30 giugno 2019

Una questione di tifo

Ieri su Repubblica, Francesco Merlo descriveva l'abbattimento del ponte Morandi a Genova come un nuovo rinascimento.
In assenza di altro, ci si accontenta di poco in questo paese: perfino di un abbattimento di un ponte in cui tutto è andato bene.
Ci si dimentica in fretta delle 43 vittime, delle famiglie rimaste senza casa, di un concessionario che non ha fatto il proprio dovere in termini di manutenzione.

E ora, passati dieci mesi, siamo ancora qui a capire se possiamo revocare o meno le concessioni ad Atlantia, famiglia Benetton, o meno.
Aspettiamo il processo penale che forse andrà avanti per anni?

La vicenda del ponte Morandi si può mettere assieme alla questione dell'Ilva di Taranto o all'ultimo braccio di ferro tra una ong e il ministro Salvini: cosa hanno in comune queste tre storie?
L'assenza della politica, intesa come assenza di una politica che prende decisioni e che da una linea, come leggi e come accordi da rispettare.

A Taranto dobbiamo capire se chiudere in attesa della messa a norma degli impianti oppure se continuare ad essere avvelenati fino al 2023, quando secondo l'accordo con Arcelor Mittal, l'Ilva non avvelenerà più Taranto.
Abbiamo perso anni tra prescrizioni disattese, salva Ilva (o salva Riva), promesse e ricatti sul lavoro (senza immunità penale, gli indiani chiuderanno a produzione).
Che questo governo prenda una decisione, che andrà sicuramente a scontentare qualcuno.

E serve una decisione anche su come gestire i flussi dei migranti: il braccio di ferro tra Salvini e il capitano della Sea Watch 3 è servito solo ad aumentare di qualche punto percentuale la popolarità del ministro.
L'unica cosa buona è che si sono salvate le vite di 50 persone e non è cosa da poco, certo.
Ma la politica non può continuare a fare il tifo, da una parte o dall'altra.

Come vogliamo gestire i flussi dei migranti? Vogliamo andare avanti con gli accordi con la Libia, quelli firmati da Minniti per intenderci?


L'Europa sta con Carola - titola oggi Repubblica: ma in che senso, in che modo, tramite quali accordi tra governi e a livello europeo?
Si è aspettato 14 giorni, con quei poveretti rimasti in mezzo al mare, prima di arrivare a questo epilogo nella notte di sabato.
E così ora ci siamo divisi tra chi la chiama eroina e chi la insulta (non solo sui social ma anche di persona, come quelli sul molo a Lampedusa).

Abbiamo trasformato la politica in una lotta tra tifosi, dove si difende una posizione senza usare la ragione.
Il reddito di cittadinanza assistenzialismo per i fannulloni del sud.
Viva le grandi opere perché altrimenti non ripartiamo.
Viva i grandi eventi perché grazie a questi riusciamo a fare le infrastrutture per il paese. Sperando che la magistratura non indaghi troppo..

Nel frattempo gli sbarchi, anche a Lampedusa, continuano, la questione Alitalia rimane aperta, l'economia rimane ferma, non si vede un piano per la messa in sicurezza di strade, scuole, ponti e territorio.
Però ora abbiamo arrestato Carola, la capitana, e per i sovranisti è una grande soddisfazione. Manco avessero beccato un evasore coi soldi in un paradiso fiscale o un Messina Denaro la cui latitanza è garantita da prestanome come Nicastri.
Un nome che alla Lega dovrebbe dire qualcosa.

28 giugno 2019

Il depistaggio di Stato (da Depistato di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza)

Esce per Chiarelettere un nuovo saggio scritto da Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza sulla strage di via D'Amelio (in cui furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta) e sul depistaggio organizzato da uomini in divisa per creare la "pista Scarantino".

Sul Fatto Quotidiano è uscita una anticipazione

“Su Agnese e i figli gli occhi del Viminale e di un prete”Borsellino - Tutti i buchi neri del 19 luglio ‘92 nel racconto di 27 anni di falsi testimoni e false verità, alla luce delle nuove sentenze

Pubblichiamo un estratto del libro “DepiStato” di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza (Chiarelettere), in libreria da oggi
Nei mesi immediatamente successivi alla strage di via D’Amelio, il Viminale sembra più preoccupato a controllare la famiglia Borsellino che a cercare la verità. Lo racconta nell’aula del processo ai tre poliziotti accusati del depistaggio il funzionario di polizia Gioacchino Genchi citando, come “ideatore” del controllo, l’allora capo della Criminalpol, Luigi Rossi.
Nell’udienza dell’11 gennaio 2019 a Caltanissetta, Genchi racconta: “Rossi era molto attento a tenere rapporti con la famiglia Borsellino. C’era uno studio scientifico di come si dovesse creare attorno alla famiglia un cordone di protezione e controllo. Si studiavano le mosse e gli accorgimenti, si individuò un sacerdote, padre Bucaro (già fondatore del Centro Paolo Borsellino e oggi direttore dei Beni culturali della Diocesi di Palermo, nda), si finanziò con centinaia di milioni uno pseudo centro dove poi tutta la contabilità sparì dagli hard disk, e questo prete tallonava la signora Borsellino. Il prefetto Rossi, attraverso padre Bucaro, mantiene il controllo e una sorta di ibernazione della famiglia Borsellino affinché non potesse nuocere alla gestione (delle indagini, nda) che continuava a fare. Perché era chiaro che la famiglia Borsellino non poteva tollerare La Barbera”.
 
E qui Genchi tira fuori dalla sua memoria un aneddoto […]: “Una sera andammo in una pizzeria di Palermo […]: eravamo io, La Barbera, i pm Cardella e Boccassini. Entrò la signora Agnese con i familiari, tutti si alzarono, la signora era indignata e si rifiutò di dare la mano a La Barbera. C’era un’ostentata dimostrazione di carenza di fiducia che Agnese volle palesare a La Barbera. […] La ragione fu fatta risalire dai pm Boccassini e Cardella all’agenda rossa. Dicevano: ‘La signora Borsellino è convinta che l’agenda l’hai fatta sparire tu’. Questa cosa innervosiva moltissimo La Barbera”.
Pure il pm Nino Di Matteo, durante la requisitoria del processo Trattativa, ha fatto riferimento a una sorta di controllo istituzionale su Agnese Borsellino, anche se in senso benevolo: “Il magistrato Diego Cavaliero ha spiegato la preoccupazione che la signora Agnese aveva nei confronti dei figli, che l’aveva indotta per tanto tempo a… subire in qualche modo il pressing benevolo e in buona fede delle istituzioni e delle forze di polizia che dal giorno dopo via D’Amelio hanno sempre costituito una parte integrante della vita della signora Borsellino”.
 
