30 settembre 2020

Charcoal Joe, di Walter Mosley

 


Sul versante orientale di Robertson Boulevard, un isolato e mezzo a nord di Pico Boulevard e subito sotto Withworth Drive, un tempo si ergeva un edificio turchese che negli anni trenta ospitava un'elegante casa a tre piani. alla morte del proprietario, gli eredi, a corto di denaro, avevano deciso di metterlo in affitto.

Inizia così, in modo quasi discorsivo, questo romanzo nero (in tanti sensi) dove il protagonista, un investigatore privato con una vita intensa alle spalle, ci racconta la storia del palazzo dove si trova il suo nuovo ufficio.

Così alle 7:42 del primo lunedì del maggio 1968, mi trovavo di fronte alla facciata di stucco dell'edificio, tinteggiata di un colore vivace: ero un investigatore privato con un futuro radioso davanti a sé e un passato oscuro alle spalle.

Si chiama Ezechiel “Easy” Rawlins, e assieme a Saul e Whisper, suoi soci, ha un suo ufficio, una segretaria, un certo numero di clienti, una vasta rete di conoscenze nel mondo del crimine, un buon contatto con la polizia. Quel giorno sembra essere veramente un bel giorno, a casa l'aspetta la figlia Feather e sta per chiedere la mano alla sua fidanzata, Bonnie.

Ispirai a fondo col naso e sorrisi, pensando che pur essendo un povero nero del profondo Sud, non solo ero stato abbastanza fortunato da non essere già morto e sepolto, ma oltre a essere ancora vivo e vegeto facevo addirittura l'imprenditore.

Ma le cose stanno per cambiare, un rischio che una persona di colore deve sempre tener presente, vale oggi e ancora di più valeva nell'America ancora razzista di fine anni sessanta.

Un suo vecchio amico nel mondo del crimine, Raymond Alexander, per gli amici “Mouse” gli chiede di incontrare nel carcere di Avett un certo Charcoal Joe. Non si può rifiutare un favore ad un amico, anche se questa storia ha qualcosa di strano. Non solo perché Charcoal Joe è un personaggio da prendere per le pinze: un ragazzo di colore di nome Seymour è stato arrestato dalla polizia perché trovato dentro una casa dove qualcuno ha ucciso due persone.

Il ragazzo è uno studente modello, laureato in fisica, un cervellone che ha potuto studiare grazie alla famiglia che l'ha adottato.

"Cheddar o Blue?"

"Che stai dicendo?"

"Vorrei solo sapere che formaggio avete messo in questa trappola"

Non sarà l'unica nota cattiva della giornata: la sua fidanzata, Bonnie, tornata dalla Francia, ha deciso di sposare un principe africano, un vero principe, per salvargli la vita dai suoi nemici.

E Easy, che è un uomo dal cuore d'oro nonostante sia costretto ad avere a che fare con criminali e truffatori, decide anche di aiutarli.

E di ricorrere alla pozione di Mama Joe per curare i propri dolori. Perché siamo pur sempre negli anni sessanta, gli anni degli hippy, gli anni delle sperimentazioni sulla droga e del sesso libero.

Certo, è tutto più difficile se sei una persona di colore: può capitare che un poliziotto ti chieda i documenti solo perché sei dentro una tavola calda in un quartiere di bianchi o perché stai passeggiando sulla spiaggia. Come una persona normale.

Per i cittadini di pelle più scura, "lavoro" era sinonimo di "fatica". E le forze dell'ordine spesso rappresentavano un nemico, come l'agente motociclista lo era stato per me a Studio City.

Il primo incontro con Joe, avviene nel carcere di Avett, dove i detenuti possono vivere nei loro bungalow con certe libertà.

L'incarico che gli viene affidato, far uscire dal carcere e smontare le accuse contro questo ragazzo, Seymour, non è semplice. Primo perché la polizia non ha intenzione di trovare altri colpevoli.

Poi perché qualcuno fa irruzione a casa sua, tre gorilla che non sembrano avere buone intenzioni e da cui Easy sfugge solo per il suo sesto senso.

Deve iniziare a muoversi con cautela, dunque: la figlia Feather (adottiva, ma che adora come se fosse sua) viene messa al sicuro da un amico, Jackson Blue. E siccome quattro occhi e quattro braccia sono meglio di due, ingaggia per quel lavoro Fearless Jones, che gli farà anche da angelo custode.

"Fa attenzione, in qualunque affare tu ti stia cacciando. Charcoal Joe è una lapide che aspetta solo un nome."

L'affare in cui si è cacciato coinvolge una certa somma di denaro, che i due morti nella casa di Malibù dovevano avere e che ora sono spariti. Coinvolge anche dei diamanti che dovevano essere scambiati per quella somma e, salendo nella catena criminale, si arriva fino alla mafia che certamente non vuole perdere quel malloppo.

Ma che ci faceva Seymour in quella casa? E che c'entra la madre adottiva, Jasmine, che vive in una piccola casa ma sembra disporre di tanto denaro?

E come mai il vecchio Joe, uno bravo a fare autoritratti alle persone che ha di fronte, ma che rimane sempre un criminale da prendere con le molle, è tanto interessato a quel ragazzo?

Sono alcune delle domande a cui Easy deve dare risposta, muovendosi con cautela dentro quel mondo criminale in cui devi guardarti le spalle e anche ai fianchi. Dai fuorilegge e da quelli che la legge dovrebbero amministrarla:

Essere un bianco povero, o un nero povero, sulle strade d'America, t'insegnava a nascondere il senso di colpa. Se facevi parte di una di queste categorie ti sentivi sempre in colpa, che tu avessi fatto qualcosa o meno. Così quando un agente ti chiedeva cosa sapevi, dovevi restare freddo, cercare di controllare ogni movimento ..

Charcoal Joe è un giallo che prende sin dalle prime pagine, mai un momento in cui il ritmo rallenta, anzi, i momenti in cui il protagonista (non ché io narrante della storia) ci condivide i suoi pensieri sono forse i più intensi del racconto.

Ci diventa subito simpatico questo investigatore che conosce le regole della strada, che sa quando si deve usare un'arma e quando no, ma che sa proteggere le persone che ama e che gli stanno a fianco.

Un eroe senza macchia e senza paura? Non proprio, ce lo dice lui arrivati alla fine di questa storia:

Mi piace credere di essere un uomo onesto, ma nel mondo attuale non si arriva molto lontano con il fardello dell'onestà sulle spalle senza prendersi una pausa di quanto in quanto.

C'è dentro tanta ironia ma anche la grande durezza del vivere in quell'America, se hai la pelle di un colore scuro.

La scheda del libro sul sito di Bompiani

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon


Nel paese dei sussidistan

Durante il lockdown l'economia italiana è rimasta in piedi (maluccio, certo) grazie a chi ha continuato a lavorare (dai medici, infermieri alle cassiere nei supermercati), grazie a chi ha lavorato da casa organizzando la sua giornata, grazie alla cassa integrazione.

Che però, a differenza dei sussidi verso chi è in difficoltà, non è un sussidio.

Come non sono sussidi i piani industria 4.0 con gli sgravi per gli investimenti e le spese per la formazione.

Perché, dicono i saggi sui giornali, gli economisti liberali, le spese per l'industria sono produttive, mentre le spese per i poveri, per chi sta male sono improduttive.

E poi finisce che le persone diventano schizzinose e non accettano salari da fame, lavori a cottimo, a giornata, a chiamata.

Ieri ad ascoltare il discorso del presidente di Confindustria Bonomi c'erano sindacati, governo e anche la sua opposizione interna (Italia Viva). Cosa avranno portato a casa di quanto ascoltato?

Quali strategie innovative sono state proposte?
Sul telelavoro, per togliere traffico e caos dalle città e restituire ore di vita alle persone.
Sul tema dei cambiamenti climatici e della difesa dell'ambiente.
Contro le discriminazioni, le morti bianche, lo sfruttamento.
Contro la fuga dei cervelli, per evitare un futuro di precariato a quelli che sono entrati o entreranno nel lavoro oggi.

Confindustria è contraria al salario minimo e ha criticato gli accordi di Federalimentare che premiavano, con aumenti salariali, i dipendenti che nel lockdown hanno continuato a lavorare.

29 settembre 2020

Presadiretta – caccia al tesoro (della Lega)

L'inchiesta sui tre commercialisti della Lega, la caccia ai 49 ml che la Lega deve restituire allo Stato, l'acquisto di un capannone a Cormano da un ente regionale, soldi che escono dalle casse della Lega (o di Radio Padania) e passano per fornitori (della Lega) per tornare nelle disponibilità dei commercialisti.

I soldi che la Procura ha chiesto indietro alla Lega non ci sono più così, dicono dal partito del prima gli italiani.

O forse i soldi sono stati fatti sparire dalla casse, un poco alla volta, con operazioni poco legali.

Presadiretta ha fatto questa caccia al tesoro, partendo dalla storia della compravendita dello stabile comprato dalla Lombardia Film Commission, un'operazione fatta in concerto tra venditore e acquirente, con Luca Sostegni come prestanome e i tre commercialisti (Scilieri, Di Rubba, Manzoni) come menti dietro l'operazione.

Tutto in famiglia con la Lega: Di Rubba è presidente della LFC su input di Salvini, perché doveva sistemare i conti della Lega, spiega l'ex assessore alla cultura in regione.

