26 luglio 2021

La neve era sporca, di Georges Simenon

 


Senza un avvenimento fortuito, il gesto di Frank Friedmaier avrebbe avuto quella notte un'importanza relativa. Evidentemente Frank non aveva previsto che il suo vicino di casa Gerhardt Holst sarebbe passato di là. Il fatto che Holst era invece passato e l'aveva riconosciuto cambiava tutto; ma Frank accettò sia il fatto che le conseguenze.

Ecco perché ciò che avvenne quella notte vicino al muro della conceria fu ben diverso, per il presente e per il futuro, da una perdita, diciamo, di verginità.

Questa è la storia di un ragazzo cresciuto troppo in fretta che crede di conoscere tutto il mondo e che invece scoprirà il mondo e la verità troppo in fretta e, paradossalmente, al chiuso di una cella.

Frank Friedmaier si chiama così: il romanzo di Simenon è ambientato in un paese del nord Europa, non conosciamo il nome, nemmeno conosciamo la nazione dell'esercito che lo sta occupando, nel corso di una guerra.

Possiamo immagina siano i tedeschi e che la nazione possa essere la Francia, come l'Olanda o la Danimarca.

Ma non importa, volutamente l'autore non ha voluto dare indicazione per far sì che questo racconto possa avere un valore universale.

Che non ha nulla a che vedere con la guerra o con l'occupazione in sé. E' la storia di una crescita, di una scoperta del mondo, di un ragazzo diciannovenne, figlio di una tenutaria di una casa di tolleranza, “tollerata” dalle forze di occupazione e dalla polizia. Forse un po' meno dai vicini di casa di Lotte, questo il suo nome.

Doveva essere una bella donna, una volta e lo è anche adesso. Ma a Frank non importa, non importa nulla del mondo che gli sta attorno.

Cresciuto da una balia, come scopriremo passo dopo passo, nemmeno ha dovuto far fatica a scoprire l'amore, quello fisico intendo. Avendo a disposizione le ragazze della casa.

Come Berthe la campagnola o Minna, la timida ragazza che forse lo ama.

Sempre neve sporca, tutta quella neve che pare marcita, con tracce nere e incrostazioni di detriti. La polvere bianca che ogni tanto si stacca dalla volta celeste, a piccole dosi, come il calcinaccio da un soffitto, non giunge a coprire quel sudiciume

E' sporca la neve che Frank calpesta con le sue scarpe, tanto costose che i suoi vicini di casa non possono permettersi.

Ed è la metafora dello sporco che sta attorno a Frank, delle sue amicizie, piccoli criminali che si vantano in pubblico di loro misfatti, veri o inventati.

Non importa, anche Frank vuole crescere, in tutti i sensi e per questo deve togliersi la verginità uccidendo una persona.

Non gli importa chi sia questa persona, un sottufficiale dell'esercito occupante, un eunuco che passa le serata ad ubriacarsi. E non gli importa nemmeno che un suo vicino lo abbia riconosciuto nel buio, in quel vicolo, col coltello in mano.

Da qui in poi, è una discesa verso il basso, con nuove azioni criminali, senza preoccuparsi troppo di nascondersi, di nascondere quella rivoltella rubata al primo morto, di nascondere quel malloppo di soldi guadagnati rubando degli orologi per conto di Kramer, un altro balordo, conosciuto nel bar di Timo.

Forse era vero: non era triste, ma non provava nemmeno il bisogno di ridere e scherzare. Restava sempre impassibile, ed era questa la cosa che sconcertava

Simenon ci porta dentro la mente di Frank, in questo percorso criminale, che per lui è una scoperta del mondo e della verità: una mente che è allo stesso tempo semplice e complicata, innocente anche se sicuramente colpevole. Non vuole sentire pietà e non vuole suscitare pietà né riconoscenza dalle persone che gli stanno attorno.

Perché è cresciuto così, con la balia che lo chiamava piccolo Frank, con la madre che veniva a trovarlo ogni tanto, mettendosi il vestito buono.

Non ha potuto avere pietà per quel gatto che, ferito, era scappato in cima ad una albero e che qualcuno aveva abbattuto a fucilate (un ricordo della sua infanzia che gli torna in mente). E lo stesso adesso non può provare pietà per Minna e forse nemmeno per Sissy, la figlia del vicino che si è innamorata di lui.

E' buffo. Ha trascorso la maggior parte della sua vita – la maggior parte! - a odiare il destino, di un odio quasi personale, al punto da inseguirlo fin negli angoli per sfidarlo, per azzuffarsi con lui.

Ed ecco che, d'un tratto, quando non ci pensa più, il destino gli fa un regalo.

Ma il destino che Frank ha sfidato fino a quel momento, bussa alla sua vita e il ragazzo che era finito dall'altra parte del fosso, riesce a pensare, riesce a vedere il mondo di fuori, forse per la prima volta. Paradossalmente, come dicevo, al chiuso di una cella che in realtà è una scuola, di fronte ad un funzionario “anziano” dell'esercito di occupazione che deve interrogarlo.

Scopre il mondo, attraverso i gesti quotidiani di una donna che si affaccia al balcone di casa e che lui spia dalla sua finestra. Fino ad un finale di redenzione.

Solo Georges Simenon poteva scrivere un racconto del genere, con un personaggio così difficile da comprendere e che non suscita nessuna simpatia.

Sporco come la neve che calpesta, come il mondo dentro cui è cresciuto, vigliacco e viziato.

La scheda del libro sul sito di Adelphi

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