Ma chi è padre Bucaro, l’uomo che secondo Genchi doveva tenere “ibernata” la famiglia del giudice ucciso? Fondatore del Centro Paolo Borsellino e per qualche anno inseparabile amico e consigliere di Agnese Borsellino, il sacerdote Giuseppe Bucaro nel 2005 finì sotto indagine della Procura di Palermo per riciclaggio con Massimo Ciancimino e il tributarista Gianni Lapis. L’inchiesta ruotava attorno a una donazione di 5 milioni di euro destinata al Centro Borsellino, struttura nata con l’obiettivo di tutelare i minori con famiglie problematiche offrendo loro servizi di accoglienza, mensa, ricreazione e assistenza. Secondo l’ipotesi accusatoria, il sacerdote aveva chiesto a Lapis la donazione, che sarebbe transitata su un conto corrente cifrato in Svizzera: insomma, per gli investigatori e per l’accusa, presidente del Centro Borsellino si sarebbe prestato a ripulire parte del “tesoro” di Vito Ciancimino. Gli inquirenti monitorarono centinaia di movimenti bancari e ascoltarono migliaia di ore di conversazioni intercettate tra Ciancimino, Lapis e Bucaro, scoprendo che il sacerdote non aveva mai avuto rapporti diretti con il figlio di don Vito e che era stato il professor Lapis a mediare l’accordo sulla maxi-donazione. Davanti ai magistrati, […] il sacerdote si difese sostenendo che in questo modo intendeva “coprire” i grossi introiti del suo Centro, perché temeva che, se si fosse saputo della consistenza del patrimonio, c’era il rischio che “venissero rapiti i bambini”. Una versione che, però, non convinse nessuno. Nel 2007 l’indagine fu archiviata ma la Procura, pur sollecitando l’archiviazione, parlò di “ambiguità” dell’intera vicenda.

Sulla pelle dei migranti




Ma non vi viene da ridere quando Salvini si rivolge al capitano della Sea watch3 chiamandola sbruffoncella che fa politica sulla pelle dei migranti, pagata chissà da chi?
Non capisce, il ministro capitano, che sta parlando di se stesso in prima persona?

E, poi, a mente fredda, non vi viene un po' di rabbia a pensare che sono giorni in cui la discussione politica è bloccata da questi 42 migranti, su una nave, per una battaglia solamente politica?
La nave Sea watch e il suo capitano, o capitana, hanno scelto di non rispettare le leggi, di andare a salvare quei migranti in acque di competenza libica e di portarli qui.
A delle leggi ingiuste si è scelto di rispettare solo la legge del mare, quella che dice che prima si pensa alle vite da salvare.
Ma questo suona come una sfida a Salvini, che non aspetta altro: continuare a fare campagna elettorale sulla pelle dei migranti.

Andava trovata una soluzione politica (seria, dai corridoi umanitari, ad investimenti europei in Africa, al bando delle armi..) in Europa: quell'Europa che Salvini e la Lega hanno sempre disertato quando si doveva parlare dell'accordi di Dublino.

Guardate i titoli dei giornali, oggi: la discussione andrà avanti, serve a tutti, tutti ne traggono profitto.
Tranne quelle 42 persone rimaste sulla nave.
Tranne le migliaia di italiani che ogni anno vanno via dall'Italia in cerca di una migliore sorte.
Tranne quelle altre centinaia di profughi che continuano a sbarcare con le barche a Lampedusa e negli altri porti (e di cui Salvini sembra non occuparsene).

27 giugno 2019

Nero a Milano di Romano De Marco



Prologo

Il dolore è forte, quasi insopportabile. Le tempie pulsano con un ritmo che accelera a ogni respiro, gli occhi sembrano sul punto di esplodere. L’uomo cerca di mettere a fuoco qualcosa che possa diventare un’ancora di salvezza, ma intorno a lui, ad avvolgerlo come un sudario, solo il buio.

Nero a Milano è noir al quadrato: ci sono i rimandi al poliziottesco milanese, per i nomi dei due personaggi maschili, Luca Betti (commissario di polizia e anche una sorta di io narrante) e l'amico Marco Tanzi (ex poliziotto ora detective privato).
E' nero il contesto in cui si svolge l'indagine, che ci parla della peggiore violenza che possiamo mai concepire: quella nei confronti dei bambini, le vittime indifese per eccellenza.

Nero fin dall'incipit, con quelle poche immagine drammatiche delle due persone anziane, legate ad una sedie, il cui corpo viene cosparso di benzina per dagli fuoco.
Che colpa mai possono aver commesso queste due persone anziane (che sono anziane lo scopriremo poi) uccise dentro una villetta abbandonata sulla Paullese?

Piccola nota a margine: non è il primo libro di De Marco con questi personaggi, Marco Tanzi e Luca Betti sono presenti nei precedenti “Città di polvere” e “Io la troverò”. Se non li avete letti, nessun problema, l'autore ci presenta i suoi personaggi uno alla volta, andando anche a ripercorrerne il passato. Un passano che ha lasciato addosso a loro profonde cicatrici.
Commissario Luca Betti, Milano

Mezzanotte meno un quarto: l’orario è quello giusto. Sono su viale Abruzzi, a due passi da piazzale Loreto. La scritta luminosa, intermittente, è un invito irresistibile,

Luca Betti lo incontriamo in una operazione contro il traffico di droga all'interno dei centri massaggi cinesi a Milano: operazione che decide di portare avanti di persona, prendendosi anche qualche colpo alle costole.
Era un poliziotto stimato ma a messo a rischio la carriera quando ha fatto irruzione nell'ufficio di un collega corrotto, cercando di risolvere il problema a modo suo, con la pistola in pugno.
Il nuovo Questore lo assegna alla squadra omicidi, incaricandolo proprio del caso dei due anziani morti
«Per te è già pronta una nuova indagine. Dopo l’affiancamento all’Antidroga, passerai alla Omicidi. Lavorerai su un duplice delitto ... »

Contemporaneamente, incontriamo anche Marco Tanzi: oggi investigatore privato, con un bel giro di clienti vip. Una volta anche lui era un poliziotto, assieme a Betti, prima di essere cacciato dalla polizia.
Strana storia, quella della loro amicizia. Un tempo erano una formidabile coppia di sbirri, i migliori di Milano, prima che Tanzi prendesse una strada sbagliata che gli costò il distintivo, la famiglia e quasi otto anni di galera ..

Dopo qualche anno di carcere è pure finito in mezzo alla strada, vivendo come un barbone: ha ritrovato la forza per uscire dalla fossa che si stava scavando (e riscattare una vita in dissolvimento) a seguito del rapimento della figlia, finita in un brutto giro di pornografia clandestina.
Agenzia investigativa Antares. Milano

«Mi ripeta tutto, signora Leonardi. Dall’inizio.»

Non è un caso che la signora Diletta Leonardi si rivolga proprio a lui per rintracciare il figlio, Davide Pardi, scappato da casa per finire in mezzo alla strada.
Davide è un ragazzo con problemi nel relazionarsi con i coetanei, con un cattivo rapporto col padre, una di quelle persone che coi soldi si possa comprare tutto, persino l'affetto di un figlio.
La madre, invece, è preoccupata che il figlio possa fare ora brutti incontri, in quel mondo sconosciuto (per chi un tetto sulla testa lo ha) dove i problemi da affrontate sono molto terra terra, cosa mangiare, dove trovare riparo nella fredda notte milanese.
C'è anche dell'altro a preoccupare la madre:
«Immagino che le sue paure siano legate al fatto che negli ultimi due mesi, a Milano, sono stati ritrovati i corpi di due senzatetto con la gola tagliata..»