Un modus operandi che si è ripetuto in altre operazioni, alcune segnalate dalla Banca d'Italia, che portano dritto a quei 49 ml spariti dalle casse della Lega.

Non è stato un affare per la regione Lombardia e nemmeno per il comune, perché il capannone è stato pagato il doppio della cifra pagata dalla Andromeda SRL ed era pure in pessime condizioni, necessitando di opere di restauro. Presadiretta e la giornalista Francesca Nava hanno sentito il consigliere David Gentili, che ha confermato le cattive condizioni dell'immobile e anche di come il bando di acquisto fosse fato su misura per quella società, portando alla luce anche la situazione di conflitto di interessi di Scilieri, consulente della regione.

Ma alla LFC non si sono accorti di questi problemi, il conflitto di interessi di Scilieri (che era cognato di Barbarossa, amministratore di Andromeda)?

L'avvocato che segue la vigilanza per questo ente, che ha lavorato nel passato con Di Rubba e Manzoni (sempre loro) sentito dalla giornalista, ammette di non essersi accorto di niente.

Dove sono finiti gli 800mila euro?

Secondo la procura questa è una delle operazioni ideate per creare fondi neri, che passavano per una filiare della UBI Banca, che hanno insospettito Banca d'Italia.

Ci sono intercettazioni dove Scilieri si lamenta di non ricevuto soldi dai commercialisti, definiti ladri, gente che ha “ciucciato una montagna di soldi dalla Lega”.

Soldi finiti alle Leghe regionali, soldi spartiti tra queste persone, soldi spostati in un vorticoso giro di affari, per milioni di euro.

Segreti che Scilieri sembra essere a conoscenza e che, si intuisce, potrebbe usare per ricattare qualcuno nel partito della Lega.

In studio il primo ospite era il giornalista Emiliano Fittipaldi di Domani: ci sono diverse anomalie in questa storia, nata da uomini della Lega vicini a Salvini.

Di Rubba è stato messo dal tesoriere Centemero dentro l'ente regionale LFC ed è anche l'uomo che gestisce la cassa della Lega alla Camera. E' una storia imbarazzante, perché parliamo di soldi pubblici che finiscono nelle loro mani.

C'è una responsabilità politica di cui deve rispondere anche Fontana presidente della regione: prima Maroni e poi Fontana scelgono Di Rubba, possibile che non fossero a conoscenza di nulla di questa storia?

La metà di questi soldi rimane in possesso ai commercialisti e ad alcuni fornitori del partito: un modo per rientrare in possesso dei 49ml e sottrarli al sequestro della procura?

Salvini ha protetto i tre commercialisti, non ha detto una parola su Scilieri che per anni ha preso soldi come consulente dalla regione. Cosa potrebbe raccontare alla procura, se parlasse?

Forse aiuterebbe a capire come sono stati spesi i soldi, la procura ha trovato solo 3 ml dei 49 da sequestrare. Siamo un partito povero, ha raccontato Salvini, i 49ml li abbiamo spesi. Ma non ha mai spiegato come sono stati spesi questi soldi.


La storia dei 49 ml

L'inchiesta di Danilo Procaccianti e Raffaella Pusceddu parte dal 2012, da Belsito l'ex tesoriere, dall'inchiesta sui rimborsi elettorali della Lega e sulle spese personali della famiglia Bossi.

“Un partito può buttare i soldi dalla finestra” è stata la difesa di Bossi: ma non è così, i rimborsi sono soldi che devono essere spesi per la politica e non per il diploma falso del figlio, per camicie o macchine.

Daniela Cantamessa è l'ex segretaria di Bossi: ha raccontato di come agiva l'ex tesoriere Balocchi e di Belsito che ne ha preso il posto. È stato deposto dopo lo scandalo, un'operazione politica, tutti sapevano delle spese di Bossi e sono stati zitti fino al 2012.

La Lega era al governo, come mai la banca ha fatto uscire la notizia (con tanto di documenti interni) dei fondi spesi all'estero? Un dubbio che è venuto anche all'ex procuratore Robledo, che vede anche una mano di certi servizi.

Dal 2012 il cerchio magico di Bossi viene fatto fuori e subentra Maroni: magicamente si iniziò a dire che i soldi non ce n'erano, nonostante si spendessero soldi per avvocati e commercialisti, nonostante le strutture della Lega non venissero più usate.

Dopo Belsito, il nuovo tesoriere diventa Stefani, oggi ottantenne, che in una intervista aveva raccontato di tante spese fatte in fretta durante la segreteria Maroni. Sono cose denunciate a Salvini e Maroni da Stefani e dalla Cantamessa: si stavano succhiando tanti soldi dalla Lega federale.

Alla fine i soldi finiti alle strutture esterne hanno reso povero il partito. L'unico che ha pagato è stato Belsito, mentre Bossi e figlio sono stati assolti, parte dei reati prescritti. Per i bilanci falsi, la procura ha chiesto di sequestrare 49ml alla Lega, in tutti i suoi conti: soldi che rientreranno in comode rate per 80 anni.

Un favore alla Lega, secondo l'ex senatore Fruscio: il suo partito, tenendo conto di tutti i fattori avrebbe dovuto pagare una cifra molto superiore, “non esiste una dilazione di debito in 70 80 anni”.

Ma dove sono finiti i soldi della Lega, quelli frutto dei rendiconti falsi?

Belsito lascia in cassa 33ml di euro, un totale attività di 47 ml: il partito era in attivo per 48ml circa, cosa è successo negli anni dopo Belsito?

Il consulente della procura di Genova racconta di spese progressive dal 2012 al 2017, titoli disinvestiti, senza una rendicontazione dettagliata (le singole fatture, l'elenco dei soggetti che hanno fornito le prestazioni pagate).

Danilo Procaccianti si è confrontato coi giornalisti Stefano Vergine (Fatto Quotidiano) e Giovanni Tizian (de l'Espresso), che su quei soldi (e sulle tracce che hanno lasciato dietro) hanno fatto diverse inchieste, assieme hanno scoperto la vicenda di una villa in Sardegna, in Costa Smeralda: la casa è stata acquistata da Francesco Barachetti, imprenditore bergamasco tra i principali fornitori della Lega.

Ha acquistato la villa con un bonifico ricevuto dalla Lega per Salvini premier, dalla Cafin SPA, azienda bergamasca della famiglia Carrara anche loro fornitori del partito di Salvini. Anche questi soldi poi finiscono in società che portano ai commercialisti della Lega.

Anche questa compravendita potrebbe far parte del vorticoso giro di denaro per far sparire i soldi della Lega, il sistema ideato dai commercialisti della Lega Di Rubba, Manzoni e Giulio Centemero (il tesoriere del partito). Da quanto Centemero è stato nominato tesoriere, gli altri due sono stati nominati nei cda di società della Lega e sono diventati i responsabili contabili del gruppo Lega alla Camera e al Senato.

Quello che emerge da alcune segnalazioni di operazioni sospette fatte dagli investigatori di Banca d'Italia (e da cui è partito una indagine di riciclaggio al momento a carico di ignoti) è che i fornitori della Lega dopo aver preso i soldi li avrebbero rigirati in favore dei commercialisti.

Tra i fornitori che ha preso più soldi c'è proprio quel Francesco Barachetti (già citato nella storia della villa) che incassa, tra il 2015 e il 2018 dalla Lega Nord, Lega per Salvini premier e altre società della galassia leghista 1,3 ml di euro. Dopo che riceve questi soldi – spiegano Tizian e Vergine – Barachetti paga i singoli commercialisti o a società a loro riconducibili.

Dalla Sardegna a Casnigo, qui vive l'ex idraulico Barachetti: a lui la Lega ha versato più di un milione di euro. Perché ha disposto bonifici per i commercialisti, dopo aver incassato i soldi dal partito?

Non solo auto è una società di noleggio, dentro cui fa parte Di Rubba: è un altro fornitore della Lega. 

Con questo schema sono usciti 3,3 milioni di euro” raccontano i due giornalisti “perché quando questo avveniva i conti sono finiti sotto sequestro da parte della magistratura per la vicenda della truffa, per cui c'è stata una condanna definitiva. Quando la Finanza è andata a cercare i soldi sui conti della Lega non ha trovato i 49 ml. In questo periodo nelle casse della Lega entravano soldi ma così come entravano uscivano.”

Questo sistema si deduce dai documenti della UIF, l'unità di investigazione in tema antiriciclaggio della Banca d'Italia: è uno schema chiaro, che passa per professionisti e fatture, che indica un tentativo di riciclaggio.

C'è anche Radio Padania in questo giro dei 49 ml: sono sempre i due giornalisti a raccontarlo.

Tra il 2016 e il 2017 vende molte delle sue frequenze incassando 2 ml di euro ma invece di tenerli in pancia li gira alle società che ci portano ai commercialisti della Lega.

Dall'ultimo bilancio della radio, quello del 2016, si vede che era in perdita: anziché ripianare il debito la radio decide di pagare fatture ad una società che si chiama SDC riconducibile al giro dei commercialisti. A sua volta, arrivati alla SDC, questi soldi sono finiti in bonifici a favore di Di Rubba, Manzoni e il tesoriere Centemero.

