Questa è una storia di bugie.
La storia, anche quella con la esse maiuscola, è sempre piena di bugie, ma quella dell'Italia del dopoguerra a oggi lo è particolarmente. E' per loro che i misteri che ci accompagnano da più di cinquant'anni di Prima e Second aRepubblica sono misteri, per le bugie, tanto che quasi non dovremmo neanche chiamarli misteri, ma segreti. La verità è lì, potremmo prenderla, guardarla, toccarla, leggerla, ma sopra c'è qualcosa, una menzogna, una deviazione, una bugia che ce la nasconde, la fa sparire, la rende segreta.
Questa è una storia di bugie.
E' la storia di un uomo, di un bandito così inafferrabile e astuto che nessuno riusciva a trovarlo. così potente sanguinario e feroce che faceva soltanto paura sentirne il nome. [..] Questa è anche una storia di carabinieri e poliziotti, di altri banditi, di confidenti e di spie, di giornalisti, di uomini politici, di sindacalisti e di povera gente.
Questa è la storia del bandito Giuliano.
Per noi adesso inizia dalla fine.
E inizia con una fotografia e una bugia.
Da "Nuovi misteri d'Italia", il capitolo sulla storia di Salvatore Giuliano.
La foto è quella della morte. Il 5 luglio 1950.
Il primo mistero è quello della sua morte: "L'unica cosa certa è che è morto", titolava l'Europeo il 16 luglio 1950.
E i misteri riguardano anche i mandanti della strage di Portella della Ginestra.
Una risposta la da il film "Segreti di stato" di Paolo Benvenuti. Mafia,politica interessi nazionali e internazionali.
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