Capitolo dopo capitolo, vediamo le due indagini procedere separate: Betti e la sua squadra sul duplice delitto della coppia e Tanzi che si mette sulle tracce del ragazzo, andando a chiedere ai volontari delle associazioni che seguono queste persone.

Betti intuisce che il delitto sulla Paullese è legato ad altri episodi criminali avvenuti nella stessa famiglia: la coppia aveva una bambina che è morta, cadendo da una finestra. I medici hanno stabilito che fosse per causa del sonnambulismo di cui soffriva.
Il nonno di Serena si era invece impiccato, pochi giorni dopo la morte della bimba, su un pilone di un cavalcavia della A4. Rimorso per la morte della piccola?
No, secondo Betti c'è qualcosa che non torna: voci su certe attenzione troppo morbose da parte del nonno sulla nipotina, brutte foto trovate nella sua casa.
Dubbi che non trovano supporto da parte del pm, che ha troppa voglia di archiviare il caso. Ma che trovano conferma quando qualcuno va a colpire il commissario Betti nei suoi affetti più cari.

A questo punto la partita va giocata secondo nuove regole, colpendo questo avversario nascosto, ma molto potente, senza rispettare la legge anzi, andando a superare quel confine che separa ciò che un poliziotto può fare e quello che non deve fare. E nemmeno pensare.

In questo giallo, che si può leggere tranquillamente da solo senza aver letto i precedenti della serie con Tanzi e Betti, troviamo dentro tanti spunti di riflessione: la paura della solitudine, il senso di colpa per non saper proteggere le persone care, la giustizia “giusta” che si ottiene andando oltre la legge, perché le leggi non bastano più ..
Davide Prandi

La notte è una piccola eternità. Se me ne sto attaccato al muro, sotto ai cartoni, non sento tanto freddo. Da qui posso vedere tutto.

C'è poi tutto il racconto dal di dentro il mondo dei senza tetto: il loro rifiutare il mondo civile, certe regole e certe ipocrisie, il vedere gli obiettivi della vita in modo diverso.
Due mondi, quello delle persone sempre di corsa, in cerca di uno scatto di carriera, di una donna da portare a letto, e quello dei clochard che scorrono a fianco, senza neppure riconoscersi e dentro cui troviamo anche i nuovi poveri, le vittime di questa società che sembra non voglia più occuparsi degli ultimi:

«...Aggiungici l’ondata di nuovi poveri, i padri separati, gli extracomunitari… Il sistema assistenziale è al collasso. E se alle prossime comunali vincono i populisti si rischia che i fondi per le associazioni subiscano un altro taglio.»


La scheda del libro sul sito di Piemme editore
Il blog dell'autore e l'intervista sul sito di MilanoNera
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

Ustica - 39 anni di vergogna di Stato

Nella notte del 27 giugno 1980 un aereo di linea italiano, l'IH870 dell'Itavia esplode in volo, tra l'isola di Ponza e Ustica, proprio in prossimità della fossa del Tirreno.
Ustica, la strage di Ustica: chiedete oggi in giro se qualcuno si ricorda ancora della strage di Ustica, della tragedia dove sono morte 81 persone, del "teatrino di Ustica", delle tante ipotesi per l'esplosione, dei depistaggi, delle bugie dei vertici dell'aeronautica?


Ustica, vergogna di stato titolava Il Corriere quando, anni dopo, un controllore di volo di Punta Raisi ammise che, sì avevano visto l'aereo cadere, il segnale del trasponder scadere di qualità.
Eppure per anni l'aviazione (e i governi) avevano raccontato che non c'erano aerei in volo, attorno all'areo dell'Itavia, che gli avieri e i controllori di volo non avevano visto nulla, che anche dall'unico tracciato arrivati ai magistrati, non si vedevano tracce di altri apparecchi ..
Tutto regolare, tutto normale.
Per anni si è continuato a perdere tempo su cedimento strutturale, sulla bomba fatta esplodere nel gabinetto (quando la tazza è stata ritrovata intatta) da ignoti terroristi.
E poi l'ipotesi del missile, che rimetteva tutto in discussione: la guerra nei cieli, i caccia libici, la portaerei americana Saratoga, la base francese in Corsica da cui decollarono caccia nel corso di tutta la notte.

Ustica è diventato, in tutti questi anni, uno dei tanti misteri d'Italia, una di quelle storie dove una fumosa ragione di stato, veniva messa sopra la vita delle persone, sopra la dignità di uno stato sovrano (che pure dovrebbe proteggere i suoi cittadini), come una pietra tombale.
Cittadini che hanno aspettato anni per avere giustizia, di conoscere i nomi dei responsabili, la bandierina dell'aereo, cittadini che ancora un risarcimento nonostante la sentenza del processo civile.

26 giugno 2019

Il partito del fare

Il partito del fare esulta per la vittoria di Milano (e Cortina) per le olimpiadi invernali del 2026: più infrastrutture, più servizi, più turisti.
Ma senza tirare in ballo gli amici e gli amici degli amici - rassicura il sindaco Sala: non fate come quelli che alle feste si imbucano e si mangiano tutti i tramezzini..



Ieri il titolo di Risanamento in borsa ha guadagnato un +8%: qualcuno ha capito fin da subito che aria tirava, per tutti i progetti che partiranno a Milano, specie nelle aree dismesse di FS che di fatto si trasformerà in una immobiliare. Anziché occuparsi di treni e stazioni.
Comunque vada sarà un successo, forse anche per i milanesi che, come per Expo, si vedranno sfilare davanti un piccolo evento (le olimpiadi dureranno 15 giorni) e potranno dire ai figli, "io c'ero".
Per il momento pagheranno il biglietto di Atm a 2 euro, dal 15 luglio.

Perché per fare servono soldi.
I soldi dell'autonomia differenziata, per esempio: quelli che la regione Lombardia si terrà da parte per gestire scuola, trasporti e gli altri temi, non più in concorrenza con lo Stato centrale.
Giusto ieri l'operazione Grimilde (la regina cattiva delle fiabe) ha portato in carcere esponenti della ndrangheta della famiglia Grande Aracri (e qualche politico locale) nelle province dell'Emilia, altra regione in cerca di autonomia.

Anche le mafie, oggi come nel passato, hanno cercato di sedersi al banchetto delle grandi opere, dall'alta velocità, al TAV, ad Expo. Chissà se questi "amici" saranno tenuti fuori dalle olimpiadi?
Qualche settimana fa una forte perturbazione sull'alto lecchese ci ha ricordato quanto sia fragile il nostro territorio, le immagini dei pini (quelli con cui si costruiscono gli Stradivari) abbattuti dalle raffiche di vento lo scorso autunno dovremmo ancora ricordarcele.  

Eppure c'è qualcuno che afferma che proprio grazie a questi eventi si metterà in sicurezza il territorio.
Gli stessi che dicono che non verranno create altre cattedrali nel deserto, che il pubblico non ci rimetterà (come successo a Torino, a Roma ..).