La sentenza della Cassazione con cui sono sequestrati i conti della Lega, ha stabilito che i 49ml debbano essere recuperati dai conti della Lega ma anche dalle sue società, potenzialmente anche da Radio Padania (che figurava come una cooperativa, ufficialmente slegata dal partito). Così, nel 2017 quando arriva la sentenza, non c'è più un euro sui conti.

Quando nel febbraio 2020 Danilo Procaccianti inizia a fare domande su Barachetti e su Non solo auto, i commercialisti intercettati, iniziano ad andare in agitazione e invitano i dipendenti della società di noleggio a non dire nulla ai giornalisti.

Le società dei commercialisti

Bergamo in questi anni è diventato il nuovo centro finanziario della Lega: sono di Bergamo Di Rubba e Manzoni, che fino a poco tempo fa avevano sede del loro ufficio in un palazzo di Bergamo bassa. Nello stesso palazzo erano domiciliate decine di società della Lega di cui sette con un reale proprietario difficile da scoprire.

Qui avevano sede sette società di cui era difficile capire chi fosse il reale proprietario, la cui catena di comando porta fino in Lussemburgo, ad una holding lussemburghese che dietro ha una fiduciaria italiana.

Queste società sono sospettate di aver riciclato quei 49 ml: una di queste era amministrata proprio da Centemero e tutte sono state create tra il 2013 e il 2014.

L'ipotesi della procura è che almeno dieci milioni siano stati riciclati così.

C'è poi un altro filone dell'indagine sui soldi della Lega, quello che riguarda i 500mila euro dati dalla Lega all'associazione Maroni presidente. Lo scorso 11 dicembre la Finanza ha perquisito gli uffici dell'assessore lombardo Stefano Galli indagato per riciclaggio nella sua funzione di presidente di questa associazione.

I soldi sono qui finiti sotto la voce prestito, ma sarebbe stato un prestito fittizio. La vicenda parte da un esposto di Marco Tizzoni, ex consigliere della lista Maroni che, diventato capogruppo, si è reso conto che qualcosa non tornava.

Tizzoni ha pagato dei commercialisti esterni per capirci qualcosa e ha voluto allora vedere i documenti di questo prestito:

Io ho questo i documenti, al dirigente della lista civica Maroni presidente, ho chiesto a Galli con mail, telefonate, io voglio vedere per correttezza, trasparenza il prestito della Lega nei confronti dell'associazione. Non è che un partito presta 500mila euro così, a babbo morto, senza neanche uno straccio di firma, garanzie, fideiussioni.. Non c'è niente, sono scappati tutti.”

Secondo la procura, quei soldi formalmente usati per comprare il materiale per la campagna elettorale, in realtà non sarebbero mai stati spesi e sarebbero tornati in altri conti correnti riconducibili al partito (attraverso fatturazioni false o scorrette, racconta Tizzoni).

Noi abbiamo chiesto materiale per fare campagna elettorale ma non ci hanno mai dato nulla”, prosegue l'ex consigliere Tizzoni, “dopo due anni mi arriva una voce, 110 mila euro per manifesti pro referendum, noi che abbiamo girato tutta la Lombardia non abbiamo visto un manifesto in giro, ci torna strano.”

L'ipotesi della procura è che la vostra associazione sia servita per far transitare i soldi dalla Lega e farli rientrare poi sotto altra forma.

Il giornalista ha intervistato anche il procuratore di Genova Francesco Pinto:

“Quello che si può dire è che essendo dubbia la circostanza che tutti questi soldi siano stati spesi con delle somme ingenti, le possibili ipotesi è che siano stati reimpiegati con strumenti definiti dal nostro ordinamento giudiziario come riciclaggio, visto che la provenienza iniziale dei soldi era delittuosa.”

Né Galli né Maroni hanno voluto rilasciare dichiarazioni a Presadiretta.

L'ex Ilva di Taranto è oggi affittata alla Arcelor: la Lega ha investito in Arcelor, Gas Natural, in Mediobanca, in Telecom, tutti investimenti mantenuti da Maroni e da Salvini. 

Sono quasi 6 ml di euro che nel 2015 sono stati dismessi: sono tornati come liquidità nel conto della Lega, soldi poi finiti in spese, perché non sono stati trovati.

In dieci anni la Lega ha venduto titoli per dieci milioni tra azioni e obbligazioni, ma non generano liquidità: nei bilanci si trova una voce, oneri di gestione, che assorbe una cifra superiore a dieci milioni. Un modo per coprire le spese reali?

L'associazione più voci è stata creata da Centemero: ufficialmente si occupa di difendere il pluralismo dell'informazione ma in realtà ha fatto poca attività, ma ha incassato molti soldi da imprenditori esterni.

Un qualcosa che fa pensare ad operazioni di finanziamento illecito al partito della Lega: da Esselunga, all'imprenditore Parnasi di Roma.

LE associazioni satellite erano le vere casse del partito, povero solo sulla carta (e che aveva i conti sotto sequestro)? Questa è l'accusa di due procure, Milano e Roma e che oggi vogliono processare Giulio Centemero.

L'associazione di Armando Siri

Quella di Siri, ex sottosegretario, si chiama “Associazione Spazio Pin”: si occuperebbe di formazione politica.

LE conversazioni che fanno i vertici dell'associazione sono strane, parlano di pesci e di altri strani simboli: questa ha ricevuto tante donazioni da finanziatori privati che sembrano finanziamenti al partito. Uno arriva da una società di Fincantieri.

“Questo lo dice lei” risponde Siri. No lo dice Banca d'Italia.

“Sono dati sensibili ..”

Dal 20 dicembre scorso, Salvini ha archiviato la vecchia Lega nord (quella dell'indipendenza della Padania), con un congresso straordinario che ha commissariato il movimento fondato da Bossi e lanciato definitivamente un nuovo partito persona, Lega per Salvini premier.

Il vecchio partito, racconta Danilo Procaccianti nell'anteprima, rimane solo una scatola vuota, come farà a pagare 49 ml di euro?

Si tratta di capire se un partito che nasce dalle ceneri di un vecchio partito si ponga anche in successione giuridica perché qui, a quanto ho capito, non sarebbe venuto meno il vecchio soggetto politico Lega nord, se ne sarebbe soltanto aggiunto un altro che si chiama in un altro modo. Si tratta di vedere se il vecchio è una band company oppure se rimane con una sua autonoma soggettività giuridica” il commento del procuratore Pinto.

Trasformare il partito non sarà facile: dentro la Lega c'è una opposizione, come quella di Gianni Fava, che vorrebbe riprendersi il vecchio partito e onorare il debito.

IL partito che oggi chiede trasparenza al governo, per i verbali del CTS, per la vicenda Tridico, si è dimostrato poco trasparente, quanto meno nei confronti dei giornalisti che sulla vicenda dei 49 ml non si vogliono accontentare della storiella che gli è stata raccontata.

Non sono storie solo precedenti alla gestione Salvini, perché si è visto come dopo il 2013 la Lega abbia prosciugato le sue casse.

Spese che non vengono giustificate, non ci sono soldi, non ci sono soldi, ….

La prossima puntata si occuperà degli effetti economici della pandemia: la tempesta perfetta.

28 settembre 2020

Anteprima delle inchieste di Presadiretta – caccia al tesoro

“Ma voi pensate che agli italiani interessino le storie su tre commercialisti?”

Così si rivolge ai suoi fan, il segretario della Lega Matteo Salvini, nel tentativo populista di sminuire gli effetti mediatici dell'inchiesta portata avanti da due procure sui rimborsi elettorali intascati illecitamente dal suo partito (quando segretario era Bossi) e che dovrà ora restituite in comode rate.

Agli italiani dovrebbe interessare in che modo un partito ha usato quei 49 ml, come sono stati spesi, come mai per nasconderne le tracce sono stati organizzati giri di denaro, passando per quei tre commercialisti (Di Rubba, Manzoni e Scilieri)che a luglio Salvini stesso non conosceva ma che oggi giura sulla loro onestà.

I soldi sono stati già spesi, racconta Salvini, perché ad un certo punto i soldi sono spariti dalle casse del partito che all'improvviso è diventato un partito povero. E' veramente così?

Presadiretta ha scoperto, seguendo i rivoli dei soldi dalle casse della Lega, l'esistenza di una villa in Sardegna, in Costa Smeralda: la casa è stata acquistata da Francesco Barachetti, imprenditore bergamasco tra i principali fornitori della Lega. Ha acquistato la villa con un bonifico ricevuto dalla Lega per Salvini premier, dalla Cafin SPA, azienda bergamasca della famiglia Carrara anche loro fornitori del partito di Salvini. Anche questi soldi poi finiscono in società che portano ai commercialisti della Lega.

Anche questa compravendita potrebbe far parte del vorticoso giro di denaro per far sparire i soldi della Lega, spiega il servizio: sul Fatto Quotidiano di domenica è uscita un'anticipazione sulla vicenda della villa

Soldi dei sostenitori della Lega Salvini Premier sono finiti nelle tasche dei commercialisti salviniani, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, attraverso la compravendita di una villa in Costa Smeralda. Un’operazione da quasi 350 mila euro. È questa una delle notizie contenute nella puntata di Presa Diretta che andrà in onda domani, lunedì 28 settembre, su Rai3. Intitolata “Caccia al tesoro: che fine hanno fatto i 49 milioni della Lega”, la trasmissione condotta da Riccardo Iacona prova a spiegare come siano stati spesi in questi anni i soldi affluiti sui conti del partito, anzi dei partiti, Lega Nord e Lega Salvini Premier.

