crisi, pare diventata una costante a partire dalla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969.
Anzi, probabilmente tale strategia (della tensione) potrebbe addirittura risalire al Piano Solo (1964), il fallito colpo di stato progettato dal generale dell'Arma dei carabinieri Giovanni De Lorenzo. E' una strategia che abbiamo visto anche nel 1994, quando forze liberali e pezzi di una destra che già mostrava desideri fascisti, mentre l'inchiesta Mani pulite scemava, si misero assieme nel tentativo - neanche tanto velato - di riportare al governo un modello conservatore. Ma questa è un'altra storia.
G8. Genova 2001 Gianluca Prestigiacomo - Chiarelettere (i link per ordinarlo su Ibs e Amazon)
Questo non è un paese che ama molto il dissenso, anzi, è un paese dove prevale la logica del servile omaggio al capo del momento, sapendo che costui saprà essere riconoscente.
Leggete i giornali come oggi raccontano la finale dei campionati europei a Londra, mettendoci sopra un cappello politico (per l'aria nuova che si respira con Draghi).
I licenziamenti che iniziano a sbocciare qua e là nel paese alla faccia dell'accordo non vincolante tra Confindustria e sindacati? Cose che succedono.
Le nomine fatte dal governo per reclutare i consulenti che valuteranno gli impatti del Pnrr: persone competenti e chi le critica viene tacciato di brigatismo.
Il pezzo citato è parte del libro scritto da un agente della Digos che venti anni fa era presente a Genova durante il G8: vale oggi quanto scritto dall'autore venti anni fa, tutto quanto è in contestazione con la narrazione prevalente, specie se riguarda movimenti di massa, deve essere attaccato, criminalizzato, in modo che non possa far presa nelle persone l'idea che possano esistere altre soluzioni, altre idee, altri mondi.
Allora si parlava di globalizzazione, dell'immigrazione dai paesi poveri, tenuti fuori dai tavoli dei potenti.
Oggi si parla di soluzioni economiche fallite ovunque e che nonostante questo vengono riproposte: detassazione dei redditi alti, deregolamentazione, flessibilità massima, una giustizia per chi se la può permettere, una sanità pubblica che rimarrà nelle mani dei privati.
A chi protesta, come i sindacalisti del Si Cobas, le manganellate dei vigilantes privati e i fogli di via. E poi i processi per aver violato le norme sulla sicurezza, per i blocchi per strada, davanti le aziende.
A chi contesta la riforma della giustizia, la patente di forcaiolo giustizialista.
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