Ai tempi di Expo i primi anni sono stati sprecati sulla decisione delle nomine: vedremo ora se il partito del fare saprà fare di meglio.

25 giugno 2019

Vivere per strada (da Nero a Milano, di Romano De Marco)

Nero a Milano, l'ultimo giallo dello scrittore Romano De Marco, parla di due anziani bruciati vivi dentro una villetta con una brutta fama.
Di un ragazzo di buona famiglia che decide di vivere per strada assieme agli altri clochard.
Di un investigatore che deve ricercare il ragazzo e un commissario che deve capire chi ha ucciso i due anziani.


C'è l'indagine per le due storie e c'è anche l'altro punto di vista, di chi ha scelto di vivere per strada, e vede le persone che corrono, si muovono, si affannano per raggiungere obiettivi sempre diversi:
Quelli che non possono nemmeno prendere in considerazione l'ipotesi di calpestare la tua stessa terra e respirare la tua stessa aria. Forse significherebbe ammettere che anche a loro potrebbe capitare, un giorno o l'altro, di restare indietro, di perdere il filo della vita e ritrovarsi soli e sperduti.No, loro non possono permettersi simili pensieri. Devono continuare a vedere la vita come una corsa senza fine, verso un obiettivo che cambia continuamente, che si rinnova, un meccanismo che ruota sempre più veloce.Fare carriera, acquistare un'automobile più bella, prenotare una vacanza esclusiva, sedurre una persona e farci sesso .. guadagnare più soldi con un investimento azzardato .. e poi ancora, un nuovo lavoro, uno stipendio sempre più alto e poter spendere più soldi, trasferirsi in una nuova casa e..gli obiettivi girano, le immagini si confondono, i colori si sovrappongono e si sciolgono in un'unica tinta bianca, neutra.E la corsa continua, ma senza uno scopo certo, un punto di arrivo. E' una corsa fine a se stessa, dentro al bianco di quei colori annullati dal loro alternarsi senza sosta. E' una corsa verso il nulla.Vivere per strada è diverso...

L'urlo


L'assegnazione delle olimpiadi invernali del 2026 a Milano e Cortina è l'evento che la propaganda del partito del PIL attendeva.
Il partito che mette assieme il modello Expo di Sala e il modello del fare-realizzare-costruire della Lega salviniana.
Il modello Expo che significa volano per il turismo e anche conti in perdita (i ricavi dai biglietti e delle royalties non hanno costi sostenuti), mega strutture che ora attendono una destinazione (fuori Milano, dove si fa fatica ad attirare centri di ricerca e università), processi ancora in corso per sprechi e procedure poco chiare.
Il partito del fare è quello delle grandi opere, dal TAV all'alta velocità alle autostrade pagate dal pubblico perché altrimenti sarebbero in perdita.
Per Salvini è anche meglio dei migranti per la sua propaganda.

Oggi siamo tutti felici e ci si dimentica dei debiti cumulati a Torino (vedi tu quei fessi dei grillini che dicono no alle olimpiadi), delle strutture realizzate nel 2006 e abbandonate (qualcosa di simile a quanto successo nel 2009 con i mondiali di nuoto a Roma).
Ci si dimentica delle retate avvenute nel 2015, della pax tra governo e procura di Milano, degli anni sprecati a non fare nulla e a litigare sulle nomine (tra Formigoni, Moratti e tutti i ras del centrodestra lombardo), del terreno comprato dai privati a caro prezzo, delle opere realizzate con dei rincari, bandi senza gara perché si doveva fare in fretta.

Ma oggi c'è il ministro-sceriffo che vigilerà, fino al 2026.
Certo, Salvini e la sua lega sovranista non sono stati così accorti con le persone che hanno imbarcato: come Arata, l'imprenditore nel settore energetico. 
Come il sindaco di Scorrano Stefanelli, arrestato recentemente nel corso di un blitz contro la mafia pugliese: per le passate europee aveva fatto campagna elettorale per il candidato leghista Casanova (con tanto di foto sul palco col ministro).

24 giugno 2019

La pacchia è finita

A toglierci i medici non sono né i migranti e nemmeno l'Europa.
A mandare sott'acqua strade e sottopassi (a Milano sabato), ad allagare paesi (nel lecchese qualche settimana fa) non sono né gli zingari e nemmeno le Ong.
A tenere questo paese su una linea di galleggiamento, col rischio di scivolare sotto la soglia della povertà, non sono né Soros né i buonisti.

Vale lo stesso per quando si parla dello scandalo CSM (a dieci anni da Why not, dalle vicende che hanno coinvolto Apicella, Verasani, Forleo..).
Quando si parla della percentuale di laureati in questo paese, del salario medio, della manovra correttiva e del debito che non scende, del PIL che quando c'erano loro cresceva poco e ora troppo poco.
Quando si parla delle case per gli italiani (e per tutti quelli che ne hanno bisogno).

Avremmo dovuto affrontare anni fa tutti questi problemi: la sanità pubblica e la programmazione dei laureandi (che non è in mano al ministero della salute), i soldi che mettiamo nell'università, il mondo del lavoro sempre meno tutelato, dove i sindacati confederali rappresentano solo una parte dei lavoratori, la tutela dell'ambiente.
Le politiche per la casa, che sono state delegate di fatto agli interessi dei privati, le città che si spopolano in centro per ingrossare le periferie senza servizi (ma dove ci sono i fascisti a far finta di aiutare gli italiani).

Non avessimo il dito da osservare (le Ong, i migranti a spasso con l'ultimo modello di smartphone..) saremmo costretti a guardare la luca e prendere atto che la pacchia è finita.

Per noi, però.
Forse è questo il motivo per cui siamo sempre qui a dire che il governo cade, il governo cade, ma non cadrà presto.

23 giugno 2019

Il binario ventuno (Da Nero a Milano, di Romano de Marco)