È proprio partendo dalle casse della nuova creatura salviniana che si arriva alla villa situata di Cugnana, Comune di Olbia, a pochi chilometri da Porto Rotondo. Una villa immersa nella macchia mediterranea, che porta dritto a Di Rubba e Manzoni, i due commercialisti arrestati lo scorso 10 settembre su richiesta della Procura di Milano per peculato e turbata libertà nella scelta del contraente, nell’ambito dell’inchiesta sulla Lombardia Film Commission. La villa in Costa Smeralda non è citata dai magistrati milanesi tra i motivi degli arresti, ma la ricostruzione di Presa Diretta svela un altro pezzo della gestione finanziaria della Lega negli ultimi anni. Quelli in cui il tesoro padano è stato disperso in mille rivoli, con il risultato che quando la Guardia di finanza è andata a sequestrarlo (dopo la sentenza del Tribunale di Genova) ha trovato solo 3 dei 49 milioni di euro che dovrebbero tornare allo Stato.



Danilo Procaccianti si è confrontato coi giornalisti Stefano Vergine (Fatto Quotidiano) e Giovanni Tizian (de l'Espresso), che su quei soldi (e sulle tracce che hanno lasciato dietro) hanno fatto diverse inchieste: con loro ha incrociato bilanci, segnalazioni sui commercialisti della Lega, Alberto Di Rubba, Alberto Manzoni e Giulio Centemero (il tesoriere del partito). Da quanto Centemero è stato nominato tesoriere, gli altri due sono stati nominati nei cda di società della Lega e sono diventati i responsabili contabili del gruppo Lega alla Camera e al Senato.

Quello che emerge da alcune segnalazioni di operazioni sospette fatte dagli investigatori di Banca d'Italia (e da cui è partito una indagine di riciclaggio al momento a carico di ignoti) è che i fornitori della Lega dopo aver preso i soldi li avrebbero rigirati in favore dei commercialisti.

Tra i fornitori che ha preso più soldi c'è proprio quel Francesco Barachetti (già citato nella storia della villa) che incassa, tra il 2015 e il 2018 dalla Lega Nord, Lega per Salvini premier e altre società della galassia leghista 1,3 ml di euro.

Dopo che riceve questi soldi – spiegano Tizian e Vergine – Barachetti paga i singoli commercialisti o a società a loro riconducibili.

Con questo schema sono usciti 3,3 milioni di euro” raccontano i due giornalisti “perché quando questo avveniva i conti sono finiti sotto sequestro da parte della magistratura per la vicenda della truffa, per cui c'è stata una condanna definitiva. Quando la Finanza è andata a cercare i soldi sui conti della Lega non ha trovato i 49 ml. In questo periodo nelle casse della Lega entravano soldi ma così come entravano uscivano.”

Bergamo in questi anni è diventato il nuovo centro finanziario della Lega: sono di Bergamo Di Rubba e Manzoni, che fino a poco tempo fa avevano sede del loro ufficio in un palazzo di Bergamo bassa. Nello stesso palazzo erano domiciliate decine di società della Lega di cui sette con un reale proprietario difficile da scoprire.

Seguendo la catena delle scatole cinesi si arriva fino in Lussemburgo”, racconta Stefano Vergine, “e qui sono arrivati i sospetti della Finanza che indaga per riciclaggio sui 49 ml”.

Danilo Procaccianti aveva cercato di mettersi in contatto con loro, per porre delle domande su questa storia, senza successo: non hanno intenzione di rilasciare interviste, spiega poi il loro avvocato.

C'è anche Radio Padania in questo giro dei 49 ml: sono sempre i due giornalisti a raccontarlo.

Tra il 2016 e il 2017 vende molte delle sue frequenze incassando 2 ml di euro ma invece di tenerli in pancia li gira alle società che ci portano ai commercialisti della Lega.

Dall'ultimo bilancio della radio, quello del 2016, si vede che era in perdita: anziché ripianare il debito la radio decide di pagare fatture ad una società che si chiama SDC riconducibile al giro dei commercialisti. A sua volta, arrivati alla SDC, questi soldi sono finiti in bonifici a favore di Di Rubba, Manzoni e il tesoriere Centemero.

La sentenza della Cassazione ha stabilito che i 49ml debbano essere recuperati dai conti della Lega e delle sue società, potenzialmente anche da Radio Padania (che figurava come una cooperativa). Così, nel 2017 quando arriva la sentenza, non c'è più un euro sui conti.

C'è poi un altro filone dell'indagine sui soldi della Lega, quello che riguarda i 500mila euro dati dalla Lega all'associazione Maroni presidente. Lo scorso 11 dicembre la Finanza ha perquisito gli uffici dell'assessore lombardo Stefano Galli indagato per riciclaggio nella sua funzione di presidente di questa associazione.

I soldi sono qui finiti sotto la voce prestito, ma sarebbe stato un prestito fittizio.

La vicenda parte da un esposto di Marco Tizzoni, ex consigliere della lista Maroni che, diventato capogruppo, si è reso conto che qualcosa non tornava.

Io ho questo i documenti, al dirigente della lista civica Maroni presidente, ho chiesto a Galli con mail, telefonate, io voglio vedere per correttezza, trasparenza il prestito della Lega nei confronti dell'associazione. Non è che un partito presta 500mila euro così, a babbo morto, senza neanche uno straccio di firma, garanzie, fidejussioni.. Non c'è niente, sono scappati tutti.”

Secondo la procura, quei soldi formalmente usati per comprare il materiale per la campagna elettorale, ma in realtà non sarebbero mai stati spesi e sarebbero tornati in altri conti correnti riconducibili al partito.

Noi abbiamo chiesto materiale per fare campagna elettorale ma non ci hanno mai dato nulla”, prosegue l'ex consigliere Tizzoni, “dopo due anni mi arriva una voce, 110 mila euro per manifesti pro referendum, noi che abbiamo girato la Lombardia non abbiamo visto un manifesto, ci torna strano.”

L'ipotesi della procura è che la vostra associazione sia servita per far transitare i soldi dalla Lega e farli rientrare poi sotto altra forma.

Il giornalista ha intervistato anche il procuratore di Genova Francesco Pinto: “Quello che si può dire è che essendo dubbia la circostanza che tutti questi soldi siano stati spesi con delle somme ingenti, le possibili ipotesi è che siano stati reimpiegati con strumenti definiti dal nostro ordinamento giudiziario come riciclaggio, visto che la provenienza iniziale dei soldi era delittuosa.”

Anche l'assessore Galli ha scelto di non rispondere alle domande di Presadiretta. L'ex segretario Maroni non ha mai risposto alla richiesta di intervista.

Dal 20 dicembre scorso, Salvini ha archiviato la vecchia Lega nord (quella dell'indipendenza della Padania), con un congresso straordinario che ha commissariato il movimento fondato da Bossi e lanciato definitivamente un nuovo partito persona, Lega per Salvini premier.

Il vecchio partito, racconta Danilo Procaccianti nell'anteprima, rimane solo una scatola vuota, come farà a pagare 49 ml di euro?

Si tratta di capire se un partito che nasce dalle ceneri di un vecchio partito si ponga anche in successione giuridica perché qui, a quanto ho capito, non sarebbe venuto meno il vecchio soggetto politico Lega nord, se ne sarebbe soltanto aggiunto un altro che si chiama in un altro modo. Si tratta di vedere se il vecchio è una band company oppure se rimane con una sua autonoma soggettività giuridica” il commento del procuratore Pinto.



L'inchiesta sulla compravendita di un capannone da parte della Lombardia Film Commission (ente della regione) è invece stata scoperta questa estate: riguarda la compravendita che la procura ritiene sia stata gonfiata ai danni del pubblico, di un capannone alla periferia di Milano.

Il 16 luglio scorso è stato arrestato viene arrestato Luca Sostegni mentre stava prendendo un autobus per Francoforte, l'accusa è di peculato e tentata estorsione.

L'anonimo imprenditore che vive tra Italia e Brasile sarebbe il prestanome di società in liquidazione, che interessano alla Guardia di Finanza: tra queste la Paloschi SRL.

Nel 2017 ha sede in un capannone a Cormano, periferie milanese: il 14 febbraio Sostegni vende l'immobile, in cattivo stato, alla Andromeda SRL, amministrata da Fabio Barbarossa per 400 mila euro.

Ma venditore e acquirente hanno un nome in comune, quello di Michele Scilieri: sarebbe stato proprio quest'ultimo ad aver messo come prestanome Sostegni a capo della Paloschi e sarebbe sempre lui a detenere il capitale di Andromeda.

Venditore e compratore sarebbero la stessa persona: nel dicembre 2017 la Andromeda fa il colpaccio, vende il capannone ad un ente pubblico della regione Lombardia, la Lombardia Film Commission, che cercava una nuova sede. Il capannone viene venduto per 800mila euro, il doppio di quello che la Andromeda aveva sborsato pochi mesi prima.

Interrogato dal pm, Sostegni rivela l'esistenza di una operazione concertata per l'acquisto del cineporto di Cormano, chiamando in casa Scilieri (che è anche consulente della Film Commission), ma anche altri due commercialisti vicini alla Lega, Di Rubba e Manzoni.

