24 gennaio 2012

Sugli effetti delle liberalizzazioni


Oggi Gilioli scrive che tutto questo furore da liberalizzazioni ci sta mettendo tutti contro tutti: tassisti, edicolanti, notai, autotrasportatori, commercianti. Come nella vignetta di Mannelli sul Fatto di domenica.
E ancora, ieri sul corriere Giavazzi scriveva dei giovani defraudati del futuro per colpa dei "vecchi lavoratori" come me, che hanno delle protezioni, e dunque ora al centro della riforma del lavoro c'è una "questione di equità tra cittadini protetti dai sindacati e cittadini coinvolti nelle liberalizzazioni".


Così oggi discutiamo su articolo 18, riforme, blocchi selvaggi dei tir e sciopero dei tassisti.
E non ci accorgiamo del fatto che le imprese italiane sono finite o stanno per finire in mano ai gruppi esteri.

Che stiamo ancora aspettando le promesse sui tagli ai costi della politica.
Che il problema non è Schettino, ma chi lo ha messo lì, chi non ha detto nulla ai precedenti inchini.
Che il problema dei forconi in Sicilia e in Sardegna potrebbe spegnersi da solo se lo Stato desse ai giovani, agli agricoltori ai disoccupati del sud una speranza per vivere e lavorare, non mandare solo le cartelle di Equitalia.
Che lo stesso stato che parla di liberalizzazioni è rimasto unico monopolista in alcuni settori strategici, come quello dei trasporti e delle poste.

Che se autotrasportatori, tassisti, professionisti, farmacisti non si sentono in dovere di fare un passo indietro e rinunciare a qualcosa per il bene comune è anche perchè in questi anni il concetto di Stato e bene comune è stato affossato.
Non è forse "meno stato, più mercato" lo slogan dei liberisti?

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