Davide Prandi  
Oggi Gigi aveva voglia di parlare e mi ha raccontato la storia del binario ventuno.E' il binario della Stazione Centrale di Milano da dove, tanti anni fa, durante la guerra mondiale, partivano i treni degli ebrei, diretti ai campi di sterminio. Un giorno ho visto un film, con mia madre, si chiamava Amen. Parlava di quei treni, della gente mandata a morire. Ricordo una scena, c'era una donna giovane, spinta a forza dentro uno di quei vagoni per il bestiame, insieme a tante persone. Stavano pigiati, attaccati l'uno all'altra e lei stringeva a sé un bambino, piccolo, avvolto in una coperta. Era il figlio. Quanto il treno è arrivato a destinazione e la donna è scesa, il bambino era ancora nelle sue braccia ma era morto. Di fame, di freddo. Forse soffocato, schiacciato tra la gente impaurita. Un prete si è avvicinato a quella donna, voleva confortarla, ma lei lo ha guardato con odio e ha continuato a tenere stretto il figlio morto.Forse non voleva lasciarlo perché sperava di svegliarsi con in braccio il bimbo ancora vivo. 
Oggi la Stazione Centrale è chiusa, non si può più arrivare ai binari. Davanti alle entrate ci sono i soldati con i fucili e i poliziotti, con le pistole. Ti fanno passare solo se hai il biglietto. Gigi mi ha detto che un tempo la stazione era diversa, non c’erano i negozi, con le vetrine. C’erano meno poliziotti ed erano più buoni. Se pioveva e faceva freddo ti lasciavano dormire sulle panchine di pietra, quelle lungo le scalinate. O negli angoli nascosti dove la luce non arrivava mai,e non davi fastidio a nessuno. Sotto ai binari era pieno di cunicoli che solo in pochi conoscevano. Una volta c'era anche un bunker antiaereo, lì sotto.E ancora più giù del bunker un altro livello segreto, proprio sotto al binario ventuno.Lì sotto vivevamo degli uomini abituati al buio e da quel posto non uscivano mai. Gigi sostiene che fra loro ci fossero anche dei mostri, ma non erano cattivi.Poi l'acqua invase tutto e i sotterranei furono murati, chiusi. 
Oggi nessuno può più viverci, nessuno può arrivare ai binari se non ha il biglietto.I mostri non vivono più sotto al binario ventuno. Gigi dice che ora sono fuori, in mezzo alla gente. E sono mostri cattivi. 
Nero a Milano di Romano De Marco 
E' il diario di un clochard, di un senzatetto, quello che avete letto: il diario di uno dei personaggi dell'ultimo romanzo del giallista Romano de Marco, "Nero a Milano".
Un diario inventato di una storia inventata.
Ma tutto il resto no: il binario ventuno, i treni per gli ebrei, i soldati davanti la centrale, no. Tutto quello è vero.

Il clochard morto in via Pisani a Milano

E anche che i mostri oggi sono fuori e sono molto cattivi.

22 giugno 2019

L'importanza della bestia

Siamo stati ad un passo dalla guerra, tra Usa e Iran e siamo ad un passo dalla procedura di infrazione europea per il nostro debito.
Ma è un'altra vicenda che mi ha colpito, quella tra Radio 2, Salvini e l'attrice Valentina Nappi.
Ovvero il like messo ad un tweet della pornoattrice che ha poi causato una reazione nervosa da parte del ministro Salvini e il successivo imbarazzo dell'account manager della radio: siamo stati hackerati, aiuto!

Ci dice tante cose, questa storia: che in un momento difficile della nostra storia, il ministro dell'interno si preoccupa dei like di Radio 2, per una battuta nei suoi confronti.
E poi il servilismo di Radio 2: avrebbero fatto miglior figura a non fare niente, evitando la storiella dell'account violato, falsa come la genuità del sovranismo salviniano o come la verginità della Nappi.

Quanto conta la visibilità e la comunicazione social per Salvini e la sua macchina della propaganda, la famosa bestia?
Avrete sentito la notizia, data da Repubblica, sugli immigrati che la Germania ci rimanda indietro, i dublinandi: Salvini fa tanto il duro contro le ong e i porti chiusi, poi non una parola sull'accordo di Dublino (che la Lega non ha mai messo in discussione nel concreto)

Un tweet anche su questo, no?
Magari è più importante che non il bavaglio sulle intercettazioni..

21 giugno 2019

Musica sull'abisso, di Marilù Oliva



Incipit
Se mia madre quel giorno avesse saputo che non mi avrebbe più rivisto, non mi avrebbe permesso di aprire l'uscio di casa.La conoscevo troppo bene. Mi avrebbe trattenuto e, se non l'avessi ascoltata, mi avrebbe legato stretto stretto, incatenato.

Musica sull'abisso è il secondo romanzo di Marilù Oliva, scrittrice bolognese, con protagonista l'ispettrice Micol Medici: nel precedente l'avevamo seguita nella sua indagine sulle “spose sepolte”, le donne vittime di femminicidi che non avevano avuto giustizia dalla legge. Giustizia che ora arrivava per mano di un serial killer che faceva fuori i mariti, compagni..
Da Monterocca, una cittadina amministrata da donne e dove vie e piazze sono dedicate a donne famose, Micol è tornata a Bologna, sezione Omicidi.
Dove l'attende una nuova indagine dove sarà costretta a riesumare vecchi fascicoli, di persone morte nel passato, accomunate da due particolari: aver fatto parte della stessa classe alle superiori, la 5G del prestigioso liceo Cicerone.
Ed essere stati uccisi, in anni diversi, nella stessa data, il 21 febbraio.

A Bologna c'è in circolazione un serial killer che uccide ex studenti della stessa classe? E come mai nessuno se ne era accorto fino alla denuncia della sorella dell'ultima vittima, Gwendalina Nanni, il cui cadavere è stato ritrovato l'anno precedente a deperire nel fondo di un fiume.

“.. Ci sono quattordici elementi di una classe, di cui nove scomparsi o morti, uno dopo l’altro. Qui trovi la data e la causa del decesso, quando è stato possibile individuarle con precisione. La cosa impressionante è che quasi tutte le morti convergono verso il 21 Febbraio. Come vedi, sono sopravvissuti soltanto quattro ex allievi…” 
Nessuno sembra colpevole: sapete cosa significa, vero? 
Che dobbiamo comunque sospettare di tutti.”

La squadra di Micol, di cui fa parte l'odiato Jacobacci, un collega maschilista, deve fare una sua indagine senza muovere troppo le acque, per non suscitare quel clamore, nella stampa e nella scuola (frequentata dalla élite bolognese) che una notizia del genere è destinato a suscitare.
Micol incomincia a compilare, coi dati dei ragazzi uccisi, le modalità, i suoi “pittini”:
I pittini, come li avevano battezzati i suoi colleghi creando un gioco di parole coi pizzini mafiosi, erano dei pezzi di carta in cui Micol stilava una sorta di basic profiling: nome della vittima, tratti significativi, date, collegamento con altre vittime

Ne emerge un quadro strano, ben diverso dall'immagine di studenti allegri e brillanti, come comunemente si sarebbe pensato: in quella classe c'era una forte competizione tra i migliori, tra quelli più bravi in latino; una competizione che escludeva di fatto quella parte della classe che proveniva da ceti più popolari o meno brillanti. Non era solo una passione per questa lingua antica: il latino e la celebrazione di alcuni culti della cultura romana era proprio un'ossessione per alcuni degli studenti.
Come il culto dei morti che, guarda caso, veniva celebrato proprio il 21 febbraio, il giorno dei Feralia, dove i cittadini ricordavano i morti, posando spighe di grano sulle tombe dei defunti.
Micol cerca di andare oltre ai ricordi delle famiglie, dei docenti e degli studenti sopravvissuti: perquisendo la casa di una delle ragazze morte, viene fuori un quaderno, delle foto compromettenti e una canzone, con testo in latino, che parla di morte.

Mors, mortis, morti, mortem, mors, morte.