Di Rubba, all'epoca della vendita, è anche presidente dell'ente: chi lo ha scelto per quel ruolo? L'ex assessore alla cultura Cristina Cappellini ha raccontato ai pm che nel 2014, il nome di Di Rubba girava come quello che avrebbe dovuto mettere a posto i conti della Lega. Un uomo di fiducia di Salvini.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

26 settembre 2020

Cosa sta arrivando

Ieri ero all'ospedale di Como, il Sant'Anna, per una visita. E mi sono sorpreso di trovare una bella folla di persone in attesa nel pronto soccorso, tutte in mascherina, per carità, ma mi aspettavo che avessero ampliato gli spazi per l'attesa, per evitare problemi.

Non mi ha sorpreso invece vedere come davanti il padiglione Covid stiano montando la tenda per un pre triage. Perché evidentemente sanno, i medici della struttura, quello che potrebbe succedere ora con l'apertura delle scuole, con l'arrivo delle malattie autunnali.

Ai tempi del lockdown, il Sant'Anna era un centro Covid, le visite sono state sospese e il pronto soccorso è stato dirottato a Cantù. 

Lo dico per tutti quanti si preoccupano degli stadi da riaprire, perché tanto c'è posto. Dei problemi che lo smart working sta creando alla ristorazione.

Ci sono scenari pessimi, che nessuno si augura, che dobbiamo evitare a tutti i costi. Anche a costo di rinunciare a qualcosa adesso.

25 settembre 2020

Sono spariti i partiti

Le scorse elezioni regionali ci dicono ancora una volta che sono scomparsi i partiti (oltre che gli eletti tagliati dalla riforma costituzionale).

Spariti i partiti a destra, dove troviamo il partito di Salvini, il partito della Meloni, il partito di Berlusconi. E a livello regionale, il partito di Fitto, di Zaia, di Cesaro.

E a sinistra, pardon, nel centro sinistra?

Il Pd ha tenuto a queste elezioni, le persone hanno votato PD (rispetto ai partiti più piccoli alla sua sinistra): no, le persone hanno votato De Luca (con tutto quello che significa), per Emiliano (con una serie di liste dietro bella ampia). E hanno votato pd come argine per le destre, per lo spauracchio dell'estrema destra.

Le persone non hanno votato il pd per il programma, anche perché altrimenti si sarebbe trovata in imbarazzo: tiepide le differenze sul tema immigrazione (proclami a parte), nessuna differenza su cemento, ambiente, energie rinnovabili.

Se poi parliamo di lavoro, a chi interessa ancora della miriade di contratti ad oggi esistenti, dello smart working (che sia smart per il lavoratore), della banda larga per consentire il lavoro da casa anche nei piccoli paesini, delle morti bianche..

Sono spariti i partiti e tra un po', grazie alle idee di Grillo, pure i parlamentari.

23 settembre 2020

L'anniversario della morte di Giancarlo Siani

Oggi su molti giornali si ricorderà l'anniversario dell'omicidio del giornalista Giancarlo Siani, ucciso dalla Camorra 35 anni fa, perché nei suoi articoli parlava dei boss, delle guerre interne, dei soldi per la ricostruzione finiti nelle mani dei clan con la complicità di sindaci e assessori.
Ucciso perché raccontava delle faide all'interno della "nuova famiglia" che si contendevano il traffico di droga nella zona di Torre Annunziata

Dopo il 26 agosto dell’anno scorso – scriveva Siani nell’articolo del 10 giugno 1985 – il boss di Torre Annunziata era diventato un personaggio scomodo. La sua cattura potrebbe essere il prezzo pagato dagli stessi Nuvoletta per mettere fine alla guerra con l’altro clan di ‘Nuova famiglia’, i Bardellino“. “Gionta Valentino – continuava – un personaggio scomodo anche per gli stessi alleati. Un’ipotesi sulla quale stanno indagando gli inquirenti e che potrebbe segnare una svolta anche nelle alleanze della «Nuova famiglia». Un accordo tra Bardellino e Nuvoletta avrebbe avuto come prezzo proprio l’eliminazione del boss di Torre Annunziata e una nuova distribuzione dei grossi interessi economici dell’area vesuviana. [Da Vesuviolive]

Spero che sugli stessi giornali si ricordi di come ancora oggi i giornalisti che vogliono fare il loro lavoro, i "giornalisti giornalisti", spesso debbano rischiare del loro.

Se non la propria pelle, perché grazie al cielo non siamo nel Messico dei narcos, rischiano perché lavorano con contratti precari, da abusivi come lo era Giancarlo prima di essere assunto al Mattino.

Rischiano perché in Italia si fa in fretta a minacciare querele, citazioni per danni, senza rischiare nulla.

Non si finisce in galera, ma si rischia, per aver raccontato una realtà scomoda, di dover pagare di tasca propria.

Nemmeno questa legge, di riforma del meccanismo delle querele temerarie, si è riusciti a fare.

D'altronde i giornalisti, quelli che non rispondono agli sms o ai messaggi whatsapp, danno fastidio a tutti.

E oggi, a furia di dirette social senza domande, ci siamo abituati al fatto che il potente di turno, nel comune, nella regione o in un ministero (ma vale anche per i grandi manager privati) non debba essere scocciato con domande inopportune.


Che si tratti dei 49 ml di rimborsi pubblici, della trasparenza di Rousseau o della piattaforma Open.

Perché siamo tutti liberali, come dice sempre l'ex cavaliere Berlusconi, la gamba moderata del centrodestra. Finché non si toccano gli affari personali.


22 settembre 2020

Tutti uguali (riflessioni post elettorali)

Ora camerati e compagni con le giacche e le cravatte di moda in Parlamento si confrontavano nei dibattiti televisivi, si davano del tu. Ogni tanto esprimevano stima reciproca. Parlavano dei morti ammazzati di quegli anni come se fossero stato tutti uguali.

Cuori rossi, dalla raccolta Variazioni sul noir di Massimo Carlotto

Mentre leggevo questo passaggio del racconto di Massimo Carlotto, scritto più di dieci anni fa, pensavo al centro sinistra oggi, indistinguibile ormai dal centro destra (su lavoro, tutele dei deboli, politiche sull'ambiente, sui trasporti). Sui coccodrilli che ho letto per la morte di Rossana Rossanda, arrivati anche da gente che milita in partiti di destra (per non dire con qualche scavallamento nel neo fascismo) e che di Rossana e dei comunisti italiani non sapevano e non sanno nulla.

Pensavo al fatto che oggi siamo contenti di aver vinto in Campania con De Luca e in Toscana con Giani, o in Puglia con Emiliano.

E che ora aspettiamo i soldi dall'Europa per dare sgravi a quelle imprese che non vedono l'ora di licenziare, che stanno preparando i progetti per quei cantieri che cementificheranno ancora un po' il paese.

21 settembre 2020

Variazioni sul noir di Massimo Carlotto


In questi racconti troverete dentro tutto il mondo di Massimo Carlotto che si conferma ancora una volta uno dei migliori scrittori di noir in Italia.

Sono otto racconti ambientati nel suo nord est, con qualche puntata anche fuori regione, che toccano i temi che più stanno a cuore alla sua scrittura: la prigione e gli effetti che produce sulle persone che dovrebbe poi restituire migliori alla società; l'odio per un torto subito nel passato; la presunzione di conoscere tutto su una persona, tutte le sue mosse; la vendetta per un tradimento. che va servita fredda; la mafia straniera che sta conquistando pezzi sempre più grossi del nostro paese, non solo al sud; l'odio familiare, che cresce come una slavina, giorno dopo giorno e che andrebbe fermato prima che sia troppo tardi.

Infine un ritorno a Marsiglia, per raccontare della linea di confine sempre più labile tra guardie e ladri, tra chi commette i crimini e chi dovrebbe combatterli. 

Carlotto ci racconta della sua generazione, di come trasforma il carcere le persone, del confine fragile che separa una vita normale da un crimine. Di quanto il crimine, inteso come pensiero criminale, non solo come l'omicidio, sia attorno a noi. Lo respiriamo, lo viviamo tutti i giorni.

Cuori rossi

La città era diversa. Se l'aspettava. Tutto era cambiato. Il paese. Il mondo intero. Perfino lui. Era invecchiato abbastanza bene, si era tenuto in forma con un'attività fisica costante anche se non esagerata.

Un ex terrorista, di una delle tante sigle della galassia del terrorismo rosso, che esce dal carcere. E che non trova più il suo mondo.

Ora camerati e compagni con le giacche e le cravatte di moda in Parlamento si confrontavano nei dibattiti televisivi, si davano del tu. Ogni tanto esprimevano stima reciproca. Parlavano dei morti ammazzati di quegli anni come se fossero stato tutti uguali.

Ma se il mondo è cambiato e ora compagni e fascisti vanno a braccetto, lui ha un suo obiettivo, cresciuto nell'odio per tutti quei giorni in cella.

«L'odio lo culli come un bimbo. E come un bimbo cresce. Ogni giorno di più.»

Questo racconto era stato pubblicato nella raccolta Città in nero.

Zodiaco

Cosa ci fa un caricatore dentro la sala da pranzo di un ristorante?

