Nessuno io mi chiamo; nessuno è il nome che mi danno il padre e la madre e inoltre tutti gli amici
31 gennaio 2012
La sinistra italiana al tempo dei tecnici
Ieri sera nel salotto di Gad Lerner si parlava di sinistre e di programmi di sinistra, in Europa e nell'Italia del governo tecnico.
Sarkozy nel suo discorso alla nazione ha attaccato la finanza, che in questi anni ha guadagnato molto e che ora deve pagare il suo prezzo. Magari cominciando dalla Tobin Tax.
Il suo avversario, il socialista Hollande, oltre a promettere forti investimenti pubblici per uscire dalla crisi, ha pure dichiarato che il suo nemico è la finanza.
Obama in America ha basato la sua campagna elettorale con l'esempio della segretaria di Buffet (questo mentre i suoi avversari repubblicani ritirano fuori i soliti argomenti religiosi).
In Italia il maggior partito di centrosinistra appoggia questo governo di tecnici e c'è da sperare solo che di non andare al voto e di appoggiare senza troppi se queste manovre serva veramente a salvare il paese.
Perchè l'Italia è diversa: non si è potuto andare al voto subito come in Spagna. Siamo un paese di destra, e per uscire dalla destra berlusconiana serviva una destra "normale".
Che governa con tasse, taglia le pensioni, privatizza, forte con i ceti deboli e meno forte con banche, professionisti, petrolieri.
Una botta alle liberalizzazioni, ma niente da fare per TV e trasporti.
Ma che almeno, di fronte all'indignazione popolare, ha la dignità di fare un passo indietro (pur se con una certa riluttanza): Profumo si dimette dal CNR, lo stesso ha fatto Clini, Malinconico si è dimesso dopo la notizie delle vacanze pagate a sua insaputa.
Un governo di destra col compito di evitare al paese il crack, che putroppo colpirebbe per primi i ceti deboli, proprio gli elettori di sinistra.
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