La morte, il culto della morte e la sfida alla morte: è un quadro inquietante quello che viene fuori: sembra che i ragazzi volessero sfidare la morte, trovare il modo di oltrepassare quella linea di confine da vivi, come fecero personaggi del mito, da Orfeo a Ulisse.
«C'era un legame strano, tra i latinisti. Una sorta di catena fanatica che li legava morbosamente. Il loro motto era un verso di San Girolamo..» 
«Abyssus abyssum invocat?» 
«Esatto, quello»

Come nel precedente romanzo, un contributo (forse fondamentale) per la risoluzione del caso le arriverà dai suoi sogni (“devi ascoltare di più i tuoi sogni, ragazza” le dice una sera la Circassa, la sciamana che abbiamo incontrato ne “Le spose sepolte”): d'altronde in questa storia il confine tra il soprannaturale e mondo reale sembra molto labile, a cominciare da quella canzone che, scritta anni prima, sembra preannunciare tutte le morti successive.
Micol dovrà combattere contro tutti i pregiudizi, l'essere donna in un mondo di maschi e pure raccomandati, per il suo affidarsi ai sogni, ma riuscirà ad arrivare alla soluzione dei delitti.

Se nel precedente “Le sposesepolte” si parlava di delitti contro le donne, in questo romanzo Marilù ci racconta del mondo degli adolescenti, solo all'apparenza forti e invincibili, ma che qui scopriamo deboli e vulnerabili
«.. Dovresti saperlo. Gli adolescenti sono una razza strana. Sempre insicuri, sempre a camminare sul filo del rasoio, schiaffeggiati dal complessi, carezzati dalle illusioni, traboccanti di desideri, con la paura di essere osservati e l'incubo di risultare invisibili. Con la loro energia potrebbero spaccare il mondo, invece tante volte cedono alla tentazione di soccombervi»

Come sono gli adolescenti di oggi? Di cosa si nutrono, come fanno gruppo, di cosa si appassionano?
Nel romanzo viene fuori un quadro poco lusinghiero dei futuri adulti, quantomeno dei ragazzi di questa classe di un liceo che dovrebbe formare la futura classe dirigente della città o del paese:
La condizione sociale e l'orgoglio di frequentare un liceo d'élite rendeva alcuni di loro un po' tracotanti. Non tutti, certo. Quelli ricchi, i figli di papà, quelli che in futuro sarebbero diventati la nuova, vuota, classe dirigente. I raccomandanti, i prescelti, quelli che avrebbero ereditato floride aziende o sarebbero diventati pseudointellettuali boriosi, convinti che tutto ciò che non ruotava attorno a loro fosse spazzatura.

Dovrebbero essere i loro genitori, i loro insegnanti, quelli in grado di proteggerli, anche da loro stessi.
Incontreremo ancora Micol Medici, ispettrice di polizia, una relazione a distanza con un ragazzo dolce di cui non sa se fidarsi, una madre che pretende tutto da lei e una personale concezione della vita che è quasi una preghiera laica:
Credo nella vita, nei valori, nel rispetto, nella lealtà. Credo anche un po’ nell'amore, nonostante gli eventi facciano di tutto per rendermi scettica. Credo nella bellezza alternativa, nell'inquietudine della notte, nel ritrovarsi e perdersi e poi ritrovarsi ancora, nella luce tenue che si diffonde all'annuncio del tramonto, nei cambiamenti che ci accompagnano anche se non ce ne accorgiamo, nelle parole vere che porta l’inganno dei sogni, nell'energia della solidarietà.

La scheda del libro sul sito dell'editore Harper Collins
Il blog dell'autrice
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon


Il mondo (da Musica sull'abisso - Marilù Oliva)




Quello che accadeva nel mondo non si poteva tollerare. Le notizie si ripetevano tragicamente, la variante riguardava soltanto meridiani, paralleli e intensità. Guerre, soprusi, minacce. Terrorismo, femminicidi, prevaricazioni del più agiato sul povero.Presidenti che miravano a giocare a risiko con la mappa della terra, servizi segreti che torturavano studenti fino a spezzargli il collo, governi che fingevano di condannare nefandezze di cui erano i medesimi mandanti, narcotrafficanti che non avevano pietà di giovani e fanciulle, primavere che si sedavano nel sangue: l'idea diffusa, in generale, era che la politica fosse in mano a un branco di incompetenti, farabutti, egotici, e la massa sottomessa avesse concorso, almeno in parte, al loro sostenimento.

Da Musica sull'abisso - di Marilù Oliva Harper Collins editore

E' una mini rassegna stampa di quanto succede del mondo, questo passaggio del libro di Marilù Oliva: il caso Regeni, la sfida di Trump all'Iran, l'Editto di Al Sisi, il governo del cambiamento, più pistole per tutti per una giustizia fai da te, le violenze sulle donne che fanno notizia solo se a compierle è un immigrato. Un mondo sempre più ingiusto, una società sempre più scollata, dove le divaricazioni e le tensioni aumentano sempre di più.

20 giugno 2019

Il ministro di tutto

Il ministro della sicurezza, delle felpe, delle divise, della nutella, dei selfie, dei porti chiusi, del servizio civile, del tifo da stadio.
E da ieri pure della cultura e della critica (come ai bei tempi di libro e moschetto..): Salvini non ha perso l'occasione per fare polemica contro le critiche di Camilleri ("Faccio vomitare? Scrivi che ti passa") e contro un tweet di Tomaso Montanari ("Chieda scusa all’Italia e lasci ogni incarico pubblico").

Nel futuro ci aspettiamo un commento sulle prestazioni delle azzurre ai mondiali, sulle tracce alla maturità, sul caldo d'estate e gli anziani e sui tormentoni estivi alla radio.
Tutto, pur di non metterci la faccia su altre questioni un pelino più rognose.
Il traffico di rifiuti al nord gestito dalle mafie che ora occupano capannoni abbandonati dell'ex nord industriale.
L'arresto di Arata e i suoi contatti con un (presunto al momento) prestanome di Messina Denaro.
Il probabile taglio di 2 miliardi al trasporto regionale.

Fino ad oggi gli è andata bene, complice una stampa e una opposizione amica: puntare il dito sugli immigrati, il polverone inutile sulla legittima difesa, più soldi alle regioni ricche del nord. Non una parola su evasione, su chi le tasse non le paga, sul mondo del lavoro e sulle sue discriminazioni (vedi le storie di Modena e Italpizza e di Mercatone Uno).
Tutte rogne lasciate all'alleato a 5 stelle.

Ma prima o poi arriva il momento in cui devi rendere conto: siamo più sicuri oggi dopo un anno di ruspe, decreti sicurezza, selfie?
Ora dobbiamo dare conto delle spese che sosterremo per le promesse elettorali come quota 100 e flat tax.