L'assassino di un importante costruttore, nonché senatore, potrebbe aver cenato proprio lì. Ed aver guardato in faccia la sua vittima.

Non c'erano dubbi che l'assassino avesse cenato a pochi metri dalla vittima, perdendo il caricatore di scorta.

Dalla posizione dei tavoli e delle sedie, risultava chiaro che si dovevano essere guardati in faccia per tutto il tempo. Un delitto oggi, per un delitto impunito nel passato.

La presunzione

Mai fidarsi della propria astuzia, delle proprie capacità. Anche se sei un killer che sa fare il suo lavoro (sempre che di lavoro si tratti) per le 'ndrine. 

Anche se la tua vittima sembra una ragazza innocua. 

La ragazza era a caccia di documenti falsi. Prevedibile, visto che era in fuga. Per salvare la pelle. L'aveva combinata grossa e io ero stato incaricato di farle pagare il conto.

Ma attenzione che dietro due belle può anche esserci un cervello capace di ragionare in fretta e in modo cattivo.

Champagne per due

Si credeva furbo. Io, invece, mi ero accorta subito che mi stava tradendo. Infallibile intuito femminile. E tipica coglionaggine maschile. Col tempo era diventato sfacciato, si inventava due scuse diverse per stare fuori la sera. Una per me e l'altra per la moglie. 

La vendetta per un tradimento è un piatto che va servito freddo. Anche troppo freddo.

Cortonese station

In questo racconto incontriamo un altro killer, assoldato dalla mafia russa che, per uccidere un certo obiettivo, pagherà lo stesso onorario.

Onorario. In Italia nessuno sotto i sessant'anni usava più quel termine. Il russo doveva averlo imparato al corso di lingua che veniva imposto a tutti gli affiliati destinati a rafforzare l'organico della Brigata Solntsevo nel nostro paese. 

Ma c'è sempre un imprevisto che può trasformarti da cacciatore a preda.

A proposito, cosa ci fa la mafia russa in Umbria?

La donna giusta

Anche dentro una casa possono nascondersi i peggiori sentimenti. Lo dicono le cronache dei giornali, ce lo racconta Carlotto in questa storia.

Una donna insicura che rinfaccia al marito colpe che non ha e un marito che riesce a fermare questa discesa all'inferno.

Giorno dopo giorno, tristezza e amarezza si trasformarono prima in rancore, poi in odio. Ogni traccia d'amore era scomparsa. Quando ripensavo a a quanto mi ero umiliato davanti a sua madre e alle sue sorelle provavo una fitta dolorosa alla bocca dello stomaco.

Non esiste la donna giusta. Esiste essere persone mature. 

B.B. e il caso del poliziotto spagnolo 

B.B. sta per Bernadette Bourder, protagonista del giallo "Respiro corto".

Un poliziotto francese, uno che indaga sui reati finanziari, trovato morto in un hotel a Marsiglia.

Il killer? Una bella donna che lo ha strangolato.

B.B aveva la netta impressione che gli spagnoli fossero ben contenti di lasciare ai marsigliesi la risoluzione del caso, visto che, al momento, sembrava senza speranze. Il commissario conosceva bene quella sensazione che le stava attanagliando lo stomaco. Gli anni di servizio si susseguivano e gli insuccessi si accumulavano.

Chi meglio di B.B. per risolvere il caso?

La scheda del libro sul sito dell'editore Cento Autori

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

Città in nero. Nove storie italiane

Un altro libro di racconti "noir": 9 scrittori di gialli raccontano la loro citta, seguendo il proprio punto di vista. Dalla Milano di Biondillo, alla Palermo di Christine Von Borries, la Padova di Carlotto, la Firenze di Carabba, la Nuoro (e tutta la Sardegna) di Fois, Prato per Gucci, la Roma di Teresa Ciabatti, la Firenze di Vichi per finire con la Bologna di Morozzi

Diverse città dalle quali nascono storie incredibili, ai limiti del surreale (come per la Firenze dove vivono le due vecchiette del racconto di Carabba), a volte con una inaspettata crudezza, come la violenza de "la casa delle bambole" (Ciabatti), nel quale si racconta della violenza familiare contro i bambini. Ma con delle punte di drammaticità personale, cui arriva Biondillo, nelle pagine (quasi liriche) dove esplode l'angoscia di una madre che vive, solitaria, la sofferenza della figlia. Un "padre nostro" che diventa un invettiva contro tutti i padri assenti nel momento del bisogno. 

Non manca, come in tutti i gialli che si rispetti, i finali a sorpresa: come il colpo di scena partorito dalla paenna di Fois, che spiega perchè un ragazzo abbia come desiderio finire nei deserti dell'Iraq. Chiude il libro il racconto di Marco Vichi "Morto due volte": la storia di un uomo ucciso due volte, prima nell'anima e poi nel corpo (nel racconto è stao inserito come cammeo il colonnello die carabinieri Bruno Arcieri, personaggio nato dalla mente di Leonardo Gori ). Nella Firenze di fine anni 50, in un Italia già ansiosa di dimenticare il suo passato e i suoi morti. 

Il crimine, dunque, come scintilla dalla quale far partire l'indagine sul lato oscuro delle nostre città. Crimini che coinvolgono persone normali (potrebbe capitare anche a me ...), che si ritrovano in condizioni eccezionali (per dirla alla Hitchcock). Il crimine che fa emergere le situazioni di disagio, le tensioni sociali (penso alla storia di Gucci, con i cinesi che invadono la città di Prato), le tentazioni del potere e della ricchezza, le ingiustizie e i soprusi.

E anche il desiderio di vendetta (come nel racconto di Carlotto).
Dopo aver letto "
Città in nero" guarderete la città dove vivete in modo diverso. Ed è questo lo spirito del noir: far nascere delle domande (il perché che sta dietro ad un delitto), piuttosto che dare (solo) delle risposte. 

I racconti: 

  • Gianni Biondillo, Un dono di Dio; 
  • Christine von Borries, Una notte a Brancaccio; 
  • Enzo Fileno Carabba, Un soffio di ottimismo; 
  • Massimo Carlotto, Cuori rossi; 
  • Teresa Ciabatti, Benvenuto nella casa delle bambole; 
  • Marcello Fois, E' lì che voglio arrivare; 
  • Emiliano Gucci, Razza di faccenda; 
  • Gianluca Morozzi, L'Eliminatore; 
  • Marco Vichi, Morto due volte. 

I link sul sito di Guanda editore, ibs e bol

Technorati:

Presadiretta – la ripartenza verde

Accelerare la conversione green per uscire dalla crisi, per far ripartire l'economia, per migliorare la qualità della nostra vita.

Non è un'utopia ma una conversione che dobbiamo fare: dobbiamo abbandonare la cultura e l'economia basate sul fossile, non abbiamo più tanto tempo a disposizione.

Vista dallo spazio, la terra racconta lo stato della sua salute: l'astronauta Luca Parmitano ha raccontato degli uragani, scoppiati sui Caraibi, le foreste bruciare in Amazzonia e in Africa. Nell'emisfero australe la diminuzione dei ghiacciai. Ai governanti della terra Parmitano ha detto che siamo noi l'anello debole, siamo noi le prime vittime dell'emergenza climatica, anche se gli effetti non sono a breve e per questo non ci spaventano, come l'emergenza sanitaria.

Eppure nel mondo ogni anno gli incidenti si susseguono con troppa frequenza: come la fuoriuscita di petrolio in un fiume in Siberia, diventato rosso.

In questa regione a causa dell'innalzamento delle temperature, il permafrost si sta scongelando mettendo a rischio le strutture costruite, come le strutture dell'industria energetica.

Se si sciogliesse il permafrost avremmo degli impatti forti sul pianeta: lo racconta il professor Vineis – siccome non abbiamo rispettato la convenzione di Parigi siamo oggi in ritardo. Dovremo cambiare abitudini negli spostamenti – una delle politiche di cobenefici – per ridurre la co2 nell'atmosfera e ottenere vantaggi anche per la propria salute.

E' l'effetto dell'uomo sul pianeta che ci mette a rischio, spiega il professore.

Un monito condiviso anche dal papa: “credevamo di rimanere sani in un pianeta non sano”.

Una frase che è piaciuta allo scienziato Stefano Mancuso: il problema dei cambiamenti climatici è il problema, stiamo distruggendo il nostro ambiente, senza rendercene conto.

Questo ha avuto anche un effetto sulla pandemia: nelle zone col più alto inquinamento ci sono state più vittime per il coronavirus, solo un caso? E tutti i casi di spillover non ci dicono che stiamo mettendo a rischio l'equilibrio della natura?

Inquinamento e pandemia

Il virus dalla Cina è arrivato anche in Europa e poi in tutto il mondo: molti scienziati si stanno chiedendo se ci siano correlazioni tra inquinamento e diffusione del virus.

Un dubbio che era già emerso con la Sars e con altre infezioni, come il morbillo: i casi di queste malattie sono legati con la concentrazione del pm10, ed è già dimostrato che lo smog aggrava i sintomi delle malattie respiratorie.

L'inquinamento dell'aria è causa di 7 milioni di morti l'anno, dice uno studio dell'Oms e l'esposizione al particolato porta ad un aumento della mortalità in America del 7% riporta uno studio dell'università di Harvard.

In alcune zone degli Stati Uniti un aumento della concentrazione del particolato porta dirette conseguenze con la probabilità di morire per coronavirus, è come buttare benzina sul fuoco.

Questa ricerca è stata apprezzata dai senatori democratici ed odiata da quelli repubblicani: la politica ambientale non è nell'agenda dell'amministrazione Trump.

Studi come questi si stanno moltiplicando nel mondo, in Inghilterra e in Italia: da noi hanno partecipato le università di Milano e Torino.

Lo studio è in aggiornamento: l'inquinamento ha una correlazione coi morti, questo il risultato a cui sono arrivati studiando i dati provincia per provincia. Il virus è più letale dove l'aria è inquinata: perché le persone sono più vulnerabili o forse perché il virus si muove meglio.

Lo ha raccontato il professor Becchetti di Tor Vergata: ci sono migliaia di morti di differenza tra zone inquinate o meno.

Un altro studio della società di medicina ambientale ha cercato di verificare se il virus si può legare al pm10: sono state campionate zone a Milano e a Brescia, e il virus era presente, non sappiamo se era in condizioni di aggressività, se era potenzialmente pericoloso.

Nel particolato atmosferico c'era il virus, non sappiamo se fosse vivo o no: si deve capire ora se nel particolato il virus può muoversi.

Il virus non si muove solo con le goccioline più grosse, ma sopravvive anche con quelle piccole, i cosiddetti aerosol.

Quanto tempo rimane nell'aria e quanto si muove, come distanza, dipende da diversi fattori: se si è all'interno o all'aperto, dalla qualità dell'aria.

Sono informazioni che tornano utili per questo inverno, quando le persone potrebbero tornare ad affollare le stazioni nelle metropolitana, quando la qualità dell'aria nelle città della pianura Padana tornerà ai livelli di inquinamento del passato.

Dobbiamo ripulire la qualità dell'aria delle nostre città: cambiare la mobilità, cambiare il riscaldamento, togliere i furgoncini euro 0 ed euro 1, cambiare il modello dei pendolari che si muovono per andare sul luogo del lavoro.

Serviva una pandemia per renderci conto di questo? Andare sbattere contro il nostro limite ci fa vedere le cose secondo una nuova prospettiva”, spiega il professor Becchetti.

Ma traffico incide per il 10%, c'è anche il riscaldamento che incide per il 30-40% e in pianura c'è poi il problema dei grandi allevamenti che si stima che sia il secondo fattore.

Nelle città industriali ci sono anche le emissioni delle industrie, dove il particolato si mescola con sostanze nocive come il cadmio: serve una rivoluzione verde, cambiare modello energetico, liberarci dalla dipendenza dalle energie fossili.

Primo ospite in studio Fabrizio Bianchi, epidemiologo del CNR: ha raccontato degli studi di correlazione, sui dati di province o aggregati geografici e sulle condizioni di inquinamento. Tutti gli studi ci dicono che esiste una correlazione, per andare oltre serve coinvolgere i virologi, gli epidemiologi, oltre agli statistici. Si deve sapere cosa ha fatto l'uomo, con chi o cosa è stato in contatto: questi studi sono fatti dal CNR, dall'Ispra.

Ripulire l'aria va fatto anche a prescindere dal Covid: la cattiva qualità della nostra aria causa migliaia di morti, ma sono morti nascoste perché cambiare abitudini su trasporto, riscaldamento tocca al cuore interessi economici e politici importanti.

Entro il 2025 dobbiamo dismettere le centrali a Carbone, come quella di Vado Ligure che ha inquinato un intera fascia di popolazione causando tumori e malattie cardio vascolari a causa delle sue emissioni. Ma chiuderle non è così semplice, né in Italia e nemmeno in Europa.

La situazione della Sardegna.

Per due terzi il fabbisogno energetico è dipendente da due centrali a carbone, eppure questa regione è ricca di sole e di vento, di energia pulita e rinnovabile: potrebbe essere la prima regione in Europa libera dai combustibili e dalle raffinerie, creando posti di lavoro e portando benefici per tutti.

Sono due le centrali ancora in funzione nell'isola, a Fiumesanto a Porto Torres di un privato e la centrale Grazia Deledda del Sulcis dell'Enel. Quest'ultimo è uno degli impianti meno efficienti d'Italia con oltre 1 milione di tonnellate di co2 emesse nell'aria nell'anno. Erano state create per i grandi centri industriali, oggi chiusi: le centrali scaricavano veleni nell'aria e nell'acqua.

445mila ettari di terreni sono inquinati e aspettano ancora oggi di essere bonificati: terreni che non possono essere coltivati, non ci si può vivere.

Secondo gli accordi di Parigi e secondo il nostro piano energetico, dovranno essere entrambe chiuse entro il 2025.

Enel si dice possibilista per la chiusura: di deve però trovare una alternativa al carbone (per Euroallumina e Alcoa stanno ripartendo), visto che sull'isola il metano non c'è.

Come alternativa c'è quella di Terna che ha progettato un cavo sottomarino dove dovrebbe passare l'energia elettrica, che però potrebbe finire nel 2028.

L'altra alternativa è il metano, che arriverebbe dal nord con una pipeline lunga 500 km: ma il metano non è una energia rinnovabile e il progetto costa 1.4 miliardi per una infrastruttura che alla fine della riconversione andrebbe abbandonata.

Il metadonodotto non raggiungerebbe nemmeno tutta la Sardegna: 70 comuni su 370 soltanto.

C'è poi un terzo progetto: creare piccoli depositi costieri e portare il metano solo nelle zone industriali laddove serve.

Enel sta chiudendo impianti a Carbone a Brindisi e a La Spezia: ma ancora non è stato scelto niente per la Sardegna e il 2025 è vicino, c'è il rischio che dire addio al carbone in Sardegna possa essere impossibile.

Perché non passare direttamente alle energie rinnovabili?

E' la scelta di Italia Nostra Sardegna, togliere di mezzo le fonti non rinnovabili e puntare su un modello di produttori e consumatori di energie.

C'è uno studio del Politecnico di Milano sulla decarbonizzazione dove si sostiene che il salto dal fossile al rinnovabile si possa fare senza passare per il metano.

Le risorse per questa transizione potrebbero arrivare dai fondi europei, il recovery fund: i soldi ci sono, la tecnologia è matura, a Porto Torres Eni ha costruito un parco di pannelli fotovoltaici che producono 50GW/H che sono usate per le sue industrie sull'isola.

A Porto Torres Eni sta piazzando i pannelli sui tetti delle case, per un progetto che coinvolge anche il comune che si chiama “reddito energetico”: con questo è stata evitata l'emissione di diverse tonnellate di co2 nell'aria.

In questi anni la Sardegna è piena di pannelli solari e pale eoliche, un terzo dell'energia arriva da queste tecnologie: qui sono nate le comunità energetiche indipendenti, paesi collegati con reti intelligenti di energia, o smart grid.

Questa è una occasione che non può essere persa, la Sardegna potrebbe diventare il laboratorio dell'Italia per la trasformazione verde della nostra industria energetica, il recovery fund è l'occasione del secolo, per cambiare i cambiamenti del clima, per creare posti di lavoro, per dare una spinta all'economia.

Il centro euro Mediterraneo per i cambiamenti climatici ha fatto uno studio sugli effetti di questi cambiamenti in Italia: se la temperatura sale più di due gradi, ci sarà una contrazione del PIL dell'8%.

Ma lo studio, a cui ha partecipato anche la professoressa Spano, parla anche degli effetti positivi della svolta green tra cui anche la riduzione delle disuguaglianze sociali.

Il green new deal

Il professore Giovannini ha lavorato nel piano Colao ed un sostenitore sulla svolta verde in Italia: una svolta verde che poteva avere impulso dal piano voluto dall'Europa, il green new deal. Ma in Europa ci sono molti oppositori, come la Polonia la cui economia dipende dal carbone.

Così ha ottenuto dei fondi per la dismissione di queste centrali, dismissione che poi non è partito per l'arrivo del coronavirus. I soldi per l'Europa sono stati spostati dall'ambiente all'economia, senza distinzione tra fonti rinnovabili o meno.

Ma ora il presidente Ursula Von der Leyen ha rilanciato nuovamente il piano, ma dovremo saper cogliere l'occasione.

Sul next generationUE ha puntato decisamente sia la commissione europea che il consiglio europeo: il loro orientamento, per i fondi, è puntare sulla digitalizzazione, riconversione verde, sulla resilienza, perché sono consapevoli che i cambiamenti climatici non hanno un vaccino, non esiste un piano B se distruggiamo l'ambiente e questo potrebbe essere causa di crisi sociali di cui tener conto (le emigrazioni dal sud del mondo al nord).

Enrico Giovannini ha raccontato cosa potremmo fare ora in attesa di questi soldi: usare gli incentivi già oggi per energie rinnovabili e non per le auto diesel.

Il decreto semplificazione avrebbe potuto semplificare le procedure per la trasformazione verde, nei trasporti, nell'edilizia, per progetti che si possono fare subito.

Ambiente ed economia non si devono mettere in contrapposizione: le aziende che hanno scelto la sostenibilità sono ripartite più in fretta.

Silvia Bacci ha intervistato il direttore generale di Eni, Mondazzi: il loro obiettivo è arrivare al 50% nel 2030 di energia rinnovabile, diminuendo investimenti in quelle tradizionali.