19 giugno 2019

Prima gli italiani, ma non quelli che protestano per le condizioni di lavoro


Succede a Modena, succede che un sindacalista viene trattato "duramente" dai poliziotti

Modena, la denuncia di S.I. Cobas: "Nostro sindacalista aggredito dalla polizia, ecco il video"
Quello che si vede in queste immagini, mentre viene portato via dalla polizia, è Marcello Pini, sindacalista S.I. Cobas. Protestava insieme agli altri lavoratori davanti ai cancelli della Italpizza, azienda modenese leader nel settore surgelati, per le dure condizioni dovute all'applicazione del contratto multiservizi, che comporta - secondo i manifestanti - paghe più basse e mansioni spesso inadeguate. Una vertenza che va avanti da mesi. Secondo quanto denuncia il sindacato sulla sua pagina Facebook, Pini è stato "preso e portato in questura mentre tentava di calmare gli animi". Prima, dietro un blindato delle forze dell'ordine, un agente lo ha afferrato per il collo e - scrive sempre il sindacato - gli avrebbe detto: "Ti conosciamo, stai attento che finisci male".
Prima gli italiani, ma non chi lotta per maggiori diritti per chi lavora 

Vedere ma essere ciechi

Nonostante la sua cecità, il saggio Tiresia sapeva "leggere" il presente e prevedere il futuro.
Era un dono del Dio Zeus, come ricompensa della sua cecità ..

Ecco, tornando ai tempi nostri, noi pur vedendoci benissimo, siamo comunque ciechi e incapaci di leggere i nostri tempi.


Vediamo Salvini stretto nel suo vestitino andare in visita a washington, dove non è nemmeno riuscito a farsi ricevere da Trump, dove si è fatto dettato la linea politica dai falchi americani, eppure lo consideriamo un difensore dei nostri interessi.

Vediamo Trump prendersela con Draghi, colpevole di svalutare l'euro per cercare di tenere in piedi questa Europa disunita: Draghi fa quello che Trump (e non solo) fanno in America col dollaro. Certe armi monetarie, come il taglio dei tassi, può usarle solo lui per favorire le imprese americane.

Chi è il nemico dell'Europa? Trump, oppure Draghi, o magari la Germania che ancora mantiene il suo surplus commerciale come se nulla fosse?
Ma non era Putin il nemico dell'Europa, coi suoi troll in servizio permanente, col compito di diffondere notizie false contro di noi?
Non è dalla Russia che arrivano i fondi per i sovranisti europei, compreso Salvini, compresi anche quei movimenti reazionari provi vita (come quelli che si sono riuniti a Verona questa primavera)?

Siamo ciechi, eppure abbiamo tutto sotto i nostri occhi.
Sovranisti col guinzaglio che difendono il popolo e attaccano le elite ma che detassano i ricchi.
Sovranisti che nemmeno sanno che Rocky è ambientato a Filadelfia.
Sovranisti che giocano con la pelle dei migranti, sul futuro del nostro paese.
Povera Europa e povera Italia costretta a stare sotto il controllo americano, russo, cinese, tedesco..

17 giugno 2019

Le sette domande a Zingaretti (e la mia in aggiunta)

Alle sette domande al PD proposte da Gilioli, ne aggiungo una: che idea ha Zingaretti della giustizia, della separazione dei poteri, della pubblicazione delle intercettazioni, della selezione e della gestione delle carriere dei magistrati?
La stessa idea di Berlusconi o una più democratica.

Ps Forza maestro, tieni duro!

Report – la puntata del 15 giugno (Tav, taser, caso Arata ..)


In questa domenica sera, Report ci offre servizi sui soldi della Lega, i recenti sviluppi sull'inchiesta su Arata, un aggiornamento sul TAV, l'affare dei Canadair e la pistola elettrica in uso alle nostre forze dell'ordine.


Le nostre forze dell'ordine hanno fatto una sperimentazione del Taser dopo il decreto sicurezza, ma dobbiamo fidarci di quello che ci dicono e di quello che dice la Axxon, l'azienda produttrice.
Così Antonella Cignalare è andata a vedere come viene sperimentata in Olanda: il confine tra arma e tortura è labile.
Quest'arma può essere usata anche dalla polizia locale: a Verona il sindaco è favorevole mentre a Milano hanno chiesto maggiori dettagli sull'uso.

In Olanda hanno sperimentato l'arma per un anno: il taser è stato utile in un caso come dissuasione, ha raccontato il funzionario che ha condotto l'analisi.
Si deve stare attenti alla distanza da cui si spara e alla zona che viene colpita: non va colpito il cuore e nemmeno le zone genitali.
Non sappiamo oggi quanto sia letale il taser, servirebbe studiare la correlazione tra diversi fattori, come lo stress e l'uso di sostanze stupefacenti, con la pistola elettrica.

In America, dove si usa un'altra arma elettrica, sono registrati diversi casi di morte, sebbene sia stata registrata come arma non letale.
Amnesty International ha bocciato la sperimentazione fatta in Olanda, per tutti gli eccessi registrati: casi un cui l'arma è stata usata su gente ammanettata, casi in cui è stata usata più volte.

In Italia il taser è stata usata direttamente sul corpo una volta a Reggio Emilia: in questi casi il confine con la tortura è labile.
I sindacati di polizia italiani stanno ora chiedendo maggiori tutele nei confronti delle possibili richieste di risarcimento danni che arriveranno.
Chiedono maggiori prescrizioni da parte del Viminale, da parte del ministero della Salute: nessuno degli esperti che hanno compilato le prime prescrizioni ha accettato l'intervista da parte di Report, senza il si del ministero di Salvini i funzionari del ministero della salute non parlano.
Salvini comanda sempre.
L'ufficio stampa del Viminale non risponde se non risponde senza l'ok del ministero della salute.

Il ministro Grillo parla, dopo molte insistenze, di un documento finale che però dovrebbe arrivare prima dell'inizio dell'estate quando Salvini assicura che il taser entrerà in funzione.

Il caso Arata – Il socio occulto

Si riparte dall'inchiesta precedente di Report sulla rete dei commercialisti della Lega, dalle società tirate su tra amici e parenti, per scambiarsi i soldi usciti dalle casse della Lega (tra cui la cognata del commercialista Di Rubba).

Report aveva chiesto conto dei 49ml della Lega e il tesoriere Centemero ha querelato i giornalisti: la procura di Genova ha acquisito il filmato della trasmissione, però, dove si parla proprio della vicenda della Vadolive.
Tutto legale, perché la legge lo consente: ma devono essere soldi spesi per attività istituzionali, ma poi i soldi sono entrati dentro la disponibilità del ministro dell'Interno, e la propaganda non rientra tra i fini consentiti da questi fondi.

In questi giorni è stato arrestato Paolo Arata con l'accusa di corruzione intestazione fittizia di beni, avrebbe un socio occulto nell'imprenditore Nicastri, ritenuto prestanome di Matteo Messina Denaro.
I pm hanno chiesto per Nicastri 12 anni di carcere: nelle carte del processo si parla di un vigneto, appartenuto ai fratelli Salvo, comprato con un sovrapprezzo da una società riconducibile ad una famiglia mafiosa.
I soldi in sovrappiù sono finiti per la latitanza di Matteo Messina Denaro: Claudia di Pasquale è andata ad Alcamo, dove abitano i Nicastri ed ha intervistato la moglie.

Gli Arata erano amici di famiglia, risponde la moglie: il figlio di Nicastri era un dipendente di Arata.
Peccato che una delle società di Arata sia poi in una struttura intestata a Nicastri: le società di Arata hanno realizzato impianti di eolico nel territorio trapanese.
Secondo l'accusa dietro queste opere c'erano delle mazzette, pagate ad un funzionario comunale.

Arata ha scritto il programma della Lega in ambito energetico: nel convegno della Lega sponsorizzava il biometano, ma una sua società lavora proprio in questo settore.
Ma in realtà l'impianto realizzato da Arata era un inceneritore mascherato, senza nemmeno aver presentato la VIA.

Alla fine la candidatura di Arata senior all'authority è saltata, mentre il figlio lavora con Giorgetti: è stato Federico ad aver presentato Bannon a Salvini, è lui che accompagna Bannon al Viminale, come se fosse un dirigente del partito.

Vogliamo combattere la mafia, ma poi non si sta attenti alle persone che si fanno entrare nei partiti, come Arata: bastava controllare le visure camerali delle società dell'imprenditore.
Arata ha portato la sua influenza nei confronti della Lega e col senatore Siri, alle aziende di Nicastri: questo scrive il GIP di Palermo.
Sono le norme che la Lega voleva spingere per farle entrare in un emendamento, che avrebbero favorito Arata, norme poi respinte dal M5S.

Il presidente della commissione antimafia Morra ha convocato Salvini in una delle prossime audizioni: il Viminale non ha ancora risposto.
Morra vorrebbe approfondire la prossimità della Lega e del sottosegretario Giorgetti con un personaggio ritenuti vicino a Matteo Messina Denaro.

“Forse Matteo Salvini potrebbe ammettere di essere stato superficiale nelle sue frequentazioni..”

Morra ha commentato altre candidature inopportune della Lega al sud, come quella di Forgiuele.
Siamo certi che il vicepremier Salvini vorrà scacciare questi dubbi.

Le politiche antincendio – Chi gioca col fuoco?

Una multinazionale londinese, la Babcock, gestisce la manutenzione in monopolio dei nostri canadair: da documenti venuti in possesso di Report si scopre che questa manutenzione sia carente.
L'appalto vale 320ml, ed è esternalizzato perché non possiamo gestire internamente il servizio tramite i Vigili del Fuoco: mancano piloti e l'addestramento è in mano ai militari.

Tra Babcock e il ministero dell'interno è avvenuto un carteggio da cui emerge come il nostro servizio antincendio sia a rischio: il dirigente del servizio Rogolino assicura la giornalista.

Ma nelle carte il dirigente manifesta tutta la sua preoccupazione: poca manutenzione, pochi tecnici ai controlli. Stesse preoccupazione espressa da un tecnico di Babcock stessa, in forma anonima.
“Cosa dite ai piloti?”
“Di non accettare nulla” - ovvero se ci sarà un incendio c'è il rischio che nessun aereo si alzi in volo, tutto questo per aumentare i margini di guadagno.
C'è poi la storia di alcune radio (da installare sui canadair) comprate ad un prezzo maggiorato, vicenda di cui il ministero si sarebbe accorto.

C'è poi il capitolo degli elisoccorsi, in mano alle regioni: in questo terreno sono i privati che fanno affari con appalti con le regioni.
Babcock è finita nel mirino del procuratore di Catanzaro, Gratteri, per una storia di corruzione nei confronti di funzionari della regione Calabria, per un bando da fare su misura per Babcock.

Il direttore di Babcock, De Pompeis, non ha voluto commentare queste vicende, sugli appalti fatti su misura, sulle manutenzioni non fatte.
“Ci sono delle indagini in corso, non posso rispondere ..”

Oggi altre procure stanno aprendo fascicoli su questi appalti, come quella di Potenza.

I vigili del fuoco non hanno soldi per mezzi e uomini ma poi si spendono 300ml per un appalto dei canadair: la giornalista di Report ha messo la pulce all'orecchio del comandante dei vigili.

Potevamo usare, per l'antincendio, degli aerei polacchi, i Dromader: lo aveva scoperto un imprenditore italiano, Gaiero, che pensava di usarli per spegnere i primi focolai.
Ma l'allora ministro Giovanardi bocciò la proposta di Carlo Gaiero: lo Stato italiano aveva deciso di usare aerei più grandi.

La stagione privatistica sui canadair è cominciata a metà anni novanta con l'imprenditore Spadaccini: era un imprenditore che aveva buoni rapporti con la politica, come Lavitola (ex direttore de l'Avanti).
Stavo subendo un abuso, si è difeso Spadaccini, che aveva pagato l'Avanti per ringraziarlo dei suoi aiuti: quelli per le sue imprese?
Lavitola ha fatto lobbing per Spadaccini?

Spadaccini è stato risarcito con 50 milioni per un appalto revocato: dietro la revoca un favore alla Inaer di Bonomi, dietro cui c'è ancora la Babcock.
Alla fine anche Spadaccini ha dei dubbi sulla gara poi vinta da Babcock, per il servizio antincendio.

Oggi abbiamo 19 canadair gestiti da privati, dal 1997 fino al 2010 da Spadaccini, poi da Babcock.
Poi ci sono le regioni che affidano ai privati la gestione dell'antincendio, dopo che la riforma Madia aveva smembrato i forestali.

E così dal 1997 sono bruciati boschi per una quantità abnorme: sarebbe stato diverso se a pattugliare il territorio gli aerei di Gaiero?
O se nel cielo volassero gli aerei di Canadair (che poi sono aerei russi)?

E dopo queste spese per milioni a chi tagliano i fondi? Ai Vigili del Fuoco: quando si fanno male devono pagare il ticket all'ospedale.
Lo ha denunciato Costantino Saporito, che ha denunciato Salvini per aver indossato la sua divisa.

Quando muore un vigile del fuoco l'unica cosa che si fa è la colletta: manca una assicurazione obbligatoria, tutele anti-infortunistiche, una sorta di Inail, per tutelarli dai rischi.

A Roma c'è un cimitero degli elefanti degli automezzi che non possono essere usati: sono mezzi lasciati alle intemperie, i vigili sono costretti a lavorare in cattive condizioni ma non si possono lamentarsi, almeno in pubblico.
Tanto apprezzati dai politici, ma tanto bistrattati: prendono meno di un autista Atac, i vigili.
Che oggi si devono arrampicare sui balconi per togliere striscioni sgraditi al ministero dell'Interno.

Per equiparare i salari dei vigili a quelli dei poliziotti si stima che servano circa 200ml: ce li metterà il governo?
Gli altri servizi riguardavano la plastica, l'inquinamento dei mari e le nuove tecniche di riciclaggio: il 79% della plastica è ancora in discarica e noi dovremmo pretendere dalle randi aziende di togliere di mezzo gli imballaggi di plastica.

Il papiro di Artemidoro, comprato a caro prezzo da una fondazione bancaria, su cui da 15 anni tecnici stanno verificandone la sua autenticità.

E poi un aggiornamento sul servizio sulla TAV: il mancato computo delle accise cambia a seconda della convenienza politica nel fare un'opera.
Per il Terzo Valico non si contano e l'opera si fa, per il TAV si contano e l'opera (forse) non si fa: è Toninelli che cambia il modo di misurare i costi di un'opera.