Ancora oggi si investe in petrolio e gas, più sul secondo che ha un impatto inferiore sulle emissioni.

Quando si smetterà col petrolio, con le trivellazioni, con le esplorazioni? Il picco ci sarà nel 2025, poi si punterà sul gas. La fine del petrolio ormai è data per certa, anche da Eni: ma bisognerà aspettare ancora troppi anni.

Le aziende che sono già green

Ci sono aziende che non hanno aspettato le scadenze dell'Europa, senza aspettare la politica: 500 aziende chiedono all'Italia un suo green deal, che assicurerebbe una ripartenza verde. Tra queste Novamont, tra le prime per energie sostenibili e rinnovabili.

Novamont ha creato una sua filiera sulla plastica, con un suo brevetto di bio plastica: anziché petrolio si usano zuccheri come quello del mais e dalla barbabietola, da cellulose di scarto (come i pannolini) e poi gli zuccheri alimentano le tecnologie per arrivare alla bioplastica, il Mater B.

La bioeconomia circolare si può fare in tanti settori, sono infinite le possibilità che abbiamo: questa azienda chiede alla politica delle scelte decise, perché “questa pandemia ci ha fatto toccare con mano quello che stiamo facendo al pianeta”.

Ripensare le città

Londra ha chiuso intere zone alle auto, Parigi ha chiuso strade trafficate che oggi sono ciclabili.

Entro il 2024 il 100% delle strade di Parigi sarà ciclabile spiega la sindaca Hidalgo, appena rieletta: una scelta coraggiosa quella della mobilità sostenibile, perché si sono costruite piste ciclabili per invogliare un cambiamento nelle persone poi.

Stessa situazione in Olanda ad Amsterdam, una delle città più ciclabili: sarà la prima capitale europea ad emissioni zero, qui hanno investito in autobus elettrici, poi le auto aziendali.

Qui da una parte si scoraggia l'uso delle auto tradizionali, un parcheggio in centro costa 7 euro l'ora, dall'altra si danno ai cittadini infrastrutture per muoversi in bici.

Serve una volontà politica e piccoli obiettivi da raggiungere anno dopo anno.

In Italia situazioni analoghe si trovano a Bolzano, Ferrara e Pesaro: in quest'ultima città si parla di bicipolitana, per collegare la città con le periferie.

E a Roma?

Sono stati annunciati 150km di piste ciclabili, una scelta importante in una città come Roma dove circolano troppe auto.

Ma le poche piste non sono in sicurezza, che qualche auto le occupi. I 150km non sono tutti finanziati: tutte diventeranno definitive, racconta il consigliere Stefano, sono serviti tempi lunghi per problemi burocratici, per esempio per gli appalti.

A Roma c'è un progetto che si chiama GRAB, un raccordo ciclabile attorno Roma: dopo due anni il progetto esecutivo, già finanziato, non c'è.

E ora bisognerà attendere altri 18 mesi: del GRAB ne parla Sebastiano Venneri di Legambiente: ha portato il giornalista lungo il percorso del GRAB (il grande raccordo delle biciclette) che parte dall'Arco di Costantino, al Colosseo fino alle Terme di Caracalla, la più grande area pedonale archeologica al mondo che oggi è invece solo una strada per le auto, in pieno centro di Roma.

Oggi l'area pedonale è solo sulla carta: sull'Appia Antica, una strada di 2300 anni, una strada antica, è oggi usata dalle auto, rendendo la vita difficile alle bici.

Il Grab consente di vivere la città in modo nuovo, consentendo di visitare luoghi storicamente importanti, come la chiesa del Quo Vadis.

Dopo aver passato il centro il GRAB sbuca a est in periferia raggiungendo quartieri densamente popolati, come il Collatino: la pista ciclabile sarebbe una alternativa per gli spostamenti e consentirebbe a questi quartieri di essere ripensati.

A compensazione dell'alta velocità che passa qui vicino, coi sei milioni anziché un parco è stata fatta una colata di cemento, un parcheggio inutilizzato, negli anni novanta doveva diventare il Central Park di Roma. Il Grab passerebbe vicino ai piloni della A24, l'autostrada Roma – l'Aquila, altra zona che verrebbe riqualificata.

Ultimo quartiere visitato è il Quadraro, famoso per la sua storia di resistenza antifascista.

Il Grab è un sogno, ma è anche un'opera già finanziata per 14,7 milioni.

L'obiezione che si fa di solito è che Roma (ma anche Milano) non è una città per le bici:

Questa è una stupidaggine, anche Amsterdam o Copenaghen non sono nate come città per le bici, le e-bike che sono la vera rivoluzione anche dal punto di vista della ciclabilità, tutta la mobilità elettrica ha eliminato qualsiasi alibi. Non c'è colle che tenga.”

Realizzare una vera pista ciclabile costa meno di una metropolitana o di una linea di bus: oggi quando si parla di mobilità si sente dire modello Genova, autostrade, ma non è questo il futuro.

Milano ha costruito km di reti ciclabili, ma manca un'infrastruttura comune: qui ci sono 500 auto si 1000 abitanti, la città dovrebbe pagare i cittadini per smettere di usare l'auto, non spendere soldi pubblici per auto che inquinano: lo dice Anna Gerometta dell'associazione di cittadini per l'aria.

La sua associazione monitora la qualità dell'aria a Milano: hanno scritto una lettera a Sala per far sì che si chiudesse la città il più possibile alle auto.

Presa diretta ha incontrato Stefano Mancuso, lo scienziato italiano che ha ideato un nuovo modello di città con soluzioni naturali, per una città verde, la città foresta. Le sue idee hanno trovato applicazione a Firenze e a Prato, dove stanno realizzando un progetto di forestazione delle città, assieme all'architetto Boeri:

abbiamo un modello di città come qualcosa di separato dalla natura, ma questa è una soluzione primitiva, noi non abbiamo più bisogno di proteggerci dalla natura, anzi, dobbiamo rientrare a far parte della natura. Non c'è nessun motivo per cui le nostre città siano completamente edificate, cementificate, asfaltate.

Le piante in città sono l'anidride carbonica, abbattono gli inquinanti.

[..]

Dobbiamo costruire città che rispondono ai principi della vita vegetale, quindi delle città che siano autonome energeticamente, che non producono rifiuti, che consumino pochissime risorse.

Noi viviamo in un ambiente che è malato, non abbiamo un aria respirabile, una delle brevi e momentanee conseguenze del lockdown è stato che la sera quando ci affacciavamo dalla finestra sentivamo un'aria che non avevamo mai respirato. Quell'aria lì dovrebbe diventare la normalità nei nostri centri urbani. La questione che colpisce è che basterebbe poco, rispetto ai soldi da mettere in campo per riparare ai danni, prevenire da questo punto di vista è assolutamente irrilevante in termini economici. Ma noi abbiamo una storia di interventi fatti post disastro.”

La puntata si è chiusa con l'intervista a Jeremy Rifkin economista e sociologo americano, sul tema delle energie rinnovabili (eolico, solare) che in questi ultimi 25 anni hanno un forte impulso e che oggi costano sempre di meno.

Negli anni 70 un watt di energia solare costava 78 dollari, oggi ne costa 35-40 centesimi. In Europa grandi società di servizi di energia stanno acquistando energia elettrica a 4 o perfino 2 centesimi per Kw/ora. Al contrario tutti gli investimenti che si continuano a fare sui combustibili fossili sono oggi degli asset non recuperabili. Una grande banca mondiale ha calcolato che siamo seduto su 100 trilioni di dollari di beni irrecuperabili dell'industria del combustibili fossili. E' la più grande bolla economica della storia, perché oggi sole e vento sono più convenienti del fossile.

Tutti i diritti all'esplorazione che le società dei combustibili fossili hanno già acquistato non verranno mai ammortizzati. Tutto il petrolio e il gas trovati non verranno mai estratti perché sarà troppo costoso farlo. Le pipeline che portano gas e petrolio diventeranno inutilizzabili. Non avremo più nemmeno bisogno di tutte le raffinerie petrolchimiche. Non c'è nessun motivo oggi per rimanere con una infrastruttura morente, che non darà alcuna possibilità di investimento, di business e di lavoro.

Siamo seduti su un crollo di proporzioni gigantesche che avverrà entro otto anni e la pandemia potrà solo accelerare il processo, perché il mondo consuma 96 milioni di barili di petrolio al giorno e i due terzi servono per il trasporto. Ma adesso è finita: durante la pandemia per lunghi periodo non abbiamo usato i trasporti e il prezzo del petrolio è crollato 12 dollari al barile. L'industria del petrolio sta perdendo milioni di dollari ed è nel mezzo di un collasso, fra tre anni le auto elettriche saranno competitive con quelle tradizionali e tra cinque anni costeranno meno. Stiamo vedendo in tempo reale le ultime fasi della civiltà dei combustibili fossili che ha dominato gli ultimi 200 anni”

Siamo alla genesi di una nuova rivoluzione industriale, con una rete elettrica verde, con una mobilità elettrica alimentata dall'energia verde.

E' tutto possibile, non ci sono limiti, è una nuova industria più orizzontale su cui stanno puntando gli occhi anche molti investitori.

Serve solo la volontà politica.